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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissioni Riunite
(I e III)
1.
Mercoledì 27 gennaio 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Nirenstein Fiamma, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ANTISEMITISMO

Audizione del Ministro degli affari esteri, Franco Frattini:

Nirenstein Fiamma, Presidente ... 3 4 5 8 9 10
Bruno Donato, Presidente della I Commissione ... 4
Corsini Paolo (PD) ... 8
Frattini Franco, Ministro degli affari esteri ... 5 10
Pianetta Enrico (PdL) ... 9
Stefani Stefano, Presidente della III Commissione ... 4

ALLEGATO: Testo integrale dell'intervento del deputato Raffaele Volpi ... 11
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia: Misto-NS/LS Ausonia.

COMMISSIONI RIUNITE
I (AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI) E III (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)

Comitato di indagine sull’antisemitismo

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 27 gennaio 2010


Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FIAMMA NIRENSTEIN

La seduta comincia alle 8,30.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro degli affari esteri, Franco Frattini.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'antisemitismo, l'audizione del Ministro degli affari esteri, Franco Frattini.
Onorevoli colleghi, con l'odierna audizione del Ministro Frattini ha inizio un lavoro molto particolare, con il quale la Camera dei deputati dimostra il suo interesse prioritario nei confronti del tema dell'antisemitismo e ciò avviene nella Giornata della Memoria della Shoah. Ha inizio, oggi, l'indagine conoscitiva sull'antisemitismo deliberata dalle Commissioni affari costituzionali e affari esteri. Saluto e ringrazio per la loro presenza i presidenti Donato Bruno e Stefano Stefani che hanno sostenuto autorevolmente la deliberazione di questa indagine.
Nel ringraziare, altresì, per la sua consueta disponibilità il Ministro Frattini, desidero brevemente dire qualcosa di personale.
Io sono una figlia dell'Olocausto. La mia famiglia, sia per parte materna sia per parte paterna, è stata in gran parte sterminata nell'Olocausto, nell'Europa dell'Est e a Firenze. Essendo nata dopo la Seconda guerra mondiale, io sono cresciuta nella certezza che mai più si sarebbe presentata una situazione, né ideologica né di rapporti di forza, tale da creare nuovamente nei confronti degli ebrei una situazione di tensione, di pregiudizio e persino, in certi casi, di odio.
Così non è stato. Nel corso della mia vicenda umana e professionale, ho visto, invece, crescere l'antisemitismo nel nostro Paese e in Europa in misura tale per cui proprio ieri l'Agenzia ebraica, da Gerusalemme, ha fatto sapere che nei primi tre mesi del 2009 ci sono stati più episodi di antisemitismo di quanti ve ne siano stati in tutto l'anno precedente.
Si tratta di episodi pesantissimi, che in gran parte riguardano l'esistenza stessa dello Stato di Israele, inteso come ebreo collettivo, e riguardano anche la negazione della Shoah. La negazione della Shoah e insieme l'aggressione allo Stato ebraico vanno assai spesso a braccetto con gli episodi di vandalismo, di aggressione personale, di ferimento e persino di uccisione di ebrei nel mondo occidentale. Questo mi turba molto, come credo turbi tutti noi.
Con la nostra Commissione di indagine vogliamo andare alla radice di tali questioni, capire il perché si verificano certi episodi e vedere, a livello nazionale e internazionale, quanto influisce la continua predicazione di odio che proviene da alcuni Paesi sovrani e che di continuo auspica la distruzione dello Stato di Israele.
Mi fermo qui per motivi evidenti e perché tutti desideriamo ascoltare, nella nostra prima audizione, il Ministro Frattini.


Pag. 4


Prima, però, prego i presidenti Bruno e Stefani di rivolgere un indirizzo di saluto.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Saluto il Ministro Frattini, il presidente Stefani, la collega Nirenstein, presidente del Comitato di indagine sull'antisemitismo, e tutti i presenti.
Sono particolarmente lieto che la prima seduta del Comitato di indagine si svolga oggi, nel Giorno della Memoria.
Lo svolgimento di questa indagine conoscitiva fa onore alla Camera dei deputati, perché è il segno della volontà del Parlamento di approfondire un tema, quello dell'antisemitismo, che rimane, purtroppo, di inquietante attualità.
Aver costituito un Comitato di indagine con lo scopo di indagare a fondo i caratteri nuovi di tale fenomeno e il grado di consapevolezza dell'opinione pubblica, dei mezzi di informazione e del sistema educativo, rappresenta una sfida e un impegno. Ma rappresenta, in qualche modo, anche l'adempimento di un «dovere di memoria».
Il dovere della memoria è innanzitutto un impegno nel presente, come disposizione a leggere la realtà e ad affrontare i problemi attuali portando sempre con sé la consapevolezza dell'abisso in cui l'Europa è precipitata con la Shoah.
Quando oggi discutiamo di xenofobia, di razzismo, di discriminazione basata sulla razza, sul sesso, sulla lingua, sulla religione, sulle opinioni politiche, sulle condizioni personali e sociali, quando affrontiamo nel nostro lavoro parlamentare e politico la questione dei mezzi più efficaci per sradicare ma soprattutto per prevenire questi fenomeni, abbiamo bisogno di avere sempre davanti a noi con limpidezza i fatti della storia, perché la memoria del passato ci dà profondità di analisi, dà respiro e spessore alle nostre idee, nutre di responsabilità il nostro modo di parlare e di agire.
Il dovere della memoria è anche un impegno verso il futuro, perché chiama in causa la volontà e la capacità di infondere costantemente nelle nuove generazioni - attraverso la famiglia, la scuola, l'università - anticorpi adeguati per mantenere sana la società, per fare in modo che non si riproducano le condizioni che hanno reso possibile quell'abisso.
Ma nell'adempiere al dovere di memoria noi dobbiamo volgerci anche verso il passato, verso ciascuna delle persone assassinate nei campi di sterminio.
Nella lettera di un deportato, oramai certo della propria sorte, è scritto «io muoio, ma vivrò». In questa frase c'è il coraggio, la forza, ma soprattutto la fiducia di chi, davanti alla propria morte, non si sente «finito» e non dispera sul domani. Il nostro pensiero va oggi a queste persone, ad una fiducia che non può essere tradita dall'oblio e dall'indifferenza. Una fiducia che deve essere onorata in modo autentico, vigile, consapevole.
Con questo spirito rivolgo al Comitato di indagine i miei auguri di buon lavoro.

PRESIDENTE. Saluto anche i miei colleghi che compongono insieme a me l'ufficio di presidenza di questo Comitato, gli onorevoli Volpi e Ferrari.

STEFANO STEFANI, Presidente della III Commissione. Credo che il modo migliore per iniziare questo indirizzo di saluto sia formulare i migliori auguri di buon lavoro al Comitato d'indagine sull'antisemitismo, che oggi avvia la sua attività per iniziativa congiunta delle Commissioni affari costituzionali e affari esteri.
Mi unisco, a nome della Commissione affari esteri, al plauso per la scelta simbolica di tenere la prima audizione dell'indagine conoscitiva in coincidenza con il Giorno della Memoria della Shoah, nello storico anniversario della liberazione di Auschwitz.
Sono certo che il Ministro degli affari esteri, Franco Frattini, che ha preso più volte coraggiose posizioni nella lotta all'antisemitismo, rinnoverà il fermo impegno del Governo sul tema e saprà dare importanti indicazioni di lavoro al Comitato.
La lezione che viene sottolineata dalla ricorrenza odierna è che il dovere della memoria impone una vigilanza ferrea perché l'umanità non conosca più le aberranti forme cui può condurre l'odio razziale.


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Sottolineo, infine, come l'istituzione del Comitato d'indagine, la cui presidenza è stata affidata, giustamente, alla collega Nirenstein - che l'ha voluto fortemente, e le ragioni si possono intuire dalla sua introduzione - rientri nella più ampia cornice della Coalizione interparlamentare contro l'antisemitismo.
In questo spirito, con la nostra riunione sentiamo di partecipare sul piano europeo alle celebrazioni che stanno avendo luogo al Bundestag, con il discorso del Presidente dello Stato d'Israele, Shimon Peres, e ci prepariamo ad ascoltare nell'Aula di Montecitorio il Premio Nobel per la pace Elie Wiesel.

PRESIDENTE. Grazie, presidente. La Coalizione interparlamentare contro l'antisemitismo, che lei ha ricordato, è stata creata - insieme a decine di Parlamenti, era presente anche il Ministro Frattini, in quell'occasione, a Londra - nell'ambito di una impressionante manifestazione che ha appunto ispirato il nostro lavoro nel Parlamento italiano.
Con grande piacere do, quindi, la parola al Ministero degli affari esteri, Franco Frattini, per la prima audizione del nostro Comitato, nel Giorno della Memoria.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Cari colleghi, ringrazio i presidenti per questa occasione che mi offrono di esprimermi all'inizio dell'indagine conoscitiva e ringrazio Fiamma Nirenstein per averla fortemente voluta e promossa.
Certamente non è la prima volta che mi occupo di antisemitismo e che ripeto, come già in molte sedi internazionali, quello di cui sono profondamente convinto. Ogni manifestazione antisemita è un delitto gravissimo nei confronti dei diritti fondamentali delle persone.
Noi abbiamo molto spesso parlato del valore fondante della Carta europea dei diritti fondamentali, dell'Europa culla del diritto e dei diritti. Ieri mi sono trovato, nell'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, a parlare ancora una volta nell'assemblea plenaria, dinanzi ai colleghi membri dei Parlamenti degli oltre quaranta Paesi del Consiglio d'Europa. Ebbene, tra i temi che non ho potuto dimenticare, parlando di violazione dei diritti fondamentali, c'è proprio quello dell'antisemitismo. Lo dico perché già da Vicepresidente della Commissione europea promossi, in sede di Agenzia europea per i diritti fondamentali, un'indagine importante per conoscere dati ed elementi come quelli che l'onorevole Nirenstein richiamava all'inizio del suo intervento. Questi elementi ci hanno sempre più confermato nella preoccupazione.
Oggi abbiamo elementi e dati, che io considero attendibili, che riguardano anche il nostro Paese. Noi abbiamo sempre pensato che l'antisemitismo tocchi sì Paesi europei, ma fortunatamente non il nostro. Ecco, nello studio pubblicato lo scorso anno proprio dal Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) a Milano, mi ha colpito un dato: quando si afferma che sostanzialmente il 56 per cento degli italiani non nutrono sentimenti antisemiti, si afferma contemporaneamente che il 44 per cento degli italiani hanno mostrato e mostrano, nella serie di quesiti posti, atteggiamenti in qualche modo ostili agli ebrei. Sono forme di ostilità che raggiungono, nel 12 per cento dei casi, veri e propri sentimenti antisemiti.
Credo che questi dati siano estremamente preoccupanti. Non dobbiamo guardare all'88 per cento che non manifesta, ma al 12 per cento degli italiani che manifesta sentimenti antisemiti. Questo è un risultato indicativo, evidentemente, ma dimostra che un nuovo antisemitismo si fonda su radici più sottili e più pericolose dell'antisemitismo classico, quello fondato sui libri che hanno inneggiato all'odio contro gli ebrei. Questo nuovo antisemitismo strisciante si fonda sulla assuefazione, sulla noncuranza, sul voltare la faccia dall'altra parte, sul dire «tanto lo sappiamo tutti che gli ebrei controllano la politica, i mezzi di informazione, la finanza». Queste frasi nascondono il nuovo antisemitismo e sono frasi, purtroppo, che sono condivise da una percentuale anche dei nostri concittadini.
Per queste ragioni, credo che la base di tutto sia una ancora più approfondita


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conoscenza e comprensione di questo fenomeno. Dobbiamo capire con che cosa abbiamo a che fare; dobbiamo sostanzialmente lavorare per meglio conoscere la tragedia e per evitare che la tragedia possa essere mai pensata, non attuata - credo che questo non sarà mai, nella storia del mondo - in nessuna parte del mondo.
Questi pensieri sono stati recentemente ripetuti in una solenne occasione - da cristiano lo voglio ricordare - proprio dal Santo Padre, nella recente visita alla sinagoga di Roma. La conoscenza e la presenza di una memoria di questa tragedia è la prima delle condizioni affinché tutto questo non si ripeta mai più.
Credo, quindi, che si debba individuare - come è stato fatto in passato, in grandi occasioni internazionali - in questa sorta di assuefazione civile il nuovo antisemitismo. Questo è il momento pericoloso sul quale dobbiamo meditare, riflettere e, soprattutto, vigilare. Dobbiamo vigilare perché abbiamo oggi ancora forme di antigiudaismo e di antisemitismo dirette. Ci sono coloro che scrivono libri per incitare all'antisemitismo, per parlare della tragedia dell'Olocausto in termini riduttivi, ma vi sono anche azioni dirette di movimenti e frange che l'estremismo di stampo neonazista in Paesi europei - ma anche del nord America - continua a portare nelle piazze. Penso a manifestazioni che inneggiano alla purezza razziale. Si tratta di forme dirette di antisemitismo che abbiamo, purtroppo, ritrovato anche in alcune piazze di città europee, in alcune manifestazioni fortunatamente minoritarie, ma straordinariamente pericolose per il loro effetto attrattivo.
Parliamo di persone che comunicano attraverso la rete Internet; persone che si ritrovano, si riuniscono, usano simboli del nazismo. A mio avviso, come già dissi in veste di Vicepresidente della Commissione europea, questa attenzione ai simboli esibiti e ostentati in pubblico deve essere un'azione più forte e coordinata che tutta l'Europa deve portare avanti.
Non si tratta di censurare, né di colpire una manifestazione del libero pensiero. Chi esibisce uniformi e simboli del nazismo e li sventola come meccanismo attrattivo verso i più giovani costituisce, a mio avviso, una minaccia diretta per la nostra società.
Vi sono, poi, forme indirette e altrettanto pericolose di antisemitismo. Le prime sono quelle che passano per il revisionismo storico.
Ritengo personalmente di una grande pericolosità alcune ricostruzioni apparentemente ammantate di serietà scientifica, che mettono in discussione la veridicità dell'Olocausto o intendono ridimensionarne l'impatto - che è stato forse il più tragico sull'intera storia dell'umanità - e il trasmettere espressioni che diventano poi di uso comune per la tolleranza e per la noncuranza dei più. Tali espressioni, purtroppo, nascondono una profonda, radicata percezione di antipatia per gli ebrei. Queste sono forme ancora più subdole e ancora più pericolose.
Vi sono, poi, altre forme, che rientrano in queste categorie, di antisemitismo che indirettamente penetra nelle società e, ancor peggio, nel dibattito sulla politica internazionale.
Molte volte ho detto che è legittimo criticare il Governo di Israele e tutti i Governi democratici debbono accettare critiche politiche; ma quando la critica non è equilibrata, quando diventa incitamento a considerare lo Stato di Israele come uno «Stato razzista» (uso parole virgolettate pronunciate pubblicamente da Capi di Stato come il Presidente dell'Iran) o quando in conferenze internazionali - penso alla Conferenza di Durban - si è parlato espressamente dello Stato di Israele come un pericolo alla sicurezza del Medio Oriente, in quanto Stato razzista radicato del Medio Oriente, certamente questo dà una copertura retorica che serve a dissimulare il pregiudizio antisemita.
L'equilibrio delle critiche è legittimo; lo squilibrio delle critiche che dissimula l'antisemitismo non è legittimo, perché porta alle manifestazioni di piazza che tutti abbiamo visto, nelle quali le bandiere di Israele sono bruciate, calpestate, offese come simbolo di incitamento a un odio antiebraico che certamente è razzista e antisemita.


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Ho citato la Conferenza di Durban, in occasione della quale l'Italia senza esitazioni ha rifiutato di partecipare a uno scenario che avrebbe portato a quello a cui ha effettivamente portato: divisioni, contrasti, adozione di un testo sinceramente inaccettabile.
Abbiamo anche assistito, in quella e altre occasioni, a dichiarazioni negazioniste pubbliche ed esplicite. Ho già ricordato quelle del Presidente dell'Iran, ma ho letto con costernazione sulla stampa di ieri le dichiarazioni negazioniste, pubblicamente espresse, di un alto prelato polacco. Sono certo che nei confronti di questo vescovo vi sarà, come in passato vi è stata, da parte della Santa Sede, un'azione molto ferma. Da cristiano e da cattolico debbo dire che ascoltare frasi negazioniste da un esponente della Chiesa cattolica è qualcosa che mi turba personalmente in modo profondo.
Faccio ancora qualche richiamo al recente passato. Quello che ho detto sulla confusione tra le critiche legittime alla politica israeliana in Medio Oriente e le dichiarazioni intolleranti antisemite non è stato soltanto da me e da altri espresso formalmente o informalmente nel Parlamento italiano e in altri Parlamenti, ma è stato raccolto alcuni anni fa nella prima dichiarazione di Berlino, quando la conferenza dell'OSCE sull'antisemitismo disse con grande chiarezza che gli sviluppi internazionali e le questioni politiche, incluse quelle in Israele o in Medio Oriente, mai giustificano dichiarazioni di stampo antisemita.
Questa è una dichiarazione a cui noi guardiamo con attenzione perché, a seguito del mandato che avevo lasciato nel 2008 all'Agenzia europea per i diritti fondamentali (che funzionalmente dipendeva da me, fino a quel momento), è stato pubblicato nel 2009 il rapporto sugli otto anni 2001-2008 e sullo stato dell'antisemitismo in Europa. Ebbene, in ogni momento nel quale le tensioni in Medio Oriente si accentuano, aumentano gli atti antisemiti in Europa. Questa affermazione chiara dell'Agenzia europea ci riporta alla dichiarazione di Berlino, ossia al collegamento tra coloro che colgono il momento di una tensione internazionale sul Medio Oriente per incitare all'odio antiebreo. Il collegamento, purtroppo, c'era e c'è.
Per fare seriamente una riflessione occorrono anzitutto testimonianze visibili e tangibili sull'impegno dei Governi. Il Governo del Presidente Berlusconi ha deciso alcune iniziative, tra cui, in particolare, quella di un forte sostegno politico in Europa alle ragioni del rafforzamento delle relazioni tra Israele e l'Europa: l'upgrading di cui molto si è parlato, su cui altri Paesi europei erano, purtroppo, reticenti e riluttanti e che, invece, è stato accolto, sulla forte pressione anzitutto italiana (lo dobbiamo riconoscere, ma lo riconoscono i nostri amici israeliani). Certamente oggi quelle relazioni vanno verso il consolidamento
Abbiamo anche voluto, con azioni simboliche, mostrare come l'Italia, con i Paesi che considera stretti amici e partner anzitutto in Europa, può dare il segno di una volontà di conoscenza e di condanna per l'eternità. Non vi sfuggirà che la visita compiuta dal mio collega Ministro degli esteri tedesco e da me alla risiera di San Sabba, l'anno scorso, è stata una prima assoluta di questo genere. Con il collega Steinmeier, in occasione del vertice intergovernativo Italia-Germania che tenemmo lo scorso anno a Trieste, ci siamo recati dove era il forno crematorio.
Credo che questo episodio debba rappresentare l'auspicio che Italia e Germania, Paesi così strettamente amici, possano trovare nuove occasioni visibili. Posso anticipare che, riprendendo un lavoro che purtroppo si è interrotto con la mia uscita dalla Commissione europea, ho intenzione di promuovere azioni della Commissione stessa per contribuire, finanziandoli, a viaggi di studio di giovani studenti europei ai Memoriali che si trovano in Europa sulla tragedia dell'Olocausto, a cominciare dal Memoriale di Berlino.
Credo che la Commissione europea, che finanzia plurime iniziative di studio, di ricerca, di esame, di viaggi eccetera, non possa non avere un programma mirato a promuovere viaggi di studio per gli studenti dei Paesi europei su questi temi. L'Italia vuole essere il primo Paese a


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promuovere, con la Germania, un programma dedicato alla memoria degli studenti: coloro che hanno un'età tale per cui hanno letto questi episodi sui libri di storia è bene che vedano con i loro occhi, e non soltanto leggano sui libri, che cosa è stata la tragedia della Shoah.
Faccio un'ultima considerazione, riprendendo il tema dell'assuefazione civile. La parola chiave, in questo caso, è respingere il relativismo su questo tema. Se ci lasciamo prendere dall'idea che attraverso il dialogo, attraverso il confronto, si possa rinunciare a valori che sono pezzi indissolubili della nostra identità, compiamo l'errore di relativizzare questi valori e questi princìpi. La lotta all'antisemitismo è un valore assoluto.
Noi vogliamo il dialogo tra israeliani e palestinesi, vogliamo la pace in Medio Oriente, vogliamo la riconciliazione tra Israele e il mondo arabo, ma non può essere certamente messa in discussione, come capitolo del dialogo più generale, un'indulgenza, una relativizzazione, una assuefazione, una sorta di tolleranza indiretta verso l'antisemitismo. Sono due questioni completamente diverse, dunque non facciamo l'errore di inserire, come tema di negoziato, qualcosa che non è negoziabile.
Ho detto molte volte che la sicurezza di Israele è una delle questioni su cui non si può negoziare. Il diritto all'esistenza e il diritto alla sicurezza dello Stato di Israele in Medio Oriente non è e non può essere materia di negoziato. Ugualmente, non può essere materia di discussione il fatto che la Shoah sia stata la tragedia più grande di tutta la storia dell'umanità e che, evidentemente, nessuna indulgenza a frasi correnti, ad espressioni, a parole di uso comune può essere giustificata, neanche per scherzo. Ricordo qualche infelicissima storia di personaggi importanti, non italiani, che affermarono di aver pronunciato solo per scherzo alcune frasi sugli ebrei. Su queste cose non si può scherzare mai. Vi ringrazio.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Frattini, che ci ha dato uno spunto di partenza importante, sia conoscitivo sia teorico, per avviare il nostro lavoro.
Invito i colleghi a porre eventuali quesiti o a svolgere osservazioni, tenendo conto del limitato tempo a disposizione.

PAOLO CORSINI. Innanzitutto intendo manifestare compiacimento per il fatto che questa prima audizione avvenga in una data assolutamente emblematica e simbolica. Peraltro, sconcerta il dover leggere, sulle prime pagine dei giornali di questa mattina, che in Italia vengono distribuite bustine di zucchero con battute antisemite. È un dato veramente sconcertante.
Peraltro, voglio manifestare apprezzamento per l'introduzione del Ministro Frattini, nella quale trovo spunti, suggestioni e motivi di approfondimento decisamente condivisibili. Mi voglio limitare - temo, forse, anche sulla base di una sorta di deformazione professionale - soltanto a tre osservazioni, che vogliono costituire un contributo nell'ambito di una ricerca che penso dovrà approdare a un testo conclusivo largamente, anzi unanimemente, condiviso.
In primo luogo, credo che sarebbe utile per i lavori del nostro Comitato approfondire una linea di riflessione che il Ministro Frattini ha soltanto parzialmente anticipato, ma non dubito che condividerà quanto sto per dire. Sarebbe opportuno procedere a una distinzione categoriale tra antigiudaismo, antisemitismo e razzismo - la distinzione tra antigiudaismo e antisemitismo reputo sia assolutamente fondamentale - per avvalorare la gravità delle due dimensioni. Peraltro, credo si possa onestamente riconoscere che tutti gli antisemiti sono razzisti, ma non tutti i razzisti sono antisemiti. Questo è certamente un problema.
Condivido, inoltre, l'impostazione del Ministro Frattini quando ingloba nell'ambito di categorie negative tanto il negazionismo, cioè la linea che da Faurisson arriva a Irving e ai loro epigoni, quanto il revisionismo storiografico, nella sua accezione specifica (non c'è dubbio che qualsiasi


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lettura storica è sempre revisionista e Croce ci ha insegnato che la storia è sempre storia contemporanea).
Infine, condivido la sottolineatura sul relativismo e sul fatto che esistono princìpi e valori assoluti che non sono negoziabili.
In secondo luogo, certamente è valida una prospettiva internazionale anche sotto il profilo delle possibili e auspicabili iniziative del Parlamento italiano, ma esiste una specificità del caso italiano nell'ambito dell'antisemitismo. Credo che di questo dovremmo essere consapevoli, spingendoci - pur non essendo un istituto di ricerca storica, ma un Comitato parlamentare - a cogliere la prospettiva storica dell'antisemitismo italiano, che è riconducibile ad alcune matrici ben riconoscibili.
Alcuni settori della Chiesa cattolica - voglio essere molto cauto con questa affermazione, perché parto dagli stessi presupposti valoriali del Ministro Frattini quanto alla mia fede cristiana e alla mia adesione a questo impianto culturale - tanto nella tradizione ottocentesca e novecentesca quanto, purtroppo, anche attualmente, costituiscono un problema.
Cito, poi, il fascismo, la tradizione neopagana e alcuni settori della cultura radicale. Questo indica che esiste una specificità del caso italiano quanto allo sviluppo di atteggiamenti, stili di vita, costumi, orientamenti antisemiti.
Infine, credo che dobbiamo porci il problema del «che fare» rispetto al contrasto all'antisemitismo. A mio avviso, non dobbiamo produrre semplicemente una relazione di tipo accademico e questo non significa far venir meno il rigore della ricerca. Noi siamo un soggetto parlamentare che può svolgere una funzione fondamentale di orientamento dell'opinione pubblica.
Penso a un'indagine che definisca una mappa, le radici del pregiudizio antisemita, la sua diffusione, i suoi agenti, il fenomeno del tutto inedito della presenza in rete dell'antisemitismo, che è una dimensione del tutto moderna e contemporanea, ma estremamente grave e preoccupante.
L'indagine, inoltre, dovrà definire quali sono le iniziative che possiamo promuovere sul piano della produzione legislativa e politica; dovrà verificare se è possibile ipotizzare la redazione di un manifesto del Parlamento italiano sul tema dell'antisemitismo che abbia una funzione di orientamento pedagogico e di civilizzazione culturale nel nostro Paese.
Infine - mi ha fatto molto piacere che il ministro abbia toccato questo tema - è possibile che il Parlamento italiano produca una legge che finanzi e sostenga le pregevoli iniziative che gli enti locali promuovono nel nostro Paese quanto ai viaggi della memoria e alla perpetuazione della memoria dell'Olocausto? Parlo dell'Olocausto non semplicemente come sacrificio, ma come grande dramma, quello di un genocidio unico. L'Olocausto, infatti, non è l'unico genocidio nella storia dell'umanità, ma certamente è il genocidio unico.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Pianetta, vorrei fare un'osservazione, senza la quale mi sembra che tutto ciò che è stato così eminentemente esposto manchi di un piccolo elemento, che è invece importante: è la prima volta, dopo la Seconda guerra mondiale, che il popolo ebraico è nuovamente di fronte a una minaccia fattuale e armata di sterminio.
Mi riferisco alla minaccia da parte di Ahmadinejad, Presidente iraniano, cui peraltro il ministro ha accennato descrivendone tutte le aberrazioni. Questo punto non deve essere dimenticato nel momento in cui Ahmadinejad, affermando che Israele è un «albero ammarcito» che aspetta solo di essere distrutto (e lo ripete più volte), prepara la bomba atomica e fornisce ai suoi amici, ossia Hezbollah e Hamas, armi in grado di produrre un nuovo sterminio degli ebrei.
Vedremo se è possibile - su questo sono al lavoro molti avvocati nel mondo - produrre, in base alla Convenzione contro il genocidio, un'accusa che abbia una base legale solida.

ENRICO PIANETTA. Anche io voglio ringraziare il Ministro Franco Frattini. Direi che, con la sua audizione, questo Comitato è partito molto bene, con un


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grande inquadramento in merito a un tema veramente importante.
Ricordo che Elie Wiesel, che ascolteremo tra poco, disse in un'occasione: «Se Auschwitz non ha guarito il mondo dall'antisemitismo, che cosa potrà mai guarirlo?». Una frase davvero tremenda.
Questo Comitato dovrà contribuire a compiere questo percorso. Non c'è dubbio che il quadro politico generale alimenta la tensione. Quando c'è la negazione della Shoah, quando c'è la negazione dello Stato di Israele, quando ci sono manifestazioni come Durban II, come giustamente il Ministro ha ricordato, quando ci sono parole farneticanti di Capi di Stato, indubbiamente si crea la cultura perché ci possano essere menti che percepiscono e portano avanti queste idee.
C'è anche un altro aspetto, altrettanto importante, che ci deve preoccupare nella stessa misura: l'antisemitismo quotidiano, l'antisemitismo delle battute, l'antisemitismo che indubbiamente riceve alimentazione dal quadro generale.
Noi dovremo svolgere un'indagine precisa per cercare di individuare gli aspetti generali, ma anche le misure da adottare. Giustamente Paolo Corsini ha detto che dobbiamo occuparci del «che fare».
Credo che, come ha concluso il Ministro, la questione pedagogica, la cultura, l'informazione siano aspetti fondamentali. Forse, riprendendo le parole di Elie Wiesel, Auschwitz non è riuscito a guarire il mondo dall'antisemitismo perché non è conosciuto adeguatamente, a livello delle scuole, tra i giovani. A mio avviso, il nostro Comitato dovrà forzare molto su questo aspetto.
Giustamente il Ministro, quando sottolinea la questione pedagogica, intende affermare la necessità di creare questa cultura, questa informazione. Il 12 per cento (o il 44 per cento) di italiani che esprimono sentimenti antisemiti deve essere combattuto attraverso l'informazione sui grandi misfatti e su ciò che anche la politica, ancora oggi, con la negazione della Shoah e con la negazione di Israele, alimenta continuamente.

PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Frattini per la replica.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Credo che sia l'onorevole Corsini sia l'onorevole Pianetta abbiano espresso parole molto chiare.
Penso che, nel prossimo sviluppo di questa Commissione d'indagine, si possa lavorare davvero - e il Governo è a disposizione - per procedere sul «che fare».
Quali iniziative possono avere, ad esempio, un miglior coinvolgimento degli enti locali? Vi sono iniziative non coordinate che dovrebbero condurre a un piano pedagogico nazionale sulla memoria e sulla consapevolezza del dramma della Shoah, unico nella storia del mondo. Su questo, ad esempio, oggi potremmo assumere tutti l'impegno di lavorare concretamente, ognuno per la propria parte, per arrivare a una programmazione di iniziative concrete.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Frattini dell'audizione e anche dell'offerta di aiuto, che sarà certamente sfruttata.
Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna del testo integrale dell'intervento del deputato Raffaele Volpi, che non è stato possibile pronunciare per l'imminente inizio delle votazioni in Assemblea (vedi allegato).
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 9,15.


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ALLEGATO

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO RAFFAELE VOLPI

RAFFAELE VOLPI. Voglio ringraziare il Ministro Frattini per aver voluto intervenire ai lavori di apertura del nostro Comitato e di averlo fatto in una giornata particolarmente significativa.
Gli anticipo già una richiesta di forte collaborazione tra il suo Ministero e il Comitato d'indagine sull'Antisemitismo della Camera perché ritengo che oggi come oggi il tema che andiamo ad affrontare non si può, purtroppo, trattare senza una approfondita ricostruzione di una pericolosa e sempre presente rete antisemita che coinvolge in modo significativo molti Paesi.
Devo dire che io stesso mi sono domandato quale potesse essere il percorso da fare per il nostro Comitato e se già alcune risposte me le ero date l'intervento del Signor Ministro mi ha confermato, con dati e valutazioni, che ci aspetta il compito di legare memoria con attualità.
La memoria come elemento di coscienza che deve sempre di più diventare collettiva e attualità perché purtroppo dovremo confrontarci con realtà esistenti che non possono essere considerate marginali.
Ritengo Signori Presidenti, Signor Ministro che ci spetti un compito che non potrà e non dovrà essere catalogato unicamente fra le azioni di «attenzione culturale». Sarebbe un errore, sarebbe una azione importante ma cieca.
Dovremo lavorare su un'attualità che rivela l'inquietante presenza dell'antisemitismo oggi qui nel nostro paese, dovremo avere il coraggio di non coprire con il velo dell'ipocrisia realtà che a volte si intravedono, anche vicine, ma che spesso sono derubricate come solo nostalgiche o come deviazioni di alcune subculture giovanili.
Ci sono ancora i «cattivi maestri». Quelli che ricostruiscono le teorie dell'odio sfruttando, in Italia come in molti altri Paesi, i momenti di crisi economica e di valori per ravvivano le facili vulgate che mai si sono sopite. Quelli che trovano nelle marginalità sociali i luoghi per dare motivazioni richiamabili alle più bieche teorie e suggeriscono oscene soluzioni.
La nostra missione non può e non deve essere solo teorica perché i tempi mutati della tecnologia danno ad antisemiti, revisionisti e negazionisti gli strumenti del nuovo millennio. La «rete» prima di tutto. Luogo virtuale dove le cose peggiori diventano realtà. Vecchi e nuovi simbolismi diventano prima mercato di oggetti e poi veicolatori di idee sconvolgentemente malsane.
In una rete mondiale che sembra, rispetto all'antisemitismo, superare le singole origini storiche ed ideologiche per unirsi in un unico crogiolo di odio.
Questo impegno di conoscenza dovrà trasformarsi per noi, anche con la sua collaborazione Signor Ministro, in un'azione di denuncia.


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Il Nostro Paese ha una storia di sofferta e conquistata democrazia e deve essere tra i primi a dimostrare al suo interno ed alla comunità internazionale che dice fermamente no all'antisemitismo denunciando con ferma consapevolezza chi in Italia ed in altri Paesi ancora ne fa propaganda e credo.

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