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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione III
6.
Giovedì 9 giugno 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Colombo Furio, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA SU DIRITTI UMANI E DEMOCRAZIA

Audizione di rappresentanti del Comitato organizzatore di Europride 2011:

Colombo Furio, Presidente ... 2 11 12
Cucco Enzo, Coordinatore del Comitato organizzatore Ilga-Europe Torino 2011 ... 2 12
La Delfa Giuseppina, Presidente nazionale di Famiglie Arcobaleno ... 7
Maccarone Andrea, Rappresentante in Italia di EPOA (European Pride Organizers Association) ... 9
Marcasciano Porpora, Presidente del Movimento Identità Transessuale (MIT) ... 6
Patanè Paolo, Presidente nazionale di Arcigay ... 4
Porfido Antonella, Rappresentante di Arcilesbica ... 8
Rovasio Sergio, Segretario nazionale di Associazione Radicale Certi Diritti ... 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IR; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI
Comitato permanente sui diritti umani

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di giovedì 9 giugno 2011


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FURIO COLOMBO

La seduta comincia alle 10,15.

(Il Comitato approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti del Comitato organizzatore di Europride 2011.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva su diritti umani e democrazia, l'audizione di rappresentanti del Comitato organizzatore di Europride 2011.
Sono presenti rappresentanti del Comitato organizzatore della XV Conferenza Ilga-Europe 2011 prevista in ottobre a Torino e del Comitato organizzatore di Europride 2011, l'evento in corso di svolgimento in questi giorni a Roma.
Tengo a sottolineare che nel documento politico di Europride 2011 si esprime indignazione e dolore per quelle realtà nel mondo in cui la comunità LGBT è discriminata e vittima di gravi violazioni dei diritti umani fino alla pena di morte.
Do quindi il benvenuto a Enzo Cucco, coordinatore del Comitato organizzatore Ilga-Europe Torino 2011, a Giuseppina La Delfa, presidente nazionale di Famiglie Arcobaleno, ad Andrea Maccarone, rappresentante in Italia dell'European Pride Organizers Association, a Porpora Marcasciano, presidente nazionale del Movimento Identità Transessuale (MIT), a Paolo Patanè, presidente nazionale di Arcigay, ad Antonella Porfido, rappresentante di Arcilesbica, a Sergio Rovasio, segretario nazionale di Associazione Radicale Certi Diritti.
Chiedo quindi ai rappresentanti presenti di decidere in che ordine vogliano intervenire e do loro la parola.

ENZO CUCCO, Coordinatore del Comitato organizzatore Ilga-Europe Torino 2011. Grazie, presidente. Introduco questa audizione, ringraziandola per aver accolto questa nostra richiesta e brevissimamente introduco i temi, partendo innanzitutto dall'occasione.
Quest'anno in Italia si svolgono i due principali eventi di politica (non soltanto sociali e culturali) della realtà gay, lesbica e transessuale europea, che sono l'Europride e il Congresso annuale di Ilga. Ilga è la Federazione mondiale di tutti i gruppi attivi in questo campo e la sua sezione europea è la più importante e significativa.
Non è un caso che entrambi gli eventi si svolgano in Italia, perché questo non è mai accaduto in nessun altro Paese europeo: non è un caso perché l'Italia è un osservato speciale dal punto di vista dell'Europa su questi temi e non è un caso per esempio che una delegazione dell'OSCE arrivi oggi per verificare l'andamento dell'Europride a Roma e in Italia.
Non è un caso perché tutta Europa si domanda come sia possibile che un Paese con tale civiltà, tale storia, con gruppi importanti che si occupano di diritti umani (non soltanto i gruppi LGBT), con una storia sui diritti sicuramente all'altezza


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degli altri Paesi europei abbia un gap così vistoso sui temi che hanno a che fare con la realtà gay, lesbica, transessuale.
Non mi soffermo sui provvedimenti specifici di cui ci sarebbe bisogno, ma indico solo tre aree sulle quali il gap è manifesto. Prima però voglio dire che entrambe le iniziative sono di rilievo europeo e di per sé stesso internazionale, quindi al centro della nostra attenzione, delle nostre manifestazioni di sabato, degli eventi che si stanno svolgendo c'è anche la realtà europea e mondiale.
Non dobbiamo dimenticare che in moltissimi Paesi del mondo l'omosessualità è ancora considerata reato, tant'è che presso l'ONU per iniziativa del Governo Sarkozy - fu uno dei suoi primi atti quando fu eletto - c'è una proposta di risoluzione per la depenalizzazione generale dell'omosessualità in tutti i Paesi che fanno parte dell'ONU.
C'è una situazione specifica anche in Europa: il fatto che ormai da molti anni in Italia si possa celebrare con attenzione e massima partecipazione il Pride per le strade non è cosa usuale o normale in altri Paesi dell'Europa. Nei Paesi dei Balcani, nei Paesi del Mar Baltico, in Russia oggi è ancora vietato manifestare oppure quando è possibile lo si può fare con due cordoni di polizia ai lati, per evitare incidenti e manifestazioni.
L'attenzione sulla realtà dei diritti delle persone gay, lesbiche e transessuali in Europa segnatamente e nel mondo è molto alta. In Italia ci sono tre aree di sofferenza. La prima è quella legata alle questioni connesse alle discriminazioni e all'omofobia. Come sapete, l'Italia non ha una norma di riferimento generale su questa materia non solo per le persone gay, lesbiche, transessuali, ma per tutte le categorie considerate a rischio di discriminazione sulla base dei documenti fondativi dell'Unione europea, cioè l'articolo n. 21 della Carta europea dei diritti fondamentali e l'articolo n. 19 del Trattato unico per il funzionamento dell'Unione europea.
Non esiste una norma generale di riferimento e quindi non esistono norme specifiche per l'omofobia o per i diritti delle persone gay, lesbiche, transessuali. Questo significa che alcune delle azioni si fanno sostanzialmente per la sensibilità personale del Ministro Carfagna e di alcune altre strutture del Governo e il poco che si fa a livello governativo lo si fa esclusivamente per diretta interpretazione e applicazione della direttiva comunitaria.
L'Italia non ha ancora acquisito questo passaggio, quindi il primo blocco di temi è legato al tema delle discriminazioni, dell'omofobia degli atti di violenza e di una definizione che in Italia stenta ancora a entrare, che è quella dei reati di odio. Purtroppo in Italia siamo lontani dal livello del dibattito in Europa da questo punto di vista: in Europa ormai i reati di odio sono considerati un'emergenza sociale, perché lo sono, mentre in Italia stiamo ancora veleggiando sulla libertà di espressione come se potesse essere considerata libertà di espressione considerare gli omosessuali malati, depravati, gente da mettere al confino o altre espressioni amene che abbiamo sentito anche da rappresentanti delle istituzioni.
La seconda area di questioni problematiche e quindi di sofferenza è quella di un qualche riconoscimento - uso questa affermazione molto generica non perché non abbiamo le idee chiare, ma per dirvi l'entità del problema - delle famiglie composte da persone dello stesso sesso. Questo è un vero problema per il nostro Paese, perché non c'è nessun tipo di garanzia, con tutti i problemi connessi e annessi relativi alla vita delle persone che costituiscono le famiglie, ai loro figli e a tutte le questioni connesse alla costruzione di una famiglia.
Il terzo ambito di problemi è quello relativo alle persone transessuali. In Italia abbiamo una legge - è stata una delle prime in Europa - che riconosce la transizione e quindi con un percorso un po' accidentato la possibilità di una persona di scegliere - diciamo di scegliere anche se non è il termine giusto - la propria identità e la propria vita.
Purtroppo è una legge in alcune parti del Paese totalmente in applicata, in altre


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parti del Paese è applicata male e in generale è una legge ormai vecchia, assolutamente non allineata con il livello di interventi legislativi di altri Paesi. Non parlo di altri Paesi nicchia come l'Olanda e la Danimarca: parlo della Germania, della Spagna, dei grandi Paesi dell'Europa che hanno saputo modificare i propri provvedimenti sulla base delle esigenze e dei bisogni delle persone transessuali.
Mi fermo qui, perché questo è il contesto generale.

PAOLO PATANÈ, Presidente nazionale di Arcigay. L'Europride è l'evento in corso ed è già iniziato con una serie di eventi e organizzazioni di natura culturale, con l'allestimento del parco a Piazza Vittorio e con una scelta che ha voluto anche essere una scelta di condivisione, di relazione con la città: quella di essere presenti nel cuore di Roma e quindi in un quartiere che ha anche una valenza simbolica, essendo un quartiere multietnico che di fatto rappresenta una sfida di rapporto tra diversità di provenienza, diversità di credo religioso, diversità di caratteristiche etniche e culturali.
Credo che a Europride ancora in corso, in attesa della grande manifestazione di sabato 11, sia già possibile stilare un primo bilancio, e il bilancio è positivo relativamente a quello che il Pride Park ha cercato ed è riuscito ad essere. Da questo punto di vista è la conferma di un dato che forse va a posto all'attenzione di questo Comitato e cioè che in quella società che noi siamo certi di andare a rappresentare il giorno 11 con una manifestazione che in quella strada e in quella piazza porterà la società per come è, la realtà per come è, fatta della sua varietà, della sua molteplicità, di tutti quei fattori che normalmente caratterizzano la vita delle persone, cioè differenti modi di credere, differenti cose in cui credere, differenti modi di essere, differenti identità di genere, differenti orientamenti sessuali, secondo un principio, oserei dire, quasi logico (ma è una conferma che ci viene da tutte le organizzazioni internazionali e dalla scienza) l'orientamento sessuale è uno dei tanti modi di essere uomini e di essere donne. L'orientamento sessuale è una modalità naturale di essere uomini e di essere donne, quello eterosessuale e quello omosessuale.
Da questo punto di vista sentiamo di rappresentare seriamente e realisticamente questa società: la società è questa. Se la politica o le istituzioni non prendono atto dell'esistenza di un tessuto sociale, di un'evoluzione sociale per come si è sviluppata e si rappresenta oggi, questo è innanzitutto un problema della politica e del legislatore.
È questo il primo punto che vorrei sottolineare: il vuoto normativo, testimoniato dall'assenza assoluta di riconoscimento dei diritti delle persone gay, lesbiche e transessuali, evidenzia una incapacità di lettura dell'evoluzione sociale ed evidenzia dunque un dato oggettivamente problematico, che crea una spaccatura tra società e politica, tra società e legislatore, tra istanze delle persone che dovrebbero essere l'oggetto primario di una tutela giuridica e degli obiettivi dell'azione di qualunque Governo, di qualunque colore, e gli effetti reali di quel Governo, di qualunque tipo e di qualunque colore esso sia.
Europride vuole essere soprattutto una richiesta di consapevolezza, consapevolezza rivolta alle persone che compongono la comunità gay, lesbica e transessuale, ovvero di quel ruolo storico che riteniamo di avere rispetto a un principio di uguaglianza non nuovo, su cui si è consolidata la civiltà europea da due secoli a questa parte e che ha avuto storicamente testimoni diversi nel corso del tempo: le persone di colore, le donne, gli ebrei.
Riteniamo che oggi di questo principio di eguaglianza e del suo consolidarsi definitivo le persone gay, lesbiche e transessuali siano gli alfieri nuovi, i portatori nuovi di un diritto il cui compimento è essenziale per il compimento della nostra democrazia, di qualunque democrazia, della nostra Costituzione, che afferma e tutela il principio di eguaglianza e nel caso specifico di una realizzazione di un principio che è un beneficio per tutti, non


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soltanto per le persone gay lesbiche e transessuali. Consapevolezza che chiediamo alla politica: cosa significa essere parte dell'Unione europea per poi rimanere distanti dalla sensibilità giuridica, sociale e culturale dell'Unione?
Ci chiediamo quale sia la consapevolezza della politica di quanta distanza si determini con questi vuoti normativi, con questa rimozione delle vite delle persone gay, lesbiche e transessuali, testimoniata dal fatto che l'Italia è l'unico tra i Paesi fondatori dell'Unione a non avere nessuna forma di tutela delle coppie dello stesso sesso, nessuna forma di tutela contro le discriminazioni omofobiche e transfobiche. Sono le ricerche scientificamente impostate a testimoniarlo: posso citare quella che di recente Arcigay ha condotto sul bullismo omofobico e i vertici più clamorosi di bullismo omofobico e transfobico nelle nostre scuole, che testimoniano un'arretratezza culturale che non può essere affrontata soltanto con le sanzioni che pure sono indispensabili, ma richiede assolutamente l'impostazione di un progetto di natura culturale, che affronti nel profondo del tessuto della società queste dinamiche.
L'Italia è il Paese dell'Unione con il maggior numero di persone transessuali uccise; l'Italia è il Paese dell'Unione con una legge sull'asilo politico che necessita assolutamente di un approfondimento soprattutto a fronte di un contesto internazionale, in cui verifichiamo quotidianamente che la questione dei diritti delle persone gay, lesbiche e transessuali nei Paesi in cui stiamo assistendo a profonde trasformazioni (penso a quella che giustamente viene definita la primavera araba) l'orientamento positivo o negativo di questi sviluppi, di queste novità, di questi coinvolgimenti nuovi, soprattutto delle generazioni più giovani, saranno testimoniati dall'adesione ai princìpi che riguardano i diritti delle donne, i diritti delle differenze religiose, i diritti delle minoranze, i diritti anche delle persone gay, lesbiche e transessuali.
Saranno questi elementi a dirci quale sarà l'orientamento che alla fine questa primavera araba potrà o vorrà assumere in ciascuno di quei Paesi. Lo saranno nettamente, di modo che diventa insostenibile pensare che i Paesi che compongono l'Unione e quindi anche l'Italia non si pongano anche questo problema con un dovere di coerenza verso l'esterno e verso l'interno.
L'assenza di attenzione sul tema dei diritti delle persone gay, lesbiche e transessuali è confermata anche da un atteggiamento ambiguo sulla scena internazionale, che noi registriamo all'interno del dibattito sulla depenalizzazione del reato di omosessualità, che è doveroso sottolineare come metta in gioco delle vite umane, e tutti coloro di qualunque provenienza e appartenenza che ritengono questo elemento secondario si assumono e si assumeranno la responsabilità di tutte quelle condanne a morte, alla tortura, alla detenzione che in numerosissimi Paesi del mondo sono previste a condanna dell'omosessualità.
L'Italia ha un ruolo che può risultare decisivo rispetto alla direttiva sulla parità di trattamento, alla cosiddetta «direttiva orizzontale», che potrebbe risolvere in maniera definitiva tutti i temi sollevati dalle discriminazioni, da quelle diseguaglianze che dalle discriminazioni sono prodotte in tutti i contesti.
Non voglio dilungarmi, ma desidero sottolineare soltanto che Europride è anche un modo per chiedersi quanta parte di Europa ci sia in una società italiana che è fortemente europea. Se noi verifichiamo questa assenza dell'Europa dalle nostre dinamiche politiche, questo è un problema della politica e delle istituzioni e va risolto perché denuncia non soltanto quel vuoto normativo che prima ricordavo, ma anche questa distanza delle istituzioni dalla società, un vuoto normativo che trova un ritardo culturale rispetto a un concetto che Enzo Cucco ha ben sottolineato prima: quello dei reati di odio.
Non può essere indifferente pensare che l'incitamento all'odio, che tanti disastri ha determinato e determina nella storia e ha provocato milioni di morti ai danni della comunità ebraica nel nostro continente,


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sia stato elaborato e affrontato giuridicamente in quasi tutti i Paesi dell'Unione, ma non in Italia, dove viene ancora mascherato con una libertà di espressione che in realtà finisce per essere una libertà di insulto.
Rispetto alla vita delle persone non credo che si ponga un problema di opinione: l'omosessualità è un comportamento naturale, ce lo dice la scienza e ce lo dicono anche i giudici. Se la Corte Costituzionale del nostro Paese con la sentenza n.138 del 2010 ha determinato che le unioni affettive stabili tra persone dello stesso sesso abbiano pari diritti delle coppie eterosessuali coniugate, indicando al legislatore la necessità di intervenire immediatamente per colmare un vuoto normativo, e se il legislatore questo vuoto normativo non l'ha colmato e non ha ritenuto di dare valore alla sentenza della nostra Corte Costituzionale, allora torno a dire che questo è un serissimo problema politico e un serissimo problema di compimento della nostra Costituzione.

PORPORA MARCASCIANO, Presidente del Movimento Identità Transessuale (MIT). Io qui porto la voce delle migliaia di persone transessuali presenti in Italia. Non c'è una stima ufficiale perché secondo noi interessa poco stimare questo tipo di popolazione, ma da quanto ci risulta in Italia sono presenti circa 50.000 persone transessuali.
Mi permetto di aprire una parentesi e di fare una precisazione perché spesso si danno per scontate cose che non lo sono. Il transessualismo, nonostante la desinenza si riferisca al sesso, è legata non all'orientamento sessuale, quindi ai gusti sessuali di una persona, ma all'identità, al modo di percepirsi e di sentirsi. Lo dico e lo sottolineo perché molto spesso viene confusa e quindi nei tavoli, nelle commissioni, nei vari incontri, quando si parla di omosessualità si comprende anche il transessualismo, mentre ci sono delle sfumature e delle diversità. Tenevo a sottolinearlo.
Prima di me Enzo Cucco ha fatto riferimento alla legge n.164 del 14 aprile 1982, l'unica che - posso parlare a nome di tutto il movimento GLBT - si è riusciti a conquistare in Italia. Era il lontano 1982, quindi un'altra epoca, e per quei tempi era una legge molto buona perché per la prima volta riconosceva alle persone transessuali il diritto di cambiare sesso e di essere se stessi. È chiaro che a distanza di anni questa legge ha i suoi limiti e, come diceva Enzo Cucco prima di me, una non precisa o giusta applicazione.
Mi permetto di chiarire rispetto a questo che la cattiva applicazione è dovuta in Italia alla mancanza di strutture su tutto il territorio specifiche e specializzate al cambio di sesso, per sostenere e accompagnare le persone transessuali nel loro percorso. Questo significa che persone provenienti dal sud, area purtroppo più scoperta da questo punto di vista, devono recarsi in altre città per affrontare cure e tutto quello che riguarda il cambio di sesso.
Faccio riferimento alle enormi spese di cui si devono caricare le persone e le famiglie. I medici di base, la cerniera che fa da tramite tra il prima e il dopo, sono praticamente disinformati, quindi tutto viene affidato a quei pochi centri specialistici (in tutto cinque in Italia), che hanno una mole di richieste molto alta.
Voglio far riferimento anche a una questione molto importante, che qui è stata sottolineata: quella della transfobia. L'Italia è al primo posto in Europa per omicidi di persone transessuali e ai primi posti nel mondo, e credo che questo non faccia onore a un Paese che si considera una democrazia avanzata. Questo primato è un buco nero: noi lo sottolineiamo e lo urliamo - mi si permetta questo termine - da anni, ma la nostra denuncia rimane inascoltata.
Il problema però è diventato grave ed è sotto gli occhi dell'Europa, perché negli ultimi incontri - chi ha parlato prima di me lo ha confermato - questa situazione è stata sottolineata e denunciata. È stato chiesto all'Italia di prendere provvedimenti e oggi in questo Comitato ma anche nel contesto dell'Europride lo ribadiamo, perché


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per noi non è più rinviabile un provvedimento, una legge che tuteli le persone transessuali.
Le persone transessuali sono molto visibili perché portano sul proprio corpo il segno di quella che molti considerano diversità, e proprio per questo diventano bersaglio privilegiato di chi li definisce folli. Sono troppi per essere folli, ma credo che una tendenza culturale e anche politica fomenti questo odio.
Non mi voglio dilungare, ma sempre partendo da questa visibilità, quindi da questo impatto che per molti è molto forte, l'accesso al lavoro - è l'altra grande problematica - è completamente sbarrato alle persone transessuali, nonostante curriculum impeccabili, a causa del loro modo di essere.
Per noi questo è grave perché rappresenta il punto da cui cominciano l'emarginazione, la discriminazione e tutto quello che ne consegue, quindi una vita difficile, dura, che poi ha i suoi risvolti tragici e drammatici. Credo in questi tre punti di aver riportato a questo Comitato e spero a tutta la politica italiana, e non solo, i problemi grossi e importanti di circa 50.000 persone transessuali presenti oggi in Italia.

GIUSEPPINA LA DELFA, Presidente nazionale di Famiglie Acrobaleno. Sono Presidente nazionale dell'Associazione Famiglie Arcobaleno. La nostra associazione rappresenta e raggruppa i genitori omosessuali e gli omosessuali che desiderano avere dei figli.
Si è sentito per troppo tempo ripetere concetti che non sono assolutamente veri, come quello della sterilità dell'omosessualità. Gli omosessuali non sono sterili e non lo sono mai stati. Da che mondo è mondo gli omosessuali, lesbiche e gay, hanno messo al mondo dei figli. Molto spesso lo hanno fatto all'interno di matrimoni o di relazioni eterosessuali, dove la loro omosessualità era vissuta in totale clandestinità. Oggi, invece, c'è una presa di coscienza e una crescita delle persone LGBT che desiderano mettere al mondo dei figli e crescerli alla luce del sole, senza più essere clandestini o nascosti in strutture familiari che non li rappresentano.
Uno studio del 2005 ha mostrato che in Italia ci sono almeno 100.000 bambini figli di gay o di lesbiche. A questi aggiungo tutti i figli delle persone transessuali, che devono essere tutelati e rispettati nei loro affetti con i propri genitori. La genitorialità è un'esperienza umana, che in questo nostro Paese in particolare è definita come un'esperienza primaria dell'essere umano. Le persone omosessuali prima di essere gay, lesbiche o trans sono uomini e donne, e come tali alcuni hanno questo desiderio di mettere al mondo dei figli e lo fanno.
Bisognerebbe quindi riflettere su questa cultura del diniego, che impera nei discorsi delle istituzioni, in particolare di certi ministri, di certi parlamentari che negano questa realtà. Le famiglie con genitori omosessuali in Italia sono sempre di più e ci sono migliaia di bambini che sono nati in Italia ma sono stati concepiti all'estero grazie alle tecniche di procreazione assistita.
L'Associazione Famiglie Arcobaleno è molto «europea» perché siamo costretti ad andare in Belgio, in Spagna, in Olanda, in Danimarca per poter concepire i nostri bambini, come fanno tra l'altro tantissime coppie eterosessuali sterili italiane. Per noi sarebbe veramente importante una riflessione sul concetto di famiglia. Per lo Stato italiano la famiglia - ci viene ripetuto molto spesso - è quella fondata sul matrimonio e composta da un uomo e da una donna con i loro figli.
Questo tipo di famiglie che ci viene mostrato come l'unica famiglia possibile e degna di rispetto e di tutela nel nostro Paese è oggi minoritaria. Più del 50 per cento dei nuclei familiari italiani non è infatti composto da un uomo e una donna sposati con figli, dunque forse è tempo che anche la politica apra gli occhi e guardi la realtà della nostra società, legiferi e tuteli anche le famiglie che non corrispondono al suo canone ideale o almeno dato come ideale.
L'omofobia non è soltanto la violenza fisica o verbale contro le persone gay, lesbiche o trans: l'omofobia è anche il


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diniego della qualità delle relazioni che le persone omosessuali possono costruire, è il diniego delle famiglie che possiamo costruire, è il diniego della responsabilità che mettiamo nelle nostre scelte di vita.
In questo Parlamento due anni fa abbiamo depositato una proposta di legge sulla responsabilità genitoriale. Per noi genitori di Famiglie Arcobaleno la preoccupazione più urgente è la tutela dei nostri bambini. I nostri figli per lo Stato italiano hanno un solo genitore legale, quello che l'ha messo al mondo, e non viene riconosciuto o considerato il legame con l'altro genitore.
Finché siamo in una situazione di non crisi, i nostri figli vivono in questo Paese, vanno a scuola, si confrontano con gli altri nei quartieri, nelle città e nei paesi e funziona, nel senso che, sebbene si senta dire che la società non è pronta ad accogliere le nostre famiglie, la vita quotidiana ci dice esattamente il contrario: i nostri figli sono accolti nelle scuole e ovunque viene considerato il rapporto dei nostri bambini con entrambi i loro genitori.
Il problema emerge nel momento di crisi ovvero in caso di separazione della coppia genitoriale o di morte prematura del genitore naturale riconosciuto dallo Stato. A questo punto i nostri figli potrebbero scoprirsi orfani e passare da una vita con due genitori a una vita in cui non sappiamo cosa succederebbe.
La nostra occupazione è quindi la tutela di questi minori. La nostra proposta di legge sulla responsabilità genitoriale non ha voluto scomodare concetti come genitorialità, filiazioni, ma in essa abbiamo semplicemente chiesto che l'altro adulto che si prende cura del minore possa essere riconosciuto dallo Stato come una figura di riferimento per il minore soprattutto nei momenti di crisi. Per noi la priorità assoluta è la tutela dei nostri bambini.
Questi nostri figli sono cittadini italiani, ma non beneficiano delle stesse tutele degli altri anche a livello economico. I nostri figli potranno ereditare ovviamente dalla loro madre o dal loro padre naturale, ma non dall'altro genitore senza pagare assurde tasse di successione perché considerati totalmente estranei.
Desideriamo un lavoro culturale di approfondimento e abbiamo chiesto diverse volte che la Commissione giustizia, il Comitato permanente sui diritti umani facciano un'inchiesta in profondità sui fatti, perché sentiamo dire che non bisogna tutelare questi bambini per non invogliare a farne altri, per la preoccupazione che i nostri bambini crescano male e vivano situazioni difficili nel sociale e psicologiche. La ricerca internazionale da trenta anni a questa parte continua a ribadire che i nostri ragazzi, che crescono con due mamme o due padri, non hanno problemi particolari nel loro sviluppo psicoaffettivo: sono bambini che crescono esattamente come tutti gli altri.
Chiediamo allo Stato italiano di verificare questo e di fare quanto necessario per verificarlo.

ANTONELLA PORFIDO, Rappresentante di Arcilesbica. È stato già ampiamente detto tutto, per cui aggiungo solo poche cose riguardo alla situazione delle donne e delle lesbiche in Italia. Abbiamo parlato di legislazione, di vuoti normativi, ma c'è un altro campo in cui sta emergendo un grosso bisogno di istanze da parte delle donne, ed è la comunicazione etica, il fatto mediatico.
Purtroppo ormai non possiamo più essere dicotomici nel senso di legislazione e comunicazione: diventa parte di tutto un lavoro che viene fatto, dove la dignità delle donne, dei gay, dei trans viene continuamente e quotidianamente colpita.
Questa è una cosa sulla quale bisogna lavorare perché arriva all'opinione pubblica, alla gente, e va fatto un lavoro anche culturale come diceva Giuseppina La Delfa, aiutando le persone a capire di cosa stiamo parlando, chi siano i gay e le lesbiche, quali istanze pongano. Bisogna porre fine a questa enorme mancanza di dignità a livello mediatico.

SERGIO ROVASIO, Segretario nazionale di Associazione Radicale Certi Diritti. Presidente,


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so che lei è molto sensibile e attento a tutte le questioni che riguardano la violazione dei diritti civili e umani delle persone, so che lei è stato uno dei pochissimi parlamentari ad aver preso una posizione anche rispetto alla gravissima vicenda di come vengono trattati i detenuti in questo Paese, denunciato con molta forza e veemenza anche dall'iniziativa non violenta dei Radicali.
Su questo vorrei aprire una piccola parentesi e dirle che nelle carceri italiane ci sono tantissime persone transessuali, che vivono una condizione molto difficile perché, se la vivono fuori dal carcere, si può ben immaginare in quali condizioni possano viverla all'interno delle carceri. Con Rita Bernardini e altri parlamentari abbiamo visitato alcuni di questi reparti e sicuramente una delle certezze della violazione dei diritti civili e umani nel nostro Paese deriva da come vengono trattate le persone transessuali nelle carceri italiane.
Vorrei solo aggiungere pochissime cose perché sono stati tutti molto attenti a porre le questioni dei diritti civili e umani per le persone LGBT del nostro Paese. Vorrei sottolineare due questioni. La prima è che i trattati di Nizza e di Lisbona danno delle indicazioni ben precise ai 27 Paesi membri riguardo la libera circolazione (il Trattato di Nizza) e la lotta alle discriminazioni (il Trattato di Lisbona).
L'Italia non guarda a questi trattati e sta andando nella direzione opposta, in questo palazzo c'è una quindicina, se non addirittura una ventina, di proposte di legge depositate per lo più dal gruppo del PD e quindi anche dei deputati Radicali, che chiedono semplicemente un adeguamento normativo rispetto a quello che i Trattati di Nizza e di Lisbona dicono ai Paesi membri.
Sono proposte di legge sulle unioni civili anche per le coppie dello stesso sesso, sulla regolamentazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso, contro la violenza omofobica e transfobica, una delle quali andrà in votazione la prossima settimana ma già sappiamo delle proposte di eccezione di costituzionalità che alcuni parlamentari con una visione un po' fondamentalista della società porranno prima della votazione, quindi molto difficilmente si andrà al voto, e, infine, sulla difesa e della promozione delle persone transessuali, un aggiornamento della legge del 1982 per consentire loro di cambiare il nominativo, qualora necessitassero di questo, senza necessariamente subire l'intervento chirurgico.
Si tratta di una quindicina o una ventina di proposte di legge, che, se venissero almeno discusse, potrebbero dare un segnale a questo Paese. Nel 2011 siamo fermi, nessuna di queste proposte di legge, a parte quella sull'omofobia, è stata mai discussa: sono lì sotto la polvere mentre i Trattati di Nizza e di Lisbona chiedono ai Paesi membri di adeguare la loro norme.

ANDREA MACCARONE, Rappresentante in Italia di EPOA (European Pride Organizers Association). L'European Pride Organizers Association è l'associazione ombrello di organizzatori di Pride in tutta Europa, che quest'anno ha assegnato l'Europride a Roma.
Partirei proprio dal perché EPOA tre anni fa abbia scelto Roma per l'Europride, tra l' altro non a caso con una staffetta con Varsavia, dove vi è stato l'Europride del 2010, a sottolineare che l'Europa orientale e alcuni Paesi dell'Europa mediterranea (oltre all'Italia, Grecia, Malta e Cipro) sono ancora molto in ritardo nel riconoscimento dei diritti delle persone gay, lesbiche e transessuali sia sul fronte delle unioni, della genitorialità che sul fronte della protezione contro le discriminazioni e le violenze.
In particolare, l'Italia tra i fondatori dell'Unione è l'unico Paese a non aver fatto praticamente nulla su questo fronte e quindi a registrare un enorme ritardo, che dall'Europa viene visto con incredulità in quanto assolutamente incomprensibile.
Emergono la mancanza delle norme, la mancanza della laicità e della chiarezza dei rapporti con le istituzioni vaticane e con le gerarchie cattoliche e soprattutto alcune violente dichiarazioni di figure istituzionali (ministri, vice ministri, sottosegretari, esponenti politici delle istituzioni


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locali). Qualche anno fa, ad esempio, un assessore della Regione Lombardia invitò a garrotare gli omosessuali, cioè a ucciderli in maniera assolutamente incivile; in più recenti dichiarazioni alcuni ministri attaccano delle pubblicità dichiarandole incostituzionali o innaturali, o considerano le unioni abominevoli.
Tutte queste dichiarazioni sono violente e aggressive, e in Europa sono viste in maniera assolutamente inaccettabile per esponenti delle istituzioni che dovrebbero innanzitutto tutelare e rappresentare tutti i cittadini, al di là del loro orientamento sessuale e della loro identità di genere. Questo mi permette di fare un ulteriore passaggio su orientamento sessuale e identità di genere.
Nella discussione in Commissione giustizia e poi in Aula l'anno scorso sulla legge dell'omofobia sono stati giudicati elementi per considerare la suddetta legge incostituzionale in un voto preliminare di incostituzionalità. Questi sono concetti accettati a livello internazionale, accettati nelle norme internazionali cui facevano riferimento i miei compagni prima e in particolare nel Trattato di Lisbona, dove si parla di orientamento sessuale e identità di genere in riferimento alle discriminazioni.
Sono quindi concetti già giuridicamente accolti dall'Italia nel momento in cui ha ratificato quei trattati e non possono essere considerati avulsi, incomprensibili o confusi con concetti come pedofilia, zoofilia, necrofilia che non c'entrano nulla. Non si può parlare di un problema e andare a parare altrove.
Mi permetto di fare un piccolo riferimento al diritto d'asilo. Si tratta di una delle poche cose in cui l'Italia, proprio perché obbligata dalle normative comunitarie, in parte si è mossa: consentire la possibilità di asilo a persone che nei loro Paesi di origine - nel mondo sono tanti: nel Nord Africa, nell'Africa subsahariana, alcuni Paesi dell'Asia o del Centro America - sono perseguitate in quanto omosessuali, lesbiche o transessuali.
Questo è un diritto già acquisito, però non sempre è facile accedervi perché le persone non hanno facilità a rappresentare questa realtà anche nel momento in cui possono farlo, non sempre è detto loro, soprattutto nel momento in cui vengono respinti ancor prima - problema comune a tutti gli immigrati ad esempio dall'Africa - di poter avviare delle richieste di asilo, per cui questo diritto rimane inascoltato.
Desidero anche raccontare un'esperienza reale, che mi è capitata nel corso della mia attività associativa di volontariato, di sostegno a una coppia di ragazzi libici che provava a chiedere asilo in Italia per questo motivo. Erano stati rinviati qui alla Svezia in ottemperanza al Trattato di Dublino perché erano prima entrati in Italia.
Dopo 8 mesi in cui in Svezia avevano avuto il diritto di asilo ed erano stati considerati una coppia, quindi avevano avuto un sostegno come coppia ed erano stati accolti, sono stati rinviati in Italia e qui la prima cosa che le autorità italiane hanno fatto è stata dividerli, quindi loro che non conoscevano la lingua e non conoscevano nessuno sono stati mandati in due città differenti, in due Questure differenti per avviare le procedure.
Questo è stato un non riconoscimento del motivo stesso per cui erano scappati dalla Libia e avevano provato a chiedere aiuto in Europa, in un Paese che consideravano civile come l'Italia. Su questo si deve lavorare molto.
L'ultima nota la farei su questo Comitato che si occupa di diritti umani che ci accoglie oggi, costituito presso la Commissione esteri della Camera. Prima mi stupivo che il problema dei diritti umani sia associato alla dimensione degli esteri, come se in Italia non ci potesse essere un problema di diritti umani per il legislatore. Forse dovremmo guardare a quanto avviene nel nostro Paese, perché un problema rispetto alla comunità omosessuale, lesbica e transessuale esiste in Italia sotto tanti profili come la non considerazione delle realtà prima rapportate.
Desidero ricordare anche altri problemi delle persone transessuali, che forse sono quelle più esposte alla violenza, alle aggressioni, ai problemi sul lavoro. Secondo


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la normativa vigente le persone transessuali straniere che sono costrette alla prostituzione si trovano a non poter accedere facilmente alla sanità o alla giustizia, qualora fossero - come spesso sono - taglieggiate, perseguitate, aggredite e derubate, perché con la normativa che criminalizza l'immigrazione clandestina, con le normative anche locali che tendono a criminalizzare la prostituzione non si possono rivolgere con serenità alla giustizia.
Diritti fondamentali come l'accesso alla sanità e alla giustizia vengono quindi negati a persone che vivono nel nostro Paese, e prima che stranieri, prima che immigrati, prima che transessuali sono persone, esseri umani che vanno tutelati nei loro diritti fondamentali. Grazie.

PRESIDENTE. Sono io che ringrazio voi per queste testimonianze.
Permettetemi di affrontare quest'ultimo punto, che è stato giustamente sollevato, come mai la Commissione esteri della Camera abbia un Comitato permanente sui diritti umani quando così tante violazioni dei diritti umani avvengono nel nostro Paese. In questo Comitato violiamo quando possibile - non spesso purtroppo in quanto bisognerebbe avere un sostegno complessivo che non abbiamo - il limite della competenza sugli affari esteri, consci che non esiste altra sede. È un fatto che, non esistendo un organismo di riferimento, quando certe violazioni si verificano nel nostro Paese cerchiamo di discuterne qui.
Se ne discutiamo qui è perché o si tratta di vicende come quella di Aung San Suu Kyi o di quanto sta accadendo in Siria in questo momento oppure sono fatti che si svolgono in Italia. Il caso della coppia di giovani libici non è che un esempio di tutto quello che accade nei cosiddetti «centri di identificazione e di espulsione», che è una violazione continua di tutti i diritti possibili, compresi quelli di cui avete parlato.
Forse quello è l'unico posto in cui si forma un riequilibrio nella violazione, cioè sono tutti violati alla pari in modo radicale, e non per niente molti di noi si uniscono prontamente ai colleghi Radicali quando si organizzano le visite ai cosiddetti «centri» che io chiamo campi di identificazione e di espulsione, per poterne dare testimonianza. Nella maggior parte dei casi questa testimonianza si dà fuori da questo Comitato, qualche volta in Aula. I colleghi Radicali e io lo abbiamo fatto sovente in Aula dove non c'è limite all'argomento che si può portare, ma c'è un limite di tempo che è quello del minuto: si può fare per un minuto ogni volta a titolo personale.
Nell'ascoltarvi sentivo che voi stavate raccontando proprio come un vascello che sfiora le coste della vita pubblica e giuridica italiana, e ogni volta che avete toccato il problema dei diritti che avete sollevato si intravedeva alle spalle la violazione sistematica dei diritti dei cosiddetti «normali»: dei diritti delle donne sul diritto delle donne omosessuali, dei diritti delle persone più povere e più deboli sui diritti di coloro che reclamano di essere riconosciuti e di essere rispettati, quindi è una situazione che si appoggia su un terreno, già di per sé molle, di violazione abbastanza sistematica di diritti umani, che crea questa distonia rispetto alla situazione europea.
Su questo non c'è dubbio: siamo in generale inferiori alla situazione europea e in particolare gravemente mancanti in ciascuno dei punti che voi avete voluto toccare con una completezza e un'attenzione all'ambientazione storica, culturale, giuridica, che è senza dubbio apprezzabile perché rende più facile la discussione di questi temi, in quanto li avete ambientati e non calati come se fossero dei dischi volanti comparsi all'improvviso: avete raccontato parte della storia italiana, la nostra storia.
Esprimo quindi gratitudine per questo e l'impegno di questo Comitato, nonostante la curiosa asimmetria tra gli affari esteri e gli affari fondamentali dell'umanità di cui stiamo parlando, tenendo presente - ma l'avete già osservato voi - che viviamo in un Paese dove con leggerezza da fonti estremamente autorevoli viene usata la parola «minaccia» per ciò che è


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estraneo a un comportamento ritenuto non solo normale, ma il solo accettabile.
La frase secondo cui le coppie di fatto sono una minaccia per la famiglia, oltre che essere priva di logica e di senso comune perché è come dire che chi va a teatro è una minaccia per chi va al cinema, viene detta però con tale autorevolezza che la parola «minaccia» può mettere in moto a livelli più bassi e più oscuri violenze e discriminazioni incluse nella parola «minaccia», perché, se mi minacciano, ho diritto di difendermi.
Il quadro che ci sta intorno è quindi decisamente peggiore di quello europeo, e su questo non c'è dubbio. Testimonianze come la vostra sono un contributo non solo alle singole problematiche che avete inteso presentare e che sono il centro e il motore di Europride e di quello che accade in questi giorni in questa città: avete portato del materiale essenziale, che appartiene a tutti, che riguarda tutti e nel momento in cui un diritto viene violato viene violato per tutti, a tutti i livelli e a tutte le profondità possibili.
Voi trovate quindi da una parte un impegno certamente pronto e completo e dall'altra la percezione evidente di difficoltà particolari che l'Italia ha nella sua storia ma anche nel suo presente, nella sua Destra ma anche nella sua Sinistra. Sarebbe impossibile dire che una parte sia migliore o peggiore dell'altra sulle cose che stiamo discutendo, perché purtroppo non sarebbe vero.
Questo significa moltiplicare l'impegno e su questo potete contare. I documenti e le testimonianze che ci avete dato ci aiutano, nel senso che ci aiutiamo e ci aiuteremo reciprocamente: questo è il senso di questo incontro e del lavorare insieme, perché ogni miglioramento, per quanto modesto, cambia la situazione e potrebbe avvicinarci a vie d'uscita intelligenti, civili, umane, contemporanee, che continuiamo a cercare. A questo punto concluderei, a meno che abbiate qualcosa da aggiungere.

ENZO CUCCO, Coordinatore del Comitato organizzatore Ilga-Europe Torino 2011. Se il presidente e il Comitato lo ritengono, possiamo integrare eventualmente la documentazione perché ci sono dati molto preoccupanti sul resto del mondo prodotti sia da Ilga sia dall'Agenzia europea contro le discriminazioni, che redige rapporti che non sono mai stati contestati dai Paesi membri. Ci sono organismi che hanno prodotto materiale molto puntuale, che vi faremo avere.

PRESIDENTE. Nel ringraziare i nostri auditi, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 11,15.

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