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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione IV
13.
Mercoledì 7 marzo 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Chiappori Giacomo, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SUL RECLUTAMENTO DEL PERSONALE MILITARE DEI RUOLI DELLA TRUPPA A DIECI ANNI DAL DECRETO LEGISLATIVO N. 215 DEL 2001.

Seguito dell'audizione di rappresentanti del COCER-Interforze.

Chiappori Giacomo, Presidente ... 3 5 8 9 14
Ascierto Filippo (PdL) ... 3
Belviso Sergio Saverio, Delegato dellasezione COCER Marina militare ... 12
Bitti Leonardo, Membro del comitato di presidenza del COCER-Interforze ... 12
Bottacchiari Guido, Presidente della sezione COCER Aeronautica militare ... 10
Ciavarelli Antonio, Membro del comitato di presidenza del COCER-Interforze ... 13
Fico Pasquale, Delegato dellasezione COCER Esercito ... 11
Garofani Francesco Saverio (PD) ... 3
Moles Giuseppe (PdL) ... 4
Rossi Domenico, Presidente del COCER-Interforze ... 5 9 13
Rugghia Antonio (PD) ... 4
Speciale Roberto (PdL) ... 13
Tosiani Antonio, Delegato dellasezione COCER Aeronautica militare ... 11
Villecco Calipari Maria Rosa (PD) ... 8

ALLEGATO: Delibera n. 2/2012 del Consiglio Centrale di rappresentanza ... 15
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA.

COMMISSIONE IV
DIFESA

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 7 marzo 2012


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIACOMO CHIAPPORI

La seduta comincia alle 14,05.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione di rappresentanti del COCER-Interforze.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul reclutamento del personale militare dei ruoli della truppa a dieci anni dal decreto legislativo n. 215 del 2001, il seguito dell'audizione di rappresentanti del COCER-Interforze.
Ringrazio il generale Domenico Rossi per la sua disponibilità a tornare a partecipare ai nostri lavori ed estendo il ringraziamento a tutti gli altri rappresentanti.
Ricordo che nella seduta del 14 febbraio scorso, per ragioni di tempo, non era stato possibile dar corso alle richieste di intervento da parte dei membri della Commissione. Do quindi la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

FILIPPO ASCIERTO. Quando vedo ragazzi che hanno prestato servizio nelle Forze armate per alcuni anni, svolgendo anche missioni delicate all'estero, e che oggi sono a casa, mi piange il cuore.
Desidero sapere dal generale Rossi se, per tutti coloro che sono in attesa di conoscere la propria sorte, le Forze armate avanzeranno una richiesta al Governo. Capisco che occorrono fondi per poterli trattenere, ma chiedo se ci sarà una richiesta per snellire le procedure di trattenimento e recuperare quanti più ragazzi possibile tra quelli che sono casa e avrebbero voluto rimanere nelle Forze armate.
Per quanto concerne la paventata mobilità nei ruoli dei marescialli e degli ufficiali delle Forze armate, volevo sapere qual è l'orientamento del COCER. Personale che ha passato una vita nelle istituzioni dandovi lustro e che indossa la divisa, simbolo di prestigio e di valori particolari, non può essere svilito dalla mobilità e finire a fare l'archivista in qualche ministero. Esistono posti adeguati al loro status, per esempio nei tribunali, nelle forze dell'ordine o nelle capitanerie di porto.
Vorrei sapere se, ad esempio, nelle capitanerie di porto c'è necessità di attingere al ruolo marescialli.

FRANCESCO SAVERIO GAROFANI. Ringrazio tutti i rappresentanti del COCER per essere tornati innanzi alla Commissione per questa nostra indagine.
Vorrei soffermarmi sull'anomalia di questa nostra audizione, che si svolge in più riprese intervallate dalla seconda audizione del Ministro Di Paola, che è tornato sui temi più scottanti dell'attualità e della ridefinizione non del modello di difesa, ma di quello che lui definisce lo


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strumento militare. Anche se non è oggetto immediato dalla nostra audizione, è inevitabile che questo tema abbia una ricaduta diretta.
Il Ministro ha esplicitamente detto che il COCER è stato coinvolto fin dall'inizio di questo percorso di riflessione, sia pure con responsabilità diverse. Le vorrei chiedere se le linee che il Ministro ha illustrato alle Commissioni riunite difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica sono compatibili con il mantenimento del modello di cui noi parliamo, sia pure rivisto nei numeri, o se invece la misura dei tagli annunciati - circa 40.000 unità - non sia tale da imporre una riflessione radicalmente diversa sugli assetti, sulla modalità di arruolamento, sull'impiego o sullo strumento militare a rischio di invecchiamento. Si parla spesso della fase di uscita, ma la riduzione degli arruolamenti produce inevitabilmente come conseguenza l'invecchiamento dello strumento militare, con una serie di effetti negativi da affrontare.
Forse le chiedo di portarsi su un terreno leggermente diverso da quello della nostra indagine, ma vorrei che facesse una proiezione di ciò che le nuove linee programmatiche potrebbero comportare circa la necessità di un drastico ripensamento dell'oggetto della nostra audizione.

ANTONIO RUGGHIA. Come diceva giustamente il collega Garofani, abbiamo la possibilità di interloquire con voi dopo l'intervento del Ministro sulle linee di indirizzo per la revisione dello strumento militare. I due ragionamenti, quindi, si incastrano. Noi abbiamo come riferimento l'efficienza del modello, ma questo non significa non tener conto di ciò che capiterà al personale sulla base delle scelte che saranno compiute e delle ricadute che complessivamente interesseranno lo strumento militare e l'efficienza delle nostre Forze armate.
Come sapete meglio di noi, l'ipotesi è quella di riorganizzare la spesa per la funzione difesa e per le Forze armate con una riduzione dei costi per il personale e un aumento di spesa per l'esercizio e gli investimenti. Il Ministro si propone di raggiungere un rapporto tendenziale rispettivamente del 50 per cento, 25 per cento e 25 per cento, partendo dalla situazione attuale in cui il personale incide molto di più del 50 per cento.
Il Ministro Di Paola ci ha spiegato che gli effetti sul personale si vedranno in un arco temporale non breve. Il numero dei marescialli, ad esempio, si ridurrà fra venti anni, quando cioè si arriverà al pensionamento dei sottufficiali impegnati in questo ruolo. È però interessante capire quali potranno essere le ricadute di questa scelta nel breve periodo.
Se si vuole raggiungere questo obiettivo, bisogna per forza di cose bloccare la carriera dei sottufficiali che aspirano al raggiungimento del grado di maresciallo. Questa scelta è peraltro finalizzata a far sì che i volontari di truppa siano giovani e non superino i trenta, quarant'anni di età. Che cosa potrà significare questo? Per quello che potete dirci, quali effetti potrà determinare un intervento sulle carriere dal punto di vista del personale, ma anche dell'efficienza dello strumento militare?
C'è un altro tema che aiuta a capire quali saranno le ricadute di queste scelte e ad avere un'idea complessiva della questione. Esiste la possibilità, sempre più ridimensionata, di svolgere la manutenzione dei mezzi attraverso la formazione dei militari e le scuole marescialli. I marescialli in gran parte hanno svolto anche questa funzione e una parte di essi è altamente specializzata in attività di manutenzione. Anche le scuole di formazione sono funzionali a queste mansioni.
Che cosa potrà succedere, secondo voi, per effetto di questa scelta?

GIUSEPPE MOLES. Mi voglio collegare all'intervento del collega Ascierto perché ritengo che la questione della mobilità sia molto importante. Possiamo anche essere tutti d'accordo sul fatto che non si parla di ristrutturazione o cambio del modello, ma di strumento militare della difesa. Tuttavia una revisione dello strumento, se riguarda i mezzi, ha un significato e un costo, mentre se riguarda gli uomini, il


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significato e il costo toccano la carriera e la vita del personale.
Siccome ritengo che ciò che ha evidenziato il collega Ascierto sia importante, desidero chiederle se sia possibile individuare soluzioni o indicazioni per le posizioni che saranno ricoperte o sanate in altri enti attraverso la mobilità. Ritengo, infatti, che l'importante sia la certezza e la credibilità di un percorso di carriera, cosa che riguarda evidentemente il futuro e la vita del personale.
Quali possono essere a questo punto gli elementi di certezza negli sviluppi di carriera del personale militare?

PRESIDENTE. Do ora la parola al generale Rossi per la replica.

DOMENICO ROSSI, Presidente del COCER-Interforze. Vi ringrazio a nome di tutto il COCER per averci nuovamente chiamato. Infatti, come ho già detto la volta scorsa, questo è sicuramente un segno di attenzione nei riguardi del personale.
Voglio innanzitutto premettere - lo faccio in ogni audizione in cui non mi presento con un testo deliberato dal Consiglio - che in qualità di presidente, ai sensi di quanto previsto dalla rappresentanza militare, io sono un primus inter pares. Non ho le funzioni di un segretario di partito, ragion per cui quello che dirò sarà basato sull'esperienza e sul confronto più o meno quotidiano che ho con gli altri delegati del COCER, fermo restando che, per una questione di correttezza e di sensibilità, se il presidente lo riterrà opportuno, il mio discorso potrà essere integrato e reso più corretto ed esaustivo nelle risposte.
Ciò premesso, debbo per forza di cose partire dall'intervento dell'onorevole Garofani in merito al fatto che il COCER è stato coinvolto fin dall'inizio nel processo di rivisitazione dello strumento militare. Occorre capirci sul significato che diamo al termine «coinvolgimento». Oggi io non sono in grado di rispondere in termini esaustivi a nessuna delle domande che mi sono state poste al riguardo. Risponderò, quindi, ma non nei termini in cui vorrei farlo perché mi mancano gli elementi.
C'è infatti una differenza fra «coinvolgimento» e «confronto». Il coinvolgimento o l'informazione si ha quando qualcuno dice qualcosa a qualcun altro. Il confronto si ha nel momento in cui entrambe le parti hanno le stesse cognizioni di base e possono parlare in termini di domanda e risposta o di offerta e risposta oppure discutere di soluzioni alternative.
L'onorevole Ascierto ha fatto una richiesta volta a recuperare coloro che sono a casa, ma se non si conosce il volume organico dei singoli ruoli non è possibile fare previsioni. Se il numero dei volontari in servizio permanente in ruolo si abbassa di un delta per effetto della rivisitazione dello strumento, è evidente che le difficoltà potrebbero acuirsi anziché eliminarsi. Il COCER, però, non conosce questi numeri.
Al riguardo, nel confronto con il Ministro della difesa il COCER ha chiesto che venisse data risposta a sette punti che ritiene fondamentali per capire esattamente i termini del problema. In una delibera indirizzata al Capo di stato maggiore della difesa e al Ministro - un atto formale del COCER, quindi, che lascio alla presidenza - abbiamo chiesto di conoscere le entità dei ruoli, gli sviluppi di carriera degli ufficiali e l'entità della riduzione delle singole categorie in modo tale da capire i transiti tra ruolo e ruolo e se diminuiranno le aspettative di carriera.
Le aspettative di carriera si possono costruire e potremo dare una risposta sul punto solo nel momento in cui sapremo, ad esempio, se il ruolo sergenti esiste o non esiste, se è stato accorpato in alto o in basso, se la carriera dei volontari in servizio permanente è finalizzata verso l'alto con acquisizione della parte sergenti - come in parte era stato detto quando si parlava del riordino dei ruoli - oppure no. Questi sono gli aspetti che potrebbero realizzare un reale confronto tra le parti e permetterci di dare risposte più precise di quelle che siamo in grado di fornire in questo momento.


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Per un confronto vero in questo momento al COCER mancano gli elementi di base perché gli elementi che ci sono stati successivamente forniti dal Ministro sono unicamente quelli da lui presentati nell'ambito dell'audizione svolta presso le Commissioni riunite difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Noi abbiamo il testo di quella audizione e basta. Passare da 190.000 a 150.000 unità non dà il senso, almeno per quanto riguarda il personale, di quanto potrà accadere nell'ambito degli sviluppi di carriera e nemmeno nell'ambito della mobilità.
Sicuramente nelle Forze armate in questo momento non c'è esubero - parola di cui si è abusato - di personale. Nelle Forze armate in questo momento non c'è nessuno che non abbia una collocazione organica e un lavoro da svolgere quotidianamente dalla mattina alla sera, impegnando le proprie ore lavorative, la propria professionalità e il proprio spirito di servizio. Non è un caso che il modello preveda 190.000 unità e le consistenze siano ora di 183.000. Le unità in soprannumero risultano 30.000 e si creano unicamente per effetto della riduzione del modello. Diversamente non vi sarebbe personale in esubero.
Con riferimento alla mobilità di ufficiali e sottufficiali, mi preme sottolineare che tutte le Forze armate, agli inizi degli anni Ottanta, hanno reclutato moltissimo personale. Come ha già detto il Ministro, calibrando bene gli ingressi e con l'uscita di questo personale a partire dal 2022 in poi si potrà passare alla nuova consistenza, per esodi fisiologici, entro il 2032. Solo se si vuole accelerare questo processo c'è bisogno di una mobilità spinta verso altre amministrazioni o di forme alternative di impiego.
Ma nel momento in cui si prefigura questa spinta verso l'esterno, si creano due problemi: il primo riguarda il numero delle persone, ossia il quanto; il secondo, riguarda il come. All'onorevole Ascierto rispondo che stabilire il quanto e il come è strettamente legato alla circostanza che gli uomini siano lasciati liberi di transitare in altre amministrazioni o al fatto di essere costretti. Se c'è la volontà della persona di coprire posti nell'ambito della pubblica amministrazione, delle forze di polizia ad ordinamento civile e militare o delle capitanerie di porto, che tramite il delegato Ciavarelli hanno dichiarato di avere disponibilità al riguardo, è evidente che questo transito non offende la dignità. Chi accetterà volontariamente quel posto avrà compiuto le proprie valutazioni, indipendentemente dalla dignità che attribuisce alla divisa. Se invece parliamo di mobilità forzata, è evidente che il problema si può porre.
Se non sbaglio il Ministro in audizione si è impegnato a presentare un provvedimento normativo. In quel contesto, mi auguro che il COCER sarà chiamato a esprimersi e allora sì che, avendo i numeri e conoscendo lo sviluppo dei ruoli, potremo indicare le posizioni che più interessano e quelle che il personale ritiene compatibili con le stellette che ha indossato per quarant'anni.
Senza nulla togliere ai colleghi delle altre Forze armate, quando parliamo di cinquantenni, parliamo di uomini che negli ultimi quindici anni hanno partecipato a missioni in Somalia, in Libano, in Afghanistan, in Iraq. Non si tratta di persone, come qualcuno sbagliando potrebbe ritenere, che hanno passato la vita dietro a una scrivania. Sono militari che hanno maturato importanti esperienze di carattere operativo e che hanno una forte dignità e un forte senso della divisa.
La riflessione sugli assetti futuri, onorevole Garofani, mi sembra di averla già illustrata. Dai tagli che saranno apportati ai singoli ruoli ufficiali, marescialli, sergenti, volontari in servizio permanente e volontari in ferma prefissata di 4 anni (VFP4) dipenderà evidentemente il mantenimento o meno dell'attuale assetto del modello. Mi sembra che su questo il Ministro abbia detto che non si tratta di una revisione del modello, bensì di una rivisitazione dello strumento militare. È evidente, quindi, che il punto centrale è quello del precariato.


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Collegandomi a quanto è stato detto sul decreto legislativo n. 215/2001, specie nel momento in cui al di fuori dell'amministrazione della Difesa si stanno cercando soluzioni tali per cui i precari dopo un certo numero di anni ottengono un contratto a tempo indeterminato, occorre che non si proceda nella direzione inversa. Se per transitare in servizio permanente bisognasse aspettare da 6 a 8 anni senza la sicurezza di entrare, ci sarebbe una sperequazione. Dobbiamo ricordare che attualmente i VFP4 non godono degli stessi diritti di chi si trova in servizio permanente né possono dimostrare all'occorrenza - ad esempio per la richiesta di mutuo - di godere di determinate garanzie. A mio avviso, occorre una valutazione su questi assetti a 360 gradi.
L'invecchiamento è un altro dei termini reali del problema e si combatte prevedendo assetti che individuino uscite agevolate a età ridotta o meno. Il modello alla francese prevede che fino a diciannove anni, sei mesi e un giorno di servizio - vicino al limite minimo pensionabile di una volta -, oltre al servizio permanente, si possano effettuare rafferme successive di quattro anni in quattro anni. Dopo di che il militare ottiene un vitalizio minimo appena terminata la leva e un processo formativo molto elevato. Solo una componente parziale transita in servizio permanente.
Onorevole Rugghia, le percentuali indicate dal Ministro per il personale, l'esercizio e l'investimento rappresentano medie europee e come tali sono tendenzialmente ottimali. Noi non abbiamo gli elementi tecnici per disquisire su queste percentuali, tuttavia il fattore comune, quando si parla di personale, è la motivazione. La motivazione del personale non è una componente aggiuntiva dell'efficienza dello strumento militare, bensì ne è la componente fondamentale. La motivazione del personale è la sommatoria di vari aspetti, uno dei quali, onorevole Moles, è la certezza dello sviluppo di carriera.
È altrettanto evidente che le disquisizioni, talvolta giornalistiche, sulle retribuzioni e sugli stipendi dovrebbero tenere conto di una più generale omogeneità. Il trattamento economico del personale militare è strettamente legato al grado. Una revisione dello strumento che blocchi gli sviluppi di carriera porrebbe innanzitutto il grande problema della pari ordinazione con i colleghi della Guardia di finanza e dell'Arma dei carabinieri.
Non potrà essere ammesso che un ragazzo entri nel ruolo marescialli dell'Esercito, della Marina o dell'Aeronautica con uno sviluppo di carriera diverso. Ringrazio per la domanda perché il discorso è centrale. Per prefigurare degli sviluppi di carriera diversi occorrono compensazioni di natura retributiva. È il minimo che si possa fare, ammesso e non concesso che il personale delle Forze armate lo accetti.
Vorrei ricordare a tutti che nel 1995 sono stati emanati diversi decreti legislativi (dal n. 196 in avanti) capostipiti della pari ordinazione e del nuovo ruolo marescialli, sergenti e volontari in servizio permanente. Per effetto della impossibilità di percepire lo stesso transitorio dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza, nelle Forze armate abbiamo avuto dieci anni di conflitto e vi assicuro che i conflitti interni all'organizzazione sono devastanti perché creano rivalità, conflitto sociale e invidie. Posso dirvi questo con certezza prima di tutto perché sono uno dei responsabili della scrittura del citato decreto legislativo n. 196.
Poi perché nel 1995 ho assunto il comando del Primo reggimento corazzato di Teulada. Tale reggimento, che comanda il poligono, aveva una caratteristica peculiare rispetto agli altri: dal comandante dipendeva un nucleo di carabinieri. Il comandante di quel nucleo a parità di anzianità acquisiva, per effetto di quel decreto legislativo, un grado superiore al collega con cui fino al giorno prima aveva preso il caffè. Potete immaginare che cosa successe all'interno del reggimento nel momento in cui, dalla sera alla mattina, uno comandava l'altro non per merito, ma per effetto di una legge. La questione è stata ripianata dopo dieci anni con la legge sul riallineamento, e non per tutti.


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La questione dovrà essere considerata a 360 gradi perché la legge che ha regolato il trattamento economico del personale inchioda la parte cosiddetta parametrale al grado. È stato, quindi, impossibile non assegnare ai «vecchietti» il grado che non avevano avuto perché altrimenti avremmo aggiunto un'altra sperequazione a quella economica. Alcuni di voi hanno lavorato su questo secondo provvedimento. Ho voluto richiamarlo per farvi capire l'importanza del trattamento economico e delle carriere. O il trattamento economico sarà scisso dalla carriera o il problema si acuirà.
Mi sembra di aver risposto a tutte le domande e mi auguro che il COCER possa avere l'occasione di rispondere nuovamente quando avrà tutte le informazioni che saranno fornite dal disegno di legge delega. Come ripeto, in questo momento il personale guarda alle comunicazioni che provengono dagli organi istituzionali - come questa Commissione - per cogliere segnali positivi o negativi sui propri sviluppi di carriera e sulla propria situazione.
Gli sviluppi di carriera hanno attualmente due riflessi negativi. Fino a oggi pensavamo che quello del trattamento economico in servizio fosse l'unico. Tuttavia, con il passaggio totale al contributivo, se, come ritengo accadrà o potrebbe accadere, si interverrà sugli sviluppi di carriera del personale in servizio più giovane, lo penalizzeremo e creeremo differenze non solo in termini di trattamento economico in servizio, ma anche in termini di trattamento economico in quiescenza.

PRESIDENTE. A questo punto, l'indagine conoscitiva, nata per volontà di questa Commissione, rivela una confusione terribile. Forse c'era già, ma mi sembra che l'ultimo passaggio del Ministro, doveroso per i tagli decisi e per quanto sta succedendo, ma svolto senza collegamento con il COCER, ingeneri ancora più confusione tra di voi e tra di noi. Per parlare senza mezzi termini, non lo so dove andremo a parare.
Un altro ministro forse no, ma un ministro come Di Paola avrebbe dovuto concentrare il lavoro e presentare un pacchetto di misure definitivo. Pur con tutte le indagini possibili, così non se ne esce. Ci sono troppe cose che si compenetrano: c'è personale in uscita e in entrata; un taglio che è comunque necessario e c'è una rivisitazione fondamentale. Bisognerebbe avere il coraggio di affermare che occorre arrivare a 150.000 unità punto e basta, trovando le formule necessarie per stabilire cosa dovranno fare gli altri e prevedendo una specifica norma di legge. Mi pare che, se dobbiamo seguire un percorso, questo non sia il modo giusto. È una riflessione mia. Sento che esistono difficoltà sia tra di noi sia tra di voi e la cosa mi preoccupa.
Do ora la parola all'onorevole Villecco Calipari.

VILLECCO CALIPARI MARIA ROSA. Mi scuso per il ritardo, ma ero in Commissione affari esteri. Non so se qualcosa di quanto sto per domandare sia stato già chiesto e il generale Rossi vi abbia già risposto. Se fosse così mi scuso con lui e leggerò il resoconto.
In relazione alla revisione dello strumento militare, colgo l'occasione per porre alcune domande ai rappresentanti del COCER qui presenti. Nella sua seconda audizione sulle linee di revisione dello strumento militare, il Ministro ha affermato con molta chiarezza che eravate stati ricevuti, che c'era stato un importante incontro e che tutto quanto riguarderà la revisione dello strumento militare verrà concordato con le parti sociali, ossia con voi.
In relazione alle previsioni o alle proposte che il Governo sta facendo al Parlamento, pur rimanendo ferma la centralità del Parlamento nel concordare le linee e gli obiettivi su cui il Governo si muoverà nell'ambito della proiezione di questo Paese nelle missioni internazionali ringraziando ancora le truppe terrestri che in questi anni hanno svolto missioni di peacekeeping e di peace enforcement con assoluta competenza, qualità di formazione


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e di addestramento - ho una forte preoccupazione, che voglio esprimere al COCER, con riferimento al paradigma, che ancora fatico a digerire e che non mi sembra il numero perfetto, 50 per cento, 25 per cento e 25 per cento.
Credo che questo tipo di considerazione debba tenere in conto le strutture sociali, economiche, occupazionali, la capacità dimostrata dalle Forze armate in questi anni e un modello avviato nel 2000, che non è stato nemmeno concluso e che oggi dovremmo rivedere. Il tema si congiunge all'indagine conoscitiva. Ci è stato detto che bisogna rendere più efficiente lo strumento e che l'efficacia è data anche dallo svecchiamento.
Come si può fare questo in una situazione di scarsità di risorse economiche, senza accollarsi altri costi? L'aspettativa per riduzione dei quadri (ARQ) è una delle soluzioni: possono gli incentivi esserne un'altra? Io sono molto preoccupata. Provengo da una regione meridionale e so benissimo che il 95 per cento e forse più delle Forze armate in generale è costituito da giovani meridionali. I tagli previsti al reclutamento sono del 20-30 per cento. Io temo che non si tratti di uno svecchiamento, ma di un taglio al ramo giovane.
Un'altra mia preoccupazione riguarda l'equità. Poco fa ho sentito che il generale Rossi stava già rispondendo sul problema della motivazione del personale e della carriera. Equità significa stare bene attenti anche a un'altra cosa - e parlo anche di chi ha funzioni di dirigenza.
Ci sarà equità tra ruoli tecnici e ruoli normali?

PRESIDENTE. Do la parola ai rappresentanti del COCER-Interforze per la replica.

DOMENICO ROSSI, Presidente del COCER-Interforze. Chiedo scusa, presidente, ma vorrei evitare alcune confusioni che, a mio avviso, si sono prodotte perché stiamo discutendo sul decreto legislativo n. 215/2001 subito dopo l'audizione del Ministro della difesa sulle linee di revisione dello strumento militare. Ripeto a beneficio dell'onorevole Villecco Calipari che non si può parlare di un vero confronto. Ci è stata data un'informazione sulla base di quanto riferito in quell'audizione che al momento non consente al COCER di potersi esprimere in maniera esaustiva su questi argomenti.
Gli incentivi possono essere una soluzione, ma forse ce ne potrebbero essere anche altre. Ritengo che il COCER si potrà esprimere con certezza soltanto nel momento in cui leggerà il disegno di legge delega e, poiché dietro al disegno di legge delega ci sono i decreti legislativi, per poter parlare di reale confronto occorrerà anche che il COCER conosca i ruoli, gli sviluppi dei ruoli e le vere eccedenze. Solo a quel punto potrà, a mio avviso, dare un giudizio reale sulla questione.
Per adesso, sulla base di un taglio trasversale, come ho già detto, non si possono che prefigurare sviluppi di carriera penalizzanti. Ritengo che sarebbe un problema di natura politica prima ancora che tecnica perché questo personale da quindici anni difende con dignità gli interessi del Paese in giro per il mondo, finendo anche nelle prigioni indiane. Ovviamente rivolgo, tramite voi, un invito ancor più pressante al Governo affinché i due sottufficiali della Marina possano ritornare presto a casa. È la controprova di come questa sia una professione atipica, che non può essere misurata o armonizzata, ad esempio, con i limiti d'età di professioni civili.
Per quanto riguarda i militari provenienti dal meridione, la Commissione conosce le cifre, perché sono state presentate a suo tempo dai capi reparto del personale delle varie Forze armate. I numeri dicono chiaramente che il 90 per cento dei reclutamenti proviene dal sud. È evidente che i tagli al modello sono anche tagli ai reclutamenti. La proporzione non la conosciamo perché non conosciamo il modello, ma quel 30 per cento citato dall'onorevole Villecco Calipari si applica anche ai reclutamenti.
L'equità fra ruoli tecnici e ruoli normali, all'interno di un processo di pari ordinazione tra Forze armate o tra ruoli,


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è un discorso da approfondire e da scoprire. Non possiamo che augurarci che ci sia equità. La rivisitazione del modello può costituire anche un'opportunità per migliorare o perfezionare gli aspetti della nuova legge di avanzamento e della legge sulla professionalizzazione.

GUIDO BOTTACCHIARI, Presidente della sezione COCER Aeronautica militare. Cercherò di essere molto sintetico, perché ci sono molte cose da dire. Per quanto riguarda il ruolo del COCER, lascerò agli atti un'intervista appena rilasciata da cui traspare tutto il mio pensiero sul ruolo delle Forze armate e della rappresentanza. In questo momento, il ruolo della rappresentanza è quello che ha delineato il generale Rossi. Il Ministro ci ha informato né più e né meno come ha informato voi. A espressa richiesta, reiterata in calce, non ha risposto alle nostre sette domande.
Per quanto riguarda il ruolo della rappresentanza, bisogna uscire dall'equivoco. Non mi pare che in altri mondi - è un problema politico - l'amministratore delegato faccia anche il sindacalista. Nelle Forze armate succede questo. Il generale Rossi mi guarda un po' strano, ma questo è il ruolo di fondo. L'amministratore delegato o il comandante si deve preoccupare giustamente di tutte le componenti funzionali, compreso l'uomo. In una fase di ristrutturazione questo è un discorso ancor più delicato.
Mentre il Ministro non ci dice nulla di più di quanto ha detto nelle Commissioni riunite e non ci fornisce alcun documento, dopo una settimana esce su un sito privato un documento dello Stato maggiore da cui veniamo a scoprire tante cose, documento che nessuno ha ancora smentito. Lo Stato maggiore della difesa non lo ha smentito. So che c'è un'indagine interna, cosa che avvalora l'ipotesi che il documento sia uscito da lì.
Il ruolo di parte sociale deve essere chiaro perché lo Stato maggiore della difesa fa una cosa gravissima tra le tante, cioè richiedere, invocare quasi, l'applicazione anche per il personale del comparto difesa e sicurezza dell'articolo 33 del decreto legislativo n. 165 del 1995, ovvero la mobilità collettiva. La mobilità collettiva, attraverso vari step, porta al licenziamento dopo due anni all'80 per cento della retribuzione. Non credo che questo sia un trattamento adeguato al personale militare.
È l'ultima delle soluzioni, ma, poiché penso che le altre soluzioni, come ARQ, messa in mobilità volontaria eccetera - per una serie dei motivi oggettivi di bilancio o per incapacità e difficoltà di accoglierle - non troveranno applicazione, lo Stato maggiore della difesa, che insieme a me si vanta di fare il benessere del personale, ha pensato a questa. Io vorrei che lo Stato maggiore della difesa non si occupasse più del benessere del personale, vorrei pensarci da solo. Se scrivessi io una cosa del genere, i miei rappresentati mi prenderebbero a calci, ma ricordo che un contratto non firmato da COCER si applica se a firmarlo è lo Stato maggiore della difesa. Prima di tutto è bene chiarire questo.
Qualcuno ha parlato di numeri magici, riferendosi alle percentuali del 50 del 25 e del 25. Occorre fare un'operazione verità. Sarò anche stato folgorato sulla via di Damasco, ma non su viale dell'Astronomia. Accetto queste proporzioni, anche se non ne sono convinto. Non è vero, infatti, che i modelli sono validi a tutte le latitudini perché altrimenti il nostro sistema industriale e di produzione, che non ha paragoni altrove, non esisterebbe. Non è detto, quindi, che le verità siano assolute.
Premesso questo, ho chiesto al Ministro se il 50 per cento riguardasse solo la parte della funzione difesa relativa al bilancio dello Stato della difesa o anche quella che è al di fuori, precisamente al Ministero dell'economia e dello sviluppo. Bisogna che il Parlamento e l'opinione pubblica sappiano che alla funzione personale non si dà la metà, ma molto meno perché ci sono altri 1,3 miliardi di euro nel bilancio del Ministero dell'economia e dello sviluppo. Se parliamo di 14,1 miliardi più 1,3, il 50 per cento sono quasi 8 miliardi. Ma se il Ministro considera il 50 per cento


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di 14,1 miliardi, dal mio punto di vista è inaccettabile. Saranno il Parlamento e le altre sedi deputate ad accettarlo.
Non voglio dire altro. Questi sono solo alcuni punti. Per rispondere all'onorevole Calipari sull'equità, vi do solo un'informazione. Quel documento, che non è stato ancora smentito, prevede un taglio della dirigenza del primo gradino nell'ordine del 60 per cento su 250 posizioni per gli ufficiali in ruolo speciale, come il sottoscritto - che vorrebbe però una carriera meritocratica come in America -, e del 10 per cento su 1750 posizioni di colonnello nei ruoli normali. Fare il conto è facile.
Il modello professionale del 2001 doveva prevedere tra i principi ispiratori la carriera aperta. La carriera non è aperta. È per compartimenti stagni: chi ha il pedigree va avanti. Finché siamo nell'ordine naturale delle cose e ciascuno rispetta l'altro, non lo accetto, ma devo tollerare. Quando però in un momento di contrazione si chiede di più a chi ha di meno, non posso non parlare.

PASQUALE FICO, Delegato della sezione COCER Esercito. Buongiorno a tutti sono il primo maresciallo Pasquale Fico, delegato della sezione Esercito del COCER. Sono al terzo mandato dal 1994 a oggi.
In questa audizione ho avvertito disagio perché i deputati eletti a rappresentare le esigenze dei cittadini ci hanno posto delle domande. Io aspetto, invece, delle risposte e delle proposte vere dai deputati eletti dal popolo italiano. Purtroppo vedo un Parlamento - scusate se uso una parola un po' forte - annichilito, che non sta facendo gli interessi del popolo italiano, tra cui ci sono quelli dei cittadini con le stellette.
Io ho cinquant'anni di età e trentadue anni effettivi di servizio. Ho svolto tante missioni. Non sono un militare da «rottamare» o da mandare presso qualche altra amministrazione. Dall'incontro avuto con il Ministro della difesa non ho appreso niente di più di quello che avevo già letto nel resoconto dell'audizione davanti alle Commissioni riunite difesa. È grave, anche perché il Ministro della difesa ha detto al COCER di non rappresentare il Governo. Se il Ministro della difesa non rappresenta il Governo italiano, allora chi rappresenta? Mi pare grave.
Mi trovo a disagio anche perché siamo stati convocati per l'indagine conoscitiva sul reclutamento del personale militare e dei ruoli della truppa. Questa Commissione in realtà dovrebbe fare un'indagine conoscitiva su tutto il settore delle Forze armate. Il generale Rossi, il nostro presidente, ha ben anticipato il disagio che abbiamo provato nel 1995 con le sperequazioni subite nel riordino delle carriere, e ancora oggi ci sono strascichi vergognosi.
Il modello di difesa, che originariamente doveva realizzarsi in vent'anni, adesso lo si vuole realizzare in soli dieci anni, con un taglio di 40.000 uomini. Il Ministro ha detto che non è stato lui a far circolare quelle voci sulla stampa riguardo ai 40.000 marescialli e ufficiali da «rottamare». Ma di cosa stiamo parlando? Non sono carri armati vecchi, sono uomini nel pieno delle loro facoltà. I tagli che il Ministro della difesa vuole operare sul personale a cosa serviranno? A investire sugli armamenti?
Io abito a Novara, vicino a Cameri, dove ci sono gli stabilimenti di assemblaggio del JSF e i sindaci della zona sono adirati per le bugie che sono state dette su questo apparecchio. Il Ministro della difesa dovrebbe ridurre l'acquisto delle navi, degli aerei e dei sommergibili, visto che essendo stato Capo dello stato maggiore della difesa e sottosegretario agli armamenti ha fatto parte dei governi che all'epoca hanno indebitato l'Italia.
Signor presidente e signori deputati, di che cosa stiamo parlando? Lo chiedo a voi che siete stati eletti per rappresentare gli interessi di noi cittadini, anche quelli gravati dal fatto di essere militari con le stellette.

ANTONIO TOSIANI, Delegato della sezione COCER Aeronautica militare. Buongiorno, sono il luogotenente Tosiani, delegato della sezione Aeronautica del COCER. Non ruberò tempo, ma voglio partire dalla vostra indagine conoscitiva.


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Qualche anno fa circolava in televisione uno spot che prometteva un futuro assicurato a chi si arruolasse nelle Forze armate. Tra parentesi, l'allora Capo di stato maggiore era l'attuale Ministro della difesa. Se il futuro di cui parlava lo spot è quello che si profila, è evidente che abbiamo preso in giro questi ragazzi, questi figli del nostro Paese. Bisognerebbe far circolare un altro spot che dica a chi si arruola che sicuramente avrà il precariato.
Secondo quanto si ventila, il personale che si arruola oggi per un anno e poi per una rafferma di altri quattro anni verrà tagliato di oltre il 50 per cento e non c'è stata alcuna smentita. Se queste sono le condizioni da offrire al nostro Paese, c'è di che essere preoccupati. Poiché sarà il Parlamento ad approvare il nuovo modello di difesa e non il Ministro, invito la Commissione difesa a valutare se mandando via 30.000 persone si fa il bene del Paese, anche dal punto di vista economico.
Voglio ricordare che se è possibile firmare accordi commerciali in Libia è perché le Forze armate sono intervenute in tale Paese. Se c'è l'immondizia da raccogliere, sono le Forze armate che intervengono. Se c'è un terremoto o qualsiasi altra tragedia, i primi a intervenire sono gli uomini delle Forze armate. Se c'è la neve, i primi ad arrivare sono gli uomini delle Forze armate.
Siamo sicuri che dal punto di vista economico stiamo facendo il bene del Paese?

LEONARDO BITTI, Membro del comitato di presidenza del COCER-Interforze. Buongiorno, sono il caporalmaggiore capo scelto Leonardo Bitti, membro del Comitato di presidenza del COCER-Interforze e delegato della sezione Esercito del COCER. Non era mia intenzione intervenire, però ho notato che l'argomento si è un po' spostato. Dovevamo discutere di quanto è avvenuto da dieci anni a questa parte nel reclutamento della truppa e siamo arrivati agli aerei e ai caccia.
Si tratta sempre di problemi della difesa, ma ci siamo dimenticati che per altri tipi di problemi le Forze armate, invece che un'evoluzione, negli ultimi dieci anni hanno subito un'involuzione. Tale involuzione si riscontra, ad esempio, in alloggi completamente fatiscenti di cui nessuno parla. Sopra gli alloggi del personale abbiamo ancora le coperture in amianto e nessuno ne ha parlato, nonostante le decine di sentenze che provano che l'amianto è altamente nocivo. Sugli alloggi di cui il personale usufruisce vi sono mille limitazioni. La remunerazione, tuttavia, è comunque pretesa.
Le madri non ricevono lo stesso trattamento che viene riservato al personale delle forze di polizia. Infatti, sia l'allattamento sia il ricongiungimento familiare non seguono la stessa procedura. Ai concorsi interni il mio collega dell'Arma dei carabinieri partecipa col grado rivestito, io invece da allievo, nonostante abbiamo la stessa età e la stessa qualifica a livello di funzione. A ciò vorrei aggiungere anche la questione dell'impiego: la maggior parte del personale che oggi materialmente lavora per le strade ha il mio grado.
La maggior parte delle persone vive in alloggi al limite della salubrità e lo dimostrano le decine di fotografie che ogni giorno ricevo via e-mail. Questa situazione andrebbe analizzata. È di questo che avrei voluto sentire parlare oggi in questa Commissione.
Discutere dei problemi che riguardano il futuro delle Forze armate va bene, ma, se non si affronta il presente, in queste Forze armate un futuro non ci sarà. Grazie.

SERGIO SAVERIO BELVISO, Delegato della sezione COCER Marina militare. Sarò breve e cercherò di dare dei dati riagganciandomi a quanto evidenziato precedentemente dall'onorevole Villecco Calipari. Purtroppo, come diceva il generale Rossi, non abbiamo dati certi, ma dobbiamo fare delle ipotesi. Giustamente l'onorevole Villecco Calipari ha parlato di un ipotetico taglio sul reclutamento del ruolo graduati del 30 per cento circa.
Per comprendere la situazione a cui - spero che ciò non accadrà mai - si potrebbe andare incontro, farò l'esempio


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della Marina. Secondo dati ufficiali, al 1o gennaio 2012 sono in servizio 4.000 volontari in ferma prefissata. In base al decreto legislativo n. 215/2001, entro il 1o gennaio 2021, quindi fra nove anni, dovrebbero essere arruolati 6.524 ragazzi, 280 all'anno per nove anni. Poiché nel 2012 la Marina procederà ad arruolare 660 unità, calcolando un taglio del 30 per cento sui 33.000 esuberi previsti, a partire dal 1o gennaio 2013, se tutto va bene, saranno arruolati 58 ragazzi.
Secondo i dati Istat di gennaio, il 32,5 per cento dei giovani del sud tra i diciotto e i venticinque anni è disoccupato. Potete ben immaginare che tale riduzione nel reclutamento incrementerà la percentuale dei giovani disoccupati. Soprattutto si nega un futuro. I VFP4 attualmente in servizio, che hanno già cinque anni sulle spalle e possono avere al massimo due ferme biennali, rischiano dopo nove anni di servizio di essere licenziati. Non lo possiamo accettare. Oltre al danno economico per l'intera società, si determina l'invecchiamento della Forza armata.
Mi domando se non sia il caso di ripristinare il servizio di leva obbligatorio. Questa rivisitazione del modello non può andare avanti. A essere colpiti saremo soprattutto noi graduati, che dovremo svolgere mansioni inferiori. Tornati in caserma dopo aver svolto per sei mesi o un anno i nostri incarichi nelle missioni internazionali e aver rischiato la vita, finiremo con una ramazza in mano o a fare le corvée a bordo delle navi.
Vi posso assicurare che per i 15.000 colleghi che io rappresento in Italia non è accettabile. Grazie.

ANTONIO CIAVARELLI, Membro del comitato di presidenza del COCER-Interforze. Vorrei cogliere l'occasione offertami dalla domanda dell'onorevole Ascierto per puntualizzare che le Capitanerie di porto dipendono funzionalmente ed economicamente dal Ministero dei trasporti e da altri dicasteri. Il nostro stipendio è, quindi, pagato dal Ministero dei trasporti.
Nel passaggio dalla leva al modello professionale, abbiamo cercato di sopperire alle carenze attraverso la leva prolungata e le ferme prefissate, ma il Corpo non può più andare avanti in questo modo. Stiamo dando il massimo della qualità, adesso servono gli uomini. A Taranto, per portare un esempio, la notte una sola motovedetta deve coprire i 180 chilometri del tratto di mare compreso tra Lecce e la Calabria. Non c'è personale per garantire la sicurezza in mare. Il porto di Taranto è il più inquinato d'Europa, ma non c'è personale per i controlli.
Per questo avevamo ipotizzato uno spostamento del personale dalla Marina alle Capitanerie di porto. Per paradosso un sottufficiale della Marina in mobilità potrebbe diventare un impiegato civile presso il Ministero dei trasporti, quando con una divisa addosso potrebbe rivestire, per un periodo transitorio, la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria. Volevo sottolineare questo aspetto.
Vi ringrazio e mi unisco alle parole del generale Rossi per quanto riguarda la situazione che stanno vivendo i nostri marò in India. Sottolineo e condivido quanto il generale Rossi ha detto e vi ringrazio per la possibilità che ci date di ricordarli in questa sede istituzionale.

DOMENICO ROSSI, Presidente del COCER-Interforze. Tutti questi interventi sfaccettati e appassionati sono evidentemente finalizzati alla salvaguardia delle aspettative del personale. Ci mettiamo passione, con i limiti e le possibilità offerte dall'attuale strumento.
Più che un auspicio, vorrei rivolgere una richiesta precisa da parte del COCER alla Commissione difesa affinché nel disegno di legge delega sia prevista l'acquisizione del parere del COCER. Il parere potrà essere positivo o negativo perché questo fa parte dei ruoli e non spetta a noi la decisione finale, ma chiediamo che il disegno di legge delega dia la possibilità alle Commissioni di acquisire il parere formale del COCER sul provvedimento.
Ci sembra necessario, non opportuno.

ROBERTO SPECIALE. In relazione alle valutazioni che dovremo compiere, è bene


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ricordare che, quando si parla di riduzione quadri, si pensa a lasciare a casa la gente con il 95 per cento dello stipendio. Quello che si recupera è, quindi, solo il 5 per cento.
Già l'ipotesi finanziaria di questa revisione non sta né in cielo né in terra. Coprirla con l'ARQ sarebbe impossibile.

PRESIDENTE. Siamo arrivati alla fine di questa audizione. Vorrei fare un'ultima considerazione e un ringraziamento. L'audizione serve a farci conoscere i problemi. Capisco il fervore scatenato dal fatto che si teme un livellamento verso il basso. Se fosse stato detto che da domani ci saranno 300.000 militari in più, non ci sarebbe stata alcuna protesta e tutti avrebbero sorriso.
Vorrei dirvi, anche a nome dei miei colleghi, che il Parlamento è attento, ma noi abbiamo il dovere di conoscere, non di obbedire. Se avessimo dovuto ascoltare quello che ci è stato chiesto nell'audizione di ieri, di militari non ce ne sarebbe nemmeno uno perché sono venuti a dirci che i militari e la difesa non servono.
Dico questo per darvi il metro del nostro lavoro. Noi dovremmo sapere, ma purtroppo può succedere, come voi avete dimostrato, che la mano destra non sappia cosa fa la sinistra. Noi siamo tra l'incudine e il martello. Vorrei che fosse chiaro anche a voi perché talvolta a questo Parlamento si addossano responsabilità che non ha.
Siamo persone serie come voi, che vivono una vita regolare, che sanno cosa vuol dire perdere il posto di lavoro e sanno che bisogna salvaguardarlo, ma tutti i giorni viene qualcuno a dirci che si perdono posti di lavoro nei vari settori. È già drammatico sentire queste cose perché le conosciamo e ci rattristano dentro. Non vogliamo vedere morti tutti per la salvezza del nostro stipendio. Vorrei che fosse chiaro a tutti. Siamo in cima a una protesta generale e siamo appesantiti da questa protesta. Se potessimo, non faremmo certo arrabbiare nessuno.
Qualche fa tempo avanzai una proposta finalizzata a permettere a un solo corpo, oltre la Guardia di finanza, di svolgere operazioni in mare, ma quelli che oggi hanno responsabilità in mare me ne hanno dette di tutti i colori. Sono in tanti e questa proposta ha scatenato il finimondo. Io sono tra coloro che in mare vedrebbero solo la Guardia costiera e la finanza per le questioni fiscali. Tutti gli altri possono rimanere a terra oppure essere trasferiti alla Guardia costiera. È una mia considerazione, ma quando è stata avanzata è successo un pandemonio.
Ringrazio il generale Rossi, per essere tornato a concludere questa audizione e per la documentazione che ci ha lasciato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta (vedi allegato). Ringrazio anche tutti gli intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,20.


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ALLEGATO


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