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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione III
12.
Mercoledì 25 marzo 2009
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Stefani Stefano, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Audizione del direttore dell'Ufficio per le istituzioni democratiche ed i diritti umani dell'OSCE (ODIHR), ambasciatore Janez Lenarcic:

Stefani Stefano, Presidente ... 3 5 8 10
Colombo Furio (PD) ... 7
Lenarcic Janez, Direttore dell'Ufficio per le istituzioni democratiche ed i diritti umani dell'OSCE ... 3 6 8
Mecacci Matteo (PD) ... 7
Migliori Riccardo (PdL) ... 8
Nirenstein Fiamma (PdL) ... 6
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI
Comitato permanente sui diritti umani

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 25 marzo 2009


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE STEFANO STEFANI

La seduta comincia alle 8,35.

(Il Comitato approva il processo verbale della seduta precedente)

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del direttore dell'Ufficio per le istituzioni democratiche ed i diritti umani dell'OSCE (ODIHR), ambasciatore Janez Lenarcic.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle violazioni dei diritti umani nel mondo, il seguito dell'audizione del direttore dell'Ufficio per le istituzioni democratiche ed i diritti umani dell'OSCE (ODIHR), ambasciatore Janez Lenarcic.
Dal 1o luglio 2008, l'ambasciatore Lenarcic ricopre l'incarico di direttore dell'ODIHR, dopo esser stato rappresentante permanente della Slovenia presso l'OSCE e aver esercitato la presidenza di turno nel 2005. Successivamente, ha ricoperto ruoli di elevata responsabilità nella presidenza slovena dell'Unione europea, la prima esercitata da un Paese di nuova adesione.
L'ambasciatore si trova a Roma per intervenire al Convegno sull'architettura della sicurezza europea promosso dalla delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'OSCE, che inizierà oggi alle ore 10. A questo proposito, grazie all'intervento dell'onorevole Migliori ieri ho avuto un incontro molto costruttivo con il presidente e il direttore generale, nonostante il limitato tempo concessoci.
Ringrazio nuovamente l'ambasciatore per la sua disponibilità, anche perché, essendo soggetti alla dittatura dell'Aula, talvolta dobbiamo cambiare i nostri calendari, con conseguenti disagi anche per i commissari. L'importanza della sua audizione ha comunque la prevalenza.
Do la parola al direttore dell'Ufficio per le istituzioni democratiche ed i diritti umani dell'OSCE (ODIHR), Janez Lenarcic.

JANEZ LENARCIC, Direttore dell'Ufficio per le istituzioni democratiche ed i diritti umani dell'OSCE. Grazie, signor presidente. Onorevoli membri della Commissione, è un grande piacere per me essere qui. Vorrei ringraziare il presidente e l'onorevole Migliori per avermi offerto la possibilità di rivolgermi alla vostra Commissione e di partecipare alla conferenza più tardi. Cercherò di illustrare brevemente l'operato del nostro ufficio, anche se la dittatura del tempo mi imporrà di essere frammentario. Dopo le vostre domande, avrò comunque modo di elaborare ulteriori dettagli.
Il 2008 è stato un anno molto stimolante per il nostro Ufficio e per tutti coloro che si interessano di diritti umani in generale e della dimensione umana dell'OSCE in particolare. Un evento molto importante, la guerra in Georgia, ha però offuscato il 2008 nell'area OSCE. Si è trattato del primo conflitto armato tra due Stati partecipanti dell'OSCE in questo decennio, ed è stato allo stesso tempo una


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grande sfida per la sicurezza umana e i diritti umani.
Il nostro Ufficio ha ricevuto dalla presidenza dell'OSCE - finlandese, in quel momento - la richiesta di effettuare una valutazione della situazione dei diritti umani nelle zone colpite dalla guerra. In breve tempo, abbiamo organizzato una massiccia presenza nella zona e preparato un'ampia relazione presentata ai ministri prima del Consiglio ministeriale di Helsinki dello scorso dicembre. Speriamo che le raccomandazioni in essa contenute vengano prese in considerazione dalle parti coinvolte, a cominciare dal ritorno di tutti gli sfollati nelle zone dalle quali sono stati espulsi o sono fuggiti, e dalle indagini su eventuali violazioni dei diritti umani durante e dopo il conflitto.
È necessario citare anche altri esempi, quali l'Armenia. Dopo le elezioni tenutesi in Armenia all'inizio dello scorso anno, è emerso un problema legato a scontri violenti. Il nostro Ufficio ha dunque inviato una missione di osservazione, che ha monitorato da vicino gli eventi e continua a farlo ancora oggi, seguendo anche i processi a carico di coloro che sono stati arrestati in seguito a quei disordini.
Su un piano più generale, il nostro Ufficio elabora numerose relazioni, tra le quali una annuale sui difensori dei diritti umani, settore per noi molto importante. Vorrei sottolineare come già nel 1994, a Budapest, tutti gli Stati partecipanti abbiano riconosciuto la necessità di proteggere i difensori dei diritti umani. Ci stiamo occupando di questa questione, rilevando come in molte regioni dell'OSCE i difensori dei diritti umani non vengano protetti, ma siano anzi oggetto di procedimenti giudiziari.
Lo scorso anno è stato molto ricco anche per la produzione di numerosi manuali ad opera del nostro Ufficio. Uno di essi promuove la protezione dei diritti umani, cercando di combattere anche il terrorismo, un altro si occupa dei diritti umani all'interno delle Forze armate, mentre un toolkit, un prontuario riguarda le questioni di genere nel settore delle riforme della sicurezza. Ci occupiamo anche dell'assistenza e degli indennizzi per le vittime dei traffici umani. Lavoriamo molto anche sul piano della democratizzazione, concentrandoci sul rafforzamento dello stato di diritto negli Stati partecipanti.
In Italia, spesso abbiamo lavorato con la Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa. Soltanto lo scorso anno, il nostro Ufficio ha preparato 20 revisioni giuridiche dei sistemi normativi esistenti all'interno degli Stati partecipanti.
Un altro importante settore di attività si riferisce ai reati legati all'odio: il nostro Ufficio pubblica annualmente una relazione sui crimini legati all'odio nell'area OSCE, da cui emerge una serie di modelli di attacco purtroppo ancora utilizzati in tutta l'area contro alcune persone, soltanto perché considerate diverse.
Ci occupiamo anche delle questioni legate ai Rom e ai Sinti, per i quali il nostro Ufficio ha creato l'unità Contact Point con lo scopo di assistere gli Stati partecipanti nell'attuazione del Piano di Azione per il miglioramento della situazione dei Rom e dei Sinti. Tale Piano di Azione è stato adottato nel dicembre del 2003 a Maastricht, sotto la presidenza olandese dell'OSCE.
Lo scorso anno, abbiamo preparato un resoconto per valutare la situazione cinque anni dopo l'adozione del Piano di Azione. Dalla relazione emerge però purtroppo come la situazione dei Rom e dei Sinti in Europa continui a essere negativa.
Un aspetto ci ha visto positivamente coinvolti proprio nel vostro Paese. Lo scorso anno, abbiamo infatti organizzato con le autorità italiane una visita per occuparci di queste questioni. Abbiamo pubblicato una relazione con alcune raccomandazioni, oggi disponibile sul nostro sito web. Speriamo che le autorità italiane possano organizzare una tavola rotonda, come da noi raccomandato. Questo rappresenta un esempio positivo, giacché ci siamo dichiarati disponibili a venire nel vostro Paese, discutere e proporre raccomandazioni, la nostra proposta è stata


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accettata e abbiamo svolto un ottimo lavoro di collaborazione con le autorità italiane, anche a livello comunale.
Un altro aspetto della nostra attività riguarda le osservazioni elettorali, attività divenuta il nostro cavallo di battaglia. Soltanto lo scorso anno, abbiamo dispiegato dieci missioni di valutazione dei bisogni, nell'ambito delle quali prima delle elezioni in un Paese inviamo nostri rappresentanti per valutare le esigenze locali.
Abbiamo inoltre organizzato sette missioni di osservazione elettorale complete, con osservatori a lungo termine stanziati per varie settimane e altri per un periodo più breve, nonché diverse missioni di osservazione limitate. Solo nel 2008 tali missioni hanno occupato tremila osservatori, provenienti da 49 dei 56 Stati partecipanti, quindi da quasi tutti i Paesi dell'OSCE.
Si tratta di uno sforzo autenticamente internazionale, che segue modelli geografici molto diversi, adeguati alle situazioni dei vari Paesi. Le nostre relazioni delle missioni di osservazione elettorale sono pubbliche e contenute nel nostro sito. Sono lieto che numerosi Stati ci abbiano contattato dopo le elezioni per discutere di come dar seguito alle nostre raccomandazioni. L'attività di osservazione elettorale non è infatti fine a se stessa e non si limita all'attività di valutazione e di relazione svolta dai nostri osservatori. Prepariamo infatti alcune raccomandazioni nella speranza che abbiano un seguito, come si è verificato in molti casi.
Un esempio incoraggiante è rappresentato dalla Bielorussia. Dopo le elezioni del settembre 2008, valutate in modo non molto positivo, la Bielorussia si è dichiarata disponibile a lavorare con noi sulla base delle nostre raccomandazioni. Il nostro lavoro è iniziato a gennaio, continua ancora adesso in maniera molto positiva e speriamo che possa portare presto a risultati concreti, ovvero a emendamenti che adeguino la legge elettorale bielorussa agli standard dell'OSCE.
Un punto molto importante delle osservazioni elettorali è rappresentato dal nostro costante tentativo di lavorare a stretto contatto con l'Assemblea parlamentare dell'OSCE, ritenendo che uno sforzo congiunto fra tutti i parlamentari e i nostri esperti rappresenti la soluzione migliore, giacché combina le conoscenze e la preparazione tecnica degli esperti con l'esperienza e visibilità politica dei parlamentari e la loro legittimità in quanto rappresentanti eletti. Questa visione ha contribuito a garantire all'OSCE un ruolo di guida nelle osservazioni elettorali in Europa e al di là dei confini europei.
Mi impegno a lavorare ulteriormente per rafforzare questo partenariato, informandovi con soddisfazione di come lo scorso weekend nella ex Repubblica jugoslava di Macedonia abbiamo realizzato un'ottima cooperazione tra l'Assemblea parlamentare dell'OSCE e i nostri osservatori ODIHR. Speriamo che questo possa ripetersi in Montenegro, ove nel prossimo weekend si svolgeranno elezioni che noi osserveremo e in seguito in altri casi.
Come in quello delle osservazioni elettorali, anche in altri settori non può essere sottovalutato il ruolo dei parlamentari nella promozione dei diritti umani sul piano internazionale. I parlamentari, che sono eletti dalla gente, possono davvero esportare i concetti di democrazia, diritti umani e stato di diritto al di fuori dei loro confini nazionali. I parlamentari sono infatti portatori di riforme e hanno la legittimità del loro mandato e l'esperienza per garantire la trasparenza e l'attività di controllo sugli esecutivi. Sono quindi strumentali per la promozione dei valori democratici sia all'interno dei loro Paesi di provenienza che altrove.

PRESIDENTE. All'ambasciatore era stato chiesto di esplicitare un caso specifico, che costituiva la ragione della sua audizione. Comunque, lo ringraziamo per quanto ha voluto illustrarci in merito al funzionamento dell'OSCE, della cui efficienza siamo convinti.
Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni, in primo luogo all'onorevole Nirenstein che aveva segnalato di doversi allontanare alle 9.


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FIAMMA NIRENSTEIN. Grazie, presidente. Purtroppo, alle 9 dovrò assentarmi da questa interessante audizione, per cui ringrazio il presidente Lenarcic per le notizie fornite.
Gradirei un brevissimo approfondimento eventualmente anche di carattere bibliografico su due temi, il primo dei quali riguarda la questione di genere. Vorrei sapere quali notizie leghino questo tema a quello della tratta che è stato qui affrontato, conoscere il rapporto tra condizione della donna nei Paesi dell'est e in generale dell'OSCE e le questioni legate al problema della schiavitù, della tratta, del traffico di esseri umani.
Il secondo tema riguarda l'antisemitismo. Alcuni anni fa, l'OSCE promosse forse la più importante conferenza sull'antisemitismo tenutasi in Europa. Vorrei quindi conoscere l'attuale attività su questo tema, giacché in questo periodo gli episodi di antisemitismo si sono spaventosamente moltiplicati. Vorrei sapere se l'OSCE stia intraprendendo particolari azioni in questo campo.

JANEZ LENARCIC, Direttore dell'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell'OSCE. Grazie per le sue domande. Abbiamo preparato un toolkit, un prontuario per le questioni di genere legate alla sicurezza, che rappresenta però soltanto una delle nostre numerose attività. In riferimento al rapporto tra questioni di genere e traffico di esseri umani, tale traffico contiene in sé un aspetto di genere molto forte, ma non l'unico, laddove il traffico di minori e della manodopera sono anch'essi molto importanti.
L'aspetto di genere è spesso legato in modo predominante al traffico di esseri umani. In relazione alla situazione dei Paesi dell'Est si rileva un problema, perché quasi tutti i Paesi d'origine si trovano nell'area orientale. Il problema quindi esiste ed ha una connessione con la situazione delle donne. Quando esiste una situazione negativa sul piano dell'economia o della governance, anche le donne ne subiscono le conseguenze. E questo accade, molto spesso, nei Paesi di origine.
Sarebbe però errato concentrarsi solo su questo punto. Oltre ai Paesi d'origine, infatti, è doveroso considerare anche i Paesi di transito e i Paesi di destinazione del traffico di esseri umani, che dovrebbero combattere insieme questo problema, laddove nei Paesi di destinazione si genera la domanda che i Paesi d'origine soddisfano. Senza domanda non ci sarebbe offerta.
Dovremmo inoltre concentrarci sui Paesi di destinazione e non solo su quelli d'origine, perché in essi si assiste al peggior tipo di sfruttamento delle persone, soprattutto donne. Alla fine di tutto il processo, è proprio nei Paesi di destinazione che si verifica lo sfruttamento dell'essere umano. Ritengo quindi che esista sicuramente un legame, ma che il problema del traffico di esseri umani debba essere affrontato non dai singoli Paesi, ma come problema di ampia portata insieme ai Paesi d'origine e di transito.
Per quanto riguarda l'antisemitismo, con l'aggravarsi della crisi economica e finanziaria abbiamo rilevato un vertiginoso aumento di episodi di antisemitismo e di reati legati all'antisemitismo in tutta l'area della regione OSCE. Il nostro Ufficio collabora strettamente con il Rappresentante speciale della presidenza in esercizio sulla lotta all'antisemitismo. Con il nuovo rappresentante speciale, il rabbino Andrew Baker, proveniente dalla Commissione ebraica statunitense, abbiamo già svolto numerose attività. All'inizio di questo mese, a Vienna, si è svolto un seminario dedicato a questo problema, ovvero a come in periodi di crisi economica aumenti il numero dei reati e degli incidenti legati all'odio, aspetto particolarmente evidente nel settore dell'antisemitismo. La preoccupazione ci ha indotto a rivolgere pubblicamente un appello nei nostri comunicati stampa ai leader politici, in particolare ai parlamentari che rivestono un ruolo importante agli occhi dell'opinione pubblica, chiedendo loro di sottolineare l'importanza della tolleranza, della non discriminazione soprattutto quando la situazione diviene critica.


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MATTEO MECACCI. Ringrazio l'ambasciatore per la sua relazione. Vorrei soltanto esprimere una considerazione generale sull'importanza storica del lavoro di questo istituto nel corso degli ultimi decenni. Dall'istituzione a cavallo degli anni Novanta, infatti, questo ufficio ha svolto un ruolo di promozione della democrazia e dei diritti umani in particolare nei Paesi dell'est, fungendo da apripista e svolgendo un ruolo di frontiera anche per l'integrazione di molti Paesi dell'est dell'Europa all'interno dell'Unione europea.
L'OSCE ha quindi svolto un ruolo di anticipazione di molti progressi che sono stati possibili nei Paesi dell'est Europa e nei rapporti con l'Italia e con i Paesi fondatori dell'Unione europea. Considero doveroso sottolineare anche l'attenzione che le istituzioni nostre ed europee dovrebbero avere rispetto a questo lavoro.
Per un periodo il trend è stato positivo anche grazie alla collaborazione dei Paesi dell'est con l'OSCE e in particolare con l'ufficio per i diritti umani e per la democratizzazione, mentre nel corso dell'ultimi anni abbiamo rilevato un diverso trend di contestazioni e di polemiche da parte di Paesi che sembrano aver fatto qualche passo indietro sul fronte della difesa di valori quali i diritti umani e la democrazia.
In particolare volevo rivolgere due domande all'ambasciatore. Vorrei conoscere la valutazione del suo ufficio sulla situazione dei diritti umani in Russia, in particolare sull'attività di contrasto al terrorismo in quel Paese soprattutto in Cecenia, nelle regioni del nord del Caucaso. Una tra le ragioni di questa audizione è che il nostro Paese si appresta a stilare un accordo bilaterale con la Russia su questo tema; quindi è interessante conoscere la valutazione effettuata dall'ufficio su questo tema.
Vorrei sapere inoltre se sia stata riscontrata da parte del suo ufficio una minore collaborazione da parte di alcuni Paesi dell'area dell'OSCE nel promuovere attività sia sul piano del rispetto dei diritti umani che su quello dell'osservazione elettorale.

FURIO COLOMBO. Vorrei chiederle, ambasciatore, di intervenire su due aspetti diversissimi della sua attività. Il primo è la sua valutazione dell'attuale situazione dei rapporti tra Georgia e Federazione Russa, con riferimento alle questioni dei diritti umani ai due confini, nelle due zone di contiguità e quindi psicologicamente di eventuale attrito.
Il secondo invece è totalmente diverso. Sono state citate le questioni di genere e dell'antisemitismo, ma vorrei conoscere la posizione del suo ufficio rispetto a un terzo tema, quello della protezione dei diritti dei bambini. In Italia, dovremmo essere coinvolti nel tentativo di risolvere la questione di un bambino rom di nome Gratian Gruia di nazionalità romena, che è stato ceduto - forse venduto, ma non esistono prove - dalla famiglia a un gruppo immigrato in Italia. Il bambino è stato usato per mendicità in Italia, recuperato dalle Forze dell'ordine e sottratto a questo stato di abbandono. È stato quindi ospitato in case famiglia, dalle quali avrebbe potuto accedere all'adozione, perché la famiglia rumena se ne era disinteressata abbandonandolo.
Lo Stato italiano lo ha però arbitrariamente restituito alla famiglia che l'aveva venduto. Il bambino è tornato in Romania, se ne sono perse le tracce e si trova nelle mani di coloro che lo avevano usato come merce.
Questo caso grave, esemplare ma limitato, pone però il rilevante caso di bambini continuamente oggetto di decisioni statuali nelle quali essi non hanno alcuna rappresentanza e non esiste alcun modo di ascoltarne la voce. Mi domando se questo fenomeno purtroppo rilevato in numerosi casi sia entrato nella linea di attenzione della sua organizzazione e se esistano indicazioni di lavoro, di monitoraggio, di attenzione al problema in futuro. Mi riferisco non agli infiniti aspetti della protezione dei bambini, su cui fortunatamente già si svolgono numerose iniziative in Europa, ma alla rappresentanza dei diritti dei bambini, a una figura in grado di parlare a nome dei bambini in modo da


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impedire che gli Stati li gestiscano come oggetti, che è quello che sta avvenendo.

RICCARDO MIGLIORI. La ringrazio, signor ambasciatore, innanzitutto per la sua presenza, che per noi rappresenta un grande onore, e perché sono consapevole del sacrificio di venire a Roma tra le elezioni in Macedonia di domenica scorsa e quelle in Montenegro di domenica prossima, mantenendo la promessa fatta a me e all'onorevole Mecacci a Varsavia recentemente.
Il nostro Parlamento, il nostro Paese non considera l'ODIHR uno strumento lontano ed estraneo anche ai Paesi occidentali dell'OSCE. Spesso, siamo stati accusati di adottare doppi standard nelle valutazioni di carattere elettorale o sui diritti umani. La nostra promessa è stata però mantenuta, perché abbiamo tenuto in grande considerazione i giudizi espressi dall'ODIHR e dall'OSCE nel suo complesso sulle nostre ultime elezioni politiche e stiamo lavorando per fornirvi delle risposte puntuali e precise rispetto al pur positivo giudizio espresso nei riguardi delle nostre elezioni politiche.
Nel disegno di legge contenente le norme per lo svolgimento delle prossime elezioni europee, il nostro Parlamento ha previsto la presenza del monitoraggio elettorale dell'OSCE come negli altri Paesi europei, per giungere a prevedere la presenza in ogni tipo di elezione del monitoraggio svolto dall'OSCE e dall'ODIHR, come dovrebbero fare tutti i Paesi occidentali. L'ODIHR è infatti ormai il termometro di elezioni libere e giuste in tutti i 55 Paesi dell'OSCE e l'Italia vuole svolgere un ruolo propulsivo per ottenere questo obiettivo.
La ringraziamo anche per averci permesso di incontrare a Varsavia tutti i direttori dell'articolazione complessiva dell'ODIHR. Sarebbe opportuno adottare la regola di un ponte fisso, di un collegamento vero tra il nostro Parlamento, il nostro Governo e l'ODIHR, perché possiamo svolgere un ruolo positivo su numerose questioni, tenendo conto del ruolo insostituibile dell'ODIHR in Europa. Il fondamentale obiettivo di Helsinki relativo ai diritti umani e all'implementazione della democrazia non sarebbe stato conseguito senza la presenza dell'ODIHR, per cui ringrazio lei e l'organizzazione che presiede per quanto fate e farete per la democrazia in Europa.

PRESIDENTE. Do ora la parola al direttore dell'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell'OSCE (ODIHR), Janez Lenarcic per la replica.

JANEZ LENARCIC, Direttore dell'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell'OSCE. Grazie, signor presidente. La Russia non è l'unico Paese che affronta la sfida relativa a come combinare la lotta al terrorismo e continuare a proteggere pienamente i diritti umani. Questo è un punto importante, perché l'obiettivo degli attacchi terroristici è la vita quotidiana dei Paesi democratici e l'aspetto essenziale della vita quotidiana è il pieno rispetto dei diritti umani e la democrazia. Affrontare il problema del terrorismo riducendo i diritti umani provocherà un calo della democrazia e quindi una prima vittoria dei terroristi.
Ritengo quindi che, oltre alla Federazione Russa, molti Paesi abbiano lo stesso problema. Conosciamo le questioni che sono sorte negli Stati Uniti in relazione a Guantanamo, ai campi di detenzione e ai voli di rendition.
Sembra di poter rilevare cambiamenti negli Stati Uniti, per cui spero che emergeranno cambiamenti positivi anche nella Federazione Russa e altrove. Numerosi Paesi all'interno dell'OSCE cercano di giustificare le restrizioni della democrazia, soprattutto in termini di libertà politica e religiosa, con la necessità di far fronte alla minaccia del terrorismo. Dovremmo rifiutare queste argomentazioni, perché questo cozza con gli impegni sottoscritti da tutti gli Stati membri, in base ai quali i diritti umani sono assoluti e limitati unicamente dagli stessi diritti di un'altra persona. Non possono quindi essere limitati per combattere più efficacemente il terrorismo. Se ci muovessimo in questa direzione, i terroristi vincerebbero.


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Il nostro Ufficio ha lavorato molto su questo argomento, organizzando convegni e seminari e pubblicando lo scorso anno un manuale su come affrontare questa questione. Speriamo che i Governi si occupino delle nostre numerose raccomandazioni su come affrontare questo tema così delicato, in modo che tutti possano capire come la sicurezza non possa essere raggiunta a spese dei diritti umani e della democrazia.
La seconda domanda riguarda la collaborazione tra il nostro Ufficio e alcuni degli Stati partecipanti dell'OSCE. Il funzionamento del sistema OSCE è molto semplice: ogni singolo Governo deve essere disponibile a lavorare con noi. Ci occupiamo di democrazia e diritti umani, ma dobbiamo farlo con i Governi. Ho citato il nostro positivo impegno con il vostro Governo l'anno scorso sulle questioni rom e sinti, ma lo stesso vale altrove. Se otteniamo la collaborazione dei Governi, possiamo svolgere il nostro lavoro, mentre senza la loro collaborazione non possiamo lavorare.
La cooperazione non può tuttavia essere uguale ovunque e cerco sempre di capirne il motivo. Sembra che in alcuni Paesi gli impegni dell'OSCE non siano presi troppo sul serio. Nel 1975, quando è iniziato il processo CSCE-OSCE, quasi la metà degli Stati membri tra cui quello da cui provengo non aveva un regime democratico. L'intero processo ha però contribuito al cambiamento. Probabilmente, questi Paesi non hanno preso sul serio tutti gli impegni del decalogo di Helsinki in termini di democrazia e diritti umani, ma dopo quindici anni si è verificato il cambiamento. Quest'anno celebreremo il ventesimo anniversario della caduta del muro di Berlino, anniversario molto importante perché l'area di democrazia e di diritti umani in Europa e il numero dei cittadini che ne godono sono cresciuti.
Il nostro lavoro non è finito, ma dobbiamo continuare inducendo i Paesi che hanno istituito la democrazia o nei quali questa è consolidata da tempo a dare l'esempio, lavorare con il nostro Ufficio e proporre anche agli altri di lavorare con l'ODIHR. In questo modo, potremmo confutare l'argomentazione secondo cui l'ODIHR sarebbe uno strumento nelle mani dell'Occidente, utilizzato per indurre i cambiamenti di regime a Est, tesi sostenuta da alcuni. Dovremmo quindi sottolineare come l'ODIHR sia non uno strumento dell'Occidente, ma un'istituzione che appartiene a tutti gli Stati partecipanti nella stessa maniera, dagli Stati Uniti alla Federazione russa, dal nord al sud, dall'est all'ovest. Siamo tutti alleati e speriamo che tutti possano lavorare con noi.
Per quanto riguarda l'attuale situazione tra Georgia e Russia, desidero limitarmi soltanto all'aspetto dei diritti umani. Purtroppo, non si registra alcun progresso sul ritorno degli sfollati. Pochissime persone sono state in grado di ritornare nell'Ossezia del sud, dalla quale erano scappati durante il conflitto. Alcune persone sono state costrette o sottoposte a pressioni per lasciare l'Ossezia del sud ben dopo la fine del conflitto. Mi riferisco alla valle di Akhalgori, che era prevalentemente popolata da georgiani e dove le pressioni hanno indotto le persone ad abbandonare la zona. Invece di un movimento contrario, in grado di ribaltare la situazione verificatasi nel conflitto, abbiamo constatato la fuga di altre persone.
La seconda questione citata è quella dell'impunità. Per i diritti umani e la democrazia è importante che gli autori delle violazioni dei diritti umani siano sottoposti a indagini e processi e quindi consegnati alla giustizia. Questo non è accaduto nelle zone colpite dalla guerra in Georgia, giacché non mi risulta che nessun colpevole dei saccheggi delle case, degli incendi di interi villaggi o degli agguati ai civili sia stato consegnato alla giustizia.
Abbiamo rivolto raccomandazioni a tutte le parti coinvolte, alla Federazione Russa perché ha avuto le proprie Forze armate sul campo in quella zona, alle Autorità de facto dell'Ossezia del sud e della Abkhazia e alla stessa Georgia, ribadendo che gli autori delle violazioni dei diritti umani devono essere consegnati alla


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giustizia e le violazioni devono essere sottoposte a indagine, altrimenti non possono essere realizzati passi avanti.
Dall'altra parte dell'Adriatico, le indagini sui crimini di guerra e i procedimenti penali contro i loro autori sono stati parte integrante del processo di risoluzione della situazione nei Balcani occidentali e lo stesso deve valere per la zona della Georgia.
I bambini devono godere pienamente dei diritti umani e beneficiare della protezione ancor più degli adulti, perché non sono in grado di badare a se stessi. L'idea di creare un rappresentante speciale per i diritti dei bambini è quindi molto interessante da questo punto di vista. Mentre gli adulti possono assumere una posizione e lottare per i propri diritti, i bambini non possono farlo. Credo che si tratti di un'idea molto interessante e in alcuni Paesi esiste già un ombudsman per i bambini.
Quando vediamo un bambino Rom chiedere l'elemosina nelle strade di qualunque città ci viene sempre da pensare che quel bambino dovrebbe invece essere a scuola. Abbiamo quindi chiesto un'istruzione precoce per i bambini Rom come strumento fondamentale per cambiare la situazione dei Rom e dei Sinti in Europa. Lo scorso dicembre, quando il Consiglio ministeriale dell'OSCE ha adottato una decisione sulla situazione dei Rom e Sinti e ha identificato l'istruzione precoce come uno degli aspetti più importanti delle attività svolte all'interno dell'OSCE che possono contribuire a migliorare la situazione dei Rom e dei Sinti, ci siamo sentiti molto incoraggiati.
Adesso stiamo lavorando a numerosi eventi e attività che mirano alla promozione degli sforzi dei Governi a livello nazionale, regionale e locale in tutti i Paesi in cui esista una comunità Rom, che mirino a migliorare il livello di istruzione dei bambini Rom. In questo modo, potrebbero essere tolti dalle strade e preparati a una migliore istruzione per gli anni successivi, che li agevolerebbe nel trovare un lavoro e quindi avere una casa. Questo rappresenta quindi uno degli aspetti chiave, per cui speriamo che tutti i nostri Governi non si risparmino per migliorare la situazione, giacché tra i bambini Rom si registra il più alto tasso di abbandono scolastico.
Vorrei ringraziare ancora una volta l'onorevole Migliori per aver organizzato questa iniziativa. È stato molto piacevole incontrarla a Varsavia e spero di poterla rivedere presto. Desidero cogliere questa occasione per invitare tutti voi a visitare la nostra sede di Varsavia. Sarete i benvenuti e cercheremo di organizzare un briefing completo per tutti coloro che faranno parte della vostra delegazione. Oggi, infatti, ho citato brevemente una piccolissima parte delle nostre attività, ma sarò lieto di ricevervi e illustrarvi in modo più dettagliato l'operato del nostro Ufficio. Grazie per il vostro sostegno e per avermi dato la possibilità di parlare dinanzi a questa Commissione.

PRESIDENTE. Ringrazio l'ambasciatore e i promotori di questa importante audizione, anche se forse si aspettavano qualcosa di più nel campo specifico di cui dobbiamo avere conoscenza per portare avanti le nostre iniziative.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 9,25.

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