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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione III
11.
Martedì 22 gennaio 2013
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Stefani Stefano, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SUGLI OBIETTIVI DELLA POLITICA MEDITERRANEA DELL'ITALIA NEI NUOVI EQUILIBRI REGIONALI

Esame e approvazione del documento conclusivo:

Stefani Stefano, Presidente ... 3 5 6
Galli Daniele (FLpTP) ... 5
Pianetta Enrico (PdL) ... 6
Tempestini Francesco (PD) ... 3

ALLEGATO: Documento conclusivo approvato dalla Commissione ... 7
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Intesa Popolare): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Centro Democratico: Misto-CD; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Autonomia Sud - Lega Sud Ausonia - Popoli Sovrani d'Europa: Misto-ASud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Italia Libera-Liberali per l'Italia-Partito Liberale Italiano: Misto-IL-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL; Misto-Diritti e Libertà: Misto-DL.

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COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 22 gennaio 2013


Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE STEFANO STEFANI

La seduta comincia alle 15,15.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non ci sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Esame del documento conclusivo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli obiettivi della politica mediterranea dell'Italia nei nuovi equilibri regionali, l'esame del documento conclusivo.
Ricordo che l'indagine è stata deliberata il 21 febbraio 2012 e si è articolata in dieci audizioni, venendo a termine il 31 dicembre scorso. Avverto che è in distribuzione una proposta di documento conclusivo (vedi allegato). Riepilogo i tre principali filoni delle indagini: 1) le prospettive di sviluppo democratico dei Paesi mediterranei; 2) i profili socio-culturali dei rivolgimenti nei Paesi coinvolti dalla primavera araba; 3) gli interessi geopolitici nazionali in vista del rafforzamento della nostra penetrazione commerciale e imprenditoriale e di un consolidamento della sicurezza energetica del Paese.
L'attività di indagine si è avvalsa anche dei risultati di alcune importanti missioni che abbiamo svolto nei Paesi del Nord Africa (Marocco, Egitto, Tunisia) nonché in Medio Oriente. Avremmo dovuto recarci anche in Algeria, ma lo scioglimento anticipato non ce l'ha consentito. Grazie al modo in cui l'indagine conoscitiva è stata indirizzata, si è trattato di veri e propri viaggi di lavoro. Credo sia pertanto opportuno portare a compimento il nostro lavoro, che mi pare ben fatto e utile, adottando il documento conclusivo.
Chiedo ai colleghi se intendano intervenire in questa sede, formulando osservazioni sulla proposta in esame.

FRANCESCO TEMPESTINI. Penso che sia opportuno esprimere in questa sede una valutazione conclusiva in adesione alle poche ma significative parole del Presidente. Il lavoro che è stato compiuto merita una conclusione su cui riflettere, così come merita l'approvazione il documento che ci è stato proposto. Io lo condivido nella sua interezza e quindi, per quanto mi riguarda, non credo ci sia motivo di produrre correzioni o emendamenti. Ci sarebbero molte altre cose da aggiungere e da dire ovviamente, ma il documento ha il pregio della sinteticità e in questo modo va preso.
Esso ripercorre le audizioni, ma mi pare che, nel modo con il quale ricostruisce il percorso, rispecchi le opinioni della Commissione in proposito. Una prima riflessione riguarda le ragioni e le cause dei grandi cambiamenti. Una seconda si sofferma sullo stato dell'arte e sulle ragioni di fondo che hanno determinato ciò che è accaduto e sulle modalità con cui le realtà nazionali hanno reagito. Una terza riflessione è relativa al contesto più generale degli assetti geopolitici dell'area mediterranea. Il documento al nostro esame pone infatti il problema di un Mediterraneo che


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va considerato ormai in una dimensione geopolitica allargata.
Non è più possibile leggere le vicende del Mediterraneo tenendo conto solo degli interlocutori tradizionali, cioè dei Paesi che si affacciano su di esso. Il Mediterraneo è ormai un territorio e un polo geopolitico molto più vasto. Ne abbiamo chiara evidenza in questi giorni in cui la questione del Sahel è venuta prepotentemente all'ordine del giorno. A essere coinvolto in tale scenario è anche ciò che sta alle spalle, solo per fare un esempio, dalla geopolitica turca, fino ad arrivare alla questione del grande Medio Oriente.
Il Mediterraneo è, dunque, un luogo nel quale si confrontano e determinano influenze di placche geopolitiche di maggiore ampiezza e portata. Ciò rende la politica mediterranea una politica meritevole di un'attenzione del tutto nuova, una politica che ha bisogno di essere considerata sotto un profilo più ampio. In questa visione più vasta sono da osservare alcuni grandi cambiamenti. Il motore centrale della politica mediterranea, che fino a poco tempo fa erano gli Stati Uniti d'America, oggi non esiste più e la vicenda del Sahel lo conferma in modo quasi drammatico.
La politica che ha imboccato l'amministrazione Obama, alla quale credo si accosti anche la politica internazionale del Partito repubblicano, è una politica diversa. C'è una presa di distanze e un cambiamento di interesse. È una politica che non ha più uno sguardo privilegiato per il Mediterraneo. È entrata in una nuova fase persino la politica americana relativa ai Paesi del Golfo per ragioni di natura economica e di evoluzione delle dinamiche energetiche.
Siamo di fronte a un cambiamento radicale che propone nuovi elementi di criticità, per i quali bisogna sapersi attrezzare sia in assenza - so di forzare i termini - della guida americana sia in assenza, purtroppo, di una politica di centralità europea. L'Europa, infatti, non riesce ancora ad avere una propria vocazione mediterranea. Questa duplice assenza ha in sé un elemento negativo. La mancanza di interlocutori «occidentali» non sta aiutando né facendo crescere gli interlocutori della sponda sud. La stessa politica della Turchia, che naturalmente ci ha messo del suo, è stata condizionata anche dal respingimento europeo nei suoi confronti.
Il quadro è abbastanza chiaro. Il Mediterraneo non riesce a costituire intorno a sé poli di stabilità sufficientemente coesi e tali da rappresentare una prospettiva affidabile per il futuro. Che le politiche di potenza di alcuni Paesi europei rimangano neo-coloniali mi sembra tutto da discutere. Le ambizioni sfrenate di ritorno alla grandeur che Sarkozy ha mostrato hanno fatto molti danni in questa condizione già difficile del Mediterraneo, ma non vengono riproposte. Siamo di fronte semmai alla crisi delle residuali politiche di potenza minore che Francia e Inghilterra avevano rappresentato o ambivano ancora a rappresentare. Questo è il contesto nel quale si muove una regione che, per i fili complessi che la legano alle aree circostanti, mantiene una sua centralità.
In questo contesto il ruolo dell'Italia nel documento è ben scritto. Come le audizioni hanno messo in evidenza, l'errore da evitare sarebbe duplice. Da una parte, sarebbe erronea l'idea di un'Italia che cerca di ritagliarsi uno spazio autonomo come a voler riempire dei vuoti. Non è così perché non abbiamo lo standing per un'operazione del genere. Dall'altra parte, sarebbe altrettanto sbagliata la tendenza opposta ad abbandonare il Mediterraneo.
Sappiamo di aver coltivato, purtroppo, questa linea. Siamo stati in parte obbligati dalla scelta geopolitica della Germania, la quale ha avuto in mano il bastone di comando nella scelta di aprire l'Europa all'est, con varie criticità. Alcune zone dei Balcani, ad esempio, non riescono a soddisfare una domanda di Europa che nonostante tutto ancora manifestano. Ci pentiremmo se dovessimo arrivare a concludere che siamo stati noi a non voler includere i serbi. Sebbene questo abbia pesato, ha anche pesato l'idea che l'Europa avesse esclusivamente una prospettiva nord-centrica.


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Penso che, come dice bene il testo, abbiamo bisogno di una politica più equilibrata e più concentrata sui fatti e i fatti suggeriscono una politica italiana che cerchi processi di partnership paritarie nel Mediterraneo come è stato nel caso - credo vada sottolineato - della nostra adesione alla richiesta dell'Autorità nazionale palestinese (ANP) di partecipare alle Nazioni Unite a titolo di Paese osservatore. Una partnership costruita nel Mediterraneo dalla sponda nord avrebbe la capacità, proprio perché esprime tale potenzialità, di dialogare in termini diversi con l'altra sponda.
Penso che lo stesso possa dirsi per quanto sta accadendo nel Sahel. La nostra disponibilità a sostenere la Francia nasce non solo e non tanto dall'evento in sé, ma anche dal fatto che un Sahel pacificato, che non esporti le problematiche del terrorismo - sto molto semplificando - sulla sponda del Mediterraneo, dove incombe, come sappiamo, l'instabilità libica, è un interesse dell'Europa e dei Paesi europei mediterranei che va coltivato insieme.
Da ultimo arriviamo alle potenzialità economiche. I ragionamenti ci sono tutti, ma il cambiamento che si è determinato nel Mediterraneo e nei suoi regimi comporta anche un cambio nel nostro approccio economico e finanziario. Per dire le cose come stanno, salvo alcune lodevoli eccezioni, come ad esempio l'Egitto, dove grazie a una lunga storia di imprenditoria italiana la nostra presenza nella società industriale del Paese è ramificata, per quel poco o tanto che essa rappresenta, nel complesso il nostro Paese ha incontrato il limite oggettivo di una questione energetica preponderante. Abbiamo, quindi, stretto rapporti molto legati alle grandi aziende energetiche, alle loro relazioni, alle loro esigenze e ai loro bisogni.
Questo significava anche una stretta relazione con i regimi e i sistemi autocratici che governavano quei Paesi, regimi stabili ma incapaci di avviare una fase di sviluppo. È accaduto in tutte le realtà della sponda sud del Mediterraneo e noi ne siamo stati in qualche modo partecipi. Oggi si apre una sfida tutta diversa. C'è la possibilità per le nostre aziende - nel documento è detto esplicitamente e senza la solita retorica che si usa a proposito delle piccole e medie aziende - di tentare un collegamento con analoghe realtà di quella sponda nella consapevolezza che si possa far crescere un tessuto produttivo del medesimo tipo e dimensione. Sarebbe un elemento di grande importanza.
Infine, non si può ragionare sul Mediterraneo tenendo fuori dall'analisi il comparto balcanico, a cui viene dedicata, anche in questo documento, una minore attenzione. È comprensibile perché le vicende geopolitiche che più ci hanno interessato sono quelle del Maghreb e della sponda sud del Mediterraneo. Tuttavia, dobbiamo sapere che, negli stessi termini, esistono problematiche e possibilità di tal genere anche nei Balcani.
In conclusione voglio esprimere apprezzamento per il lavoro compiuto e per il documento finale. Credo che abbiamo scritto una bella pagina per la Commissione affari esteri della Camera dei deputati.

PRESIDENTE. Ringrazio il collega Tempestini avendo molto apprezzato il suo intervento.

DANIELE GALLI. Intervengo solo per pochi commenti. Il ruolo dell'Italia, in questa fase di relazioni mediterranee, deve essere incisivo al di là delle carenze del sistema di rappresentanza europea in politica estera. Dobbiamo recitare un ruolo primario e dobbiamo riuscire a condizionare questa evoluzione dell'area mediterranea successiva alle primavere arabe in maniera tale che ne derivi una condizione per noi praticabile.
Dobbiamo cercare di condizionare - nel senso benevolo della parola - il processo affinché vi sia uno sprone democratico e partecipativo delle popolazioni che si affacciano su quest'area e sia promosso un invito alla collaborazione in campo culturale e nell'interscambio economico allo scopo di costruire un'area finalmente pacificata, dove la collaborazione possa portare alla crescita di tutte le nazioni che si confrontano.


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È un compito importante. Penso che l'Italia in questa prima fase debba saper giocare un proprio ruolo incisivo nelle carenze della politica europea. Deve evitare azioni egemoniche da parte di altri partner europei che hanno creato forti conflittualità e tensioni. Allo stesso tempo, deve poter essere un collante che consenta l'avvicinamento di realtà culturali e politiche estremamente diversificate, con intenti diversi anche nel rispetto del recepimento dell'uguaglianza fra cittadini e nella possibilità di libera espressione degli stessi concetti economici. Su questo l'Italia deve costruire un'area mediterranea che sia il più possibile omogenea.
Come ripeto, il compito è importante e sarà difficile da realizzare. Mi auguro che l'Italia, insieme all'Europa e in collaborazione con gli Stati mediterranei, riesca a raggiungere l'obiettivo.

ENRICO PIANETTA. Sarò telegrafico. Credo che la Commissione abbia fatto bene a proporre e a svolgere questa indagine conoscitiva sulla politica mediterranea dell'Italia nei nuovi equilibri regionali. A fronte dei tanti insuccessi che si sono verificati nel recente periodo, credo che focalizzare l'attenzione dell'Italia nei confronti della regione mediterranea sia un messaggio chiaro e forte da parte di questa Commissione.
Il documento all'esame, indubbiamente molto ampio e ben fatto, fornisce un'indicazione precisa circa la maggiore attenzione che l'Italia, come sistema Paese, come realtà politica, economica, sociale e industriale, deve porre al Mediterraneo in quanto esso rappresenta la nostra regione.
Credo che un futuro impegno per tentare di innescare nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo un processo di modernizzazione e di nuova capacità democratica sia la grande scommessa che il nostro Paese dovrà affrontare nei prossimi anni, con la speranza di un migliore e maggiore coinvolgimento dell'Europa. È un programma fondamentale per il nostro Paese perché noi non abbiamo la capacità di portare avanti una politica estera a livello mondiale. Dobbiamo avere delle priorità e la prima è proprio il Mediterraneo.
Come ripeto, questo documento è molto ben fatto. Ringrazio, quindi, gli uffici che hanno collaborato con la Commissione. In questi anni abbiamo lavorato bene, dimostrando una capacità di sinergia che ha permesso a questa Commissione di elaborare un documento come questo. Lo lasciamo ai posteri, ma da parte nostra vuole essere un grande segnale di attenzione, di determinazione e di programmazione futura della nostra politica nel Mediterraneo.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, pongo in votazione la proposta di documento conclusivo.
(È approvata).

Esprimo viva soddisfazione per l'approvazione unanime del documento conclusivo.
Dichiaro conclusa la seduta.

La seduta termina alle 15,40.

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