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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione III
26.
Giovedì 18 marzo 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Nirenstein Fiamma, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Audizione di Caspian Makan, attivista per i diritti umani in Iran:

Nirenstein Fiamma, Presidente ... 3 5 6 7 8
Caspian Makan, Attivista per i diritti umani in Iran ... 3 6 7
Pistelli Lapo (PD) ... 5 6
Repetti Manuela (PdL) ... 6
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia: Misto-NS/LS Ausonia.

COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI
Comitato permanente sui diritti umani

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di giovedì 18 marzo 2010


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FIAMMA NIRENSTEIN

La seduta comincia alle 10,20.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di Caspian Makan, attivista per i diritti umani in Iran.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla violazione dei diritti umani nel mondo, l'audizione di Caspian Makan, attivista per i diritti umani in Iran.
Non dirò nulla per presentare il nostro audito, se non che tutti lo conoscono, non tanto per la sua presenza di attivista nell'ambito del forte movimento che in questo periodo mette in difficoltà nelle piazze il regime iraniano, quanto per la sua tragica esperienza all'interno del movimento stesso, essendo stato il compagno di vita di Neda Soltan, la ragazza che fu uccisa a Teheran, di cui tutti abbiamo visto le immagini.
Voglio ricordare anche, prima di dargli immediatamente la parola, che proprio il 18 marzo, cioè oggi, le famiglie di tutti coloro che sono stati uccisi nelle piazze iraniane, quindi anche di Neda e di Sohrab Arabi, hanno chiamato tutti gli uomini di buona volontà a recarsi al cimitero di Teheran Behesht-e Zahra per ricordare coloro che hanno dato la vita in questa battaglia di libertà.
È una coincidenza che proprio oggi teniamo quest'audizione, ma senz'altro la salutiamo con piacere, se così lo si può chiamare, perché ci sentiamo più uniti spiritualmente al movimento che, con ideologie e modalità diverse, si batte per i diritti umani in questo tormentato Paese.
Do subito la parola al nostro audito.

CASPIAN MAKAN, Attivista per i diritti umani in Iran. Buongiorno a tutti.
La storia e la cultura legano Iran e Italia da millenni. Tra di noi esiste un legame di amicizia e cultura, di cui siamo coscienti e che portiamo da sempre in noi.
Sono felice dell'invito che mi avete rivolto e, soprattutto, per l'attenzione che avete posto sul problema della sofferenza del popolo iraniano, che soffre e non può difendersi.
Vorrei permettermi di parlare del pensiero di Neda, di ciò che lei pensava. Prima delle ultime elezioni, Neda e io parlavamo molto spesso di questi argomenti, per esempio della libertà e dei diritti dell'uomo, che in Iran non esistevano. Neda si domandava sempre perché proprio nel nostro Paese dovessero essere calpestati i diritti dell'uomo. Si chiedeva sempre che cosa si potesse fare, se ci fosse una via per affrontare questo grave problema. Mi chiedeva se pensassi che un giorno ci sarebbe stata una soluzione affinché il popolo iraniano potesse fruire dei diritti dell'uomo, come più o meno tutti gli altri Paesi.
Ci sono state le elezioni e, dopo poche ore, abbiamo visto che i risultati erano chiari. Dalle prime ore immediatamente


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successive, Neda si è unita agli oppositori per protestare contro tali risultati. Naturalmente, la reazione del Governo è stata quella di usare violenza contro queste persone innocenti, picchiandole, arrestandole e facendole sparire.
Sono diventati allora chiari, per una parte del popolo iraniano, gli imbrogli che sono venuti alla luce, che il popolo ha capito e di cui ha preso coscienza.
Neda non ha mai votato, perché non provava alcun sentimento per i quattro candidati, sosteneva che per lei fossero tutti uguali. Tuttavia partecipava alle manifestazioni per protestare contro tutte le ingiustizie a cui il Governo ha sempre sottoposto il nostro popolo. Era una ragazza molto coraggiosa e io ero molto preoccupato per il suo coraggio, perché pensavo che prima o poi avrebbe avuto problemi a causa di queste manifestazioni; pensavo che l'avrebbero arrestata o che sarebbe successo qualcosa di brutto.
Parlando con lei, ho cercato disperatamente di dissuaderla; non volevo che le succedesse qualcosa di brutto perché l'amavo, ma lei abilmente, con ragioni molto chiare, mi ha fatto capire quello che faceva, mi ha persuaso ed io ho dovuto accettare che partecipasse alle manifestazioni.
Neda mi ha detto che tutto il popolo iraniano doveva manifestare e dimostrare assolutamente di non essere indifferente a tutto quanto succedeva nel paese. Una delle ultime cose che mi ha detto è stata che ognuno di noi può lasciare un segno.
Come sapete, il 20 giugno il destino l'ha portata via: è stata trafitta da una pallottola, le forze del Governo islamico le hanno sparato al cuore. Ci sono molti documenti e fotografie, elementi che dimostrano che si è trattato di un delitto commesso dal Governo stesso.
Vorrei comunicarvi qualcosa di molto importante e attirare la vostra attenzione su quanto sto per dirvi: Neda è una delle decine di migliaia di persone che sono state uccise in questi 31 anni di regime. Quando, nel 1979, il Governo islamico ha preso possesso del Paese, ha cominciato con l'assassinare alcuni responsabili del Governo precedente e fino a oggi ha continuamente ucciso. Nei primi dieci anni si possono contare circa mille persone al giorno uccise nelle prigioni politiche. Vi ricordo che proprio in quegli anni il responsabile di questi eventi era il Primo ministro Mussavi.
Torno ora indietro ai nove mesi precedenti, durante il periodo in cui Neda è stata uccisa. Essendo un regista, ho girato alcuni filmati e documenti e proprio in quei giorni sono stato, naturalmente, testimone di moltissime violenze e uccisioni.
Il giorno dopo la morte di Neda ho parlato con numerosi giornalisti della BBC, dell'Associated Press e di Al Jazeera. Ho documentato non soltanto il delitto che ha riguardato Neda, ma anche tutti quelli commessi dal Governo in quei giorni.
Sei giorni dopo la morte di Neda, il 26 giugno 2009, avendo disturbato il regime con le mie documentazioni e con tutti i filmati che ho girato, dieci persone sono entrate nella mia casa e mi hanno portato alla prigione di Evin. Hanno sequestrato praticamente tutti i miei materiali artistici e il frutto delle mie attività, anche culturali, attività che avevo svolto in questi dieci anni: film, documentari e via elencando. Mi hanno sequestrato tutto.
Mi hanno anche detto, così come alla famiglia di Neda, che non erano i responsabili del delitto e che i colpevoli erano gruppi contrari al regime. Noi non abbiamo accettato questa versione dei fatti. Poi sono stato rilasciato in libertà provvisoria.
Vorrei accennare brevemente alle violenze e alle atrocità che sono avvenute in questi anni. In questi ultimi nove mesi, cento persone sono state assassinate, altre 20 mila imprigionate, almeno 5 mila ferite, mentre cinquanta sono disperse e di loro non si sa più niente. Sappiamo che di queste cinquanta persone, alcune sono state uccise e sepolte in tombe anonime e segrete.
Passo ora ad alcuni accenni alla situazione del potere del regime.
Questo Governo è fondato sulla religione ma, secondo la Carta dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, una nazione


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non può governare con regole religiose. Il regime, per la propria comodità, uccide tranquillamente.
Attualmente, l'80 per cento del popolo iraniano è consapevole della situazione, è contrario al regime e non vuole che esso governi. Fortunatamente, dal 1979, da quando il regime si è instaurato, soprattutto in questi ultimi nove mesi, c'è stata una presa di coscienza: il popolo ha capito e non vuole essere governato da questo regime. L'80 per cento di persone cui ho accennato non si preoccupa del fatto che il voto sia stato falsato; vorrebbe soltanto la fine, il fallimento e la caduta del regime.
Un piccolo cenno ai dirigenti dei riformisti. Questi ultimi si dividono in due gruppi: alcuni si trovano in Iran e alcuni all'estero. L'obiettivo finale, però, è quello di governare insieme.
Ci sono due gravi problemi riguardanti questi dirigenti. Dobbiamo ricordare che i cosiddetti dirigenti riformisti sono figli di personalità del Governo e vorrebbero effettuare una pulizia del regime. Ma anche loro credono in un Governo religioso: opererebbero, quindi, alcuni piccoli cambiamenti, nel senso di concedere al popolo una parte dei diritti umani, ma non tutti. Adesso ci sono sempre meno sostenitori di questi dirigenti riformisti, che sono, a loro volta, partecipi dei delitti perpetrati dal regime.
Vorrei passare ad alcuni cenni sulla violazione dei diritti umani in Iran, prima di tutto all'uccisione di esseri umani senza processo e senza difesa, come nel caso di Neda, Sohrab, come Ashkan e tantissimi altri.
Uno dei capi del regime islamico ha dichiarato ultimamente che in tutto il mondo si combattono gli oppositori e che li si annienta senza problemi. Ha detto la verità, ma negli altri Paesi, quando si mette l'oppositore in prigione, non lo si fa uccidere. Ciò accade soltanto in Iran e in Paesi con regimi dittatoriali.
Uno degli aspetti più terribili è che i diritti delle donne non sono riconosciuti. Nel regime islamico, la violenza più grande è subita dalla donna, che può venire lapidata. I voti delle donne, per esempio, vengono calcolati al 50 per cento. È un'offesa enorme, un insulto alla donna. Inoltre, agli uomini è concesso di avere rapporti sessuali e di avere non una, ma diverse donne e anche questa è una grande offesa alla donna. Vige, dunque, una grave diseguaglianza nel nostro Paese.
Un altro aspetto di tale questione è quello per cui si obbliga la donna a vestire, come sapete, con lunghe palandrane che coprono le gambe e con foulard, perché i capelli non devono essere visti.
La religione rappresenta un altro obbligo, nel senso che non si può avere una propria religione. La religione è imposta. Voi sapete che persone di altri credi vengono cacciate dal paese e sono obbligate, se vivono nel Paese, a nascondere la religione che professano.
L'aspetto più grave, soprattutto, è che vi è una violazione della libertà di pensiero: se una persona ha un'apertura mentale, non la può esprimere, perché chi lo fa finisce in prigione: prima gli studenti e gli oppositori del regime, poi tutti coloro che sono contro le regole islamiche, tra cui giornalisti e fotoreporter e artisti, come è successo al signor Panahi. Adesso hanno arrestato anche alcuni avvocati, come il dottor Oliai Fard e il dottor Fakhreddini.
Vi ringrazio dell'attenzione che mi avete concesso. Avrei tante altre notizie da comunicarvi, ma se avete domande sono a vostra disposizione. Ho moltissime considerazioni da condividere.

PRESIDENTE. Ringrazio Caspian Makan per la commovente, espressiva e anche informativa audizione che ci ha dato.
Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

LAPO PISTELLI. Grazie, presidente. Mi unisco alle parole di ringraziamento per la testimonianza toccante che abbiamo ascoltato.
Prima di rivolgere le mie domande, che sono numerose ma - spero - semplici, avrei bisogno di chiedere a Caspian Makan se pensa che la diffusione di quest'audizione


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sul canale satellitare possa delimitare la sua libertà di esprimersi. Ci tengo a saperlo perché ci sono alcuni precedenti con altri interlocutori di movimenti di opposizione di regimi totalitari. Lo chiedo a vantaggio dell'utilità dell'audizione e della sua personale cautela.

CASPIAN MAKAN. No. Assolutamente no. Ho imparato da Neda ad avere coraggio e non ho paura. Penso che sia mio dovere espormi anche per difendere le persone del mio popolo, che hanno bisogno di un po' di coraggio. Non ho paura.

LAPO PISTELLI. La ringrazio. Vorrei porre cinque domande.
Dato che una delle caratteristiche dei regimi autoritari è l'opacità della struttura del potere, una delle principali difficoltà per chi guarda a quei Paesi è avere informazioni reali e utili anche per compiere analisi su come aiutare l'evoluzione di tale sistema.
La prima questione su cui vorrei sollecitare Caspian Makan è il suo giudizio sull'esistenza o meno e sul livello di intensità di una lotta, di un conflitto di potere all'interno dell'establishment iraniano fra Ahmadinejad e una parte del clero o dell'establishment politico del Paese, non solo nel rapporto fra il Governo e l'opinione pubblica, ma all'interno dell'establishment stesso del potere.
Caspian Makan ha svolto due osservazioni che mi hanno colpito. La prima riguarda il fatto che Neda si era sempre astenuta dal voto, non considerando le candidature autorizzate dal Governo come rappresentative di un Iran diverso, libero, plurale. Deduco, quindi, che una parte del Movimento Verde non considerasse o non consideri Mussavi come un'alternativa possibile a questo Governo.
Al tempo stesso, Caspian Makan ci ha riferito - è un'informazione che corrisponde a quanto anche noi sappiamo - che tra i riformisti ve ne sono alcuni intenzionati a mantenere la base religiosa del Governo iraniano e altri che vorrebbero un'evoluzione del sistema in senso laico. Gli chiedo se può elaborare un po' di più in merito e dirci di più sulle aspettative diverse che vi sono all'interno del Movimento Verde che ha manifestato nelle strade di Teheran.
Vorrei sapere, inoltre, se esiste una differenza sostanziale fra Teheran, in cui si concentra una parte rilevante della popolazione, comprese le università, e il resto del Paese.
Abbiamo ricevuto dall'ambasciata americana, da quella inglese e da altre ambasciate occidentali l'informazione di un disturbo sistematico che il regime attua sulle trasmissioni in lingua farsi della BBC, di Voice of America e di altre emittenti televisive. Vorrei sapere se l'informazione è vera e, soprattutto, se tale azione di disturbo è insistente e non permette di ascoltare emittenti straniere che trasmettono in lingua farsi.
Infine chiedo se potrebbe essere utile per chi oggi si oppone in Iran poter fruire di sistemi informatici, di software capaci di poter forzare, «craccare», i limiti e le censure imposte alla comunicazione interna dall'interno all'esterno via Internet.

PRESIDENTE. Ricordo che c'è anche una conferenza stampa che aspetta il nostro amico alla fine di questa audizione, che pure possiamo prolungare finché è necessario; dobbiamo, tuttavia, apprestarci a terminare.

MANUELA REPETTI. Signor presidente, rivolgo i miei più sentiti saluti e ringraziamenti per la presenza del signor Caspian Makan e per tutto quanto ci ha esposto con sincera chiarezza.
Volevo porre una semplice domanda. Si profila sul piano internazionale la prospettiva di ulteriori sanzioni o, comunque, di un inasprimento di quelle già in atto, previste però in modo più mirato nei confronti di chi sostiene il regime iraniano, per tutelare quanto più possibile il popolo iraniano, affinché tali sanzioni non si ripercuotano su di esso.
Volevo chiedere al signor Caspian Makan quanto ritenga utile un inasprimento di eventuali sanzioni e se le ritiene - questa è la domanda a cui vorrei una


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risposta sincera - sufficienti oppure se occorrerebbe un intervento di tipo diverso.

PRESIDENTE. La mia domanda è analoga a questa e riguarda il terreno internazionale.
L'Iran ha svariati problemi. Uno è quello dei diritti umani, un secondo quello della miseria terribile che caratterizza la popolazione iraniana, di un'economia pericolante, il terzo è certamente il modo in cui si pone sul terreno internazionale.
Il fatto che l'Iran stia preparando la bomba atomica - perlomeno, è quanto tutti i servizi segreti del mondo concordemente ci comunicano - e che stia anche perseguendo una politica di armamenti evidentissima, con missili capaci di raggiungere le capitali europee, oltre che Israele, la continua minaccia di distruzione nei confronti di Israele, il costruire queste alleanze sempre più potenti e poderose, come quella che l'altro giorno Ahmadinejad, andando in Siria da Bashar al-Asad insieme a Nasrallah e a Hamas, ha mostrato, che impressione fa sulla popolazione iraniana? La popolazione iraniana è patriottica come la si descrive anche nel seguire questa intenzione imperialistica di Ahmadinejad, oppure non lo segue e vorrebbe una politica più filo-occidentale?

CASPIAN MAKAN, Attivista per i diritti umani in Iran. Volevo cominciare con l'ultima domanda del presidente, che è veramente molto interessante.
Rispondo brevemente, perché non abbiamo più tanto tempo a disposizione. È vero, è in atto un forte contrasto tra gli stessi riformisti, non solo tra i grandi nomi, come Khatami, Rafsanjani, Khamenei, Karrubi, ma anche, dietro di loro, tra forze oscure, fra le quali è in corso una lotta per il potere.
Tralascio alcuni aspetti. Dal 1979 a oggi ci sono state, come lei ha accennato, molte lotte tra gli stessi capi che dirigono il Governo, ma non abbiamo tempo per approfondire l'argomento.
I riformisti si dividono in due componenti: il 20 per cento vive dentro il Paese e l'80 per cento al di fuori. Anche il Movimento Verde si suddivide in due parti: la prima è rappresentata dai riformisti e la seconda è formata da forze di destra, di sinistra, da coloro che vogliono un regime secolare. Tra questi ci sono gruppi della sinistra e soggetti che auspicano il ritorno del figlio dello Scià Reza Pahlavi. Vorrei dire a questo proposito che tutti questi gruppi che sono contro il regime dovrebbero unirsi per farlo cadere.
Come lei ha giustamente affermato nella terza domanda, a Teheran c'è una maggiore concentrazione di forze e conoscenze, mentre lo stesso non accade nelle altre regioni dell'Iran. Attualmente, i governanti iraniani si fanno vedere molto a Teheran e mostrano il loro operato, trascurando le altre regioni.
Nell'ultima domanda lei ha parlato della censura, se non sbaglio. Purtroppo, effettivamente, se fino a oggi - in questi 31 anni di regime - loro sono rimasti al potere è proprio grazie alla censura. Essa opera a tutti i livelli e adesso l'hanno concentrata soprattutto sulla BBC in lingua farsi e sulla Voice of America. La gente non sa quello che succede all'interno del Paese, tanto è forte la presenza della censura. È questo lo sforzo più grande che il regime dispiega a proprio favore. Più si resta ignoranti di quanto accade, più loro possono perseguire i loro obiettivi.
Ci sarebbero alcuni modi per poter proteggere la popolazione. Collego questa domanda a quella rivolta dal presidente. Voi sapete che l'85 per cento del bilancio e dei redditi in Iran deriva dal petrolio. Personalmente, nutro la speranza che prima o poi i governanti di altri Paesi possano far cadere questo regime, perché esso non ha pensato a che cosa succederà se non compreranno più il petrolio. La migliore sanzione è proprio quella di non comprare il petrolio; è un modo per comminare sanzioni che non si abbattano sul popolo ed evitare che ci siano altri Neda e Sohrab.
I Governi occidentali possono aiutare il popolo iraniano attraverso comunicazioni via satellite per far pervenire le informazioni e anche, da parte dell'ONU o di altri Paesi occidentali, per far rispettare i diritti


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umani. Si tratta di temi, soprattutto rispetto ai diritti umani, di cui ho parlato l'8 marzo in occasione della Conferenza di Ginevra sui diritti umani.
Un altro punto accennato dal presidente riguarda l'energia atomica, un argomento molto importante. Tutti sappiamo che possedere energia a scopi positivi e pacifici è diritto di ogni Paese, ma non di quelli con regimi dittatoriali, come quello iraniano. Infatti, un regime dittatoriale come quello dell'Iran ne farebbe un uso negativo e metterebbe a repentaglio la sicurezza non solo del proprio Paese, ma anche di altri limitrofi.
So che i governanti occidentali si siedono ai tavoli dei negoziati e discutono di energia atomica, ma non prendono seriamente in considerazione il problema dell'Iran. Mi meraviglio che non si mettano d'accordo tra loro per far cadere questo Governo.
Mi auguro che anche altri Governi possano capire la situazione, come sta facendo quello italiano. Spero, inoltre, che un giorno si possa veramente offrire protezione al popolo innocente dell'Iran. Da parte mia, ho svolto alcuni approfondimenti, di cui posso anche fornire i risultati.

PRESIDENTE. Ringraziamo molto il nostro audito; il suo contributo è stato veramente molto importante.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 11,20.

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