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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissioni Riunite
(I e III)
13.
Martedì 26 luglio 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Nirenstein Fiamma, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ANTISEMITISMO

Audizione del Ministro dell'interno Roberto Maroni:

Nirenstein Fiamma, Presidente ... 3 7 10 12
Boniver Margherita (PdL) ... 7
Corsini Paolo (PD) ... 8 10
Farina Gianni (PD) ... 9
Maroni Roberto, Ministro dell'interno ... 4 10
Pianetta Enrico (PdL) ... 9
Vanalli Pierguido (LNP) ... 7
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A.

COMMISSIONI RIUNITE
I (AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI) E III (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)

Comitato di indagine sull’antisemitismo

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 26 luglio 2011


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FIAMMA NIRENSTEIN

La seduta comincia alle 14,05.

(Il Comitato approva il processo verbale della seduta precedente)

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'interno Roberto Maroni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'antisemitismo, l'audizione del Ministro dell'interno Roberto Maroni.
Voglio dire, con profonda sincerità, che sono particolarmente lieta che il Ministro Maroni intervenga ai lavori della Commissione, che sono stati riaperti apposta per questo suo intervento. Ciò conferma l'impegno del suo Dicastero e dell'intero Governo nella lotta all'antisemitismo; impegno che possiamo constatare tutti i giorni dalla garanzia di sicurezza che il Ministero degli Interni fornisce quotidianamente alle comunità ebraiche, in particolare presso i luoghi di maggiore raduno, come le sinagoghe e le scuole. Inoltre, abbiamo potuto constatare l'attenzione del Ministro anche attraverso un'interrogazione, che ebbe risposta dettagliata, in merito ai numerosi episodi antisemiti del gennaio 2009, in concomitanza con la guerra a Gaza.
Vorrei riportare un dato che ha interessato il nostro Comitato di indagine durante questi mesi di lavoro; difatti, numerosi rapporti sull'antisemitismo, compreso quello dell'OSCE del maggio 2011, confermano che il 2009 è stato l'anno in cui si è contato il maggior numero di episodi antisemiti dopo la seconda guerra mondiale. Si rileva, inoltre, soprattutto il nesso tra antisemitismo e antisionismo. Per esempio, un recente sondaggio della Friedrich Ebert Foundation, condotto in otto Paesi europei tra cui l'Italia, riporta che una significativa percentuale di intervistati ha risposto positivamente al quesito «considerata la politica dello Stato di Israele, posso capire perché la gente non ami gli ebrei». Tuttavia, la percentuale di risposte di questo tipo in Italia - il 25 per cento - è inferiore rispetto a quella della Germania e dell'Inghilterra (35 per cento), dell'Olanda (41), del Portogallo (48) e della Polonia (addirittura il 55 per cento).
D'altra parte, i recenti tragici episodi di Oslo - per venire all'attualità più stretta - dimostrano, pur nella specificità del loro contesto nazionale, la terribile potenzialità violenta insita nei gruppi estremisti, in particolare neonazisti, in cui l'antisemitismo è particolarmente diffuso e violento.
In Italia, abbiamo letto solo pochi giorni fa di una nuova lista di proscrizione con l'elenco di 162 intellettuali italiani ebrei - o presunti tali, dal cognome - e di attività commerciali ebraiche da boicottare. Non è la prima volta che questo succede. Negli ultimi anni questo fenomeno si è verificato almeno tre volte. Questo stesso Comitato è stato preso di mira innumerevoli volte da diversi siti


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antisemiti vicini sia all'estrema che all'estrema sinistra. In particolare, la mia persona è un oggetto di attenzione preferito.
Del resto, il problema della diffusione dell'antisemitismo on line ha interessato intensamente i lavori questo Comitato, che ha anche approvato una risoluzione sulle possibili azioni per contrastarlo. A questo proposito cito la sigla del protocollo addizionale della Convenzione di Budapest sulla criminalità informatica.
Ritengo che i lavori di questa indagine iniziata - lo ricordo - con il Ministro Frattini, non avrebbe potuto trovare più adeguata conclusione con questa audizione con il Ministro dell'Interno.
Do quindi la parola al Ministro Maroni.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Grazie, presidente. Onorevoli colleghi, in adesione al programma dell'indagine conoscitiva, il mio intervento si soffermerà in particolare sull'attività degli organismi preposti alla prevenzione e al contrasto e sul quadro normativo di riferimento, anche relazione ai nuovi mezzi di diffusione dell'antisemitismo attraverso le reti informatiche.
Voglio subito assicurare che l'attenzione delle forze di polizia è massima rispetto a ogni manifestazione da cui possano cogliersi i segnali dell'insorgenza di episodi di intolleranza o di discriminazione razziale, etnica o religiosa. In ogni Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica vengono attentamente valutate dai prefetti tutte le situazioni che richiedono ulteriori approfondimenti o mirate misure di vigilanza e tutela di obiettivi sensibili o luoghi simbolo delle comunità ebraiche.
D'altra parte, la prevenzione e la repressione di ogni manifestazione di intolleranza, comprese quelle di stampo antisemita, è tra gli obiettivi prioritari del Ministero dell'interno, che ha approntato specifici strumenti operativi, adottati dal Dipartimento della pubblica sicurezza.
In particolare, voglio segnalare l'importanza dell'istituzione, nel settembre del 2010, dell'OSCAD (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori), presieduto dal vicedirettore generale della pubblica sicurezza - il vicecapo della polizia - con il compito di monitorare e analizzare tutte le informazioni relative ad atti discriminatori, nonché elaborare le relative strategie di intervento sul piano locale e provvedere ad agevolare la presentazione di denunce da parte di istituzioni, associazioni o privati cittadini riguardanti atti discriminatori commessi nei confronti di soggetti a causa delle loro origini etniche, del credo religioso, ovvero nei confronti di altre categorie sociali cosiddette «deboli». A questo fine, sono stati attivati una casella e-mail, apposite utenze telefoniche e fax presso l'OSCAD stesso, oltre che specifici link nei siti istituzionali della Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri. L'OSCAD provvede, poi, ad attivare un efficace monitoraggio dei fenomeni e a definire, sulla scorta delle segnalazioni, strategie mirate di intervento sul territorio. Inoltre, queste segnalazioni vengono analizzate e trasmesse agli uffici centrali di coordinamento in materia di polizia giudiziaria, lo SCO (Servizio centrale operativo) e il II reparto del Comando generale dell'Arma dei Carabinieri. Ancora, l'Osservatorio segue l'evoluzione delle informazioni e delle denunce inviate dallo SCO e dai Carabinieri agli uffici di polizia competenti per territorio; esso può convocare, anche a richiesta, in relazione all'oggetto della segnalazione o della denuncia, i rappresentanti delle minoranze interessante; in più, l'OSCAD individua adeguati moduli formativi per qualificare gli operatori delle forze di polizia in materia di approfondimenti investigativi sulle relative strategie di contrasto.
Si tratta, quindi, di un desk interforze istituito poco meno di un anno fa, la cui attività è, però, ancora poco conosciuta. Credo, tuttavia, che potrà rivelarsi molto utile. Al momento sono pervenute solo due segnalazioni a opera delle forze di polizia territoriali, il che dimostra il bisogno di un'informazione più capillare sulle ulteriori opportunità a disposizione di istituzioni,


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associazioni e privati cittadini per la lotta a ogni forma di intolleranza antisemita.
Voglio, inoltre, segnalare a questo Comitato una recente iniziativa che testimonia il convinto impegno interistituzionale sul fenomeno dell'antisemitismo. Il 7 aprile scorso è stato stipulato un protocollo di intesa tra l'OSCAD e l'UNAR (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) istituito presso il Dipartimento delle pari opportunità nel 2003. Il protocollo ha, innanzitutto, lo scopo di definire le modalità di scambio informativo nella trattazione dei casi dei discriminazione posti all'attenzione delle parti, e cioè l'invio all'OSCAD, da parte dell'UNAR, dei casi aventi rilevanza penale e la trasmissione all'UNAR, da parte dell'OSCAD, dei casi di discriminazione non aventi valenza penale. Il secondo scopo del protocollo è coinvolgere l'Osservatorio in progetti che interessino le varie reti territoriali costituite da istituzioni, associazioni e privati. Infine, il terzo scopo è realizzare attività formative e di aggiornamento per le forze di polizia.
Sul piano locale, le forze di polizia territoriale, in particolare le DIGOS, coordinate dalla direzione centrale della Polizia di prevenzione, svolgono un'attenta attività info-investigativa, finalizzata a contrastare ogni episodio di antisemitismo. Si tratta, per lo più, di danneggiamenti, scritte murali e ingiurie, con conseguente denuncia all'autorità giudiziaria. Nel 2009 c'è stato un denunciato; nel 2010, 9 denunciati; nel primo quadrimestre del 2011, una persona denunciata.
Oltre a questi episodi, sono attentamente seguite le attività che possono svilupparsi grazie le nuove possibilità offerte dalla rete. In questo campo, la Polizia postale e delle comunicazioni svolge, a livello sia centrale che locale, una straordinaria attività di monitoraggio della rete Internet per individuare i contenuti di eventuale rilevanza penale in materia di crimini informatici, quindi anche per il contrasto di fenomeni riconducibili a forme di discriminazione razziale, xenofoba e ad altre forme di intolleranza.
A quest'ultimo riguardo, desidero confermare che massimo è l'impegno profuso contro l'antisemitismo on line, alimentato dalla diffusione della propaganda antisemita sul web. Proprio in merito alle nuove frontiere della lotta alla criminalità informatica, questo Comitato, nel corso dell'audizione di un investigatore esperto come il dottor Vulpiani, poco più di un anno fa, ha rivolto un particolare apprezzamento al grande lavoro svolto dalla Polizia postale. Infatti, l'attività svolta dalla Polizia postale e delle comunicazioni ha sinora permesso di segnalare all'autorità giudiziaria numerosi siti e spazi web riconducibili a fenomeni di antisemitismo, mentre per alcune situazioni già individuate e particolarmente complesse sono tuttora in corso di svolgimento i necessari approfondimenti investigativi.
Inoltre, a testimonianza dello straordinario impegno degli investigatori on line - così li chiamiamo noi - riferisco che sono in costante aumento gli spazi web monitorati (846 nel 2008, 1.048 nel 2009, 1.176 nel 2010 e 581 nel primo semestre del 2011), al fine di ricercare eventuali fattispecie di reato.
Oltre alle operazioni condotte negli ultimi anni, voglio segnalare quella avviata nel marzo dello scorso anno dalla Polizia postale e delle comunicazioni in ordine alla presenza sul portale web di una nota emittente radiofonica di un brano nel cui testo la procura della Repubblica di Roma veniva accusata di «perseguitare i nemici politici indicati dalla lobby ebraica». Al termine delle attività investigative, l'autore è stato identificato e segnalato all'autorità giudiziaria.
Attualmente il compartimento della Polizia postale e delle comunicazioni del Lazio è impegnato nell'identificazione dell'autore di una pubblicazione on line riconducibile ad atti di discriminazione razziale e di intolleranza. Nei giorni scorsi, infatti, è stato pubblicato sul blog aperto sul sito www.ilcanocchiale.it uno scritto dal contenuto antisemita riferito a una lista di persone ritenute di origine ebraica che occuperebbero posizioni di prestigio nelle varie amministrazioni centrali e periferiche


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dello Stato oppure in settori privati. La notizia della pubblicazione è stata riportata anche da repubblica.it, ma il materiale è già stato rimosso dalla rete.
Per quanto riguarda il panorama normativo antidiscriminazioni, va citata innanzitutto la cosiddetta «legge Mancino» - decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito nella legge 25 giugno 1993, n. 205 - che ha dato piena attuazione alla Convenzione di New York sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale e che, con le modifiche intervenute nel 2006, condanna gesti, azioni e slogan legati all'ideologia nazifascista, la propaganda e l'istigazione alla violenza per finalità di discriminazione o di ordine razziale etnico, nazionale o religioso.
A seguito della legge Mancino sono state emanate negli anni specifiche direttive alle autorità di pubblica sicurezza in merito alle linee di intervento da attuare in occasione di eventi, in particolare sportivi. Mi riferisco quindi, alla possibilità di sospensione o di mancato avvio delle gare nel corso delle quali si verificano manifestazioni xenofobe, anche attraverso cori e slogan. Tuttavia, come è stato rilevato nell'audizione dell'esperto della Polizia postale, questa legge registra alcuni limiti, conseguenti all'avvento e al proliferare dei siti informatici. Alla globalizzazione della criminalità on line deve, quindi, corrispondere una stretta collaborazione internazionale tra i vari Paesi. Tuttavia, se la cooperazione di polizia in questo settore è di vitale importanza, da sola non basta. È necessario, infatti, che uno stesso comportamento sia perseguibile in tutti gli altri Paesi. Nel contesto della lotta all'antisemitismo on line si rivelano insufficienti - come è stato già evidenziato in questa sede - anche gli strumenti messi a disposizione degli investigatori dalla Convenzione di Budapest sul cybercrime, ratificata con la legge 18 marzo 2008, n. 48. Pertanto, pur con le significative innovazioni introdotte sui principali reati informatici, sui mezzi di indagine e di ricerca della prova, sulla conservazione in via di urgenza dei dati relativi al traffico telematico e sulla cooperazione internazionale, gli operatori invocano - come è stato rappresentato in seno a questo Comitato - il perfezionamento degli strumenti a loro disposizione per combattere efficacemente l'antisemitismo on line.
Condivido pienamente, dunque, l'auspicio formulato dalla presidente, onorevole Nirenstein, in occasione dell'approvazione da parte della Commissione esteri della Camera, il 14 dicembre dello scorso anno, della risoluzione che impegna il Governo a sottoscrivere il protocollo addizionale alla Convenzione di Budapest. Tale protocollo chiede agli Stati di criminalizzare la diffusione attraverso la rete di materiale razzista o xenofobo con il duplice obiettivo di armonizzare il sistema penale di ciascun Paese e di affinare gli strumenti di contrasto attraverso una migliore collaborazione internazionale; tutto ciò con indubbi effetti positivi sull'attività degli investigatori on line. Insomma, vorrei che nella lotta all'antisemitismo on line potesse raggiungersi lo stesso livello di cooperazione che si registra nella lotta alla pedopornografia on line, utilizzando lo stesso metodo operativo della Virtual global task force tra Stati Uniti, Australia, Canada, Gran Bretagna e Italia, che sta dando risultati molto positivi in materia di contrasto allo sfruttamento sessuale on line di minori.
Concludo questo intervento con una considerazione di carattere generale.
A differenza di altri Paesi europei, l'Italia non deve fare i conti con frequenti episodi di intolleranza antiebraica o contro lo Stato di Israele. Certo, nel web proliferano siti e blog che alimentano, spesso tra le più giovani generazioni, vecchi luoghi comuni. Ciò nonostante, il nostro Paese ha anticorpi robusti per respingere inaccettabili forme di intolleranza ed è mia ferma intenzione contrastare ogni forma di violenza antisemita, anche verbale.
Vorrei, a questo proposito, citare un'esperienza positiva di qualche settimana fa, quando presi la decisione di autorizzare in piazza Duomo a Milano, così come era stato richiesto, lo svolgimento della manifestazione Unexpected


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Israel, organizzata dall'ambasciata di Israele a Roma, d'intesa con la comunità ebraica di Milano, per promuovere in Italia l'economia, lo sviluppo tecnologico, l'arte e la cultura di Israele. Ricordo che vi erano timori delle autorità provinciali di pubblica sicurezza di Milano per le possibili iniziative di contestazione da parte degli ambienti antagonisti o dei sostenitori della causa palestinese. Tuttavia, mi assunsi la responsabilità di decidere di far svolgere la manifestazione in piazza del Duomo e non in un altro luogo separato e che si poteva più facilmente proteggere, ben consapevole che avevamo il dovere di garantire il sereno svolgimento di quella manifestazione. Sono, quindi, soddisfatto di come è stato gestito quell'evento.
Grazie.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Maroni. Trovo che la maniera in cui ha svolto la relazione ripercorra le tre linee su cui il nostro Comitato ha lavorato lungamente, sentendo figure istituzionali ed esperti di tutto il mondo. In primo luogo, vi è la parte relativa alle strutture come l'OSCAD, la SCO, la DIGOS e la Polizia postale. A questo proposito, abbiamo sentito, infatti, il dottor Domenico Vulpiani. Vi è, poi, tutto l'aspetto relativo alla globalizzazione dell'antisemitismo on line, in merito al quale, come il Ministro ha ricordato, abbiamo lavorato sulla risoluzione n. 700445, approvandola in Commissione all'unanimità. Infine, vi è la questione di Israele e del rapporto di odio nei confronti dello Stato ebraico e verso la comunità ebraica italiana e mondiale nel suo complesso. Ecco, questi sono i tre punti più salienti della nostra attività e della relazione del Ministro.
Do ora la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

MARGHERITA BONIVER. Ringrazio il Ministro dell'interno dell'interessantissima esposizione. Ha proposto, infatti, un esercizio non scolastico, fornendo l'elenco molto minuzioso degli strumenti a oggi posti in essere per cercare di prevenire e di controllare questi odiosi, ancorché non frequenti, episodi di antisemitismo in Italia.
Naturalmente, il punto più dolente riguarda la rete; sappiamo, infatti, che vi sono circa 500.000 siti antisemiti - una cifra difficile da digerire - ed è quasi impossibile censurare questi veri e propri attentati alla ragione non solo perché è quasi impraticabile dal punto di vista tecnico, ma anche perché in Occidente siamo molto fieri della assoluta e totale libertà di pensiero e di parola.
Detto questo, credo che la strada maestra sia e rimanga la prevenzione. Quindi, occorre intervenire sul ruolo assegnato alle nostre istituzioni scolastiche - non dico a partire dalla scuola materna, ma quasi - che è assolutamente preminente e prioritario. Occorre, inoltre, effettuare il monitoraggio di questi fenomeni odiosi e assolutamente insopportabili. Peraltro, qui entra in gioco il suo Ministero che, da quello che lei ha riferito, ha messo in atto diversi meccanismi, che certamente possono essere migliorati, come la firma del protocollo aggiuntivo della Convenzione di Budapest. Trovo, inoltre, molto interessante l'allineamento, anche dal punto di vista tecnico, dei mezzi di monitoraggio e di prevenzione dei crimini on line con gli strumenti in opera contro la pedopornografia.
Pertanto, le chiedo se il suo Ministero immagina di poter mettere in moto ulteriori meccanismi e che cosa possiamo fare noi, dal punto di vista legislativo, per poter essere utili in questa eventualità.
Mi congratulo, infine, per il successo della manifestazione di Milano a cui ha accennato perché, invece, a Torino, in occasione del Salone del Libro, con gli autori israeliani presenti, abbiamo visto quella città divenire teatro di una manifestazione chiaramente «antisemita», ancorché all'insegna della solidarietà con il popolo palestinese.

PIERGUIDO VANALLI. Grazie, signor presidente. Ringrazio il Ministro del suo intervento esaustivo e preciso. Più che formulare una domanda, mi vorrei collegare


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al pensiero dell'onorevole Boniver. Infatti, è chiaro che il nostro Paese, avendo carattere per sua natura liberale ed essendo molto aperto nelle espressioni non solo di intenti, ma anche mentali, presenta difficoltà particolari e maggior rispetto agli altri nel prevenire certi atteggiamenti negativi. Poi, dopo che, negli ultimi anni, l'accesso a Internet è stato reso libero, quindi senza bisogno di identificazioni, risulta ancora più difficile risalire agli autori di scritti di una certa natura.
È chiaro che il tema dell'antisemitismo o dell'odio razziale verso gli ebrei, che si tramanda da epoche lontane, proprio grazie a Internet non riesce a trovare una sua estinzione naturale, legata al passare del tempo. L'antisemitismo si sta, quindi, rigenerando e trova amplificazione soprattutto attraverso la rete, che, purtroppo, lo rende accessibile anche a chi, data l'età, non aveva mai affrontato questi problemi e vi aderisce, senza neppure sapere cosa è successo qualche decennio fa in Europa.
Peraltro, ciò che è successo recentemente a Oslo è concettualmente analogo. Infatti, attraverso Internet queste persone esprimono un odio verso la razza, le religioni e in generale verso il diverso, ma non sempre riusciamo a fermarle in tempo.
Vorrei, quindi, chiederle se ritiene vi sia la possibilità - non dico di agire in via preventiva perché è impossibile - di riuscire a individuare più prontamente gli autori di questi scritti via Internet, senza per questo rinunciare alla nostra idea ed esigenza di essere più liberali possibili. In altre parole, si può riuscire a conciliare il maggior controllo e la repressione di queste attività con la nostra libertà di espressione?

PAOLO CORSINI. Ho ascoltato con interesse la relazione del Ministro Maroni, che riprende, nella descrizione dei fenomeni, presentati con notevole puntualità, l'esposizione svolta dal dottor Vulpiani nella sua audizione presso questo Comitato. In modo particolare, egli sottopone alla nostra attenzione la problematicità sia della diffusione dell'ideologia antisemita on line che degli strumenti di prevenzione e di sanzione.
Questo Comitato - e anche autonomamente in modo particolare la III Commissione - ha lavorato giungendo alla conclusione che è fondamentale, da parte del Governo, tradurre operativamente le istanze presenti nel protocollo addizionale alla Convenzione di Budapest. Sono, quindi, rassicuranti le affermazioni del Ministro in ordine agli intendimenti del Governo. Su questo aspetto, quindi, nulla quaestio.
Tuttavia, il Ministro ha evocato un quadro di riferimenti che giudico estremamente interessante perché possono essere assunti come una sorta di cartina di tornasole per formulare giudizi in ambito di attività di natura razzista. Non c'è dubbio, infatti, che tutti gli antisemiti sono razzisti; non sempre, però, tutti i razzisti sono antisemiti. Del resto, l'antisemitismo ha un nucleo centrale che è radicato nel pregiudizio antiebraico e antigiudaico, pur appartenendo, più generalmente, alla dimensione razzista. Infatti, il Ministro utilizza un riferimento, che giudico del tutto legittimo e congruo, quando nell'ambito dell'individuazione degli strumenti sanzionatori, preventivi e repressivi evoca come esempio il fenomeno della pedopornografia, affermando giustamente che, come ci siamo attrezzati per contrastare questo fenomeno on line, allo stesso modo dobbiamo reagire in merito all'antisemitismo. Tuttavia, non è questo l'aspetto che mi interessa. Trovo, infatti, più rilevante che l'antisemitismo vada compreso come specie di un genere più ampio, che è l'intolleranza, il razzismo, il pregiudizio e la preclusione.
Al di fuori da ogni intento polemico - peraltro conosco personalmente il Ministro - siamo molto interessati a conoscere in questa sede, visto che si sta discutendo di ideologia di impronta razzista, le valutazioni che il Ministro esprime in ordine a una dichiarazione dell'onorevole Borghezio, che non più tardi di qualche ora fa, commentando le vicende norvegesi, a proposito dell'ideologia che ispira il signor


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Brevik, parla di «idee incontestabilmente sane». Insomma, per Borghezio, al netto dell'azione violenta, aggressiva e criminale, quelle idee sono incontestabilmente sane. Non ritiene il signor Ministro che quelle idee contengano uno stigma profondamente razzista, xenofobo e intollerante, rientrando nel quadro più ampio del genere del pregiudizio razziale?

GIANNI FARINA. Innanzitutto ringrazio il Ministro della sua relazione, ma anche dell'impegno, la passione e l'interesse che rivolge, nel suo alto incarico, a una battaglia che definirei di civiltà. D'altronde il Consiglio d'Europa, che è la più alta istanza di carattere morale, ha più volte affrontato questo problema, soprattutto nell'ambito della Commissione cultura, in riferimento a internet e al processo massmediatico odierno, che offrono molte possibilità di portare avanti la propaganda antisemita, e non solo. Il Ministro ha accennato, infatti, anche ad altri fenomeni, che non sto a ripetere.
Credo, però, che, siccome si tratta di una battaglia di civiltà, nel contesto di un multiculturalismo globale, occorra studiare altre forme per combattere un fenomeno che riguarda tutti e che non è declinato unicamente come antisemitismo. Richiamo i particolari emersi nel dibattito in Francia, che, peraltro, ha conosciuto, in maniera perversa, molti fenomeni antisemiti, come la devastazione dei cimiteri ebraici; giustamente, quindi, la classe politica francese è preoccupata. D'altronde non occorre andare a un passato lontano per sapere che, in quel Paese, questo elemento esiste e ed è grave.
Vorrei, quindi, accennare a una questione che esula dal contesto della lotta all'antisemitismo in internet e che riguarda la memoria. Una volta, un rabbino a Parigi mi disse - era il 1o novembre - che ero fortunato a poter andare a casa a trovare i miei cari al cimitero; gli risposi che non lo ero affatto, visto che li avevo perduti tutti, ma egli insistette nel dirmi fortunato perché potevo recarmi al cimitero, ovvero in un luogo in cui recuperare la memoria. Egli, invece, come mi disse, non la poteva più recuperare; gli avevano tolto tutto.
Ecco, credo che questo sia il compito dell'Unione europea, del Consiglio d'Europa, di tutti gli enti morali e dei governi europei, ovvero recuperare la memoria sempre. Di più, penso occorra anche recuperare ogni luogo in cui esiste un cimitero, una storia e dove sono stati commessi crimini terribili. Il rabbino poneva, infatti, il problema della difesa dei cimiteri ebraici in tutta Europa per far riacquistare a quel popolo una storia che è stata dimenticata. Ebbene, anche questa mi sembra una forma di lotta contro l'antisemitismo.

ENRICO PIANETTA. Anch'io voglio ringraziare il signor Ministro e, da milanese, desidero sottolineare l'apprezzamento per la sua decisione di far svolgere la manifestazione Unexpected Israel in piazza del Duomo. Infatti, quando si dimostra per certezza e determinazione si configurano le condizioni migliori per affrontare questi temi così difficili e negativi della convivenza umana.
Signor Ministro, lei giustamente ha illustrato tutto ciò che è necessario per quanto riguarda la prevenzione e la repressione. Tuttavia, a proposito di uno strumento importante come l'OSCAD ha sottolineato che è poco conosciuto. Ed è vero; credo, infatti, che molti non ne conoscano l'esistenza. Ritengo, però, che questo sia uno strumento che possa generare sicurezza e fiducia in molti cittadini. Allora perché non svolgere una campagna di informazione capillare e incisiva? Del resto, un Osservatorio contro gli atti discriminatori può portare tanti cittadini a mettere in atto una possibile collaborazione, sviluppando anche la capacità di generare un insieme di atti di fiducia e di sicurezza. Credo, quindi, che ci sia bisogno di pubblicizzare con molta determinazione uno strumento così prezioso e importante. D'altra parte, data la pericolosità e la diffusione dei contenuti on line, credo sia utile conferire maggiore efficacia e potere di coinvolgimento a questo organismo che - ripeto - può generare fiducia e quindi


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contribuire a debellare o comunque ridurre al massimo il fenomeno dell'antisemitismo, che turba la convivenza civile nel nostro Paese.

PAOLO CORSINI. Intervengo nuovamente per dare qualche elemento in più al signor Ministro, di modo che mi possa rispondere, e riporto la dichiarazione testuale dell'onorevole Borghezio: «molte sue idee sono buone, alcune ottime ed è per colpa dell'invasione degli immigrati se poi sono sfociate nella violenza».

PRESIDENTE. La domanda posta dall'onorevole Corsini è una deviazione dalla nostra discussione normale; peraltro, approfittando della presenza del Ministro, è comprensibile che l'onorevole Corsini abbia sentito la necessità di porre una domanda di questo genere.
Vorrei svolgere brevemente qualche considerazione, ritornando a discutere del nostro operato, anche perché questa dovrebbe essere la nostra ultima seduta di audizioni o comunque quella che conclude il lavoro dell'intero anno, in cui abbiamo sentito esperti di tutto il mondo (uno è venuto dall'Australia; altri da Israele; altri ancora dagli Stati Uniti), oltre ai rappresentanti delle comunità ebraiche italiane e degli istituti di ricerca.
Signor Ministro, approfittando della sua propensione, mi interessa sottolineare un dato che vorrei restasse nella sua mente e nel suo cuore. Abbiamo, infatti, riscontrato una situazione difficile nella quale i giovani sono in larga parte antisemiti oppure hanno dei pregiudizi di varia natura nei confronti degli ebrei, a partire da quelli che provano antipatia, non avendone mai neppure visto uno in tutta la loro vita. Ora non ricordo la percentuale esatta, ma è impressionante - credo sia quattro su dieci - la quota dei giovani che hanno un simile atteggiamento. Esiste, quindi, questo problema. D'altra parte, il mito del buon italiano che non è antisemita è stato già subìto una volta da questo Paese, che lo ha sofferto in modo crudele, fino ad arrivare alle leggi razziali. Certamente non ci troviamo in una situazione come quella; guai a noi, però, a sottovalutare il problema.
Un altro fattore importante è che l'antisemitismo odierno è proteiforme, dissimile da quello del passato, avendo sia le caratteristiche razziste di cui parlava Corsini, quelle classiche degli stilemi antisemiti più tradizionali (dalla blood libel accusation, l'accusa del sangue, fino all'avarizia e all'egoismo) che anche emergono dalle indagini effettuate, sia l'aspetto più legato allo Stato di Israele, in cui di nuovo si ripresenta la blood libel, l'accusa del sangue, la sete di sangue, l'oppressione e l'egoismo; il tutto proiettato direttamente su quel Paese, fino a diventare motivo di boicottaggio, discriminazione e via discorrendo. In questi mesi, dunque, abbiamo fatto un viaggio nell'antisemitismo che ci ha condotto in un universo enormemente difficile.
Le porgo, quindi, questa piccola conclusione, che si trasformerà poi in pagine e pagine scritte, che riporteranno la sua relazione, come quelle degli altri che hanno partecipato ai lavori del nostro Comitato. Si tratta spesso di indicazioni generiche; tuttavia, data l'importanza del suo Ministero e gli strumenti che ha la possibilità di mettere in atto, mi è sembrato particolarmente importante concludere in questa maniera.
Do la parola al Ministro Maroni per la sua replica.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Ringrazio il presidente di questa occasione e tutti coloro che hanno partecipato e sono intervenuti.
Vorrei rispondere all'onorevole Corsini leggendo la seguente dichiarazione: «Le considerazioni espresse da Mario Borghezio rispetto alle idee del folle criminale responsabile della terribile strage di Oslo sono da ritenersi assolutamente espresse a titolo personale e da valutare come delle farneticazioni». Questo è quanto afferma il Ministro per la semplificazione Roberto Calderoli. Aggiungerei che condivido appieno questa dichiarazione (Applausi).
Gli onorevoli Boniver, Vanalli e altri hanno posto l'accento soprattutto sulla


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questione della diffusione via web delle farneticazioni antisemite o di atteggiamenti discriminatori. In effetti, vorrei distinguere questo fenomeno dagli atti e i fatti attuati sul territorio, come l'assalto i cimiteri ebraici in Francia. In Italia, questi episodi sono trascurabili rispetto a ciò che avviene in altri Paesi, e di questo dobbiamo essere soddisfatti. Infatti, i casi più frequenti si riferiscono a scritte sui muri, ingiurie e atti vandalici, anche se non va sottovalutato il rischio che questi episodi possano moltiplicarsi. Tuttavia, il controllo sul territorio che passa attraverso le prefetture, i comitati provinciali e le DIGOS presenti in ogni Questura, tutti organismi sensibilizzati su questo tema specifico, mi fa pensare che nessun fatto di questo genere potrà mai essere sottovalutato e che, laddove si verifichino episodi non marginali, l'attenzione possa essere mobilitata con la dovuta tempestività e intensità.
Un altro discorso, invece, è la diffusione dei contenuti antisemiti sul web. Ho citato il caso dell'ottima collaborazione tra numerosi Paesi (tra cui Stati Uniti, Italia e Gran Bretagna) grazie alla task force virtuale sul tema della pedopornografia. La difficoltà di sferrare questo tipo di azione non risiede tanto nel monitoraggio - ho citato, non a caso, i dati del monitoraggio dei siti, visto che monitoriamo migliaia di siti in Italia ogni anno - quanto nell'impossibilità di intervenire per oscurare questi siti, per due motivi. Innanzitutto, spesso essi sono gestiti da provider che sono fuori dall'Italia, per esempio negli Stati Uniti - pensiamo a Facebook - o in giro per il mondo, per cui, a meno di spegnere tutto il sistema internet in Italia, non possiamo agire d'autorità. In secondo luogo, a differenza dei reati di pedopornografia che hanno uno schema condiviso da tutti i Paesi componenti la task force virtuale e sono assimilabili ad altri reati informatici, come il furto di dati sensibili o dei dati delle carte di credito, per i quali abbiamo uno standard condiviso e quindi risultano facilmente attaccabili, queste espressioni spesso sono o possono essere considerate opinioni espresse, quindi vanno segnalate all'autorità giudiziaria, la sola che può stabilire se si tratti di reato o di un'espressione condannabile e censurabile che, però, non integra la fattispecie del reato.
Segnaliamo ovviamente all'autorità giudiziaria ogni caso che la Polizia postale ritiene, in base alla legge Mancino e alle altre norme, integrare gli estremi del reato. Tuttavia, l'oscuramento del sito, che sarebbe la misura più efficace, richiede la collaborazione dei provider. Forse qualcuno ricorderà che ho preso l'iniziativa, circa un anno e mezzo fa, di convocare al Ministero dell'interno tutti i maggiori gestori di siti - Facebook, Google, Twitter, Microsoft - a seguito della comparsa sul web di farneticazioni inneggianti alla violenza fisica dopo l'incidente che colpì il Presidente del Consiglio nel dicembre 2009. In quell'occasione, notai le difficoltà e le resistenze da parte dei gestori di questi siti a provvedere immediatamente. Difatti, non bastava, a loro giudizio, la segnalazione della Polizia postale, ma era richiesto l'intervento dell'autorità giudiziaria che ordinava l'oscuramento del sito.
Di conseguenza, la Polizia postale e delle comunicazioni provvede al monitoraggio dei siti e segnala i vari casi all'autorità giudiziaria, chiedendo l'emanazione di un provvedimento di natura giurisdizionale che, a sua volta, consegna ai gestori dei siti. Questi, peraltro, non sono obbligati rispetto al provvedimento, ma generalmente lo eseguono. Ecco, una triangolazione del genere è l'unica tecnicamente possibile, a meno che si tratti di un provider italiano, contro il quale si può intervenire più facilmente.
Quindi, solo una cooperazione internazionale che condivida questi presupposti e definisca con chiarezza i limiti entro cui un'azione preventiva o di polizia è possibile, sul modello di quanto accade per la pedopornografia, potrebbe consentirci di intervenire più efficacemente e rapidamente.
Inoltre, il cybercrime è nell'agenda dei Ministri dell'interno dell'Unione europea da un anno e mezzo circa e lo abbiamo portato anche all'attenzione del G8 l'anno scorso proprio qui a Roma. Tuttavia, esso


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riguarda reati immediatamente perseguibili, come il furto di dati, sui quali c'è un accordo generale a intervenire; invece, per i reati come quelli di natura razzista va costruito il consenso e messi a punto degli strumenti che ancora non ci sono.
Si tratta, per lo più, di strumenti operativi. Non credo, infatti, ci sia bisogno di iniziative legislative perché il quadro normativo, almeno in Italia, è sufficientemente chiaro. Occorre - ripeto - definire degli strumenti operativi di cooperazione internazionale in materia di lotta all'antisemitismo e alla discriminazione, che ancora non ci sono perché fanno capo a diverse legislazioni o a diverse opinioni dei vari Governi nazionali.
Ovviamente, insistiamo in questa direzione perché riteniamo che muoversi sul terreno della prevenzione, colpendo queste dichiarazioni deliranti, sia l'unico rimedio contro il proliferare di questo genere di comunicazioni. Occorre, inoltre, intervenire - come è stato detto - sulla prevenzione nell'ambito della formazione scolastica, sia per l'affermazione del principio generale di legalità sia, in modo particolare, per questo tema.
Infine, mi trovo d'accordo con l'onorevole Pianetta, che invita a realizzare una campagna di informazione per la diffusione dell'OSCAD. Non so se il Comitato possa essere, in qualche modo, interessato a partecipare a questa iniziativa; tuttavia, mi impegno a studiare un progetto per poi portarlo all'attenzione del Comitato, ma anche delle comunità e delle organizzazioni interessate. L'iniziativa potrebbe partire in autunno e potrebbe rivelarsi utile e interessante. Certo, bisognerà trovare le risorse. Posso, però, garantire che le risorse per le buone cause si trovano sempre.
Grazie.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15.

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