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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissioni Riunite
(III e IV)
10.
Martedì 17 novembre 2009
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Cirielli Edmondo, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA NELL'AMBITO DELL'ESAME, IN SEDE REFERENTE, DELLE PROPOSTE DI LEGGE C. 1213 CIRIELLI, C. 1820 GAROFANI E C. 2605 DI STANISLAO, RECANTI «DISPOSIZIONI PER LA PARTECIPAZIONE ITALIANA A MISSIONI INTERNAZIONALI»

Audizione del generale di divisione aerea Tommaso Ferro, comandante del Comando operativo di vertice interforze (COI):

Cirielli Edmondo, Presidente ... 2 7 8
Di Stanislao Augusto (IdV) ... 7
Ferro Tommaso, Comandante del Comando operativo di vertice interforze ... 2 7 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP.

COMMISSIONI RIUNITE
III (AFFARI ESTERI E COMUNITARI) E IV (DIFESA)

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 17 novembre 2009


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA IV COMMISSIONE EDMONDO CIRIELLI

La seduta comincia alle 13,15.

(Le Commissioni approvano il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del generale di divisione aerea Tommaso Ferro, comandante del Comando operativo di vertice interforze (COI).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva relativa all'esame in sede referente delle proposte di legge C. 1213 Cirielli, C. 1820 Garofani e C. 2605 Di Stanislao, recanti «Disposizioni per la partecipazione italiana a missioni internazionali», l'audizione del generale di divisione aerea Tommaso Ferro, comandante del Comando operativo di vertice interforze (COI).
Ringrazio per la presenza il generale Ferro, cui do subito la parola.

TOMMASO FERRO, Comandante del Comando operativo di vertice interforze. Ringrazio il presidente, il vicepresidente e gli onorevoli commissari per l'attenzione rivolta agli uomini e alle donne delle nostre Forze armate impegnate, in questo momento, in difficili contesti operativi, ulteriormente dimostrata dalla volontà di avermi voluto audire sulle tre proposte di legge recanti le disposizioni per la partecipazione italiana alle missioni internazionali.
In qualità di comandante del Comando operativo di vertice interforze, vorrei, sperando di non dover troppo abusare della pazienza di codesto alto consesso, tracciare brevemente un quadro delle dinamiche collegate all'avvio, allo sviluppo e alla condotta delle moderne operazioni militari di mantenimento della pace, evidenziando, in tale ambito, il ruolo, le responsabilità, le attribuzioni e le competenze della struttura che ho il privilegio di dirigere.
La presenza italiana nelle missioni internazionali si traduce oggi in un alto profilo dell'azione del nostro Paese sui principali teatri di crisi. Essa rappresenta una delle più significative manifestazioni dell'impegno italiano verso le Nazioni unite. I numeri e le qualità che l'Italia esprime, in termini di partecipazione all'azione della comunità internazionale, sono chiara dimostrazione di un importante contributo alla sicurezza e al mantenimento della pace, a fronte di una situazione generale caratterizzata dalla presenza, come è noto, di numerose aree di crisi e di instabilità; un contributo, in questo senso, fondamentale, pur se non esaustivo, di cui le nostre Forze armate hanno dimostrato di sapersi far carico con professionalità, dedizione e grande umanità, conseguendo risultati unanimemente apprezzati nel contesto internazionale e, soprattutto, il consenso e la riconoscenza delle popolazioni cui rivolgiamo sostegno.
L'avvio di una missione internazionale è la conseguenza di una volontà condivisa e partecipe, determinata alla risoluzione di una condizione di crisi o di conflitto,


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capace di indurre stabilità, democrazia e sicurezza. Quello militare è uno degli strumenti a tal fine e deve essere necessariamente considerato parte di un approccio onnicomprensivo al problema, ove l'azione delle Forze armate è elemento essenziale di un'attività politica o diplomatica declinata su più linee di azione fra loro strettamente collegate.
Le situazioni di instabilità e di crisi che ci troviamo ad affrontare, per la loro complessità, richiedono, infatti, un intervento articolato e perfettamente sincronizzato su tutti i settori che costituiscono un sistema Paese. La componente militare, tesa al progressivo raggiungimento di condizioni di sicurezza, gioca in tale ambito un ruolo fondamentale, ma non esclusivo, in supporto alle altre linee di azione del Governo e della comunità internazionale, che devono necessariamente ricomprendere gli aspetti istituzionali, economici e sociali delle crisi, elementi ineludibili e fondamentali per uno sviluppo duraturo e, quindi, condizione ultima per il ritorno a una situazione di stabilità.
La responsabilità dell'attuazione della volontà politica per l'utilizzo delle Forze armate compete al vertice militare e si sviluppa mediante una continua azione di partecipazione e verifica dei consessi ove essa si forma. Essa non si esaurisce, ovviamente, all'atto dell'avvio di un'operazione militare, ma prosegue fino al suo completamento.
Nell'esplicitare la genesi attuativa di un'operazione militare, mi sia consentito di chiamare a premessa il quadro generale di riferimento in tema di competenze istituzionali. La legge 18 febbraio 1997, n. 25 e il successivo decreto del Presidente della Repubblica n. 556 del 1999, definendo le attribuzioni del Ministro della difesa e del capo di stato maggiore della Difesa, consentono di individuare, oltre al livello apicale politico-strategico - responsabile per la formulazione delle linee guida della politica di sicurezza e difesa nazionali e che, ovviamente, fa capo al Parlamento e al Governo - due ulteriori distinti livelli di riferimento: quello politico-militare e quello strategico-militare.
Il livello politico-militare, rappresentato dal Ministro della difesa, fa proprie le linee di policy nazionali, identificando gli intendimenti politici in termini di obiettivi e criteri di sviluppo dello strumento militare nel suo complesso.
Il livello strategico-militare, rappresentato dal capo di stato maggiore della Difesa, traduce gli intendimenti politici in obiettivi militari, indicando dettagliatamente le missioni per lo strumento militare e definendo i requisiti e le capacità che lo stesso dovrà possedere al fine di assolverli. A tal fine, il capo di stato maggiore della Difesa, per le attività di analisi, di studio e di elaborazione, si avvale del suo organo di staff, il suo stato maggiore.
In un'emergente situazione di contingenza, invece, laddove, per determinazione della volontà politica nazionale, insorga la necessità o l'opportunità di impiego della forza militare quale strumento di salvaguardia degli interessi propri del Paese, ovvero degli interessi condivisi in ambito delle alleanze o della comunità internazionale, il capo di stato maggiore della Difesa, nel suo ruolo di comandante in capo delle Forze armate, si avvale del Comando operativo di vertice interforze - che d'ora in poi chiamerò, per brevità, COI - per la pianificazione, la predisposizione e la condotta delle operazioni.
Il COI, che ho l'onore di reggere in sede vacante, in attesa della nomina del titolare previsto nel grado di generale di corpo d'armata o equivalente, costituisce, quindi, lo strumento essenziale mediante il quale il capo di stato maggiore della Difesa esercita il suo ruolo di comandante operativo delle forze. In particolare, il COI fornisce al capo di stato maggiore gli elementi di informazione e valutazione in merito allo stato delle capacità operative dello strumento circa l'approntamento, l'efficienza, la disponibilità delle forze, anche in relazione agli obblighi assunti in campo internazionale, avvalendosi dei corrispondenti Stati maggiori (centri, comandi operativi di forza armata, Comando generale dell'Arma dei carabinieri) per i necessari elementi conoscitivi.


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Lo sviluppo delle attività di pianificazione e direzione di un'operazione militare costituisce esercizio complesso e sofisticato, che vede coinvolti numerosi attori del comparto Difesa a livello politico-militare, strategico-militare e operativo. Traducendo in termini più squisitamente militari - per questo non me ne si voglia - specifico che, in presenza di una volontà politica di avvio di un'operazione, si viene a innescare un processo estremamente complesso, iterativo e interattivo, il cui svolgimento fa perno in primis sullo stato maggiore della Difesa e sul COI, ma che vede coinvolti numerosi altri attori, sia del comparto difesa, a livello politico-militare, strategico-militare e operativo, sia esterni all'area della Difesa.
Le attività si estrinsecano attraverso un processo parallelo tra lo stato maggiore della Difesa e il COI, con il contributo del comando operativo delle forze speciali, qualora ne sia prevedibile l'impiego, che prende avvio con l'elaborazione di un apprezzamento strategico congiunto, posto all'attenzione del capo di stato maggiore della Difesa e, conseguentemente, dell'autorità politica, contenente elementi di politica delle operazioni e tecnico-operativi, questi ultimi formalizzati in un cosiddetto apprezzamento operativo predisposto proprio dal COI e comprendente, fra l'altro, le possibili opzioni in termini di linee di azioni militari. Entrambi i documenti concorrono a formare il quadro di riferimento per l'esplicitazione della volontà e delle possibilità circa l'impegno dello strumento militare.
Inoltre, con la direttiva di pianificazione strategica, il capo di stato maggiore della Difesa - quale responsabile della pianificazione, predisposizione e impiego delle Forze armate nel loro complesso - traduce il mandato politico militare in missione militare vera e propria e dà l'avvio alla discendente attività di pianificazione.
Il successivo cosiddetto «Concetto di operazioni» - detto anche CONOPS, in termini NATO - del comandante in capo dell'operazione, che nella fattispecie è il capo dello stato maggiore della Difesa, è un documento predisposto dal COI e definisce, in prima istanza, tra l'altro, il cosiddetto end state, ovvero le condizioni finali, stabili e definitive, che si intendono conseguire, la missione, ovvero il mandato assegnato, la composizione delle forze in termini quantitativi e di specificità funzionale, la struttura di comando e controllo, ovvero le relazioni gerarchico-funzionali, e le attribuzioni per livello delle specifiche competenze. Tali elementi essenziali saranno successivamente ampliati e approfonditi nel piano di operazione (cosiddetto OPLAN) predisposto anch'esso dal COI, che - oltre a includere altri elementi essenziali per la successiva fase di condotta, quali le regole di ingaggio - esplicita e amplia quanto contenuto in forma essenziale nel CONOPS, traducendolo in obiettivi e compiti per il comandante della forza rischierato in teatro.
Le regole di ingaggio sono tese a disciplinare l'uso della forza necessaria e proporzionata per il conseguimento degli obiettivi, nel rispetto del diritto internazionale e delle leggi sui conflitti armati, nonché delle leggi e dei regolamenti nazionali in vigore. Essi, pur rappresentando direttive diramate dalle autorità militari, presentano un'oggettiva sensibilità e rilevanza da un punto di vista politico e non possono, quindi, prescindere da un giudizio di corrispondenza fra la volontà politica e la sua attuazione, fino all'ultimo anello della catena di comando.
A tal riguardo, il COI, in coordinamento con le Forze armate per gli specifici aspetti di competenza, predispone l'elenco delle regole di ingaggio ritenute necessarie per l'assolvimento della missione, presentato, per il tramite del capo di stato maggiore della Difesa, al Ministro della difesa per la finale approvazione.
Si tratta, dunque, di un'attività complessa, strutturalmente articolata e sincronizzata fino ai più bassi livelli funzionali; un esercizio di pianificazione che ha come riferimento un'attenta e puntuale analisi di situazione e che, proprio per questo, non può esaurirsi alla sola fase di impostazione dell'operazione, ma deve necessariamente continuare nella fase di condotta, mantenendosi flessibilmente e sollecitamente aperto ad


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aggiustamenti e rivisitazioni in relazione a un potenziale mutato quadro di situazione, fino a comportare il riavvio dell'intero processo e la conseguente revisione della documentazione operativa prodotta.
Da qui, l'importanza che anche il livello politico, cui compete l'espressione della volontà nazionale, si ponga in misura di provvedere tempestivamente alla riformulazione degli indirizzi di riferimento. Il fatto che la quasi totalità delle operazioni dello strumento militare nazionale avvengano nell'ambito di dispositivi di coalizione multinazionale, pur restando sostanzialmente immutato il filo conduttore delle attività che sottendono all'avvio di un'operazione, rende ineludibile l'esigenza che i processi nazionali siano perfettamente integrati con quelli che parimenti avvengono in sede internazionale. Questo anche al fine di assicurare una costante verifica, a tutti i livelli, del rispetto della summenzionata volontà politica nazionale, in termini di missione e di modalità di impiego del nostro contingente.
Il soddisfacimento delle suddette esigenze trova attuazione in un'attività di staff e decisionale parallela a quella svolta dai nostri rappresentanti nei rispettivi ambiti, a livello di coalizione, di alleanza o comunque multinazionali.
Prendendo a riferimento le operazioni NATO, il livello politico-strategico nazionale svolge tale ruolo essenziale all'interno - come è noto - del Consiglio atlantico, ambito ove vengono discussi e approvati tutti i documenti cardine di un'operazione, a partire dalla cosiddetta direttiva iniziale di pianificazione, per poi proseguire con il concetto d'operazione e il discendente ordine d'operazione, secondo un processo del tutto analogo a quello prima descritto e riferito al contesto prima solo nazionale.
È importante rilevare che, in ambiente multinazionale, ancorché regolato da preesistenti accordi politico-militari, strutture, competenze e criteri concordati e condivisi, qual è il caso della NATO, lo sviluppo delle attività di deliberazione, pianificazione e di condotta di un'operazione impone un processo di ancora maggiore iterazione e interazione, in virtù della molteplicità degli Stati e degli attori statuali coinvolti.
Vale qui la pena di accennare, a titolo esemplificativo, a qualche aspetto di specifica caratterizzazione. Uno è, per esempio, quello relativo alla realizzazione del dispositivo di forze che verranno poi impiegate, che, una volta avvenuta l'enunciazione da parte del comandante NATO della quantità e specialità delle forze ritenute necessarie per sostenere la missione assegnata, comporta la cosiddetta conferenza di generazione, ove i Paesi membri formulano offerte di assetti militari secondo le volontà, le possibilità e le capacità nazionali, in risposta alle esigenze pronunciate.
Un altro aspetto è quello attinente alla definizione delle regole di ingaggio, argomento che è - e lo sottolineo - di particolare sensibilità e che, pur richiamandosi a un catalogo precostituito e standardizzato in ambiente NATO, comporta una cospicua serie di precisazioni, aggiunte e varianti da parte dei singoli contributori, a salvaguardia dei princìpi costituzionali propri, delle norme di legge o anche dei soli motivi di opportunità di ordine politico.
Un ulteriore aspetto degno di menzione è quello riguardante la cessione del comando sugli assetti militari da parte dell'autorità nazionale a quella NATO designata. Essa avviene con atto formale, il cosiddetto trasferimento d'autorità, che, nell'indicare composizione, ruoli e capacità delle forze offerte, ne pone eventuali vincoli e limiti d'impiego, i cosiddetti caveat nazionali, lasciando comunque impregiudicata la possibilità di disporne unilateralmente il ritiro con altro atto formale.
Si tratta, dunque, di un processo di pianificazione e di attuazione del tutto analogo, sia in termini di contenuti, sia sotto il profilo procedurale, a quello che avrebbe luogo - come detto in precedenza - in circostanze di esclusivo interesse nazionale, ma che qui, proprio perché condotto nell'ambito più ampio di coalizione, impone i necessari meccanismi a salvaguardia della sovranità nazionale nel libero esercizio della propria volontà.
Per questo, a suggello e a integrazione di quanto congiuntamente sviluppato nell'ambito


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multinazionale, il COI provvede all'emanazione della cosiddetta direttiva operativa nazionale, documento collaterale e pertinente allo stretto ambito nazionale, volto a compendiare gli ordini, le predisposizioni e i coordinamenti necessari per un'efficiente ed efficace realizzazione della partecipazione del contingente nazionale all'operazione di coalizione, in attinenza alla pianificazione congiunta e secondo i criteri imposti. Vengono, inoltre, qui delineati organizzazione, compiti e responsabilità di quelle particolari attività a carattere e a onere esclusivamente nazionali, quali quelle relative al trasporto da e per il teatro di operazioni del personale, dei mezzi e dei materiali, nonché al sostegno logistico e amministrativo del contingente.
Infine, ma non meno rilevante, è indicata la dipendenza gerarchica funzionale e disciplinare delle unità e dei relativi comandanti, definendone compiti e attribuzioni sotto il profilo nazionale, e individuando, inoltre, la specifica figura del rappresentante nazionale in teatro, deputato alla costante verifica sul campo della coerenza dell'impiego degli assetti nazionali transitati sotto comando multinazionale con i limiti stabiliti dall'autorità politica nazionale, con l'ampiezza di delega concessa e con i riferimenti giuridici pertinenti.
La figura del rappresentante nazionale gioca, in tal senso, un ruolo essenziale nella fase di condotta delle operazioni, ove esercita il diritto di veto nei confronti di eventuali decisioni difformi, raccordandosi continuamente con l'autorità nazionale per il tramite del comandante del COI.
In conclusione, oso dire che risulta di evidenza rilevante il ruolo di primaria importanza esercitato dal COI in diretto supporto al capo di stato maggiore della Difesa nell'attuale e particolare contesto geopolitico, che vede le Forze armate italiane impegnate in variegate missioni per la pace e strumento nodale per le attività di cui il nostro Paese vuol farsi carico nella sua vocazione di coinvolgimento e di attiva partecipazione ai processi di stabilizzazione e di sicurezza dello scenario internazionale.
Presidente, vicepresidente, onorevoli commissari, nel ringraziarvi per l'attenzione riservatami sinora, sperando di non aver troppo abusato della vostra pazienza, vorrei concludere il mio intervento esprimendo alcune considerazioni sulle proposte di legge oggetto di discussione.
I tre articolati, molto simili nel contenuto, affrontano problemi direi cruciali per il fluido e coerente svolgersi di una missione in teatro: focalizzano la loro attenzione sulla necessità di pervenire alla definizione di una stabile normativa di riferimento che disciplini organicamente i molteplici e peculiari profili che caratterizzano, nei vari contesti, l'impiego delle Forze armate in operazioni internazionali fuori area; pongono chiarezza e snellezza circa i provvedimenti di natura amministrativa; indicano i modi e i tempi per la definizione di aspetti generali finanziari.
È innegabile il forte impatto della questione finanziaria sull'assolvimento di missioni che, giocoforza, hanno un rilevante peso economico. Non v'è dubbio, d'altronde, che il Paese pone a disposizione dello strumento militare impegnato nelle missioni internazionali ciò che può, o che comunque ritiene sostenibile, contemperando entità degli sforzi e livelli di ambizione. È un paradigma ineludibile, ma che non sta a me commentare e che, peraltro, esula dallo spirito che, evidentemente, la proposta di legge quadro si prefigge.
L'attuale sistema di finanziamento per le missioni internazionali presenta forti criticità, che si ripercuotono inevitabilmente sull'indilazionabile necessità di garantire continuità, efficienza, operatività e, soprattutto, tempestività, aspetto peraltro già sollevato ed efficacemente delineato nell'intervento, in questa stessa sede, del dottor Mazzotta del dipartimento della ragioneria generale dello Stato.
Allo stato attuale, dal momento dell'approvazione legislativa dei fondi stanziati per l'anno di riferimento, che coincide con l'entrata in vigore del decreto-legge autorizzativo della missione, fino alla concreta disponibilità delle risorse assegnate, intercorre un lasso di tempo medio di ben 180 giorni. Questo perché l'iter procedimentale che rende tecnicamente esecutivo il finanziamento


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e l'accreditamento dei fondi prevede il passaggio attraverso le amministrazioni interessate, in particolare il Ministero dell'economia e delle finanze.
In pratica, per far fronte alle spese di avvio della missione, alle indennità e alle assicurazioni per il personale, la Difesa ricorre sistematicamente ad anticipazioni di cassa, che fa valere sulle contabilità speciali, ripianando questi fondi successivamente al rendiconto in fase di assestamento.
Questo espediente, pur permettendo al Ministro della difesa di sanare tale gap, evidenzia una continua disarmonia tra la pianificazione e le spese effettivamente sostenute a consuntivo, rendendo impossibile per le nostre Forze armate di disporre con immediatezza delle risorse finanziarie necessarie per il corretto funzionamento dei reparti dislocati in teatro operativo in tema di servizi, infrastrutture, trasporti e quant'altro.
Pertanto, onde evitare di incappare nelle problematiche testé evidenziate, sarebbe auspicabile individuare qualche modalità tecnico-contabile per assicurare una più tempestiva disponibilità dei fondi assegnati fin dall'inizio dell'esercizio finanziario, con conseguente possibilità, da parte del Ministero della difesa, di autorizzarne il pronto impiego dopo l'approvazione formale ricevuta dal Consiglio dei ministri, in fase con le attività di predisposizione e sostegno dei contingenti impegnati in teatro.
Una tale evenienza, inoltre, eviterebbe alle Forze armate di dover intaccare il proprio bilancio ordinario, già endemicamente penalizzato, consentendo l'auspicato, corretto, coerente raccordo tra la programmazione e l'attuazione delle attività proprie dell'esercizio ordinario di ogni singola Forza armata.
Nel ringraziare tutti voi per la sollecita e premurosa attenzione dimostratami, rimango a disposizione per ogni domanda o richiesta di chiarimento che mi vorrà essere posta.

PRESIDENTE. La ringrazio, signor generale.
Do ora la parola agli onorevoli deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

AUGUSTO DI STANISLAO. Vorrei chiedere al generale se ritiene che attualmente, nelle missioni internazionali, abbiamo ancora completa autonomia rispetto alla missione che ci siamo dati nel momento in cui siamo andati ad attivare i processi di stabilizzazione e di aiuto alle popolazioni interessate. Mi interessa questo punto, condividendo alcuni aspetti che riguardano le regole di ingaggio, anche se questa è altra tematica.
È un interrogativo che mi sono posto e le chiedo di darmi, se possibile, una risposta, condividendo gli ultimi aspetti di cui lei parlava per quanto riguarda la continuità dei finanziamenti per le missioni.

TOMMASO FERRO, Comandante del Comando operativo di vertice interforze (COI). Mi permetto di risponderle senz'altro di sì. Infatti, la pianificazione e l'impiego delle nostre Forze armate ai più bassi livelli risponde a criteri che vengono enunciati a livello politico. Noi rispondiamo, dunque, nella pianificazione militare, a una precisa, ben descritta e inequivocabile volontà politica.
Scendendo un po' più nel dettaglio, la nostra attività sul terreno, gli ordini discendenti e l'impiego specifico dei nostri uomini e donne in attività operativa risponde a quanto ho prima delineato, anche se in modo molto tecnico, e agli ordini che vengono impartiti. Attraverso la verifica puntuale e senza soluzione di continuità, abbiamo l'assoluta certezza e convinzione che gli ordini che arrivano dal contesto NATO, interalleato ai nostri uomini, sono legittimi e rispondono agli intendimenti a monte dell'operazione stessa.

AUGUSTO DI STANISLAO. Sono del tutto soddisfatto di questa parte di risposta. Vorrei fare però una domanda, che non è una provocazione, ma che attiene ad alcuni concetti che sostengo all'interno della mia parte politica. Volevo chiederle se la presenza e l'invasione di campo continua del generale McCrystal crei problemi che vanno a «snaturare» la nostra missione.


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Io sono convinto di altro, però il fatto che il generale McCrystal abbia provocato situazioni pruriginose all'interno dei nostri comandi, facendo percepire anche alle popolazioni, soprattutto agli insorgenti, che noi siamo diversi da quelli che fanno addestramento, stabilizzazione e ricostruzione, forse solleva alcuni dubbi. Ciò, infatti, fa sì che la popolazione non ci rispetti adeguatamente per quello che facciamo e per come ci impegniamo, che invece ritengo sia il vero senso della nostra missione.

TOMMASO FERRO, Comandante del Comando operativo di vertice interforze. Mi sento di confermare che il generale McCrystal, da comandante dell'operazione, che risponde a una linea gerarchica NATO, agisce e si comporta in ragione del mandato che ha ricevuto. È sacrosanto, dal punto di vista militare - e lui è militare - che si attenga, in modo precipuo, alla definizione della missione e al concetto operativo di sviluppo dell'operazione.
Da comandante, quindi, da responsabile sul terreno - operativamente parlando - ha, poi, la facoltà di esprimere un giudizio, una visione, circa un modo più efficace e operativo di perseguire la stessa missione, o indubbiamente, anzi, doverosamente, di esprimere punti di vista e valutazioni, attraverso analisi dettagliate del suo stesso staff, che sottopone alla volontà internazionale, data dalla sommatoria di tante volontà nazionali, prima di potersi considerare legittimato a cambiare le regole del gioco.
Aggiungo che il generale McCrystal ha, nelle sue valutazioni, una visione leggermente diversa da quella del suo predecessore, dovuta, come già detto, al fatto che la capacità effettiva di pervenire all'end state va probabilmente rivista. È essenziale, a questo punto, riattivare la pianificazione, anche a livello concettuale, sul quale, in questa fase, il generale è propositivo.
Mi permetto di aggiungere, da un punto di vista squisitamente personale, che nella sua visione - secondo quanto lei riferisce, questa sta creando un po' di turbolenza, ma, onestamente, non mi risulta - il generale, come è noto, chiede ulteriori presenza e forze, per un motivo concettuale piuttosto rilevante dal punto di vista della visione operativa (l'intento, fra gli altri, è quello di essere molto più vicini alla popolazione afgana).
Infatti, poiché tra gli obiettivi della missione vi è quello del sostegno alle istituzioni e all'operazione, tale sostegno - per motivi di incertezza sulla sicurezza dell'ambiente - non può essere esplicato completamente. Dunque, molto banalmente, McCrystal sta invertendo la polarità dell'intervento: invece di guardare all'attività operativa per eliminare la fonte dell'insicurezza, tende a circondare la popolazione in modo che sia impermeabile ai motivi di insicurezza, il che mi sembra un approccio, dal punto di vista operativo, capace di perseguire gli obiettivi in una missione che non è cambiata. Probabilmente è una strategia più efficace, ma che chiaramente comporta una maggiore presenza sul terreno. Non so se sono riuscito a spiegarmi con chiarezza.

PRESIDENTE. È chiaro, signor generale. Ringrazio sia lei, sia l'onorevole Di Stanislao, ma il dibattito sulla situazione operativa in Afghanistan - che è interessante e che cercheremo di sviluppare magari in un'altra seduta, attenendoci al merito - esula dall'oggetto dell'audizione.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 13,45.

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