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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VI
7.
Martedì 24 gennaio 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Conte Gianfranco, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA NELL'AMBITO DELL'ESAME CONGIUNTO DELLA PROPOSTA DI REGOLAMENTO DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO RELATIVO AI REQUISITI PRUDENZIALI PER GLI ENTI CREDITIZI E LE IMPRESE DI INVESTIMENTO (COM(2011)452 DEFINITIVO) E DELLA PROPOSTA DI DIRETTIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO SULL'ACCESSO ALL'ATTIVITÀ DEGLI ENTI CREDITIZI E SULLA VIGILANZA PRUDENZIALE DEGLI ENTI CREDITIZI E DELLE IMPRESE DI INVESTIMENTO E CHE MODIFICA LA DIRETTIVA 2002/87/CE (COM(2011)453 DEFINITIVO)

Audizione dei rappresentanti di R.ETE. Imprese Italia:

Conte Gianfranco, Presidente ... 2 4 5 6 7
Barbato Francesco (IdV) ... 5 7
Comaroli Silvana Andreina (LNP) ... 5
Fogliardi Giampaolo (PD) ... 4 7
Triolo Gianni, Responsabile del settore credito di Confesercenti ... 9
Ventucci Cosimo (PdL) ... 6
Venturi Marco, Presidente di R.ETE. Imprese Italia ... 2 7 8

ALLEGATO: Documentazione consegnata dai rappresentanti di R.ETE. Imprese Italia ... 12
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA.

[Avanti]
COMMISSIONE VI
FINANZE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta antimeridiana di martedì 24 gennaio 2012


Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO CONTE

La seduta comincia alle 10,35.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione dei rappresentanti di R.ETE. Imprese Italia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento (COM(2011)452 definitivo) e della Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sull'accesso all'attività degli enti creditizi e sulla vigilanza prudenziale degli enti creditizi e delle imprese di investimento e che modifica la direttiva 2002/87/CE (COM(2011)453 definitivo), l'audizione dei rappresentanti di R.ETE. Imprese Italia.
Colleghi, ricordo che, subito dopo l'audizione, discuteremo la risoluzione presentata dai deputati Pagano e Causi, diretta ad impegnare il Governo ad adottare, in vista del Consiglio europeo straordinario che si terrà il prossimo 30 gennaio, una serie di iniziative politiche, tra le quali il differimento nell'applicazione delle raccomandazioni dell'EBA.
Il dottor Marco Venturi esordisce oggi in questa Commissione nella veste di presidente di R.ETE. Imprese Italia.
Sono presenti anche il dottor Giuseppe Fortunato, responsabile delle relazioni esterne di Confesercenti, il dottor Gianni Triolo, responsabile del settore credito di Confesercenti, il dottor Valerio Maccari, dell'ufficio stampa di Confesercenti (come vedete, colleghi, Confesercenti è ben rappresentata), l'avvocato Leopoldo Facciotti, di Casartigiani, il dottor Claudio Giovine, responsabile del dipartimento politiche industriali della CNA, il dottor Marco Capozzi, responsabile delle relazioni istituzionali della CNA e la dottoressa Stefania Multari, di Confartigianato imprese.
Presidente Venturi, lei è a conoscenza delle proposte di regolamento e di direttiva predisposte dalla Commissione europea e sa che su di esse dovremo esprimere una nostra valutazione.
Do la parola a lei e agli altri ospiti, affinché illustriate il vostro punto di vista.

MARCO VENTURI, Presidente di R.ETE. Imprese Italia. Più che il mio punto di vista, riporterò, naturalmente, quello di R.ETE. Imprese Italia.
La nuova regolamentazione internazionale sul capitale e sulla liquidità delle banche persegue, com'è noto, precisi obiettivi: il miglioramento della qualità e il rafforzamento della quantità del capitale bancario; l'attenuazione dei possibili effetti prociclici delle regole; un adeguato controllo del rischio di liquidità, con l'introduzione di requisiti minimi ad hoc; il contenimento della leva finanziaria delle banche.


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I nuovi standard internazionali, che entreranno in vigore con gradualità, nel periodo tra il 2013 e il 2019, accresceranno il requisito patrimoniale complessivo delle banche dall'8 al 13 per cento.
Tuttavia, prima di illustrare sinteticamente le proposte riportate nel documento consegnato alla Commissione, ritengo utile richiamare l'attenzione su un insieme di vincoli, difficoltà e rigidità che impediscono alle imprese di accedere al credito bancario, necessario per recuperare i livelli di margini operativi.
Mi riferisco, in particolare, alle situazioni di appesantimento del quadro economico creditizio per le imprese, caratterizzato da una serie di fattori e di condizioni: la congiuntura economica fortemente recessiva, anche per l'anno in corso; la restrizione creditizia in atto, che incide maggiormente sulle imprese minori, come dimostra la dinamica tendenziale annua dei prestiti alle imprese al 30 novembre 2011, che registra un 3 per cento per quelle con almeno venti dipendenti rispetto a uno 0,4 per cento appena per le imprese con meno di venti addetti; un'allocazione del credito che non favorisce le imprese più piccole, alle quali affluisce soltanto il 19 per cento dei finanziamenti bancari erogati alla totalità delle imprese, malgrado il loro contributo al valore aggiunto nazionale sia più che doppio e quello dell'occupazione ben al di sopra del 50 per cento; un forte incremento dei tassi praticati dalle banche, che aggravano ulteriormente la situazione debitoria delle imprese; un aumento dei costi accessori, commissioni comprese, che per talune voci sono addirittura raddoppiate in un anno; un ruolo sempre più determinante delle garanzie reali e personali nella valutazione dell'affidabilità delle imprese da parte delle banche; le difficoltà di erogazione, anche parziale, di affidamenti accordati, in ragione dei noti problemi di funding delle banche; i ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione, che peraltro creano squilibri di tesoreria alle imprese, non potendo essere risolti con il ricorso al credito di esercizio, a causa delle già evidenziate strozzature del circuito finanziario.
L'insieme di tali criticità si riflette, amplificato, soprattutto sulle imprese del Mezzogiorno, alle quali affluisce soltanto il 19 per cento del credito totale, a costi mediamente più elevati rispetto alle altre aree del Paese. Inoltre, c'è da registrare la vischiosità nell'accesso al credito. Ciò si traduce in una estensione dell'economia criminale - racket dell'usura, che più volte abbiamo denunciato -, il cui valore è stimato intorno ai 100 miliardi di euro (quasi il 7 per cento del PIL nazionale). Queste cifre, abbastanza significative, sono riportate nel XIII Rapporto di SOS Impresa.
Sotto un profilo più generale, negli assetti regolamentari è particolarmente importante che le recenti prescrizioni dell'Autorità bancaria europea siano più sincronizzate con l'impianto e la filosofia di Basilea 3, che, per quanto detto, già appesantisce significativamente i bilanci delle banche, con inevitabili effetti riduttivi sul finanziamento all'economia.
Per quanto concerne le proposte presentate nel documento tecnico, richiamiamo la vostra attenzione su cinque argomenti centrali, coerenti con i contenuti dello Small Business Act e tendenti a diluire gli effetti di Basilea 3.
In primo luogo, occorre introdurre un PMI supporting factor nella formula per il calcolo dei requisiti patrimoniali delle banche, che, secondo la proposta unitaria italiana, presentata a livello europeo, consiste in uno sconto significativo a fronte dei finanziamenti delle PMI.
In secondo luogo, nell'ottica di favorire il finanziamento delle piccole e medie imprese, sarebbe opportuno che gli aumenti di capitale delle banche fossero parametrati in funzione anticiclica, e che i criteri contabili IAS tenessero conto sia del diverso modello di business delle banche commerciali, rispetto a quelle di investimento, sia dell'esigenza di non penalizzare la sottoscrizione dei titoli pubblici per effetto del valore di mercato dei titoli di Stato.
Inoltre, come segnalato più volte nelle sedi istituzionali, il rating costruito a misura


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delle grandi imprese di capitale, con i suoi automatismi valutativi, penalizza fortemente le piccole e medie imprese, ponendole, di fatto, in una posizione di svantaggio competitivo.
In aggiunta a ciò, le confederazioni delle piccole e medie imprese, presenti in questa sede, segnalano da tempo l'esigenza di un'adeguata valutazione del patrimonio informativo da esse fornito, ai fini di una più esauriente valutazione del merito di credito delle PMI. Anche l'Autorità di vigilanza ha sottolineato, in più occasioni, come occorra migliorare la componente qualitativa del rating interno delle banche, alla quale bisognerebbe attribuire un maggior peso nel giudizio finale. In tale prospettiva, si ricorda che le novità di Basilea 3 riportano in auge il tema della conoscenza del cliente, richiedendo che il rapporto tra banche e imprese evolva in modo da accompagnare i soggetti finanziati lungo un percorso di crescita anche di tipo dimensionale.
Il quinto e ultimo argomento è riferito a una disfunzione risalente a Basilea 2, che andrebbe diversamente disciplinata. Si tratta dell'impossibilità, per i soggetti qualificati vigilati dalla banca d'Italia, di rilasciare controgaranzie Basel-compliant. Questi soggetti, infatti, hanno il riconoscimento, ai fini di Basilea 2, della ponderazione del 20 per cento se rilasciano co-garanzie o garanzie dirette, mentre, se controgarantiscono un confidi, non trasferiscono alcun beneficio di capitale. Più in generale, occorrerebbe valorizzare la controgaranzia come strumento di mitigazione del rischio dei confidi associati, dando così valore sia alla garanzia dei confidi sia al patrimonio di vigilanza dei confidi vigilati. Indirettamente, ciò si tradurrebbe in minori accantonamenti a valere sul patrimonio delle banche, in linea con il contesto di Basilea 3.
R.ETE. Imprese Italia auspica che questa fase di riflessione sulle tematiche poste da Basilea 3 possa rappresentare un momento di confronto approfondito sulle perduranti difficoltà nell'accesso al credito da parte delle imprese. Sono in gioco non soltanto i destini delle imprese associate a R.ETE. Imprese Italia, che sono centinaia di migliaia, ma di tutte le imprese, vale a dire dei soggetti che possono garantire al nostro Paese crescita e occupazione.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Innanzitutto, ringrazio i rappresentanti di R.ETE. Imprese Italia, con i quali mi scuso, perché, a causa di un ritardo aereo, non ho potuto ascoltare la relazione dall'inizio.
Credo sia fondamentale, in questo momento, sottolineare la situazione pesantissima nella quale versa il settore delle piccole e medie imprese, del commercio, del piccolo artigianato, sul quale si è abbattuta, in particolare, la crisi del credito. Le segnalazioni che pervengono, in questi giorni, da svariate parti d'Italia - dalla Sicilia, ad esempio, ma adesso anche dal Lazio - descrivono una situazione di disperazione, che si sta drammaticamente estendendo.
In questa sede, dobbiamo sicuramente deprecare, nella maniera più assoluta, fatti di violenza e altre situazioni che mettono a repentaglio la sicurezza del Paese o il normale svolgimento dei servizi pubblici. Tuttavia, conoscendo specificamente talune problematiche, non possiamo non spendere una parola a favore degli autotrasportatori - cito una categoria, ma potrei indicarne molte altre -, tra i soggetti più penalizzati sotto i profili fiscale, creditizio e, più in generale, degli oneri che devono sostenere nell'esercizio della loro attività.
Come ho avuto modo di affermare la settimana scorsa, in occasione di una tavola rotonda sul tema delle liberalizzazioni organizzata dalla Confcommercio di Verona, non si possono mettere sullo stesso piano, soprattutto in questa fase, le scelte riguardanti le categorie dei farmacisti, degli avvocati e degli altri professionisti e quelle concernenti le piccole e medie imprese, le quali sono all'asfissia, letteralmente disperate. Gradirei conoscere la vostra opinione al riguardo.
Spendo volentieri una parola non soltanto quale parlamentare del Partito Democratico, ma anche perché, esercitando


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la professione di consulente fiscale, constato da tempo come talune categorie di imprenditori, già costrette a portare avanti l'attività tra tante difficoltà, con margini ristrettissimi, siano bistrattate anche sul piano tributario, giacché si chiede loro fino all'ultimo centesimo: un autotrasportatore o un agente di commercio non evade, oggi, neanche un centesimo!
Se non ci sarà un recupero dell'evasione fiscale, tale da permettere un abbattimento delle imposte, alcune categorie non potranno resistere.
L'aspetto che tocca più da vicino l'oggetto dell'audizione è quello del credito. Da questo punto di vista, bisogna trovare una soluzione, perché sono tanti i soggetti che hanno bisogno di aiuto: lo vedo nel Veneto, ma credo che il discorso possa essere esteso a tutto il Settentrione e ad altre aree dell'Italia. Occorre assolutamente trovare una soluzione, perché anche la richiesta di rientro riferita a un affidamento di 10.000-20.000 euro può condannare a morte una piccola impresa: è come dire a una persona di buttarsi nel lago di Garda con una pietra al collo (così si dice dalle mie parti).
Mi scuso nuovamente per non aver potuto ascoltare fin dall'inizio la relazione: sarà una ragione in più per leggere in maniera approfondita il documento consegnato alla Commissione.
Credo che, in questa sede, debba essere lanciato un messaggio forte, prendendo posizione sulle situazioni cui ho fatto riferimento.

PRESIDENTE. Più che una domanda, la sua è una dichiarazione di principio.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Presidente Venturi, la ringrazio per l'esposizione, rilevando con piacere come le problematiche sulle quali lei si è soffermato coincidano con quelle che sono alla nostra attenzione.
Ci risulta che si incontrino minori difficoltà con le banche locali, le quali, nonostante tutto, riescono ancora a finanziare le piccole imprese, soprattutto perché - come lei ha evidenziato - la migliore conoscenza facilita le valutazioni concernenti la consistenza patrimoniale e il merito di credito del cliente.
Le chiedo, dunque, se questo fatto risulti anche a voi e, inoltre, quale sarà il futuro delle piccole banche, che si stanno ormai orientando verso la fusione.
In secondo luogo, ha preoccupato me e, credo, anche i colleghi, quanto affermato, nel corso di una recente audizione, dai rappresentanti di un'agenzia di rating, secondo i quali l'applicazione di Basilea 3 potrebbe provocare il default di tante aziende, soprattutto piccole, e mettere in difficoltà tante famiglie. A tale proposito, avete esposto alle banche le proposte contenute nel documento che avete consegnato alla Commissione? Se l'avete fatto, cosa vi hanno risposto? Qual è stata la loro valutazione? Grazie.

FRANCESCO BARBATO. Ringrazio i rappresentanti di R.ETE. Imprese Italia anche a nome del Gruppo parlamentare Italia dei Valori.
La vostra organizzazione, presidente Venturi, ingloba soprattutto piccole e medie imprese: non ritenete che, in questo momento, sia meglio diventare più grandi? Infatti, osservando le tendenze dell'attuale Governo - ieri mi trovavo con gli autotrasportatori alla barriera di Napoli Est dell'autostrada A16 -, mi sembra che i «piccoli» siano sempre più falcidiati.
Con le presunte liberalizzazioni di cui si parla, si vogliono «vendere» prodotti che, come si è visto, ad esempio, per gli autotrasportatori e per le assicurazioni, serviranno, alla fine, soltanto alle grandi imprese, alle grandi assicurazioni. Insomma, è sotto i nostri occhi una tendenza che, in un sistema globalizzato, spinge i più grandi a essere sempre più grandi e più forti. Io, invece, credo sempre nella filosofia secondo la quale «piccolo è bello».
La domanda è la seguente: siete stati sufficientemente protetti, anche con gli incentivi di cui avete beneficiato, o ne suggerite altri, per mantenere ancora la vostra dimensione e non essere spinti, anche dalle attuali tendenze politiche, a diventare più grandi? Per caso - questa


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seconda domanda è un po' maliziosa -, preferite conservare una dimensione in miniatura, perché essere più grandi comporta maggiori oneri (penso, ad esempio, all'articolo 18 del cosiddetto statuto dei lavoratori, con le implicazioni che conosciamo)? Mi farebbe piacere che ci parlaste con il cuore in mano, perché non è più tempo di raccontare frottole, né da una parte né dall'altra.
Noi di Italia dei Valori cerchiamo di capire, di «respirare» i veri problemi, per dare risposte serie. Prendiamo il tema dell'evasione fiscale. La Guardia di finanza afferma che oggi, finalmente, il clima è cambiato, ma poi vengono fuori 7.500 evasori totali, che hanno determinato un danno per l'erario di 21 miliardi di euro. Vi domando se sia il caso di fare muro a protezione di simili soggetti. Peraltro, l'esperienza dimostra che bisogna controllare anche i loro familiari, in particolare le mogli. Capita spesso, in Calabria e in Campania, che l'attività di riciclaggio o altre attività illecite, finito il marito in galera, siano proseguite dalla moglie. È per questo che, in tali regioni, si registra una notevole presenza di imprenditoria femminile.
Intendete essere più severi, impedendo che i predetti soggetti, e anche i familiari che essi utilizzano per riorganizzare e continuare attività illegali, aderiscano alle vostre organizzazioni?
Insomma, secondo me, dovreste idealmente esporre una targa - come facevano i titolari dei negozi che si ribellavano al pagamento del pizzo, i quali vi scrivevano «Io non pago il pizzo!» -, per rendere chiaro che possono aderire alle vostre organizzazioni soltanto le imprese che sono in regola con il fisco. Vi piacerebbe una rivoluzione culturale di questo tipo, di stampo anche un po' romantico?

PRESIDENTE. Ad impossibilia nemo tenetur...

COSIMO VENTUCCI. Ringrazio il presidente Venturi, soprattutto per la sintesi con la quale ha voluto rappresentare i disagi di R.ETE. Imprese Italia, illustrando in cinque punti, in maniera veramente stringata, gli interessi delle piccole e medie imprese italiane.
Mi sarei aspettato una critica feroce nei confronti di Basilea 3, la cui valutazione non può essere compiuta unicamente in base agli effetti che si stanno producendo oggi: bisognerebbe anche capire il perché di Basilea 3, chi ne concerti le regole, e se queste interessino soltanto alcuni Paesi dell'Unione europea a vantaggio di altri.
Per quanto attiene alla conoscenza del cliente e al rapporto tra banche e imprese, sarei più cauto. Se parliamo di sviluppo e di futuro, sarebbe opportuno che i parametri rilevanti per l'accesso al credito non fossero basati esclusivamente sulla conoscenza di cui può godere chi è già sul mercato; diversamente, rischiamo di tornare a situazioni precedenti, nelle quali erano tutelati i soliti noti.
Sono d'accordo con l'onorevole Fogliardi riguardo a ciò che sta accadendo. Dalla Sicilia è partita una protesta, che può senza dubbio essere giustificata dai maggiori costi derivanti dall'incremento delle accise sui carburanti. Anche il Nord risente, in generale, dell'aumento del costo di benzina e gasolio, ma in alcune aree del Settentrione si può trarre vantaggio dalla vicinanza con la Svizzera o la Slovenia, dove gli automobilisti hanno la possibilità di acquistare i carburanti a prezzi inferiori. Sapete perfettamente che noi abbiamo sempre denunciato, ma anche tollerato, quello che potremmo definire «piccolo cabotaggio frontaliero». Peraltro, abbiamo anche legiferato in materia. Ovviamente, un fenomeno analogo non può riguardare la Sicilia: dovrebbero fare il pieno a Tunisi e tornare indietro!
A mio avviso, c'è una disattenzione da parte di tutti i Governi, soprattutto in merito allo Statuto della Regione siciliana e alla sua genesi. Poiché noi italiani siamo specializzati nella retorica, si potrebbe associare la «protesta dei forconi» di questi giorni ai Vespri siciliani o a episodi analoghi. Partendo dal gesto di pochi, si sa, le situazioni evolvono, e questa mattina c'è scappato anche il morto.
Adesso abbiamo un Governo tecnico, perché è stata messa da parte la politica,


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cui è demandata una funzione di rifinitura - per non dire notarile - delle norme proposte, di decisioni volte a incidere su quella che io chiamo l'italica cristallizzazione delle situazioni.
Proprio in funzione di ciò che sta avvenendo in questo Paese, vorrei chiedervi cosa suggerite ai vostri associati, ossia alle piccole e medie imprese, del cui status avete una perfetta conoscenza.

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Signor presidente, mi sta a cuore un altro aspetto che ho dimenticato di segnalare nel mio precedente intervento.
So che oggi dovremmo parlare di credito. Tuttavia, credo si debba lanciare un grido di allarme - ne parlo con le categorie sul territorio - riguardo a una situazione che, sebbene non abbia attinenza con il credito, incide negativamente sulle imprese, costringendo gli imprenditori a disperdere una parte consistente del proprio tempo e delle proprie energie in faccende che esulano dall'attività imprenditoriale in senso stretto. Mi riferisco all'eccessiva burocrazia che grava ormai in maniera pesante sulle piccole e medie imprese. È veramente drammatico quello che si sta verificando: il piccolo imprenditore non ha più tempo per fare l'imprenditore, perché deve occuparsi di innumerevoli adempimenti burocratici. Ciò ha determinato anche alcune trasformazioni.
Sollevo la questione perché non credo che avrò, a breve, un'altra occasione.
Una delle iniziative che valutavo di recente riguarda il servizio «ComUnica», che permette di ottemperare agli obblighi di legge verso camere di commercio, INPS, INAIL e Agenzia delle entrate, inoltrando la «comunicazione unica» a un solo destinatario, il quale trasmette agli altri enti le informazioni di competenza di ciascuno. Per un piccolo commerciante o per un artigiano il servizio è una tragedia. Si obietterà che il servizio riguarda più direttamente i commercialisti, i consulenti d'impresa, i centri di assistenza e via discorrendo. Resta il fatto, però, che si perdono tre giorni a settimana per stare dietro alle scadenze.
Con l'auspicato provvedimento di semplificazione, che il Governo sembra intenzionato a varare, dovrà essere condotta una grossa battaglia da questo punto di vista. Oltre alla perdita del credito, bisogna evitare, con le semplificazioni, l'altra grossa perdita che la burocrazia arreca alle piccole e medie imprese.

FRANCESCO BARBATO. Anch'io avevo dimenticato di porre una domanda.
Per quanto riguarda i limiti all'utilizzo della cassa integrazione, di cui si è parlato ieri nell'incontro con il Governo, ci farebbe piacere conoscere, anche su questo tema, il parere di R.ETE. Imprese, avendo già ascoltato quelli di Confindustria e dei sindacati, che sono abbastanza discordanti.

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, riterrei opportuno attenersi al tema dell'audizione.
Presidente Venturi, non vedo i rappresentanti di Confcommercio: dobbiamo dedurne che si è affidata completamente alla Confesercenti?

MARCO VENTURI, Presidente di R.ETE. Imprese Italia. Per nostra abitudine, partecipa alle audizioni, o ad altri momenti di incontro, il presidente di turno, con alcuni dirigenti delle cinque associazioni che compongono R.ETE. Imprese Italia.

PRESIDENTE. Fra circa un'ora ascolteremo in audizione l'ABI. Ebbene, vorrei si abbandonasse l'abitudine di tenere chiuse in un cassetto le critiche verso settori che, pur essendo oggettivamente complementari, hanno interessi opposti. Mi risulta che l'atteggiamento delle banche nei confronti delle imprese sia, un po' dovunque sul territorio, quello di chiedere garanzie sempre maggiori. Non bastano più le proprietà personali: è necessario il supporto dei confidi e, talvolta, l'apertura di un conto titoli per acquistare obbligazioni della banca. Questo è il mondo del credito. Le risulta che sia questa la situazione, presidente Venturi?


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Sono totalmente d'accordo sulla piena realizzazione dello Small Business Act, nonché sull'introduzione di diversi criteri di ponderazione del rischio a fronte di finanziamenti alle PMI.
Tuttavia, credo che il sistema delle imprese italiane debba dare risposte finalmente accettabili sul piano della filiera. Con riferimento alle manifestazioni contro l'incremento delle accise sui carburanti, che stanno avendo luogo in Sicilia, ricordo che il sistema dell'autotrasporto costa a questo Paese 400 milioni di euro all'anno, tra assistenza e incentivi fiscali. Se si alza l'asticella, è chiaro che anche questa somma diventa insufficiente.
Dall'altra parte, ci sono le autostrade del mare che non funzionano come dovrebbero e fenomeni di allargamento della filiera, mentre contadini e agricoltori lamentano di essere costretti a vendere a 7 centesimi al chilo gli stessi limoni che, nei mercati e nei supermercati, sono venduti al consumatore finale a 2,5 euro al chilo.
Si pone, quindi, un problema di accorciamento della filiera e di armonizzazione di tutto il mercato. Cosa fate da questo punto di vista?
Per quanto riguarda l'accesso alla liquidità posta a disposizione delle banche dalla BCE, si tratta di una liquidità sostitutiva. Sembra - almeno così ci viene detto dal mondo bancario - che la richiesta di credito abbia riguardato, in quest'ultimo anno, soprattutto sostituzioni o ristrutturazioni di debiti, non investimenti. La voce «nuovi investimenti» è pari quasi allo zero. In un periodo di recessione, questo fa molto pensare.
Cosa vi aspettate che faccia il sistema bancario? Lo chiedo perché, quando arriverà l'ABI, più tardi, avremo qualche elemento in più su cui discutere. Inoltre, facendo in modo che le vostre posizioni non siano espresse soltanto ai tavoli ufficiali, saremo in condizione di svolgere meglio la nostra funzione di indirizzo, almeno in senso lato, nei confronti degli organi legislativi comunitari.
Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

MARCO VENTURI, Presidente di R.ETE. Imprese Italia. Le numerose domande mi hanno molto soddisfatto, perché hanno rivelato quanta attenzione vi sia per il nostro mondo. Le piccole e medie imprese continuano ad avere un ruolo centrale nel nostro Paese. Il punto di partenza è sicuramente questo, ma la sottolineatura non vuol dire, ovviamente, che non vogliamo crescere.
Risponderò nel merito, ad alcune delle domande che sono state poste, ma vorrei che i colleghi facessero altrettanto riguardo ad alcuni temi che ritengo ugualmente importanti.
Non c'è dubbio che le piccole e medie imprese stiano attraversando un momento di sofferenza, dovuto non soltanto alla difficile congiuntura economica, ma - come abbiamo denunciato anche nei momenti in cui il Paese cresceva - anche ad altri fattori, tra i quali assumono una particolare rilevanza le questioni concernenti il credito e la burocrazia eccessiva che pesa sulle imprese. Con riferimento specifico a quest'ultimo aspetto, sbaglieremmo se ritenessimo che siamo rimasti fermi, perché alcune cose sono state fatte. È anche vero, tuttavia, che tante se ne possono fare ancora per alleggerire ulteriormente le difficoltà delle imprese.
Noi, che siamo il mondo della rappresentanza delle imprese, cerchiamo di dare ai nostri associati risposte dirette: ad esempio, fornendo controgaranzie attraverso la rete dei confidi che abbiamo organizzato. Le cinque associazioni fondatrici di R.ETE. Imprese Italia sono tutte attrezzate da questo punto di vista. È chiaro, infatti, che la controgaranzia favorisce l'erogazione del credito da parte delle banche: se non ci fossero le opportunità legate all'intervento dei confidi, le imprese troverebbero un muro davanti a sé. Questo elemento è fondamentale anche sotto il profilo della crescita dimensionale delle imprese. È chiaro che un momento come quello che stiamo vivendo rende tutto più difficile. Se, poi, si aggiungono difficoltà di accesso al credito, non se ne parla nemmeno: non si va da nessuna parte. Il ruolo che svolgono i confidi, del


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cui sostegno tutte le associazioni si sono dotate, alleggerisce le difficoltà, perché, offrendo loro controgaranzie, le banche danno una disponibilità maggiore.
Ovviamente, noi auspichiamo e chiediamo uno sforzo ancora più intenso da parte degli istituti di credito. In una fase così difficile il problema principale non è crescere, ma prima di tutto non chiudere. Questo è l'allarme maggiore che dobbiamo lanciare, poiché negli ultimi anni si è registrato un fortissimo avvicendamento di imprese. Se ci limitassimo a considerare i numeri statistici, il fenomeno sembrerebbe non significativo; tuttavia, tenendo conto della quantità enorme di microimprese extracomunitarie che si sono insediate nel nostro Paese, il saldo sarebbe molto negativo.
C'è una rivoluzione, da questo punto di vista, legata soprattutto alle difficoltà di cui parliamo. Tutte le barriere che sono state create, dagli accordi di Basilea e da altri provvedimenti, penalizzano le imprese, soprattutto quelle piccole e medie.
A parte le questioni di merito sul tema dell'audizione odierna, ciò che chiediamo alle istituzioni è, prima di tutto, di favorire la tenuta e la capacità di crescita delle imprese, sapendo che l'una e l'altra sono legate a quello che succede nel Paese.
In una situazione di grave crisi, una coesione forte potrebbe in qualche modo aiutare. Per la mia funzione, non voglio esprimere giudizi sui governi, né entrare nella discussione circa l'alternativa tra governo tecnico e governo politico: non ci competono simili giudizi; possiamo esprimere, invece, valutazioni di merito sulle azioni, sugli interventi realizzati.
È chiaro che c'è una stretta molto forte, che ci preoccupa molto. Ci aspettiamo - lo predichiamo da tanti anni - che si proceda in una politica di risanamento, perché, volendo essere schematici, se non si risana, non si cresce e, se non si cresce, le imprese chiudono.
Nel merito delle azioni da intraprendere, posso dire che non giudichiamo positivamente continuare ad agire sulla leva fiscale. Le imprese già soffrono, e in Italia abbiamo una pressione fiscale più alta della media dei Paesi OCSE (se ricordo bene, siamo al terzo posto, e non è un vanto per noi). Nonostante questa pressione fiscale, siamo riusciti ad accumulare uno dei più alti debiti del mondo. Credo che dobbiamo cercare di tornare indietro con saggezza, affrontando il nodo della spesa, della rappresentanza, su cui possiamo agire, secondo la logica che non tutto è necessario.
Non essendo questo il tema dell'audizione, non voglio insistere. È quella indicata, però, la via che, secondo noi, dobbiamo seguire.
Altro tema importante, cui avevo accennato all'inizio, è il rischio dell'usura. Ricordo che all'approvazione della legge antiusura il Parlamento giunse anche per effetto della spinta del «Treno contro l'usura», iniziativa organizzata da Confesercenti (R.ETE. Imprese Italia non esisteva ancora). Devo dire che c'erano molte resistenze all'interno del Parlamento, che cedette quando portammo il «Treno contro l'usura» in piazza Montecitorio. Ovviamente, non si trattava di un treno vero, ma la spinta fu fortissima, e riuscimmo a far passare la legge antiusura, che non ha risolto tutti i problemi, né poteva farlo.
La crisi rimane, e anche le difficoltà che vivono le piccole e medie imprese: affrontare questo tema fondamentale sarebbe la migliore risposta che possiamo dare loro.

GIANNI TRIOLO, Responsabile del settore credito di Confesercenti. Riprendendo alcune indicazioni che il presidente Venturi ha fornito nella relazione introduttiva, vorrei soffermare la mia attenzione su due temi.
Il primo, fondamentale, è quello della situazione effettiva del credito alle imprese. Come ha ricordato il presidente Venturi, le imprese, soprattutto quelle che hanno non più di venti dipendenti, sono in una situazione di sofferenza, a causa di una forte contrazione del credito. A tale contrazione si aggiunge, peraltro, la richiesta di tassi di interesse maggiori, l'incremento delle garanzie e la difficoltà delle imprese non affidate di accedere al credito. Si assiste, da quest'ultimo punto di vista, a un fenomeno di doppia emarginazione:


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da un lato, vi sono le imprese che vorrebbero rinnovare le linee di credito già concesse; dall'altro, quelle che cercano di instaurare il primo rapporto con una banca. C'è una specie di selezione avversa, sotto il profilo dei requisiti che le banche indicano per concedere il finanziamento.
La situazione di restrizione del credito è pesante, estesa, e riguarda soprattutto le imprese piccole, ma comincia a raggiungere anche le medie, perché gli effetti derivanti dall'aumento del costo della raccolta e dagli appesantimenti sui bilanci delle banche, in funzione delle perdite, incidono, ovviamente, sulla generalità delle situazioni.
In un anno le sofferenze bancarie sono cresciute del 37-38 per cento rispetto agli impieghi, che crescono appena del 5 per cento. C'è, evidentemente, un flusso non virtuoso tra meccanismi del credito e sviluppo dell'economia. Come sapete, secondo la teoria dello sviluppo, vi è una correlazione positiva tra credito e crescita economica, se l'allocazione del credito è efficiente. Invece, come ha sottolineato anche il presidente, il credito non svolge, in questo momento, un ruolo positivo rispetto ai problemi di sviluppo.
Quindi, dando atto che le banche hanno, in questa fase, problemi strutturali del tipo che è stato anche qui descritto, rimane il fatto che la crescita e il sostegno alle piccole e medie imprese sono avvenuti sostanzialmente attraverso il canale dei confidi, tant'è che le garanzie da questi rilasciate sono aumentate del 15-18 per cento.
Importante è stata anche l'azione del Fondo centrale di garanzia, della garanzia pubblica. Negli anni 2010-2011 i volumi di finanziamento garantiti sono aumentati del 100 per cento, facilitando con la garanzia diretta l'accesso al credito bancario da parte delle imprese (fino all'80 per cento, a seconda delle aree e dell'obiettivo dell'intervento).
Anche in questo caso, tuttavia, vengono in rilievo quote molto marginali. I confidi garantiscono il 13 per cento dei fondi intermediati dalle banche, e il Fondo di garanzia il 6-7 per cento. Quindi, gran parte delle imprese non usufruisce di tali strumenti.
La mancanza di credito è più avvertita dalle piccole imprese, che, come ha ricordato il presidente, ricevono soltanto il 19 per cento del totale dei finanziamenti alle imprese.
È stato chiesto se la politica di restrizione del credito sia stata maggiormente attuata dai grandi gruppi bancari o dagli istituti di più piccole dimensioni. Obiettivamente, secondo i dati esposti nel Bollettino economico della Banca d'Italia, a novembre 2011, il tasso di espansione sui dodici mesi del credito erogato dai primi cinque gruppi bancari italiani al totale dell'economia è stato pari, al netto delle sofferenze e dei pronti contro termine, allo 0,3 per cento, a fronte del 3,3 per cento dei finanziamenti erogati dagli altri intermediari. Naturalmente, ciò dipende dal radicamento delle piccole imprese nel territorio, dove la migliore conoscenza tra imprenditori e banche fa da presidio, oltre la semplice presenza fisica, a un più efficiente sviluppo dei rapporti reciproci. Il fattore di cui ho appena detto è attenuato dall'appartenenza delle banche locali a gruppi bancari che hanno sede fuori dei loro territori. Comunque, l'apporto del 3,3 per cento è certamente positivo.
L'ultimo tema sul quale le vostre domande hanno insistito riguarda i nostri rapporti con l'ABI e le richieste che abbiamo indirizzato al mondo bancario.
Una settimana fa, in un incontro con le altre associazioni firmatarie dell'accordo stipulato con l'ABI per il credito alle PMI, abbiamo sollecitato l'Associazione bancaria a riflettere insieme a noi, per tentare di uscire dall'attuale impasse, che riguarda non soltanto le banche e il mondo delle imprese, ma tutta l'economia e la società italiana nel suo complesso. Insomma, abbiamo verificato la possibilità di sviluppare intese su alcuni punti.
In primo luogo, si tratta di individuare iniziative per finanziare la liquidità e il capitale circolante delle imprese, dal momento che questa è la maggiore richiesta delle banche. Il presidente ha giustamente ricordato che c'è un calo degli investimenti del 14 per cento. Comunque, nonostante le difficoltà oggettive, dovremo incentivare i


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finanziamenti sul capitale circolante e sulla liquidità. L'ABI ha mostrato interesse all'individuazione di plafond per il fabbisogno delle imprese e a interventi che potrebbero beneficiare della garanzia del Fondo centrale di garanzia per le PMI, oltre che dei confidi.
Il secondo punto è la valorizzazione, appunto, del sistema delle garanzie pubbliche e private. Poiché le garanzie da parte dei confidi sono concesse all'esito di istruttorie separate da quelle cui procedono le banche, si può creare un disallineamento. Inoltre, sebbene sia migliorato, negli ultimi tempi, anche l'approccio delle banche verso l'utilizzo della garanzia diretta da parte del predetto Fondo centrale, lo strumento meriterebbe un maggiore sviluppo, perché è la chiave d'ingresso per una migliore valutazione dell'affidabilità di un'impresa. A tale proposito, dovremo mettere a punto qualche iniziativa volta all'integrazione dei fondi di garanzia pubblici e privati, secondo una logica di razionalizzazione delle risorse.
In terzo luogo, abbiamo chiesto - e per la prima volta, rispetto alle precedenti iniziative, abbiamo trovato un accordo sul punto con l'ABI - di individuare meccanismi per consentire la ristrutturazione dei debiti delle piccole e medie imprese. Anche le indagini condotte in sede europea, pubblicate sui bollettini economici, evidenziano come le imprese avvertano, in termini prioritari, l'esigenza di interventi atti a consentire la ristrutturazione o il differimento dei finanziamenti a breve e a medio termine. Si tratta di un'esigenza prioritaria, perché la ristrutturazione o il differimento alleggerisce gli oneri finanziari e allenta le tensioni sulla liquidità e sul capitale circolante. Naturalmente, questa misura deve essere collegata con quella concernente la liquidità, per garantire gli anticipi ai fornitori - un volano indispensabile per le nostre attività - e per neutralizzare gli effetti pregiudizievoli connessi alla costituzione delle scorte e agli sfasamenti temporali tra pagamenti e incassi.
Il quarto punto è avviare iniziative concrete sul piano dei finanziamenti per le start-up, per le nuove imprese, in conformità alla logica di semplificazione che il Governo sta portando avanti. Il finanziamento delle nuove imprese è un'operazione effettivamente molto complessa per le banche: se non concedono finanziamenti alle imprese strutturate, come si può immaginare che li accordino agevolmente a imprese giovanili e femminili, il cui capitale sociale è essenzialmente costituito da asset intangibili, come la capacità manageriale di giovani e donne di sviluppare progetti, idee e business adeguati?
L'ultimo punto riguarda i sistemi di incasso e pagamento, da razionalizzare anche in termini di tracciabilità dei pagamenti e di riduzione delle commissioni. Anche l'organizzazione di queste operazioni secondo una linea di razionalità può far fruttare il sistema degli incassi e dei pagamenti: si può evitare di ricorrere al finanziamento bancario anche sincronizzando le entrate e le uscite e gestendo in maniera ottimale la cassa.
Questi sono i punti che abbiamo concordato, in una logica di filiera, con le banche: lavorando non «contro», ma «insieme».

PRESIDENTE. «Concordato» significa che sono d'accordo?

GIANNI TRIOLO, Responsabile del settore credito di Confesercenti. Significa che dovremo lavorare ancora, ma che siamo riusciti a fare già tanto.

PRESIDENTE. Ringrazio i rappresentanti di R.ETE. Imprese, delle cui indicazioni faremo tesoro, e autorizzo la pubblicazione della documentazione da essi consegnata in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 11,30.

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