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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione I
5.
Mercoledì 17 novembre 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Santelli Jole, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA NELL'AMBITO DELL'ESAME DELLA PROPOSTA DI LEGGE C. 3572 REGUZZONI, RECANTE «DISPOSIZIONI PER IL TRASFERIMENTO A MILANO DELLE SEDI DELLA COMMISSIONE NAZIONALE PER LE SOCIETÀ E LA BORSA E DELL'AUTORITÀ GARANTE DELLA CONCORRENZA E DEL MERCATO»

Audizione del professor Antonio Catricalà, presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato:

Santelli Jole, Presidente ... 2 4 6 8
Catricalà Antonio, Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato ... 2 6
Giovanelli Oriano (PD) ... 5
Lorenzin Beatrice (PdL) ... 6
Volpi Raffaele (LNP) ... 4
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l’Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani: Misto-Noi Sud-PID; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Repubblicani, Azionisti. Alleanza di Centro: Misto-RAAdC.

COMMISSIONE I
AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 17 novembre 2010


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE JOLE SANTELLI

La seduta comincia alle 14,10.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del professor Antonio Catricalà, presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, in merito all'indagine conoscitiva nell'ambito dell'esame della proposta di legge C. 3572 Reguzzoni, recante «Disposizioni per il trasferimento a Milano delle sedi della Commissione nazionale per le società e la borsa e dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato», l'audizione del professor Antonio Catricalà, presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
Il professor Catricalà ha consegnato alla presidenza una relazione scritta che è in distribuzione. Do la parola al professor Catricalà.

ANTONIO CATRICALÀ, Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Onorevole presidente e onorevoli deputati, grazie per aver consentito all'Antitrust di esprimere le proprie valutazioni su questa proposta di legge, che prevede il trasferimento della sede dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e della CONSOB nella città di Milano.
Devo premettere che ho sempre ritenuto che i funzionari dello Stato debbano andare a lavorare dove è necessario e dove il Parlamento, il Governo e il capo dell'ufficio ritengano che essi debbano andare. Penso, quindi, che, se esiste la necessità di un trasferimento, bisogna tenerne conto.
D'altra parte, sono anche il presidente di un'istituzione che funziona bene, costa poco e porta molti soldi nelle casse dello Stato. Per questo motivo ho il dovere di riferire le difficoltà che incontra una proposta del genere, non mancando però di premettere e di segnalare che l'Autorità aveva già sentito l'esigenza, proprio all'inizio del mio mandato, di istituire un ufficio a Milano per avere un contatto più diretto con la comunità di quella città.
Di questo punto, però, parlerò dopo, perché prima voglio illustrare le criticità della proposta di legge. In merito non mi discosterò dalle considerazioni dei presidenti delle Autorità consorelle e degli esperti che avete già sentito.
L'Autorità ha competenze che riguardano l'intero territorio nazionale, sia per le intese, sia per gli abusi di posizione dominante, svolge una funzione rilevante anche sul conflitto di interessi delle Autorità di Governo e ha competenze dirette nella tutela dei consumatori.
Per svolgere queste funzioni, essa dispone di un organico di circa 220 di


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pendenti di ruolo, ai quali si sommano alcuni comandati, oltre a personale interinale. In tutto si arriva a 278 persone tra dirigenti e personale dipendente di livello impiegatizio e di concetto.
Sosteniamo costi di bilancio che si aggirano intorno ai 50 milioni di euro. Sono accompagnato dal segretario generale dell'Autorità, il dottor Fiorentino che potrà nel caso correggere qualche dato inesatto, e dal capo ufficio stampa della nostra Autorità, la dottoressa Goggiamani.
Abbiamo eseguito alcuni conti per prevedere quanto costerebbe questo trasferimento. Sono tutti descritti nella relazione e, quindi, non mi soffermerò sulle singole voci. Ci sono oneri che derivano dal contratto Banca d'Italia, che si applica alla nostra Autorità, quindi oneri di trasferimento, soprattutto di prima sistemazione, oltre a oneri che riguardano i trasferimenti dei beni mobili e dell'attrezzatura informatica dell'Antitrust. Occorre, inoltre, trasferire molti fascicoli. Si tratta di costi ben indicati nella relazione scritta.
Il vero problema è che l'Antitrust non dispone di questi soldi. Di conseguenza, la legge dovrebbe prevedere un finanziamento aggiuntivo.
Ci sarebbero poi anche problemi di tipo organizzativo, perché effettivamente non tutti i dipendenti dell'Antitrust seguirebbero il trasferimento. Come è noto alla Commissione, sono stati segnalati molti problemi anche di natura sindacale.
Inoltre, alcune nostre unità hanno già comunicato che non verrebbero a Milano perché non hanno la possibilità di trasferire la famiglia e non intendono separarsene. Avremmo, quindi, una perdita secca di almeno un 20 per cento di personale, il che potrebbe anche comportare un rallentamento dell'attività dell'Antitrust, nonché della nostra attività di riscossione.
Esiste poi un problema di giudice naturale. Da tanto tempo ormai il giudice di tutte le Autorità e, in particolare, dell'Antitrust è il TAR del Lazio e l'Avvocatura generale dello Stato è quella che ci difende. Trasferire queste due competenze specifiche direttamente a Milano significherebbe avere un altro TAR e un'altra Avvocatura, il che comporterebbe un periodo di rodaggio, con alcune incertezze dal punto di vista della giurisdizione.
A ciò si aggiungerebbe anche la necessità di chiedere il trasferimento di una quarantina di agenti della Guardia di finanza, tra ufficiali e sottufficiali, che costituiscono oggi il Nucleo speciale tutela mercati addetto direttamente all'Antitrust. Incontreremmo, in sostanza, alcuni problemi nel trasferimento.
D'altra parte, è anche vero che l'Autorità ha avvertito quest'esigenza, perché Milano è una sede di grande importanza per l'economia nazionale. Proprio in ragione di quest'esigenza abbiamo svolto un convegno a Milano per presentare alla comunità finanziaria ed economica, ma anche accademica milanese i risultati della gestione dei primi due anni di attività dell'Antitrust, nonché le prospettive future al fine di avere un consenso sulla linea che l'Antitrust aveva elaborato. Si trattava di una linea non più di scontro, ma di collaborazione con il mondo imprenditoriale, anche perché i primi segnali della crisi economica si cominciavano a manifestare.
In quella sede avevamo lanciato l'idea di poter aprire un ufficio a Milano e volevamo saggiare gli umori. Essi furono favorevoli, dal momento che la comunità rispose in senso positivo, purché, però, non si trattasse di una sede di mera rappresentanza, ma di un ufficio, di un vero e proprio sportello operativo e autonomo al quale si potessero rivolgere gli imprenditori e gli avvocati dell'area senza necessariamente dover venire a Roma anche solo per un accesso agli atti.
Registrato questo consenso ed essendo ancora un periodo positivo per la finanza e per l"Antitrust, abbiamo modificato il Regolamento di organizzazione con la previsione della costituzione di un ufficio operativo a Milano.
Quest'idea è passata all'unanimità all'interno dell'Antitrust e ha ricevuto anche l'approvazione dei sindacati interni,


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tanto che era iniziato il procedimento per l'istituzione. Erano stati individuati anche alcuni locali, non di lusso o di rappresentanza e nemmeno nella sede centrale del Comune di Milano, ma in una sede decentrata, dove erano state individuate tre o quattro stanze.
Stavamo anche stabilendo con il segretario generale il canone da pagare. Per la verità, ci era stata promessa la gratuità, ma poi le difficoltà burocratiche hanno voluto che dovessimo comunque pagare un canone.
Ne stavamo definendo la congruità, quando intervenne il progetto di legge finanziaria, quello immediatamente precedente alla crisi. A quel punto, come Antitrust avevamo già previsto che ci sarebbe stato un taglio di particolare rilievo e così è stata rallentata l'attuazione del progetto, in attesa di verificare come sarebbe andato l'autofinanziamento.
L'autofinanziamento andò malissimo, perché il suo meccanismo era basato sulle concentrazioni. In quell'anno il loro numero fu inferiore al 60 per cento rispetto all'anno precedente, perché non erano disponibili soldi da parte delle imprese per investire e, quindi, per acquistare altre imprese. Non si registrarono, quindi, fusioni e concentrazioni, ragion per cui il bilancio dell'Antitrust crollò quasi sul rosso, tanto che nell'anno successivo c'è stata la necessità di ricorrere a un escamotage, con la legge finanziaria, di finanziamento mutualistico da parte delle altre Autorità.
Quest'anno vigiliamo sulla manovra di stabilità, affinché non vengano tagliate le riserve delle altre Autorità, ossia quanto le altre autorità non spendono, perché, nel caso quei fondi subissero dei tagli, la nostra Authority sarebbe di nuovo nell'impossibilità di pagare gli stipendi.
Quella in cui vive l'Antitrust - lo segnalo a questa Commissione - è una situazione di sudditanza psicologica. L'Autorità non si può permettere nemmeno di ospitare per la celebrazione del ventennale un rappresentante di un'Autorità straniera. Agli ospiti che sono venuti, è stata pagata la colazione direttamente da noi, perché l'Antitrust dispone di soldi prestati dalle altre Autorità. Se non c'è la convinzione di avere risorse proprie, credo che si usi una prudenza in più rispetto a quella che è logico e doveroso usare prima di spendere qualsiasi fondo che derivi da una fonte pubblica.
Nella sostanza, il nostro è un problema reale di mancanza assoluta di risorse che ci consentano di poter quanto meno iniziare un progetto, che potrebbe poi svilupparsi nel tempo e dare grandi risultati. Quando sarà sanato il problema finanziario, è nostra intenzione riprendere tale progetto, perché è nello Statuto. Si tratta solamente di una questione di risorse. Siamo anche sicuri che nel breve periodo, non immediatamente, ma dopo un paio d'anni, l'investimento su Milano potrebbe rendere in misura notevole allo Stato, perché, se l'Antitrust riuscisse ad avere più dipendenti che operano anche a Milano, e magari più dipendenti in generale, ci sarebbe maggiore possibilità di aprire altre istruttorie, di concluderle prima, di svolgerle meglio - a volte le nostre multe vengono ridotte, se non addirittura annullate dai tribunali amministrativi - e di venire incontro a questa nostra esigenza e anche a quella che la proposta di legge intende manifestare.
Sono a disposizione per qualsiasi domanda di chiarimento.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

RAFFAELE VOLPI. Ringrazio il presidente Catricalà, innanzitutto per essere intervenuto nella nostra Commissione a parlare di questo tema. Senza porle moltissime domande, le presento due osservazioni che mi consentono di inquadrare un sentire che ho registrato anche nel suo intervento.
Lei ha parlato della possibilità di avere un ufficio a Milano, secondo una modalità che rappresenta in buona parte ciò che noi immaginiamo per gli uffici che dovrebbero trovarsi in questa sede:


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non dovrebbero infatti essere uffici di rappresentanza, ma di reale rapporto con le comunità economiche che si trovano in quella parte del Paese, che credo siano anche rappresentative di molti interessi, a prescindere dal fatto che molte aziende lavorano a Milano e hanno poi magari una sede a Roma per potersi raffrontare con le istituzioni. Lei me lo insegna perché conosce bene anche la strutturazione delle grandi aziende.
Ho apprezzato anche l'incipit rispetto a quelli che dovrebbero essere se non i doveri - mi sembra una parola eccessiva - almeno il sentire di chi opera all'interno di strutture importanti come le Autorità indipendenti, in particolare di una come la sua, che ha un carattere veramente garante ed esteso, a differenza di alcune autorità particolari che hanno una settorialità più distinta e specializzata. È evidente che nel caso dell'Antitrust si parla di un'utenza assolutamente estesa.
Volevo ora sottoporle una riflessione che credo sia necessaria. Noi abbiamo audito, nel corso dell'indagine conoscitiva, anche le rappresentanze sindacali, dalle quali non ci si potevano probabilmente aspettare riflessioni diverse. Abbiamo sentito alcune rappresentanze nella stessa occasione - sia della CONSOB, sia della vostra Autorità - in alcuni casi anche un po' sovrapposte come forme rappresentative, dalle quali sono emerse considerazioni che a me sinceramente non sono piaciute. Glielo esprimo con grande chiarezza e lo ripeto in questa occasione, perché questa è l'ultima audizione che teniamo, dopo la quale svolgeremo il nostro lavoro.
Credo che alcune considerazioni velate sull'impossibilità di trovare, per esempio, personale qualificato sulla piazza di Milano, affermando che esiste un mercato del lavoro tale per cui chi è bravo entra solo nel privato e magari esce dal pubblico siano sinceramente offensive, non tanto per noi che svolgiamo il lavoro di parlamentari, ma perché sembra quasi che in un luogo come Milano non ci siano risorse umane che escono dall'Università che possano essere acquisite a una missione diversa.
Penso che si possano avere molte aspirazioni quando si lavora in un'authority, che credo personalmente sia un luogo qualificante per la propria professione, e farsi attrarre indubbiamente dalla sirena delle grandi banche o delle grandi istituzioni finanziarie. Penso, però, che come a Roma anche a Milano ci sia chi aspira a entrare all'interno di strutture importanti, che rappresentano lo Stato.
Se non superiamo anche queste forme un po' pregiudizievoli di atteggiamento, credo che, anche con le buone aspirazioni di andare ad aprire un ufficio a Milano, penseremmo che tale ufficio non sarebbe mai in grado di avere una capacità tale almeno da porsi al pari di quello di Roma.
La ringrazio e mi scuso se ho voluto cogliere l'occasione della sua presenza per svolgere le mie considerazioni.

ORIANO GIOVANELLI. Innanzitutto, presidente Catricalà, la volevo ringraziare a nome del gruppo del Partito Democratico per la sua disponibilità e per la sua esposizione, che ho trovato particolarmente concreta ed equilibrata.
Mi pare che gli argomenti che lei ha portato siano incontrovertibili, nel senso che un progetto come quello dell'apertura di un ufficio, non sostitutivo, ma integrativo dell'attività dell'ufficio centrale romano, è stato cancellato dalla manovra economica attuata prima col decreto-legge n. 112 del 2008 e poi con la legge finanziaria del 2009.
Credo che sia dovere della Commissione prendere atto che non vi è stato e non vi è alcun tipo di pregiudizio, né corporativo, né di altro tipo, nel manifestare queste difficoltà, che in altra sede sono state esplicitate anche da altri soggetti che la Commissione ha audito.
Mi preoccupa molto - lo prendiamo come un segnale di attenzione che dobbiamo


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all'Autorità di cui lei è presidente - il concetto di sudditanza psicologica che l'Autorità avverte, perché, al di là del concetto estremamente delicato e garbato, esso nasconde in verità un potenziale vulnus sulla funzione propria dell'Autorità che lei presiede. Credo che questo punto debba essere tenuto in conto.
In conclusione, mi sembra, quindi, che la nostra preoccupazione, anzi la nostra opposizione a fare fughe in avanti relativamente a uffici e sedi da decentrare sia ancor più motivata dopo la sua audizione, nel senso che occorre ristabilire la certezza di una funzione, a prescindere da dove la si svolge. Oggi mi pare che le condizioni finanziarie nelle quali teniamo un'Autorità di questa importanza siano assolutamente inadeguate. La ringrazio per il suo contributo.

BEATRICE LORENZIN. Presidente Catricalà, abbiamo ascoltato diverse audizioni che hanno affrontato il tema propostoci di un trasferimento della sede dell'Antitrust, come della CONSOB, da Roma a Milano.
Abbiamo ascoltato più pareri da tecnici del settore finanziario e bancario, così come da esponenti stessi delle autorità; ci sono state paventate le motivazioni preclusive a uno spostamento di tale genere, che nulla hanno a che fare con campanilismi, quanto piuttosto con le vere tematiche centrali della funzione e del ruolo delle autorità oggi nel nostro Paese.
Alla luce dello sviluppo della legislazione europea e forse in un ambito di penuria di fondi in cui ci troviamo, non certamente per cattiva volontà, ma perché abbiamo a che fare con una contingenza negativa del sistema economico non solo italiano, se ci sono risorse, forse dovremmo stanziarle su un potenziamento delle funzioni di garanzia e di controllo, ripensando anche le autorità in base al cambiamento legislativo in corso a livello europeo.
La ringrazio a nome del gruppo del PdL per la sua relazione, estremamente puntuale e chiara, ma soprattutto perché in questo ciclo di audizioni come Commissione abbiamo avuto la possibilità di approfondire un tema che solitamente è riservato agli addetti ai lavori in un ambito estremamente ristretto, ma che ci permette nelle nostre funzioni di avere un quadro generale su dove sta andando questo sistema, soprattutto per quanto riguarda il settore finanziario, in Italia e in Europa.

PRESIDENTE. Do la parola al professor Catricalà per la replica.

ANTONIO CATRICALÀ, Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Sono state presentate sollecitazioni alle quali vorrei dare un contributo.
La prima e più importante mi sembra quella dell'onorevole Volpi, il quale sostiene che deve finire la diceria per cui solo i meridionali accettano i bassi stipendi di poliziotto o di postino. Sono pienamente d'accordo, per diversi motivi.
In primo luogo, l'attuale situazione di crisi ha invertito la tendenza. Non a Milano, ma a Roma si perdevano le migliori professionalità dell'Antitrust, che andavano a lavorare negli studi legali, perché venivano pagate meglio.
Molti di questi ragazzi, che avevano il master, il PhD o addirittura il dottorato alla Bocconi, chiedevano poi di rientrare nell'Antitrust, ma noi non avevamo lo strumento finanziario per riassumerli. È stato per noi un problema drammatico, che fa parte, però, della povertà in cui stiamo vivendo in questo periodo.
Penso che, invece, se riuscissimo a svolgere concorsi mirati sull'ufficio di Milano, casomai riuscissimo un giorno ad averlo, potremmo avere personale fortemente selezionato, perché tale personale avrebbe un obbligo di permanenza in sede per un dato periodo e potremmo, quindi, svolgere indagini conoscitive affidandole solo a esso.


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L'indagine conoscitiva che abbiamo recentemente aperto sui supermercati ci porterà via un anno. Quando la termine remo, l'esigenza che l'ha determinata sarà diversa, cambiata, come sarà modificato anche il mercato. Se avessimo la possibilità di concentrare l'indagine in tre mesi, come è giusto che sia - avremmo bisogno, però, di molto più personale - daremmo un contributo più solido alla conoscenza del mercato.
Lo stesso discorso vale per l'indagine che abbiamo avviato sul settore televisivo. Quando, da qui a poco, verranno a cessare i vincoli per la televisione satellitare, bisognerà conoscere il quadro di mercato, altrimenti ci troveremo di nuovo in una situazione conflittuale e senza un punto di riferimento. Lo stesso vale per determinate inchieste e istruttorie.
Personalmente ricevo molte mail di ragazzi di Milano fortemente interessati all'attività dell'Antitrust, perché questo istituto è ormai entrato nella coscienza collettiva. La gente ha capito che esiste grazie al fatto che è stata assegnata alla nostra Autorità la tutela diretta dei consumatori, che è più facilmente percepibile.
Continuo a rispondere, sapendo di mentire, che non abbiamo posti, ma di non dimenticarsi di noi. Segno i candidati in un elenco e li invito a consultare il nostro sito. Chissà che un giorno non esca un concorso. Speriamo che possa uscire.
Finora non abbiamo potuto assumere neanche gli otto avvocati che rispondono al call center, che assumiamo in via interinale e a cui ogni anno rinnoviamo il contratto, perché hanno ormai acquisito una specializzazione tale che è difficile formarne altri otto, per il poco stipendio che percepiscono, che svolgano il seguente lavoro: ricevere la telefonata, sapere indurre chi telefona ad avere fiducia, a fornire nome e cognome, a descrivere il fatto, sapere immediatamente tradurre la telefonata in una denuncia scritta, riportarla informaticamente con i codici per indirizzarla all'ufficio che poi tratterà la pratica e dare comunque una prima risposta. Sono professionalità che non riusciremmo a trovare.
Dovremmo tenere un concorso, ma non abbiamo la possibilità di programmarlo. Sarebbe avventato tenere un concorso sapendo che l'anno dopo non si avranno i soldi per pagare lo stipendio. L'interinale, invece, può essere mandato a casa, affermando che si deve chiudere il call center perché lo Stato italiano non se lo può più permettere.
Anche l'onorevole Giovanelli ha svolto una considerazione molto seria. Questa nostra sudditanza è un vulnus. Noi, però, non vogliamo chiedere altri soldi, per rispondere anche all'onorevole Lorenzin. Non abbiamo bisogno di chiedere al popolo italiano di dare più soldi di quanti non ne dia già al sistema delle Autorità, perché sono già tanti. Chiediamo, invece, che vengano divisi diversamente.
Noi abbiamo sempre proposto la costituzione di un fondo unico per il finanziamento delle Autorità, perché tutte le fonti di autofinanziamento, poiché non si tratta di finanziamenti per attività private, ma di finanziamenti che vengono dal mercato ma per il servizio pubblico, sono tutti fondi dello Stato. Se lo Stato volesse, li potrebbe stanziare nel Servizio sanitario nazionale e non si potrebbe obiettare.
Noi chiediamo di inserirli nel fondo delle Autorità e di attingere tutti a tale fondo con pari dignità. Anche l'Antitrust potrebbe avere un fondo da far alimentare con i fondi del mercato, ma chiedendo a chi, a tutti coloro che hanno la partita IVA? L'Autorità Antitrust non ha solamente un settore come cliente, ma una pluralità di clienti. Tutti coloro che hanno la partita IVA e, quindi, sono professionisti, non solo gli imprenditori, sono assoggettati alla nostra giurisdizione.
Sostenere che creare un unico fondo significhi invertire alcune tendenze e andare contro direttive comunitarie mi sembra veramente paradossale. Sarebbe,


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però, sempre più dignitoso che dover ricorrere a un mutuo decennale. Tra dieci anni, infatti, dovremo restituire, non so come, le somme che oggi stiamo spendendo.
Nel frattempo, è chiaro che procediamo un po' a regimi ridotti. La voglia di fare non manca, apriamo molte istruttorie e indagini conoscitive e facciamo i salti mortali per il consumatore, però, per dirla tutta, non riusciamo, come vorremmo, a compiere tutto il nostro dovere fino in fondo.

PRESIDENTE. Ringrazio il professor Catricalà e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14,45.

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