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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione III
13.
Mercoledì 21 marzo 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Colombo Furio, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SU DIRITTI UMANI E DEMOCRAZIA

Audizione di Eugenia Tymoshenko sulla situazione dei diritti umani in Ucraina:

Colombo Furio, Presidente ... 3 5 11
Adornato Ferdinando (UdCpTP) ... 9
Farina Renato (PdL) ... 9
Malgieri Gennaro (PdL) ... 6
Pianetta Enrico (PdL) ... 5
Tempestini Francesco (PD) ... 6
Tymoshenko Eugenia ... 3 11
Vernetti Gianni (Misto-ApI) ... 10
Volontè Luca (UdCpTP) ... 7
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA.

COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI
Comitato permanente sui diritti umani

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 21 marzo 2012


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FURIO COLOMBO

La seduta comincia alle 14,30.

(Il Comitato approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di Eugenia Tymoshenko sulla situazione dei diritti umani in Ucraina.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva su diritti umani e democrazia, l'audizione di Eugenia Tymoshenko sulla situazione dei diritti umani in Ucraina.
Eugenia è la figlia di Yulia, ex premier dell'Ucraina condannata a sette anni di carcere per abuso d'ufficio, in ragione delle sue scelte politiche in tema di accordi con la Russia per la fornitura di gas.
Sono presenti anche l'ex vice premier Grigori Nemyria, Luciano Nobili e Marco Cappa.
Rivolgo, quindi, il nostro benvenuto alla signora Tymoshenko e la invito a prendere la parola.

EUGENIA TYMOSHENKO. Signor presidente, onorevoli deputati, signore e signori, grazie per avermi dato la possibilità di parlare con voi oggi. Abbiamo avuto numerosi e positivi incontri in questi pochi giorni di permanenza e abbiamo percepito un grande sostegno da parte di tutti i Gruppi parlamentari, a livello trasversale, da ogni parte dello spettro politico, per questo caso che è fondamentale per noi, per la democrazia in Ucraina.
Si tratta di una lotta. Per me, come figlia di Yulia Tymoshenko, l'aspetto più importante che mi spinge a portare avanti questa campagna è la questione dei diritti umani in Ucraina. Il caso di mia madre è solo un esempio molto lampante di come vengono violati i diritti umani in Ucraina. Non è rispettato neanche lo stato di diritto, che sta scomparendo, e l'intero processo che ha segnato la persecuzione e la repressione nei confronti di mia madre - e adesso l'emanazione di una sentenza di condanna - è stata una vergogna per l'Ucraina e per il suo sistema giudiziario. Sia i giudici che i procuratori hanno vietato alla difesa qualunque opportunità di portare avanti la verità e difendere mia madre.
Tutti gli aspetti materiali del caso sono stati falsificati; i giudici, nella Corte d'appello, nella seconda istanza del processo, hanno agito esattamente come nella prima istanza, respingendo tutte le richieste della difesa e tutte le prove da essa proposte.
L'intero processo si è svolto con un forte sostegno da parte del mondo democratico, in un periodo in cui i leader europei hanno condannato la sentenza di giustizia selettiva che è stata emanata nel nostro Paese contro i rappresentanti dell'opposizione politica del regime.


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Adesso possiamo dire che la democrazia in Ucraina manca, come è stato detto da numerosi e importanti istituti internazionali, come Freedom House e Transparency International, secondo i quali l'Ucraina è la democrazia con il più rapido tasso di declino nel mondo. Abbiamo visto, negli ultimi due anni, attivisti della società civile, politici, rappresentanti dei media, persone che manifestavano per strada, soppressi e repressi da migliaia di esponenti delle milizie, da parte del loro stesso Governo.
Yanukovich, prima di diventare Presidente, aveva promesso che avrebbe sentito tutte le voci, mentre adesso tutte le voci della società civile che stanno cercando di portare avanti la battaglia per i loro diritti e la loro vita quotidiana sono state messe a tacere con la repressione e la persecuzione.
Il processo-farsa che è andato avanti l'anno scorso e quest'anno contro ex politici dimostra quanto forte sia la dittatura in Ucraina, che è caratterizzata da un regime autoritario. C'è una grande minaccia per l'intera regione, non solo per la democrazia e l'economia ucraine.
L'Ucraina sta cercando di entrare nell'Unione europea, ma a seguito di questo degrado e di queste azioni ciniche da parte del governo di Yanukovich la firma dell'Accordo di Associazione è stata cancellata nel dicembre dello scorso anno. Questa è soltanto la punta di un iceberg che nasconde una serie di casi a danno di ex politici.
L'intera società versa in condizioni negative a causa dei metodi autoritari che sono usati: imprenditori, studenti, attivisti della società civile lottano per sopravvivere davvero all'interno di questa società. Adesso è una questione di vita o di morte non solo per mia madre e per altri politici che sono dietro le sbarre, ma per l'Ucraina e la sua democrazia.
Oggi siamo qui per chiedere il vostro sostegno nell'ambito di un caso che riguarda la tutela dei diritti umani in Ucraina. È importante esercitare pressione affinché il Governo ucraino dia seguito alle risoluzioni del Parlamento europeo, le raccomandazioni contenute nella risoluzione dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa così come le raccomandazioni formulate dal Comitato di Monitoraggio dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, di cui l'Ucraina è membro permanente.
È importante che Yanukovich e il suo Governo cambino il loro atteggiamento e pongano fine alle persecuzioni politiche, risolvendo la crisi politica prima che sia troppo tardi. Questo è un anno di elezioni in Ucraina: il prossimo mese di ottobre ci saranno le elezioni politiche e se i leader dell'opposizione - mia madre e il Ministro Lucenko che hanno partecipato alla rivoluzione arancione - adesso non potranno parteciparvi, allora queste elezioni non potranno essere considerate libere ed eque. In tal modo, però, la democrazia in Ucraina risulterebbe smarrita, persa.
Per quanto riguarda l'aspetto umanitario, adesso mia madre è stata condannata ma i suoi diritti vengono violati ogni giorno. È controllata da una videocamera ventiquattro ore al giorno, le luci della cella sono sempre accese, non può fare telefonate ai membri della sua famiglia, ai suoi amici, nessuno può visitarla, a parte me e il suo avvocato. Gli osservatori internazionali che stanno cercando di utilizzare i canali diplomatici e anche l'ambasciatore per i diritti umani che sta cercando di farle visita si vedono rifiutare le richieste senza alcuna motivazione giuridica. È allarmante, per me, che sono un suo familiare, vedere che mia madre è in condizioni di grande dolore da quattro mesi e non riceve cure mediche.
Ricordiamo che il 15 marzo la Corte europea dei diritti dell'uomo ha emesso una decisione straordinaria sulla base dell'articolo 39, chiedendo che il Governo ucraino agisca per trasferire mia madre in una clinica specializzata affinché riceva cure adeguate, secondo le raccomandazioni di medici indipendenti che l'hanno visitata. Da allora è passata una settimana e non è stato fatto alcunché per dare seguito a questa decisione, che è stata completamente ignorata. Adesso i membri del Governo, il Ministro della sanità, le


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autorità penitenziarie stanno cercando di manipolare le informazioni e di fornire notizie false all'opinione pubblica, mentendo sulle vere condizioni in cui mia madre si trova e sullo status giuridico in cui si trovano i politici tenuti in detenzione, ma anche sulla vera condizione dell'economia e della situazione politica in Ucraina.
È difficile adesso distinguere la verità dalle menzogne. È fondamentale che voi sappiate quel che accade in Ucraina. Tutto il mondo ha riconosciuto che si tratta di repressioni politiche e chiediamo il vostro aiuto per fermare questa situazione in Ucraina. Grazie.

PRESIDENTE. Ringrazio Eugenia Tymoshenko per le informazioni che ci ha voluto trasmettere oggi.
Noi stiamo discutendo una situazione particolarmente grave, anche perché è clamorosa, nota, ed è stata condotta in spregio dell'opinione pubblica internazionale. Moltissime delle violazioni dei diritti umani di cui si prende conoscenza in questo Comitato hanno questo carattere, che in questa circostanza è moltiplicato dal fatto che la notorietà e la vistosità del caso rendono particolarmente offensiva per gli altri Paesi la violazione che è in corso e che potrà continuare senza adeguati interventi.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

ENRICO PIANETTA. Innanzitutto voglio ringraziare Eugenia Tymoshenko per questa sua giornata italiana. Comprendo anche l'emozione umana dell'essere figlia di una donna così coraggiosa che con la sua azione politica ha voluto dare - e io mi auguro darà - un cambiamento importante e democratico al suo Paese in un prossimo futuro. Ci auguriamo che ella quanto prima non solo possa trovare una sistemazione più dignitosa e più umana, ma soprattutto possa ritornare libera, con la sua famiglia e con il suo popolo.
È stato detto e condividiamo che le accuse sono ridicole, illiberali, antidemocratiche. Credo, allora, che le coscienze dei popoli liberi, delle persone libere e dei Parlamenti liberi non possano essere - e non sono - insensibili.
Voglio soltanto ricordare che a Bruxelles, in occasione del vertice del Partito popolare europeo, è stata tenuta una sedia vuota, perché riteniamo che Yulia Tymoshenko faccia parte di questa grande famiglia e, a prescindere dall'appartenenza, riteniamo che, in prospettiva, questo sarà il percorso che ci auguriamo possa portare l'Ucraina in Europa. Noi desideriamo che il leader che farà questo percorso sia Yulia Tymoshenko.
Signor presidente, credo che come Parlamento dovremo preparare - ma questo sarà oggetto di una discussione - una risoluzione che ci allinei anche ad altri Parlamenti europei. Questa mattina abbiamo ascoltato che una scelta analoga è stata fatta dal Parlamento francese e questo sarà il nostro lavoro nei prossimi giorni.
Al tempo stesso, credo che questo Parlamento dovrà anche proporre delle ipotesi operative che possano dare luogo, attraverso i media, a una diffusione delle iniziative nell'opinione pubblica europea. Penso, per esempio, a ciò che è stato fatto dal Parlamento europeo, dal Parlamento tedesco, dall'Assemblea parlamentare dell'OSCE, per quanto riguarda un'iniziativa nei confronti dell'UEFA. Sappiamo che tra cento giorni si svolgeranno i campionati europei di calcio in Ucraina: ebbene, questo è un palcoscenico che, senza interferenze della politica negli aspetti dello sport, credo possa essere utilizzato al meglio. Sono in gioco, come ha detto la nostra ospite, i diritti umani, non soltanto di una persona che noi ammiriamo, ma di un intero popolo.
Credo, quindi, che qualsiasi elemento, strumento, occasione possano essere utili, perché quando sono in gioco la promozione e la tutela dei diritti umani qualsiasi azione deve essere utilizzata.
Per chiudere questo intervento, ringrazio ancora la nostra ospite, fermo restando che l'Italia ha già dato dei segnali molto precisi. Il nostro Presidente della


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Repubblica ha annullato la visita del Presidente Yanukovich lo scorso dicembre e l'Unione europea, come è stato detto poc'anzi, ha sospeso la firma dell'accordo di associazione a dicembre. Sono tutti segnali convergenti.
Da parte del Comitato permanente sui diritti umani della Commissione affari esteri si esprime un caloroso e convinto sostegno a questa causa, che non è soltanto di Yulia Tymoshenko, né soltanto del popolo ucraino, ma dell'intera dignità degli esseri umani.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor presidente, vorrei esprimere a nome del Partito Democratico - l'ho già fatto in privato ieri - alla giovane figlia di Yulia Tymoshenko la solidarietà del nostro Gruppo parlamentare.
Noi consideriamo - per essere molto sintetici ma anche molto espliciti - Yulia Tymoshenko un prigioniero politico e ci atterremo a questa valutazione e a questa considerazione per tutti gli atti e per tutte le assunzioni di responsabilità che potremo fare.
Questa è una linea che si deve affermare in tutta Europa, in ogni sede, e dalla quale scaturiscono molte conseguenze. Le prime, come ricordava adesso l'onorevole Pianetta, riguardano l'Unione europea che ha bloccato il trattato di associazione. Molte altre iniziative, però, debbono essere messe in cantiere per esercitare la massima pressione rispetto a una violazione dei diritti umani che non può essere considerata episodica ma che fa parte di una valutazione più complessiva di un dato strutturale di mancanza delle condizioni minime per poter continuare a mantenere rapporti regolari con l'attuale regime che governa l'Ucraina.
Questa è la nostra profonda convinzione. Il Gruppo parlamentare del Partito Democratico, ma anche i nostri rappresentanti al Parlamento europeo si sono orientati e si vanno orientando in questa direzione negli atti e negli adempimenti che hanno compiuto e compiranno nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.
Anche io voglio ribadire che faremo seguito a questa audizione con un atto di indirizzo della Camera dei deputati, che avrà - posso immaginarlo - una larghissima adesione. Essa dovrà esprimere il pieno allineamento del Parlamento italiano con le opinioni espresse dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa e anche con la posizione espressa dalla Commissario per i diritti umani.
Credo che siano questi i punti salienti di una posizione che vuole essere non descrittiva ma di iniziativa politica, affinché si muova qualcosa e si convinca il regime che l'isolamento totale è un prezzo troppo alto da pagare. È necessario dunque che quel Governo prenda atto di questo, assumendo qualche prima iniziativa che tenda anzitutto a salvaguardare la salute della Presidente Tymoshenko, la sua libertà e la restituzione alla piena attività politica e civile nel suo Paese e in Europa.

GENNARO MALGIERI. Signor presidente, esprimo la mia più viva solidarietà alla signora Tymoshenko, tramite la coraggiosa e attivissima figlia, che ho avuto il piacere di intravedere al Consiglio d'Europa alla fine di gennaio, quando l'Assemblea del Consiglio d'Europa ha espresso in un documento approvato pressoché all'unanimità viva preoccupazione per le sorti della signora Tymoshenko.
Noi pensammo tutti, in quell'occasione, che qualche cosa si sarebbe mosso. In realtà, mi sembra che gli attuali governanti dell'Ucraina abbiano fatto orecchie da mercante, pur sedendo - impropriamente, a mio modo di vedere, come i loro colleghi della Bielorussia - in un consesso parlamentare come quello del Consiglio d'Europa che non mi pare sia molto coraggioso nell'assumere iniziative coerenti con le premesse che nel 1949 portarono alla costituzione del Consiglio stesso. Se fossero applicate quelle disposizioni contenute nello statuto e sempre proclamate dal Consiglio d'Europa, l'Ucraina attuale - così come la Bielorussia guidata da un dittatore non meno feroce e non meno bieco come il signor Lukashenko - dovrebbe essere espulsa quanto meno dal Consiglio d'Europa.


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Questo non è accaduto e non mi pare che i Paesi membri si diano molta pena perché queste indicazioni contenute nella carta istitutiva dello stesso Consiglio d'Europa vengano applicate a due Paesi che fanno parte dell'Assemblea. A dire la verità, la Bielorussia è stata semplicemente messa un po' da canto e considerata, in questo momento, come Paese osservatore.
Ad ogni buon conto, vorrei chiedere - se la signora può essere così cortese da rispondere - quali sono attualmente i rapporti tra il Partito arancione, il movimento che guidava sua madre e che la portò, nel 2005 se non vado errato, alla carica di premier, e la Russia di Putin. È una domanda molto banale, naturalmente, perché dalla Russia di Putin non abbiamo visto - o almeno in Occidente non ce ne siamo accorti - una posizione particolarmente chiara nei confronti dell'Ucraina. A parole, tanto Putin quanto il signor Medvedev si dicono molto legati alla signora Tymoshenko, hanno giudicato politicamente - quindi non giuridicamente o giudiziariamente - motivata la sua detenzione, ma nello stesso tempo la Federazione Russa guidata da Putin e da Medvedev continua a fare affari con il signor Yanukovich, che è un vero e proprio usurpatore.
Peraltro, alla vigilia delle elezioni della primavera del 2010 ero a Kiev e, parlando con dei parlamentari e con esponenti del mondo giornalistico e culturale ucraino, tutti davano per scontata la vittoria di Yanukovich, che non era affatto scontata, soltanto perché veniva sostenuto dalla Federazione Russa. Da questo punto di vista, il prezzo pagato pare che sia stato molto alto: la permanenza nel Mar d'Azov della flotta russa, che doveva essere evidentemente smantellata così come era stato promesso. Il problema, dunque, è innanzitutto di carattere umano, ma è anche di carattere politico, geopolitico, e riguarda tutta l'Europa.
A questo punto, mi farebbe piacere non soltanto che in questa risoluzione - come gli onorevoli Pianetta e Tempestini ci hanno sollecitato a predisporre - venisse inserito un punto che faccia riferimento a questo aspetto politico, che giudico assolutamente grave, ma anche conoscere il punto di vista della giovane signora Tymoshenko - e non che sua madre sia meno giovane, visto che, se non sbaglio, è nata nel 1960 - a proposito dei rapporti che l'Ucraina attuale ha con la Federazione Russa, in particolare con il neo Presidente Putin (già per la terza volta).

LUCA VOLONTÈ. Signor presidente, desidero ringraziarla perché quando tre settimane fa, in una riunione del Comitato sui diritti umani, proposi questa iniziativa politica, lei fu pronto a cogliere questa occasione. Ringrazio anche i Capigruppo che hanno accettato l'idea, che avevamo condiviso tutti insieme, di assumere delle iniziative anche conseguenti all'aggravamento della situazione politica, oltre che dei prigionieri politici, in Ucraina.
In primo luogo, dunque, esprimo il mio ringraziamento per tutti i colleghi capigruppo, per tutti i presenti e per lei, presidente, che ha condiviso quell'iniziativa e l'ha accolta prontamente.
Naturalmente ringrazio e do il benvenuto a Eugenia e a chi la accompagna. Con il consenso anche degli altri Gruppi politici, in particolare noi Popolari europei siamo stati protagonisti di una visita, nel maggio dello scorso anno, qualche mese prima che Yulia venisse incarcerata a Kiev, poi nel mese di giugno, nel mese di ottobre e ancora a gennaio abbiamo invitato sia l'ex vice Primo ministro Nemyria che Eugenia al Consiglio di Europa per dimostrare, non solo a parole ma anche con questa presenza fisica, un'attenzione che il nostro Gruppo parlamentare e anche gli altri Gruppi parlamentari al Consiglio d'Europa continuano ad avere nei confronti di una situazione drammatica, che riguarda da un lato l'emblema della via alla democrazia in Ucraina, ovviamente Yulia Tymoshenko, e dall'altro ha riguardato almeno una decina di ex ministri del Governo Tymoshenko.
Ricordo la sentenza che dieci giorni fa ha confermato la condanna dell'ex Ministro degli interni - ovviamente senza alcun


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tipo di difesa - per il semplice fatto che lui stesso, nella sua attività di Ministro degli interni, aveva espulso dal ministero alcuni funzionari corrotti. Gli stessi funzionari, con incarichi diversi, oggi sono stati gli artefici della condanna dell'ex Ministro degli interni. Ho citato due casi simbolici per dare un'idea di quello che sta accadendo.
La risoluzione dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha avuto ovviamente un amplissimo consenso da parte di tutte le formazioni politiche. Nella risoluzione - anche se l'avete letta, la trovate nel dossier predisposto opportunamente dagli uffici - per la prima volta sono previste delle conseguenze alle mancate riforme che ancora purtroppo non arrivano da parte del Governo: dalla sospensione all'espulsione dell'Ucraina dal consesso del Consiglio d'Europa.
Colleghi, è una delle primissime volte, in sessanta anni di storia, che nel Consiglio d'Europa si adotta una risoluzione che prevede, in assenza di determinate riforme, conseguenze così dettagliate, con l'attivazione di una procedura che porta il Paese fuori dal contesto del Consiglio d'Europa.
Dopo di ciò, ovvero dalla fine di gennaio, lo Standing Committee dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa - io sono stato onorato di aver introdotto questa discussione la settimana scorsa a Parigi - ha ripetuto non solo la sua preoccupazione e i punti salienti di questa risoluzione, ma ha invitato ulteriormente il Governo ucraino, nell'immediatezza della condanna dell'ex Ministro degli interni, ad agire prontamente.
All'inizio di febbraio il Governo aveva addirittura fatto dei passi indietro rispetto a ciò che stiamo discutendo oggi. In particolare, il Governo ha rifiutato di riformare quegli articoli del codice penale che consentono di fatto la carcerazione politica per i «dissidenti», come si diceva in tempi passati; quindi, ha fatto dei passi, ma nella direzione esattamente opposta a quella che il consesso internazionale europeo e ovviamente anche il nostro Paese - l'hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto - auspicavano.
Oltre a questi elementi, che mi sembrano molto importanti e significativi, ve n'è un altro, che è invece positivo e potrebbe anch'esso essere oggetto di una riflessione nell'atto di indirizzo che io auspico tutti i capigruppo di questa Commissione vorranno presentare il più presto possibile, coinvolgendo anche - grazie a lei - i colleghi del Senato. Mi riferisco alla sentenza del 15 marzo, con la quale la Corte di giustizia europea, grazie al cielo, sanziona duramente il regime carcerario nei confronti di Yulia Tymoshenko e degli altri esponenti politici incarcerati e chiede al Governo di consentire l'introduzione di quegli standard minimi per la vita carceraria, comprese le visite dei parenti e le visite mediche. Insomma, si chiede che ci sia quel minimo di civiltà anche nella vita carceraria, che invece si fa di tutto per impedire.
Non aggiungo niente sul contesto: sappiamo tutti che tra la fine di ottobre e i primi di novembre si svolgeranno le elezioni politiche; sappiamo, ma lo sa anche il Governo, che il blocco Tymoshenko, questa coalizione di partiti che potrebbe presentarsi alle elezioni - se non gli verrà impedito con qualche disposizione regolamentare nelle prossime settimane - è di gran lunga in vantaggio sulla coalizione di governo. L'inciso che ho fatto ci deve spronare nella nostra attività di pressione nei confronti di quel Governo che, come ci ha dimostrato in questi ultimi mesi, è capace di inventarsi normative, anche regolamentari, di qualsiasi tipo pur di non avere avversari durante la competizione elettorale.
La sentenza della Corte di giustizia europea è certamente importante; è una sentenza oggettiva - emanata da un organismo che possiamo apprezzare o criticare - che in questo caso, nel contesto della situazione ucraina, può rappresentare un ulteriore elemento di pressione nei confronti del Governo.
Concludo, signor presidente, ribadendo i ringraziamenti iniziali non solo - come


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sanno l'ex vice Primo ministro Nemyria e Eugenia Tymoshenko - sul piano dell'amicizia e della vicinanza personale ma anche auspicando che, grazie alla sua saggia iniziativa e all'iniziativa dei capigruppo dell'Aula e della Commissione (io spero anche al Senato), si possano al più presto ripercorrere almeno i tratti salienti di quella che è riconosciuta da tutto il contesto europeo come la risoluzione più forte nei confronti dell'Ucraina, quella del Consiglio d'Europa, con l'integrazione della sentenza di qualche giorno fa.
Nello stesso tempo, auspichiamo che si possa avere - lo dico con grande sincerità - un'audizione con il Ministro degli esteri Terzi, per chiedere conto delle iniziative non solo parlamentari ma anche di governo che il nostro Paese intende intraprendere sul piano bilaterale e sul piano del consesso del Consiglio europeo dei Ministri degli esteri nei confronti di quel Paese. L'Europa e l'Italia - voglio dirlo come è stato detto a me da Yulia nel mese di maggio, l'ultima volta che almeno io personalmente l'ho vista prima del carcere - non vogliono il male dell'Ucraina. Anche in questa giusta battaglia per i diritti umani e di civiltà politica che stiamo conducendo per coloro che consideriamo prigionieri politici, non vogliamo il male dell'Ucraina; vogliamo invece agire con iniziative politiche proprio perché vogliamo il bene dell'Ucraina, vogliamo tenerla dentro il contesto europeo, dentro il rispetto dei diritti umani, dentro quella promozione degli standard europei che possono fare il bene del contesto europeo, ovviamente, ma anche il bene dei cittadini ucraini.

RENATO FARINA. Aggiungo anche la mia voce del tutto consentanea a quelle che l'hanno preceduta. Personalmente sono stato osservatore per conto del Consiglio d'Europa alle ultime elezioni in Ucraina, a Odessa in particolare, e posso dire che il popolo dell'Ucraina non merita tutto questo. Il popolo dell'Ucraina, pur essendo diviso tra diversi partiti politici, non ha assolutamente - per quello che ho capito - una volontà di guerra civile o di scontro politico che porti a un'epoca nuovamente totalitaria.
Per parte mia, come membro del Partito popolare europeo, dico che sono molto onorato di aver partecipato alla discussione e alla stesura del documento sull'Holodomor, la carestia terroristica che fu realizzata contro il popolo ucraino nel 1931-32.
Senza voler mescolare troppi ingredienti nel nostro discorso sull'Ucraina, dico tuttavia che anche la considerazione della sofferenza del popolo ucraino nel secolo scorso, che certamente ha pochi paragoni, deve sollecitare in noi un'attenzione vigorosa.

FERDINANDO ADORNATO. Sarò breve, poiché è già stato detto quel che si doveva.
La mia prima riflessione è soprattutto di carattere umano. Lei, signora Tymoshenko, chiede il supporto a noi: lo ha già e lo avrà, spero sempre di più e in modo sempre più incisivo. Vorrei, tuttavia, che lei - quando può e se vuole - riferisse a sua madre che è lei a dare supporto a noi. La lotta per la libertà nel mondo, purtroppo, ha sempre bisogno di simboli. Le persone che, anche loro malgrado, diventano simboli hanno una funzione storica, quella di supportare tutti noi e tutto il mondo per permetterci di continuare a credere, anche quando questa fede sembrerebbe vacillare. Vorrei quindi che lei ringraziasse sua madre per la solidarietà che dà a noi.
Sono ovviamente d'accordo sull'idea di una risoluzione; anche se ne conosco il valore dal punto di vista diplomatico e delle relazioni internazionali mi piacerebbe che il nostro Governo e il nostro Parlamento intervenissero più efficacemente sull'Unione europea, e che questa a sua volta intervenisse come Unione in modo più incisivo ed efficace.
Oltre alla risoluzione, mi domando se sia possibile che il Parlamento italiano - lo possiamo vedere insieme, presidente, in Commissione affari esteri e poi in Aula - si faccia protagonista di una proposta perché venga assegnato il Premio Nobel per la pace alla signora Tymoshenko.


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La prigionia politica di qualsiasi persona è grave, ma la prigionia politica di un premier - o di un ex premier, come la si voglia vedere - diventa un elemento ancora più spiacevole nella dialettica politica mondiale.
È stato giustamente assegnato il Premio Nobel per la pace - e ha fatto grande rumore - al dissidente cinese, poeta e scrittore. In questo caso si tratta di un premier, di un ex premier. Quando questo avveniva anche in territori che una volta erano definiti del «terzo mondo» creava sempre un'emozione mondiale.
Credo che la situazione particolare dell'Europa dell'Est sia stata un po' sottovalutata, ma su di essa bisognerebbe accendere i riflettori del mondo. Capisco che i diritti umani si scontrano con gli interessi commerciali. Siccome qui non è in ballo il signor Yanukovich, ma il signor Putin, è chiaro che la lotta per i diritti umani diventa più difficile: è più facile quando non ci sono interessi commerciali, più difficile quando si toccano sfere di influenza che hanno a che fare con la geopolitica e anche, come è ormai evidente, con giganteschi affari economici che coinvolgono diversi Paesi anche europei.
Sono quasi certo che sia questa la difficoltà dell'Unione europea di intervenire con più efficacia sul caso di Yulia Tymoshenko.
Credo dunque che il nostro Parlamento si dovrebbe rendere protagonista di una proposta perché venga assegnato a Yulia Tymoshenko il Nobel per la pace. Mi auguro si riesca a ottenerlo, ma anche ove non lo si ottenesse, considero che sia un'iniziativa giusta e doverosa e, in secondo luogo, capace di accendere i riflettori internazionali - qualora riuscissimo a coinvolgere altri Paesi e altri Parlamenti a essere protagonisti con noi di questa proposta - laddove essi sono del tutto spenti o, comunque, accesi a metà.
Grazie di essere stata con noi e grazie della sua lotta e della lotta di sua madre.

GIANNI VERNETTI. Mi associo al ringraziamento a Eugenia Tymoshenko e all'ex vice Primo ministro della Repubblica di Ucraina Grigori Nemyria per la loro presenza.
Sono convinto che anche dopo questa giornata che ha visto protagonista la figlia dell'ex Primo ministro incarcerato ci sia un ampio consenso - e ringrazio il presidente Colombo per aver dedicato una sessione del Comitato diritti umani della Commissione affari esteri espressamente a questo tema - fra tutte le forze politiche.
Penso che l'Italia, sia bilateralmente sia da un punto di vista multilaterale, quindi con il pieno coinvolgimento dell'Unione europea, abbia numerosi strumenti nei confronti dell'Ucraina. Teniamo conto che l'Ucraina è in procinto di siglare un accordo di libero scambio con l'Unione europea: il Free trade agreement fra Unione europea e Ucraina è in corso di trattativa. Non sottovalutiamo, inoltre, l'impatto mediatico che avranno i campionati europei di calcio per l'immagine di quel Paese. Non sottovalutiamo, altresì, la possibile ripresa del dialogo nell'accordo di associazione fra Unione europea e Ucraina.
Ritengo, quindi, che sia opportuna una presa di posizione forte e chiara del Parlamento italiano, che impegni concretamente il Governo in un'azione molto diretta e molto presente sia nei contesti multilaterali (Nazioni Unite, Unione europea) sia nel rapporto bilaterale: avendo noi da poco nominato un nuovo ambasciatore a Kiev, dobbiamo inviare un segnale molto chiaro della nostra azione.
Diversi parlamentari italiani hanno già sottoscritto la candidatura di Yulia Tymoshenko a Premio Nobel per la pace; se riuscissimo a inserire questa idea nel dispositivo della risoluzione questo naturalmente la rafforzerebbe, quindi condivido assolutamente la proposta.
Credo che dopo questa giornata di colloqui e dopo questa sessione del Comitato diritti umani abbiamo tutti gli elementi. In un incontro di questa mattina il Presidente Fini si è impegnato a calendarizzare in tempi rapidi una mozione sul caso della democrazia e dei diritti umani in Ucraina e sul caso di Yulia Tymoshenko.


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Ritengo che possiamo produrre a breve un follow-up, un seguito concreto a questa audizione. Grazie.

PRESIDENTE. Mi pare che siamo giunti alla fine di questa seduta dedicata a questo importantissimo evento. Prima di chiudere, tuttavia, vorrei chiedere a Eugenia Tymoshenko se ha qualcosa da dire, come riflessione, in risposta agli interventi che ha ascoltato in questo Comitato.

EUGENIA TYMOSHENKO. Grazie a tutti per il grande sostegno e le gentili parole che avete voluto esprimere. Sono tutti messaggi veri, autentici, e questo è il massimo livello di sostegno che avremmo potuto sperare di ottenere per questo caso.
Vorrei aggiungere che mia madre fa politica da più di quindici anni ed è sempre stata fedele ai suoi obiettivi. Il modo in cui combatte e ha combattuto per gli interessi dell'Ucraina è lo stesso che ha adottato nei negoziati che ha avuto con il Primo ministro russo nel 2009, quando ha voluto difendere gli interessi dell'Ucraina non solo per cercare di risolvere la crisi europea del gas ma anche per ottenere un grande sconto per l'acquisto di gas per l'Ucraina, garantendo negli anni successivi che questo aspetto politico sparisse lentamente dai negoziati annuali sul gas per l'Ucraina. L'allora Primo ministro Putin l'ha considerata una partner alla pari, non come qualcuno da utilizzare per i propri interessi in Ucraina.
Considerato che Putin considerava Yanukovich, come credo, una persona di riferimento sulla quale contare per poter avere aspettative prevedibili sulla politica in Ucraina, Yanukovich ha tradito, con il suo comportamento e le sue politiche, la fiducia della comunità europea e dei vertici russi. Credo, dunque, che una volta che il Presidente Putin assumerà pienamente il suo mandato, dopo il suo insediamento, manifesterà il suo sostegno per il nostro caso a livello pubblico. Finora credo che sia stato invisibile, anche se il Ministero degli affari esteri russo ha espresso varie dichiarazioni a sostegno di questa causa.
Mia madre ha detto più volte di non volere che l'Ucraina sia isolata e che il popolo ucraino sia punito per azioni del Governo ucraino a favore di posizioni monopolistiche.
Credo che un modo efficace di agire contro le persone che stanno portando avanti queste repressioni sia limitarne il livello di vita lussuosa, sanzionarle, assicurare che l'attenzione sia puntata su di loro a livello internazionale, garantire l'applicazione degli appelli europei e sostenere i tentativi del mondo democratico di riportare l'Ucraina in carreggiata.
Vorrei concludere con le parole di mia madre: «Il filo che circonda le prigioni dell'Ucraina è fatto con lo stesso metallo del filo che circonda la residenza di Yanukovich». Parlo della residenza con 140 ettari di terreno in cui vive Yanukovich. Mia madre dice di sentirsi più libera in prigione di quanto Yanukovich non lo sia nella sua residenza, perché sa di aver agito per il bene e nell'interesse degli ucraini, mentre Yanukovich non lo ha fatto. Lei sente di vivere in una Ucraina libera, ed è sicura che l'Ucraina sopravvivrà e vincerà la democrazia.
Grazie per il vostro sostegno.

PRESIDENTE. Siamo noi a ringraziare te, Eugenia, per questa visita al Parlamento italiano e a questo Comitato. Il nostro Comitato si è già impegnato a non lasciar cadere questa vicenda come un fatto di nobile reazione e di attento ascolto, ma di trasformarlo in un fatto politico del Parlamento italiano.
Abbiamo di fronte a noi due impegni che certamente - credo di poterlo dire a nome dei miei colleghi - assumeremo. Il primo è l'attivazione del Parlamento, motivato da questo Comitato e dalla Commissione affari esteri di cui è parte, per trasformare in un atto di indirizzo e far diventare documento ciò che lei ci ha detto e che sappiamo di una situazione che non può essere tollerata e non è ragionevole che sia tollerata dal Parlamento di un Paese civile e democratico.
Il secondo impegno, che ognuno di noi si assume secondo le sue capacità, ma in


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questo Comitato insieme, è quello di motivare il Governo nelle tante azioni internazionali che sono e restano possibili e che andrebbero altrimenti sprecate in pure e semplici dichiarazioni di buona volontà. Ci sono rapporti commerciali, rapporti tecnici, rapporti sociali, rapporti politici, rapporti nelle organizzazioni internazionali; ci sono una quantità di check-point nei quali si può bloccare l'indifferente tranquillità con la quale viene perpetrato ogni giorno, nel cuore dell'Europa, un simile delitto, che è un'offesa agli altri Parlamenti, alle altre democrazie e al principio spesso di democrazia.
Come hanno detto prima l'onorevole Volontè e molti altri colleghi, siamo noi a ringraziarla della sua testimonianza e ad impegnarci affinché non sia soltanto l'eco di essa, ma la sua piena voce a raggiungere il nostro Parlamento e il nostro Governo.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,20.

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