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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione I
9.
Mercoledì 19 dicembre 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Bruno Donato, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA SUI RECENTI FENOMENI DI PROTESTA ORGANIZZATA IN FORMA VIOLENTA IN OCCASIONE DI MANIFESTAZIONI E SULLE POSSIBILI MISURE DA ADOTTARE PER PREVENIRE E CONTRASTARE TALI FENOMENI

Audizione del Ministro dell'interno, Anna Maria Cancellieri:

Bruno Donato, Presidente ... 2 5 7 8
Cancellieri Anna Maria, Ministro dell'interno ... 2 7
Fiano Emanuele (PD) ... 6
Tassone Mario (UdCpTP) ... 5
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Intesa Popolare): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Autonomia Sud - Lega Sud Ausonia - Popoli Sovrani d'Europa: Misto-ASud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Italia Libera-Liberali per l'Italia-Partito Liberale Italiano: Misto-IL-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL; Misto-Diritti e Libertà: Misto-DL.

COMMISSIONE I
AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 19 dicembre 2012


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DONATO BRUNO

La seduta comincia alle 13,50.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'interno Anna Maria Cancellieri.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui recenti fenomeni di protesta organizzata in forma violenta in occasione di manifestazioni e sulle possibili misure da adottare per prevenire e contrastare tali fenomeni, l'audizione del Ministro dell'interno Anna Maria Cancellieri.
Ringrazio, a nome mio e di tutta la Commissione, il Ministro Cancellieri per la sua disponibilità e le do subito la parola.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Ringrazio il presidente Bruno e la Commissione per l'invito, che mi consente di fornire un mio contributo a conclusione dell'indagine conoscitiva disposta da questa Commissione sul tema di rilevante attualità della protesta organizzata in forma violenta contro le forze dell'ordine, istituzioni e privati in occasione di manifestazioni e cortei promossi da dimostranti pacifici.
Sugli aspetti di carattere prevalentemente tecnico e operativo ha già riferito - nella fase iniziale dell'indagine, circa dieci mesi fa - il capo della polizia, prefetto Manganelli. Con il mio intervento affronterò questioni di portata generale, sulle quali vi è stato ampio dibattito, connesse alla gestione dell'ordine pubblico durante le manifestazioni di piazza, alla identificabilità degli agenti e all'eventuale introduzione di norme conformative al diritto di manifestare.
In primo luogo, desidero osservare che la gestione dell'ordine pubblico nelle manifestazioni di piazza è materia delicata e complessa perché incide su vari aspetti, tutti meritevoli della più ampia considerazione e attenzione. Viene in rilievo, intanto, la necessità che, come in ogni democrazia matura e avanzata, le persone possano liberamente riunirsi per manifestare il proprio pensiero «pacificamente e senza armi», secondo l'esplicito dettato della nostra Costituzione. Emerge, allo stesso tempo, l'assoluta esigenza che gli operatori di polizia impegnati nei servizi di ordine pubblico possano svolgere il loro gravoso lavoro con la necessaria serenità, fattore condizionante di ogni attività umana rischiosa e impegnativa.
Proprio all'inizio del mio mandato, ho manifestato alle Camere la fondata preoccupazione che la crisi economica, che attanaglia strati significativi della popolazione, possa essere l'innesco di manifestazioni di piazza aperte all'insidia di elementi disturbatori, intenzionati a fomentare il dissenso e a far sì che esso possa assumere le tinte più violente e più fosche.


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È chiaro che in tutti occorrono moderazione, senso di equilibrio e di responsabilità, senza i quali il Paese rischierebbe di andare incontro a derive demagogiche, alimentate da oblique intenzioni e non dal sincero spirito democratico di confronto, anche aspro, che può e deve caratterizzare la dialettica tra società civile e istituzioni.
Le forze di polizia sono e devono rimanere una parte essenziale delle istituzioni, a cui è rimesso il compito, fondamentale e imprescindibile, di garantire la libertà di tutti, anche dei dissenzienti. La presenza, alle manifestazioni pubbliche, di operatori di polizia non deve essere considerata in chiave oppositiva e antagonista.
Essi, infatti, non sono una controparte dei manifestanti e la loro presenza è significativa dell'esigenza - fondamentale per ogni democrazia - che il dissenso, anche quello più profondo, possa essere sempre e comunque espresso senza timore e senza censura, ma a una condizione altrettanto fondamentale: che tutto avvenga senza il ricorso alla violenza e nel rispetto dei princìpi normativi, che vietano, peraltro, il travisamento dei manifestanti; del resto, chi manifesta per l'affermazione delle proprie idee dovrebbe avvertire, al di là dell'obbligo di legge, anche l'esigenza morale di non celare dietro un passamontagna la propria identità.
Vorrei fornire sintetici elementi informativi sulle metodiche di addestramento delle forze di polizia per la gestione dell'ordine pubblico. Per darvi un'idea di quanto sia impegnativa la gestione dell'ordine pubblico, basterebbe scorrere delle cifre relative soltanto a quest'anno: sono state più di 10.000 le manifestazioni che hanno richiesto la presenza delle forze di polizia per la tutela dell'ordine pubblico, e altrettanto imponente è stato lo sforzo organizzativo che ha visto il dispiegamento, accanto alle forze territoriali, di oltre 800.000 unità di rinforzo dei reparti specializzati delle forze dell'ordine.
Per 398 manifestazioni si sono registrate criticità più o meno acute. Vorrei invitarvi alla riflessione che questo dato rappresenta meno del 4 per cento del totale; non voglio sottovalutare il fenomeno - che, peraltro, segnala un aumento rispetto allo scorso anno - ma desidero più semplicemente sottolineare come la sua modesta entità valga a certificare non solo l'impegno delle forze di polizia ma anche la loro efficienza e professionalità.
A testimonianza di una scrupolosa attenzione professionale a cui è corrisposta un'organizzazione non improvvisata dell'attività formativa, bensì curata in ogni suo aspetto, desidero ricordare la costituzione dell'apposito Centro di formazione per la tutela dell'ordine pubblico di Nettuno. In tale struttura vengono dedicate ore di insegnamento all'apprendimento delle corrette tecniche operative e all'analisi dei comportamenti sotto il profilo della legalità e della professionalità, simulando scenari realistici con l'obiettivo di ottenere risposte e comportamenti corretti, anche in situazioni di stress.
Per quel che concerne i tentativi di strumentalizzazione delle iniziative di protesta, i dati mostrano un incremento delle iniziative di protesta a carattere sindacale e occupazionale connesse alle criticità che investono il mondo del lavoro nei diversi settori produttivi del Paese.
Il disagio sociale scaturito dalla crisi economica ha talvolta acuito i momenti di tensione e conflittualità con le stesse forze di polizia, offrendo terreno fertile a tentativi di strumentalizzazione. Molte manifestazioni affrontano tematiche di interesse dei movimenti dell'area antagonista, che tentano di inserirsi nell'azione di protesta innalzandone il livello di conflittualità. Al riguardo, le questioni che hanno maggiore presa sono quelle ambientali - in particolare, quelle riguardanti la realizzazione delle grandi opere, specie la linea ferroviaria TAV Torino-Lione - e quelle connesse alle rivendicazioni studentesche.
È stato proprio nell'ambito delle ultime manifestazioni organizzate dagli studenti che il movimento antagonista, nelle sue diverse anime più oltranziste - costituite, oltre che dai cosiddetti «ex disobbedienti», dal settore autonomo e dagli


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anarchici - è riuscito a infiltrarsi e a condizionare fortemente le modalità di protesta coinvolgendo gli stessi studenti nel compimento di azioni di maggior impatto, quali la deviazione dal percorso autorizzato del corteo ovvero l'occupazione di immobili o sedi ferroviarie.
I tentativi di ingerenza delle componenti antagoniste possono considerarsi in linea con l'evoluzione che ha caratterizzato negli ultimi anni l'intero panorama dell'estremismo, afflitto da sempre più profonda lacerazione e incomprensioni ma sempre alla ricerca di occasioni di rilancio, come quella offerta dall'attuale fase di grave crisi economica.
L'attivismo delle diverse frange antagoniste non è sfociato, tuttavia, in forme di intesa o di alleanza su strategie e progettualità condivise: tuttora, infatti, le diverse anime del movimento sembrano incapaci di dialogare tra loro, se non occasionalmente e su singole esigenze comuni.
Negli scenari caratterizzati da turbative dell'ordine pubblico, un ruolo di rilievo è inoltre da attribuirsi ai gruppi di estrazione autonoma, come ampiamente evidenziato in particolare dall'attività investigativa conseguente ai gravi incidenti verificatisi il 15 ottobre 2011 nella capitale.
Nelle successive manifestazioni di piazza, anche se non sono mancati momenti di fermento che hanno potuto determinare condizioni di criticità, va tuttavia evidenziato che l'ala oltranzista - quella che ricerca sistematicamente lo scontro fisico fine a se stesso - ha limitato i propri segnali di presenza alle manifestazioni di carattere locale, come quelle in Val di Susa, rifuggendo dai grandi eventi di portata nazionale. Ciò è senz'altro la conseguenza dell'attività investigativa condotta dalle forze dell'ordine, ma anche dell'impegno delle realtà sociali e politiche che si sono opposte con fermezza all'infiltrazione dei violenti.
In ordine alle manifestazioni in Val di Susa, è stato autorevolmente affermato che in un futuro non lontano il rischio di disordini potrà aggravarsi a causa della situazione economica e sociale e dall'esasperazione che ne deriva. Voglio rassicurare riguardo al fatto che terremo comunque alta la guardia, monitorando in particolare le frange più estremiste dell'antagonismo sociale e dell'eversione anarco-insurrezionalista; al momento, tuttavia, i segnali che abbiamo non vanno oltre una generica situazione di preoccupazione.
Il focolaio che impegna più aspramente le forze di polizia è allo stato rappresentato dalla realizzazione della linea TAV in Val di Susa, dove il dispiegamento di forze è particolarmente oneroso, anche per la continuità dei servizi. Non entro nel merito tecnico dell'opportunità dell'intervento infrastrutturale, su cui altre autorità del Paese possono esprimersi con ben altra competenza; in questa sede intendo soltanto ribadire che l'ammodernamento della rete trasportistica di una realtà sociale avanzata come quella italiana, desiderosa di concorrere ad armi pari con le grandi potenze economiche dell'Occidente, non può dismettere i suoi progetti di sviluppo sotto l'influenza della pressione della piazza senza autocondannarsi a un futuro di declino. È stata proprio l'esigenza di ricercare tali indispensabili condizioni di legalità ad aver spinto il Governo a individuare forme di dialogo, coinvolgendo i diversi livelli di governo locale.
Per quanto riguarda le proposte normative, è stata più volte adombrata la possibilità che il diritto di manifestazione, costituzionalmente tutelato, possa essere oggetto di una normazione più incisiva che ne articoli le forme di espressione, venendole a conciliare con le esigenze di prevenire il ricorso alla violenza, anche allo scopo di fornire una protezione più adeguata all'operatore di polizia. Capisco le ragioni di fondo di una simile posizione, ma ritengo che su di essa occorra svolgere una riflessione seria e profonda.
La tendenza ad ampliare le aree di intervento legislativo per evitare o contenere il rischio che manifestazioni di piazza degenerino è stata sempre perseguita con fermezza nel necessario equilibrio tra autorità e libertà. Basterebbe ricordare l'ampia produzione normativa in materia di manifestazioni sportive, che ha consentito - anche attraverso l'introduzione di strumentazione


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e misure di grande efficacia - un significativo abbattimento degli episodi di violenza in occasione degli eventi calcistici, tra quelli più a rischio nell'ambito delle manifestazioni di tipo sportivo.
Proprio in questo settore, una delle misure più efficaci è risultata essere quella del DASPO (Divieto di accedere alle manifestazioni sportive), un provvedimento inibitorio adottato dal questore che tende a impedire l'accesso del tifoso violento agli impianti sportivi così da contenerne le potenzialità criminose.
Di recente si è anche parlato della possibile estensione di tali misure di prevenzione atipiche ad altre manifestazioni pubbliche. La mia posizione è di assoluta sintonia e di profondo rispetto dei princìpi costituzionali di civiltà giuridica; ricordo, comunque, che il parametro di legittimità del DASPO, anche alla luce della giurisprudenza costituzionale in materia, è dato dall'articolo 16 della Costituzione, relativo alla libertà di circolazione, mentre un analogo provvedimento, adottabile nei confronti dei partecipanti a manifestazioni pubbliche, incontrerebbe un limite nelle prescrizioni contenute nell'articolo 17 relativo alla libertà di riunione.
Questo non vieta di studiare possibili interventi che inaspriscano il trattamento sanzionatorio per coloro che reiteratamente partecipino in maniera travisata e violenta a manifestazioni pubbliche. Come ho già detto innanzi all'assemblea del Senato il 22 novembre scorso, un intervento utile potrà essere l'introduzione dell'arresto differito, che, applicato alle manifestazioni sportive, ha già dato buoni risultati. Tuttavia, l'evoluzione di questa legislatura non consente di avviare un iter legislativo che, per la delicatezza della materia, richiede il necessario coinvolgimento del Parlamento.
Altre misure di carattere amministrativo e organizzativo, come, ad esempio, quelle relative all'identificabilità degli operatori delle forze di polizia in occasione di servizi svolti in corrispondenza di manifestazioni pubbliche, potranno essere valutate e approfondite in futuro dall'amministrazione attraverso un confronto con le organizzazioni rappresentative della categoria.
Voglio concludere il mio intervento con un profondo e sincero ringraziamento alle forze di polizia, che con il loro impegno quotidiano - non privo di rischi - hanno dato sempre prova di grande dedizione e attenzione alla tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico, contribuendo in tal modo a garantire l'esercizio dei diritti fondamentali all'intera collettività.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

MARIO TASSONE. Ringrazio il Ministro perché con la sua esposizione conclude un'indagine conoscitiva che è stata avviata da qualche tempo e che è stata richiesta proprio dal mio gruppo proprio all'indomani delle vicende dell'ottobre del 2011. Legammo tali vicende a una serie di episodi (non ultimo quelli legati alla protesta NO-TAV o del 2001 di Genova) che presentavano delle criticità; nel porci di fronte a queste problematiche, ci siamo interrogati anche sul perché manifestazioni autorizzate e preannunciate abbiano avuto un processo degenerativo e sul perché, in alcune vicende, si sia perso il controllo delle manifestazioni stesse.
Non faccio alcuno sforzo per esprimere la mia piena solidarietà alle forze dell'ordine; ho seguito la relazione del Ministro con molta attenzione quando parla di libertà e di autorità, ma l'autorità è al servizio della libertà, perché anche in quelle circostanze abbiamo evidenziato che vi sono dei gruppi, delle vere e proprie brigate mobili di pronto intervento - o come si preferisce chiamarli - che operano indifferentemente nel nord, nel centro Italia e nel centro dell'Europa e che, come ha evidenziato il Ministro, sono scarsamente identificabili; abbiamo riconosciuto che vi è stato e vi è tuttora un coordinamento pieno, ma sul piano preventivo.
Ci interessa e ci interessava capire (ovviamente, abbiamo acquisito una serie


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di elementi di ricognizione utili in questi mesi) il perché si sia perso il controllo, anche nelle ultime vicende di Roma; il Ministro ha fatto riferimento all'identificabilità degli agenti, ma si tratta di vicenda dell'altro giorno. Vi è la contestazione dei sindacati, che, come lei, Ministro, sa meglio di me, non accettano alcune questioni, come l'identificabilità, cioè il «numerino» identificativo degli agenti.
Vi è, poi, il problema della normativa: le normative sono importanti, considerato che quelle adottate per le manifestazioni sportive hanno ottenuto qualche effetto e una certa efficacia; tuttavia, resta il problema di capire il perché degli episodi di cui ho parlato prima, se abbiamo intenzione di disporre delle norme sulla base della legge n. 121 del 1981.
Un coordinamento, le strutture, le conoscenze di queste reparti, che non possono essere circondati e soprattutto controllati, restano un interrogativo rispetto al lavoro che abbiamo svolto, tant'è vero che si è fatto riferimento anche alle manifestazioni sindacali degli anni Sessanta e Settanta o prima ancora, quando ogni organizzazione sindacale aveva il suo servizio d'ordine, che era sussidiario a quello delle forze dell'ordine.
Il nodo rimane, e lo dico con estrema chiarezza, anche se il contributo del Ministro è fondamentale, anche ai fini di un futuro sviluppo di una conoscenza e di una conclusione (indubbiamente da lasciare alla prossima legislatura, cui consegniamo il patrimonio che si è raccolto e costruito attraverso una serie di audizioni).
Fra gli altri, signor Ministro, abbiamo audito i responsabili dei servizi di informazione. A questo proposito volevo chiederle, Ministro, che contributo forniscono tali servizi nell'individuazione delle organizzazioni teppistiche e terroristiche che strumentalizzano, ma che hanno anche degli obiettivi di destabilizzazione molto chiari? In queste vicende, la prevenzione ha funzionato? In caso contrario, perché non ha funzionato? Questi sono gli interrogativi che ci ponemmo allora, e a cui lei, Ministro, ha tentato - e per questo la ringrazio ancora una volta - di dare un contributo.
Concordo sull'opportunità di lavorare sulle modifiche normative. Relativamente all'indagine conoscitiva è da capire se si riuscirà a predisporre un documento conclusivo, anche per consegnare, come dicevo poc'anzi, il nostro lavoro non ai posteri bensì agli immediati successori che prenderanno il nostro posto nella diciassettesima legislatura.

EMANUELE FIANO. Ringrazio il Ministro per la sua esposizione, che giunge al termine di un interessante lavoro conoscitivo che questa Commissione ha svolto per acquisire cognizione delle ragioni legate agli scontri verificatisi nelle manifestazioni politiche nella città di Roma e da sottoporre ad attenta valutazione.
Oltre ad alcune possibili innovazioni normative - tra cui l'arresto in flagranza differita mi sembrerebbe particolarmente utile - penso che vi sia ancora una ragione di contesto che riguarda la difficoltà a rapportarsi con i fenomeni di violenza insiti in alcuni cortei e manifestazioni politiche.
Il Ministro si è occupato molto di tali questioni nel corso di quest'anno e, peraltro, forse stanno arrivando anche buone notizie dal voto sulla legge di stabilità al Senato, perché sono state aggiunte diverse decine di milioni per lo sblocco del turnover delle forze dell'ordine (70 milioni per quest'anno e 60 per i due successivi), lasciando prevedere qualche migliaia di nuove assunzioni nei prossimi anni.
Questa notizia positiva, che è frutto del lavoro di tutti i gruppi politici, sia alla Camera sia al Senato (come il Ministro sa, visto che ha seguito molto questo lavoro), mi induce, tuttavia, a segnalare un'oggettiva condizione anagrafica delle forze dell'ordine, che non sempre è la più adatta a confrontarsi con i gruppi di giovani che manifestano - infatti, l'età media delle nostre forze dell'ordine si avvicina ai 45 anni, mentre spesso sono ventenni coloro che si rendono partecipi e soggetti attuatori dei momenti di violenza nei cortei -


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perché, per lo meno fino a oggi, abbiamo avuto un'ipotesi di blocco delle assunzioni ferma al 20 per cento per i recenti provvedimenti di spending review.
Credo che chi sarà parlamentare della Repubblica nella prossima legislatura e il prossimo Governo dovranno occuparsi di queste questioni, che riguardano il contesto entro cui operano gli operatori delle forze dell'ordine.
Il primo aspetto riguarda le normative, il secondo è quello anagrafico e, infine, vi è anche quello dei mezzi. Pochi giorni fa, questa Commissione ha svolto un'audizione di tutti i sindacati del comparto, prendendo lo spunto anche dalla questione dei numeri identificativi. Ma il discorso è spaziato ai nuovi strumenti da utilizzarsi, già in uso in altri Paesi, nel corso delle manifestazioni, dai più banali, come l'uso dell'acqua, a tutti gli strumenti che servono a evitare il contatto tra le forze dell'ordine e i manifestanti per evitare che le proposte di azioni di violenza mosse da alcuni dei gruppi - che, per fortuna, rappresentano una forte minoranza - possano determinare situazioni più gravi se a contatto con le forze dell'ordine. Infatti, nell'occasione in cui discutemmo dei numeri identificativi, lo spunto riguardava anche alcune azioni compiute da poliziotti o da carabinieri in relazione a tali assalti, come l'uso del manganello e via dicendo.
Signor Ministro, signor presidente, credo che quelli che ho appena esposto siano i tre capisaldi su cui muoversi perché la situazione anagrafica delle forze dell'ordine ritorni ai livelli europei. Siamo molto oltre la media anagrafica delle altre forze dell'ordine europeo e occorre un ragionamento comune, sempre entro il solco della Costituzione e della salvaguarda dei diritti individuali sanciti dal dettato costituzionale del diritto di manifestare, sull'innovazione normativa di strumenti più atti alle forze dell'ordine e, soprattutto, agli inquirenti per fermare e arrestare gli autori di quegli atti. Oltre a ciò, occorre anche svolgere un ragionamento sugli strumenti e i mezzi delle forze dell'ordine, sempre con lo scopo finale di evitare il più possibile violenze e scontri.
Penso che questo sia il tracciato da seguire. Sono lieto, signor Ministro, che lei oggi abbia anche attenuato il senso di alcune parole da lei pronunciate sullo scenario sociale di questi mesi: se nelle scorse settimane ha avuto modo di dire che eravate preoccupati da mesi, oggi mi pare di capire - anche se la preoccupazione esiste sempre, per chi si occupa dell'ordine pubblico - che lo scenario è migliore di quello che pensavamo. Si tratta sicuramente di una buona notizia.

PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Cancellieri per la replica.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Non posso che concordare sui tre problemi segnalati dall'onorevole Fiano. Sicuramente, la situazione anagrafica richiederà un impegno da parte del prossimo Governo e del prossimo Parlamento perché vi è stata proprio la decisione di ringiovanire: il turnover ci dà del buon respiro e, perlomeno, non siamo alla paralisi totale. Tuttavia, va sicuramente rivista l'intera situazione, con un occhio particolare soprattutto ai giovani che vanno in piazza per partecipare a tali manifestazioni, perché sono sotto gli occhi di tutti. Siamo perfettamente d'accordo.
Per il diritto di manifestare, ne va assolutamente garantita la massima libertà; tuttavia, bisognerà pensare a provvedimenti che consentano da una parte il diritto di manifestare e, dall'altra, il diritto di difendere anche dei beni. Ad esempio, il famoso «arresto in differita» è uno strumento assolutamente democratico e lecito, che consente di essere ancora più efficaci contro coloro che, approfittando dei cortei, rompono vetrine e via dicendo, quando gli operatori delle forze dell'ordine non sono immediatamente in grado di intervenire, mentre potrebbero farlo nell'assoluto rispetto dei diritti costituzionalmente tutelati, con tutto quello che occorre di trasparenza nei confronti dell'autorità giudiziaria.
Quanto agli strumenti, ricordo che il capo della polizia, nel corso della sua


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audizione, ha riferito su quali di essi possono essere messi in atto.
L'onorevole Tassone mi ha chiesto se i servizi di informazione funzionano. Personalmente posso dirmi certa che i servizi di prevenzione e di informazione dell'Ucigos - per fare qualche nome - o delle DIGOS sono funzionanti e hanno anche funzionato molto bene: se si sono ottenuti tanti risultati (e li abbiamo visti) sugli arresti in Val di Susa o anche su una serie di attività poste in essere dalla magistratura, lo dobbiamo proprio alla capacità dei nostri servizi di prevenzione.
Questi hanno compiuto un ottimo lavoro, hanno evitato molte degenerazioni anche se, chiaramente, non si può fare in modo che tali fatti non esistano; d'altra parte, è sotto gli occhi di tutti ciò che avviene anche nelle manifestazioni nel resto del mondo. I nostri servizi hanno funzionato molto bene; è chiaro che la prevenzione è fondamentale, com'è fondamentale anche l'ottima intesa che abbiamo con la magistratura.
Penso che abbiano lavorato bene; naturalmente, il fenomeno va continuamente tenuto sotto controllo, ma l'attività delle forze dell'ordine è stata sicuramente positiva.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Cancellieri e dichiaro conclusa la seduta.

La seduta termina alle 14,25.

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