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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione III
1.
Martedì 29 maggio 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Pianetta Enrico, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SUI NUOVI INDIRIZZI INTERNAZIONALI DELLE POLITICHE DI COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E IL RUOLO DEI PARLAMENTI

Audizione della presidente dell'Associazione dei parlamentari europei per l'Africa (AWEPA), Miet Smet:

Pianetta Enrico, Presidente ... 3 6 10 11
Barbi Mario (PD) ... 6
Crolla Simone Andrea (PdL) ... 7
Farina Renato (PdL) ... 9
Mecacci Matteo (PD) ... 9
Smet Miet, Presidentedell'Associazione dei parlamentari europei per l'Africa (AWEPA) ... 3 10
Touadi Jean Leonard (PD) ... 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI
Comitato permanente sugli obiettivi di sviluppo del millennio

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 29 maggio 2012


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEL COMITATO ENRICO PIANETTA
La seduta comincia alle 13,05.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione della Presidente dell'Associazione dei parlamentari europei per l'Africa (AWEPA), Miet Smet.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui nuovi indirizzi internazionali delle politiche di cooperazione allo sviluppo e il ruolo dei parlamenti, l'audizione della Presidente dell'Associazione dei parlamentari europei per l'Africa (AWEPA), Miet Smet.
Ricordo che l'AWEPA, fondata nel 1984 per mobilitare l'opinione politica europea contro l'apartheid, opera per mantenere l'Africa in cima all'agenda politica europea e per facilitare il dialogo interparlamentare euro-africano, con l'obiettivo di favorire la tutela dei diritti umani in Africa attraverso il rafforzamento delle locali istituzioni democratiche.
Il rapporto di collaborazione tra l'AWEPA e la Camera dei deputati è risalente e consolidato, ed è stato rilanciato in questa legislatura a partire dalla partecipazione del collega onorevole Barbi, in rappresentanza della Commissione, nel luglio del 2011 a Varsavia al seminario organizzato dalla AWEPA sul tema African Development Cooperation Strategies - Lessons from New EU Member States.
Nel segno di questo rapporto privilegiato, il prossimo 28 settembre l'AWEPA terrà qui a Roma, presso la Camera dei deputati, un seminario internazionale per approfondire il tema dell'impiego delle risorse naturali africane in vista della realizzazione degli Obiettivi del millennio. Si tratta di una questione cruciale che chiama in causa in ruolo dei nuovi attori internazionali in tema di politiche per lo sviluppo, a partire dalla Cina.
Fatta questa breve premessa, saluto la presidente Smet, accompagnata dal consigliere Clément Boutillier, e le cedo la parola affinché ci possa illustrare le caratteristiche e i programmi dell'Associazione che presiede.

MIET SMET, Presidente dell'Associazione dei parlamentari europei per l'Africa (AWEPA). Grazie. Mi scuso di non parlare la vostra lingua, anche se un po' la capisco. Sono di origine fiamminga e anche il francese per me è una seconda lingua. Vi racconterò qualcosa sulla AWEPA, dopo di che mi soffermerò sull'argomento del seminario che si terrà a Roma.
AWEPA è la sigla dell'Associazione dei parlamentari europei con l'Africa. All'inizio l'AWEPA si batté contro l'apartheid. Molti parlamentari di varie Assemblee lottavano contro l'apartheid in Sudafrica. Dopo la fine dell'apartheid, la AWEPA ha cercato una nuova «nicchia» in cui operare. La nicchia della AWEPA consiste nel lavorare con i parlamentari africani, nient'altro. La nostra nicchia sono i Parlamenti: non i governi, non le ONG, solo i Parlamenti.
Abbiamo constatato infatti che in generale i Parlamenti sono assai poco preparati


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a svolgere la propria funzione in Africa e spesso i nostri governi e quelli africani lavorano con le ONG, ma non con i Parlamenti. Per noi europei, che veniamo da democrazie parlamentari e vogliamo aiutare l'Africa a instaurare democrazie fondate su Parlamenti eletti, il lavoro con i parlamentari è essenziale per lo sviluppo dell'Africa. Tre sono gli aspetti essenziali: la democrazia, l'economia e la cultura. Noi ci siamo fatti carico della democratizzazione dell'Africa per la via parlamentare.
Per aiutare i Parlamenti e per ottenere appoggio in Europa abbiamo costituito in molte Assemblee europee sezioni parlamentari interessate a seguire quel che accade in Africa e a sostenere il continente. Abbiamo sezioni non ovunque, ma in quasi tutti i Paesi europei, composte da parlamentari. Qui in Italia, ad esempio, abbiamo l'appoggio degli onorevoli Pianetta e Barbi e ora anche dell'onorevole Touadi. Cerchiamo parlamentari con cui mantenere i contatti e che siano intenzionati a sostenere la democratizzazione in Africa.
In generale sono le sezioni - non è il caso dell'Italia per il momento e lo capisco - a fare lobbying presso il governo per ottenere fondi. Noi viviamo, infatti, delle sovvenzioni che riceviamo dai Paesi europei. So che adesso è molto difficile perché tutti i Paesi europei versano in difficoltà finanziarie. Lo sappiamo e lo avvertiamo.
Oltre alla Commissione europea, i Paesi che ci sostengono maggiormente sono la Svezia, il Belgio, i Paesi Bassi, l'Irlanda, la Svizzera, la Norvegia, la Finlandia, l'Austria e la Spagna, anche se qui come in Portogallo le cose non stanno andando molto bene. I Paesi ci danno più o meno fondi, ma siamo sempre contenti di quello che riceviamo. L'importo totale che percepiamo annualmente è tra 8 e 10 milioni di euro.
Con queste risorse paghiamo il personale. In organico abbiamo una sessantina di persone. L'organizzazione è quindi abbastanza consistente e ha sede ad Amsterdam. C'è anche una piccola sede a Bruxelles. Gli altri nostri uffici e segretariati, sette o otto, si trovano in Africa, in Paesi come Congo, Sudafrica, Mozambico. Nelle segreterie AWEPA dislocate un po' dappertutto in Africa lavora personale locale, africano.
La AWEPA è presieduta da un presidente internazionale, che sono io. Ci sono poi un esecutivo formato da europei e un consiglio di partenariato che riunisce rappresentanti africani ed esecutivo europeo. I membri africani solitamente sono i presidenti dei Parlamenti regionali.
Come sapete, l'Africa è divisa in regioni - Orientale e Occidentale, ad esempio - e ogni regione ha un proprio Parlamento regionale. La Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (ECOWAS), la Comunità di sviluppo dell'Africa meridionale (SADC) o la Comunità dell'Africa orientale (EAC), ad esempio, hanno parlamenti più o meno competenti sul piano legislativo. Altre Assemblee hanno uno statuto consultivo. Al di sopra di tutti c'è il Parlamento pan-africano che però, al contrario del Parlamento europeo che ha una competenza legislativa piuttosto importante e crescente, svolge un ruolo unicamente consultivo.
Quando discuto con gli africani, loro pensano che in poco tempo il Parlamento pan-africano otterrà la competenza legislativa. Io penso che siano molto ingenui e me ne scuso. In Europa, dove la democrazia negli Stati nazionali esiste da molti anni, ce ne sono voluti altrettanti prima che il Parlamento europeo si vedesse attribuire la funzione legislativa. Fino al 1979, infatti, il Parlamento europeo poteva solo formulare pareri. Ero ministro e ricordo bene.
Intanto il Parlamento europeo è cresciuto. L'elezione è diretta e le competenze sono incredibili, assai più ampie di quelle dei Parlamenti nazionali. Mentre i Parlamenti nazionali dipendono dalle coalizioni, in Europa non c'è un governo e quindi siamo pressoché liberi di votare come ci pare. Anche se i gruppi chiedono di seguire la disciplina, molti parlamentari non lo fanno. C'è grande libertà e grande potere a livello europeo.
Per arrivare allo stesso punto il Parlamento pan-africano avrà bisogno di moltissimo


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tempo. La strada è quella di attribuire prima alcune competenze legislative ai Parlamenti regionali che raggruppano Paesi simili. L'unico parlamento ad avere una competenza legislativa per il momento è l'Assemblea legislativa dell'Africa orientale (EALA), di cui fanno parte tutti i Paesi che ruotano attorno al Kenya. Questa Assemblea ha una competenza legislativa molto ridotta, ma è l'unico Parlamento regionale africano a esserne dotato.
Come dicevo, il nostro partenariato si rivolge ai presidenti dei Parlamenti regionali e del Parlamento pan-africano, che lavorano assieme all'esecutivo dell'AWEPA. Abbiamo un Governing Council, formato da rappresentanti delle varie sezioni esistenti in Europa e competente per votare il bilancio, con il quale discutiamo tutti i programmi. Questa è la struttura della AWEPA.
A livello operativo, stipuliamo contratti di collaborazione con i Parlamenti africani. A oggi lavoriamo con circa 28 Parlamenti africani. AWEPA si fa carico delle spese e offre formazione ai parlamentari africani su temi di base, come le ONG, la lettura di un bilancio, la redazione di una legge e così via. Oppure il sistema sanitario nazionale, che difficoltà comporta. Diamo una mano, ad esempio, nei casi di modifica costituzionale. In alcuni Paesi abbiamo anche creato biblioteche perché non ce n'erano.
Solo come aneddoto, abbiamo installato computer nel Sud Sudan, ma lì non c'è collegamento Internet e quindi con quei computer non si può lavorare. È diventato un museo dei computer. Nessuno vuole finanziare la creazione della rete Internet. La Commissione europea e i Paesi Bassi, che sono i due finanziatori principali, sono disposti a pagare i computer, ma Internet no. Questo è un aneddoto che vi fa capire come lavoriamo.
Una volta stipulato un contratto con un Parlamento, cerchiamo i fondi ed elaboriamo insieme un programma. Sono i nostri partner a dirci di cosa hanno bisogno. Questo non vuol dire che noi non interveniamo, ma prima sono loro a indicarci le necessità.
In Europa cerchiamo di organizzare ogni anno un seminario insieme a una sezione europea interessata e prima di tutto insieme a quella del Paese che in quel momento presiede il semestre europeo. Nella seconda parte dell'anno la presidenza di turno spetta a Cipro, ma lì non abbiamo alcuna sezione. L'interesse ad andare a Cipro è grande. Quando ho sentito i nostri funzionari, e anche i parlamentari, accarezzare l'idea di Cipro, ho risposto loro che saremmo andati da un'altra parte. Per questo sono molto grata all'onorevole Pianetta, all'onorevole Barbi e a agli uffici della Commissione per aver dato la loro disponibilità a organizzare un seminario assieme a noi nella seconda metà di settembre.
L'argomento saranno le risorse naturali. Avremo anzitutto, mappa alla mano, un'introduzione dedicata alle risorse naturali esistenti in Africa. Tratteremo anche l'acqua, ma si parlerà soprattutto di minerali e petrolio e mostreremo in quali Paesi si trovano tali risorse. Credo che per noi tutti sarà molto istruttivo. Io ne so qualcosa, ma non ho in testa la mappa dell'Africa con la visione di tutte le risorse naturali. Sono quindi lieta che si sia scelto questo argomento.
Il secondo punto sarà la gestione, il management. Chi ha in mano oggi le risorse naturali: le imprese europee, le multinazionali, i paesi africani stessi, i cinesi? Cercheremo di capire come funziona tutto questo, chi gestisce le risorse naturali.
Il terzo argomento riguarda la capacità dei Paesi africani di reagire e mantenere nelle proprie mani il plusvalore delle risorse anziché lasciarlo andare all'estero. Ne sono esempi il Botswana e il Ghana. Inviteremo rappresentanti di quei Paesi affinché ci spieghino come fanno.
Il quarto argomento (il seminario durerà un'intera giornata) sarà il ruolo dei parlamentari. Abbiamo chiesto a Ben Turok, presidente della Rete dei Parlamentari Africani, di spiegarci come vede il ruolo


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dei Parlamenti africani nella gestione delle risorse. Inviteremo anche esponenti europei. Il seminario si svolgerà - e ve ne sono grata - qui alla Camera dei deputati e spero che, oltre a una cinquantina di partecipanti dell'AWEPA, interverranno anche parlamentari, operatori delle ONG, esponenti governativi italiani. Siete tutti invitati.
Il legame con gli Obiettivi di sviluppo del millennio mi pare chiaro. Noi siamo finanziati soprattutto dalla Svezia e anche dall'Irlanda per lavorare sugli MDG. Il legame tra le risorse, la fine della povertà e la sostenibilità ambientale è evidente. C'è un nesso diretto tra la gestione delle risorse e ciò che l'Africa ricava da esse e ciò che invece sparisce nelle tasche altrui.
Ai parlamentari europei chiediamo di impegnarsi e forniamo noi stessi informazioni affinché l'Africa rimanga nell'agenda della politica europea. So che è difficile. Il bilancio a favore dello sviluppo è diminuito in tutti i Paesi tranne che in Inghilterra, dove è cresciuto. Negli altri Paesi il bilancio destinato allo sviluppo è calato.
L'Africa tuttavia è il continente più povero e quello che progredisce di meno. Le cifre relative agli Obiettivi di sviluppo del millennio ci mostrano che l'Asia è in crescita e sta migliorando, mentre l'Africa invece procede molto lentamente. Ciò vuol dire che dobbiamo mantenere l'Africa nell'agenda europea.
L'Europa ha sempre avuto interesse per l'Africa anche a causa del passato coloniale. I Paesi che ci finanziano pagano in generale per attività che si svolgono nelle loro ex colonie: il Belgio, ad esempio, sovvenziona progetti in Congo, Ruanda e Burundi perché sono ex colonie belghe.
Il secondo compito dei parlamentari europei è sostenere i Parlamenti africani. Dobbiamo ricominciare continuamente. In Italia non so, ma in Africa dopo un'elezione il 20 per cento dei parlamentari è confermato, mentre il restante 80 per cento è alla prima elezione. Non si finisce mai. Anche in Belgio la proporzione è quella, ma in Africa questo comporta che si deve sempre ricominciare.
La promozione del dialogo tra africani ed europei è il nostro scopo che perseguiamo grazie all'impegno dei molti giovani che lavorano con noi, come Clément Boutillier che è qui accanto a me. Sono molti i giovani che amano l'Africa e si impegnano. Non è sempre facile perché viaggiare in Africa è piacevole una o due volte, ma andarci dieci volte all'anno è uno sforzo notevole.
Vi ringrazio per l'attenzione.

PRESIDENTE. Ringrazio, a nome dei colleghi, Miet Smet per averci illustrato le caratteristiche generali e specifiche del funzionamento dell'organizzazione che raggruppa i parlamentari europei e africani. La ringrazio anche per avere scelto l'Italia per affrontare un tema così importante, nevralgico e strategico qual è quello delle risorse naturali in Africa, della loro gestione, della capacità degli africani di gestirle a beneficio del loro continente e dei loro Paesi.
Credo che un tema così importante riceverà grande attenzione il prossimo 28 settembre qui alla Camera dei deputati e mi auguro che ci sarà una buona partecipazione di parlamentari italiani e di rappresentanti della società italiana interessati a collaborare, a capire e ad approfondire l'argomento.
Do ora la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

MARIO BARBI. Vorrei innanzitutto ringraziare la signora Smet per la sua esposizione così completa e ricca sull'AWEPA e le attività dell'organizzazione. Vorrei anche sottolineare che questo intervento apre felicemente la nostra indagine conoscitiva dedicata ai nuovi indirizzi internazionali delle politiche di cooperazione allo sviluppo e in particolare al ruolo dei Parlamenti. Mi pare sia stata una scelta più che appropriata e opportuna.
Vorrei fare alcune osservazioni a partire dall'intervento della signora Smet, collegandomi al nostro tema in generale. Innanzitutto vorrei ricordare che nel 2011 ho avuto l'occasione di partecipare al meeting


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annuale di AWEPA a Varsavia in concomitanza con la presidenza polacca dell'Unione europea. È stata un'esperienza molto utile sia per conoscere l'organizzazione sia per prendere contatto con questo luogo di incontro tra parlamentari europei e africani di diverse nazionalità e farsi un'idea concreta dell'utilità di questa associazione.
Se prendiamo spunto dai cambiamenti nell'aiuto allo sviluppo in corso sulle piattaforme globali, il riferimento a Busan ci è utile perché l'accento sulla partnership è molto forte e il riconoscimento della ownership come punto guida è altrettanto forte. Nei due elementi di partnership e ownership ai Parlamenti va riconosciuto un ruolo chiave, che io credo non sia attualmente affermato a sufficienza dal punto di vista formale e sostanziale nei documenti e nell'interlocuzione che si producono in queste sedi globali. Credo invece che questo ruolo andrebbe valorizzato, potenziato e riconosciuto pienamente.
È sotto questo profilo che a me pare di riconoscere l'utilità, la missione specifica e la peculiarità di AWEPA. Credo sia utile a tutti rafforzare e potenziare questa vocazione a intrecciare rapporti con l'istituzione democratica principe di ogni Paese democratico, cioè i Parlamenti nazionali, o le Assemblee parlamentari regionali e continentali, avendo a cuore il riconoscimento della loro centralità. Non può esserci ownership se il Parlamento del Paese destinatario dell'aiuto allo sviluppo non viene riconosciuto come titolare dell'effettivo controllo democratico sulle politiche di sostegno allo sviluppo.
Mi pare questo l'elemento che, dal mio punto di vista, motiva lo sforzo del nostro Comitato, della nostra Commissione e del Parlamento italiano per concorrere a tale attività e rafforzarla per quanto ci è possibile.
Con riferimento al seminario in calendario per il mese di settembre, mi compiaccio che possa svolgersi qui a Roma alla Camera dei deputati perché potremo offrire un contributo non soltanto logistico, ma anche contenutistico e politico. Potrà essere un'occasione utile e importante per testimoniare quanto la centralità dell'Africa sia per noi insufficientemente rappresentata e riconosciuta.
Il modo in cui la presidente ha illustrato i temi che si tratteranno è in sé sufficiente. Quando i dati sulle risorse di cui parliamo saranno precisati e si vedrà chi accede alle risorse e a quali condizioni quelle risorse sono concesse allo sfruttamento, potremo renderci conto di quanto questo continente sia strategico per l'Italia, per l'intera Europa e in particolare per l'Unione europea. La partnership con l'Africa sarebbe necessaria, ma è sviluppata in modo insufficiente. Le tradizioni coloniali possono essere una risorsa e anche un ostacolo, ma andrebbero problematizzate e prese in conto.
Nel riconoscimento della centralità strategica del rapporto con l'Africa per il nostro futuro, il rapporto con i Parlamenti e la possibilità di creare legami duraturi, che si sviluppino nel tempo, è aspetto di particolare rilievo e importanza.

SIMONE ANDREA CROLLA. Ringrazio la presidente Smet per la sua relazione. L'ho trovata molto interessante anche perché non conoscevo in dettaglio le attività dell'associazione.
Mi ha colpito il tema al centro del seminario che si svolgerà in Italia. Penso che anche da parte del nostro Parlamento ci sia scarsa considerazione per il ruolo strategico delle risorse minerarie dell'Africa e per come possano essere meglio sfruttate da quei Paesi per consentire alla popolazione africana di svilupparsi armoniosamente.
La mia raccomandazione è di fornire informazioni più dettagliate possibili sull'organizzazione dell'evento e su come si intenda portare alla nostra attenzione esempi concreti di gestione delle risorse minerarie. Nei dibattiti economici ricorre spesso la notizia secondo cui la Cina sta compiendo uno sfruttamento nel vero senso della parola di tali risorse, accaparrandosele e non garantendo condizioni positive di sviluppo sia per gli Stati africani sia per la popolazione impiegata nel lavoro di estrazione.


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Credo che sia un tema da sottolineare con più forza, ospitando a Roma parlamentari di Paesi africani che possano documentare questa situazione. Può sembrare accettabile che si generi lavoro a beneficio della popolazione africana, ma io non credo che sia proprio così. Dobbiamo capire meglio come intervenire dal punto di vista della qualità del lavoro e dello sfruttamento delle risorse e sensibilizzare l'opinione pubblica, il nostro Parlamento e gli Stati europei affinché siano più vigili su questo punto fondamentale.
Le risorse che lei menzionava sono costituite da minerali rari, locati soprattutto in Africa. A maggior ragione, quindi, devono essere meglio tutelate e promosse dagli Stati africani che ne detengono la proprietà.

JEAN LEONARD TOUADI. Ringrazio la presidente Smet e la sua delegazione per la loro presenza e per quanto ci hanno detto. Vorrei anche ringraziare i colleghi Pianetta e Barbi per avere tenuto agganciati negli ultimi anni il nostro Paese e il nostro Parlamento a questo lavoro che mi pare importante e suscettibile di ulteriori sviluppi a seguito del consolidamento dei processi di democratizzazione del continente africano.
Mi ha molto interessato, presidente Smet, la sua sottolineatura sul fatto che una delle mission della AWEPA è l'empowerment dei Parlamenti. Io penso che sia un punto focale, decisivo per il buon esito del lavoro che i parlamentari fanno nei confronti dei loro governi, dei loro popoli e nei confronti dell'estero. Come sapete, i processi di democratizzazione sono nuovi nei Paesi africani. Hanno conosciuto un tempo estremamente lungo nel quale i Parlamenti esistevano formalmente, ma erano casse di risonanza per i regimi, che li nominavano direttamente.
Sotto questo punto di vista è tutto da inventare. Penso che formare il know how individuale e collettivo dei parlamentari, insegnare l'uso del computer e di Internet, spiegare la tecnica legislativa o studiare ambiti particolari della vita di questi Paesi come la sanità e la scuola siano servizi preziosi che si possono rendere a questi parlamentari. Pur con il turnover che lei indicava, chi ha ricevute quelle competenze è in grado di immetterle nella società anche in ambiti di impegno extra o post parlamentare.
Per quanto riguarda noi e la cooperazione internazionale, condividendo tutto ciò che ha detto il collega Barbi, vorrei solo aggiungere che la nostra cooperazione si indirizza per motivi ovvi ai governi. Le autorizzazioni e l'interlocuzione tra i nostri soggetti cooperanti e questi Paesi passano attraverso i governi. Coinvolgere i parlamentari significa anche coinvolgere le persone che, lì come qui, sono legate ai territori e possono meglio rappresentarne caratteristiche e bisogni e mediare gli eventuali conflitti che sorgono nell'implementazione dei progetti. C'è molto lavoro da fare, sotto questo punto di vista, per finalizzare e mettere a profitto il radicamento territoriale dei parlamentari africani.
Infine, con riguardo al tema all'ordine del giorno della sessione di settembre, penso che abbiate avuto grande coraggio e audacia a porre al centro della riflessione della AWEPA la questione delle risorse naturali, una questione che nei rapporti del continente con il resto del mondo è sempre stata al centro delle ambizioni e degli appetiti.
Penso che siano tre gli ambiti che dovremo prendere in considerazione. Il primo è un ambito ambientale noto a tutti noi perché il continente custodisce alcuni dei serbatoi ecologici del mondo, quali foreste e fiumi. Questo non riguarda solo gli africani: viste le interdipendenze e le interconnessioni in ambito ecologico, la questione ambientale sta diventando anche lì una vera e propria emergenza.
C'è poi una questione geopolitica che è sotto gli occhi di tutti. Finite le guerre di liberazione e conclusi i conflitti occasionati dalla guerra fredda, la maggior parte dei conflitti attuali si snoda intorno all'accesso alle materie prime: i diamanti in Sierra Leone e in Liberia, il coltan in Angola e in Congo, il petrolio in Sudan e così via.


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Infine, come lei sottolineava, c'è la questione delle ricadute dello sfruttamento delle risorse naturali sul miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni. La costante storica del continente è che i dirigenti stessi di questi Paesi si sono accontentati di ritagliare per sé un ruolo di intermediari tra gli interessi esterni e i territori, senza mai che queste risorse diventassero una leva per lo sviluppo.
Ebbene, se questo convegno diventasse il punto di partenza per una svolta, che sarebbe epocale, di indirizzamento delle risorse non solo in chiave ambientale, come dicevo, ma in chiave di stabilizzazione geopolitica e di miglioramento delle condizioni di vita, sarebbe quasi un miracolo, anche se si riuscisse a centrare la questione solo parzialmente, a livello di indirizzi ideali.

RENATO FARINA. Ringrazio molto la presidente Smet per la sua relazione e per la sua presenza. È importantissimo entrare in contatto non solo con chi teorizza, ma con chi lavora con questi Paesi.
Io ho una preoccupazione. La grande questione è la mancanza di autocoscienza dei politici africani stessi. Io sono stato in quasi tutti i Paesi africani accompagnando vari Pontefici come giornalista. Non c'è mai stato un incontro con il Parlamento in nessun Paese, solo con il presidente e le autorità tradizionali.
Esiste anche un'altra questione che nasce dall'esperienza - molto più dilettantesca della vostra - di rapporti che ho avuto con chi ha a che fare con questi mondi. Già adesso trattare con un governo significa trattare con la famiglia del capo del governo, dove tutti esigono qualcosa in cambio dell'aiuto che si offre. Se aggiungiamo anche i parlamentari, data la scarsa autocoscienza della responsabilità verso il Paese che caratterizza in generale la classe politica africana, non si rischia di moltiplicare i guai?
Non voglio generalizzare, ma, ad esempio, l'esperienza del Camerun è questa. Qualsiasi persona che cerchi di trattare con il Camerun o altri Paesi si trova dinanzi a una politica che fa da filtro e succhia ciò che è destinato al Paese. Non vorrei che, creando un altro interlocutore senza prima creare un'autocoscienza, aumentino le fonti di dispersione.
Credo sia molto importante allora moltiplicare i punti di incontro tra Parlamenti, diventando consapevoli del ruolo che il Parlamento ha in ciascun Paese. È una nota di autocoscienza che vorrei introdurre parlando di Africa. Oggi parlare di Africa vuol dire parlare in parte di Paesi sottomessi agli interessi delle grandi potenze, in questo momento soprattutto ai cinesi, e in parte di tribù con capi tribù che cercano di sottomettere le altre tribù e gli altri capi tribù.
Costruire dei Parlamenti in una situazione in cui la tribù domina sulla divisione per motivi ideali è un bel problema.

MATTEO MECACCI. Voglio ringraziare la presidente di AWEPA per averci fornito particolari sull'attività della sua associazione di cui non ero a conoscenza.
Credo che ogni iniziativa politica e parlamentare che cerchi di avvicinare parlamentari europei e africani sia molto importante. Come veniva ricordato da altri, esiste un'offensiva di tipo economico e politico da parte di altre regioni del mondo e in particolare da parte della Cina. Voler intrattenere rapporti politici e istituzionali con i parlamentari africani è, quindi, un fatto molto positivo da incoraggiare.
Vorrei chiedere alla presidente se, nell'ambito delle attività che l'associazione svolge, avete condotto o pensate in futuro di programmare un lavoro su tematiche di politica internazionale. Tradizionalmente negli organismi internazionali l'Africa, come continente o per l'appartenenza al gruppo dei Paesi non allineati, esprime spesso posizioni divergenti rispetto all'Europa. Credo che sarebbe utile avviare un lavoro preparatorio comune su alcuni dossier che sia possibile condividere per far sì che il peso del continente africano all'interno delle Nazioni Unite - si tratta di 53 voti - non sia considerato sempre al di fuori delle nostre iniziative.


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Per far questo occorre anche lavorare all'interno dei Parlamenti e con la base affinché Unione europea e Unione africana riescano ad assumere qualche iniziativa comune in ambito internazionale. In questo quadro di sommovimento geopolitico potrebbe essere qualcosa a cui guardare con interesse.

PRESIDENTE. I contribuiti dei colleghi sono stati molto interessanti e hanno aperto altre prospettive. Ringraziandola ancora do la parola alla presidente Miet Smet per la replica.

MIET SMET, Presidente dell'Associazione dei parlamentari europei per l'Africa (AWEPA). In primo luogo vi sono grata per l'interesse che avete espresso verso il nostro lavoro e soprattutto verso l'Africa. Sono cattolica ma non facciamo miracoli. Noi svolgiamo un lavoro interessante e importante, ma so che è solo una goccia nel mare. Facciamo quello che possiamo.
Molti di voi hanno parlato del ruolo chiave dei Parlamenti nello sviluppo. Questo non vale solo per l'Africa, vale anche per noi. Nella mia esperienza, infatti, e anche nella vostra suppongo, i governi lavorano molto di più con le ONG che con noi. Le ONG sono consultate direttamente, i Parlamenti spesso no. Parlare di efficacia degli aiuti è per noi un mondo per ritrovare le nostre competenze di parlamentari.
Io non sono più parlamentare, ma lo sono stata a lungo. Ora, nelle sedi internazionali e multinazionali, il tema nuovo è l'efficacia ed efficienza dell'aiuto. L'idea è che sul denaro che arrivava nei Paesi africani debba esservi un controllo da ambo le parti, da parte europea e da parte africana, per capire dove vada a finire. Se l'Italia, ad esempio, offre soldi all'Etiopia, voi ne controllate l'impiego e il Parlamento etiope controlla come sono impiegati i fondi. Questo è il tema internazionale più recente, l'ultimo grido, ma sappiamo tutti che nei nostri Paesi i governi lavorano con le ONG e poco con i Parlamenti. Quindi, se si parla del ruolo dei Parlamenti africani, credo si debba parlare anche del ruolo dei nostri Parlamenti nei confronti dei nostri governi.
In secondo luogo, è certamente importante che europei e africani lavorino insieme. Inviteremo un buon numero di parlamentari africani, come facciamo sempre ai nostri seminari, per ascoltare la loro voce. Siate certi che ci saranno non solo europei ma anche esponenti africani. Il seminario si terrà il 28 settembre e sarete formalmente invitati. Sarete tutti i benvenuti e le benvenute.
Per quanto riguarda la democratizzazione, il sistema africano fatto di tribù, capi tribù ed etnie è noto. Sono stata in Congo e ho visitato i capi delle varie tribù, che hanno un potere molto maggiore di quello dei parlamentari e addirittura dei ministri. In un grande Paese come il Congo, così vasto da essere quasi ingestibile, sono i capi tribù a dire alla popolazione cosa deve fare. Conosco il sistema, ma noi lavoriamo con i Parlamenti, con tutte le loro debolezze e potenzialità. Se vogliamo lavorare con i Parlamenti è perché ne vediamo le potenzialità.
L'offensiva economica della Cina è un altro aspetto importante. Sono grata all'onorevole Pianetta per aver trattato la questione. Anche se questo argomento non era al primo punto dell'ordine del giorno di questa giornata, è molto importante e in tutti i vostri interventi ho colto la paura che la Cina metta le mani sui minerali che ci sono in Africa.
In Congo mi ha colpito il caso del coltan con cui sono fabbricati i nostri telefoni cellulari e che arriva dalla regione del Kivu. Tra hutu, tutsi, Ruanda e Congo c'è un conflitto in quella zona. In Europa non abbiamo risorse. In Belgio non abbiamo nulla e immagino che anche il potenziale minerario italiano sia assai scarso. Anche se gli europei non lo sanno, dipendiamo dall'Africa per i minerali e forse i cinesi sono molto più furbi degli europei.
Si può dire tanto sulle colonie, ma quando arrivo in Congo la prima cosa che le persone comuni mi chiedono è quando torneremo perché non hanno strade, istruzione, ospedali, niente. Nel nostro periodo coloniale avevamo anche un'ideologia. Volevamo introdurre la democratizzazione e


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una certa religione. Era anche - ma non solo - una questione economica. Per i cinesi conta l'economia e basta.
Ho colto il vostro interesse per la presenza cinese e di altri soggetti in Africa e anche questo troverà posto nel programma del seminario. Abbiamo annotato le vostre richieste e ne terremo senz'altro conto.
Vi ringrazio.

PRESIDENTE. Ringrazio la presidente dell'AWEPA, Miet Smet, perché ci ha fornito una serie di informazioni estremamente precise. Non c'è dubbio che Europa e Africa debbano rappresentare un'area di grande collaborazione. Ne va della capacità di creare condizioni di equilibrio, di pace e di stabilità.
Come ha sottolineato la presidente Smet, in alcuni Paesi africani i Parlamenti devono ancora percorrere tanta strada per poter svolgere il proprio ruolo fondamentale. Anche se questa strada è ancora lunga, bisogna però indubbiamente puntare sui Parlamenti per sviluppare la funzione fondamentale di controllo democratico, anche in ragione della necessità di aumentare - è un tema molto dibattuto, ma fondamentale - l'efficacia della cooperazione.
I due pilastri di questo processo sono la partnership tra i due soggetti che collaborano allo sviluppo e la creazione di condizioni tali per cui, attraverso la ownership delle risorse, questi Paesi assumano maggiori responsabilità nel proprio processo di sviluppo economico e democratico.
AWEPA può svolgere un compito importante per migliorare ulteriormente la collaborazione e la capacità di queste due aree del mondo di esercitare una funzione centrale nell'economia mondiale.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 14.

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