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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione IV
2.
Martedì 25 novembre 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Cirielli Edmondo, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ACQUISIZIONE DEI SISTEMI D'ARMA, DELLE OPERE E DEI MEZZI DIRETTAMENTE DESTINATI ALLA DIFESA NAZIONALE, A VENTI ANNI DALL'ENTRATA IN VIGORE DELLA LEGGE 4 OTTOBRE 1988, N. 436

Audizione del Capo di stato maggiore della Difesa, generale Vincenzo Camporini:

Cirielli Edmondo, Presidente ... 2 8
Camporini Vincenzo, Capo di stato maggiore della Difesa ... 2
Cicu Salvatore (PdL) ... 8
Porfidia Americo (IdV) ... 8
Villecco Calipari Rosa Maria (PD) ... 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONE IV
DIFESA

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 25 novembre 2008


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE EDMONDO CIRIELLI

La seduta comincia alle 14,20.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Capo di stato maggiore della Difesa, generale Vincenzo Camporini.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'acquisizione dei sistemi d'arma, delle opere e dei mezzi direttamente destinati alla difesa nazionale, a venti anni dall'entrata in vigore della legge 4 ottobre 1988, n. 436, detta «legge Giacchè», l'audizione del Capo di stato maggiore della Difesa, il generale Vincenzo Camporini.
Nel dare la parola al generale Camporini, lo ringrazio anticipatamente per la disponibilità e per la sua partecipazione alla seduta odierna.

VINCENZO CAMPORINI, Capo di stato maggiore della Difesa. Signor presidente, onorevoli deputati, vorrei innanzitutto esprimere il mio ringraziamento per questa ulteriore opportunità di trattare e approfondire, nella sede istituzionale del Parlamento, le problematiche afferenti il complesso mondo dell'organizzazione militare, che è segno di una rinnovata e crescente attenzione, da parte delle istituzioni, alla Difesa e ai molteplici fattori che la rendono così peculiare nel confronto con tutte le altre organizzazioni pubbliche.
Consentitemi di fare un breve richiamo al delicatissimo equilibrio su cui si fonda qualsiasi strumento militare nell'era moderna. Certamente non dico nulla di nuovo, evidenziando che al giorno d'oggi, alla relativa stabilità esistente quando, prima della caduta del muro di Berlino, il confronto bipolare poteva essere rappresentato da un semplicissimo sistema lineare di due equazioni con due incognite e con parametri sostanzialmente stabili, è venuto a sostituirsi un sistema di disequazioni, il cui elemento certo è lo squilibrio.
Tale squilibrio si realizza in termini di capacità, di effetti, di resilienza (capacità di assorbire gli urti), di risorse e anche, quindi, di qualità della vita.
Nel campo della sicurezza, questo squilibrio ha imposto di sviluppare nuove capacità, affiancate a quelle tradizionali, sempre e comunque indispensabili per affrontare le minacce - che mutano continuamente e le cui caratteristiche sono in crescente evoluzione - che emergono da questo confronto asimmetrico.
In questa situazione, l'Occidente ha affidato la propria sicurezza a risposte multidimensionali, attraverso alleanze e coalizioni, e al costante sviluppo tecnologico, nella convinzione che così, con una maggiore efficacia ed efficienza dei mezzi disponibili e con la loro interoperabilità - con quelli che sono in uso in tutti i Paesi - si possono compensare le dimensioni ridotte degli strumenti militari e conseguire comunque il successo, nella più ampia accezione del termine.
Tutto ciò richiede, evidentemente - e così arrivo ad affrontare il vero tema odierno - la possibilità di un costante


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flusso di investimenti, che sostanzino la volontà governativa e parlamentare di sostenere i programmi necessari ad assicurare le capacità che ho poc'anzi richiamato.
Si tratta di una materia estremamente complessa e multiforme per i risvolti che ha, non solo per la difesa nazionale, ma anche per i consistenti impatti sulle tematiche di politica estera ed economica e per gli effetti sullo sviluppo delle capacità tecnologiche e industriali, comunque preziose per un Paese moderno.
Qualunque sistema di approvvigionamento si voglia adottare, ritengo che esso debba, prima di tutto, rispondere ad alcuni irrinunciabili requisiti: deve consentire di sviluppare e realizzare mezzi e sistemi tecnologicamente adeguati alle esigenze; deve garantire la loro disponibilità nei tempi congrui ad assolvere le missioni assegnate; e deve assicurare la flessibilità indispensabile per gestire tutti i molteplici fattori di innovazione e modifica del progetto originario, richiesti dalla rapida evoluzione sia tecnologica, sia della situazione stessa.
Mi sembra evidente anche che, nel contesto delineato, sia quanto mai opportuno perseguire strategie unitarie e multidisciplinari, che possono assicurare la massimizzazione degli investimenti effettuati.
Se, come ho richiamato, l'adeguamento tecnologico è uno dei fattori essenziali nelle scelte in tema di investimenti militari, allora, occorre sempre tenere presente che si tratta inevitabilmente di interventi relativi ai settori ad alta tecnologia, soggetti a fortissima competizione internazionale ed estremamente importanti per i positivi ritorni, diretti e indiretti, che recano sul sistema produttivo del Paese.
Occorre rivolgersi sempre più spesso a partnership internazionali, sia per contenere il più possibile i costi fissi, sia per realizzare, sin dalla fase di avvio e di progettazione, il requisito di interoperabilità con gli strumenti militari di altri Paesi, anche se a fronte di tali vantaggi sorgono ulteriori condizionamenti, dovuti alla necessità di disincentivare il recesso eventuale di un partner o la riduzione dei livelli di impegno assunti.
In tale complesso quadro, la Difesa si è dotata di procedure e metodologie per individuare i programmi da avviare e sostenere, attraverso la predisposizione di quella che viene definita la «pianificazione generale dello strumento militare», predisposta, a livello interforze, dallo stato maggiore della Difesa.
Ciò in dipendenza dei compiti che, con l'entrata in vigore della legge n. 25 del 18 febbraio 1997 sulla riforma dei vertici militari, sono stati attribuiti al capo di stato maggiore della Difesa che, infatti, è «responsabile della pianificazione, della predisposizione e dell'impiego delle Forze armate nel loro complesso; predispone, sentiti i capi di stato maggiore di forza armata, la pianificazione generale finanziaria e quella operativa interforze; e definisce i conseguenti programmi tecnico-finanziari».
Coerentemente, il decreto del Presidente della Repubblica n. 556 del 25 ottobre del 1999, regolamento di attuazione della legge appena citata, gli assegna il controllo operativo dei fondi destinati al settore dell'investimento e del funzionamento, cioè l'attività direttiva intesa a valutare e ad armonizzare i programmi nelle loro reciproche influenze e in relazione agli obiettivi da conseguire, nonché ad individuare l'autorità responsabile per la relativa realizzazione.
Si tratta di notevoli responsabilità, associate alle scelte che devono essere fatte dal capo di stato maggiore della Difesa in numerosi importanti settori, i cui effetti sono destinati ad influenzare in modo determinante il futuro assetto delle Forze armate.
Tali responsabilità vengono attribuite al vertice militare interforze, non tanto per la formale necessità legislativa di individuare un responsabile, quanto per rispondere all'esigenza di rendere i processi decisionali il più coerenti ed efficienti possibile.
Al capo di stato maggiore della Difesa, infatti, risalgono, come ho detto, anche le


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funzioni relative all'impiego dello strumento militare nel suo complesso ed egli è il primo a conoscere le esigenze operative sul campo, da soddisfare, e le relative priorità.
È del tutto logico, pertanto, che a questa figura sia affidata la responsabilità di definire le linee di sviluppo delle capacità operative.
Al riguardo, mi preme sottolineare che oggigiorno la nozione di capacità deve essere intesa in senso assolutamente trasversale rispetto alle diverse componenti dello strumento, evitando, anche dove siano coinvolte più forze armate, ogni forma di duplicazione, che sarebbe diseconomica ed inefficace.
Al fine di supportarlo nell'espletamento di tali rilevanti funzioni, la Difesa ha sviluppato, nel tempo, un processo di pianificazione generale, basato su moderni criteri metodologici, per lo sviluppo e la concretizzazione della pianificazione delle risorse; per l'individuazione e la definizione delle esigenze operative generali e particolari; per assegnare loro la corretta priorità; e, infine, per pervenire al loro soddisfacimento in precisi termini di efficacia ed economicità.
Come accade in analoghe applicazioni in campo civile, la pianificazione generale nell'ambito della Difesa si fonda sullo sviluppo di un certo numero di possibili scenari politico-strategici futuri, finalizzato alla concezione di piani e progetti idonei ad aumentare la possibilità di affrontare con successo ogni prevedibile evenienza.
L'orizzonte temporale di riferimento è pari a circa quindici-venti anni e corrisponde al periodo di realizzazione tipico degli investimenti maggiori.
Da un punto di vista dello sviluppo pratico, esso si realizza attraverso un processo ciclico di definizione, verifica e aggiornamento dello strumento militare denominato «ciclo di pianificazione della Difesa», che consente di collegare le linee di indirizzo politico-strategiche e politico-militari a quelle strategico-militari e agli obiettivi di programmazione nel breve periodo, rendendo coerenti e razionali tali decisioni.
L'elemento di partenza è la definizione degli interessi di sicurezza e difesa della nazione, e dei conseguenti obiettivi del dicastero Difesa, come parte dello sviluppo della policy di sicurezza e difesa nazionale.
L'elemento conclusivo è rappresentato dalla definizione degli obiettivi di forza, in ordine di priorità, che consentono l'allocazione delle risorse e, quindi, lo sviluppo della programmazione finanziaria e di bilancio.
Il ciclo di pianificazione fornisce, dunque, l'elemento di collegamento tra le linee guida politiche, la programmazione finanziaria e il progetto di bilancio.
Nell'ambito dell'architettura di indirizzo e supervisione delle azioni connesse alla pianificazione generale, sono chiaramente individuabili tre livelli di pertinenza: i primi due competono all'autorità politica, mentre il terzo è proprio del vertice militare.
Il primo livello è quello politico-strategico, che è responsabile della formulazione delle linee guida della politica di sicurezza e difesa nazionali. Tale compito, ovviamente, è assolto dal Parlamento, che lo attua attraverso l'attività legislativa e tramite l'azione del Governo a cui concede la fiducia.
Questo apprezzamento politico individua il contesto strategico di riferimento e la sua possibile evoluzione futura, la cosiddetta ground strategy, fornendo il contesto generale all'interno del quale sono individuati gli obiettivi che la nazione intende perseguire nel campo della protezione e tutela dei suoi cittadini, del territorio, degli interessi vitali e/o strategici e dei valori nazionali.
Tali intendimenti potrebbero essere riepilogati, in ordine di priorità, in un documento di ampio respiro e di legislatura, preparato dal Governo e approvato dal Parlamento; un documento che, peraltro, non è mai stato realizzato in Italia, a differenza di quanto è avvenuto in altri Paesi quali, ad esempio, la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti.


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Il livello politico-militare - il secondo livello di cui vorrei parlare - è rappresentato dal Ministro della difesa, che fa proprie tali linee di policy per la parte che identifica le responsabilità e le aspettative affidate alla componente della Difesa, attraverso tre documenti cardine: la direttiva ministeriale inerente alla politica militare, che identifica gli intendimenti politici in termini di obiettivi e criteri di sviluppo dello strumento militare; l'atto di indirizzo per l'avvio del ciclo integrale di programmazione strategica e per la formazione del bilancio di previsione; e, infine, la direttiva generale sulle attività amministrative e sulla gestione per l'esercizio finanziario, che ovviamente è annuale.
Infine, c'è il livello strategico-militare, rappresentato dal capo di stato maggiore della Difesa, che traduce gli intendimenti politici espressi dalla direttiva ministeriale in obiettivi militari, indicando dettagliatamente le missioni per lo strumento militare e definendo i requisiti e le capacità che lo stesso dovrà possedere al fine di assolverle.
Da ciò prende avvio il ciclo di pianificazione della Difesa propriamente detto. È un'attività complessa e sofisticata, che richiede l'analisi e la valutazione di numerosi elementi endogeni ed esogeni alla Difesa, e il cui risultato finale sono la realizzazione e la sostenibilità nel tempo di uno strumento militare bilanciato nei suoi tre aspetti principali, ossia quello capacitivo, quello qualitativo e quello quantitativo, ognuno parimenti importante.
Ritengo che, tra i principali fattori condizionanti, rientri, anzitutto, la partecipazione italiana ai consessi internazionali, attraverso l'appartenenza ad organizzazioni sopranazionali quali le Nazioni Unite, l'Unione europea e la Nato e i correlati impegni e vincoli che ne derivano.
In secondo luogo, l'ammontare delle risorse finanziarie complessive disponibili, fattore chiave che condiziona non solo la dimensione dello strumento militare, ma anche il livello tecnologico conseguibile, il grado di prontezza operativa che può essere mantenuto dalle forze e l'entità delle risorse allocabili per la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie.
Occorre un corretto bilanciamento tra, da un lato, gli obiettivi assegnati e le risorse rese disponibili e, dall'altro, la certezza della loro stabilità nel tempo: sono i fattori essenziali per far sì che lo strumento militare si sviluppi armonicamente nelle sue componenti qualitative, quantitative e capacitive e risponda efficacemente agli obiettivi e agli scopi delineati nelle linee di policy.
In terzo luogo, l'introduzione di nuove tecnologie a livello mondiale, che può offrire opportunità per i significativi vantaggi in termini di costi-efficacia, ma può anche determinare la rapida obsolescenza di sistemi e mezzi esistenti.
E, infine, l'attenta valutazione delle opportunità di sviluppo e delle capacità realizzative dell'industria nazionale, che in un corretto rapporto tra esigenze militari e attitudine a soddisfarle, può concretizzare opportunità di crescita nell'ambito del cosiddetto sistema Paese.
Da un punto di vista pratico-realizzativo, il ciclo di pianificazione della Difesa prevede una serie di attività che portano alla redazione di alcuni documenti di riferimento.
Tra i più importanti, giova ricordare quelli che noi chiamiamo il «Libro verde» (o direttiva di base del capo di stato maggiore della Difesa per l'avvio del ciclo di pianificazione) e il «Libro blu» (o pianificazione di lungo termine della Difesa), dove sono illustrati il quadro normativo di riferimento; i compiti e le missioni assegnate allo strumento militare; l'analisi dell'ambiente operativo strategico; gli scenari di riferimento nazionali (Nato, Unione europea) e di coalizione; le caratteristiche e gli attributi che dovrà possedere lo strumento militare; le premesse complessive, incluso il livello di ambizione; le ipotesi finanziarie generali; nonché le valutazioni dei rischi associati al mancato raggiungimento delle capacità necessarie.
La metodologia fin qui illustrata consente di apprezzare la complessità e la


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sofisticazione del processo mediante il quale si perviene alla definizione del quadro generale della pianificazione.
Una volta definito l'insieme delle esigenze operative, la loro priorità assoluta e relativa, e la loro collocazione temporale nell'ambito della pianificazione, vengono avviati un ulteriore processo di approfondimento e una puntuale definizione di ogni singola esigenza da soddisfare, che culmina nella stesura di un documento denominato «Esigenza operativa».
Esso, approvato dal capo di stato maggiore della Difesa, costituisce il punto di partenza per una migliore definizione del possibile ambito di soddisfacimento. Va ricordato, infatti, che un'esigenza operativa non individua, né deve farlo, specifici prodotti o sistemi d'arma, ma solo le capacità operative che devono essere acquisite.
Esse sono tecnicamente meglio esplicate nell'ambito del «Requisito operativo preliminare», il documento che termina il processo di approfondimento tecnico e che viene analizzato, per verificarne la rispondenza alle esigenze operative che l'hanno originato, nell'ambito di un comitato interforze, il COVIRO.
L'esito delle attività preliminari di individuazione delle possibili soluzioni tecniche - cioè i sistemi d'arma - per il soddisfacimento delle esigenze, comporta una duplice serie di azioni che si sviluppano in parallelo.
Per gli aspetti strettamente connessi alla pianificazione viene sviluppato il «Requisito operativo definitivo», che dettaglia tutti gli elementi tecnici necessari per le attività contrattuali di acquisizione e sviluppo.
Inoltre, per quanto concerne la programmazione finanziaria, il processo che ho descritto prevede un'interazione continua con tutti gli organi a vario titolo interessati alla quantificazione delle esigenze, sia dell'area tecnico-operativa, cioè gli stati maggiori, sia dell'area tecnico-amministrativa, ossia segretario generale e direzioni generali.
La valutazione dei costi che emerge nelle diverse fasi, infatti, è utilizzata per definire ed affinare progressivamente tanto la pianificazione finanziaria pluriennale, quanto e soprattutto la programmazione finanziaria di medio periodo e la previsione di spesa annualmente presentata, a livello governativo, per la predisposizione dello stato di previsione della spesa.
La valutazione degli oneri di acquisizione dei mezzi e dei sistemi necessari è completata anche con la quantificazione dei correlati costi di gestione e impiego, stimati secondo la metodologia del life cycle cost, che concorre a perfezionare il quadro delle esigenze finanziarie complessive.
Ciò avviene sia in fase di programmazione, sia per la proposta annuale di bilancio, contribuendo alla definizione del settore esercizio della Difesa, fattore primario che condiziona in maniera determinante l'output operativo esprimibile dallo strumento militare in un dato esercizio.
Va sempre tenuto presente, tuttavia, che, in realtà, sono numerosi i fattori che concorrono a modificare nel tempo le ipotesi poste alla base delle valutazioni e delle scelte.
Il quadro di sviluppo della pianificazione generale e del processo di acquisizione di capacità operative tende, quindi, a configurarsi non linearmente, ma, più realisticamente, come un processo integrato, in continua evoluzione, e bisognoso di progressivi aggiustamenti e di ricorrenti verifiche, nell'ambito, tuttavia, di un quadro di stabilità complessiva riguardo alle scelte fondamentali e alle linee di sviluppo generali dello strumento militare.
Queste procedure di pianificazione e programmazione si inquadrano, poi, nell'ulteriore attività approvativa ed informativa regolata dalla cosiddetta «legge Giacché», ampliamente approfondita dal signor Ministro della difesa nell'intervento del 18 novembre scorso, al quale vorrei ricollegarmi per evidenziare la lungimiranza con cui il legislatore, nel 1988, ha regolato la materia, individuando un sistema flessibile che ha efficacemente consentito, in questi vent'anni, di aggiornare


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lo strumento militare e portarlo ai livelli capacitivi e di efficacia, soprattutto nei difficili contesti internazionali, che oggi sono sotto gli occhi di tutti.
Ritengo si tratti di una modalità che tuttora conserva l'iniziale validità dell'impianto concettuale e procedimentale, in quanto consente, nel generale quadro legislativo vigente, di individuare le diverse responsabilità a livello politico-parlamentare e politico-governativo, nonché a livello tecnico, sia militare sia amministrativo, lasciando la necessaria flessibilità sia nelle fasi di programmazione, sia nella successiva concreta gestione delle attività di realizzazione.
Relativamente a queste ultime, tuttavia, ritengo sia da osservare una stratificazione, occorsa soprattutto negli ultimi anni, di numerose disposizioni legislative, che hanno introdotto un complesso flusso informativo al Parlamento che, forse, oggi necessita di un opportuno riordino, per razionalizzare le tempistiche e i contenuti e per individuare le migliori modalità per assolvere al giusto dovere di informazione parlamentare.
In ciascun esercizio, infatti, sono numerose le occasioni di presentazione, esame e discussione di documenti governativi nei quali viene evidenziato lo stato dei programmi, in prospettiva sia finanziaria, sia di realizzazione.
Nel corso del tempo, la Difesa ha dedicato notevoli sforzi per uniformare tali atti e renderne il contenuto il più esaustivo possibile, ad esempio evidenziando i programmi finanziati attraverso leggi di spesa attinenti alle competenze di gestione del Ministero dello sviluppo economico.
Tuttavia, devo rilevare che talvolta le modalità del loro impianto e il contesto della loro presentazione non facilitano tale compito. Mi riferisco, ad esempio, ai molteplici e diversi aspetti propri delle note preliminari ai bilanci preventivi e consuntivi che, partendo dal quadro generale strategico, espongono molte informazioni sugli investimenti in corso sotto il profilo della programmazione finanziaria e della programmazione strategica per obiettivi.
Ad essi, si aggiunge anche una panoramica della situazione corrente, offerta dalla nota aggiuntiva, che approfondisce ulteriormente l'analisi degli investimenti, riportandone la correlazione con le capacità operative fondamentali dello strumento operativo e con le sue diverse componenti.
Si tratta di una notevole mole di informazioni che potrebbe oggi richiedere una complessiva revisione, tanto degli aspetti procedurali previsti, quanto della tempistica di presentazione, per rendere maggiormente efficiente il processo di informazione del Parlamento.
Sto pensando, ad esempio, alla predisposizione di un unico documento, riferito ad un arco di tempo pluriennale, un vero e proprio rolling document che raccolga, correli ed uniformi le diverse informazioni, da aggiornare sulla base dell'evoluzione della situazione, sia gestionale, sia programmatica.
Signor presidente, onorevoli deputati, ciò mi porta - avviandomi alla conclusione della mia esposizione - a richiamare l'attenzione su un altro fattore di vitale importanza per lo strumento militare, in genere, e per l'attività di procurement che stiamo analizzando.
Mi riferisco alla criticità derivante dall'incertezza delle disponibilità finanziarie nel medio e lungo periodo, insita nella modalità di predisposizione del bilancio della Difesa, un atto definito con le medesime regole e disposizioni vigenti per tutti i dicasteri e, quindi, legato a decisioni e scelte effettuate sostanzialmente nella contingenza dell'anno finanziario di riferimento.
Pur essendo, queste, materie che esulano dalle specifiche competenze del vertice militare, consentitemi di considerare, nella sede istituzionale di questa indagine conoscitiva, anche la difficoltà insita nel porre in relazione con i processi metodologici che ho descritto in precedenza programmi ed attività che richiedono tempi lunghi, se non lunghissimi, per il loro completamento, con le spesso mutevoli disponibilità finanziarie annuali.
Non mi riferisco solo allo specifico settore degli investimenti, ma anche alle risorse necessarie ad assicurare con efficienza


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e continuità la concreta vita operativa dei mezzi messi in servizio, che vengono identificati con il settore esercizio del bilancio del Dicastero e che, in realtà, rappresentano il fattore e la possibilità di reale capitalizzazione degli sforzi sostenuti nel settore dell'investimento.
Vi ringrazio per l'attenzione e resto ovviamente a vostra disposizione per qualsiasi domanda.

PRESIDENTE. Nel ringraziare il signor generale Camporini, vorrei dirgli, anzitutto, che la parte conclusiva del suo intervento, in effetti, trova riscontro in una riflessione che la Commissione aveva già svolto, in maniera autonoma, da cui era poi nata l'esigenza di avviare questa indagine conoscitiva.
Lo ringrazio, a nome di tutti, per la puntualità con cui ha svolto la sua relazione, che è molto importante per questa Commissione.
Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor presidente, noi condividiamo la sua giustissima osservazione.
Vorremmo chiedere al generale Camporini - visto che alle 15 dobbiamo essere in Aula e considerato il nostro interesse per questo argomento - la gentilezza di voler eventualmente tornare in Commissione, per poter affrontare con noi una discussione, anche in base alla relazione che oggi ha così cortesemente illustrato a noi tutti.
Vorremmo averla in copia, per poterla esaminare e prepararci a un momento di maggiore approfondimento, con più certezze da parte di tutti.

SALVATORE CICU. Condivido la richiesta della collega, perché credo che il generale Camporini abbia offerto degli spunti molto importanti, che non possono essere elusi o trascurarti con un quarto d'ora d'approfondimento. Mi associo, quindi, a tale richiesta.

AMERICO PORFIDIA. Mi associo, presidente, alla richiesta dei colleghi di rinviare il seguito dell'audizione.

PRESIDENTE. Sulla base delle considerazioni svolte, ritengo di poter rinviare il seguito dell'audizione.
Desidero tuttavia sottolineare l'importanza che questa Commissione annette alla relazione del generale Camporini e all'indagine conoscitiva nel suo complesso, che si svolge in un momento particolare, non soltanto per l'impegno delle nostre Forze armate all'estero - tale da richiedere un dispositivo idoneo a garantire l'efficienza e la sicurezza delle nostre missioni internazionali - ma anche in considerazione dell'importante mole di finanziamenti assorbiti dal settore della Difesa. L'entità degli stessi, infatti, comporta l'esigenza per il Parlamento di avere piena consapevolezza del modo in cui viene impiegato il denaro dello Stato.
Cercheremo, stante la disponibilità del generale Camporini, che ringrazio nuovamente per il suo intervento, di individuare una giornata che ci consenta di disporre di un tempo adeguato - purtroppo, l'incalzare dei lavori d'Aula fa sì che i margini siano piuttosto ristretti - all'importanza di questi lavori.
Rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

La seduta termina alle 14,40.

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