Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Strumento di esplorazione della sezione Lavori Digitando almeno un carattere nel campo si ottengono uno o più risultati con relativo collegamento, il tempo di risposta dipende dal numero dei risultati trovati e dal processore e navigatore in uso.

salta l'esplora

Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

Torna all'elenco delle indagini Torna all'elenco delle sedute
Commissione III
7.
Giovedì 14 maggio 2009
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Pianetta Enrico, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA SUGLI OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO DELLE NAZIONI UNITE

Audizione di componenti della Commissione per l'aiuto allo sviluppo dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE/DAC):

Pianetta Enrico, Presidente ... 2 3 4 5 7 11 12
Amar Laurent, Capo dipartimento per le strategie di sviluppo del Ministero degli affari esteri francese ... 3
Barbi Mario (PD) ... 4 9
Corsini Paolo (PD) ... 5
Darvill Steve, Humanitarian Aid advisor del Dipartimento Peer Review and Evaluation dell'OCSE/DAC ... 11
Dubois-Destrizais Laurence, Ministro plenipotenziario e consigliere per gli affari economici alla Rappresentanza francese presso l'OCSE ... 5
Mecacci Matteo (PD) ... 7
Zorbala Helen, Ministro plenipotenziario e vice direttore generale del Ministero degli affari esteri greco per la cooperazione allo sviluppo ... 2 3
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: (Misto-RRP).

COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI
Comitato permanente sugli obiettivi di sviluppo del millennio

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di giovedì 14 maggio 2009


Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEL COMITATO ENRICO PIANETTA

La seduta comincia alle 15,05.

(Il Comitato approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione di componenti della Commissione per l'aiuto allo sviluppo dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE/DAC).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli Obiettivi di sviluppo del millennio delle Nazioni Unite, l'audizione di componenti della Commissione per l'aiuto allo sviluppo dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE/DAC).
Do subito il benvenuto a Laurence Dubois-Destrizais, Ministro plenipotenziario e consigliere per gli affari economici alla rappresentanza francese presso l'OCSE; Laurent Amar, Capodipartimento per le strategie di sviluppo del Ministero degli affari esteri francese; Helen Zorbala, Ministro plenipotenziario e vicedirettore generale del Ministero degli affari esteri greco per la cooperazione allo sviluppo; Genny Bonomi, economista e policy analist presso il Dipartimento Peer Review and Evaluation dell'OCSE/DAC; infine, Steve Darvill, Humanitarian Aid advisor dello stesso Dipartimento Peer Review and Evaluation dell'OCSE/DAC.
Desidero fare una breve considerazione per consentire ai nostri ospiti di inserirsi nei nostri lavori: noi siamo un Comitato che fa parte della Commissione affari esteri della Camera dei deputati e che, in questo momento, sta svolgendo un'indagine conoscitiva che ha come argomento gli otto punti degli Obiettivi del millennio.
Vogliamo acquisire informazioni e approfondimenti, quindi per noi è particolarmente interessante, anzi, importante, l'audizione di componenti della Commissione per l'aiuto e lo sviluppo della Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
Da questi nostri lavori cercheremo di trarre un'indicazione per poter essere, come parlamentari, nella condizione di esprimere più compiutamente una visione globale di questo tema così importante e così delicato, che sappiamo essere in una situazione abbastanza precaria per quanto attiene il raggiungimento degli Obiettivi.
A questo punto darei subito la parola ai nostri ospiti, chiedendo di illustrarci la loro posizione, le loro informazioni e il loro punto di vista che, conseguentemente, saranno per noi un elemento di grande importanza.
Al termine delle loro relazioni, come è nostra prassi, i colleghi potranno porre domande e quesiti per approfondimenti, sulla base di quanto avremo potuto ascoltare da voi.
Do la parola ai componenti della Commissione per l'aiuto allo sviluppo dell'OCSE.

HELEN ZORBALA, Ministro plenipotenziario e vice direttore generale del Ministero


Pag. 3

degli affari esteri greco per la cooperazione allo sviluppo. Signor presidente, innanzitutto ringrazio la Commissione per averci ricevuti.
Cercherò di spiegare rapidamente di cosa si occupa il DAC. Questa Commissione per l'assistenza allo sviluppo è un forum in cui i donatori bilaterali e la Commissione europea parlano di punti comuni d'interesse e di problematiche da superare.
Che cosa è questa peer review? Si tratta di un processo di apprendimento reciproco per mettere a punto delle prassi in un ambiente che cambia continuamente.
L'obiettivo di questo esercizio non è quello di formulare critiche gli uni nei confronti degli altri, quanto piuttosto di aiutarsi tra pari in questo processo di apprendimento reciproco, per meglio coniugare i nostri sforzi in tutti i settori dello sviluppo e, con la diffusione delle migliori prassi, abbiamo il compito di promuovere il coordinamento fra gli Stati membri. Come tutti sapete, il vostro Paese è stato esaminato e gli altri Paesi che hanno proceduto al riesame sono altri membri del Comitato preposto dell'OCSE. Pertanto, si svolge tutto fra membri dell'Unione europea.
Questo esercizio si ripete regolarmente: un Paese viene esaminato dagli altri compagni di viaggio, tant'è che noi vorremmo porvi delle domande, formularvi degli interrogativi. Dall'ultimo esercizio di peer review si è cercato, da parte nostra, di vedere quali progressi siano stati compiuti nella vostra politica di aiuto allo sviluppo. Abbiamo anche cercato di verificare quali soluzioni voi, come parlamentari, avete suggerito al vostro Esecutivo proprio per appianare la strada del raggiungimento dell'obiettivo finale che ci si era prefissi in comune. Lascio la parola ai miei colleghi.

LAURENT AMAR, Capo dipartimento per le strategie di sviluppo del Ministero degli affari esteri francese. Vorrei fare un chiarimento. Siamo appena all'inizio di questo processo di revisione e abbiamo ricevuto il memorandum predisposto dal Ministero degli affari esteri; abbiamo degli incontri questa settimana, ma questa revisione si protrarrà fino a novembre.
Quello che ci interessa particolarmente in questa serie di incontri è conoscere qual è la vostra missione e qual è il vostro ruolo, perché questo mi sembra sia estremamente positivo, tant'è che sappiamo che il Parlamento italiano ha costituito un Comitato, all'interno della Commissione esteri, consacrato al conseguimento degli Obiettivi per il millennio.
Vorremmo conoscere la vostra opinione nei confronti del processo di riforma legislativa, che sappiamo essere stato avviato e poi arrestato l'anno scorso; vi chiediamo, inoltre, quali sono secondo voi le prospettive ora esistenti, e magari anche quali le vostre opinioni in merito alla parte di bilancio consacrata agli aiuti allo sviluppo.

HELEN ZORBALA, Ministro plenipotenziario e vice direttore generale del Ministero degli affari esteri greco per la cooperazione allo sviluppo. Da parte mia, visto che raccogliete tutti i nostri interrogativi vorrei sapere quali sono i vostri parametri o, se avete in mente nuove proposte per quanto riguarda l'ambiente e il cambiamento climatico, qual è la vostra posizione nei confronti dell'accordo di Kyoto.

PRESIDENTE. Risponderò alle vostre domande e poi darò la parola anche ai colleghi presenti, della maggioranza e dell'opposizione.
Il primo punto riguarda le soluzioni che abbiamo prospettato al Governo. Ci sono due aspetti: quello quantitativo e quello organizzativo e gestionale.
Per quanto riguarda l'aspetto quantitativo, in occasione della discussione sui disegni di legge di bilancio e finanziaria, abbiamo espresso, maggioranza e opposizione, il desiderio che il Governo italiano possa aumentare i fondi a disposizione della cooperazione allo sviluppo, tanto è vero che questa Commissione, nell'esprimere un parere sul bilancio, ha messo per iscritto questa volontà, questo desiderio, questa indicazione del Parlamento. Al momento attuale, la percentuale destinata alla cooperazione riferita al prodotto interno lordo non è sufficiente.


Pag. 4


Un altro elemento che abbiamo evidenziato - vorrei fare alcune considerazioni a livello personale -, anche sulla base delle opinioni e delle valutazioni che abbiamo ascoltato durante alcune audizioni, riguarda il convincimento della necessità di raggiungere una migliore efficienza per quanto riguarda l'organizzazione e la collaborazione tra i Paesi donatori e i Paesi che ricevono le disponibilità da parte del nord del mondo.
Questo credo corrisponda anche all'ottavo punto degli Obiettivi del Millennio, cioè una maggiore capacità di coordinamento e di realizzazione di programmi più integrati, per conseguire un risultato migliore in ordine alla capacità di essere elementi attivi per la realizzazione dello sviluppo del mondo.
Questi sono i due aspetti principali, che rappresentano i punti centrali e che possono essere ulteriormente sviluppati. Conseguentemente - non voglio togliere tempo ai miei colleghi - la nostra indagine conoscitiva ha proprio questo obiettivo: quello di approfondire e di capire tutte le considerazioni che i nostri ospiti, sia italiani che esteri, vogliono esprimere in questa sede per consentire a noi come parlamentari e, in questo caso, come Comitato sugli Obiettivi di sviluppo del millennio, di formulare una serie di considerazioni più organiche rispetto a quelle che ho citato un attimo fa come capisaldi, per creare migliori condizioni gestionali e migliori opportunità da parte del nostro Governo.
Per quanto riguarda la riforma legislativa, la riforma della cooperazione allo sviluppo - faccio riferimento alla legge n. 49 del 1987 - ha avuto più momenti per essere revisionata. In questo momento siamo nella XVI legislatura, ma già nella XIV e XV ci sono state alcune iniziative.
Tuttavia, il Parlamento non è riuscito ad arrivare ad una riforma organica condivisa a causa di alcuni nodi che non si è riusciti a sciogliere. Ne cito uno: se la gestione debba essere fatta da parte di un'agenzia piuttosto che da parte del Ministero come è attualmente nell'ambito della legge n. 49 del 1987.
Questi sono alcuni elementi di risposta, ma credo che una risposta più organica e più precisa, pur considerando che questi sono gli elementi fondamentali sulla base delle vostre domande, noi la formuleremo quando avremo completato questa indagine, perché l'obiettivo che questo Comitato si prefigge è proprio quello di raccogliere una serie di indicazioni, di informazioni, di suggerimenti e di valutazioni per poi essere, come Parlamento, nella condizione di avere a disposizione questi elementi e di poterli utilizzare sia - questa è la mia opinione - in sede parlamentare, sia anche nei confronti del nostro Esecutivo. A questo punto lascio la parola ai miei colleghi per ulteriori suggerimenti, modifiche o emendamenti alle mie considerazioni.

MARIO BARBI. Signor presidente, sono un po' spaesato perché vorrei innanzitutto capire il quadro dell'incontro; se esso è parte dell'esame di peer review che è in corso, quindi se il Parlamento viene interrogato in relazione a questo tipo di esame, oppure se l'incontro con la delegazione dell'OCSE è parte della nostra indagine conoscitiva, e quindi le domande le facciamo noi.
Faccio questa precisazione perché bisogna che capiamo quanto meno l'impostazione di questo incontro. Io mi aspettavo la seconda ipotesi, non la prima. Non ho nessuna difficoltà a partecipare anche alla prima, ma chiederei intanto che ci chiarissimo su questo punto.

PRESIDENTE. Grazie dell'intervento. Io ho inteso rispondere a queste domande per consentire ai nostri ospiti di formulare delle considerazioni e delle valutazioni, perché l'intendimento nostro è appunto quello - come ho detto all'inizio e come ho ripetuto - di conseguire informazioni perché sono per noi importanti, eventualmente anche in ordine alla modalità che ritenete opportuno mettere in atto per quanto attiene al peer review.
A mio avviso, come parlamentari, in questa fase - e colgo anche le considerazioni fatte dal collega Barbi - vorremo capire e avere informazioni, perché questo è lo spirito di una indagine conoscitiva.


Pag. 5


Io ho esordito dicendo che siamo in sede di indagine conoscitiva, quindi questo è lo spirito, questa è la volontà, questo il quadro entro il quale questo Comitato intende svolgere la presente audizione. Questo non significa che noi non si debba o non si possa esprimere delle opinioni, fornire delle informazioni, dare un supporto; tuttavia, questo supporto è propedeutico alla conoscenza da parte nostra delle vostre valutazioni e considerazioni, ed anche delle modalità con cui ritenete, eventualmente, di dar seguito all'attività del peer review.

LAURENCE DUBOIS DESTRIZAIS, Ministro plenipotenziario e consigliere per gli affari economici alla Rappresentanza francese presso l'OCSE. Ho visto la vostra reazione, quindi se posso vorrei dire che il nostro incontro deve essere una strada a doppio senso: noi siamo qui per capire come funziona la cooperazione italiana. Quattro anni fa, i nostri predecessori hanno formulato delle raccomandazioni.
Ad esempio, il DAC aveva raccomandato che si creasse un'agenzia indipendente, cioè che ci fosse un organo, o anche un viceministro, ad hoc, incaricato dell'assistenza allo sviluppo. Quattro anni dopo siamo di nuovo qui, e vediamo che invece si è proceduto in altro modo. Pertanto, ci chiediamo se le nostre raccomandazioni sono considerate ancora opportune; oppure, se non lo sono, ci chiediamo cosa è cambiato nel frattempo e perché non è stata creata questa agenzia indipendente. Forse quello proposto non era lo schema adeguato alla situazione italiana?
Noi abbiamo trascorso del tempo presso il Ministero degli affari esteri, e ci è parso di capire, dall'ultima visita fatta, che non si tratti dell'idea che una riforma così profonda non avverrà mai, anzi, al contrario: ci è stato detto che questa riforma interverrà entro breve termine, addirittura entro questa legislatura.
Ci è sembrato che si avessero in mente dei cambiamenti graduali piuttosto che il procedere ad una riforma complessiva, tutta insieme.
Noi volevamo anche avere un'idea di come sono state accolte le nostre raccomandazioni, alla luce della situazione italiana, delle costrizioni di bilancio e di tutto quel che è intervenuto dall'ultima nostra visita ad oggi.
Inoltre, vorremmo sapere se le proposte del viceministro sull'agenzia indipendente sono ritenute da voi opportune. Non vogliamo essere teorici ed imporre ad ogni costo il nostro schema, perché naturalmente poi ogni Paese ha la situazione e la sua realtà.
Proprio grazie all'esistenza del vostro Comitato voi sarete in grado di fornirci degli elementi che ci consentiranno di affrontare meglio questo tema e, quindi, di regolare il tiro nella formulazione delle nostre raccomandazioni.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al collega Paolo Corsini, faccio una considerazione. Avevo già evidenziato il fatto che il Parlamento, da qualche legislatura, sta valutando una possibile riforma della cooperazione; tuttavia, al momento, indipendentemente dalle maggioranze che si sono susseguite in questi anni, il Parlamento non è ancora riuscito ad attuarla o, comunque, non ha trovato una soluzione per la stesura di un testo che potesse essere ampiamente condiviso.
Per caso, prima, ho citato il fatto che uno dei nodi era proprio legato al discorso dell'agenzia: fra alcune posizioni c'era stato un ampio dibattito nella passata legislatura, una situazione che non aveva consentito di giungere ad una conclusione. La passata legislatura, inoltre, è stata interrotta anticipatamente, e questo ha anche determinato l'impossibilità di raggiungere un testo condiviso.
Al momento, in questa legislatura non si è ancora iniziato un dibattito su questo argomento. La situazione è quella che vi ho appena illustrato.

PAOLO CORSINI. Signor presidente, intervengo non tanto per aggiungere cose nuove, quanto piuttosto per testimoniare di una situazione e di uno stato di fatto.
Innanzitutto ringrazio gli ospiti per la loro disponibilità e per la loro presenza.
Faccio una brevissima premessa dovuta ad un criterio di onestà intellettuale: le


Pag. 6

valutazioni che esporrò provengono da un esponente di un partito di opposizione - in questo caso il Partito democratico - e, per molti versi, sono anche valutazioni di carattere personale.
Il primo dato da cui partire è che, per quanto ci riguarda, noi muoviamo dalla consapevolezza che il tema, la sfida, l'orizzonte degli Obiettivi di sviluppo del millennio costituisce un elemento centrale della prospettiva con cui guardiamo al sistema delle relazioni internazionali e al ruolo del nostro Paese.
Sono sempre più convinto che dobbiamo pensare a politiche di carattere planetario, e credo che ciascun Paese possa maturare sempre più una consapevolezza compiuta e approfondita del fatto che gli Obiettivi del millennio costituiscono uno dei temi centrali della propria agenda politica di governo.
Non c'è dubbio che l'umanità contemporanea si trovi di fronte a sfide assolutamente onerose, anche se non inedite, che in larga misura provengono dal passato e largamente dipendono da un sistema che gli studiosi definiscono «retto sui meccanismi dello scambio ineguale», in modo particolare fra il nord e il sud.
Per altri versi, siamo alle prese non soltanto con le consapevolezze che ci derivano dal passato, ma anche con le trasformazioni inedite del nostro tempo che hanno una valenza epocale. Penso, ad esempio, al tema dei mutamenti climatici, alla necessità di raggiungere standard istituzionali compatibili con i valori democratici, e potrei elencarne altri.
In sostanza, gli otto Obiettivi del millennio parlano del nostro futuro e di alcune sfide fondamentali di una politica che non voglia essere asfittica, ma di largo respiro. Detto questo, io non posso che confermare le informazioni che il mio collega Pianetta, presidente autorevolissimo di questo Comitato, ha già esposto.
Per quanto riguarda l'attività legislativa delle assemblee parlamentari, ci troviamo di fronte ad una situazione di stallo o di blocco, nel senso che la consapevolezza condivisa della necessità di ripensare e di rendere funzionale una nuova legge quadro sulla cooperazione, proiettandola anche sull'orizzonte del raggiungimento di questi Obiettivi, appartiene a tutti.
Tuttavia, per ragioni legate alla dinamica dei lavori parlamentari e alla precarietà della durata delle nostre legislature, siamo in presenza di uno stallo, perché mentre in passato si era lavorato in modo abbastanza alacre, e credo produttivo, a partire da questa legislatura per il momento il tema è lì, tutti ne siamo consapevoli ma non abbiamo ancora trovato il modo e l'opportunità di portarlo al confronto in Commissione e, successivamente, nell'Aula parlamentare.
La sollecitazione che viene dai nostri interlocutori è uno stimolo che troviamo del tutto fondato, e può costituire un fattore di pressione di cui bisognerà assolutamente tener conto. Non c'è dubbio, infatti, che il raggiungimento degli Obiettivi del millennio non scaturisce soltanto dall'evocazione di una buona e comprensibile passione, ma anche dalla possibilità di dotarci di strumenti adeguati, e una legge quadro innovativa è assolutamente imprescindibile. Questo è il primo tema.
C'è un secondo tema. Non c'è dubbio che, in modo particolare in relazione alle scelte politiche dell'attuale Governo e a oggettivi condizionamenti di bilancio e di ottemperamento ai patti di stabilità, la politica estera italiana nel campo della cooperazione ha risentito di una notevole difficoltà, che ha determinato una riduzione della disponibilità di risorse e finanziamenti.
È mia opinione che le risorse e i finanziamenti siano assolutamente indispensabili e che, accanto a questi, si tratti di definire una gerarchia di priorità e un indirizzo politico. Anche sotto questo profilo mi pare di poter rilevare - la mia non è una denuncia, ma semplicemente una constatazione - la circostanza di un impasse, di uno stallo.
C'è un terzo ordine di problemi che mi pare opportuno esporre e che già, molto onestamente - come è suo costume - il collega Pianetta richiamava: è il problema della dispersione e della scarsa funzionalizzazione delle risorse disponibili. Fin dalla prima audizione che abbiamo condotto,


Pag. 7

all'inizio dei lavori di questa legislatura e delle attività di questo Comitato, è emersa questa disfunzione, vale a dire che l'allocazione delle risorse disponibili quando giunge a valle è fortemente deprivata, e questo in ragione del peso dei meccanismi distributivi, della presenza di organismi burocratici, delle lentezze, di una serie di altre motivazioni che si potrebbero più puntualmente elencare.
Non c'è dubbio che uno dei temi a cui bisogna mettere mano, accanto al riordinamento dei soggetti preposti al governo della cooperazione italiana, è la rapidità dell'allocazione delle risorse e l'efficienza e la funzionalità delle scelte che si compiono, in modo che l'Italia donatrice traduca gli impegni presi in scelte concrete che abbiano, a valle, riscontri rapidi e consistenti.
C'è un altro aspetto del problema: il coordinamento delle iniziative a livello internazionale e, in modo particolare, a livello europeo. Non c'è dubbio che l'Europa destini una quota rilevante dei propri bilanci alla cooperazione per lo sviluppo. Non c'è dubbio, tuttavia, che ci sia un sovrapporsi di iniziative da un lato, e una sorta di parcellizzazione dall'altro; così facendo, viene meno una visione d'insieme che consenta di razionalizzare e di rendere più adeguatamente operativi i meccanismi distributivi.
Infine, c'è l'ultimo aspetto del problema, che mi sembra interessante sottolineare. Nel nostro Paese esiste un'articolata presenza di organizzazioni ed esiste un mondo della cooperazione particolarmente vitale, non soltanto a livello della dimensione statuale, ma anche sotto il profilo di quella rete che fa capo all'organizzazione regionale e agli enti locali.
Anche questo è un tema particolarmente significativo e interessante, rispetto al quale bisognerebbe trovare, tra Stato e partecipazione decentrata, una sorta di virtuoso meccanismo di allineamento.
Credo che questi siano i problemi di fondo che noi ci troviamo ad affrontare. Non c'è dubbio che, nel calendario dei lavori che il presidente Pianetta ha dettato proprio nell'ultima riunione del Comitato, noi vorremmo procedere con un momento di verifica, nel senso che abbiamo acquisito una mole considerevole di informazioni e abbiamo condotto delle audizioni che io giudico particolarmente utili e proficue, quindi vorremmo, come Commissione, produrre un rapporto, sulla base di questo primo step dei lavori, da consegnare agli organi di Governo e agli organismi parlamentari affinché, soprattutto nella predisposizione dei bilanci dello Stato italiano, si tenga conto delle priorità, delle urgenze e delle necessità, in modo che la consapevolezza della dimensione planetaria del problema, che indica anche la civiltà di un Paese, non resti semplicemente una acquisizione teorica, ma si traduca in scelte politiche che siano tangibili e riscontrabili.

PRESIDENTE. Credo che gli interventi del collega Barbi e del collega Corsini, che hanno completato le considerazioni che avevo fatto, vi diano una sensazione generale di quella che è la realtà dello stato dell'arte di questo argomento presso il Parlamento italiano.
Teniamo anche conto che questo è un Comitato sugli Obiettivi del millennio che sono in relazione con la cooperazione, ma poi il soggetto deputato a questa temi in termini più ampi è la Commissione affari esteri.
Pertanto, in questo momento, dopo aver dato la parola al collega Mecacci, se lo ritenete opportuno vorrei sentire da voi eventuali considerazioni, in modo tale da consentire di arrivare a quel contributo che per noi è indubbiamente interessante, come ha appena detto il collega Corsini.

MATTEO MECACCI. Anche io per piena trasparenza dichiaro di essere un parlamentare dell'opposizione, appartenente ad un partito diverso dal Partito democratico. Credo che il presidente apprezzerà il fatto che, pur nella piena condivisione delle cose dette da lui e dai colleghi che mi hanno preceduto, mi permetterò proprio in questa sede, visto il ruolo e la funzione delle persone che sono qui con noi, di esprimere quella che è una mia valutazione, forse meno diplomatica di quelle che sono state espresse finora,


Pag. 8

ma che credo descriva qual è la situazione politica dell'Italia sul tema della cooperazione internazionale.
Non è un problema nuovo, quello del mancato rispetto da parte delle istituzioni italiane degli impegni presi a livello internazionale sul tema della cooperazione internazionale. Tuttavia, è evidente che, in questa situazione, in particolare negli ultimi mesi, a fronte della crisi economica, che ha colpito tanti Paesi, ma anche di quella che l'attuale Governo pone come un'emergenza, cioè la sicurezza e il problema dell'immigrazione in Italia, sia stata fatta una chiara scelta politica che ha dato priorità alla questione dell'immigrazione.
Tuttavia, la questione non è stata posta in merito alla difficoltà in cui si trovano queste persone e ai motivi per i quali giungono nel nostro Paese, ma è stata affrontata prioritariamente solo dal punto di vista della sicurezza e della repressione penale, più che della prevenzione dell'immigrazione attraverso azioni svolte nei Paesi di origine degli immigrati che si trasferiscono sia all'interno del nostro Paese sia, attraverso il nostro territorio, che è particolarmente esposto, nel resto dell'Unione europea.
La mia non è una presa di posizione preconcetta, sono convinto di ciò che dico: sicuramente, la questione della riforma della cooperazione internazionale e dell'aumento del Fondo per la cooperazione allo sviluppo non è tra le priorità politiche di questo Parlamento. Non lo è stato fin ad ora e la mia valutazione è che, se non interverranno dei fattori esterni in grado di mutare questa situazione, non credo che lo sarà per i prossimi mesi, proprio perché, come ho già detto, alcune forze politiche in particolare, che hanno un ruolo nello scegliere le priorità politiche - ma anche i partiti dell'opposizione di questo non hanno fatto un tema di priorità e di battaglia politica - fanno sì che non sia un tema destinato ad avere una soluzione a breve.
Faccio questa puntualizzazione perché, rifacendomi a quanto diceva l'onorevole Corsini sulla consapevolezza da parte di tutti della necessità di una riforma, io mi limiterei a dire «consapevolezza di tutti quelli che stanno in questa stanza», o poco più.
In termini di dibattito politico, al di là delle discussioni sulla necessità di affrontare l'emergenza dell'immigrazione dal punto di vista della tutela della sicurezza pubblica, altro tipo di soluzioni non ci sono.
All'opposto, ci siamo trovati di fronte, con l'ultima legge finanziaria, ad alcune riduzioni notevoli dei fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo. Nel decreto sul rifinanziamento delle missioni internazionali, rispetto alla vicenda afghana, siamo riusciti a recuperare in sede di dibattito parlamentare una parte dei fondi destinati alla ricostruzione civile, che paragonati a quelli destinati al finanziamento della missione militare stavano sostanzialmente in un rapporto di uno a cento.
In quella fase siamo riusciti - per il momento per sei mesi - a recuperare i fondi; tuttavia, il segnale che ci è giunto è che quando si tratta di recuperare soldi perché le finanze pubbliche lo richiedono, spesso si va a pescare proprio nei fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo.
Un'altra vicenda che io valuto politicamente molto grave - è una considerazione personale che faccio in Aula tutti i giorni, quindi non vedo perché non dovrei farla in questa sede - è quella relativa al trattato ratificato dall'Italia con la Libia sugli accordi di cooperazione e di amicizia. Esso da un lato tratta la questione del contrasto all'immigrazione clandestina - con le vicende di cui si è parlato in questi giorni, che non sono oggetto di questo dibattito -, dall'altro prevede anche una parte molto sostanziosa di aiuti economici: 5 miliardi di dollari destinati alla Libia, nell'arco dei prossimi 20 anni, per finanziare opere che saranno realizzate da aziende italiane in quel Paese. Si parla di un'autostrada lungo il litorale nordafricano, di abitazioni, di ospedali, quindi di attività che rientrano anche nell'ambito della cooperazione allo sviluppo.
Evidentemente, la priorità politica è stata quella di finanziare attività che servano a rispondere all'esigenza del contrasto all'immigrazione clandestina e non ad


Pag. 9

investire in quei Paesi dai quali giungono molti degli immigrati che vengono in Italia.
In Italia non arrivano immigrati di nazionalità libica, ma arrivano immigrati dal Darfur, dalla Somalia, dalla Costa d'Avorio, cioè da zone dove vi sono situazioni di conflitto o di grave povertà.
Per venire anche alla vostra domanda, ovvero se le raccomandazioni che avete fatto in passato siano attuali, a mio avviso sicuramente lo sono, ma avrebbero la necessità di trovare un rafforzamento nella loro urgenza, che evidentemente non può dipendere solo dall'OCSE ma anche da chi ha la forza o la possibilità di influire sull'agenda politica di questo Paese.
Credo che sia necessario fare una fotografia oggettiva della situazione che si è creata nel corso di questi anni e che ha riguardato anche la precedente legislatura, perché in termini quantitativi l'Italia non ha mai brillato dal punto di vista della cooperazione internazionale.
Nessuno ci ha obbligato a dire che entro il 2010 avremmo stanziato lo 0,51 del PIL o a prendere gli altri impegni che ci siamo assunti; credo quindi che un richiamo da parte delle istituzioni che di questi impegni sono depositarie debba esserci, semplicemente per mantenere la credibilità del nostro Paese ma anche delle istituzioni stesse.
Il rischio, altrimenti, è che si vada di vertice in vertice e di summit in summit, nel corso dei quali vengono fatte queste promesse; ma quando passano i decenni, o un solo decennio, e la promessa fatta non viene mantenuta, forse anche l'utilità di fare questo tipo di proclami e la stessa credibilità delle istituzioni che li fanno vengono meno.
Pertanto, per serietà occorrerebbe cercare di fare una fotografia oggettiva, tenendo conto che c'è chi tra noi fa delle valutazioni abbastanza pessimistiche sulla possibilità che il Parlamento, in questa legislatura, possa intervenire in modo significativo per mutare la situazione.

MARIO BARBI. Signor presidente, assumo la parte di fornitore di informazioni. Chiarisco che, in una sede parlamentare, le questioni vengono discusse e trattate in modo anche controverso. Le informazioni sono state fornite dal presidente Pianetta e dal collega Corsini per quanto attiene l'inquadramento generale del tema della cooperazione e anche della sua trattazione in sede parlamentare, al di là delle diverse legislature.
Il presidente Pianetta si è anche sporto sulle legislature precedenti, sulle questioni che avevamo iniziato a discutere e che non sono state risolte, pur essendo iniziato l'esame. Penso, ad esempio, alla questione della agenzia.
Vorrei soffermarmi, invece - anche io sono un parlamentare di opposizione, del Partito democratico - soltanto su questo scorcio di legislatura, iniziata da un anno. Nell'ambito di questo Comitato il tema della cooperazione viene affrontato in modo specifico e particolareggiato, cercando di acquisire notizie ed informazioni che riguardano le questioni generali e specifiche relative alle cifre, all'insieme, ai dati quantitativi e, in particolare, all'efficienza dei vari progetti.
La questione della cooperazione, oltre che in questo Comitato, è trattata in sede di Commissione ed è stata trattata in aula in più occasioni, perché la combinazione delle criticità del bilancio dello Stato e l'irrompere generale della crisi economica ha fatto sì che sul bilancio della cooperazione si riversassero riduzioni significative e preoccupanti, almeno dal punto di vista dell'opposizione.
Questa materia è stato oggetto di discussione tra di noi ed è stata trattata pubblicamente; riporto alcuni elementi di questa discussione sia perché possano essere di utilità per voi, sia per farvi avere il polso della discussione politica che esiste in Italia su un tema come questo.
Come diceva il presidente Pianetta, è vero che unanimemente il Parlamento, al di là delle differenze politiche e dei gruppi politici, ha riconosciuto l'opportunità che le risorse per la cooperazione venissero integrate e aumentate, facendo fronte ai tagli che stanno sopportando. È altresì


Pag. 10

vero che diverse sono le responsabilità di maggioranza e di opposizione nelle decisioni che vengono assunte.
Questi tagli sono stati, dal nostro punto di vista, effettivamente drastici. Noi abbiamo invitato il Governo, in più occasioni, - ma immagino che questo sia anche uno dei temi degli incontri della vostra fittissima agenda, che ho scorso rapidamente poc'anzi - a precisare se il nostro Paese fosse in grado di mantenere gli impegni internazionali che aveva assunto - lo stanziamento dello 0,51 o 0,7 per cento del PIL - nei tempi indicati oppure se, realisticamente, allo stato delle cose non fosse in grado di farlo e quindi ritenesse di assestarsi su un diverso livello di impegno, dichiarandolo però pubblicamente per il bene di tutti.
Infatti, sia per noi, come Parlamento, sia per l'opinione pubblica italiana, ma anche per i paesi partner che con l'Italia collaborano, sarebbe utile sapere quale tipo di impegno l'Italia è in grado di sostenere in questo campo.
Questa risposta in modo chiaro non l'abbiamo ottenuta; la domanda l'abbiamo posta, ma la risposta non l'abbiamo avuta. Tuttavia, credo che questa sia una domanda importante che merita una risposta chiara, soprattutto considerate le responsabilità che ha il nostro Governo per la gestione del G8, uno dei temi che peraltro voi trattate.
I confronti sui dati e sulle quote impegnate per la cooperazione allo sviluppo li traiamo dai dati da voi elaborati, quindi l'OCSE per noi è il punto di riferimento per tutto quanto attiene alla comparazione internazionale. Da questo punto di vista, se ci diceste qualcosa su questo ve ne sarei grato.
Ad ogni modo, stando ai dati - vado a memoria perché non li ho sottomano - pensavamo che nel 2008 l'Italia si potesse assestare sullo 0,19 o 0,21 per cento del PIL, e temevamo che le riduzioni di bilancio che abbiamo nel 2009 ci avrebbero condotto più vicino allo 0,10 che allo 0,20. Questo per quanto riguarda il dato quantitativo.
Tale dato naturalmente non è esaustivo dal momento che nulla ci dice sul fatto che le risorse vengano ben impegnate, sul grado di efficienza dell'impiego delle risorse, sul fatto che la raccomandazione che voi avete fatto a suo tempo perché l'Italia individuasse un focus point su cui indirizzare le proprie risorse sia stata seguita o meno.
Non entro nel dato qualitativo sapendo che il dato quantitativo non lo esaurisce e che il dato qualitativo meriterebbe un'ulteriore analisi dettagliata e specifica, che tenga conto dei progetti e del loro coordinamento con altri Paesi.
Abbiamo avuto recentemente, l'audizione del direttore generale per la cooperazione allo sviluppo della Commissione europea, Stefano Manservisi, e abbiamo avuto con lui uno scambio di informazioni e di opinioni di grande interesse, individuando in quella sede anche il ruolo rilevante che l'Unione europea ricopre - e che ulteriormente potrebbe ricoprire - proprio sul piano del coordinamento. Mi riferisco al superamento delle duplicazioni e all'individuazione di Paesi capifila per certi settori di cooperazione e per certi Paesi in cui si svolge la cooperazione, in modo da evitare duplicazioni burocratiche e via elencando.
Avvertiamo una preoccupazione davvero significativa per lo stato in cui si trova ora la cooperazione da parte del nostro Paese rispetto al recente passato e rispetto al prossimo futuro.
C'è anche un aspetto rilevante che riguarda il Fondo di lotta alle pandemie, AIDS, malaria, tubercolosi. Noi sappiamo, perché ci è stato riferito dal Governo in sede parlamentare, che l'Italia ha precisi impegni economici da questo punto di vista, credo, intorno ai 120 milioni di euro l'anno. E sappiamo, perché ci è stato detto dal Governo, che allo stato delle disponibilità degli impegni vi erano alcune incertezze sul fatto che il nostro Paese potesse corrispondere, nei tempi previsti, al versamento della somma dovuta per questo fondo per l'anno corrente.
Le questioni sono rilevanti, e sono oggetto di un'attenzione continua e anche particolareggiata da parte del Parlamento, della Commissione, del Comitato e del nostro Paese.


Pag. 11


Certamente ci muoviamo in un momento complesso, difficile, di ristrettezze di bilancio, di riduzioni di risorse pubbliche disponibili per questi fini; tuttavia, in tutte le sedi in cui mi capita di partecipare - che siano quella del Consiglio d'Europa o altre - sento dire che gli impegni per gli Obiettivi del millennio sono mantenuti.
Pertanto, bisogna che tutta la comunità internazionale su questo faccia una riflessione e sia in grado di dire qualche cosa, non soltanto il nostro Governo, al quale noi ovviamente ci rivolgiamo perché è il nostro interlocutore naturale e siamo tenuti a farlo in questi termini.
Tuttavia, in questa sede credo di poter dire, anche rivolgendomi a voi, che questo è un tema sul quale forse l'intera comunità internazionale deve avere il coraggio e la sincerità di guardarsi allo specchio e dire che non basta che siano la Danimarca o la Norvegia - due Paesi che mi vengono in mente - a rispettare gli impegni o ad anticiparli.

PRESIDENTE. Ringrazio il collega Barbi per il suo intervento. Siamo, come ho detto all'inizio, in sede di indagine conoscitiva sugli Obiettivi del millennio e, come sappiamo, gli otto Obiettivi sono difficili da raggiungere, essendo noi già a metà del percorso rispetto al 2015.
In alcune aree del mondo alcuni di questi Obiettivi sono già stati raggiunti, ma in altre aree del mondo destano una grande preoccupazione.
Come ha detto un attimo fa il collega Barbi, è un insieme complesso in cui è coinvolta la comunità internazionale. Naturalmente, ciascun Paese deve dare il proprio contributo e deve concorrere al conseguimento di questo risultato perché, pur essendo a metà della strada per quanto riguarda il tempo, dobbiamo ancora individuare delle modalità operative per poter conseguire questo risultato che, nell'anno 2000, i Capi di Stato e di Governo riuniti a New York si erano prefissi di raggiungere.
Questi Obiettivi riguardano la fame, la nutrizione e, naturalmente, la sanità - avremo un'audizione a questo riguardo nei prossimi giorni -, l'istruzione, la parità di genere e anche la capacità di aggregare le forze per gestire compiutamente tutti i nostri sforzi e tutte le nostre energie per il conseguimento del risultato. Vi chiedo, in merito a ciascuno di questi Obiettivi, che modalità ci suggerite di seguire per consentirci di fare tesoro di quanto ci direte.

STEVE DARVILL, Humanitarian Aid advisor del Dipartimento Peer Review and Evaluation dell'OCSE/DAC. Presidente, La ringrazio per averci dato tutte queste informazioni. Solo per chiarire, vi dico che siamo appena all'inizio di questa nostra visita. Siamo arrivati domenica scorsa, e seguirà un lavoro che sfocerà nella relazione finale prevista per novembre e che presenteremo in occasione della riunione di Parigi il 24 novembre.
Quando questa relazione sarà disponibile, dato che è un documento pubblico, potrà essere utile anche per il Comitato e la Commissione stessa.
Per ora è troppo presto, noi non siamo ancora in grado di dare idee o di formulare raccomandazioni basate esclusivamente su questa nostra breve esperienza di visite e di incontri. Anche noi stiamo conducendo una sorta di indagine conoscitiva, stiamo raccogliendo elementi.
Il collega ha già citato lo snodo dell'interrogativo, cioè: rispetto al 2004, qual è la posizione dell'Italia oggi e, se qualcosa è cambiato, cosa è cambiato.
Noi naturalmente siamo ben consapevoli del fatto che molte cose sono cambiate, e che ci sono emergenze o sono emersi problemi che hanno inciso anche sul sistema di cooperazione allo sviluppo italiano: mi riferisco alle pressioni che riceviamo dalla crisi economica, che forse sono causate dall'esigenza di un aggiornamento del quadro normativo, e anche alle pressioni che derivano dall'esigenza di avere a disposizione ulteriori risorse umane.
Avete più volte citato gli Obiettivi del millennio che si è prefissata la comunità internazionale. In questo quadro, qual è il ruolo del DAC dell'OCSE? Non è tanto, forse, nel conseguimento degli Obiettivi, ma nel modo in cui raggiungerli, attraverso


Pag. 12

uno studio di quei processi attuati nel quadro della cooperazione allo sviluppo proprio per raggiungerli.
Ricordo che si tratta pur sempre di Obiettivi comuni a tutti i Paesi, non soltanto dell'Italia. In particolare, abbiamo consacrato la nostra attenzione agli impegni assunti dall'Italia, ma anche da altri Paesi, in virtù delle dichiarazioni di Parigi e dell'Agenda for Action di Accra, in relazione all'efficacia degli aiuti. Vero è, ripeto, che si tratta di un impegno collettivo, quindi non sono certo impegni che si possono assolvere in un batter d'occhio, ma ci vuole un periodo di tempo più prolungato.
Ci auguriamo quindi che la nostra relazione, una volta formulata, potrà dare una serie di indicazioni che illustrino i progressi compiuti dall'Italia soprattutto in materia di efficacia degli aiuti.
A quel punto, in fase di stesura della relazione potremo anche indicare dove abbiamo percepito esserci delle strozzature, magari indicando anche qualche soluzione. Come sapete, ciascun donatore che noi man mano esaminiamo si trova in una fase diversa del processo.
Magari qualcuno è un po' più avanti rispetto agli altri, in un particolare aspetto piuttosto che in un altro. Pertanto, noi non solo consacriamo la nostra attenzione al sistema di cooperazione allo sviluppo, ma cerchiamo piuttosto di comprendere in che maniera le politiche dello sviluppo si intrecciano con le altre politiche del Governo di un determinato Paese.
Voi stessi avete citato l'immigrazione e la sicurezza, quindi cerchiamo di avere un quadro complessivo e di valutare se queste politiche, in ultima analisi, contribuiscono o meno alla messa a punto di buone prassi che alla fine sfocino sul conseguimento degli Obiettivi del millennio.
C'è ancora questa esitazione da parte nostra perché dopo solo tre giorni di visita non siamo ancora in grado di formulare delle raccomandazioni. Questo nostro studio si protrarrà fino a novembre, mese in cui verrà pubblicata la relazione nella quale auspicabilmente troverete delle indicazioni più chiare e precise per il vostro Comitato.

PRESIDENTE. Vi ringraziamo per quello che ci avete detto e anche - permettetemi - per le sollecitazioni che avete voluto esprimere nei confronti di questo Comitato e, quindi, nei confronti del Parlamento italiano. Si tratta di un argomento importante.
Gli Obiettivi del millennio caratterizzano i lavori di questo nostro Comitato; per raggiungere questi Obiettivi sono necessari strumenti e modalità operative che dobbiamo affinare.
Credo che il vostro rapporto, che esamineremo quando lo riceveremo, sarà un elemento importante per completare la nostra indagine ed offrire, conseguentemente, un contributo al raggiungimento di questi Obiettivi fondamentali per tutto ciò che riguarda l'equilibrio e la capacità di affrontare temi così importanti come quelli dello sviluppo.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16,10.

Consulta resoconti delle indagini conoscitive
Consulta gli elenchi delle indagini conoscitive