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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissioni Riunite
(III e VII)
5.
Mercoledì 29 febbraio 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Narducci Franco, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA PROMOZIONE DELLA CULTURA E DELLA LINGUA ITALIANA ALL'ESTERO

Audizione di rappresentanti della Società Dante Alighieri:

Narducci Franco, Presidente ... 3 4 7 10 16
Barbi Mario (PD) ... 9
Bottai Bruno, Presidente della Società Dante Alighieri ... 4 12
Colombo Furio (PD) ... 7
Frattini Franco (PdL) ... 7
Masi Alessandro, Segretario generale della Società Dante Alighieri ... 4 13
Mazzarella Eugenio (PD) ... 10
Parisi Arturo Mario Luigi (PD) ... 8
Scalera Giuseppe (PdL) ... 10
Tempestini Francesco (PD) ... 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA.

COMMISSIONI RIUNITE
III (AFFARI ESTERI E COMUNITARI) E VII (CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE)

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 29 febbraio 2012


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DELLA III COMMISSIONE FRANCO NARDUCCI

La seduta comincia alle 11,25.
(Le Commissioni approvano il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti della Società Dante Alighieri.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla promozione della cultura e della lingua italiana all'estero, l'audizione di rappresentanti della Società Dante Alighieri.
Vorrei esprimere alcune considerazioni sull'indagine conoscitiva che stiamo svolgendo e che era iniziata con l'audizione dell'allora Ministro Frattini.
Nel concordare con l'ulteriore proposta di proroga del termine di svolgimento dell'indagine conoscitiva, ritengo opportuno intensificare il ritmo delle audizioni mancanti e predisporre rapidamente il documento conclusivo. È, infatti, sempre più urgente mettere mano alla riforma degli Istituti di cultura e delle scuole italiane, anche al fine di qualificare la spesa in relazione ai processi in corso di spending review.
A questo punto, dopo l'audizione odierna di rappresentanti della società Dante Alighieri e la ricalendarizzazione dell'audizione del presidente della IV Commissione tematica del CGIE, impossibilitato per ragioni di salute a venire a Roma, propongo che le successive audizioni riguardino i direttori di Istituti di cultura dei principali Paesi europei a Roma (Spagna, Francia, Germania e Regno Unito), che sono anche un punto di riferimento in termini di politica culturale e di promozione delle rispettive lingue, al fine di acquisire l'imprescindibile prospettiva comparata; alcuni presidi o insegnanti delle scuole italiane all'estero, avendo ormai sufficientemente audito direttori ed ex direttori di Istituti di cultura; i rappresentanti dell'Associazione italiana editori (AIE), che lo hanno espressamente richiesto; un panel di intellettuali e giornalisti particolarmente esperti nella promozione della cultura italiana all'estero.
Si potrebbe concludere l'indagine con un'ultima audizione, quella del nuovo Ministro degli affari esteri, Giulio Terzi di Sant'Agata, in modo speculare rispetto all'apertura svolta dall'ex Ministro Franco Frattini.
Quanto a un'eventuale missione all'estero da inserire nel quadro dell'indagine, credo debba essere privilegiata una scelta europea, anche per contenerne i costi, tenendo conto della presenza delle comunità italiane. In tale ottica ci si potrebbe recare a Bruxelles in Belgio e a Colonia in Germania, in modo da soffermarsi non solo sugli Istituti di cultura, ma anche, in modo particolare, sulle scuole italiane e sui corsi di lingua e di cultura italiana.
Queste che ho appena svolto sono alcune note per integrare e per dare un po'


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di respiro alla delibera che abbiamo appena adottato della proroga al 30 giugno.
Non possiamo tenere l'audizione di Padre Tassello, perché ha avuto un problema di salute ed è ricoverato, ma la recupereremo.
Saluto e ringrazio l'ambasciatore Bruno Bottai e il dottor Alessandro Masi, rispettivamente presidente e segretario generale della Società Dante Alighieri. Li invito a svolgere il loro intervento, scusandomi per il rinvio della loro audizione a causa delle modifiche del calendario dei lavori parlamentari della scorsa settimana.
Do la parola all'ambasciatore Bottai.

BRUNO BOTTAI, Presidente della Società Dante Alighieri. Vi ringrazio molto per avermi ricevuto questa mattina insieme al segretario generale della Società Dante Alighieri, che è la colonna del nostro lavoro.
La Società Dante Alighieri continua a lavorare molto, secondo il mio giudizio, in tutto il mondo e con tranquillità. Purtroppo, sono diminuiti drasticamente gli apporti statali, ma la società è vitale, perché per fortuna, come voi, onorevoli, sapete benissimo, a molta gente al di fuori dell'Italia interessa molto l'Italia.
In che senso c'è questo interesse? Certamente l'italiano non è l'inglese. L'inglese è la lingua universale e bisognerebbe che tutti gli italiani la imparassero bene. Non è nemmeno il francese, il russo o il tedesco, però è una grande lingua di cultura, anzi una grandissima lingua di cultura. Peraltro, è in buona parte la lingua della Chiesa romana e anche ciò va messo in conto.
La nostra attività continua in modo molto intenso. Ci sono sempre nuove iniziative, nuovi orizzonti e senz'altro il dottor Masi saprà descrivere meglio di me la nostra attività. Lo invito, pertanto, a prendere la parola. Eventualmente concluderò l'intervento.

PRESIDENTE. Grazie, ambasciatore Bottai. Do la parola al dottor Masi.

ALESSANDRO MASI, Segretario generale della Società Dante Alighieri. Grazie, onorevole Narducci. Ringrazio tutti gli onorevoli per questa audizione. Cercherò di sintetizzare soprattutto nella parte più interessante il lavoro che sta sviluppando la Società Dante Alighieri, che è presente in tutto il mondo con 409 sedi e ha un bacino di utenti che si aggira intorno ai 200.000 studenti.
L'aspetto più importante di tutta questa attività, che viene sempre più accresciuta dal desiderio degli stranieri di partecipare alla cultura italiana - sempre più numerosi sono gli stranieri che stanno costituendo Comitati della Dante Alighieri - si è concentrato in questi anni sulle attività di certificazione linguistica.
Il Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri (PLIDA) fornisce certificazioni secondo i parametri e i sei livelli del Consiglio d'Europa. Oggi è una realtà consolidata, poiché all'interno dei 400 Comitati operanti sono stati selezionati più di 200 centri certificatori che hanno le caratteristiche scientifiche per somministrare il certificato.
Questo lavoro è svolto soprattutto da esperti esterni chiamati a far parte del Consiglio scientifico, diretto dal professor Luca Serianni, ma ci sono anche professori e glottodidatti importanti dell'Università di Bari, de «La Sapienza» di Roma, delle Università di Cagliari e di Milano e della Normale di Pisa. Vi è compreso anche Harro Stammerjohann, uno dei maggiori esperti di lingua tedesca, che garantisce la qualità linguistica in centro Europa.
Le attività del PLIDA sono cresciute enormemente. Si pensi soltanto che nel 2005 avevamo 2.798 candidati alla certificazione e che nel 2011 siamo passati a 8.897. Sono dati che a livello internazionale forse non hanno peso, ma che a livello italiano, calcolando che, insieme alla Dante Alighieri, la certificazione è rilasciata anche dall'Università per stranieri di Siena, dall'Università per stranieri di Perugia e dall'Università Roma Tre, sono in competizione sicuramente con quelli delle università.
Sempre con le università, quest'anno abbiamo costituito un'associazione temporanea di scopo per attuare il decreto


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ministeriale cosiddetto «decreto-Maroni» del giugno 2010, il quale pone la conoscenza del livello A2 di italiano per gli stranieri che chiedono il lungo soggiorno. È stato un lavoro lungo e scientifico, anche perché si è dovuti partire da un sillabo per arrivare ai criteri scientifici. Adesso lo stiamo ultimando con alcuni prodotti che potranno essere utilizzati dalla stessa RAI per poi trasmetterli nei centri territoriali dove gli immigrati usufruiscono di servizi scolastici.
Un altro dato importante, che il Ministro Frattini a suo tempo ha sempre molto caldeggiato, ragion per cui mi fa piacere comunicare la notizia, è che siamo arrivati a costituire il Consorzio linguistico italiano, pur con una lungaggine di tempo e una grande difficoltà, che l'onorevole Frattini, in quanto ministro, ha conosciuto da vicino.
Alcuni mesi fa, dopo una lunga riunione con le università, si è arrivati a costituire il Consorzio CLIQ (Certificazione Lingua Italiana di Qualità), per il quale il Ministero degli affari esteri sta predisponendo una convenzione. Lo Stato italiano si potrà dotare di una certificazione unica, che potrà essere riconosciuta e sarà valida a tutti gli effetti. Il Consorzio stabilirà anche l'entrata delle nuove università che ne faranno richiesta per fornire un'offerta linguistica certificata.
Non ci stiamo impegnando solo su questo piano, ma anche su una qualificazione della rete. Abbiamo svolto una lunga analisi dei dati della rete Dante Alighieri e adesso, per tutti gli studenti che partecipano ai corsi, porremo l'obiettivo di arrivare all'attestato unico, ossia a una sorta di sottocertificato che predisponga lo studente a raggiungere la certificazione vera e propria, ma che stabilisca i sei livelli parametrati dal Consiglio d'Europa secondo un criterio scientifico valido dal Giappone all'Argentina.
È un programma ambizioso, che permetterà ai nostri consolati e alle nostre ambasciate di stabilire il livello di conoscenza della lingua italiana precertificata e successivamente certificata. Vorrei porre l'attenzione su questo sforzo che la Dante Alighieri sta attuando sia con esperti esterni, sia sotto l'egida dell'Università «La Sapienza» di Roma. Il programma è garantito scientificamente dall'università romana.
Anche in vista dei tagli che sono stati effettuati e delle riduzioni necessarie dal punto di vista del bilancio generale, abbiamo iniziato ad avviare alcuni progetti che hanno ottimizzato il lavoro. Su tutti vorrei mettere in rilievo i piani editoriali, che è stato possibile attuare grazie a un accordo stipulato, dopo una gara tra le quattro maggiori case editrici esperte in L2, con la casa editrice Alma, che produce ora per noi la linea editoriale di tutti i livelli.
In particolare, oltre ai livelli che conosciamo, c'è una particolare attenzione anche ai giovani. Su questo aspetto la Dante Alighieri ha avviato da anni un progetto che si chiama PLIDA juniores, che consente a ragazzi di origine italiana dai 14 ai 18 anni di accedere a una conoscenza certificata della loro lingua. Il progetto è partito anni fa in Svizzera e ha coinvolto 16 cantoni. Oggi, in realtà, il PLIDA juniores sta cercando di coinvolgere i ragazzi di tutto il mondo che, essendo figli o pronipoti di italiani, vogliono accostarsi alla lingua italiana.
Vi è stato poi un impegno con il Ministero degli affari esteri che ci ha visti in stretta collaborazione prima con il Ministro Frattini e attualmente con il Ministro Terzi di Sant'Agata. È importante sottolineare come si sia arrivati a un documento di convenzione tra il Ministero degli affari esteri e la Dante Alighieri, siglato a giugno dall'ambasciatore Maurizio Melani, direttore generale per la promozione del sistema Paese, e dall'ambasciatore Bottai. La convenzione prevede che, laddove non vi sia la presenza di un centro del Ministero degli affari esteri, di un consolato, di un istituto italiano di cultura, di un'ambasciata o di un lettorato, la Dante Alighieri possa supplire a questa assenza, oltre a essere presente in tutti gli altri luoghi in cui già opera.
Già con il Ministro Frattini, in occasione della chiusura di due Istituti di cultura a Grenoble e Innsbruck, ci siamo dichiarati disponibili e pronti a prendere comunque il posto dell'Istituto italiano di


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cultura, non facendo perdere l'ottima qualità del lavoro svolto dall'istituto stesso e cercando di creare una continuità.
Vi sono rapporti stretti anche con il Quirinale, con il quale abbiamo organizzato l'incontro di febbraio sul tema «La lingua italiana fattore portante dell'identità nazionale». Tale lavoro si è svolto nell'ambito delle celebrazioni del 150o anniversario, alle quali tutta la rete Dante Alighieri ha partecipato. Non vi è stata società italiana all'estero che non abbia aderito a questo importante evento. La questione molto significativa è stata che alle celebrazioni del 150o non hanno partecipato soltanto i nostri Comitati con presidenza italiana: i festeggiamenti sono stati programmati anche da presidenti stranieri.
Vi è stata poi un'intesa con l'OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni). Stiamo sviluppando ancora il lavoro avviato anni fa con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che prevedeva la formazione in loco di lavoratori stranieri provenienti in quota in Italia. Ciò è già accaduto per i seguenti Paesi: Tunisia, Sri Lanka, Egitto, Marocco e Moldavia. È un lavoro che ora stiamo riprendendo. Il principio su cui si opera è non solo la conoscenza certificata della lingua italiana per chi proviene dal nostro Paese, ma anche e soprattutto la condivisione della Carta costituzionale italiana. Per molti di questi stranieri è importante che conoscano, oltre alla lingua, anche i princìpi fondamentali della nostra Carta costituzionale.
Per questo lavoro abbiamo anche fornito un forte sostegno all'Istituto nazionale per il commercio con l'estero. Si è concluso da poco, in applicazione della legge n. 84 del 2001 sulla stabilizzazione dei Balcani, un lavoro di formazione per un aggiornamento in lingua italiana del personale pubblico e dello stesso personale ICE in sette Paesi.
Tornando ai rapporti con il Ministero degli affari esteri, vi è poi un'attività di supporto agli Istituti italiani di cultura. Molto spesso le loro attività si intrecciano con le nostre e, come nel caso della Settimana della lingua italiana che si è svolta a Mosca, insieme all'Istituto italiano di cultura e all'ambasciatore Zanardi Landi è stato possibile organizzare una lectura Dantis al Museo Puskin, con alcuni tra i maggiori poeti italiani, i quali hanno letto Dante dopo aver visto il nostro filmato.
Noi abbiamo prodotto, infatti, tutta la Divina Commedia in DVD, una Divina Commedia che parla dell'Italia di oggi, l'Italia delle qualità, dell'artigianato, della bellezza del paesaggio e dell'industria.
Ci sono stati poi alcuni incontri d'area importanti. Su tutti segnalo i due che abbiamo avuto a Boston con i Comitati della Dante Alighieri. A Boston la Dante Alighieri ha una sede di proprietà, un lascito di un mecenate americano. Da Boston abbiamo ricostruito una rete che oggi vede la nostra presenza negli Stati Uniti con 14 Comitati, oltre a tutte le attività svolte con i diversi Comitati per il 150o anniversario dell'Unità d'Italia.
Aggiungo un'ultima annotazione. È stata svolta una missione a Cuba, dove segnalo la presenza molto importante della Dante Alighieri. Quest'anno abbiamo dovuto mandare indietro 300 studenti su 1.000. A Cuba noi abbiamo una sede, l'Historiador della Città dell'Avana, che Eusebio Leal ha offerto gratuitamente alla Dante Alighieri, per l'amicizia e soprattutto per l'interesse che i giovani studenti cubani esprimono per il loro amore per l'Italia e per la nostra lingua.
Ciò è stato sostenuto molto bene dall'ambasciatore Baccin, che svolge un'attività meritoria a Cuba, essendo presidente onorario della Dante Alighieri. Abbiamo avuto alcuni incontri, stabilendo anche rapporti con le università cubane, nella prospettiva di poter collegare le università italiane con quelle cubane. Peraltro, è in programma anche un progetto di corsi per il restauro, che rappresenta uno degli elementi più interessanti.
In ultimo, abbiamo svolto un'analisi sul profilo e sulle caratteristiche dello studente che si accosta alla lingua italiana. Abbiamo chiesto tramite un questionario per quale motivo gli studenti richiedono la certificazione della lingua italiana e abbiamo visto che essi ribadiscono tutti i motivi di interesse per il nostro Paese, un


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Paese di cultura, come ricordava l'ambasciatore, con uno stile di vivere che comunque rappresenta una tendenza per tutti. C'è un interesse per l'architettura, per il design, per la moda: sono tutti elementi costitutivi di un'azione che la Dante Alighieri, nel limite del bilancio e delle possibilità, cerca di svolgere.

PRESIDENTE. La ringrazio molto, dottor Masi, per queste comunicazioni sul valore della promozione della lingua italiana e sul ruolo che la Dante Alighieri svolge in tutte le parti del mondo da oltre un secolo.
Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

FRANCO FRATTINI. Grazie molte, presidente. Sia l'ambasciatore Bottai, sia il dottor Masi hanno illustrato non solo i meriti della Dante Alighieri, che tutti conosciamo, ma anche risultati molto concreti e importanti.
Come è stato ricordato dal segretario generale, io sono particolarmente grato che oggi si sia potuta comunicare la conclusione dell'accordo con le università per il Consorzio linguistico italiano. Oggettivamente, allora si trattava di un obiettivo e oggi di un risultato molto importante.
Sottolineo soltanto due aspetti. Quanto al primo, credo che occorra una ancor maggiore conoscenza e informazione sull'attività della Dante Alighieri, sui suoi meriti e anche sulle acquisizioni concrete, perché, nel momento in cui le risorse sono scarse, è ancora più importante far conoscere che tali risorse sono assai ben spese e che ce ne vorrebbero di più, perché i risultati ci sono. Non si tratta di risorse utilizzate per inutili convegni, ma per promuovere un'azione di politica estera fondamentale, ossia per promuovere la cultura e la lingua italiana nel mondo, uno tra i più qualificanti obiettivi della politica estera, se posso permettermi di osservarlo.
Il primo punto è, quindi, di cercare di rendere ancora più conosciuta e conoscibile l'attività, individuando magari in modo ancora più esaustivo i risultati ottenuti, che la rete nel mondo degli addetti ai lavori conosce benissimo, ma l'opinione pubblica un po' meno. Poiché è l'opinione pubblica a spingere le Autorità che decidono e a creare consenso intorno a un'istituzione, se tale istituzione è ancor meglio conosciuta, tanto meglio sarà anche per il suo sviluppo.
Il secondo e ultimo aspetto che voglio sottolineare riguarda gli esempi di intervento immediato della Dante Alighieri, citati dal segretario generale. Quando il Ministero degli affari esteri ha dovuto ristrutturare parte della rete degli Istituti di cultura, ha tenuto conto di un modello che ci mostra come l'interazione e l'integrazione tra la rete degli Istituti e quella della Dante Alighieri possano essere ancora più indicate come un punto di eccellenza.
Voi sapete che spesso coloro che non si intendono tanto di questi temi tendono a banalizzarli e parlano di duplicazione, essendoci l'Istituto di cultura ed anche la Dante Alighieri. Sottolineiamo meglio il principio dell'integrazione e dell'ottimizzazione tra rete degli Istituti e rete della Dante Alighieri. In primo luogo, tale principio potrà permettere che si distribuiscano meglio i compiti tra gli uni e gli altri e, in secondo luogo, mostrare che ci sono esempi virtuosi in cui il sistema della cultura italiana fa sistema, non realizzando duplicazioni e sovrapposizioni in questa o in quella sede, ma divisioni dei compiti per realizzare meglio il fine istituzionale.
In fondo, dunque, queste due reti non sono sovrapposte, ma complementari. La complementarità tra la rete degli Istituti e quella della Dante Alighieri è un valore aggiunto per l'Italia che non dobbiamo assolutamente dimenticare.

FURIO COLOMBO. Grazie per le considerazioni che avete svolto e per le informazioni che ci avete fornito.
Vorrei svolgere un'osservazione generale che non riguarda soltanto voi, ma anche le audizioni in Commissione. Il fatto che la Dante Alighieri svolga un lavoro straordinariamente buono è un luogo comune. Grazie per avercelo confermato e ripetuto, però si tratta di un fatto noto.


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Noi possiamo esservi utili per sapere, per capire e per discutere dove ci sono problemi. Ci devono essere problemi in tutta questa gloria, perché la lingua italiana non sta attraversando il mondo come una stella filante, poggiandosi dovunque con enorme successo.
Voi ci state raccontando, dove la parola «raccontare» è letteraria e non ironica, della sostituzione delle organizzazioni della Dante Alighieri che subentrano agli Istituti di cultura. Avendo diretto un Istituto di cultura come quello di New York, sono un po' meravigliato che sia tanto facile subentrare con un'associazione privata, laddove c'era un'istituzione statale. Ricordo il caso con cui ho dovuto combattere di più con le autorità newyorchesi, in relazione alla tassazione dell'insegnamento della lingua. Gli studenti venivano versando un contributo per poter sostenere gli insegnanti, ma non esisteva una regolamentazione per la tassazione. La Dante Alighieri non poteva, quindi, esercitare un'azione di supporto dell'insegnamento della lingua, perché l'insieme delle spese non era tassabile, cioè non rientrava in alcuna previsione giuridica dei rapporti fra i due Paesi.
Credo che sia molto importante sapere se, dove, come e quali problemi state affrontando in un mondo così drasticamente cambiato. Per esempio, quando parlate del questionario sulle lingue, in quale Paese lo avete somministrato e dove? Forse è bene ambientare un po' meglio, perché un questionario sulla lingua italiana sui discendenti degli italiani in Svizzera ha un senso, mentre negli Stati Uniti ne ha un altro, per esempio. Sono problemi che, purtroppo, non abbiamo analizzato con sufficiente attenzione quando è stata varata la legge sulla la rappresentanza elettorale dei cittadini italiani all'estero.
Inoltre, ci avete comunicato due notizie, una delle quali mi ha colpito principalmente, quella sull'esistenza di un DVD sulla Divina Commedia: mi pare un compito immenso. Ritengo che almeno i nostri colleghi della Commissione cultura - non dico noi della Commissione affari esteri, che siamo meno qualificati a giudicare questo prodotto - sarebbero tutti molto interessati a vedere un DVD sulla Divina Commedia.
È un'iniziativa che, descritta in questo modo, appare facile e semplice, ma sulla quale, riflettendoci, si viene scossi da una sorpresa enorme. Non conosco regista al mondo che abbia mai tentato di realizzare una rappresentazione visiva della Divina Commedia. Mi interesserebbe moltissimo avere notizie a questo proposito.

FRANCESCO TEMPESTINI. La mia domanda è molto schematica, semplice e assolutamente costruttiva. Secondo lei, dottore, un modello di successo nel corso di questi anni è stato ed è quello degli Istituti Cervantes. Le volevo chiedere di effettuare, se lo desidera, una sintetica e rapidissima comparazione tra questi due modelli e di riferirci la sua opinione sulla possibilità, dal momento che stiamo parlando di massimi sistemi in questa materia, di orientarci più approfonditamente di quanto abbiamo fatto finora intorno a un'ipotesi di questo tipo. Quali sono i pregi e quali sono i difetti, a suo giudizio, di queste due diverse articolazioni? Sappiamo che gli Istituti Cervantes assorbono l'attività che, per quanto ci riguarda, viene svolta dagli Istituti di cultura, ma sarei interessato a conoscere la sua opinione.
Ho ascoltato le considerazioni dell'onorevole Frattini e le condivido, ragion per cui pongo non un argomento di polemica, ma un tema di visione: come dobbiamo organizzare, in prospettiva, la presenza culturale italiana nel mondo? Ci sono modelli più forti solo perché sono più ricchi e più sostenuti? Vorrei conoscere la sua opinione sul punto.

ARTURO MARIO LUIGI PARISI. Anch'io ringrazio per gli elementi conoscitivi che la Dante Alighieri ha messo oggi a nostra disposizione e per quelli che ci raggiungono anche attraverso i messaggi di posta elettronica che normalmente vengono inviati ai parlamentari, oltre che a una mailing list più ampia di destinatari.
La mia domanda riguarda essenzialmente la diffusione della lingua e le attività


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connesse con questa, in particolare la connessione tra il tema dei flussi immigratori e l'apprendimento e la teorizzazione della lingua.
Noi sappiamo che la conoscenza della lingua è una precondizione fondamentale perché i flussi di immigrati possano partecipare compiutamente nel nostro Paese alla vita sociale e, per quanto possibile, anche alla vita politica. Nello stesso tempo, l'interesse all'apprendimento della lingua è uno degli indicatori più sicuri del fatto che l'immigrazione corrisponda a un progetto immigratorio. Sappiamo che non tutti i trasferimenti di popolazione sono guidati da un progetto, cioè da una consapevole scelta della destinazione come luogo nel quale un soggetto intende svolgere e ricollocare la propria vita.
In questo contesto, l'apprendimento della lingua assume un ruolo completamente diverso e, poiché adesso vedo giustamente la Dante Alighieri coinvolta insieme ad altri soggetti all'interno di un Consorzio finalizzato alla certificazione linguistica, per quanto ho capito, sarei interessato a capire in che misura nei diversi Paesi questa attività di insegnamento e di certificazione ha raggiunto o è stata raggiunta da potenziali o attuali flussi migratori.
A tal proposito, sarei interessato anche ad avere notizie ulteriori sull'azione specifica della diffusione della lingua all'interno delle comunità italiane all'estero. Noi sappiamo che la legge, che ha giustamente assunto come obiettivo quello della rappresentanza degli italiani all'estero sul piano istituzionale e politico dovrebbe presupporre una conoscenza e una capacità di seguire le vicende nazionali, all'interno delle quali il controllo della lingua è uno degli strumenti fondamentali. Anche da questo punto di vista, l'attività della Dante Alighieri può svolgere o probabilmente sta già svolgendo una funzione importante, sia per quanto riguarda i flussi della nuova domanda di italianità e non di conoscenza semplicemente dell'italiano che sono intestati agli immigranti, sia per quanto riguarda le comunità italiane all'estero.
Sono due temi specifici che possono anche intersecarsi e, quindi, da questo punto di vista, interpellare la Dante Alighieri con domande nuove che vengono dall'Italia e dall'estero contemporaneamente.

MARIO BARBI. Svolgo una premessa e pongo in seguito una domanda.
Il tema riguarda la lingua italiana, la globalizzazione e la proiezione del Paese. Per la proiezione del Paese nel mondo la diffusione della lingua italiana è una risorsa fondamentale e, in qualche misura, addirittura una premessa. Considererei, dunque, l'attività di promozione e di diffusione della lingua italiana nel mondo con gli strumenti che possiamo avere a disposizione come una delle questioni più importanti da sostenere per la diffusione di questa risorsa immateriale tra le altre che favoriscono la presenza e la proiezione del nostro Paese nel mondo, in particolare nella fase storica che viviamo.
Svolta questa premessa, considerato che come Paese investiamo pochissimo in questo campo - ahimè, il Cervantes ha molto di più a disposizione e gli altri analoghi istituti, che siano il Goethe Institut, l'Alliance Fran aise o altri, hanno risorse non paragonabili con le nostre, sommando sia quelle degli Istituti di cultura, sia quelle della Dante Alighieri -, molto ci sarebbe da fare e molto di più si potrebbe fare.
Ho sentito citare la cifra di 200.000 studenti e vorrei qualche ulteriore informazione su tale cifra, che a me sembra enorme, molto cospicua. Vorrei conoscere, quindi, il rapporto tra questa cifra e le certificazioni che vengono rilasciate della lingua italiana. Come è calcolato questo dato?
Aggiungo un'ultima annotazione sull'integrazione o sulla complementarietà tra Istituti di cultura e Dante Alighieri. La Dante Alighieri, in base ai dati che ci sono stati forniti, conta 400 sedi, una parte in Italia e la maggior parte nel mondo. Mi pare che ci sia una capillarità della presenza non paragonabile a quella della rete degli Istituti di cultura.
La complementarità certamente è adeguata, ma non so come vada gestita e sviluppata. Vi chiedo informazioni su questo


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numero che ci è stato fornito e sulla presenza delle vostre sedi nella rete estera più che in quella italiana.

GIUSEPPE SCALERA. Intervengo molto brevemente, anzitutto per sottolineare quella che è ormai l'acquisizione di una centralità di natura linguistica e culturale che la Dante Alighieri ha avuto modo di assumere non soltanto nel nostro Paese, ma anche a livello internazionale.
In effetti, i numeri in nostro possesso, quelli legati agli almeno 200.000 studenti che in tutto il mondo studiano la lingua italiana, sono certamente il frutto della realtà di una lingua di cultura, come quella italiana, ma anche di una realtà collegata ai tanti studenti che decidono di frequentare le nostre scuole, le nostre università, le nostre accademie, le nostre biblioteche. Sono punti di riferimento di straordinario valore culturale che riportano naturalmente a un approccio naturale e diverso con una lingua che finisce per assumere una modernità assolutamente nuova rispetto al passato.
Pongo una domanda di natura specifica rispetto a quella che io ritengo essere una nuova richiesta di italiano che arriva ormai da molti Paesi del mondo, anche per le ragioni che giustamente il professor Masi sottolineava nell'ambito della sua introduzione, ossia il concetto legato a un'economia di natura globale che vede certamente l'Italia nota per alcuni prodotti tipici che vanno dalla moda ai mobili, al design e agli articoli per l'arredamento: ci sono Paesi dove appare più difficile questo tipo di approccio di natura culturale e linguistica? Se esistono, come cerca la Dante Alighieri di affrontare queste asperità e difficoltà? Vi ringrazio.

EUGENIO MAZZARELLA. Ho solo due domande, dettate dalla curiosità di ascoltare un parere proprio nell'ottica di integrazione e complementarità delle diverse iniziative proiettate sullo scenario internazionale per la promozione della cultura e della lingua italiana. Può darsi anche che le considerazioni che svolgerò siano nella prospettiva di ottimizzare un'attività che già si compie, però vorrei conoscere il suo parere al riguardo.
Per cominciare, penso a un rapporto organico con la rete universitaria per l'insegnamento dell'italiano all'estero. Immagino, per esempio, che i nostri laureati specialistici, o quanto meno chi ha svolto un percorso di dottorato di ricerca in lingue e culture estere, ovviamente riferite ai Paesi di interesse, possano essere impiegati per esperienze di un anno di insegnamento presso scuole superiori o anche presso atenei, in modo da ampliare l'offerta di formazione linguistica con un dato tasso di qualità. Ciò servirebbe sia ai nostri laureati per il completamento dell'obiettivo della loro formazione in un'altra cultura e in un'altra lingua, ma probabilmente potrebbe anche servire a fornire in modo agile un'offerta di docenza di qualità dell'italiano all'estero.
L'altra considerazione è relativa al fatto se si possa vedere l'utilità di un portale linguistico e di cultura italiana online, la cui frequenza possa essere validata in un esame presso sedi convenzionate all'esito del quale si possa ottenere la certificazione.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, vorrei esprimere anch'io alcune osservazioni.
Io sono molto sensibile a questo tema: in Commissione lo sanno, per il fatto che vivo all'estero da tantissimi anni. Pertanto, mi rendo conto sul campo dell'importanza della lingua e della cultura italiana come uno dei capisaldi del sistema Paese e anche di quel legame straordinario che esiste tra il mondo enorme, come cifra numerica, degli italiani all'estero e l'Italia dentro i confini.
Tale mondo non è composto soltanto dagli italiani, dai discendenti e dagli oriundi italiani, che sono tra i 60 e gli 80 milioni (è difficile stimarli tutti), ma anche dal numero degli italici, che è valutato in circa 300 milioni. Si tratta di coloro che, pur venendo poco in Italia e non essendo né discendenti, né oriundi, fanno riferimento con forza all'Italia per i valori della tradizione, per i valori culturali e moltissimo per i nostri prodotti.


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È classico l'esempio di quel ristorante di New York che, non essendo italiano, propone alta cucina italiana ed offre gli spaghetti che si cuociono in sette minuti, il che per noi in Italia è quasi uno scandalo. Ciò vale a dimostrare come i nostri valori, che risiedono e sono racchiusi nella lingua e nella cultura italiana, siano fondamentali.
Credo, però, che oggi l'italiano non goda di buona salute. Siamo veramente in mezzo al guado, anche per le ragioni che hanno esposto i colleghi che mi hanno preceduto. Gli Istituti italiani di cultura sono stati ridotti e saranno ancora ridotti, ma siamo anche al paradosso che quei pochi investimenti, rappresentati dal capitolo di spesa per gli Istituti italiani di cultura, sono ormai solo utilizzati per pagare stipendi.
In merito, si potrebbe aprire un dibattito lunghissimo. O c'è uno sponsor che assicura all'Istituto italiano di cultura la sponsorizzazione di iniziative, oppure effettivamente si pagano le sedi e gli stipendi. Certo, c'è la Settimana della lingua e della cultura italiana nel mondo, che credo sia stata una grande intuizione, che non deve essere abbandonata, ma implementata di ulteriori valori e di ulteriori contenuti ed ampliata il più possibile, tenendo conto della situazione moderna. Ci sono tantissimi attori, però, ragion per cui occorre trovare assolutamente un coordinamento, come sosteneva anche il collega Frattini.
Io sono socio pagante della Dante Alighieri da quarant'anni - lo rilevo anche per questo - e il dottor Masi lo sa. Se noi pensiamo alla nazionalizzazione della Dante Alighieri nel senso di renderla una sorta di Istituto italiano di cultura, non vorrei che poi si verificassero le stesse problematiche che accusiamo oggi e si distruggesse quella capacità che, per fortuna, oltre cento anni fa la Dante Alighieri e gli italiani all'estero hanno avuto, investendo sul problema che allora era il più urgente, ossia la promozione della lingua e della cultura. Furono sfidati ostilità, strapoteri e poteri di corporazione che esistono ancora oggi, perché puntare a valorizzare le comunità è stato il grande ruolo della Dante Alighieri nel mondo.
Non dobbiamo assolutamente correre il pericolo di distruggere quelle intuizioni che furono più geniali della comunità. Io sono stato in Messico, dove ci sono diverse Dante Alighieri che discutono sul salario equo, ma sempre in funzione di mantenere questo servizio, per cui hanno avuto l'incarico dalle università. Per esempio, l'Università di Tlaxcala ha affidato alla Dante Alighieri di Tlaxcala l'incarico di insegnare la lingua italiana e di certificare la conoscenza della lingua italiana.
Un grande passo avanti è stato compiuto con il CLIQ. Il dottor Masi ricorda che io, insieme alla Dante Alighieri, promossi il convegno mettendo insieme tutte le università, tutti gli attori, inclusi il Ministero degli affari esteri e l'Accademia della Crusca, per creare le condizioni quadro affinché si arrivasse a una standardizzazione unica e di qualità della lingua italiana, che è un must. Altrimenti non possiamo competere nel mercato delle lingue, un mercato che esiste, anche se è un brutto termine.
Se si vanno a vedere i 600.000 studenti che frequentano, in gran parte ragazzi della scuola dell'obbligo - oggi saranno 500.000 e non più 600.000 -, ma anche una quota di adulti, nell'altro sistema, quello gestito dal MAE e dalle due direzioni, si nota che la catastrofe ormai è programmata. In Svizzera, a luglio, chiuderanno probabilmente 390 corsi e a partire da agosto ci saranno 4.400 ragazzi in età scolastica che perderanno la possibilità di frequentare le due ore di lingua italiana, nonostante che già negli ultimi tre anni le famiglie siano state chiamate a contribuire. Una famiglia di lavoratori che deve pagare 250 franchi per ogni figlio, se ne ha due, ne paga 500. Credetemi, non è una scelta facile.
Se immaginiamo che questo sistema possa esistere senza un ruolo di sussidiarietà da parte dello Stato, non può assolutamente funzionare. In questo momento dai 34 milioni di euro con cui si sostenevano i corsi di lingua e di cultura italiana


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per i ragazzi in età scolare del 2008, si è scesi a 6 milioni. Nonostante le proteste della Commissione affari esteri, per il decreto cosiddetto «svuota-carceri» si sono attinti ancora 300.000 euro da quel capitolo.
Io credo che non si possa, come sosteneva il collega Colombo, declamare e magnificare la lingua italiana, mentre la realtà è questa. La realtà ci mostra che, a partire dalla fine dell'anno scolastico, a luglio ci sarà un'ecatombe. È presente qualche collega culturalmente più preparato di me, che ha parlato di eutanasia delle comunità italiane nel mondo.
Vogliamo forse valorizzare un po' di più le eccellenze che ci sono all'estero? Sono stato molto colpito dal titolo di un giornale francese pubblicato ieri o questa mattina, non ricordo bene, che recitava: «Ah, les italiens!». Praticamente sottolineava il fatto che la nostra Claudia Ferrazzi è assurta al terzo posto nella scala gerarchica del Louvre. Nel Louvre, ad altri livelli, ci sono tantissime eccellenze italiane. Ci sono tantissime di queste eccellenze nel mondo. Io credo che noi, visto che siamo in mezzo al guado, dovremmo ripensare a questo sistema e lo dovremmo riferire anche al Ministro Terzi.
In questo momento la promozione della lingua italiana sta vivendo grandissime difficoltà. Stiamo calando, non ci sono risorse e non si può assolutamente pensare di promuovere la lingua e di mantenere gli standard che abbiamo raggiunto negli ultimi anni unicamente con l'autofinanziamento. Non è possibile. Non è possibile per il Goethe Institut, che ha 185 milioni di bilancio, non è possibile per il Cervantes, che ha un bilancio enorme, non è possibile per il British Council, non è possibile per nessuno, perché si tratta di promuovere la lingua e la cultura italiana in questo mercato enorme. Sappiamo tutti che ai valori della lingua e della cultura sono collegati anche valori economici, non soltanto il famoso made in Italy, ma anche il sistema nel suo complesso.
Ringrazio veramente la Dante Alighieri perché da un secolo rappresenta un punto di riferimento straordinario per le comunità italiane all'estero, proprio nel senso di mantenere la grande capacità di collegarci attraverso la nostra lingua e la nostra cultura al Paese.
Volevo capire forse un po' di più, però, perché, quando il dottor Masi ha affermato che vi siete messi a disposizione per l'Istituto di cultura di Grenoble e per altri che sono stati chiusi, rilevo che in effetti esiste un progetto, un disegno. Su questo aspetto bisogna prestare molta attenzione. Non vorrei che si distruggesse un patrimonio che abbiamo, senza poi avere garanzie per un'iniziativa che deve essere costruita.
Do ora la parola ai rappresentanti della Società Dante Alighieri, ambasciatore Bottai e dottor Masi, per la replica.

BRUNO BOTTAI, Presidente della Società Dante Alighieri. Cedo subito la parola al dottor Masi. Vorrei solo precisare che, quando ho presentato molto brevemente la situazione generale della Dante Alighieri, forse ho dato l'impressione di ottimismo. Ho voluto essere ottimista, ma ben sapendo qual è la situazione.
La situazione della lingua italiana, onorevoli, è drammatica. L'italiano sta perdendo ogni giorno terreno. Non lo perde l'Italia, ma la lingua italiana. La Dante Alighieri, nonostante il suo nome straordinario per noi, è una società che già di per sé può fare ciò che può fare con le sue piccole sedi all'estero, ma è pochissimo ciò che può fare quando viene meno totalmente l'aiuto dello Stato.
Non voglio mettermi a piangere di fronte a questo problema. La situazione è questa e dobbiamo accettarla per forza. Che facciamo, però? Veniamo davanti a Montecitorio con i cartelli tutto il giorno? Potremmo essere tutti i giorni con i cartelli qui e davanti al Senato a sostenere che le Camere italiane non si occupano assolutamente della lingua e della cultura italiana. È una situazione veramente molto difficile, in cui la Dante Alighieri fa ciò che può.
Segnalo - questo aspetto mi pare sia stato colto da voi, onorevoli - che più recentemente, negli ultimi anni, di fronte a un fenomeno nuovo per l'Italia come


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quello dell'immigrazione, la Dante Alighieri ha cercato di aiutare a renderlo meno difficile e meno drammatico, prevedendo corsi di italiano per coloro che vengono a lavorare nel nostro Paese. Anche questa mi sembra un'iniziativa utile e importante, che dipende dalle attrezzature che noi abbiamo in Italia. Comunque, cerchiamo di fare quanto è possibile. Prego il dottor Masi, quindi, di completare la risposta.

ALESSANDRO MASI, Segretario generale della Società Dante Alighieri. Grazie, ambasciatore. Credo che lei abbia riassunto efficacemente la situazione che troviamo ogni mattina recandoci al lavoro a Palazzo Firenze e collegandoci con tutto il mondo. Certamente la riduzione del 73 per cento del contributo dello Stato si sta facendo sentire. Siamo passati da un contributo di 1.700.000 euro ad uno di 600.000 euro: è veramente una lotta impari.
Rispondo velocemente a tutte le domande degli onorevoli, iniziando dall'intervento dell'onorevole Frattini, secondo il quale occorrerebbe che ci facciamo conoscere di più. In realtà, la mattina, entrando alle 8 a Palazzo Firenze, abbiamo più o meno già un quadro della situazione mondiale, perché nel frattempo sono arrivate, durante la notte, le mail dall'Argentina e dall'Australia: sappiamo, quindi, quali sono le zone in cui si sta verificando una crisi e dove c'è bisogno d'aiuto.
Certamente riuscire a sensibilizzare la stampa italiana è un obiettivo molto difficile, se non c'è una situazione particolarmente drammatica, perché in realtà le notizie positive sono tante e non c'è il tempo per poterle comunicare, se non mandando comunicazioni anche al Parlamento. Credo che a tutti voi arrivi una mail, ma non vorremmo eccedere troppo nel mandare mail che si svalutano con il tempo.
È una questione che soltanto ultimamente il Corriere della sera ha preso un po' a cuore, sostenendoci con alcune campagne. Per esempio, abbiamo svolto una campagna nazionale che ha riscosso molto successo e che si chiama «Adotta una parola». Abbiamo contattato i quattro vocabolari più importanti, abbiamo chiesto loro 20.000 lemmi e li abbiamo forniti a tutti coloro che ne avessero fatto richiesta. Ricevendo poi un diploma, un attestato di acquisizione di quella parola, si è proprietari di una parola per un anno.
È stata un'iniziativa che nelle scuole ha riscosso molto successo. Non fa notizia comunicare che a Buenos Aires o a Rosario stiamo aprendo il quarto edificio per gli studenti. Non la mettiamo tra le notizie da far sapere.
Occorre osservare che la collaborazione stretta con il Ministero è utile: l'onorevole Frattini lo sa, perché lavoriamo direttamente con l'ambasciatore Bottai e con la Direzione generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie, con la quale tutti i giorni scambiamo informazioni su diverse problematiche: si tratta di un tema che riguarda più la stampa che noi, che formuliamo i comunicati.
Rispondo velocemente anche all'onorevole Colombo, in particolare fornendo due spiegazioni. I problemi ci sono, per esempio il venir meno, non soltanto per noi, ma anche per gli Istituti, dell'ufficio delle borse di studio. Le borse di studio sono un grande investimento per noi italiani. Far venire uno studente straniero in Italia con una borsa di studio significa creare un ambasciatore di cultura nel mondo, perché tornerà nel proprio Paese con grande conoscenza e amore e divulgherà nel suo Paese tale conoscenza.
I problemi sono legati anche alla possibilità di mandare libri all'estero. Domani mattina si aprirà a Bruxelles lo stand del Salone del Libro, dove la Dante Alighieri è l'unica presenza italiana. Abbiamo compiuto questo sforzo: abbiamo speso 1.200 euro dividendo lo stand insieme ad altri editori, ma abbiamo voluto dare questo segnale, che è stato apprezzato molto dal Presidente della Repubblica, il quale ci ha inviato la sua adesione formale proprio perché cercheremo, non solo con lo stand, di offrire i prodotti italiani. Stiamo cercando anche di costruire una scuola di italiano per la Commissione, ossia di essere utili e di agganciare le scuole italiane.


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I problemi ci sono e sono di ordine economico, come riferiva giustamente l'ambasciatore Bottai, ma anche di ordine strategico, perché si tratta di scegliere qual è l'immagine che diamo dell'Italia all'estero. Tale immagine è soltanto partecipata da una figura esterna o anche da fatti concreti?
Onorevole Colombo, quando si è prefigurata la chiusura dell'Istituto italiano di cultura di Grenoble e di quello di Innsbruck ho comunicato la mia ferma opposizione al Ministero degli affari esteri, perché alla chiusura di un Istituto italiano di cultura non si è fatta corrispondere un'analisi di mercato sulle realtà locali dove l'italiano ha un ruolo; parlo di zone frontaliere, come Innsbruck, per lo scambio quotidiano di commerci con l'Austria, e Grenoble per la Savoia. Si chiude un Istituto italiano di cultura perché ci sono problemi evidenti, ma si dovrebbe anche analizzare perché si è arrivati alla chiusura di tale Istituto.
Quando abbiamo aperto a Innsbruck, il giorno dopo avevamo già 450 iscritti. Forniremo un servizio ai frontalieri in lingua italiana e in lingua austriaca. Lo stiamo facendo anche in applicazione delle leggi per la provincia autonoma di Bolzano, dove sarà obbligatorio il patentino italo-tedesco, con la conoscenza obbligatoria per i tedeschi dell'italiano e viceversa.
Ciò che manca - lei lo sa, in quanto fu uno dei relatori al parlamentino del CNEL nel 1998, quando presentammo il primo rapporto - è un più stretto legame con il mondo economico. Da questo punto di vista, la lingua può essere uno strumento efficace per la penetrazione e per il sostegno alla nostra economia. Da questo lato ci stiamo appoggiando molto alla Confindustria, all'Unione degli industriali e alle Camere di commercio, che hanno maggiormente bisogno di un'internazionalizzazione dei prodotti.
Un primo esperimento sta nascendo proprio a Torino a seguito del successo che ha riscosso il Congresso internazionale di settembre. Abbiamo stretto un accordo con l'Unione industriale di Torino, che ci fornirà una sede soprattutto per veicolare il prodotto italiano nel mondo, laddove è possibile e nei modi in cui noi riusciamo a farlo, nonché, come sosteneva l'ambasciatore Bottai, per essere utili a Torino agli operatori della grande industria che sempre più assumono lavoratori stranieri che hanno bisogno di conoscere la lingua italiana.
Per quanto riguarda il DVD, che vi forniremo, in realtà riguarda tutti i 33 canti dell'«Inferno» e stiamo già programmando il «Paradiso». La scelta è stata compiuta a suo tempo ed è nata da un'idea del nostro vicepresidente, Paolo Peluffo. Giudicherete voi, ma l'idea, secondo me riuscita, era quella di raccontare, attraverso Dante, quindi attraverso ogni canto della Divina Commedia, una qualità particolare dell'Italia.
Siamo andati nelle Saline di Mozia, nelle fonderie di Agnone a Isernia, dove dal 1300 si fondono campane per il Papa con una determinata lega, da Borsalino. Abbiamo raccontato l'Italia partendo da Napoli. La scelta è stata incentrata su Napoli, con le sue bellezze, con la sua arte, con l'arte contemporanea. Abbiamo realizzato filmati nelle metropolitane. Abbiamo voluto raccontare attraverso Dante l'attualità dell'Italia, unendo, con la regia di Lamberto Lambertini, immagini alla Divina Commedia.
Per quanto riguarda i rapporti con il Cervantes, quest'ultimo ha una struttura totalmente diversa dalla nostra. Nasce molto più tardi, non ha tutte le sedi che l'Italia ha nel mondo, compresi gli Istituti italiani di cultura e la Dante Alighieri, ha un bilancio completamente differente ed è praticamente centralizzato e statalizzato dalla Spagna, che invia i direttori degli Istituti Cervantes, ma con un fondo di dotazione di spesa competente differente.
Abbiamo svolto lo studio sui fondi che gli altri Paesi destinano alle proprie lingue e alla propria cultura. Non c'è paragone. Abbiamo considerato il Goethe Institut, il British Council, l'Alliance Française, il Camões, che a sua volta è entrato a far parte del novero degli istituti che funzionano. Parliamo per questi di oltre 100 milioni di euro o, per quanto riguarda


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l'Inghilterra, di oltre 100 milioni di sterline, contro 600.000 euro. Credo che ogni ragionamento sia impari.
Perché tutto ciò resiste? Resiste perché si tratta di una rete di volontari che operano sul luogo e che molto spesso sono locali. Questo ci ha permesso, a volte, come nel caso di Malta, di entrare direttamente in contatto con il presidente della Repubblica di Malta, il quale ci ha favorito moltissimo: ci ha fatto mettere una scultura nel porto de La Valletta, una grande scultura di Ugo Attardi, e ci ha concesso una proprietà in Old Bakery Street, nel centro della città.
Credo che il paragone con il Cervantes non regga. C'è uno studio che potremmo mandarvi, ma si tratta di strutture completamente differenti.
Per quanto riguarda le osservazioni opportune dell'onorevole Parisi sui flussi migratori, la Dante Alighieri, già nel lontano 2000, ha iniziato con il Dipartimento della solidarietà sociale, allora guidato dall'onorevole Livia Turco, l'esperimento di formare i lavoratori pervenuti in Italia, rientranti nelle quote previste dai flussi migratori. La necessità non è solo quella di insegnare italiano, come ho accennato prima, ma anche quella di dare una formazione civica ai nuovi cittadini
Porto un esempio, per mostrare come operiamo in questo senso. Innanzitutto, siamo stati utili alle agenzie del lavoro, perché la selezione in loco effettuata a Tunisi dalla nostra presidente locale, un'ottima docente dell'Università della Manouba di Tunisi, unica editrice italiana nel Maghreb, Silvia Finzi, ha aiutato l'agenzia Italia Lavoro a scegliere le persone.
In loco veniva già effettuata una prima selezione e poi abbiamo costruito i materiali, non solo di lingua, ma anche di altro tipo. Porto l'esempio di quanto sia stato utile un film italiano, per esempio La famiglia di Ettore Scola - il quale mostra che le donne italiane fumano ed assumono comportamenti che hanno suscitato molta curiosità e a volte ilarità -, ma è servito a far capire che le persone selezionate venivano in un Paese che ha un dato modo di vivere, una data tradizione e un dato stile.
Abbiamo proseguito anche con il Ministro Maroni in quest'opera, allargando l'azione a Paesi dell'Oriente. Ovviamente è stato un grande guadagno per lo Stato. Pensate che il costo della preparazione, per ogni lavoratore che veniva in Italia, per la lingua italiana non per i mestieri veri e propri, era di 100 euro. In Tunisia 100 euro andavano benissimo per pagare abbondantemente i professori per un gruppo di 50, di 60 o di 100 studenti. È stata una risorsa. Questo accade nel Maghreb, in quelle parti del mondo. Noi abbiamo sottoposto di nuovo questo rapporto al CNEL. C'è ora un rapporto dettagliato sui risultati di questa indagine sulla lingua come fattore di integrazione per il lavoro.
Un altro elemento importante con riferimento alle nostre comunità all'estero è l'apporto che può arrivare dalla Conferenza Stato-regioni. Le regioni già forniscono aiuti alla Dante Alighieri. Cito un caso per tutti, che conosco bene e che in questi giorni stiamo ripetendo, quello della regione Lazio, che eroga 20.000 euro l'anno, che noi passiamo totalmente al Comitato di Buenos Aires per la comunità dei legionari del Lazio, che vive in Argentina. Lo stesso avviene anche per altre comunità.
Infine, faccio riferimento al rapporto tra certificazione e corsi (vi sono circa 200.000 studenti). La differenza esistente con gli altri Paesi nasce innanzitutto da un ritardo tutto italiano nel concetto di certificazione linguistica: siamo molto indietro rispetto ai francesi, agli inglesi e ai tedeschi. È un punto che ho segnalato anche alla Farnesina, di ritorno da una missione in Argentina. Ho parlato con l'ambasciatore a Buenos Aires e abbiamo scoperto che il punto nodale della situazione è l'aggancio, la spendibilità del titolo certificato che uno studente straniero può avere in Italia.
Se noi non diamo la possibilità, in questa clessidra che entra ed esce, di far spendere il titolo certificato a uno studente straniero in un percorso universitario, è ovvio che il rapporto di crescita tra certificazione e semplice corso di lingua non cambierà. Oggi la certificazione ha


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una spendibilità sul piano del lavoro, fortunatamente, come anche per l'iscrizione all'università, ma non, per esempio, se lo studente straniero volesse approfondire, presso l'Istituto centrale per il restauro, un corso per le abilità del restauro che gli interessano molto. Che cosa deve presentare?
Occorrerebbe che il sistema creasse un incrocio. Io feci presente all'allora Direttore generale per la promozione e la cooperazione culturale del Ministero degli affari esteri La Francesca l'opportunità di costruire un portale italiano che potesse funzionare come piazza di scambio tra domanda e offerta ed esaudire la domanda, che in parte è crescente. Le classifiche che vengono stilate sui rapporti tra la lingua italiana e le altre sono tutte strampalate, ma affermare che la lingua italiana, come lingua di cultura, è tra le più studiate, è vero. Se noi non riusciamo a creare, e ci stiamo provando, un portale che dia risposte a chi le chiede o che crei offerta a chi fa domanda, tutto ciò non potrà avvenire.
Ribadendo le parole dell'onorevole Scalera, l'Italia funziona molto in tutti i settori: uno su tutti, che vorrei segnalare per importanza, è quello della lirica, oltre a quelli della musica, della moda, del design e dell'arte.
Si è aperto in questi giorni in Mongolia, a Ulan Bator, un Comitato Dante Alighieri. L'ambasciatore Bottai, ricevendo l'ambasciatore della Mongolia, quando questi gli ha presentato la richiesta di aprire un Comitato, gli ha chiesto il motivo di tale richiesta. La risposta è stata questa: «È ovvio, noi abbiamo la più grande scuola mondiale di lirica, le nostre voci sono meravigliose. Non possiamo non studiare l'italiano se vogliamo cantare Rigoletto, La Traviata o altre opere.».
All'onorevole Mazzarella credo di aver già risposto. Stiamo lavorando a una rete integrata che dia la possibilità di effettuare anche online lo studio della lingua. È un lavoro molto complesso. Stiamo chiedendo alle fondazioni bancarie un sussidio.
Soprattutto nel rapporto tra domanda e offerta, occorre venire incontro a una domanda crescente, mostrando un'immagine dell'Italia più dinamica ed anche un'immagine delle eccellenze. Ovviamente, non entriamo sui fattori più complicati di politica estera, però sicuramente la simpatia che l'Italia riscuote è un grande serbatoio a nostro favore: è un'opportunità che non dovremo lasciarci sfuggire.
Credo che questo sia il compito della Dante Alighieri che l'ambasciatore Bottai, nella sua modestia, riesce a svolgere. Non abbiamo mai fatto proteste né messo cartelloni in piazza, ma lavorare con 600.000 euro è davvero difficile.

PRESIDENTE. Ringrazio veramente l'ambasciatore Bruno Bottai e il dottor Alessandro Masi per il loro costante contributo ai lavori parlamentari, esprimendo il più vivo apprezzamento per l'attività svolta dalla Società Dante Alighieri. Grazie anche ai colleghi che sono venuti numerosi a quest'audizione. Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 12,35.

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