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Resoconti delle Giunte e Commissioni

Resoconto della VII Commissione permanente
(Cultura, scienza e istruzione)
VII Commissione

SOMMARIO

Mercoledì 23 marzo 2011


INTERROGAZIONI:

5-03111 Villecco Calipari: Sull'ammissione al finanziamento di tutti i progetti FIRB valutati meritevoli ... 114
ALLEGATO 1 (testo della risposta) ... 126

5-03591 De Pasquale: Chiarimenti sull'iniziativa «Allenati per la vita» ... 114
ALLEGATO 2 (Testo della risposta) ... 128

5-03800 Pedoto: Rappresentanza della categoria magistrale nell'INPDAP a seguito della soppressione dell'Ente Nazionale Assistenza Magistrale (ENAM) ... 115
ALLEGATO 3 (Testo della risposta) ... 130

5-03821 Coscia: Contributi al Museo della liberazione di via Tasso a Roma ... 115
ALLEGATO 4 (Testo della risposta) ... 132

5-03875 Gatti: Inserimento della clausola sociale nel capitolato d'appalto del bando di gara del polo museale fiorentino ... 115
ALLEGATO 5 (Testo della risposta) ... 133

5-03945 Bobba: Sulla disattivazione della facoltà di ingegneria di Vercelli, sede universitaria distaccata del Politecnico di Torino ... 115
ALLEGATO 6 (Testo della risposta) ... 134

SEDE REFERENTE:

Sui lavori della Commissione ... 116

Disposizioni per la celebrazione del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi, per lo sviluppo del Festival Verdi di Parma e Busseto e per la valorizzazione dell'opera verdiana. C. 1373 Motta, C. 1656 Rainieri, C. 2110 Tommaso Foti e C. 2777 Barbieri (Seguito dell'esame e rinvio - Adozione del testo base) ... 116
ALLEGATO 7 (Testo unificato della proposte di legge C. 1373 , 1656, 2110, 2777 e 4085 elaborato dal comitato ristretto, adottato come testo base dalla Commissione) ... 136

Disposizioni per l'insegnamento dell'inno nazionale nelle scuole del primo ciclo dell'istruzione. C. 4117 Frassinetti (Seguito dell'esame e rinvio) ... 117
ALLEGATO 8 (Emendamento e articolo aggiuntivo) ... 140

Disposizioni per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi e stadi anche a sostegno della candidatura dell'Italia a manifestazioni sportive di rilievo europeo o internazionale. Ulteriore nuovo testo C. 2800 , approvata in un testo unificato dalla 7a Commissione permanente del Senato, C. 1255 Giancarlo Giorgetti, C. 1881 Lolli, C. 2251 Frassinetti e C. 2394 Ciocchetti (Seguito dell'esame e rinvio) ... 117

Disposizioni per la promozione, il sostegno e la valorizzazione delle manifestazioni dei cortei in costume, delle rievocazioni e dei giochi storici. C. 3461 Realacci e C. 3605 Goisis (Seguito dell'esame e rinvio - Nomina di un Comitato ristretto) ... 118

Aumento del contributo dello Stato in favore della Biblioteca italiana per ciechi «Regina Margherita» di Monza e modifiche all'articolo 3 della legge 20 gennaio 1994, n. 52, concernenti le attività svolte dalla medesima Biblioteca. C. 2064-B Grimoldi, approvata dalla VII Commissione permanente della Camera e modificata dal Senato (Seguito dell'esame e rinvio) ... 118

Nuova disciplina del prezzo dei libri. C. 1257-B Levi, approvata dalla VII Commissione permanente della Camera e modificata dal Senato (Esame e rinvio) ... 119

Sui lavori della Commissione ... 121

Disposizioni per la conservazione, il restauro, il recupero e la valorizzazione di monumenti e per la celebrazione di eventi storici di rilevanza nazionale. C. 4071 Barbieri (Esame e rinvio) ... 121

INDAGINE CONOSCITIVA:

Indagine conoscitiva sullo stato della ricerca in Italia (Esame del documento conclusivo e rinvio) ... 125
ALLEGATO 9 (Proposta di documento conclusivo) ... 141

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

VII Commissione - Resoconto di mercoledì 23 marzo 2011



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INTERROGAZIONI

Mercoledì 23 marzo 2011. - Presidenza del presidente Valentina APREA. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca Guido Viceconte.

La seduta comincia alle 14.

5-03111 Villecco Calipari: Sull'ammissione al finanziamento di tutti i progetti FIRB valutati meritevoli.

Il sottosegretario Guido VICECONTE risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

Rosa Maria VILLECCO CALIPARI (PD), replicando, si dichiara insoddisfatta della risposta fornita dal Governo. Rileva, con riferimento alla sentenza n. 39286 del 2010 del T.A.R., a cui si fa cenno nell'ultimo parte del testo dell'Esecutivo, che risulta chiaro che essa riduce il significato e la portata della sua interrogazione. Deve però ugualmente sottolineare di non condividere sia le premesse che le conclusioni della risposta del rappresentante del Governo, ed anche le valutazioni che vengono fatte in merito alla evoluzione della nota vicenda dei finanziamenti previsti sia per l'anno 2009, che per l'anno 2010. Ritiene illegittimo, in specie, l'atteggiamento assunto dall'Amministrazione sulla questione oggetto dell'atto di sindacato ispettivo, sottolineando come, nella fattispecie, siano stati violati i principi basilari del buon andamento della Pubblica amministrazione, della buona fede, della correttezza e del rispetto delle regole in generale. Ritiene, in particolare, che non si possa rilevare l'assenza di consapevolezza del danno, in quanto i sessantasei ricercatori dichiarati idonei al concorso e poi esclusi possono, a diritto, ritenersi danneggiati. Aggiunge che la decisione del Ministro - di non riconoscere i diritti degli idonei indicati - sia arbitraria e lesiva soprattutto dei principi sanciti dall'articolo 97 della Costituzione e, fra l'altro, di quello del legittimo affidamento. Conclude, ricordando che nella risposta fornita ad un'analoga interrogazione presentata dal collega Melis sul medesimo argomento il Governo dava rassicurazione sul reperimento di ulteriori fondi per sanare la situazione i oggetto. Constata invece che si tratta di una promessa ancora una volta non mantenuta che la porta ad esprimere una ulteriore, profonda insoddisfazione.

5-03591 De Pasquale: Chiarimenti sull'iniziativa «Allenati per la vita».

Il sottosegretario Guido VICECONTE risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).


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Rosa DE PASQUALE (PD), replicando, si dichiara soddisfatta della risposta del rappresentante del Governo, constatata la sua esauriente completezza. Condivide, come affermato dal Governo, che l'iniziativa rientri nell'alveo dell'insegnamento curricolare di «Cittadinanza e Costituzione», non prevedendo un'educazione militaresca dei ragazzi. Apprende inoltre con soddisfazione che le spese per l'iniziativa non vanno a gravare sulle già scarse risorse destinate al Ministero per l'università e la ricerca, derivando invece da un apposito protocollo d'intesa sottoscritto tra la Regione Lombardia e l'Ufficio scolastico regionale.

5-03800 Pedoto: Rappresentanza della categoria magistrale nell'INPDAP a seguito della soppressione dell'Ente Nazionale Assistenza Magistrale (ENAM).

Il sottosegretario Guido VICECONTE risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

Luciana PEDOTO (PD), replicando, si dichiara insoddisfatta della risposta fornita dal Governo. Ricorda che la legge n. 122 del 2010, disponendo la soppressione dell'ENAM e attribuendone le funzioni all'INPDAP, rinviava per la sua attuazione all'emanazione di decreti ministeriali. In questi era necessario prevedere in particolare, come emerso anche in sede di discussione della legge, una rappresentanza della categoria magistrale nel Consiglio di indirizzo e vigilanza (CIV) dell'INPDAP. Si tratta di una previsione per ora disattesa, come pure rimane insoluta la questione della cancellazione delle trattenute obbligatorie. Ritiene quindi importante sottolineare che, ove si procedesse a tale cancellazione, sarebbe essenziale conoscere la destinazione del cosiddetto « tesoretto» dell'ENAM, consistente anche in un ingente patrimonio immobiliare.

5-03821 Coscia: Contributi al Museo della liberazione di via Tasso a Roma.

Il sottosegretario Guido VICECONTE risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 4).

Maria COSCIA (PD), replicando, si dichiara insoddisfatta della risposta fornita dal Governo. Prende atto che la decurtazione subita rispetto ai 50.000 euro stanziati per il Museo storico della Liberazione è dovuta ai tagli disposti dal decreto legge n. 78 del 2010 per tutti gli istituti inseriti nella tabella triennale. Deve rilevare peraltro che nella risposta nulla si dice sulla possibilità che con il nuovo bilancio triennale verrà garantita la medesima cifra, che va giudicata comunque assolutamente insufficiente.

5-03875 Gatti: Inserimento della clausola sociale nel capitolato d'appalto del bando di gara del polo museale fiorentino.

Il sottosegretario. Guido VICECONTE risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 5).

Rosa DE PASQUALE (PD), replicando in qualità di cofirmataria, si dichiara soddisfatta della risposta del rappresentante del Governo, avendo constatato la decisione di introdurre le richieste clausole sociali di salvaguardia per il personale dell'Opera Laboratori Fiorentini. Invita comunque il Governo a vigilare affinché la Sovrintendenza recepisca operativamente le clausole nel momento dell'emanazione dei bandi, in modo che tali disposizioni possano divenire effettive.

5-03945 Bobba: Sulla disattivazione della facoltà di ingegneria di Vercelli, sede universitaria distaccata del Politecnico di Torino.

Il sottosegretario Guido VICECONTE risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 6).

Luigi BOBBA (PD), replicando, si dichiara fortemente insoddisfatto in merito al contenuto della risposta fornita dall'Esecutivo. Stigmatizza il fatto che per la sede di Vercelli - l'unica a godere del


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titolo di Facoltà e che annovera un migliaio di studenti - nulla sia stato finora fatto se non un incontro con l'Unione degli industriali della città. Sottolinea, inoltre, che a Vercelli non sono stati attivati gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) e che sono stati chiusi laboratori di alta specializzazione, unici nel Piemonte. Lamenta, inoltre, che la sede versa in uno stato di sostanziale abbandono, confermato dal fatto che al personale viene offerto di trasferirsi nella sede di Torino e che gli stessi studenti, constatata la situazione, faranno mancare le iscrizioni. Rileva che per altre sedi, come Mondovì e Alessandria, siano stati stipulati proficui protocolli d'intesa, mentre a Vercelli non è stato fatto nulla di concreto se non addirittura anticipare la stessa decisione del senato accademico, in merito alla riduzione delle ore di didattica.

Valentina APREA, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

La seduta termina alle 14.30.

SEDE REFERENTE

Mercoledì 23 marzo 2011. - Presidenza del presidente Valentina APREA.

La seduta comincia alle 14.30.

Sui lavori della Commissione.

Valentina APREA, presidente, comunica che è stato nominato il nuovo ministro per i beni e le attività culturali, Giancarlo Galan, al quale formula, a nome della Commissione, gli auguri di buon lavoro. Preannuncia, al riguardo, che proporrà nella prossima riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, di audire il ministro sulle linee programmatiche del suo dicastero.

Emilia Grazia DE BIASI (PD) ricorda che a seguito di tale nomina il Governo pare aver fatto marcia indietro rispetto a decisioni precedentemente assunte, reintegrando le risorse finanziarie del Fondo unico dello spettacolo (FUS).

Valentina APREA, presidente, segnala al riguardo come il Governo in tale occasione sia anche intervenuto in materia di credito d'imposta nel settore. Anche per questo ha rivolto al sottosegretario Gianni Letta, un sincero ringraziamento per gli interventi previsti nel settore dal Governo.

Disposizioni per la celebrazione del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi, per lo sviluppo del Festival Verdi di Parma e Busseto e per la valorizzazione dell'opera verdiana.
C. 1373 Motta, C. 1656 Rainieri, C. 2110 Tommaso Foti e C. 2777 Barbieri.
(Seguito dell'esame e rinvio - Adozione del testo base).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 23 febbraio 2011.

Valentina APREA, presidente, nel dare la parola al collega Barbieri quale relatore del testo in esame, ricorda come l'esecuzione dell'opera lirica Nabucco di Verdi sia stato un grande successo sia nella rappresentazione al Teatro dell'Opera di Roma sia alla Camera, durante le celebrazioni per la ricorrenza del 150o anniversario dell'Unità d'Italia.

Emerenzio BARBIERI (PdL), relatore, illustra il testo unificato delle proposte di legge in esame, elaborato dal Comitato ristretto, che propone di adottare come testo base per il seguito dell'esame (vedi allegato 7). Segnala come eventuali modifiche al testo, che pure sono state avanzate in via informale da alcuni colleghi, comporterebbero una riapertura dell'iter finora seguito, il ritorno in Comitato ristretto e un allungamento dei tempi di esame. Propone, pertanto, di proseguire l'esame fissando il termine per la presentazione di eventuali emendamenti, pur


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invitando i colleghi a valorizzare il lavoro finora svolto, superando la tentazione di presentare proposte emendative al testo.

Carmen MOTTA (PD) concorda con il collega Barbieri, ringraziandolo per il proficuo lavoro svolto in Comitato ristretto. Segnala l'esigenza di apportare alcune correzioni di carattere formale al testo. Rileva, nel merito, come, all'articolo 2, lettera d), si citi soltanto il concorso per giovani cantanti lirici «Corale Giuseppe Verdi» di Parma, finalizzato a inserire i giovani vincitori in apposite produzioni operistiche, omettendo di fare riferimento, invece, ad altri concorsi - quale il Concorso internazionale di voci verdiane di Busseto - che sono molto più importanti. Si riserva quindi, al riguardo, di presentare una proposta emendativa nel senso di non fare riferimento nel testo ad alcun concorso specifico ovvero di citare, quantomeno, quelli più importanti anche a livello internazionale.

Valentina APREA, presidente, osserva come le correzioni proposte potranno essere effettuate in fase emendativa. Propone di fissare il termine per la presentazione di eventuali emendamenti alle ore 13 di domani, giovedì 24 marzo 2011.

La Commissione concorda.

Valentina APREA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Disposizioni per l'insegnamento dell'inno nazionale nelle scuole del primo ciclo dell'istruzione.
C. 4117 Frassinetti.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 16 marzo 2011.

Valentina APREA, presidente, avverte che sono stati presentati al testo del provvedimento in esame un emendamento e un articolo aggiuntivo (vedi allegato 8).

Paola GOISIS (LNP), in qualità di cofirmataria, ritira l'articolo aggiuntivo Cavallotto 1.01.

Paola FRASSINETTI (PdL), relatore, invita al ritiro dell'emendamento Cavallotto 1.1, esprimendo altrimenti parere contrario.

La Commissione respinge quindi l'emendamento 1.1.

Valentina APREA, presidente, avverte che il testo del provvedimento in esame verrà inviato alle Commissioni di merito per il previsto parere.
Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Disposizioni per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi e stadi anche a sostegno della candidatura dell'Italia a manifestazioni sportive di rilievo europeo o internazionale.
Ulteriore nuovo testo C. 2800, approvata in un testo unificato dalla 7a Commissione permanente del Senato, C. 1255 Giancarlo Giorgetti, C. 1881 Lolli, C. 2251 Frassinetti e C. 2394 Ciocchetti.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta dell'8 marzo 2011.

Emerenzio BARBIERI (PdL) propone di rinviare l'esame del provvedimento per svolgere un ulteriore approfondimento tra tutte le forze politiche, al fine di verificare la permanenza delle condizioni per una sua condivisione da parte di tutti i gruppi parlamentari.

Paolo GRIMOLDI (LNP) ribadisce, anche a nome del suo gruppo, la necessità che sia garantita la previsione che gli


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impianti rispettino i vincoli idrogeologici che gravano sui territori sui quali dovrebbero essere costruite le strutture sportive.

Pierfelice ZAZZERA (IdV) accoglie l'invito del collega Barbieri ad effettuare un approfondimento preliminare all'esame degli emendamenti. Ricorda come ci sono diversi nodi politici che vanno risolti, quali ad esempio la questione dei vincoli idrogeologici e la ripartizione dei diritti radiotelevisivi. Concorda quindi, al riguardo, con il collega Grimoldi.

Manuela GHIZZONI (PD) concorda con i colleghi che sono intervenuti, auspicando che vi possa essere una pausa di riflessione proficua, seppure breve, per l'ulteriore esame del testo nel quale sia reinserita la previsione del rispetto dei vincoli idrogeologici.

Claudio BARBARO (FLI), relatore, prescindendo dal formulare ogni considerazione nel merito del provvedimento, concorda con l'esigenza di rinviarne l'esame ad altra seduta.

Valentina APREA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Disposizioni per la promozione, il sostegno e la valorizzazione delle manifestazioni dei cortei in costume, delle rievocazioni e dei giochi storici.
C. 3461 Realacci e C. 3605 Goisis.
(Seguito dell'esame e rinvio - Nomina di un Comitato ristretto).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 16 marzo 2011.

Emerenzio BARBIERI (PdL), relatore, propone l'istituzione di un Comitato ristretto per l'esame delle proposte di legge, allo scopo di pervenire alla definizione di un testo unificato delle medesime.

Giuseppe GIULIETTI (Misto) ritiene necessario verificare se nell'ambito dell'esame delle proposte di legge in discussione, si possa recuperare la previsione dell'inserimento dei beni immateriali nella lista dell'UNESCO. Ricorda infatti che nella scorsa legislatura erano stati inseriti nella lista indicata alcuni giochi e manifestazioni storiche.

Valentina APREA, presidente, alla luce della proposta del relatore, propone la costituzione di un Comitato ristretto per la prosecuzione dell'esame del provvedimento in oggetto.

La Commissione delibera, quindi, di costituire un Comitato ristretto, riservandosi il presidente di nominarne i componenti sulla base delle designazioni dei gruppi.

Valentina APREA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Aumento del contributo dello Stato in favore della Biblioteca italiana per ciechi «Regina Margherita» di Monza e modifiche all'articolo 3 della legge 20 gennaio 1994, n. 52, concernenti le attività svolte dalla medesima Biblioteca.
C. 2064-B Grimoldi, approvata dalla VII Commissione permanente della Camera e modificata dal Senato.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 16 marzo 2011.

Valentina APREA, presidente, avverte che non sono stati presentati emendamenti al provvedimento in esame. Comunica quindi che il testo sarà trasmesso alle Commissioni parlamentari per l'espressione del parere di competenza, anche ai fini del trasferimento in sede legislativa.


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Nessuno chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Nuova disciplina del prezzo dei libri.
C. 1257-B Levi, approvata dalla VII Commissione permanente della Camera e modificata dal Senato.
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Ricardo Franco LEVI (PD), relatore, ricorda che è all'esame della Commissione, in terza lettura, la proposta di legge recante una nuova disciplina del prezzo dei libri, già approvata dalla Commissione cultura, in sede legislativa, il 14 luglio dello scorso anno e modificata, durante l'esame al Senato che si è concluso in aula lo scorso 2 marzo con il parere favorevole del governo e con un voto che, fatte salve poche astensioni, ha raccolto l'unanimità dei consensi. In base al regolamento della Camera, le odierne deliberazioni potranno riguardare esclusivamente le modifiche apportate dal Senato. È, pertanto, solo su di esse che si soffermerà, rimandando al momento auspicabile dell'approvazione definitiva della proposta di legge un più ampio commento tanto sul merito del provvedimento quanto sul metodo con il quale esso è stato predisposto e dibattuto. Prima di procedere ad un'illustrazione in dettaglio del testo tiene, tuttavia, a rimarcare che le modifiche apportate dal Senato non mutano l'impianto della proposta di legge ma, anzi, spostando, se così si può dire, un poco più in avanti il punto di equilibrio in essa individuato, ne confermano l'ispirazione e l'impianto. Rileva come a questo positivo risultato ha indubbiamente contribuito l'ampio dibattito che ha accompagnato l'iter del provvedimento anche e durante tutto il periodo dell'esame al Senato e che ha visto la più larga partecipazione di tutto il mondo del libro.
Come evidenziato dalla documentazione predisposta, come sempre con grande cura e competenza, dagli uffici a cui rivolge un ringraziamento non di circostanza, osserva che le modifiche apportate dal Senato si ritrovano negli articoli 2 e 3. Le modifiche relative all'articolo 2 si riferiscono: nel comma 2 alla disciplina degli sconti applicabili da parte dei singoli punti di vendita al dettaglio, quali librerie indipendenti e di catena, grande distribuzione organizzata, attività di commercio elettronico; nel comma 3, alla disciplina degli sconti e, più in generale, alle condizioni di vendita applicabili da parte degli editori, e solo da parte dagli editori, nel corso delle loro campagne promozionali. Per quanto riguarda gli sconti praticabili dai punti di vendita al dettaglio, nel comma 2 si dispone che il limite massimo del 15 per cento debba valere per tutti, comprese - ed è questa la prima novità rispetto al testo della Camera - le attività di commercio elettronico, la cui natura viene correttamente e logicamente equiparata a quella delle vendita per corrispondenza. Pur lasciando spazi di manovra nella definizione del prezzo finale che permettono ad ogni livello politiche commerciali flessibili e favorevoli ai consumatori, nel confermare un limite agli sconti possibili la proposta di legge intende evitare che gli operatori finanziariamente più forti, dalle grandi catene di librerie ai super e ipermercati sino ai nuovi giganti del commercio elettronico - ai quali, oltre e al di là del prezzo, restano comunque altri potenti strumenti di sostegno alle proprie attività - possano imporre una concorrenza fondata su riduzioni di prezzo che solo le loro spalle possono sopportare, provocando, così, la progressiva espulsione dal mercato degli operatori più piccoli e finanziariamente più deboli. Per quanto riguarda le condizioni praticabili da parte degli editori nel corso delle loro campagne promozionali, nel comma 3 si stabilisce che queste - come, peraltro, già avviene nella concreta pratica commerciale - non debbano prevedere sconti che eccedano il 25 per cento, cioè un quarto del prezzo di copertina. Si prevede, inoltre, che le campagne promozionali, escluse, come già nel testo approvato dalla Camera, durante il mese di dicembre,


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debbano essere distinte tra loro, non reiterabili nel corso dell'anno solare e debbano avere una durata non superiore ad un mese. Precisa al riguardo che, nello stabilire che le campagne debbano essere distinte tra loro, si deve intendere che il testo faccia riferimento alla tipologia libraria delle promozioni, non bastando certo una semplice variazione della percentuale di sconto a far considerare differenti tra loro promozioni che fossero, invece, tra loro uguali per la scelta dei libri offerti.
Da ultimo, ma certo non per ultimo, desidera sottolineare che lo stesso comma 3, confermando quanto già stabilito dalla Camera, e cioè che i dettaglianti sono liberi di non aderire alle campagne promozionali degli editori, aggiunge che essi, cioè i dettaglianti, debbono esser messi in grado di partecipare alle promozioni alle medesime condizioni. Una disposizione, questa, che traduce la chiara intenzione di evitare possibili discriminazioni tra i canali di vendita e che, come tale, vale come una garanzia di equità sul terreno di gioco. Ricorda, quindi, come le ultime modifiche apportate dal Senato, e che si trovano nell'articolo 3, riguardano la data a decorrere dalla quale si applicheranno le nuove disposizioni, data fissata al prossimo 1o settembre così da consentire a tutti gli operatori una adeguata preparazione, e un meccanismo volto a permettere una documentata valutazione degli effetti della nuova normativa. Rileva, al riguardo, come sia infatti previsto che, trascorsi 12 mesi dalla data di applicazione delle nuove disposizioni, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con i Ministri dello sviluppo economico e dei beni e delle attività culturali, trasmetta alle Camere una relazione sugli effetti delle nuova normativa sul settore del libro. Si riserva quindi di offrire una più ampia relazione sui significati di questa proposta di legge nel momento in cui, raccolti i pareri delle altre Commissioni, si tratterà di approvarla in via definitiva. Sin d'ora, in conclusione, tiene, tuttavia, a sottolineare che giudica quella in esame una buona proposta di legge; la considera tale perché, individuando un ragionevole punto di equilibrio tra le ragioni e gli interessi dei tanti e diversi soggetti che popolano il mondo del libro - lettori, consumatori, autori, librai, editori, distributori - essa contribuisce a tutelare il pluralismo dell'informazione garantendo, nel contempo, la concorrenza in un mercato aperto.
Osserva quindi che, assicurando le condizioni perché il mondo dei libri continui ad essere diversificato e plurale, la disciplina contenuta nella proposta di legge corrisponde, con efficacia ed onestà, alle finalità indicate nel suo articolo 1, cioè all'obiettivo di contribuire allo sviluppo del settore librario, al sostegno della creatività letteraria, alla promozione del libro e della lettura, alla diffusione della cultura e alla tutela del pluralismo dell'informazione. Ricorda come valga - a conferma di questa lettura e, dunque, delle ragioni di una disciplina del prezzo dei libri come quella contenuta in questa proposta di legge - quanto rilevato dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato sulla base di un'analisi comparata su scala europea e riferito nel corso dell'audizione presso la VII Commissione del Senato e cioè che «nei contesti dove si registra una disciplina degli sconti si è potuto mantenere un sistema di distribuzione e di editoria diversificato e plurale, caratterizzato dalla presenza di operatori di differenti dimensioni, anche piccoli». Sottopone, quindi, con tale spirito alla Commissione cultura un parere favorevole all'approvazione della proposta di legge recante una nuova disciplina del prezzo, così come risulta sulla base delle modifiche apportate dal Senato.

Giuseppe GIULIETTI (Misto) apprezza la relazione del collega Levi, auspicando inoltre che nel corso dell'esame in sede legislativa possa comunque essere approvato un ordine del giorno, che impegni il Governo ad intervenire sulle tariffe postali


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per la spedizione dei prodotti dell'editoria e del credito d'imposta per l'acquisto della carta.

Valentina APREA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara concluso l'esame preliminare del provvedimento.
Propone quindi di fissare il termine per la presentazione di eventuali emendamenti alla proposta di legge in esame alle ore 12 di domani, giovedì 24 marzo 2011.

La Commissione concorda.

Valentina APREA, presidente, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Sui lavori della Commissione.

Giuseppe GIULIETTI (Misto) riterrebbe opportuno procedere ad un'audizione del rappresentante del Governo competente, sulla riferita integrazione del Fondo unico dello spettacolo (FUS), in modo da chiarire se le risorse che sono state reintegrate non siano in realtà quelle derivate dalla vendita delle frequenze radiotelevisive.

Valentina APREA, presidente, ricorda, al riguardo, che ha già rappresentato l'esigenza di procedere ad un'audizione del ministro Galan, appena nominato, il quale in quella sede potrà pertanto chiarire anche le problematiche sollevate dal collega Giulietti.

Valentina APREA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Disposizioni per la conservazione, il restauro, il recupero e la valorizzazione di monumenti e per la celebrazione di eventi storici di rilevanza nazionale.
C. 4071 Barbieri.
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Emerenzio BARBIERI (PdL), relatore, ricorda che la proposta di legge in esame prevede una serie di interventi volti alla conservazione, al restauro, al recupero e alla valorizzazione di monumenti e luoghi significativi per la memoria civile e storica dell'Italia, nonché iniziative per la celebrazione di ricorrenze ad alcuni di essi riconducibili.
In particolare, osserva che l'articolo 1 autorizza la spesa di 4,6 milioni di euro annui per il 2012 e il 2013 per interventi di manutenzione e conservazione del Duomo di Milano e delle sue pertinenze. Gli interventi sono attuati dalla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, la quale, per il tramite della competente soprintendenza, è tenuta a trasmettere al Ministero per i beni e le attività culturali il programma degli interventi, i suoi eventuali aggiornamenti, nonché - entro il 31 marzo di ciascun anno - una relazione sugli interventi effettuati nell'anno precedente e sull'impiego del relativo finanziamento. Al riguardo, ricorda che l'articolo 6 della legge n. 444 del 1998 aveva autorizzato a favore della Veneranda Fabbrica limiti di impegno decennali pari a 5 miliardi di lire dal 1999 e 5 miliardi di lire dal 2000 per la realizzazione di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria del Duomo. Rileva quindi che l'articolo 2 prevede la realizzazione di interventi di conservazione, restauro e valorizzazione dell'area archeologica di Paestum e, a tal fine, autorizza la spesa di 800 mila euro annui per il 2012 e il 2013. La programmazione e l'attuazione degli interventi sono demandate alla Soprintendenza per i beni archeologici delle province di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta. Osserva quindi che l'articolo 3 concerne l'istituzione della Fondazione del Museo nazionale di psichiatria del San Lazzaro di Reggio Emilia, cui viene concesso un contributo di 1,1 milioni di euro annui per il 2012 e il 2013, al quale possono aggiungersi ulteriori contributi di soggetti pubblici


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o privati. L'istituzione della Fondazione è promossa dal MIBAC, d'intesa con la regione Emilia-Romagna, con le province e i comuni di Modena e di Reggio Emilia, con altri comuni delle medesime province interessati, e con l'azienda sanitaria locale di Reggio Emilia. Ricorda che scopo della Fondazione è conservare e valorizzare il patrimonio architettonico, storico e documentario degli ex Istituti psichiatrici San Lazzaro di Reggio Emilia, mediante la realizzazione di una struttura museale e la promozione di ricerche e altre iniziative culturali relative alla storia della psichiatria e degli istituti di cura. La Fondazione ha personalità giuridica di diritto privato ed è disciplinata - oltre che dalla medesima legge e dagli articoli 12 e seguenti del codice civile, esplicitamente richiamati - dall'atto costitutivo e dallo statuto. Quest'ultimo definisce gli organi della Fondazione e ne disciplina funzioni, composizione e modalità di nomina. Tra gli organi, necessari sono l'assemblea, il presidente, il consiglio di amministrazione e il collegio dei revisori dei conti. Il patrimonio della Fondazione è costituito da parte della prima annualità del contributo statale, per un importo di 600 mila euro, nonché dalle somme e dai beni, determinati dall'atto costitutivo, conferiti alla medesima dai soggetti promotori della sua istituzione. Al riguardo, osserva che all'articolo 3, comma 4, appare necessario aggiornare il riferimento alle disposizioni del codice civile, in considerazione dell'abrogazione dell'articolo 12 dello stesso codice.
Ricorda quindi che l'articolo 4 è volto al riconoscimento quale monumento nazionale del Campo di concentramento di Fossoli, in provincia di Modena. Alla Fondazione ex campo di Fossoli è assegnato un contributo di 300 mila euro annui per il 2012 e il 2013, per interventi conservativi e di recupero, nonché per la promozione di attività di ricerca storica sulle fasi di utilizzazione del Campo dal 1942 al 1970. Al riguardo, ricorda che la normativa vigente non prevede una specifica procedura da porre in essere per la dichiarazione di monumento nazionale. Al contempo, il Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo n. 42 del 2004, definisce inalienabili i beni del demanio culturale «dichiarati monumenti nazionali a termini della normativa all'epoca vigente» ai sensi dell'articolo 54 e fa salve le leggi aventi specificamente ad oggetto monumenti nazionali, ai sensi dell'articolo 129. Osserva quindi che l'articolo 5 propone la realizzazione di interventi di recupero, restauro e valorizzazione - anche mediante lo sviluppo di attività agricole e artigianali - del patrimonio storico, architettonico, artistico, culturale e religioso del complesso monastico di San Giovanni Battista del Monte Venda , inclusi il censimento e l'inventario del materiale documentario e librario già appartenente all'antica biblioteca del monastero. A tale scopo, è autorizzata la spesa di 500 mila euro annui per il 2012 e il 2013. Il programma degli interventi, al pari degli eventuali aggiornamenti, è predisposto dalla Fondazione Monte Venda ONLUS - proprietaria dell'area - e approvato dal MIBAC, sentito il parere della competente soprintendenza. La Fondazione, che cura anche l'attuazione degli interventi, trasmette al Ministero, per il tramite della soprintendenza, entro il 31 marzo di ogni anno, una relazione sui lavori svolti nell'anno precedente, asseverata dal direttore dei lavori, nonché sullo stato di avanzamento della realizzazione del programma e sull'impiego del relativo finanziamento. Aggiunge che, con riferimento agli interventi di restauro, il dovere di conservazione del patrimonio culturale è richiamato tra i principi del Codice dei beni culturali. In particolare, gli articoli da 30 a 40 disciplinano nel dettaglio gli obblighi di conservazione dei beni culturali, operando una distinzione tra beni appartenenti allo Stato - ovvero a regioni, altri enti pubblici territoriali e enti pubblici - e beni di proprietà di privati, quale è quello in esame. Relativamente a quest'ultima categoria, il Codice distingue tra interventi conservativi volontari e imposti e detta la specifica procedura di esecuzione. Entrambe le tipologie di intervento - volontario o imposto - sono accomunate


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da una serie di disposizioni. In particolare, gli oneri dell'intervento sono a carico del proprietario; il proprietario può fruire di un contributo statale fino a totale concorrenza della relativa spesa per interventi di particolare rilevanza o eseguiti su beni in uso o godimento pubblico; il contributo è concesso dal Ministero a lavori ultimati e collaudati sulla spesa effettivamente sostenuta, ovvero possono essere erogati acconti sulla base degli stati di avanzamento dei lavori regolarmente certificati.
Osserva quindi che l'articolo 6 autorizza una spesa di 500 mila euro annui per il 2012 e il 2013, finalizzata alla realizzazione di interventi di conservazione, restauro e valorizzazione culturale, ambientale e turistica del Sacro Eremo e del Cenobio di Camaldoli - ubicati nel comune di Poppi, in provincia di Arezzo - nonché delle opere ivi custodite e dei fondi antichi della biblioteca e dell'archivio. Gli interventi comprendono l'adeguamento alla normativa in materia di sicurezza e abbattimento delle barriere architettoniche. Ricorda che l'articolo 7 autorizza una spesa di 2 milioni di euro annui per il 2012 e il 2013 per la realizzazione di interventi di restauro e valorizzazione architettonica, culturale, paesaggistica e turistica della Rocca di Canossa e dei territori matildici - come definiti dal comma 2 del medesimo articolo - nonché per la celebrazione, nel 2015, del IX centenario della morte della contessa Matilde di Toscana, mediante iniziative di studio sulla sua figura. Segnalo al riguardo che mentre l'articolo 7 autorizza la spesa anche per le celebrazioni, questo non risulterebbe, letteralmente, dal comma 1 dell'articolo 6. Inoltre, all'articolo 7, comma 4, invita a valutare l'opportunità di sostituire le parole «interventi di cui al comma 1» con le parole «interventi di restauro e di valorizzazione architettonica, culturale, paesaggistica e turistica della Rocca di Canossa e dei territori matildici», in considerazione del fatto che il comma 1 comprende anche gli interventi celebrativi, il cui programma scientifico-culturale è oggetto specifico del comma 5. Rileva quindi che per le finalità indicate, gli articoli 6 e 7 istituiscono presso il MIBAC appositi comitati, cui compete adottare il programma degli interventi e gli eventuali aggiornamenti, comunicarlo al MIBAC e curarne l'esecuzione. Per gli interventi relativi alla Rocca di Canossa, l'articolo 7 precisa che il piano esecutivo degli stessi è definito dal MIBAC con le regioni interessate, attraverso specifici accordi di programma quadro. Rispettivamente all'articolo 6, comma 2 e all'articolo 7, comma 3, è stabilita la composizione dei comitati: un presidente, designato dal Presidente del Consiglio dei ministri tra soggetti con provata competenza nel campo della valorizzazione dei beni culturali; rappresentanti del MIBAC e dei ministeri competenti in materia di ambiente e turismo, oltre che, nel Comitato per gli interventi relativi a Canossa, del MIUR; rappresentanti delle regioni e delle province interessate; i sindaci dei comuni interessati; esperti nel settore della tutela e della valorizzazione dei beni culturali, scelti dal MIBAC tra docenti e ricercatori universitari. Del comitato per gli interventi relativi a Camaldoli fa parte anche il Priore generale della Congregazione. Ricorda altresì che i comitati sono preposti, altresì, ad adottare il programma scientifico-culturale per le celebrazioni, rispettivamente, del millenario della fondazione dell'Eremo e del Cenobio di Camaldoli nel 2012 - ai sensi dell'articolo 6, comma 4 - e del nono centenario della morte della contessa Matilde di Toscana nel 2015 - ai sensi dell'articolo 7, comma 5 - e a trasmetterlo al Ministero curandone l'esecuzione. A tali fini, la composizione dei due organi è integrata da esperti in discipline storiche e letterarie, scelti dal MIBAC tra docenti e ricercatori universitari. L'articolo 7 prevede, altresì, che partecipi al comitato afferente a Canossa un rappresentante della Fondazione Centro italiano di studi sull'alto medioevo, nonché, qualora ai sensi della legge n. 420 del 1997 sia istituito un comitato


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nazionale per le celebrazioni, un suo rappresentante. Ai membri dei comitati, che vengono nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, non spettano compensi o rimborsi spese. Alle eventuali spese di funzionamento degli organi si provvede nell'ambito degli stanziamenti rispettivamente autorizzati. I comitati sono sciolti all'atto del completamento degli interventi, per la realizzazione dei quali gli organi possono avvalersi anche delle risorse eventualmente conferite da amministrazioni statali, regioni interessate, enti locali o altri soggetti pubblici o privati. Al riguardo, ricorda che la legge n. 420 del 1997 ha inteso ricondurre ad unità, attraverso un unico provvedimento a cadenza annuale, l'intervento statale a favore di comitati per lo svolgimento di celebrazioni e manifestazioni culturali di particolare rilevanza, nonché di edizioni nazionali. A questo fine, la legge ha previsto l'istituzione, presso il MIBAC, della «Consulta dei comitati nazionali e delle edizioni nazionali», alla quale ha affidato il compito di deliberare sulla costituzione e sull'organizzazione dei comitati nazionali per le celebrazioni o manifestazioni culturali, nonché sull'accesso al contributo finanziario statale e sulla misura dello stesso. La Consulta predispone con cadenza annuale un elenco dei comitati ammessi al finanziamento, che viene emanato, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari, con decreto del MIBAC. Con riferimento al programma delle celebrazioni, invita quindi a considerare l'opportunità di un chiarimento sul riparto delle competenze fra il comitato istituito dall'articolo 7, comma 3, ed il comitato eventualmente istituito ai sensi della legge n. 420 del 1997.
Precisa, infine, che l'articolo 8 reca la copertura finanziaria, al cui onere complessivo, pari a 9,8 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2012 e 2013, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo speciale di parte corrente dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, utilizzando quota parte dell'accantonamento relativo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per i medesimi anni. Al riguardo, fa presente che nella Tabella A della legge n. 220 del 2010, recante la legge di stabilità per il 2011, il Ministero dell'ambiente non ha accantonamenti di competenza per alcuno degli anni del periodo 2011-2013.
Rileva quindi che la proposta di legge in esame è firmata da tutti i rappresentanti dei gruppi in Commissione e che sulla stessa vi è un consenso unanime, di guisa che si potrebbe procedere ad una sua rapida approvazione.

Valentina APREA, presidente, considerato che vi è un consenso unanime sulla proposta di legge in esame, riterrebbe che la Commissione potrebbe concluderne l'esame preliminare nella seduta odierna, passando alla fase emendativa.

Paola GOISIS (LNP) concorda con la proposta formulata dal presidente, anche considerando che l'attuale testo riassume fra l'altro il contenuto di altre proposte di legge già esaminate dalla Commissione cultura.

Pierfelice ZAZZERA (IdV) concorda anch'esso con la proposta del presidente.

Manuela GHIZZONI (PD), pure concordando sull'opportunità di una rapida approvazione della proposta di legge in esame, chiede che sia prevista un'ulteriore seduta per approfondire l'esame del provvedimento.

Valentina APREA, presidente, prendendo atto della richiesta della collega Ghizzoni, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.20.


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INDAGINE CONOSCITIVA

Mercoledì 23 marzo 2011. - Presidenza del presidente Valentina APREA.

La seduta comincia alle 15.20.

Indagine conoscitiva sullo stato della ricerca in Italia.
(Esame del documento conclusivo e rinvio).

Valentina APREA, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

Luigi NICOLAIS (PD) presenta una proposta di documento conclusivo dell'indagine conoscitiva, che illustra (vedi allegato 9).

Valentina APREA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.30.

N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.30 alle 15.40.

VII Commissione - Mercoledì 23 marzo 2011


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ALLEGATO 1

5-03111 Villecco Calipari: Sull'ammissione al finanziamento di tutti i progetti FIRB valutati meritevoli

TESTO DELLA RISPOSTA

L'Onorevole interrogante che conosce esattamente le modalità e le fasi operative, relative al bando emanato con Decreto Direttoriale n. 992/Ric. del 6 Ottobre 2008 per la realizzazione del programma denominato «Futuro in ricerca», pone alcuni quesiti ai quali si risponde nell'ordine in cui sono stati esposti.
1) Non corrisponde al vero che «l'Amministrazione abbia inteso sostituirsi alle valutazioni espresse dalla Commissione di esperti» che, nel verbale del 23 febbraio 2010, ha formulato il giudizio complessivo sui progetti ammessi alla fase delle audizioni.
La Commissione, infatti, ha espresso un parere obbligatorio ma ovviamente non vincolante per le decisioni dell'Amministrazione che non ha adottato alcuna decisione difforme, ma solo più limitativa rispetto al suddetto parere.

2) L'Amministrazione non ha trattenuto somme impegnate per le finalità del bando, né destinato ad altra finalità le stesse somme, ma, avendo ritenuto di finanziare soltanto i progetti che la stessa Commissione di esperti aveva giudicato come progetti assolutamente «da finanziare», e non anche quelli ritenuti soltanto «finanziabili» (di livello evidentemente inferiore e sicuramente non altrettanto eccellente) ha conseguito un risparmio di meno di 5 milioni di euro, che saranno destinati ad analoghe finalità.

3) Non sono attualmente in distribuzione né sono già stati distribuiti finanziamenti relativi ad accordi di programma; in ogni caso, la vigente normativa e, precisamente, l'articolo 7 del decreto ministeriale 378 del 26 marzo 2004 «Criteri e modalità procedurali per l'assegnazione delle risorse finanziarie dei FIRB-Fondo degli investimenti della ricerca di base,» consente al Ministero di avviare, come già fatto ripetutamente in passato, anche dal precedente Governo, iniziative di tipo negoziale che prescindono dall'emanazione di un bando, che presuppone la necessità di una valutazione comparativa e che va ad inquadrarsi nelle procedure di cui all'articolo 6 dello stesso decreto ministeriale
Si osservi, ad ogni buon conto, che la competenza della Commissione medesima non è mai stata messa in dubbio nella fase antecedente alle audizioni, pur essendo nota da tempo la composizione della stessa. La presunta inadeguatezza è stata denunciata al Ministero, da parte dei soli esclusi dal finanziamento, successivamente all'emanazione del decreto ministeriale n. 85 del 9 aprile 2010 con il quale è stata disposta l'approvazione soltanto per i 105 progetti, dei quali si è già riferito, che al termine della fase delle audizioni sono stati classificati come «progetti da finanziare», e cioè per i soli progetti giudicati come eccellenti in entrambe le fasi di valutazione.
L'impegno finanziario assunto è stato quindi pari a euro 45.149.040,00.
Per quanto concerne la mozione del 14 aprile 2010, cui fa riferimento l'onorevole Villecco Calipari, con la quale il CUN ha chiesto che, per il bando in argomento, «vengano messi a disposizione ulteriori


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fondi affinché tutti i 171 progetti valutati dopo le audizioni come finanziabili lo possano essere effettivamente», si fa presente che il TAR del Lazio, con sentenza n. 39286/2010, ha respinto il ricorso (n. 5871/2010) proposto dai ricercatori i cui progetti erano stati considerati finanziabili, in presenza di risorse economiche, per l'annullamento del decreto ministeriale n. 85 del 9 aprile 2010.


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ALLEGATO 2

5-03591 De Pasquale: Chiarimenti sull'iniziativa «Allenati per la vita».

TESTO DELLA RISPOSTA

In relazione a quanto rappresentato con l'interrogazione parlamentare in oggetto, relativa al protocollo d'intesa per la realizzazione del progetto «Allenati per la vita», l'Onorevole Deputato chiede se tale iniziativa sia frutto di un protocollo d'intesa sottoscritto dal Ministero dell'istruzione; se non sia da revocare per i suoi discutibili contenuti e se la stessa non assorba delle risorse sottratte al miglioramento del servizio scolastico.
Per quanto riguarda la validità dei contenuti del progetto in questione, con cui si impegnano a collaborare, nell'ambito della proprie competenze istituzionali, il Comando militare dell'esercito della Lombardia e l'Ufficio scolastico regionale della stessa regione, si fa presente che le finalità e gli obbiettivi dello stesso, non firmato comunque dai Ministri chiamati in causa, sono pienamente conformi ai principi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 137 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 169 del 30 ottobre 2008.
Educare alla Cittadinanza e alla Costituzione è infatti anche l'occasione per costruire nelle nostre classi, dove sono presenti ragazze e ragazzi con provenienze, storie, tradizioni e culture diverse, delle vere comunità di vita e di lavoro, che cerchino di dare significati nuovi alla convivenza ed elaborino percorsi che mettano insieme contemporaneamente identità personale e solidarietà collettiva, competizione e collaborazione.
Si tratta di un insegnamento che, oltre ai temi classici dell'educazione civica comprende anche l'educazione alla cultura della legalità e del rispetto dei diritti umani; l'educazione ambientale; i princìpi di una corretta competizione sportiva e i valori del volontariato; le basi dell'educazione stradale e dell'educazione alla salute; il valore del rispetto delle regole.
I sottoscrittori del protocollo si sono impegnati infatti nella realizzazione di iniziative volte ad attuare gli indirizzi per la sperimentazione dell'insegnamento di «Cittadinanza e Costituzione», riallacciandosi ad un progetto che risale al settembre del 2007.
«Allenati per la vita» trae infatti origine da un altro progetto denominato «La pace si fa a scuola», promosso dai Ministri del Governo Prodi alla guida dell'istruzione e della Difesa.
Lo scopo della iniziativa è di far vivere ai giovani delle scuole superiori esperienze di sport e giochi di squadra, ma anche introdurre corsi specifici e prove tecnico/pratiche, per avvicinare la realtà scolastica alle Forze armate, ai Corpi dello Stato e alla Protezione civile e gruppi volontari di soccorso.
Tale progetto tende inoltre a far vivere ai ragazzi questo momento come stimolo per toccare con mano i valori della lealtà, dello spirito di corpo e di squadra, oltre ad acquisire senso di responsabilità e rispetto delle regole e dei principali valori della vita.
Nelle attività messe in campo non è rintracciabile alcuna forma nostalgica dell'ordinamento militare, che possa intaccare minimamente i valori fondanti della Costituzione, come il ripudio della guerra. Non a caso uno degli aspetti del progetto, non sicuramente il più importante, è rappresentato dalle prove olimpioniche di tiro con l'arco e con la carabina compressa,


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come sottolinea nell'atto in esame l'onorevole deputato interrogante, che non rientrano però in attività paragonabili a tecniche militari, come ha già assicurato in sede parlamentare il rappresentante del Ministero della difesa, ma che sono finalizzate alla competizione sportiva provinciale in chiusura del percorso formativo, che si svolge di solito alla fine del periodo invernale.
Si precisa inoltre che per lo svolgimento delle attività non vengono impiegati mezzi o strutture dell'esercito, intervenuto solo nella fase di definizione concettuale del progetto, proprio perché il processo di formazione è gestito e curato da personale di Enti/Associazioni, tra cui la Croce Rossa, la Protezione civile, l'Unione nazionale ufficiali in congedo.
Il protocollo adottato dalle parti non sta alla base, come strumentalmente è stato riportato da alcuni mass media, di un'iniziativa finalizzata all'esaltazione della cultura militare, in quanto lo scopo del progetto è quello di stimolare negli studenti la conoscenza e l'apprendimento della legalità e della Costituzione, delle Istituzioni e dei princìpi del Diritto internazionale.
Le espressioni di carattere militare vanno perciò viste non come elementi di una presunta «educazione militare», ma sotto l'aspetto puramente organizzativo della risposta formativa che si vuole dare ai ragazzi, che sono chiamati a fronteggiare situazioni particolari nell'ambito di possibili interventi volontari, in operazioni tipiche di protezione civile, quali il superamento ostacoli, la sopravvivenza in ambienti ostili, finalizzati a prestare soccorso e tutela alle comunità eventualmente interessate.
Lo staff del progetto, che non prevede alcun rimborso o altro onere finanziario a carico dell'Ufficio scolastico regionale della Lombardia, come si evince dal protocollo d'intesa in questione e da una nota ufficiale dell'Ufficio scolastico regionale medesimo, richiesta da questo Ministero, è formato da personale di elevata professionalità che contribuisce alle attività previste in modo volontario e gratuito, consentendo lo svolgimento delle varie fasi istruttive, senza quindi far gravare alcun costo sui fondi destinati all'istruzione.
L'Ufficio regionale, infine, in data 18 marzo ha informato che al termine dell'anno scolastico svolgerà un'indagine tra le scuole superiori della regione per conoscerne il livello di adesione, stante comunque la possibilità, da parte delle Istituzioni scolastiche, nell'ambito della propria autonomia, di attuare iniziative anche sul progetto in questione, sulla base di autonome proposte educative e didattiche.


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ALLEGATO 3

5-03800 Pedoto: Rappresentanza della categoria magistrale nell'INPDAP a seguito della soppressione dell'Ente Nazionale Assistenza Magistrale (ENAM).

TESTO DELLA RISPOSTA

In relazione alla soppressione dell'E.N.A.M. (ente nazionale assistenza magistrale) ed il passaggio delle funzioni e del patrimonio del predetto ente all'I.N.P.D.A.P., questa amministrazione ha già riferito in questa stessa sede il 17 novembre 2010 rispondendo all'atto dell'onorevole De Pasquale n. 5-03239.
Come noto, al fine di assicurare la piena integrazione delle funzioni in materia di previdenza e assistenza, la legge n. 122 del 30 luglio 2010 ha disposto la soppressione dell'E.N.A.M., attribuendone le funzioni all'I.N.P.D.A.P., ente posto sotto la vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che succede in tutti i rapporti attivi e passivi dell'E.N.A.M. stesso. A fronte della continuità nell'erogazione delle prestazioni - soggiorni e interventi assistenziali -, la legge sopra citata ha mantenuto l'obbligo di contribuzione a carico della categoria beneficiaria.
È noto, altresì, che l'I.N.P.D.A.P. con nota del 25 ottobre 2010, ha dato le prime istruzioni operative per il subentro ed ha precisato che le prestazioni erogate dall'E.N.A.M. continuano ad essere erogate nei confronti degli iscritti al disciolto ente.
A tal proposito l'I.N.P.D.A.P, in relazione al presente atto di sindacato ispettivo, ha comunicato all'amministrazione vigilante - Ministero del lavoro - che nel progetto di bilancio 2011 sono stati previsti apposti capitoli di entrata e di uscita.
Quanto alla richiesta di istituire un organo di rappresentanza della categoria magistrale, il medesimo ente non ha potuto che rilevare che la legge nulla prevede in merito.
Si ricorda che, con decreto del 30 settembre 2010, questo Ministero, allo scopo di garantire un ordinato passaggio all'I.N.P.D.A.P. delle competenze dell'ente disciolto, ha nominato il presidente uscente come commissario ad acta con il compito di svolgere le attività previste nella legge, nonché il riaccertamento dei residui attivi e passivi alla data del 31 dicembre 2009, la ricognizione delle risorse umane, la predisposizione degli inventari di chiusura alla data di soppressione, comprensivi di tutto il patrimonio mobiliare ed immobiliare. Successivamente, con nota del 29 ottobre 2010 il Commissario ha trasmesso il Rendiconto della gestione al 31 luglio 2010 dell'ex ENAM privo della relativa delibera di adozione in mancanza della documentazione riferita alla dotazione dei beni mobili ed alla rendicontazione finale della gestione dei Comitati provinciali. Al Rendiconto era allegato il parere favorevole del Collegio dei revisori dei conti, seppur limitato alla documentazione esaminata.
Al fine di ultimare le operazioni contabili mancanti, il Commissario ad acta ha chiesto, pertanto, la proroga del proprio incarico. Tale proroga è stata concessa fino al 31 dicembre 2010 con decreto del Ministro perfezionato il 23 dicembre 2010.
In mancanza di un ulteriore prolungamento dell'incarico affidatogli, il Commissario professor Di Francia ha ritenuto di trasmettere con nota del 23 febbraio 2011,


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il rendiconto della gestione al 31 luglio 2010 dell'Ente soppresso, completato con le scritture riferite ai beni mobili di pertinenza dei Comitati provinciali, privo, però, della relativa delibera di adozione e dell'ulteriore parere del Collegio dei revisori dei conti per la cui convocazione il Commissario ritiene necessario acquisire un formale provvedimento di proroga.
Con nota prot. n. 1595 del 9 marzo 2011, la Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e per l'autonomia scolastica ha chiesto l'avviso delle varie amministrazioni interessate circa la situazione determinatasi per effetto di quanto sopra rappresentato. In particolare, la Direzione generale chiede di conoscere l'avviso delle Amministrazioni in merito alla situazione che si è determinata, al fine di pervenire alla conclusione della procedura relativa all'approvazione del Rendiconto dell'ex E.N.A.M., che costituisce atto propedeutico all'adozione del decreto di natura non regolamentare di cui all'articolo 7 del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito dalla legge 30 luglio 2010, n. 122.


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ALLEGATO 4

5-03821 Coscia: Contributi al Museo della liberazione di via Tasso a Roma.

TESTO DELLA RISPOSTA

Mi riferisco all'interrogazione dell'Onorevole Coscia relativa allo stanziamento del fondo che il Ministero per i beni e le attività culturali eroga annualmente al Museo della Liberazione di via Tasso a Roma, quale contributo all'attività istituzionale del Museo.
Al riguardo preciso che il Museo Storico della Liberazione di Roma è inserito nella tabella delle istituzioni culturali per il triennio 2009-2011, ai sensi dell'articolo 1 della legge 534/96, con un contributo annuale di euro 50.000,00.
Per quanto riguarda l'esercizio finanziario 2010, la competente Direzione generale per le biblioteche e gli istituti culturali ha erogato a favore del Museo un contributo di euro 41.851,40, pari all'83,70 per cento rispetto alla somma assegnata al medesimo nell'anno 2009.
La suddetta decurtazione è stata applicata indistintamente a tutti gli Istituti inseriti nella tabella triennale ed è dovuta unicamente alle riduzioni apportate dal decreto legge 31 maggio 2010 n. 78, recante, come noto, «Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica», convertito, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge n. 122 del 30 luglio 2010.
L'attività culturale altamente valida e meritoria del Museo della Liberazione non è stata mai messa in discussione da questa Amministrazione che ha inserito fin dal 1984 il Museo nella tabella degli Istituti culturali più rappresentativi della cultura italiana.


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ALLEGATO 5

5-03875 Gatti: Inserimento della clausola sociale nel capitolato d'appalto del bando di gara del polo museale fiorentino.

TESTO DELLA RISPOSTA

Mi riferisco all'interrogazione dell'Onorevole Gatti volta a conoscere se nel capitolato d'appalto per i servizi aggiuntivi del polo museale fiorentino sia stata inserita una clausola per mantenere i livelli occupazionali esistenti al momento del bando.
Comunico agli onorevoli interroganti che il 14 maggio 2010, la Filcams Cgil e la Uiltucs Uil, venute a conoscenza della pubblicazione della richiesta di partecipazione alla futura gara d'appalto per i servizi aggiuntivi presso i Musei del Polo Fiorentino hanno chiesto alla Soprintendenza speciale per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il Polo museale della città di Firenze di conoscere se era intenzione di quell'Ufficio inserire una clausola di salvaguardia occupazionale per il personale dipendente dell'attuale concessionario Opera Laboratori Fiorentini.
Il Soprintendente ha provveduto immediatamente ad interessare della questione il Responsabile Unico del Procedimento incaricato dell'istruttoria della gara d'appalto informando contestualmente la Direzione generale per la valorizzazione del Ministero, depositaria della stesura delle linee guida per la formulazione della gara e l'Ufficio legislativo.
A seguito di uno scambio di note fra le organizzazioni sindacali e la Soprintendenza, nella lettera del 6 agosto 2010, dette organizzazioni sindacali venivano rassicurate circa il fatto che le clausole di salvaguardia richieste sarebbero state inserite efficacemente nel bando vero e proprio nella misura consentita dalla normativa vigente, previo nulla-osta della direzione generale per la valorizzazione, da predisporre nella seconda fase della Gara ovvero dopo la scadenza delle richieste di partecipazione fissata il 15 settembre 2010.
Dopo gli incontro fra il Responsabile Unico del Procedimento e le organizzazioni sindacali del 9 settembre 2010, la Soprintendenza si è fatta latore delle proposte della rappresentanza del personale di Opera Laboratori Fiorentini presso la Direzione generale per la valorizzazione. È stato tuttavia rilevato che nella tipologia di Contratto Nazionale di Lavoro della Confcommercio (Confterziario, categoria della quale fanno parte i dipendenti del Concessionario), non esiste l'obbligo per la stazione appaltante di inserire una qualsivoglia clausola di salvaguardia per i lavoratori.
È stato quindi lo stesso Ministero a contattare la Confcommercio per sanare la situazione.
Il 20 ottobre, tuttavia, le organizzazioni sindacali Filcams e Uil Tucs hanno proclamato lo stato di agitazione che è scaturito, pur con le trattative in corso d'opera, allo sciopero degli addetti del 5 dicembre 2010.
In data 10 dicembre 2010 presso la sede del Ministero per i beni e le attività culturali è stato steso un protocollo di intesa con Confcommercio settore terziario e le organizzazioni sindacali di categoria con il quale è stata redatta una clausola di salvaguardia occupazionale estesa anche ai contratti di lavoro che riguardano i concessionari dei servizi nei musei dello Stato.
La Soprintendenza si è assunta l'impegno di inserire detta clausola della documentazione relativa ai bandi di gara per servizi di ristoro, servizi di editoria e oggettistica e servizi integrati da essa banditi.


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ALLEGATO 6

5-03945 Bobba: Sulla disattivazione della facoltà di ingegneria di Vercelli, sede universitaria distaccata del Politecnico di Torino.

TESTO DELLA RISPOSTA

Come è noto all'onorevole interrogante il Politecnico di Torino, fin dagli anni '90, ha attivato poli universitari in sedi decentrate con l'obiettivo di fornire un servizio al territorio portando l'Università verso l'utenza.
Oggi, in una realtà sempre più tesa alla globalizzazione, il Politecnico deve evidentemente tener conto di un quadro di sostenibilità complessiva della propria offerta didattica, compresa quella dei poli decentrati, assai differente da quella del passato. Tale assunto trova riscontro anche nel testo della recente legge n. 240 del 2010 di riforma del sistema universitario, che persegue gli obiettivi di miglioramento della qualità, dell'efficienza e dell'efficacia dell'attività didattica, di ricerca e gestionale anche attraverso la razionalizzazione dell'offerta formativa con la conseguente disattivazione dei corsi di studio universitari, delle facoltà e delle sedi universitarie decentrate.
In precedenza, il decreto ministeriale n. 270 del 2004 per il riordino dell'offerta didattica delle Università e la nota ministeriale n. 160 del 4 settembre 2009 riguardante «Ulteriori interventi per la razionalizzazione e qualificazione dell'offerta formativa nella prospettiva dell'accreditamento dei corsi di studio», hanno imposto limiti stringenti alle possibilità di progettazione dei percorsi formativi universitari.
In particolare, ai sensi della citata nota, gli Atenei, nel tener presente tre obiettivi ben precisi (1. determinazione dell'offerta formativa effettivamente sostenibile tramite la definizione di più adeguati parametri quantitativi; 2. eliminazione degli ostacoli organizzativi e formali alla libera circolazione degli studenti; 3. assicurazione che le Università eroghino un'offerta formativa qualificata, in coerenza con la Dichiarazione di Bologna e con l'Agenda di Lisbona), potevano valutare «le implicazioni per quanto riguarda la prosecuzione dell'attività formativa nelle sedi decentrate».
In tal senso, il Politecnico ha avviato una riformulazione dell'offerta formativa dovendo, tuttavia, tener anche conto del quadro di compatibilità gestionale ed economica derivante dalla riduzione tanto degli organici, in conseguenza del blocco del turn over, quanto del Fondo di Finanziamento Ordinario disposti dalla normativa nazionale.
Occorre, peraltro, rilevare che molte delle indicazioni contenute nella citata circolare n. 160 sono state riprese, recentemente, nel decreto ministeriale n. 17 del 22 settembre 2010 «Requisiti necessari dei corsi di studio».
In considerazione delle menzionate circostanze e nell'ottica di mantenere ed accrescere la qualità dell'attività didattica offerta, il Consiglio di Amministrazione del Politecnico, nelle sedute del 15 luglio e del 9 settembre 2009, ha stabilito di contenere significativamente l'ammontare delle ore retribuibili di didattica frontale svolte dai docenti in aggiunta a quelle loro istituzionalmente richieste per legge.
Nell'ambito della revisione e razionalizzazione dell'offerta formativa, alla luce dei vincoli di sostenibilità sopra descritti, il Senato Accademico il 21 ottobre 2009 ha


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quindi deliberato di ridurre, dall'anno accademico 2010/2011, di oltre 80.000 le ore di didattica erogate a partire dalle attuali 180.000.
Nello specifico, è stata prevista la riduzione di 40.000 ore di didattica presso la Sede Centrale e la disattivazione dei corsi di Laurea e Laurea Magistrale presso sedi non metropolitane, essendo tali percorsi intrinsecamente molto più costosi di quelli metropolitani e, frequentemente, mere repliche decentrate di essi. Nella definizione dell'offerta formativa relativa ai corsi di laurea e laurea magistrale presso le sedi metropolitane, si è tenuto e si terrà conto delle caratterizzazioni di tale offerta derivanti dalle peculiarità dei territori delle sedi decentrate.
Il Senato Accademico ha comunque stabilito, in ciò supportato dal Consiglio di Amministrazione nella seduta del 4 novembre 2009, di garantire in tutte le sedi non metropolitane (Vercelli inclusa), il regolare completamento di tutti i corsi di studio, organizzati secondo l'ordinamento 509/99, attivi nell'anno accademico 2009/2010.
Nell'anno accademico 2010/2011 sono state assicurate lezioni, esercitazioni e laboratori nelle forme tradizionali per il secondo e il terzo anno dei corsi di Laurea triennali. Nell'anno accademico 2011/2012 saranno assicurate lezioni, esercitazioni e laboratori per il terzo anno delle Lauree triennali e gli studenti potranno sostenere gli esami in sede. Negli anni successivi, per gli studenti della Laurea triennale, saranno individuate appropriate soluzioni di Ateneo per consentire agli studenti di sostenere eventuali esami arretrati e saranno, altresì, individuate modalità opportune per l'accesso dei laureati triennali alle Lauree metropolitane di II livello.
Con particolare riguardo allo specifico mandato conferito al Rettore dal Senato per la progettazione degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), con il concorso delle istituzioni competenti, si rileva che sono già stati attivati 3 ITS di cui 2 a Torino e 1 a Biella.
Va, peraltro, precisato che nell'ambito della formazione istituzionale erogata con modalità diverse, sono state attivate 2 strutture decentrate di supporto agli studenti (SDSS) a Verrés ed a Biella ed è, quindi, concreta la possibilità che in futuro iniziative come quelle indicate vengano realizzate anche a Vercelli.
Per quest'ultima sede, inoltre, considerato anche il tessuto industriale del territorio, sono già state avviate importanti consultazioni con gli esponenti del sistema socio-economico, al fine di imprimere a Vercelli una forte caratterizzazione improntata alla ricerca scientifica.
Si segnala, in particolare, che si è tenuto un incontro presso l'Unione Industriale del Vercellese, cui hanno partecipato il Rettore, i vertici dell'imprenditoria ed alcuni rappresentanti delle istituzioni locali. In tale occasione sono stati manifestati il grande interesse e la disponibilità da parte del Politecnico nei confronti di iniziative di sviluppo della ricerca scientifica a Vercelli, da effettuarsi con l'apporto delle istituzioni competenti e con il diretto coinvolgimento delle aziende locali, dalle quali si attendono proposte e indicazioni sugli ambiti di ricerca il cui sviluppo possa dare importanti ricadute sul territorio.
Da quanto esposto, pertanto, risulta che il Politecnico di Torino sta seguendo con particolare attenzione la valorizzazione della sede di Vercelli.


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ALLEGATO 7

Disposizioni per la celebrazione del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi, per lo sviluppo del Festival Verdi, per la valorizzazione dell'Opera verdiana e sulla dichiarazione d'interesse nazionale della Villa Verdi in Sant'Agata di Villanova sull'Arda e della casa natale del musicista Roncole Verdi.

TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE C. 1373, 1656, 2110, 2777 e 4085 ELABORATO DAL COMITATO RISTRETTO, ADOTTATO COME TESTO BASE DALLA COMMISSIONE
Articolo 1.
(Finalità).

1. La Repubblica, nell'ambito delle finalità di salvaguardia e di promozione del proprio patrimonio culturale, storico, artistico e musicale, celebra la figura di Giuseppe Verdi nella ricorrenza del secondo centenario della sua nascita e ne valorizza l'opera.
2. L'anno 2013, ricorrenza del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi, è dichiarato «anno verdiano».
3. La Villa Verdi in Sant'Agata di Villanova sull'Arda e la casa natale del musicista in Roncole Verdi, rispettivamente residenza e luogo di nascita del compositore Giuseppe Verdi e luoghi nei quali sono conservate importanti memorie della vita e dell'opera del Maestro, sono dichiarati beni culturali di interesse nazionale.

Articolo 2.
(Interventi).

1. Lo Stato riconosce come meritevoli di finanziamento gli interventi di promozione, ricerca, salvaguardia e diffusione della conoscenza della vita, dell'opera e dei luoghi legati alla figura di Giuseppe Verdi, finalizzati ai seguenti obiettivi:
a) finanziare e sostenere, direttamente o in collaborazione con enti pubblici e privati, con associazioni, fondazioni, teatri, emittenti televisive, ricercatori e singoli privati, le attività formative, editoriali, espositive, congressuali, seminariali, scientifiche, culturali e di spettacolo volte a promuovere in Italia, in Europa e nel mondo la conoscenza del patrimonio musicale, artistico e documentario relativo alla figura e all'opera di Giuseppe Verdi, anche in relazione ai riconoscimenti conseguiti sul piano nazionale e internazionale, al fine di dare alle celebrazioni verdiane la più vasta diffusione a livello locale, provinciale, regionale, nazionale e internazionale, con particolare riferimento all'Unione europea, anche mediante l'utilizzazione di tecnologie digitali;
b) recupero, restauro e riordino del materiale storico, artistico, archivistico, museografico e culturale riguardante la figura di Giuseppe Verdi e al recupero, anche edilizio, di sedi idonee per la collocazione di tale materiale per la sua eventuale esposizione al pubblico; prosecuzione delle ricerche sulla storia dell'artista, anche mediante il riordino delle fonti storiche, e pubblicazione dei loro risultati;
c) attuazione di mostre e di iniziative, anche di carattere didattico, finalizzate alla divulgazione dell'opera dell'artista;


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d) promozione della ricerca scientifica in materia di studi verdiani, anche attraverso la pubblicazione di materiali inediti; istituzione di borse di studio ed emanazione di bandi di concorso per l'elaborazione di saggi storiografici e musicologici sull'opera di Giuseppe Verdi, in favore degli studenti dei conservatori e delle accademie musicali, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado, a fini didattici, le «mattinate teatrali - musicali verdiane» con il coinvolgimento di giovani artisti e la rivalutazione e valorizzazione del concorso per giovani cantanti lirici «Corale Giuseppe Verdi» di Parma, per inserire i giovani vincitori in apposite produzioni operistiche;
e) realizzazione di iniziative artistiche, culturali, divulgative e didattiche, anche mediante concerti, mostre e altre manifestazioni anche promosse da associazioni e da istituzioni che hanno come scopo la diffusione delle opere e la salvaguardia della figura di Giuseppe Verdi o comunque finalizzate alla valorizzazione del ruolo artistico e culturale di Giuseppe Verdi;
f) recupero edilizio e restauro conservativo dei luoghi verdiani ubicati nelle province di Milano, Parma, Piacenza e Reggio Emilia;
g) realizzazione di interventi edilizi e impiantistici destinati a migliorare qualitativamente e quantitativamente le infrastrutture degli immobili dedicati o comunque riferibili a Giuseppe Verdi. A tali iniziative è destinata una quota percentuale non inferiore al 20 per cento del contributo straordinario di cui all'articolo 5;
h) valorizzazione delle attività svolte dai soggetti, pubblici e privati, che a diverso titolo operano nel campo della conservazione, dello studio e della diffusione dei materiali verdiani, anche attraverso il potenziamento delle strutture, allo scopo di favorirne la fruizione da parte del pubblico;
i) tutela, salvaguardia e valorizzazione, anche con finalità di promozione turistica, dei luoghi in cui Giuseppe Verdi ha vissuto e operato, anche attraverso interventi di manutenzione, restauro o potenziamento delle strutture esistenti, con particolare riferimento alla Villa Verdi in Sant'Agata di Villanova sull'Arda e alla casa natale del musicista in Roncole Verdi;
h) promozione di progetti contraddistinti da ampi e qualificati rapporti di collaborazione tra istituzioni e soggetti, pubblici e privati, a livello locale, provinciale, regionale, nazionale e internazionale, con particolare riferimento all'Unione europea;
l) realizzazione di ogni altra iniziativa utile per il conseguimento delle finalità della presente legge.

Articolo 3.
(Comitato promotore delle celebrazioni verdiane).

1. Per le finalità di cui all'articolo 1, commi 1 e 2, è istituito il Comitato promotore delle celebrazioni verdiane, di seguito denominato «Comitato», presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri, o da un suo delegato, e composto dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e dal Ministro per i beni e le attività culturali, o da loro delegati, dai presidenti delle regioni Emilia-Romagna e Lombardia, dai presidenti delle province di Milano, Parma, Piacenza e Reggio Emilia, dai sindaci dei comuni di Busseto, Milano, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Villanova sull'Arda, da un rappresentante per ciascuno dei seguenti enti: Fondazione Istituto di studi verdiani, Fondazione Teatro regio di Parma, Fondazione Teatro alla Scala di Milano, Casa Ricordi, Fondazione Arturo Toscanini, famiglia Carrara-Verdi; nonché da quattro insigni esponenti della cultura e dell'arte musicali italiane ed europee, esperti della vita e delle opere di Giuseppe Verdi, nominati con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro per i beni e le attività culturali.


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2. Il Comitato, anche avvalendosi della collaborazione di soggetti privati, ha il compito di promuovere, valorizzare e diffondere in Italia e all'estero la figura e l'opera di Giuseppe Verdi attraverso un adeguato programma di celebrazioni e di manifestazioni culturali, nonché di interventi di tutela e valorizzazione dei luoghi verdiani, attraverso l'utilizzazione delle risorse finanziarie previste dalla presente legge.
3. Al Comitato possono successivamente aderire, previo accordo dei soggetti di cui al comma 1, altri enti pubblici o soggetti privati che vogliano promuovere la figura e l'opera di Giuseppe Verdi.
4. Al termine delle celebrazioni, il Comitato, che rimane in carica fino alla data del 31 dicembre 2014, predispone una relazione conclusiva sulle iniziative realizzate e sull'utilizzazione dei contributi assegnati che presenta al Presidente del Consiglio dei ministri il quale la trasmette alle Camere.
5. Il Comitato costituisce un Comitato scientifico che formula gli indirizzi generali per le iniziative celebrative del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi.
6. Le iniziative celebrative del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi sono poste sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica.

Articolo 4.
(Festival Verdi).

1. Per le finalità di cui all'articolo 1, commi 1 e 2, della presente legge, la Repubblica riconosce quale patrimonio di interesse nazionale il Festival Verdi, di seguito denominato «Festival».
2. Il Festival è organizzato dalla Fondazione Teatro Regio di Parma che per l'ideazione si avvale della collaborazione del Comitato di cui all'articolo 3.
3. Al fine di garantire la realizzazione del Festival, è riconosciuto alla Fondazione Teatro Regio di Parma il contributo di 3 milioni di euro per il triennio 2011-2013. La Fondazione Teatro Regio di Parma annualmente redige e pubblica il bilancio culturale e finanziario del Festival.

Articolo 5.
(Contributo straordinario).

1. Per le celebrazioni del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi è attribuito al Comitato di cui all'articolo 3 un contributo annuo di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011, 2012, 2013, per la predisposizione e per l'attuazione di un programma di interventi finanziari e di iniziative culturali, informative, scientifiche ed educative, anche attraverso l'acquisizione e il restauro dei luoghi verdiani, nelle province di Milano, Parma, Piacenza e Reggio Emilia.
2. Il contributo di cui al comma 1 è versato annualmente al Comitato dal Ministero dell'economia e delle finanze.

Articolo 6.
(Copertura finanziaria).

1. Per le finalità di cui all'articolo 1 è autorizzata la spesa di 2 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2011, 2012 e 2013.
2. Le somme non impegnate entro il 31 dicembre 2011, per le finalità di cui all'articolo 1, sono versate in apposita unità previsionale di base dello stato di previsione dell'entrata del bilancio dello Stato.
3. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge, pari a: 2 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2011, 2012, 2013, per le finalità di cui all'articolo 1; 1 milione di euro annui per ciascuno degli anni 2011, 2012, 2013, per le finalità di cui all'articolo 4, comma 3; 2 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2011, 2012, 2013, per le finalità di cui all'articolo 5, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini


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del bilancio triennale 2011-2013, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2011, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
4. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Articolo 7.
(Entrata in vigore).

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.


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ALLEGATO 8

Disposizioni per l'insegnamento dell'inno nazionale nelle scuole del primo ciclo dell'istruzione. C. 4117 Frassinetti.

EMENDAMENTO E ARTICOLO AGGIUNTIVO
ART. 1.

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. Per le medesime finalità storiche e ideali, al fine di promuovere l'appartenenza territoriale, è previsto altresì lo studio dei simboli identitari della regione di appartenenza.
1. 1.Cavallotto, Goisis.

Dopo l'articolo 1, inserire il seguente:

Art. 1-bis.

1. Ferma restando l'autonomia di ogni singola istituzione scolastica, con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca sono definite le modalità per l'affissione in ogni classe degli istituti scolastici della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado di un pannello con i colori della relativa bandiera regionale con stampato il testo dell'inno «Il Nabucco - Va pensiero» di Giuseppe Verdi.
2. Per le finalità di cui alla presente legge è autorizzata la spesa di un milione di euro per l'anno scolastico 2011.
3. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge, pari a un milione di euro per l'anno 2011, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 39-ter, comma 2, del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222.
4. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
1. 01.Cavallotto, Goisis, Grimoldi.


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ALLEGATO 9

Indagine conoscitiva sullo stato della ricerca in Italia.

PROPOSTA DI DOCUMENTO CONCLUSIVO

1. Premessa.

La VII Commissione, cultura, scienza e istruzione della Camera dei deputati, ha deliberato in data 7 aprile 2009 lo svolgimento di una specifica indagine conoscitiva, volta a verificare lo stato dell'arte della materia, intendendo approfondire le problematiche connesse al settore della ricerca in Italia.
L'indagine è partita dal risultato di un lavoro analogo svolto dal Senato negli anni scorsi, ed ha avuto lo scopo di offrire al Parlamento una «fotografia» il più possibile approfondita ed attuale sulle reali condizioni della nostra ricerca e di presentare proposte e possibili soluzioni per valorizzare questa attività fondamentale per il presente e per il futuro dell'Italia, anche in vista dell'adozione del Programma Nazionale di Ricerca 2010-2012(1). In tal senso, è apparso fondamentale non solo acquisire le esperienze dei vari enti pubblici che si occupano istituzionalmente dell'attività di ricerca in Italia - tra i quali, in particolare, le università, il Consiglio Nazionale delle ricerche (CNR), l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) - ma coinvolgere anche i soggetti impegnati in attività di ricerca industriale e privata. L'indagine, inoltre, ha inteso approfondire il tema della configurazione della «ricerca scien

(1) Si segnala che il Programma risulta pubblicato in bozza, aggiornata alla data dell'11 gennaio 2010, nel sito www.miur.it.

tifica e tecnologica e del sostegno all'innovazione per i settori produttivi» tra le materie a legislazione concorrente tra Stato e regioni, in conseguenza della riforma del Titolo V della Costituzione.
In base al programma deliberato, è stata audita un'ampia gamma di rappresentanti del settore, di diversa estrazione professionale e nazionalità, con una specifica e acclarata competenza in materia. Durante l'indagine, infatti, sono stati auditi, in particolare: docenti universitari, rettori di università pubbliche e private nonché rappresentanti della Conferenza dei rettori delle università italiane; rappresentanze dei ricercatori e dei dottori di ricerca, presidenti e dirigenti dei massimi enti italiani, quali il Consiglio Nazionale delle ricerche (CNR), l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), l'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), l'Istituto nazionale di Fisica Nucleare (INFN), la Stazione zoologica Dohrn; dirigenti della ricerca industriale in Italia, a capo di progetti innovativi quali il Progetto speciale «Ricerca e Innovazione» di Confindustria e dirigenti e componenti dei comitati di valutazione sul sistema universitario e sulla ricerca, quali il Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca (CIVR) e il Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario (CNVSU). È stato audito, inoltre, l'onorevole Bart Gordon, presidente della Commissione scienza e tecnologia della Camera dei rappresentanti del Congresso degli Stati Uniti d'America.
L'indagine conoscitiva, che ha avuto la durata di circa nove mesi, si è articolata,


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tra la metà del maggio 2009 e il marzo 2010, in dieci sedute, con l'audizione di 20 soggetti diversi. Le considerazioni emerse nel corso delle audizioni hanno permesso quindi di approfondire e sviluppare gli obiettivi che la Commissione cultura della Camera dei deputati ha inteso realizzare con lo svolgimento dell'indagine.

2. Obiettivi dell'indagine.

Come è noto, la ricerca rappresenta uno dei settori fondamentali sui quali puntare al fine di aumentare la preparazione e la competitività di tutte le aree di interesse economico e culturale di un Paese. La globalizzazione dell'economia, l'impetuoso sviluppo di Paesi come India e Cina, l'accelerazione dello sviluppo tecnologico hanno determinato infatti la necessità di aumentare la competitività dei settori produttivi, ricorrendo a nuove forme di tecnologia e di sperimentazione, per migliorare le condizioni di vita dei singoli individui e contribuire in modo più consistente allo sviluppo dell'economia nel suo complesso.
D'altra parte, la ricerca in Italia è da tempo «sotto osservazione». Da più parti si lamenta la carenza di risorse pubbliche e private investite nella ricerca e una scarsa attenzione da parte delle istituzioni; altri lamentano la cattiva gestione delle risorse e l'incapacità di incrementare il capitale umano che vi si dedica, tanto che si assiste ad un costante processo di trasferimento in università e imprese straniere di ricercatori e scienziati italiani, che nei Paesi esteri trovano condizioni migliori per esprimere i propri talenti. Al contempo, alcuni affermano che nel nostro Paese esiste in realtà una ricerca «diffusa» e «sommersa», che sfugge alle rilevazioni statistiche e che consente all'Italia di essere, comunque, all'avanguardia in diversi settori. Proprio al fine di rilanciare il settore, è stata d'altro canto approvata la legge 27 settembre 2007, n. 165 recante «Delega al Governo in materia di riordino degli enti di ricerca», alla quale però non è stata ancora data attuazione e che necessità di un'attività di monitoraggio sul campo, per verificare le condizioni di una sua effettiva idoneità al rilancio del settore. In tale quadro, non va inoltre dimenticato il ruolo che l'attività di ricerca sviluppata dalle istituzioni private può svolgere al fine di contribuire allo sviluppo del settore in Italia e l'importanza della collaborazione tra università pubbliche e istituzioni private. Nel corso dell'indagine sono state svolte, infatti, le audizioni di rappresentanti di istituzioni private e di quanti fanno ricerca sul campo, come ad esempio gli stessi rappresentanti di Confindustria, il Presidente della Associazione italiana per la ricerca industriale o il Presidente della Fondazione Filarete, al fine di operare una dettagliata ricognizione dello stato della normativa concernente gli incentivi previsti per l'attività di ricerca svolta dai privati, anche attraverso la comparazione con altri sistemi giuridici stranieri. Le diverse audizioni svolte sulla base del programma hanno così evidenziato luci e ombre del settore della ricerca in Italia; dalle dichiarazioni degli esperti del settore e dalle «memorie» consegnate alla valutazione della Commissione, è stato così possibile avere una visione articolata sulla ricerca in Italia, attraverso l'esposizione dell'ampio ventaglio delle problematiche esposte e delle suggestioni messe in campo, portate all'attenzione dei commissari. Anche i rappresentanti dei diversi maggiori - e storicamente eccellenti - enti di ricerca italiani, nell'illustrare la loro storia e la loro attività, hanno evidenziato uno spaccato significativo della ricerca scientifica in Italia, svolta sulla base dei cambiamenti normativi incorsi negli ultimi anni, tesi alla razionalizzazione e alla riorganizzazione degli enti stessi.
L'indagine conoscitiva ha inteso quindi approfondire i seguenti aspetti:
l'effettivo valore in Italia della ricerca come elemento essenziale dello sviluppo di un Paese;
la consistenza effettiva della filiera dei finanziamenti alla ricerca e i relativi tempi di finanziamento alla stessa e la necessità che i finanziamenti derivanti dai


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diversi soggetti della governance, protagonisti della filiera - Unione europea per una tipologia di interesse continentale, Governo centrale e locale per ricerche di interesse nazionale oltre che per ricerche curiosity-driven, che possono rispondere anche ad interessi più territoriali - possano essere coordinati da un'unica autorità centrale, ottenendo che le diverse realtà istituzionali possano interagire sinergicamente e virtuosamente tra loro;
la necessità di avviare un piano di sviluppo del sistema ricerca sia industriale, sia accademico;
il Programma nazionale di Ricerca come importante momento strategico e caratterizzante, non più procrastinabile, per scegliere come muoversi nel settore della ricerca, individuando nuove metodologie per finanziare le nuove idee;
individuazione di settori competitivi per il futuro del Paese, dalla green technology alle nanotecnologie.

Un altro elemento unanimemente emerso e approfondito è stato quello legato alla certezza dei tempi di finanziamento che è un punto importante per qualunque tipologia di ricerca. Tutti i soggetti auditi, inoltre, hanno fatto rilevare che, pur in un momento difficile per l'economia, occorre saper trovare i finanziamenti per rilanciare il sistema della ricerca nazionale, sia per quanto riguarda l'impresa, sia per ciò che concerne l'università e la ricerca pubblica. Una ricerca innovativa e competitiva che non può però essere disgiunta - come è stato evidenziato nel corso dell'indagine - da sistemi di valutazione scientifica e di controllo, terzi e indipendenti, che sappiano far emergere i risultati e il merito.
Innanzitutto, quindi, il ruolo della ricerca e dell'innovazione, quali efficaci motori di sviluppo economico.

3. Ricerca e innovazione come motori dello sviluppo: l'esperienza italiana e quella statunitense.

Ricerca e innovazione come volani della crescita economica e le problematiche relative ai conseguenti finanziamenti è stato uno dei temi, se non il tema trainante, su cui maggiormente si sono accentrate le riflessioni degli auditi nonché le repliche dei commissari. In particolare la dottoressa Diana Bracco, come presidente del progetto speciale «Ricerca e Innovazione» e rappresentante di Confindustria, nella seduta del 15 luglio 2009, ha sviluppato un'analisi di largo respiro incentrata soprattutto ad individuare e a definire risposte di medio e lungo periodo per una ripresa trainante dell'economia dopo la crisi, basata appunto sull'innovazione, sui processi e sui prodotti innovativi. La dottoressa Bracco ha sottolineato la grande importanza anticiclica del tema ricerca e innovazione, ricordando che Paesi come gli Stati Uniti, la Germania e la Svezia stanno già percorrendo questa strada, investendo in maniera più che significativa nella ricerca, mentre in Italia - come è stato ricordato - non vengono potenziati gli strumenti per la ricerca, bloccando il credito di imposta in ricerca e innovazione, impiegando troppo tempo per far partire i programmi comunitari e lasciando per troppo tempo il Paese senza bandi pubblici per ricerca e innovazione. Si è evidenziato, così, che si è di fronte ad un'emergenza nazionale che richiede un piano di sviluppo non solo economico, ma anche culturale e sociale. In questa ottica, la presidente Bracco ha sottolineato che la Confindustria ha varato un «Progetto speciale Ricerca e innovazione» per farne un progetto-Paese dal punto di vista delle imprese. La dottoressa Bracco ha parlato di un Paese in ritardo soprattutto negli investimenti privati in ricerca e sviluppo ed ha ricordato la particolare struttura sia dimensionale che settoriale dell'industria italiana. Le piccole e medie imprese, ha sottolineato infatti la presidente Bracco, rappresentano numericamente il 99 per cento delle imprese italiane, e investono poco in ricerca e sviluppo - nei settori tradizionali anche meno - mentre le imprese di più grandi dimensioni investono in ricerca e sviluppo una percentuale del fatturato in linea con i competitor di altri Paesi. Indicando le classifiche per settori


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delle imprese europee che investono di più in ricerca e sviluppo, la presidente Bracco ha quindi evidenziato che due imprese italiane sono fra le prime undici nel settore petrolio e gas e nel settore trasporti industriali, aerospazio e difesa, e cinque tra le prime venticinque nei prodotti per la casa. Offrendo poi un'analisi dei dati disaggregati - incrociati con quelli di partecipazione ai bandi europei, nazionali e regionali - la dottoressa Bracco ha evidenziato che è cresciuta notevolmente anche la parte delle piccole e medie imprese che investono in ricerca e innovazione, impegno sottolineato dai dati dell'export. Si tratta di uno sforzo quasi completamente realizzato con risorse proprie, perché il 90 per cento degli investimenti in ricerca e innovazione delle imprese è autofinanziato; impegno rimasto costante, d'altra parte, proprio perché le imprese hanno imparato e si sono convinte di dover fare innovazione per mantenere il livello competitivo, anche in mancanza del supporto pubblico.
Si è evidenziata quindi la stasi quasi completa degli strumenti di finanziamento pubblico per ricerca e innovazione. Al riguardo la presidente Bracco ha ricordato che i bandi nazionali del MIUR mancano dal 2007 e che, per gli ultimi progetti approvati nel 2007 dal MIUR, le imprese vincitrici dei bandi non hanno ancora il contratto né il finanziamento, andando avanti con le proprie forze e lasciando scoperte proprio le aree del Paese in cui è concentrata la ricerca e sviluppo. Dai dati illustrati dalla dottoressa Bracco è emerso come l'investimento privato in alcuni territori regionali - segnatamente Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Liguria - sia leggermente superiore all'1 per cento, quindi al di sotto della media europea, che è 1,39, ma, comunque superiore alla media italiana che è 0,55, dovuta principalmente ad investimenti molto bassi in altre regioni. È stato quindi sottolineato dalla presidente Bracco che la ricerca deve quindi diventare una priorità di Governo, auspicando un nuovo sistema di governance che crei sinergie e la realizzazione di un centro unico che raccordi gli aspetti legati alla ricerca che sono distribuiti presso i diversi Ministeri, per un piano di medio-lungo periodo, che possa basarsi sull'allocazione di risorse adeguate, sicure e certe nel tempo. D'altra parte, l'assoluta necessità di individuare e rendere operativo al più presto un unico e autorevole centro nazionale di coordinamento delle molteplici iniziative dei vari ministeri, per il sostegno della ricerca industriale e dell'innovazione tecnologica, è stato auspicato anche dal professor Renato Ugo,Presidente della Associazione italiana per la ricerca industriale, nella audizione del 20 ottobre 2009. La presidente Bracco ha rilevato infine l'opportunità di fissare un obiettivo concreto per portare al 2 per cento del PIL gli investimenti in ricerca e innovazione, sia pubblici che privati, oggi fermi all'1,1 per cento, anche se la media europea è del 2,7; pur considerando il 2 per cento non una cifra esagerata ma un traguardo possibile su cui lavorare, con uno stanziamento economico di circa 2 miliardi di investimenti pubblici che potrebbero attivare oltre 3 miliardi di risorse private nei prossimi quattro anni. Per quello che concerne settori in crescita da sviluppare è stato portato l'esempio della green technology come tema veramente pervasivo, in cui si potrebbero sviluppare livelli di competitività internazionale. Anche il Professor Renato Ugo, nella seduta già ricordata del 20 ottobre 2009, ha toccato in parte tematiche analoghe rilevando la cronica debolezza dell'Italia rispetto a nazioni come Francia, Germania e Regno Unito e sottolineando che tali Paesi, pur avendo dei PIL molto simili ai nostri, spendono molto di più in ricerca e innovazione con una media europea che ammonta, come già precedentemente ricordato, al 2 per cento, contro l'1,1 per cento dell'Italia, cifra che posiziona l'Italia fra i fanalini di coda circa le capacità innovative e di ricerca degli Stati membri. Occorre, tuttavia, considerare che la dimensione dell'investimento privato in ricerca, largamente sottodimensionato rispetto agli altri paesi industrializzati, dipende anche dalla larga prevalenza di PMI nel tessuto industriale italiano.


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Dalla visuale differente offerta dagli Stati Uniti, Bart Gordon, Presidente della Commissione scienza e tecnologia della Camera dei rappresentanti del Congresso degli Stati Uniti d'America, nella seduta dell'11 novembre 2009 ha affrontato argomenti analoghi e, sulla scorta di quanto avviene negli Stati Uniti, ha insistito sulla necessità di investimenti per la ricerca e l'innovazione, via obbligatoria per la ripresa dello sviluppo economico dei Paesi in una nuova era contraddistinta dalla globalizzazione e dall'entrata in scena di nuovi competitors. Bart Gordon ha evidenziato aspetti e problematicità, soprattutto inerenti la difficoltà di far tradurre gli investimenti in ricerca, in crescita economica e occupazione. Partendo dalla situazione specifica statunitense dove per gli investimenti nella ricerca, le competenze sono diffuse tra molti enti, il presidente Gordon ha sottolineato la necessità di formulare delle priorità trasversali a livello nazionale e di mobilitare le risorse e le competenze tra tutti gli enti preposti. Pertanto, come auspicato anche per l'Italia sia dalla dottoressa Bracco che dal professor Ugo e dal Rettore Fabiani, il rappresentante statunitense ha evidenziato la presenza negli USA di un centro di coordinamento che, anche sotto il profilo dell'azione legislativa, viene svolto dalla Commissione da lui presieduta. La funzione di coordinamento e di identificazione delle priorità di investimento, ha sottolineato Gordon, è indispensabile per valorizzare le risorse finanziarie e intellettuali e per far fronte alle esigenze a livello nazionale e globale. Un criterio per fissare delle priorità può essere quello della competitività economica o delle esigenze della società. Il presidente Gordon ha evidenziato che per i finanziamenti, non si segue un criterio basato sull'anzianità o sull'influenza politica, ma basato sul merito scientifico, sostenendo la ricerca interdisciplinare, finanziando centri in cui la ricerca viene effettuata in équipe e con altri modelli collaborativi. È presente, inoltre, un programma per la ricerca innovativa nelle piccole aziende, per aumentare il coinvolgimento delle piccole aziende ad alto tenore tecnologico nello sforzo di ricerca e sviluppo a livello federale. Questo programma finanzia le nuove aziende che vogliono mettere a punto tecnologie commerciali o svolgere ricerche di particolare interesse. Secondo la normativa vigente, ha spiegato Gordon, ogni ente preposto alla ricerca a livello federale deve accantonare una parte del suo bilancio per questi due programmi dedicati alle piccole imprese. Poiché, anche negli Stati Uniti è stato evidenziato che la parola chiave è «occupazione», gli investimenti nella ricerca possono portare alla creazione di posti di lavoro validi e gli investimenti nell'istruzione danno alle persone le competenze di cui hanno bisogno per potere svolgere quelle mansioni. Solo creando una base di consenso su questi valori si può far crescere ricerca, occupazione e sviluppo.
Con quali strumenti è l'altro profilo che è emerso nel corso dell'indagine conoscitiva svolta dalla Commissione.

4. Gli strumenti per gli investimenti alla ricerca: i finanziamenti pubblici, quelli privati e il credito d'imposta.

Uno dei punti critici più ricorrenti, sollevati da più parti, è quello legato agli investimenti e ai finanziamenti alla ricerca, sia di natura pubblica che privata. A questo proposito, nell'audizione del 20 ottobre 2009 il Presidente dell'INAF Professor Tommaso Maccacaro ha citato anche il Presidente della Repubblica, che più volte ha richiamato l'attenzione sul problema affermando che per la ricerca italiana è indispensabile reperire maggiori risorse, sia umane, che materiali, con un piano di finanziamento pluriennale. Ciò non significa, come già ricordato, che non si debba anche spendere meglio e che, dove necessario, si possa ridistribuire, onde ottimizzare quello che già si investe. D'altra parte, il Presidente del CNR Professor Luciano Maiani nella prima seduta del 14 maggio 2009, ha evidenziato che il Consiglio Nazionale delle Ricerche riceve dallo Stato un contributo, il cosiddetto


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«fondo di funzionamento ordinario», che copre il 67 per cento del totale delle entrate. Di questo 67 per cento, circa il 43 per cento viene speso per gli stipendi, mentre la frazione restante viene investita in spese di infrastrutture e affitti; il contributo dello Stato non copre dunque completamente le spese fisse dell'Ente. Il contributo dato al fondo di finanziamento si è mantenuto sostanzialmente costante in termini monetari, pur con una perdita dovuta all'inflazione; un aspetto comune a tutti gli enti di ricerca italiani, che hanno subito d'altra parte, a differenza del CNR, anche notevoli decurtazioni. Rimane costante il fatto che, pur rientrando il CNR in un modello virtuoso - infatti per ogni euro investito dallo Stato, si è in grado di spenderne 1,5-1,6, giacché la differenza viene garantita dai contratti che il CNR conquista sul mercato - la parte più grossa rimane costituita dal fondo di finanziamento ordinario, mentre l'altra riguarda la vendita di prodotti e prestazioni di servizi prevalentemente in campo medico (settore pubblico e privato), attività internazionali, regioni ed Enti locali, altri Ministeri.
L'ingegner Giovanni Lelli, Commissario dell'Agenzia ENEA ha confermato che i finanziamenti per gli Istituti sono la parte più delicata e di rilievo a cui sono stati dedicati i primi sei mesi di commissariamento dell'ENEA, volti alla ricerca di finanziamenti, organizzando in maniera specifica e funzionale a questo scopo alcune unità organizzative dell'ENEA, dedicandole al trasferimento tecnologico e al drenaggio di finanziamenti comunitari. In tal senso, nel bilancio di previsione 2010 dell'ENEA, basato sulla previsione di 300 milioni di euro, 200 milioni sono riferibili al contributo ordinario dello Stato e 60 milioni come finanziamenti reperiti dal mercato della ricerca nazionale ed europea. Una situazione grave è stata denunciata dal Professor Maccacaro, presidente dell'Istituto nazionale di astrofisica (INAF), nella seduta del 20 ottobre 2009, nel corso della quale ha sottolineato che, passando dal comparto università al comparto ricerca, per effetto di un decreto di riordino del 2005 dell'allora ministro Moratti, l'INAF ha perso l'accesso ai fondi per l'edilizia universitaria, senza ricevere un adeguamento della sua dotazione per il funzionamento ordinario, perché la riforma appunto era a costo zero. Da due anni ormai, l'INAF, avendo esaurito le sue riserve finanziarie, ha dovuto ricorrere, come ha evidenziato il presidente dell'Istituto, all'indebitamento esterno, contraendo mutui con la Cassa depositi e prestiti, per far fronte alle spese obbligatorie per la messa a norma e in sicurezza delle molte sedi. Il ricorso all'indebitamento esterno, è stato ricordato, rappresenta una soluzione estrema e impossibile da replicare sul lungo periodo, e da questo punto di vista è stata evidenziata la necessità di un intervento finanziario ad hoc da parte del ministero vigilante. Medesime criticità sono emerse dall'esposizione tenuta il 26 gennaio 2010 dal Professor Petronzio, presidente dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN), che ha definito il problema finanziario la piaga della ricerca italiana. Il presidente dell'INFN ha sottolineato che la metà del finanziamento destinato all'ente va per le spese del personale e circa la metà nell'investimento per la ricerca: come ha rilevato Petronzio, il denaro disponibile per la ricerca negli ultimi cinque anni di è ridotto del 40 per cento. È stato fatto notare, quindi, che senza investimenti, senza nuove potenzialità per grandi infrastrutture di ricerca il meccanismo stesso dell'ente rischia di implodere. Problematiche diverse, ma uguali criticità rispetto agli investimenti e ai finanziamenti alla ricerca sono state sollevate nel settore della ricerca privata.
Il Professor Renato Ugo, Presidente dell'Associazione italiana per la ricerca industriale (AIRI), nella seduta del 20 ottobre 2009, ha fatto rilevare la debolezza dell'Italia rispetto al contesto internazionale, per quanto riguarda non solo gli investimenti per la ricerca ma anche nel definire e attuare politiche nazionali per il sostegno della ricerca pubblica e privata che siano adeguate alla competizione mondiale e la necessità di strumenti per il


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sostegno della ricerca industriale e dello sviluppo tecnologico e il loro finanziamento con continuità nel tempo. Il professor Ugo ha sottolineato che per lo stato della ricerca industriale italiana sta divenendo rilevante l'effetto dei continui, e spesso non ancora conclusi, processi di ristrutturazione e anche della progressiva riduzione, frantumazione, e talvolta scomparsa, di alcune grandi industrie, in settori caratterizzati da un alto contenuto tecnologico, come la farmaceutica, la chimica e le apparecchiature per le telecomunicazioni. In particolare il professor Ugo ha fatto riferimento al grande patrimonio industriale italiano, ora scomparso, che era rappresentato da Montedison, Farmitalia Carlo Erba, Telettra, Italtel. Inoltre è stato sottolineato che anche le multinazionali di questo settore, che portavano avanti attività di ricerca, si stanno allontanando dall'Italia: un fatto molto grave, che solo in parte è stato controbilanciato dall'avvenuta ristrutturazione e dal rilancio di alcune ex partecipate statali, operanti nell'energia, l'Eni ad esempio, nella difesa, e nell'aerospazio, la Finmeccanica. La conclusione di tale cambiamento, ha affermato il Professor Ugo, porta a considerare che vi è un numero minore di imprese di medio-grandi dimensioni, rispetto al recente passato, che operano nel Paese in settori di rilevanza tecnologica e quindi strategica. Il presidente dell'AIRI ha anche evidenziato che il quadro delle politiche di sostegno della ricerca industriale italiana, all'inizio degli anni 2000, sembrava consolidato in una legge-quadro, la n. 297 del 27 luglio 1999, recante il riordino della disciplina e snellimento delle procedure per il sostegno della ricerca scientifica e tecnologica, per la diffusione delle tecnologie, per la mobilità dei ricercatori. La legge n. 297 riprendeva e razionalizzava la legislazione che, a partire dalla legge base, la n. 46 del 117 febbraio 1982 - norma fondamentale per lo sviluppo della ricerca industriale -, si era venuta sviluppando negli anni '80 e '90, in maniera poco coordinata. La n. 297 del 1999, ed in particolare gli articoli 5, 6, 10 e 12 che sono i più rilevanti, sono privi di finanziamento nella maniera prevista all'atto dell'approvazione, per cui la legge stessa, in assenza dei mezzi per svilupparsi, non ha potuto raggiungere gli obiettivi che si era posta. In definitiva, una legge che era stata varata per dare una spinta è stata molto meno efficace di quanto previsto e ha anche causato un suo svilimento, a causa della lentezza dei processi di valutazione e di erogazione. Anche questo è dovuto al fatto che, spesso, in maniera inaspettata, per ragioni ovvie, venivano bloccati i finanziamenti; molto spesso, ha aggiunto il Professor Ugo, un progetto presentato nel 2000, finiva per essere finanziato nel 2007, il che significava perdere le risorse assegnate. A partire dal 2007, si è ricorso quindi, anche su pressione delle aziende e di Confindustria, allo strumento fiscale, cioè al credito d'imposta, per sostenere la ricerca industriale. Le agevolazioni concesse automaticamente pari al 10 per cento dei costi del 2007, nel 2008, come credito d'imposta, ammontavano a 712 milioni di euro, per 11.800 domande. Tuttavia, il 94 per cento di queste ultime erano concentrate nel centro nord e solo l'1,4 per cento delle stesse presentava contratti coinvolgenti università ed enti pubblici di ricerca. In totale, quindi, la spesa sostenuta nel 2007 ammontava a 7,1 miliardi di euro, pari all'82 per cento della spesa per la ricerca e lo sviluppo. Come esplicato dal Presidente Ugo, l'entità inattesa di questa cifra ha evidenziato l'uso non corretto di questo intervento per cui improvvisamente tutti erano diventati ricercatori. Per tale motivo, il Ministero dell'economia e delle finanze ha bloccato lo strumento fiscale indicato, che invece poteva essere molto utile.
Da più soggetti auditi è stato ricordato poi che il credito d'imposta si configura come una tipologia di strumento incentivante, agile e diretto, anche se di difficile controllo, ed in crescita costante negli ultimi anni, nel mondo. Al riguardo la stessa dottoressa Bracco, nella seduta del 15 luglio 2009, ha ricordato che circa 29.000 imprese sono state considerate ammissibili, delle quali però circa 22.000


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rischiano di restare escluse per mancanza di risorse e ha sottolineato la forte convinzione delle imprese sul fatto che lo strumento del credito di imposta sia fondamentale, perché è accessibile a tutti senza distinzioni, giacché consente di fare ricerca nel proprio settore senza dover rientrare in alcuni settori specifici segnalati come prioritari, portando così avanti la propria idea imprenditoriale. Il dato emerso da un panel di imprese realizzato da Confindustria, ha illustrato ancora la dottoressa Bracco, evidenzia che circa il 70 per cento delle imprese che ha utilizzato il credito d'imposta ha aumentato o consolidato gli investimenti in ricerca e sviluppo e che il 64 per cento ha aumentato o confermato le commesse di ricerca con università e enti pubblici. Ricordando esperienze analoghe in atto in Europa la dottoressa Bracco ha sottolineato che è necessario cambiare mentalità dando fiducia alle imprese e attuando severi controlli ex post in modo da evitare un cattivo uso delle agevolazioni.
Un altro capitolo importante dei finanziamenti che sta assumendo un ruolo sempre più preminente nelle attività e nei bilanci degli enti è la cosiddetta attività di fund raising, la raccolta di fondi da destinare alla ricerca. In particolare il Professor Rossini del Campus Biomedico, nell'audizione del 2 dicembre 2009, ha parlato dell'attenzione posta dal Campus lavorando in maniera approfondita sulle possibilità offerte dall'utilizzo del «5 per mille». Esemplare il caso del Comitato Telethon che, come specificato nella seduta del 15 dicembre 2009 dalla dottoressa Monaco del medesimo istituto, è nato sulla raccolta fondi e continua con successo un percorso virtuoso, anche se oggi gli Istituti Telethon con il passare del tempo, dipendono in misura sempre minore dal finanziamento Telethon. Essi hanno, infatti, spinto scienziati molto validi a procurarsi fondi altrove, soprattutto all'estero - ad esempio dalla Comunità europea, dai fondi ministeriali o dal National Institutes of Health (NIH) - in sintonia con tutti gli altri Enti e Istituti di ricerca italiani che hanno partecipato alle audizioni svolte dalle Commissione. Sul tema del fund raising si è soffermato in particolare l'onorevole Antonio Palmieri, rappresentante del Popolo della Libertà, uno dei promotori dell'indagine conoscitiva, che lo ha descritto come un modello innovativo, anche se ormai perfettamente collaudato, che va arricchito continuamente, pur proseguendo nel solco di una via tracciata all'origine. L'attività della raccolta fondi, anche con il ricorso al 5 per mille, è infatti un'attività capace di coinvolgere le persone. A giudizio dell'onorevole Palmieri, tutto ciò consente al singolo cittadino di essere coprotagonista di una realtà che altrimenti sarebbe per lui troppo grande e irraggiungibile e quindi meritevole di lode; un'opportunità che richiama la sussidiarietà e che si configura come un metodo tra i migliori per far sviluppare e crescere la ricerca.
Sempre tenendo conto peraltro delle principali difficoltà incontrate dai ricercatori.

5. Le problematiche dei ricercatori, confronto con le esperienze straniere. Il caso ISPRA.

Il problema dei ricercatori in Italia è noto, ed anche questo è stato un argomento sul quale si sono soffermati diversi fra i soggetti auditi. All'Italia, come evidenziato dal Presidente del CNR Luciano Maiani, nella seduta del 14 maggio 2009, partendo dal Programma quadro dei diversi Paesi, ritorna circa l'8,8 per cento dal Programma quadro, laddove l'Italia investe in Europa e nel Programma quadro il 12 per cento delle risorse. Il dato fornito è interessante, se incrociato al dato delle risorse pro capite per ricercatore italiano dal Programma quadro, ove si evince che l'Italia non è al di sotto di quelle degli altri Paesi; l'Italia ha infatti un numero di ricercatori per forza lavoro nettamente inferiore a quello degli altri Paesi. Tuttavia, come ha sottolineato il Presidente Maiani, i dati sono riferiti a ricercatori strutturati. È stato evidenziato infatti un errore sistematico: i ricercatori italiani


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non sono più bravi di quelli inglesi o tedeschi, ma la situazione italiana, dove il fenomeno dei precari è di dimensioni maggiori rispetto ad altri paesi, tende a far salire il risultato italiano per ricercatore, perché dietro ogni ricercatore strutturato c'è un numero di precari superiore a quello presente in altri Paesi. I valori, indicanti la qualità dei ricercatori italiani, sempre non inferiore a quella degli altri Paesi, fa capire, ha evidenziato Maiani, che il problema dell'Italia consiste nell'averne un numero esiguo. Lo stesso Professor Maiani ha inoltre ricordato che è stato attivato, da CNR e regione Lombardia il programma Mind in Italy, consistente nella formazione temporanea di dottorati di ricerche, di post DOC e ricercatori, volto allo sviluppo di nuove tecnologie e strumenti per l'efficienza energetica; risorse biologiche innovative per lo sviluppo sostenibile del sistema agroalimentare; processi high tech e prodotti orientati al consumatore per il manifatturiero lombardo; nanoscienze per materiali e applicazioni biomediche. È stato anche ricordato, per quello che concerne i bandi europei a cui partecipano i ricercatori dei vari Paesi, che i risultati dei bandi dell'European Research Council, relativi ad attività di ricerca curiosity driven, evidenziano come i giovani ricercatori italiani partecipino con entusiasmo e siano spesso tra i vincitori. Il piazzamento dell'Italia indica ancora una volta, infatti, l'alta qualità delle ricerche: su circa 30 vincitori, 7 sono del CNR. Per quanto riguarda l'interazione con l'industria, nel bando «Industria 2015» il CNR ha partecipato ai bandi «Efficienza energetica e Mobilità sostenibile» con un buon posizionamento: per la Mobilità sostenibile l'ente partecipa a 9 dei 22 progetti selezionati, per l'Efficienza energetica a 12 dei 28 progetti, addirittura tra i primi posti. Questi indicatori testimoniano quindi come i ricercatori e gli istituti del CNR siano in grado di reggere alla concorrenza.
Per ciò che riguarda la situazione dei ricercatori dell'INAF, il Professor Maccacaro ha denunciato un'anomalia: convivono infatti nell'Istituto, caso unico nel panorama degli enti di ricerca, due distinti ordinamenti, quello degli astronomi, non contrattualizzati, che hanno lo stato giuridico universitario e sono circa 300, almeno fino al 31 dicembre del 2009 e quello degli altrettanto numerosi ricercatori contrattualizzati. Ciò pone l'esigenza di garantire pari opportunità di trattamento a tutto il personale di ricerca, che appartiene a profili professionali equivalenti e che, come tale, svolge omologhe mansioni. Lo stesso Bart Gordon, nella sua audizione, ha ricordato che spesso le idee più creative vengono dei giovani. Tuttavia, nell'ambito scientifico vige un sistema gerarchico che a volte blocca i giovani. Ciò tende ad accadere dovunque e per tale motivo negli Stati Uniti, ad esempio, le università danno dei fondi ai nuovi docenti universitari, i più giovani, consentendo anche l'accesso degli studenti e dei laureandi ai laboratori, per arrivare a svolgere delle ricerche preliminari che possano poi giustificare la richiesta di un finanziamento federale. In tal senso, ha sottolineato Gordon, sono previsti programmi di finanziamento per i giovani docenti e borse di studio per i laureandi e dottorati.
Il rettore Fabiani, nell'audizione del 27 ottobre 2009, dedicata ai rappresentanti della CRUI, in merito ai ricercatori, ha evidenziato che si stanno aspettando da qualche anno i concorsi per ricercatori, con il rischio di perdere tutta una leva di giovani, che sta andando all'estero, perché non vi è la possibilità di dare loro una prospettiva. Tale dato è stato ritenuto fondamentale da parte di quasi tutti gli auditi e la problematica, come è noto, ha investito il dibattito sulla riforma universitaria, nel corso del quale è stata individuata una delle carenze del funzionamento delle attività di ricerca, nelle entrate discontinue. Ci si trova così a dover far fronte ad una limitatissima internazionalizzazione, a pochi ingressi dall'estero e a scambi limitati soprattutto in entrata. Inoltre, si pone il problema dell'evidente anzianità del capitale umano, la quale però non è dovuta alle caratteristiche dell'università, ma proprio alla mancanza


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di un flusso in entrata, di rinnovamento, che invece deve essere messo in atto. Il rettore Fabiani ha inoltre ricordato che l'Italia ha un numero di dottorati, cosiddetti post DOC e ricercatori, minore della Germania, dell'Inghilterra e della Francia, che hanno da tre a cinque volte il numero italiano di dottorandi per milione di abitanti. La stessa proporzione si ripete, all'incirca, per quanto riguarda i ricercatori. Per l'Italia, come è noto, le risorse sono limitatissime per i ricercatori e relativamente alla media europea a quindici Paesi, il Paese è decisamente al di sotto, mentre si è molto vicini alla media europea a ventisette Paesi. Secondo Fabiani però il confronto che deve interessare maggiormente è quello con Paesi come la Germania, la Francia, l'Inghilterra, ovvero con i Paesi che sono i nostri partner naturali.
Le contingenze economiche attuali e i loro riflessi sulla situazione dei ricercatori e dei dottori di ricerca in Italia sono state bene messe in luce anche dai rappresentanti dell'Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia (ADI) nella seduta del 2 dicembre 2009 e dai rappresentanti dell'Istituto superiore per la Protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), nella successiva seduta del 15 dicembre 2009. Nel corso delle audizioni si è fatto riferimento più volte alla Carta europea dei ricercatori ed è stato fatto notare che il nostro sistema resta caratterizzato dalla figura del dottorando senza borsa, che interessa circa la metà dei dottorandi italiani. Si tratta di soggetti che non ricevono alcun sostegno economico per l'attività che svolgono. È stato sottolineato altresì come tale figura sia da superare, evitando però di incidere sul numero delle borse messe a disposizione; occorre cioè evitare che, per superare il problema del dottorato senza borsa, si finisca poi per limitare i posti messi a concorso. Si è fatto notare che i rilevanti tagli al bilancio complessivo in materia di università e ricerca hanno imposto una riduzione pesantissima dei concorsi banditi. Il dato è ricavabile facilmente confrontando il numero dei bandi degli anni passati con quelli attuali. Si è anche registrato un sensibile taglio alle borse di dottorato per l'anno in corso. A questo proposito, il dottor Fernando D'Aniello, Segretario dell'ADI, ha sottolineato che, con tutta evidenza, non è possibile assicurare una buona qualità della ricerca per percorsi di dottorato ridotti a poche o pochissime unità. Il pericolo vero è la scomparsa del dottorato di ricerca, sia come terzo livello della formazione - espressione utilizzata in chiave comunitaria per definire il dottorato di ricerca - sia della scomparsa del dottorato come strumento di accesso alla ricerca stessa. Secondo i dati EUROSTAT, poi, l'Italia è attualmente il Paese in cui, rispetto alla popolazione complessiva, c'è il numero più basso di dottori di ricerca, contrariamente alla comune credenza. Su questi temi è intervenuto anche il dottor Massimiliano Bottaro, ricercatore non strutturato dell'ISPRA, il quale, nel corso dell'audizione del 15 dicembre 2009, ha illustrato la gravissima situazione in cui versava l'istituto e, più in generale, la ricerca ambientale pubblica, fornendo una fotografia reale del precariato legato alla ricerca scientifica in Italia. Bottaro ha ricordato che l'ISPRA, istituito con decreto legge nel giugno del 2008, doveva rappresentare il centro di eccellenza e di riferimento per tutte le tematiche ambientali del Paese. Esso ha accorpato, o per meglio dire ha fuso insieme, tre storici istituti e agenzie vigilate dal Ministero dell'ambiente: l'Istituto centrale per la ricerca sul mare, l'Istituto nazionale per la fauna selvatica e l'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici. Lo scopo di tale fusione era quello di avere una struttura, in materia ambientale, analoga all'Istituto superiore di sanità con il compito di dare pareri di competenza e supporto tecnico al legislatore, al fine di una tutela e di una conservazione ottimale del patrimonio ambientale italiano. Mentre nella pratica, ha rilevato Bottaro, si è proceduto, dopo solo un anno e mezzo, ad una forte burocratizzazione, che ha portato allo smantellamento di tutte quelle regolamentazioni snelle e dinamiche che ne rappresentavano la forza e che sono proprie di un istituto di ricerca; soprattutto, ha avuto inizio un


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vero e proprio smantellamento di tutto il personale tecnico-scientifico non strutturato, ovvero precario. È stato fatto notare quindi che la maggior parte dei giovani ricercatori - che giovani in realtà non sono, in quanto si parla di persone che hanno in genere tra i trentacinque e i quarantacinque anni - non godono di posti di ruolo, ovvero lavorano con i cosiddetti contratti flessibili della ricerca. Si tratta, tuttavia, di persone che lavorano, con grande spirito di servizio, apportando enormi benefici al Paese. Bottaro ha ricordato che nel gennaio 2009 non sono stati rinnovati i contratti, in maniera del tutto estemporanea ed improvvisa, a una cinquantina di ricercatori precari, e che a giugno non sono stati rinnovati i contratti ad altri duecento ricercatori. È stata fatta notare l'incongruenza di tale modo di procedere; nonostante statutariamente l'ISPRA debba ancora far fronte alle missioni ereditate dai tre enti, dopo un anno e mezzo, non gode ancora di un proprio statuto e di un proprio regolamento. Inoltre, ha evidenziato Bottaro non si comprende secondo quale parametro di razionalizzazione delle risorse si possa continuare a far fronte agli alti compiti che ISPRA deve affrontare, se si riduce circa del 40 per cento il personale. Il problema è che lo Stato ha investito molto sulla loro formazione e che molti di questi ricercatori precari sono lusingati da diversi Paesi stranieri. La situazione dei ricercatori dell'ISPRA può essere esemplificativa e paradigmatica di analoghe situazioni italiane.
La ricerca accademica è d'altra parte un altro tema rilevante emerso nel corso dell'indagine.

6. La ricerca accademica.

Nell'audizione del 27 ottobre 2009 il Professor Giovanni Puglisi, Rettore della Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM e il Professor Fimiani, Rettore dell'Università degli studi Roma Tre, hanno affrontato diversi temi oggetto dell'indagine, incentrando il discorso sulle problematiche attuali della ricerca scientifica universitaria. In particolare, sono stati evidenziati i punti riguardanti il ruolo della ricerca, le condizioni della ricerca nell'università, la valutazione e gli interventi. Il professor Puglisi ha avanzato una riflessione sulla centralità della ricerca nel mondo universitario, intesa come asse costitutivo di una erogazione di servizi didattici fondati sulla ricerca. È stato sottolineato il nodo inscindibile che unisce università e ricerca, in quanto non esiste università senza ricerca, ma anche il fatto che non esiste ricerca che non abbia una scuola a valle delle attività di laboratorio. Dagli indicati rettori è stato evidenziato che la ricerca italiana è di ottimo livello, pur soffrendo in termini di risorse e di personale. In particolare, per il sistema universitario sono stati individuati seri problemi in termini di valutazione dei percorsi, argomento ripreso anche in altre audizioni specifiche, e in termini di difficoltà di mantenimento gestionale del personale e delle strutture. È stata anche sottolineata la necessità della continuità della ricerca accademica e universitaria, ritenendo che la ricerca spot non giova e non dà risultati durevoli. Al contrario, occorre puntare verso un sistema di ricerca che valorizzi le realtà che fanno ricerca, ma che allo stesso tempo guardi ad un piano sistemico di sviluppo del Paese, nella sua attività di produzione e di ricerca. Il rettore Fabiani ha posto in particolare l'accento su alcune carenze strutturali del sistema italiano della ricerca, individuandole come carenze a carattere permanente, non riguardanti solo gli ultimi anni. Carenze che, è stato detto, riguardano tutto il sistema italiano della ricerca: l'assenza di un progetto nazionale della ricerca, il funzionamento del sistema ricerca all'interno dell'università e degli enti di ricerca, la scarsissima disponibilità di risorse e la mancanza di controlli efficaci sul merito e sui risultati. Deficienze del sistema, evidenziate d'altra parte anche in altre audizioni, dalla maggior parte dei soggetti auditi.


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Analoghe considerazioni sono state emerse in merito alla ricerca di base e applicata, caratterizzate da un'apparente dicotomia.

7. Ricerca di base e applicata, in particolare la tematica degli spin off.

Il tema dell'apparente dicotomia tra ricerca di base e ricerca applicata, è stato affrontato in modo trasversale nel corso dell'indagine. Molti dei soggetti interessati hanno parlato della necessità di destinare una parte dei finanziamenti alla ricerca di base, soprattutto in ambito universitario e all'interno del sistema dei laboratori nazionali. Si è rilevata quindi l'esistenza di una preoccupazione diffusa, secondo cui gli enti preposti alla ricerca sarebbero troppo prudenti nei loro investimenti, privilegiando ricerche a basso rischio, piuttosto che ad alto, ma più innovative. A tal fine, il già ricordato Bart Gordon, Presidente della Commissione scienza e tecnologia della Camera di rappresentanti del Congresso degli Stati Uniti d'America, nella sua audizione dell'11 novembre 2009 ha ricordato la creazione negli Stati Uniti dell'Advanced Research Projects Agency-Energy (ARPA-E), proprio per sviluppare la ricerca più innovativa in campo energetico con un rischio più elevato, sul modello della Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), l'ente di ricerca della Ministero della difesa, che ha finanziato i progetti che hanno portato allo sviluppo di Internet e del Global Positioning System (GPS). Sulla linea americana si è posta l'esperienza raccontata dal Professor Paolo Maria Rossini, Direttore del Centro integrato di ricerca (CIR) del Campus Bio Medico, nel corso del suo intervento nella seduta del 2 dicembre 2009, il quale nel descrivere le nove aree di ricerca - alcune trasversali, di cui una dedicata ai ricercatori giovanissimi - ha ricordato che tali esperienze hanno fatto riferimento ad Harvard ed ai grandi centri aereospaziali americani: in specie l'Advanced Concept Team, composto da un gruppo che deve puntare ad una ricerca di base molto alta, cercando di intuire dove andrà la ricerca fra dieci o venti anni. Ciò, ha sottolineato il Professor Rossini, comporta un tasso di mortalità altissima dei progetti, ma basta un brevetto che trova applicazione industriale per consentire all'ente di vivere un enorme successo scientifico con un elevato rendimento economico.
Il Professor Maccacaro, nell'audizione del 20 ottobre 2009, ha ben sintetizzato il rapporto tra ricerca di base e applicata anche nell'ottica di una eventuale riforma volta ad una maggiore produttività ed efficienza della ricerca e della sua adeguatezza alle necessità del Paese, al suo ruolo in un contesto internazionale, al suo futuro. A tal proposito il presidente dell'INAF ha sottolineato che occorre salvaguardare tanto la capacità di innovazione e sviluppo tecnologico, quanto l'importanza della ricerca di base, che «sta alla ricerca applicata, come i ghiacciai stanno ai fiumi che irrigano il territorio, rendendolo fertile. Se smette di nevicare in montagna, non subito, ma dopo qualche anno, inesorabilmente, i fiumi seccano e le campagne inaridiscono». Il Professor Maccacaro ha quindi portato all'attenzione dei commissari l'esempio concreto dell'INAF che, pur occupandosi di ricerca fondamentale di base, nel campo dell'astronomia, dell'astrofisica, ha una particolare attenzione alle ricadute tecnologiche per il Paese e per le sue industrie. Ad esempio, si utilizzano e studiano i nuovi materiali, come il carburo di silicio, per sviluppare nuove tecnologie che permettono, non solo, di costruire telescopi spaziali adatti allo studio dei buchi neri; i materiali innovativi sono d'altra parte messi a disposizione della comunità medica e dell'industria nazionale, così che lo stesso materiale biocompatibile, con delle proprietà estreme per leggerezza e per resistenza, può essere usato in protesi ortopediche, eliminando o riducendo la necessità di reimpianto. Inoltre, la focalizzazione della radiazione X è messa a disposizione della diagnostica medica, così che si possano fare radiografie con minori dosi, ma altrettanta qualità di immagini, a beneficio dei pazienti. Il dottor Mario


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Zanone Poma, Presidente della Fondazione Filarete, nella seduta dell'11 marzo 2010, ha fatto riferimento alle nove piattaforme tecnologiche che sono coordinate e impersonate da nove professori universitari di altissimo livello, anche internazionale, che vi lavorano in modo integrato, essendo presenti competenze come la genomica, la proteomica, le cellule vegetali, le cellule animali, la micro e la nano tecnologia. Si tratta di ricerche avanzate, per esempio, sulla microfluidica tra la parte nanotecnologica e la parte più tipica del mondo cellulare, progetti che forse non sarebbero mai nati singolarmente se i vari ricercatori non avessero lavorato insieme in tale contesto. Peraltro, come è stato fatto rilevare nella seduta del 15 luglio 2009 da uno dei proponenti dell'indagine conoscitiva, l'onorevole Luigi Nicolais, vicepresidente della Commissione, la ricerca curiosity-driven ha un approccio diverso da quella orientata, di interesse dell'impresa, ma sempre più, rispetto al passato, queste due ricerche molto spesso vengono a coincidere. È stato sottolineato infatti che oggi il tempo di utilizzazione di un «risultato» della ricerca conoscitiva può diventare molto breve e quindi si può passare rapidamente da una ricerca che nasce come fondamentale ad una applicata, individuando in una ricerca applicata una serie di nuove informazioni, che si inseriscono in un settore teso a spostare la frontiera della conoscenza. D'altra parte, come è stato spesso ricordato, è proprio la ricerca di base che porta a scoperte rivoluzionarie per l'economia e per la società, dal momento che è da questa ricerca libera e di base che sono venuti i maggiori avanzamenti culturali, scientifici e tecnologici.
La tematica degli spin-off che vanno sostenuti è stato un altro argomento fortemente dibattuto, evidenziandosi che dove gli spin-off si creano senza il sostegno per lo sviluppo non vanno a buon fine perché manca la convinzione che da essi si possa arrivare al prodotto commerciabile. Lo stesso Professor Maiani, nella seduta del 14 maggio 2009, ha evidenziato che sotto la sua presidenza il CNR sta incoraggiando la formazione di aziende di spin off, inducendo i ricercatori a portare le loro idee e ad aprire imprese industriali. La società Rete Ventures di proprietà del CNR ha il compito per esempio di stimolare all'interno dell'ente l'individuazione di progetti da immettere sul mercato. È stata ricordata inoltre la partecipazione del CNR nella società di gestione Quantica, che dovrebbe agire da venture capital per queste e altre idee innovative. È stato ribadito d'altro canto il fatto che una politica dei brevetti, dello spin off, delle partecipazioni industriali è assolutamente essenziale per un ente di ricerca moderno. Tra le tematiche interessanti presentate dal Professor Vincenzo Lorenzelli, Rettore del Campus Bio-medico, un posto di rilievo è stato dato al concetto di integrazione della ricerca, e facendo riferimento nello specifico, all'ospitalità data convenzionalmente ai laboratori industriali che si vogliono integrare con quelli del Campus e la realizzazione di aziende di spin-off industriale. In alcune realtà, come rilevato dal dottor Zanone Poma, Presidente della Fondazione Filarete, si sono verificati molti casi di spin-off, nei quali, purtroppo, dopo l'attività «scientifica» e magari d'impostazione dello spin-off, ci si è resi conto che altre idee erano più avanzate e lo spin-off stesso non aveva più valore. D'altra parte, come sottolineato dal professor Puglisi, le università italiane raggiungono ancora risultati eccellenti rappresentati dagli spin-off che emergono dalle attività svolte soprattutto delle grandi università, dedicate alla ricerca tecnologica e alla ricerca scientifica nelle scienze cosiddette «dure».
Altri elementi di conoscenza e di valutazione interessanti sono quindi emersi in relazione alle problematiche connesse al sistema della valutazione, di frequente riproposto all'attenzione della Commissione

8. Le problematiche legate alla valutazione e ai controlli.

Il tema della valutazione e dei controlli è carsicamente affiorato in quasi tutte le


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audizioni, nel corso delle quali la maggior parte delle personalità audite ha sostenuto che oggi l'investimento nella ricerca non deve essere solo misurato ai bisogni del sistema Paese, ma validato e certificato. Il Professor Maccacaro, presidente dell'INAF, ha parlato in questo senso di un sistema di valutazione da farsi ex ante, in itinere e ex post che dovrebbe essere effettuato da un agenzia italiana - chiamata AIRS - configurabile come una struttura per il coordinamento della ricerca posta direttamente sotto la Presidenza del Consiglio. Maccacaro ha ricordato che l'AIRS è un progetto che un gruppo multidisciplinare di scienziati, il cosiddetto Gruppo 2003, sta sviluppando da anni e va raccogliendo consensi. È stato sottolineato che l'AIRS non sarebbe in competizione con l'Agenzia di valutazione del sistema universitario ANVUR, ma che si potrebbe avvalere della stessa per potenziare gli aspetti di valutazione della ricerca. Il professor Puglisi, nella medesima seduta del 27 ottobre 2009, ha ricordato poi che il punto più delicato è che la ricerca scientifica ha bisogno, più di qualunque altra cosa, di una valutazione, che deve essere effettuata da soggetti terzi. Occorre che, ad occuparsi della valutazione, vi sia un ente, come la nuova Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario, l'ANVUR, che sia in grado di svolgere questa funzione con serietà, impegno e continuità. È stato sottolineato che deve comunque trattarsi di un ente terzo, che operi con costanza, al fine di misurare la ricerca scientifica sulla base delle capacità dei soggetti che fanno ricerca e dei bisogni del sistema Paese. Occorre che sia sicuramente garantito il livello minimo di funzionamento delle strutture, ma la ripartizione delle risorse, è stato rilevato, deve avvenire sulla base della qualità e della validazione dei risultati della ricerca che una struttura è riuscita a produrre. Guido Fiegna, componente del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario,e Franco Cuccurullo, Presidente del Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca, auditi in qualità di esperti del settore nella seduta del 26 gennaio 2010 hanno invece dedicato ampio spazio alla valutazione scientifica, ai vari metodi di rilevazione e alla comparazione con gli atri Paesi. Il Professor Fiegna ha ricordato in specie che il Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario - che prima si configurava come un Osservatorio dell'attività di ricerca delle università - ha cercato di costruire in tutti questi anni una base informativa che fosse di supporto alle decisioni non solo dei singoli atenei, ma anche a livello decisionale politico. Ha inoltre sottolineato che, per tradizione oramai decennale, nel mese di dicembre il comitato presenta presso il CNR, il rapporto annuale per l'anno precedente. È stato rammentato che tale strumento di valutazione raccoglie i dati, generalmente provenienti dai nuclei di valutazione, riguardanti la situazione delle singole università. Si tratta di dati relativi all'offerta formativa, agli studenti, al personale in servizio, all'attività di ricerca scientifica, agli esiti dei processi formativi.
Relativamente all'attività di ricerca scientifica, il professor Fiegna ha evidenziato che annualmente vengono censiti tutti i dati riguardanti il dottorato di ricerca che è il «percorso di formazione all'attività di ricerca scientifica». Inoltre dalla memoria presentata dal professor Franco Cuccurullo sono emersi spunti di interesse sulla valutazione della attività di ricerca, mirata a promuovere qualità, rilevanza, originalità, innovazione e internazionalizzazione della ricerca Italiana. Il lavoro del CIVR presentato ai commissari resoconta la Valutazione Quinquennale della ricerca (VQR), nel periodo 2004-2008 e segue i numeri relativi al 2001-2003 della Valutazione Triennale della Ricerca (VTR) su circa 18.000 prodotti scientifici selezionati, comprensivi di un 6 per cento di prodotti comuni a più strutture. Dai dati illustrati, si riscontra che l'Italia, come numero e qualità dei prodotti per i vari settori scientifici, si attesta intorno al settimo posto in graduatoria a livello internazionale, mentre per le Scienze mediche è al quinto. Il Professor Cuccurullo,illustrando i dati comparativi sulla valutazione


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ha, in sostanza, fatto emergere chiaramente il fatto che l'Italia non è il «materasso della ricerca mondiale»: l'Italia, ottava per finanziamento, si posiziona come settima nel contesto mondiale della ricerca, superando Paesi che finanziano stratosfericamente di più la ricerca rispetto a quanto faccia il nostro Paese.
Ciò anche a riprova di una specifica eccellenza degli enti e degli istituti italiani, emersa anche nel corso dell'indagine.

9. La specificità nell'eccellenza degli Enti e Istituti italiani auditi nel corso dell'indagine.

Le audizioni dei maggiori Enti e Istituti di ricerca italiani, infine, hanno consentito ai componenti la Commissione di avere un ritorno concreto e verificabile rispetto ai vari temi individuati nell'enucleazione degli obiettivi dell'indagine stessa, come già evidenziato nei precedenti paragrafi. I rappresentanti dei diversi Istituti di ricerca hanno portato all'attenzione della Commissione la specificità del proprio ente, la stratificazione e la modifica della normativa di riferimento, la storia, i numeri e il ruolo che ogni istituto riveste sia in campo nazionale che internazionale. Nel presentare il ritratto di ciascun istituto sono stati affrontati molti temi, soprattutto da un punto di vista pratico, anche sollevati nel corso delle altre audizioni e presentati come criticità da risolvere. In molti hanno sottolineato la continua diminuzione dei fondi dedicati alla ricerca negli ultimi anni, sia per il funzionamento delle strutture, sia per lo sviluppo di progetti. È stata quindi messa in evidenza la situazione critica di cui soffre la ricerca di base che è strettamente legata alla possibilità di sviluppare gli altri stadi della ricerca sino all'applicazione nel mondo produttivo e alla possibilità di consolidare le competenze. In generale, è stato sottolineato che in presenza di finanziamenti scarsi, non stabili e discontinui, non è possibile una programmazione a medio periodo e ciò induce una parcellizzazione delle risorse e una insicurezza che non agevola ricerca e innovazione. Lo stesso si verifica per la formazione di personale altamente specializzato. Alcuni dei soggetti auditi hanno sottolineato poi, come già evidenziato nel paragrafo 4, che alla generale, progressiva carenza di fondi nazionali è stata sostituita ed affiancata un'attività di individuazione di confinaziamenti da altre fonti. Questa tendenza comunque comporta una situazione di elevata incertezza e variabilità dei programmi di ricerca, che talvolta impediscono di dare seguito a progetti interessanti, ma che necessitano di un finanziamento certo e non reperibile presso altre fonti. In generale, quasi tutti i soggetti auditi hanno sostenuto la necessità di superare la modalità di finanziamento indistinta, comunemente definita «finanziamento a pioggia», per favorire invece finanziamenti o cofinanziamenti mirati, volti a premiare settori di eccellenza e risultati universalmente riconosciuti. Si è affermato che sarebbe opportuno operare una distinzione fra i finanziamenti per le spese fisse, che dovrebbero venire dal ministero con un adeguamento triennale e i finanziamenti alla ricerca sia di base che finalizzata su base competitiva. Tuttavia l'articolazione del concetto di «finanziamenti mirati» e la sua traduzione in concreti atti di programmazione non è ancora immediata, ed anche a questo dovrebbe servire un fattivo e operativo Piano Nazionale di Ricerca. È chiaro che occorre comunque premiare chi è capace di autofinaziarsi o di procurarsi finanziamenti e chi ha una visione strategica dei propri obiettivi e del ruolo stesso che si riveste nell'ambito del panorama nazionale e internazionale. Da più parti è stato sottolineato poi come una saggia riforma possa portare a risparmi e razionalizzazioni, laddove vi siano sprechi e disordini. Seppure, come ha evidenziato l'indagine volta a cogliere le peculiarità dei vari enti, non tutta la ricerca si trova in condizioni perfettamente sovrapponibili. Al riguardo il Professor Maccacaro dell'INAF ha sottolineato che riforme e riordini vanno fatti ad hoc, analizzando, ente per ente, le caratteristiche, le specificità, i problemi della struttura in questione, poiché


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difficilmente un'unica ricetta, applicata automaticamente a situazioni diverse, sortirà gli effetti benefici che possono derivare da interventi mirati e differenziati. I rappresentanti dei diversi enti e istituti italiani intervenuti hanno tenuto quindi ad evidenziare in modo pressoché condiviso, che la ricerca ha bisogno di programmazione e che attualmente la programmazione è continuamente impedita da varie debolezze del sistema, fra cui l'incertezza dell'entità e dei tempi dei finanziamenti (vedi supra), nonché le continue limitazioni alla gestione della spesa e del reclutamento, anche quando le condizioni richieste per procedere risultino pienamente soddisfatte. È stato segnalato con rilievo, inoltre, che nel corso degli ultimi anni necessarie normative di contenimento della spesa si sono abbattute in maniera «lineare» e indiscriminatamente sugli enti di ricerca, senza una razionale programmazione conseguente ad un attento e approfondito monitoraggio. Per un ente di ricerca, sarebbe opportuno quindi che vi fosse un solo vincolo, definito come una frazione convenuta, anche bassa, del suo budget, alla capacità di spesa per il personale.
Da più parti poi, si è fatto riferimento a controlli effettivi e rigorosi, che eviterebbero di sanare successivamente situazioni compromesse. È stato auspicato, quindi, come una volta istituiti dei limiti al controllo della spesa e degli equilibri indispensabili al buon funzionamento di un ente, bisognerebbe eliminare le ulteriori restrizioni che di fatto nulla aggiungono, se non ritardi nella capacità di reazione e di adattamento a progetti e programmi. Per ciò che riguarda il reclutamento del personale, gli enti auditi hanno richiesto d'altra parte maggiore semplificazione, con l'eliminazione delle tante autorizzazioni a bandire concorsi e ad assumere, privilegiando la possibilità per l'ente di assumere dall'esterno e dall'estero, in modo competitivo. Il discorso della valutazione è riemerso con frequenza nei discorsi degli auditi, rappresentanti l'eccellenza della ricerca in Italia, che hanno definito la valutazione un elemento indispensabile, a patto che sia dotata di indipendenza, terzietà e non sia autoreferenziale. In conclusione, dai dati emersi dalle audizioni dei maggiori Enti e Istituti di ricerca italiani si delinea un quadro problematico in merito ai fattori che condizionano la capacità di produrre e di far circolare le conoscenze e di generare valore aggiunto da esse. La dotazione di capitale umano non risulta, nella maggioranza dei casi esposti, adeguata; inoltre il sistema pubblico di ricerca trova difficoltà nell'applicazione dei risultati ottenuti e ci si trova ancora di fronte ad una insufficiente collaborazione con le imprese. Per ciò che riguarda le modalità di valutazione della ricerca, queste non sembrano d'altra parte essere in linea con la prassi internazionale. È emerso, inoltre, che rispetto ad altri paesi della UE è basso il livello di incentivazione ad investire in-house, ma anche ad assegnare le commesse da parte delle imprese alle strutture pubbliche di ricerca.
Alcuni profili specifici consentiranno di meglio evidenziare alcune peculiarità emerse nel corso delle audizioni.

9.1 Brevi profili tipologici presentati dagli Enti e Istituti italiani auditi.

Il Presidente del CNR Luciano Maiani, nel presentare l'Ente ha sottolineato che vi sono state forti attenzione del Governo per il ruolo rappresentato dal Consiglio Nazionale delle ricerche (CNR), e per il lavoro svolto negli anni. Il Governo, infatti, ha inteso non solo non bloccare le assunzioni, ma anche garantire un fondo più alto di quello dell'anno precedente, invertendo, per quel che concerne il CNR, la tendenza generale alla restrizione dei fondi. Del CNR, presentato come consulente principale del Governo in materia di ricerca, Maiani ha tracciato un profilo storico e attuale sulla base delle modifiche intercorse con il decreto legislativo n. 127 del 4 giugno 2003 che sostanzialmente ha trasformato l'Ente, una funding agency, nella terminologia europea, in una research performing agency. La qualifica di


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Consiglio, come specificato da Maiani, consente tuttora al CNR di sedere al tavolo degli altri Consigli delle ricerche europee. Altri organismi europei che siedono allo stesso tavolo, hanno una situazione mista: alcuni sono agenzie di finanziamento, altri sono invece agenzie che fanno ricerca, come il Consejo Superior de Investigaciones Científicas (CSIC) spagnolo. Il CNR, è stato ricordato, ha dimensioni ragguardevoli, è organizzato in 107 istituti presenti su tutto il territorio nazionale e articolati in 11 dipartimenti. La riforma, come illustrato dal presidente, ha operato una drastica riduzione del numero di istituti, con l'abolizione di circa 200 strutture di ricerca. Inoltre, come ha ricordato Maiani, anche gli organi di governo del Consiglio Nazionale delle Ricerche sono stati completamente rivisti. Storicamente, il sistema del CNR era un sistema bottom up, mentre adesso è mutato in un sistema completamente top down, articolato in un Consiglio di amministrazione, un consiglio scientifico generale e un organo di valutazione delle attività. È stato inoltre ricordato che, attualmente, è in corso un'operazione di valutazione degli istituti del CNR articolata con un panel centrale di alta qualità scientifica e dei panel di area con un'elevata internazionalizzazione. Su 150 valutatori che dovranno distribuirsi nei vari panel, 60 (cioè il 40 per cento) sono di nazionalità non italiana; le attività si articolano in 11 grandi aree di ricerca scientifica, i dipartimenti. Si tratta di un'organizzazione a matrice, in cui i dipartimenti fanno la programmazione e veicolano all'interno del CNR le esigenze provenienti dal Governo, dall'Europa, dalle istanze dello Stato e della società, e negli istituti la ricerca si svolge in modo orizzontale. Come evidenziato, gli istituti sono la sede della ricerca, delle competenze, delle attrezzature sperimentali, dell'eccellenza dei ricercatori. Per lo svolgimento di queste attività, il CNR ha stipulato molteplici accordi, convenzioni, consorzi, società con soggetti pubblici e privati. Il CNR partecipa attivamente a centri di ricerca internazionali, in collaborazione con analoghe istituzioni scientifiche di altri Paesi.
Il dottor Giovanni Lelli, Commissario dell'Agenzia ENEA ha ricordato che l'ENEA affonda le radici della propria attività nel settore nucleare, da fissione innanzitutto. Negli anni successivi all'evento catastrofico di Chernobyl, l'ENEA si è trasformato e ha cambiato il proprio pacchetto di attività, concentrandosi su quelle aventi a che fare con l'energia, le fonti rinnovabili, l'efficienza energetica, la fusione nucleare - con ricadute tecnologiche del nucleare verso il campo medico, la diagnostica industriale e l'agroindustria - e, infine, con le tecnologie connesse all'ambiente e ai materiali in senso lato. Ultimamente, la legge 23 luglio 2009, n. 99, all'articolo 37 ha confermato il ruolo dell'ENEA come organizzazione pubblica deputata alla ricerca e allo sviluppo nel settore tecnologico dell'energia nelle sue varie forme e dello sviluppo economico sostenibile, ampliandone pertanto la sfera di azione per quanto riguarda gli obiettivi da perseguire e i settori nei quali agire. È stato infatti ricordato che, per quanto concerne l'energia, entra in campo in maniera determinante l'energia nucleare da fissione. Lo sviluppo economico sostenibile è un obiettivo più ampio dello sviluppo nel rispetto dell'ambiente in senso stretto. Soprattutto, ha sottolineato il dottor Lelli, trasformando l'ENEA in una Agenzia, la legge ne ha evidenziato il ruolo di advisor della pubblica amministrazione centrale e periferica. Lelli ha inoltre ricordato che il decreto legislativo n. 115 del 30 maggio 2008, sull'attuazione della direttiva 2006/32/CE relativa all'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici, affida all'ENEA anche le funzioni di Agenzia nazionale per l'efficienza energetica. Come è stato inoltre sottolineato, l'ENEA ha iniziato a muoversi in base agli indirizzi manifestati con la legge n. 99 del 23 luglio 2009 recante disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia con il ricordato decreto legislativo n. 115 del 2008 e in base alle direttive ministeriali, citate nel


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decreto di commissariamento, e, in generale, agli indirizzi del Governo, dati nei settori di competenza dell'Agenzia.
Il professor Maccacaro, Presidente dell'Istituto nazionale di astrofisica (INAF), ha sottolineato che tra le varie aree di ricerca, l'astronomia e l'astrofisica sono indubbiamente un fiore all'occhiello della comunità italiana e sono riconosciute come aree di eccellenza, sia a livello nazionale, che internazionale. Il professor Maccacaro ha inoltre ricordato che il CIVR, Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca, in un recente esercizio di valutazione nazionale - l'unico prodotto fino ad adesso -, ha promosso l'INAF come miglior istituto di ricerca per il suo settore, la fisica, davanti ad altri istituti, quali INFM, INFN, CNR ed Enea. Il professor Maccacaro ha quindi informato i commissari che, in base ad un'analisi della produttività scientifica internazionale, operata da organismi indipendenti, come la Thomson-ISI, una sorta di agenzia di rating della produttività scientifica degli istituti, l'astrofisica italiana è al quinto posto nel mondo, con una produttività che raggiunge livelli da primato: il 10,3 per cento della produzione mondiale di ricerca in astrofisica è opera di italiani. È stato sottolineato infatti che, se si guarda il livello aggregato, la scienza italiana in generale si colloca al settimo posto mondiale. Per tali motivi l'INAF valuta positivamente tutte le politiche governative volte alla valorizzazione del merito tramite sistemi di valutazione certi e scientificamente testati. L'INAF è quindi un istituto nazionale giovane che nasce di fatto nel 2001 - con un decreto istitutivo del 1999 - dalla fusione dei 12 osservatori astronomici e astrofisici professionali distribuiti sul territorio. L'INAF nel 2003, per effetto del decreto legislativo di riordino n. 138 del 4 giugno 2003, subisce quindi una profonda trasformazione, assorbendo 7 istituti che erano nel CNR e che si occupavano di radioastronomia, di fisica, dello spazio interplanetario e di astrofisica spaziale. Come evidenziato, tali istituti vengono incorporati e, contestualmente, l'INAF transita dal comparto università, in cui si trovava, a quello degli enti di ricerca. Il suo organico passa da 900 a 1.300 persone. Tale riforma, ha evidenziato il professor Maccacaro, dichiarata a costo zero, ha posto nell'attuazione concreta diverse problematiche, sia dal punto di vista di acquisizione di risorse materiali che da quello della riorganizzazione interna.
Il professor Roberto Petronzio, Presidente dell'Istituto nazionale di fisica nucleare, nella seduta del 26 gennaio 2010, ha ricordato invece che l 'INFN è un istituto creato circa una cinquantina di anni fa, organizzato in 20 sezioni, ognuna delle quali si trova presso un'università, e 11 gruppi collegati che sono altrettanti capisaldi nelle università e che, sin dall'inizio, ha operato in vari campi di attività. I filoni di azione evidenziati sono tre: quello tradizionale delle particelle, quello della fisica nucleare, il più antico, che ha dato il nome all'istituto e che quando venne creato era la fisica di frontiera; quello delle cosiddette «astro particelle». L'Istituto è nato in una forma confederale; in altre parole, alcune università, inizialmente erano quattro e oggi sono molte di più, si sono aggregate cercando di creare un istituto nazionale con lo scopo di ottenere grosse infrastrutture di ricerca che, a livello universitario, era difficile coordinare e realizzare. Il professor Petronzio ha evidenziato quindi che l'elemento che ha caratterizzato l'istituto è stata l'internazionalizzazione, lavorando e operando unicamente in campo internazionale. Anche le attività italiane si inquadrano su programmi internazionali, di cui alcuni sono ben noti, come il CERN di Ginevra, nato sulla base di grosse iniziative italiane promosse da persone che operano nel settore, ed è strettamente collegato alla nascita dell'INFN. L'INFN oggi, ha un livello di competitività sia rispetto ai Paesi europei che non europei, come gli Stati Uniti e il Giappone, non inferiore rispetto ad istituti stranieri del settore. Il Professor Petronzio ha sottolineato a questo proposito che una testimonianza dell'eccellenza dell'istituto è data dal fatto che le due maggiori collaborazioni internazionali hanno spokesman,


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cioè capi della collaborazione, che sono italiani. E poiché a queste collaborazioni partecipano ottanta Paesi, nominare un italiano significa riconoscere un'eccellenza specifica, fatto confermato dalla presenza di due condirettori italiani a capo del maggior esperimento americano.
Il professor Roberto Di Lauro, Presidente della Stazione zoologica Anton Dohrn, nella seduta dell'11 marzo 2010 ha quindi evidenziato come la Stazione, nata nel 1873 per iniziativa di un naturalista tedesco, sia forse il più famoso istituto di ricerca italiano, citato su tutti i libri di biologia; concettualmente importante essendo stato concepito come «infrastruttura». Il concetto di infrastruttura è nato infatti con la Stazione Zoologica, un ente dedicato a fornire servizi per ricercatori che volessero utilizzarli. La Stazione Zoologica Anton Dohrn è anche il primo ente di ricerca autonomo, non dipendente da strutture accademiche, ed è il primo interamente dedicato alla ricerca; ha ospitato numerosi premi Nobel e ha contribuito a conseguire prestigiosi risultati scientifici. Nel corso dell'indagine è stato rilevato come l'Istituto sia dotato di un consiglio scientifico di assoluto prestigio, che comprende i direttori dei più importanti istituti di ricerca di biologia del mondo, inclusi naturalmente anche alcuni direttori di istituti di biologia marina e tre premi Nobel. La finalità scientifica dell'ente è lo studio della biologia marina, con un forte impegno ad approfondire, attraverso lo studio di organismi marini, le evoluzioni climatiche globali. L'unicità di questo ente è che esso si avvale della collaborazione di ricercatori di ecologia e di biologia, in modo da poter studiare i meccanismi importanti che sono alla base degli equilibri climatici globali. Il presidente Di Lauro ha evidenziato inoltre che la Stazione Zoologica svolge attività di ricerca e di alta formazione, con la gestione di un dottorato internazionale insieme alla Open University di Londra. La Stazione Zoologica costituisce d'altro canto un'opportunità per il Paese a livello europeo e globale: l'Unione europea ha avviato infatti l'European Strategy Forum on Research Infrastructures (ESFRI), nel quale ha voluto identificare le infrastrutture necessarie per le attività di ricerca dell'intera comunità scientifica europea. In questo processo si è inserita la Stazione zoologica, che ha proposto di creare un'infrastruttura di ricerca europea, da essa coordinata, che offrirà accesso allo studio degli organismi marini all'intera comunità scientifica europea. I partecipanti a questa infrastruttura di ricerca guidata dalla Stazione sono 13 istituti di ricerca, che rappresentano dodici diverse nazioni. È evidente la grande opportunità per il mondo scientifico italiano di avere la sede di un'infrastruttura di ricerca europea, nell'ambito della quale sono coordinati 13 istituti di ricerca fra i più prestigiosi. A questo ambizioso progetto si è già avuta un'adesione di massima del Ministero della ricerca, ma nonostante i risultati raggiunti i finanziamenti per la Stazione Zoologica Anton Dohrn sono rimasti identici dal 2006 al 2010. Il presidente della Stazione zoologica ha quindi sottolineato, come già fatto da altri enti di ricerca, come sia fondamentale mantenerne l'autonomia.
La dottoressa Lucia Monaco, Direttore scientifico del Comitato Telethon Fondazione Onlus, nella seduta del 15 dicembre 2009 ha ricordato invece che Telethon nasce nel 1990 per volontà di un gruppo di pazienti dell'associazione per la lotta alla distrofia muscolare, i quali decisero di prendere a modello l'iniziativa statunitense lanciata dall'attore Jerry Lewis e di proporre anche in Italia una raccolta fondi pubblica per promuovere la ricerca sulle distrofie muscolari. Nel 1994 Telethon ha deciso di dotarsi anche di ricerche intramurali, lanciando l'iniziativa di istituti di ricerca interna. Il primo fra tali istituti è il TIGEM, Istituto per gli studi genetici e per la medicina molecolare, di Napoli; al quale è seguito il TIGET, nato da un'iniziativa di cofinanziamento con l'istituto scientifico San Raffaele di Milano per la terapia genica. Nel 1999 è nato un istituto virtuale intitolato al premio Nobel Renato Dulbecco che riunisce, sotto il nome prestigioso, i ricercatori del «Programma


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Carriere» distribuiti su tutto il territorio nazionale. È stato ricordato a tale proposito che attraverso tutte queste iniziative Telethon affronta il tema della ricerca sulle malattie genetiche, nella coscienza di avere a disposizione un patrimonio che deriva dalla generosità degli italiani e di dover rispondere alla volontà dei pazienti. Per tale motivo, Telethon si è da subito dotato di un sistema di finanziamento basato sul criterio internazionalmente accettato del peer review e fonda sul concetto del merito la selezione dei progetti da finanziare. Grazie al sistema del peer review, fondato sui concetti della competenza di giudizio e dell'indipendenza, sono stati selezionati dei progetti eccellenti. La selezione di tali progetti è affidata ad una commissione di scienziati internazionali, tra i quali vi è una rappresentanza minima di scienziati italiani. Oggi, infatti, ha sottolineato la dottoressa Monaco, su 30 scienziati che siedono in commissione solo tre di essi sono italiani. La commissione è, inoltre, supportata dal lavoro di revisori esterni scelti di volta in volta per ogni singolo progetto, in base alla loro competenza. La scelta dei revisori e l'abbinamento tra progetto e membri della commissione è svolta dalla direzione scientifica di Milano, dove lavorano dei professionisti, i research program manager, che derivano la loro esperienza dalla ricerca diretta e hanno, quindi, la competenza per operare questo abbinamento. Quanto ai risultati della ricerca per Telethon come fondazione, il risultato ideale è costituito dalla terapia, quindi dalla cura delle malattie genetiche. Tale risultato è posto in cima alla «scala della ricerca».
Il professor Paolo Arullani, Presidente del Campus Bio-Medico,nella seduta del 2 dicembre 2009 ha presentato quindi il sistema duale del Campus che, per alcuni versi, precede il modello proposto dalla riforma universitaria e che si intende applicare in tutte le università, prevedendo la figura di un presidente e di un rettore, dualità che si conferma molto interessante anche nel governo della ricerca. Vincenzo Lorenzelli,Rettore del Campus Bio-Medico ha ribadito l'esperienza positiva ed esemplare del Campus Bio-Medico che ha appunto compiuto la scelta, di tipo anglosassone, di separare la figura del presidente da quella del rettore, sottolineando il profilo vincente di tale scelta. Sicuramente, ha sottolineato Arullani, il fatto di distinguere i ruoli tra un presidente che governa il consiglio di amministrazione e si occupa del reperimento dei mezzi finanziari, e un rettore che si occupa della corretta gestione e dello sviluppo della ricerca e della didattica all'interno dell'università ha portato il Campus, in pochi anni, a risultati di grande rilievo. L'idea originaria, ha evidenziato il professor Arullani, è stata quella di voler creare in Italia, e a Roma in particolare, un'università vocazionale, proponendosi di trattare tutti i settori collegati con la vita. L'originalità del progetto è di aver previsto, fin dall'inizio, la realizzazione di un polo di ricerca distinto dalla sola ricerca universitaria. Il Campus viene contraddistinto da un lavoro di equipe che ha portato a successi di tipo mondiale, come quello della nanomeccanica, che è stato presentato alla stampa lo stesso giorno dell'audizione. Come sottolineato dai rappresentanti del Campus, la nanomeccanica è stata un esempio di un modo di condurre ricerca: un lavoro di equipe che si svolge in un unico edificio che ospita solo il Centro integrato di ricerca (CIR); il lavoro sinergico è portato avanti da un centinaio di docenti, ricercatori e 60 dottorandi.
Il Professor Paolo Maria Rossini, Ordinario di neurologia e direttore del Centro integrato di ricerca (CIR), ha evidenziato quindi ancor più le specificità della realtà del Campus formata da una realtà giovane che, partendo sostanzialmente da zero, ha potuto, quindi, proporsi un'idea di modello innovativo, basato anche sul fatto di avere due sole facoltà, entrambe ruotanti sotto il concetto di bio: bioingegneria e biomedicina. Il dottor Mario Zanone Poma, Presidente della Fondazione Filarete, nella seduta dell'11 marzo 2010, presentando la fondazione, ha rilevato poi che indubbiamente c'è bisogno di innovazione in tutti i settori ma che l'innovazione sembra oggi fare più fatica nella ricerca.


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Nel presentare, quindi, il modello Filarete ne ha illustrato gli aspetti altamente innovativi. Filarete è una fondazione privata, nata soprattutto dalle esigenze di Fondazione e Università degli studi di Milano. L'idea, ha sottolineato Zanone Poma, nasce con il nome di «Acceleratore d'impresa» nel senso che un trasferimento tecnologico può avere uno sviluppo forse diverso se impostato in maniera innovativa e capace di trasferire la conoscenza in tempi brevi. L'idea nata quindi da Fondazione Cariplo, Intesa Sanpaolo e Università degli studi di Milano ha lo scopo di rendere il momento scientifico molto vicino al momento economico. Il dottor Zanone Poma ha inoltre evidenziato che la mission e gli obiettivi sono quelli di creare nuovi imprenditori provenienti dal mondo universitario, cercando di forzare la predisposizione di alcuni ricercatori che proprio nell'ambito universitario già hanno prodotto brevetti o comunque opportunità di trasformare il loro prodotto intellettuale in impresa, di favorirli nel momento della transizione dal mondo dell'università al mondo dell'impresa e di favorire i processi di ricerca e di sviluppo nelle imprese avanzate. La particolarità del modello si basa sul fatto che su seimila metri quadri, un terzo è per le piattaforme tecnologiche che devono integrarsi tra loro, un terzo per le aziende che entrano per poter vedere cosa si sviluppa all'interno del processo e un terzo per gli spin-off che possono nascere dal contesto sia universitario sia aziendale.
Questo patrimonio ampio e variegato di informazioni che hanno consentito alla Commissione di sviluppare alcune considerazioni conclusive.

10. Conclusioni.

Il quadro che emerge dall'indagine conoscitiva sullo stato della ricerca in Italia mostra come la qualità della produzione scientifica nazionale sia valida e competitiva a livello internazionale, nonostante le tante ombre e difficoltà che l'aggrediscono.
Le criticità derivano da una progressiva, e spesso ingiustificata, riduzione e insufficienza delle risorse, ma soprattutto dalla mancanza di una strategia complessiva per l'intero settore, strategia capace di coinvolgere tutti i potenziali attori, pubblici e privati, a livello nazionale e locale.
Del resto, gli interventi legislativi degli ultimi anni sebbene siano stati adottati al fine di innescare, favorevolmente, processi virtuosi di ottimizzazione, semplificazione e integrazione, spesso si sono mostrati inefficaci o deboli, probabilmente perché nascevano decontestualizzati da più ambiziosi, e necessari, progetti di riordino, semplificazione e razionalizzazione elaborati per l'intero sistema.
Difatti, gli interventi focalizzati su singoli enti di ricerca piuttosto che sull'università, nell'ottica di favorirne riordino, potenziamento e ammodernamento, non sono riusciti ad aggredire alcune delle problematiche strutturali dell'intero sistema così come riconfermato nel corso delle interviste effettuate.
Le criticità principali, quali separatezza, ridondanza e sovrapposizione di competenze ed attività, inefficacia degli strumenti di governance, burocratizzazione, incertezza sui tempi e sulle risorse, immobilismo e ingessatura delle carriere e degli accessi, nanismo e frammentazione del tessuto produttivo, leggi e procedure disincentivanti, impediscono il decollo e l'attrattività dell'intero sistema.
Così, ad esempio, l'autonomia delle diverse istituzioni intervistate, sebbene abbia concorso ad accelerare i processi di verticalizzazione e specializzazione delle competenze, dall'altro, non ha favorito la nascita di una visione responsabile e sistemica, consolidando, in alcuni casi, derive isolazioniste e forme di autoreferenzialità che generano deflazione e impoverimento.
Appare quindi urgente ridefinire i termini e gli obiettivi dell'autonomia responsabile delle strutture di ricerca e di alta formazione e spingere verso forme federative, al fine di massimizzare la capacità


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di penetrazione, di attrazione e di risposta, sia a livello locale sia a livello internazionale.
Analogamente, vale per i sistemi di accesso ai finanziamenti, regionali e nazionali. Il doppio livello piuttosto che agire in termini di complementarietà e sussidiarietà ha amplificato la concorrenzialità, la sovrapposizione, nonché il ricorso a competenze esterne ed estranee alla comunità scientifica per la risposta a call, sempre più burocratizzate e disallineate rispetto ai bisogni e alle prospettive di sviluppo e crescita della ricerca. Tanto è che le procedure di accesso, invece di essere standardizzate, normalizzate e intelligentemente concentrate in periodi certi dell'anno, sono indipendenti e scollegate fra loro, generando sovrapposizioni con un aumento del numero delle esclusioni, a volte più per meri formalismi che per il valore scientifico delle proposte.
È opportuno, poi, superare i vincoli vigenti nell'erogazione dei finanziamenti, che in linea con l'attuale normativa, vengono liquidati successivamente allo svolgimento della ricerca, o in anticipazione per fasi intermedie previa apposita garanzia fidejussoria.
Quest'ultima criticità, come evidenziato nel corso delle audizioni, penalizza fortemente sia le realtà, scientificamente avanzate, ma prive di risorse autonome, sia l'esplorazione e l'approfondimento di nuovi settori disciplinari. Per cui, se da un lato sarebbe auspicabile una revisione della normativa contabile, dall'altro sarebbe opportuno disporre di fondi di garanzia misti, pubblici-privati, nazionali e regionali. Questi ultimi, oltre a disincentivare la richiesta di garanzie preventive, favorirebbero anche una maggiore apertura verso quella ricerca ideata e condotta da giovani non strutturati, altamente qualificati, ma marginalizzati o non compiutamente valorizzati.
È necessario, inoltre, intervenire sulla filiera dell'innovazione per incentivare ed agevolare l'investimento privato in ricerca, favorire la nascita di nuova impresa hi-tech, la crescita occupazionale e la competitività economica del Paese.
Obiettivi perseguibili attraverso la razionalizzazione e semplificazione delle leggi vigenti, la concentrazione e il coordinamento dei programmi, degli interventi e delle risorse disponibili, a livello nazionale e regionale. È difatti emblematico come nel Paese, contrariamente agli indirizzi comunitari dei frameworks e delle Grandi Sfide (Grand Challenges) la frammentazione interministeriale delle azioni R&D sia replicata a livello regionale negli assessorati.
Per superare queste criticità va costruito un nuovo modello di governance multilivello del rapporto ricerca- sistema produttivo; ripensato il pacchetto degli strumenti fiscali agevolavi e incentivanti, proposto un insieme coerente di strumenti, finanziari, fiscali e normativi, specifici per gli spin off.
Infine, ma non da ultimo e trasversalmente per l'intero sistema della ricerca in tutte le sue declinazioni, va favorita la formazione di competenze amministrativo-gestionali specifiche, capaci di promuovere il cambiamento, stimolare l'innovazione e il miglioramento, e lo sviluppo strategico delle istituzioni di ricerca anche per liberare i ricercatori da compiti spuri, distanti dal focus principale delle loro attività. Su questo versante sarebbe opportuno coinvolgere direttamente sia la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione sia le principali e più avanzate strutture di ricerca nazionali.
L'intero percorso di qualificazione ed ottimizzazione del sistema deve essere poi costantemente monitorato e valutato mutuando modalità e strumenti anche dalle migliori esperienze internazionali.
Del resto, una maggiore e sempre più raffinata e severa valutazione, rispondente a criteri internazionalmente accettati dalle comunità scientifiche, rappresenta il prerequisito per rendere più dinamico, aperto e funzionale l'intero mondo della ricerca.

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