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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VI
3.
Giovedì 23 giugno 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Conte Gianfranco, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE TEMATICHE RELATIVE ALL'UTILIZZO DEGLI IMMOBILI DI PROPRIETÀ DELLO STATO DA PARTE DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE

Audizione del presidente dell'INPS, Antonio Mastrapasqua, e del presidente dell'INPDAP, Paolo Crescimbeni:

Conte Gianfranco, Presidente ... 2 6 7 8 9 10 13 14
Causi Marco (PD) ... 6
Crescimbeni Paolo, Presidente dell'INPDAP ... 10 13 14
Mastrapasqua Antonio, Presidente dell'INPS ... 2 6 7 8 9 10

ALLEGATO: Documento depositato dal presidente dell'INPS, Antonio Mastrapasqua ... 15
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile Nuovo Polo (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IRNP; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

[Avanti]
COMMISSIONE VI
FINANZE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di giovedì 23 giugno 2011


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO CONTE

La seduta comincia alle 9,40.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del presidente dell'INPS, Antonio Mastrapasqua, e del presidente dell'INPDAP, Paolo Crescimbeni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle tematiche relative all'utilizzo degli immobili di proprietà dello Stato da parte delle amministrazioni pubbliche, l'audizione del presidente dell'INPS, Antonio Mastrapasqua, e del presidente dell'INPDAP, Paolo Crescimbeni.
Sono accompagnati, rispettivamente, dal dottor Marco Barbieri, direttore dell'ufficio relazioni esterne dell'INPS, e dall'avvocato Daniela Becchini, direttore generale vicario e direttore centrale patrimonio e investimenti dell'INPDAP.
Presidente Mastrapasqua, noi abbiamo audito nel corso di questa indagine il direttore dell'Agenzia del demanio, dottor Maurizio Prato, e il Ministro Brunetta, i quali ci hanno tracciato un quadro della situazione anche alla luce della normativa che è stata inserita in alcuni provvedimenti.
Volevamo conoscere il suo parere sul tema all'esame della Commissione, concernente la situazione degli immobili di proprietà delle vostre amministrazioni, anche perché, come ho avuto modo di riferire ai colleghi ieri, abbiamo inviato una lettera di sollecito al Governo in relazione all'obbligo stabilito dalla legge di presentare una relazione annuale sul processo di razionalizzazione del patrimonio pubblico. Ci interessava conoscere lo stato dell'arte anche nel comparto della previdenza.
Do la parola al presidente Mastrapasqua per lo svolgimento della relazione.

ANTONIO MASTRAPASQUA, Presidente dell'INPS. Grazie, presidente. Mi fa particolarmente piacere essere audito dalla Commissione, in quanto l'Istituto ha compiuto non pochi sforzi, come si vedrà, per attuare una grandissima opera di razionalizzazione sugli immobili strumentali. Poterla esporre nella sede parlamentare è, quindi, un piacere e un privilegio.
Il patrimonio immobiliare e strumentale dell'INPS consta di 680 immobili dislocati su tutto il territorio nazionale e suddivisi, in base al titolo e all'uso, tra immobili in proprietà, che sono circa il 36 per cento, e immobili in locazione passiva e iscritti al FIP (Fondo immobili pubblici), per un totale di 1,9 milioni di metri quadri.
Con riferimento alla tipologia delle strutture, gli immobili del patrimonio strumentale dell'Istituto si ripartiscono tra direzioni generali, regionali, provinciali, agenzie complesse e agenzie. Le direzioni generali, regionali e provinciali costituiscono circa il 70 per cento del patrimonio


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strumentale dell'Istituto in termini di superfici, mentre per numerosità prevalgono le strutture territoriali, le agenzie complesse e le agenzie, con più del 60 per cento del numero di immobili complessivo. Come emerge da una figura che abbiamo riportato nella documentazione che lasceremo in allegato, i contratti di locazione sono prevalenti nelle agenzie, mentre gli immobili delle direzioni generali, regionali e provinciali sono di proprietà dell'Istituto.
Negli ultimi anni le politiche di finanza pubblica sono state caratterizzate dalla tendenza alla razionalizzazione della spesa e alla concentrazione dell'attività della pubblica amministrazione sulla funzione istituzionale, ponendo in primo piano e in maniera sempre più pressante la questione dell'efficienza della pubblica amministrazione, fortemente condizionata da un'eccessiva dispersione di risorse derivante da strutture di supporto sovradimensionate.
In questo contesto, a partire dal 2008, l'Istituto ha adottato alcune determinazioni commissariali aventi ad oggetto la nuova articolazione delle funzioni centrali e territoriali dell'Istituto stesso e i relativi disegni organizzativi, i quali hanno delineato il nuovo modello di organizzazione centrale e periferica dell'Istituto, perseguendo la finalità di un forte miglioramento dell'azione sotto i profili dell'efficienza, della razionalità e dell'economicità.
Sul piano della razionalizzazione logistica delle strutture centrali e territoriali dell'Istituto, tali finalità si sono tradotte nelle seguenti linee guida. Abbiamo proceduto innanzitutto alla ricognizione delle superfici utilizzate in relazione al personale presente e soprattutto - il che ha rappresentato un'innovazione - al monitoraggio del trend delle uscite per pensionamento, tenendo conto del tasso di turnover previsto dalle leggi nei prossimi anni.
Abbiamo utilizzato il parametro unico di 25 metri quadri di superficie netta per unità lavorativa, che comprende anche la superficie di circolazione e gli spazi complementari. Abbiamo utilizzato questo parametro basandoci su una normativa emanata qualche anno fa e successivamente sospesa.
Per evitare di non vedere realizzate le mie delibere, ho emanato una determinazione commissariale che fissasse il principio; la determinazione è stata poi approvata anche dagli organi di vigilanza e di controllo. Una volta approvata tale determinazione, ho esteso la sua applicazione alle sedi, in modo tale che nessuno potesse reclamare l'utilizzo di parametri singoli e che esistesse un parametro di livello generale.
Abbiamo poi accertato la possibilità di ridistribuire il personale esistente, con la conseguente liberazione di parte degli spazi attualmente occupati, al fine di consentire l'eventuale attivazione di iniziative sinergiche con le altre pubbliche amministrazioni.
Abbiamo previsto la liberazione di aree contigue e, nel caso di strutture distribuite su più stabili, la concentrazione, laddove possibile, del personale in un solo immobile, per garantire la migliore funzionalità degli uffici, dando la preferenza in tale ipotesi agli immobili di proprietà rispetto a quelli in locazione. Abbiamo proposto la restituzione di immobili in locazione passiva e la contrazione delle superfici locate. Abbiamo considerato la collocazione a reddito dei beni strumentali non più funzionali, anche alla luce del processo di valorizzazione del patrimonio immobiliare.
Abbiamo dato specifica evidenza al conseguimento degli obiettivi di contenimento della spesa, tenendo conto degli interventi necessari per l'adeguamento e la razionalizzazione degli spazi. Abbiamo recuperato superficie a disposizione delle strutture, anche attraverso la corretta conservazione degli atti e la loro puntuale eliminazione, nonché mediante l'utilizzo del servizio di archiviazione, custodia e gestione dei fascicoli e dei documenti relativi all'attività dell'istituto. Tale operazione ha interessato migliaia di metri quadri, che erano utilizzati esclusivamente ai fini dell'archiviazione dei documenti.


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Abbiamo verificato la coerenza con le disposizioni normative vigenti relative alla concessione degli spazi a circoli ricreativi, nonché alle organizzazioni sindacali. Tale operazione è stata un po' più difficile, ma l'abbiamo attuata comunque, perché c'erano situazioni a dir poco curiose.
In attuazione delle predette determinazioni commissariali l'Istituto ha avviato il programma di razionalizzazione logistica degli immobili utilizzati ai fini strumentali. Il programma è articolato in più fasi in relazione alla tipologia di struttura, ossia direzioni generali, regionali, provinciali e agenzie.
La prima fase ha interessato i soli immobili delle direzioni regionali e provinciali e della direzione generale. Il piano di razionalizzazione predisposto su base regionale ha riguardato 250 immobili, per un totale di 1,3 milioni di metri quadri. Di questi sono stati individuati 78 immobili oggetto di razionalizzazione.
Tengo a sottolineare che, intervenendo solo sulle province, che in Italia sono poco più di 100, abbiamo liberato 64 immobili, il che significa che molto spesso le sedi delle direzioni provinciali si trovavano in due, se non addirittura in più immobili. In una città, addirittura, la direzione provinciale aveva sedi in sette immobili, alcuni dei quali erano occupati solo da uno o due dipendenti. Questa è la situazione che abbiamo trovato.
A valle delle mie venti determinazioni, una per ogni regione, più quella per la direzione generale, siamo arrivati a disporre la liberazione di 64 immobili cielo-terra e di 14 immobili oggetto di sinergie con altri enti, i cosiddetti poli logistici integrati.
I piani sono stati avviati a partire dal mese di giugno 2010, dopo l'adozione di specifiche determinazioni presidenziali di approvazione, e proseguiranno fino al 2014.
A conclusione dell'attuazione di tutti gli interventi di razionalizzazione, con le condizioni e le modalità previste nei piani, sono attesi un risparmio, in termini di minori spese annue di funzionamento per circa 24 milioni di euro e la liberazione di uno spazio totale di circa 230 mila metri quadri lordi, oltre a un incremento delle entrate stimato in circa 8 milioni di euro annui per nuove locazioni e 80 milioni una tantum per le dismissioni. Nella documentazione consegnata, abbiamo predisposto uno schema che mostra il totale dei metri quadri sui quali siamo intervenuti. Ricordo che stiamo parlando solo delle direzioni regionali e provinciali.
Il programma di razionalizzazione logistica si integra con quello della realizzazione dei poli logistici integrati territoriali, per poter cogliere in modo ottimale le opportunità presenti sul territorio anche in termini di integrazione a livello logistico e funzionale con gli altri enti del settore previdenziale e assicurativo pubblico. L'Istituto, già a partire della fine del 2008, è stato fattivamente coinvolto in una serie di attività volte all'attuazione di iniziative sinergiche con altre pubbliche amministrazioni, quali il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e altri enti previdenziali.
Nel corso del 2009 e nei primi mesi del 2010 l'INPS ha preso parte a numerosi incontri svolti presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali per la definizione di interventi di razionalizzazione e di contenimento della spesa pubblica in materia di politica del welfare. A febbraio 2010 sono stati costituiti, come richiesto dal Ministero, specifici gruppi di lavoro con l'INAIL e con l'INPDAP.
Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali si è posto da subito, in quanto Ministero vigilante, come capofila di questa attività, che ha portato in data 5 maggio 2009 alla sottoscrizione della convenzione quadro per la costituzione di poli logistici integrati territoriali. Nel corso degli ultimi mesi il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e l'Istituto hanno formalizzato il reciproco interesse per la realizzazione di sinergie bilaterali tra gli uffici territoriali del Ministero e le seguenti sedi di proprietà dell'Istituto: Trieste, Gorizia, Bologna, Biella, Grosseto, Sondrio, Siena e Venezia. A seguito della formalizzazione da parte dell'INPS della proposta di locazione, l'Agenzia del demanio


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si esprimerà sulla congruità del canone di locazione determinato e provvederà agli adempimenti istruttori finalizzati alla stipula del contratto.
Con la pubblicazione del decreto interministeriale del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e del Ministro dell'economia e delle finanze del 28 marzo 2011, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 18 giugno scorso, che riguarda proprio la realizzazione dei poli integrati del welfare, l'operazione entra nella sua fase esecutiva. Il provvedimento, infatti, definisce tale modello organizzativo quale sede logistica unica costituita a livello provinciale, comprendente gli uffici del Ministero e degli enti previdenziali assicurativi vigilati, dove gli utenti possono fruire dei servizi pubblici inerenti alle politiche del lavoro e sociali a tutela delle condizioni di lavoro, alla sicurezza nei luoghi del lavoro e alla previdenza e assistenza, con l'obiettivo strategico di realizzare un sistema efficace di erogazione dei servizi in un sistema organizzativo e amministrativo finanziariamente sostenibile e compatibile con le disposizioni in materia di finanza pubblica.
Sul piano operativo gli obiettivi sono riassumibili nel modo seguente: incremento del livello di accessibilità di tutti i servizi erogati dalle amministrazioni coinvolte; riduzione della spesa inerente alla sistemazione logistica, ottenuta anche con l'aumento del 40 per cento dell'indice di utilizzazione degli immobili strumentali rispetto al triennio precedente; riduzione strutturale della spesa di funzionamento, conseguente alla gestione unitaria di attività strumentali e di supporto nella misura a regime del 30 per cento del costo complessivo sostenuto dalle amministrazioni a pari titolo nel triennio precedente; ottimizzazione dell'utilizzo delle risorse umane, attraverso il ricorso a sinergie nei ruoli professionali per attività di collaborazione in tema di approvvigionamento di risorse umane, tenendo conto della tendenziale riduzione del contingente di personale e della disciplina limitativa delle assunzioni.
Lo schema sottostante - che non leggo, perché è l'attuazione delle normative - mostra quale sia stato il quadro normativo di riferimento nel quale si collocano gli obblighi periodici di comunicazione da parte dell'INPS agli enti di competenza ai fini del censimento del patrimonio immobiliare.
Questa è una breve sintesi dell'attività che ha interessato l'Istituto per quasi un anno e che non era mai stata compiuta nei 112 anni precedenti. Adesso è stato costituito un sistema informatico di verifica dell'andamento dell'attuazione delle determinazioni che ha assunto il presidente. Al fine di evitare che le direzioni regionali non attuino quanto determinato dal presidente, è stato inoltre creato un meccanismo di mancata autorizzazione della spesa per quanto riguarda gli interventi. Infatti, essendo state indicate le spese per ciascuna sede, fino ad un livello di dettaglio comprendente, ad esempio, quelle per l'energia elettrica e per la vigilanza, si determina l'obbligo di attuare il piano in maniera puntuale e veloce.
Il secondo step, contestuale alla realizzazione del piano sulle direzioni provinciali e regionali, riguarda le agenzie. In questo caso il sistema è un po' più complesso, perché, oltre a una razionalizzazione logistica «immobiliare», occorre studiare una nuova riallocazione delle agenzie rispetto alle esigenze del prodotto INPS sul territorio. Molto spesso, infatti, le agenzie si trovano distanti, per esempio, dai poli industriali o dal luogo in cui sorge la richiesta di servizi. È stata realizzata una verifica del prodotto, delle esigenze, dei codici fiscali e così via. Credo che prima dell'estate si possa adottare, così come per le direzioni provinciali, una delibera quadro che individuerà esigenze e parametri specifici, per poi dare attuazione alla delibera, regione per regione, nell'ambito delle agenzie esistenti.
Ricordo che la sola azione di riduzione del numero degli immobili, senza abbandonare alcuna provincia ovviamente, ha creato un carteggio molto vivace da parte di alcuni soggetti che peraltro non avevano titolo per essere interessati; laddove vi


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erano due sedi, una in un immobile e una in un altro, quelli vicini alla sede soppressa hanno reclamato.
Sicuramente sulle agenzie i problemi saranno maggiori, perché evidentemente le amministrazioni locali sono interessate a mantenere i propri uffici. Io credo che l'unico modo di agire, come è avvenuto per le direzioni provinciali - come avete visto, nessuno ha sporto alcun tipo di reclamo - sarà quello di creare regole oggettive, che saranno comunque dibattute. In ogni caso applicare regole oggettive fa sì che anche le amministrazioni locali e gli enti territoriali non possano chiedere di più rispetto all'oggettiva esigenza dell'Istituto, calibrata in relazione alle necessità della popolazione e delle imprese.
Credo che nel corso dei prossimi dodici mesi saranno emanate sia la delibera di individuazione delle caratteristiche che dovranno avere le agenzie, ossia i punti INPS, sia quella per la sua attuazione provincia per provincia.
È intenzione dell'Istituto non abbandonare alcun territorio, che anzi noi intendiamo presidiare capillarmente, sebbene la limitazione delle risorse umane faccia sì che per molte agenzie non ci siano più le risorse per mantenere le sedi. Per tali ragioni intendiamo trasformare alcune presenze in punti INPS, in accordo con gli enti locali e con i comuni. L'esperienza dei punti INPS nei comuni sta dando ottimi risultati, perché il cittadino si reca presso il comune e vi trova anche l'istituzione INPS. Ci sono regioni che li hanno aperti in tutti i comuni. Noi ne stiamo aprendo moltissimi anche al Sud e ciò può sicuramente compensare l'eventuale chiusura di un'agenzia. Il presidio del territorio del comune rimane garantito.

PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

MARCO CAUSI. Ringrazio il presidente per l'esposizione e per i dati che ci ha fornito, che sono molto interessanti. Mi limito a una domanda che prende spunto dall'ultima questione che il presidente ci ha appena riferito.
Ieri, insieme al direttore dell'Agenzia delle dogane, il dottor Prato, abbiamo fatto, presso la Commissione bicamerale per l'attuazione del federalismo fiscale un primo punto sull'attuazione del decreto relativo al trasferimento delle proprietà demaniali e degli immobili dello Stato agli enti locali.
L'ultima considerazione del presidente dell'INPS è molto interessante anche alla luce di quel lavoro. Volevo capirla meglio, perché il processo di trasferimento dei beni immobiliari statali ai comuni è in una fase di stallo, e vedremo se riusciremo a superarla. L'idea che un po' tutti ci stiamo facendo è che il vero lavoro da compiere è quello di trovare le possibili integrazioni. Dobbiamo capire territorio per territorio - è difficile avere regole calate dall'alto - come si possano elaborare piani di utilizzo ottimali degli spazi pubblici esistenti per l'erogazione dei servizi, anche integrando l'erogazione dei servizi dei diversi livelli di governo e dei diversi enti pubblici, locali e centrali.
Naturalmente ciò comporta molta più fatica e molto più tempo, però alcuni esempi in questa direzione, come quelli che adesso lei citava, sono molto interessanti. Le chiedo se si possono avere su questo tema altri dati e documentazioni.
Anche per quanto riguarda l'attività di integrazione, con iniziative sinergiche tra le altre pubbliche amministrazioni, le chiedo come valuta il lavoro che state svolgendo all'interno degli enti vigilati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e se lei ritiene che possa essere esteso anche ad altre entità pubbliche, con la finalità, territorio per territorio, di arrivare a un'ottimale sinergia fra tutti gli enti pubblici e non soltanto tra quelli vigilati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

ANTONIO MASTRAPASQUA, Presidente dell'INPS. Noi ci stiamo accorgendo che la regia dell'Agenzia del demanio riesce a imprimere una razionalizzazione del sistema, proprio perché l'Agenzia riesce a «fare sistema» tra diverse pubbliche amministrazioni.


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Sicuramente c'è da recuperare un gap anche culturale. Cito un esempio perché è quello che mi ha spinto nell'opera di ricerca di sinergie non solo nominali, ma anche fattuali: ad Olbia c'è un palazzo di fronte all'aeroporto su cui è scritto «INPS, INPDAP e INAIL». Quando sono partito per visitare la città ero felice di andare a vedere un polo integrato. Parlando poi con i miei dirigenti, ho scoperto che in un solo palazzo, che è stato il primo polo integrato, c'erano tre contratti d'affitto, tre contratti della luce elettrica, tre portinerie, insomma tre di tutto. I direttori dei nostri tre enti non avevano una grande voglia di dialogare tra di loro, pur trovandosi nello stesso immobile, che era stato costituito apposta per lavorare insieme.
Immediatamente abbiamo obbligato i nostri dirigenti locali a dialogare e a stipulare un unico contratto per la luce elettrica, cercando delle soluzioni che molto spesso la contabilità pubblica non permette di realizzare. Mi hanno spiegato, infatti, che gli addebiti della luce elettrica nel mondo del pubblico sono una questione complicatissima. Mi hanno riferito che il problema è stato superato, ma sicuramente esiste anche un'inerzia culturale da combattere.
Mi sembra, però, di poter dire che lo sforzo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali di indirizzarci verso le azioni sinergiche sia stato efficace. L'integrazione, almeno per quanto riguarda il polo del welfare, è indispensabile, in quanto molto spesso le imprese o i lavoratori che si rivolgono all'INPS si rivolgono anche all'INPDAP e, quasi sempre, se non sempre, anche all'INAIL e al Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Oggi queste persone continuano a recarsi in quattro uffici diversi, mentre il polo integrato comporta non solo un risparmio in termini finanziari ed economici, ma anche un beneficio per l'utenza, in particolare attraverso l'utilizzo di banche dati unificate. Mi viene in mente, ad esempio, la vigilanza: i nostri ispettori partono da sedi diverse, mentre potrebbero avere un'unica sede e creare a loro volta ulteriori sinergie.
Questo è l'orientamento e questo è ciò che mi sembra stia avvenendo. È chiaro che tale processo si scontra con un atteggiamento culturale da una parte, ma anche con la questione degli immobili di proprietà, dall'altra. Bisogna dismettere alcuni immobili, rivedere alcuni contratti di affitto, superare alcune vischiosità.
Nell'elaborare il piano che abbiamo attuato come INPS in questo anno e nel volerlo portare a regime in quattro anni sono stato giudicato eccessivamente ottimista. Il piano è realistico, anche se sulle singole realtà qualcuno porrà ostacoli. La leva economica sarà quella che farà funzionare tale piano, perché, se i direttori non potranno più pagare alcune spese, ciò li invoglierà ad attuarlo più velocemente.
Credo che questo sia ormai un percorso ineluttabile, anche alla luce della diminuzione delle risorse umane: di necessità bisognerà fare virtù.
In merito ai punti INPS, per quanto ci riguarda essi stanno caratterizzando non solo la nostra presenza all'interno del processo di integrazione del welfare: il fatto che il cittadino, recandosi presso l'ente locale, soprattutto nei piccoli centri, trovi anche un polo che comprende assistenza, previdenza e welfare, sta dando risultati molto positivi.

PRESIDENTE. Presidente, le pongo una domanda. So che è volgare parlare di denaro, ma quanto costano le locazioni? Lei ci ha fornito i metri quadrati e i numeri, ma vorrei capire di quali grandezze stiamo parlando.

ANTONIO MASTRAPASQUA, Presidente dell'INPS. Le locazioni complessive dell'Istituto costano circa 100 milioni di euro. Una buona parte - se volete posso mandarvi una scheda - è rappresentata dalle locazioni del FIP.
Ricorderete che alcuni anni fa la maggior parte delle nostre sedi di proprietà sono state trasferite al FIP, che ce le ha riaffittate. Si tratta di costi che non sono frutto di contratti su base volontaria, ma di contratti stipulati in seguito all'istituzione del FIP nel 2004. Se volete, posso


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mandarvi uno schema con i contratti volontari che abbiamo stipulato di nostra iniziativa e con quelli che, invece, abbiamo dovuto stipulare con il FIP.
Attraverso la richiamata iniziativa sulle direzioni provinciali abbiamo innanzitutto liberato le sedi in locazione e stiamo trattando con l'Agenzia del demanio il rilascio anticipato di molti immobili FIP che non intendiamo più utilizzare. Stiamo cercando di concentrarci il più possibile su immobili di proprietà, ridiscutendo, dove sono in essere contratti di affitto, le modalità di locazione degli immobili interessati. Su tali questioni farò pervenire una documentazione precisa alla Commissione.

PRESIDENTE. In relazione alle norme sul blocco del turnover e alla sua opera meritoria in materia di razionalizzazione degli spazi, Le segnalo che nel corso dell'audizione del Ministro Brunetta è stato richiamato il decreto ministeriale nel marzo del 2001 sull'individuazione degli spazi da destinare ai dipendenti da lei citato, che venne poi sospeso nel luglio del 2001. Al riguardo, è emersa la proposta, accolta dal Ministro, di riprendere quel progetto, anche perché è all'ordine del giorno della Commissione una proposta di legge che ricalca sostanzialmente il contenuto del decreto ministeriale.
In una prospettiva che considera anche la diminuzione complessiva del personale, ci può fornire qualche previsione - soprattutto in relazione ai beni in locazione - su quanto si potrebbe risparmiare con una buona allocazione, in un periodo di medio termine, ad esempio nel prossimo triennio? È un ragionamento che forse andrebbe svolto anche alla luce del piano di rientro del debito in corso di elaborazione. D'altra parte, il nostro ciclo di audizioni è volto non solo a chiarire lo stato dell'arte, ma anche ad individuare alcune soluzioni e proposte.
Le volevo chiedere, inoltre, se, secondo lei, qualora il Governo e il Parlamento dovessero orientarsi nel senso di consentire alle amministrazioni di trattenere parte dei risparmi da utilizzare per l'efficientamento di altri settori, ciò aiuterebbe a spingere le amministrazioni a elaborare un piano effettivo di razionalizzazione.

ANTONIO MASTRAPASQUA, Presidente dell'INPS. Per quanto concerne le direzioni regionali e provinciali noi abbiamo previsto, sede per sede e quindi provincia per provincia, quale potesse essere il trend di uscite. Pertanto siamo già riusciti a contemperare le esigenze di spazio con il numero di risorse che ci saranno alla conclusione del processo di revisione degli spazi logistici. Ciò è già stato attuato per le sedi provinciali e sicuramente lo faremo anche per le altre sedi. Ciò fa sì che, oltre a ridurre spazi eccessivi, su 100 province saranno liberati 78 immobili, sia a causa della diminuzione del personale già avvenuta negli anni passati, sia a causa del trend di uscite negli anni futuri.
Per quanto riguarda l'ipotesi di un possibile riutilizzo dei risparmi, se dovessi parlare da manager che gestisce un ente pubblico, credo che questa sarebbe la prospettiva più auspicabile, perché questa operazione di razionalizzazione delle direzioni regionali e provinciali, che si estenderà poi alle agenzie, è basata sulla volontà e sull'intraprendenza del presidente, il quale cerca di applicare regole privatistiche in un mondo totalmente pubblico.
Se le amministrazioni potessero disporre, in maniera ovviamente certificata dai nostri organi di controllo - ricordo che l'INPS ha sette sindaci, è sottoposto al controllo di un magistrato della Corte dei conti ed è soggetto alla vigilanza di tre ministeri - delle cifre che ho segnalato, sulle quali ritengo di poter essere prudentemente fiducioso, e una percentuale di esse potesse andare all'Istituto, certamente non per comprare altre sedi, ma per poterle destinare a incentivi o a qualsiasi altra spesa, credo che si potrebbe avviare un ciclo virtuoso di responsabilizzazione delle amministrazioni nel condurre alcune operazioni. In tal modo si potrebbero anche premiare quelle amministrazioni che si comportano bene rispetto a quelle che non lo fanno, ma che ora vengono


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comunque valutate e giudicate nello stesso modo.
Molto spesso, e ciò può diventare oggetto di dispiacere, l'amministrazione virtuosa viene vista sia dai propri dipendenti, sia dagli enti vicini, come un'amministrazione che fa più di quanto le viene richiesto e viene accusata di fare la prima della classe senza ottenere un voto migliore di chi non ha studiato. Questa iniziativa, calibrata e attentamente valutata soprattutto dagli organi di controllo, sarebbe un incentivo a creare sempre migliori efficienze per far sì che vengano premiate le amministrazioni più virtuose.

PRESIDENTE. L'articolo 1, comma 7, della legge 24 dicembre 2007, n. 247, prevedeva modelli organizzativi volti a realizzare sinergie e conseguire risparmi di spesa anche attraverso gestioni unitarie, uniche o in comune di attività strumentali, quali - ad esempio - l'integrazione dei database e comunque di tutto l'hardware relativo agli enti previdenziali. Che cosa ne è stato sotto il profilo della realizzazione? Trovo singolare che le amministrazioni realizzino procedure di disaster recovery ognuna per conto proprio, quando evidentemente creare un unico centro che riguardi tutto il welfare e che potrebbe coinvolgere anche l'amministrazione finanziaria e fiscale - parlo di integrazione tra Sogei, INPS, INAIL e INPDAP - probabilmente rappresenterebbe un ulteriore quale strumento con cui si potrebbero compiere notevoli risparmi.

ANTONIO MASTRAPASQUA, Presidente dell'INPS. Non ho la presunzione che ciò sia di dominio pubblico, ma nella mia presidenza ho firmato più di 350 convenzioni con istituzioni pubbliche per lo scambio dei dati. Molto spesso nella pubblica amministrazione la disponibilità dei dati è percepita con sentimenti che variano dalla gelosia alla presunzione di potere e quindi nessuno è in grado di fornirlo o vuole fornirlo perché pensa di perdere un pezzetto di tale potere.
Io non sono né geloso, né ho brame di potere. L'esempio più evidente è il nostro rapporto con l'Agenzia delle entrate. Ricordo che dopo tre mesi tenemmo una conferenza stampa con il direttore dell'Agenzia delle entrate per annunciare lo scambio dati sistematico tra noi e loro. Un giornalista chiese quale fosse la notizia e la notizia era che ciò non era mai avvenuto, ancorché le nostre sedi distino 500 metri l'una dall'altra. Mi sembra che ciò abbia dato determinato, in termini di lotta all'evasione fiscale e contributiva, nonché al lavoro nero, risultati inimmaginabili fino ad alcuni anni fa.
Dal punto di vista dei dati, oggi l'Istituto è aperto a qualsiasi attività di scambio di dati in maniera sistemica e con chiunque. Abbiamo stipulato protocolli con la Guardia di finanza, con l'INAIL, con l'INPDAP, con Equitalia, con tutte le amministrazioni locali. Forniamo dati a chiunque, convinti soprattutto di riuscire ad attuare la norma contenuta nella manovra estiva dell'anno scorso, facendo in modo che la lotta all'evasione contributiva potesse essere attuata dagli enti locali e dai comuni, così come avviene con la lotta all'evasione fiscale.
Per quanto riguarda, invece, le infrastrutture, se le gelosie ci sono sui dati, ci sono anche per macchina questo aspetto. Noi abbiamo attivato, con un'iniziativa alquanto anomala, per la prima volta il contact center integrato INPS-INAIL, al quale parteciperà tra breve anche l'ENPAS. Se non erro, anche l'INPDAP è in procinto di entrarvi, non appena si concluderà il contratto in essere.
Io ho affidato, con un coraggio anche superiore a quello dell'iniziativa precedente, a DigitPA la scelta della localizzazione del disaster recovery, in modo tale che non fosse una scelta dell'INPS: DigitPA la sta effettuando per tutti gli enti previdenziali. Credo che sia un elemento positivo, perché fino a oggi ogni ente aveva il suo disaster recovery e voleva mantenerlo.
Oggi tutta l'infrastruttura tecnologica e informatica dell'ENPAS gira sulle macchine dell'INPS e, quindi, l'ENPAS compie investimenti per piccole manutenzioni informatiche, ma usa tutta la nostra infrastruttura. Abbiamo assorbito l'Ipost (Istituto


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Postelegrafonici) che già girava in parte sulle nostre macchine. Credo che, e questo è merito del rapporto non solo istituzionale ma anche personale che lega i presidenti degli enti, stiamo attuando proprio in quest'ottica la massima integrazione possibile, fermo restando che le affezioni sulle proprietà sono ovviamente maggiori di quelle sulle condivisioni.

PRESIDENTE. In che tempi, secondo lei, si riuscirà a realizzare questa integrazione?

ANTONIO MASTRAPASQUA, Presidente dell'INPS. C'è un tavolo, costituito dai direttori dell'informatica degli enti, che sta lavorando per prevedere e individuare le aree di maggiore integrazione. Io credo che i tempi possano essere di media durata.
Pochi giorni fa è stata firmata col presidente Crescimbeni la convenzione per tutta l'attività assistenziale. Poiché l'INPS non svolge attività assistenziale verso i propri dipendenti, piuttosto che creare una propria direzione ed effettuare investimenti, si è deciso di stipulare una convenzione. L'INPDAP ha nel proprio DNA l'inclinazione a curare anche tutta una parte sociale che l'INPS non cura, ragion per cui si occuperà anche della parte sociale dell'INPS. È un progetto iniziato da poco, ma in poco tempo abbiamo compiuto grandi passi in avanti. L'obiettivo non è dietro l'angolo, ma per noi è chiarissimo, o almeno lo è per me.
L'integrazione degli istituti, per quanto possibile, dalla logistica degli immobili alla logistica informatica, ai database per quanto riguarda la vigilanza, è fondamentale. Noi abbiamo istituito tre anni fa la centrale unica degli acquisti. Credo, l'ho ripetuto più volte e non ho problemi a riaffermarlo, che non importa se la centrale unica degli acquisti sia gestita da INPS, INPDAP o INAIL: l'importante è che funzioni. Come sappiamo bandire la gara noi, la sa bandire chiunque.
Gelosie di questo genere non dovrebbero esistere. Per quanto mi riguarda l'INPS è pronto a mettere alcune specificità, ovviamente nel rispetto degli enti e di quanto prevedono le norme, a disposizione di altri enti, così come credo che gli altri enti siano in grado di farlo e lo vogliano fare nei confronti dell'INPS.

PRESIDENTE. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna del documento consegnato dal presidente Mastrapasqua (vedi allegato).
Nel ringraziarlo per il lavoro che ha espletato e che ci ha illustrato, possiamo considerare conclusa questa parte dell'audizione.
Porgendogli i migliori auguri per il prosieguo del proprio lavoro, do ora la parola per lo svolgimento della relazione al dottor Paolo Crescimbeni, presidente dell'INPDAP, ringraziandolo per averci dato l'opportunità di tenere questo incontro.

PAOLO CRESCIMBENI, Presidente dell'INPDAP. Intervenire dopo il presidente Mastrapasqua è un piacere, perché in tal modo posso completare tutti gli argomenti, anche quelli di interesse e di valenza comune. Alcune considerazioni che lui ha svolto e che io condivido totalmente riguardano tutti gli enti previdenziali.
Per quanto riguarda l'INPDAP, la situazione, sotto l'aspetto dell'oggetto di questa audizione, è forse più semplice per una serie di ragioni. Intanto l'INPDAP, come voi sapete, nasce dalla fusione, dalla razionalizzazione e dall'integrazione di alcuni enti minori, relativi al pubblico impiego. Da ultimo si è aggiunto, con il decreto-legge n. 78 del 2010, l'ENAM, un ente assistenziale e non previdenziale, proprio perché INPDAP cura anche - come ricordava Mastrapasqua - l'attività assistenziale dei propri iscritti, che l'INPS non cura e che difficilmente potrebbe curare, considerate le dimensioni che lo caratterizzano.
Abbiamo, quindi, sperimentato sul campo questa vocazione alla razionalizzazione già dal 1994, anche se siamo diventati operativi dal 1997, ossia da quando è iniziato il processo unificatorio di tutti gli


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enti - primi fra tutti l'ENPAS, l'INADEL, l'ENPDEP e altri minori - teso a ricondurre a un solo ente tutti gli enti di assistenza e previdenza del pubblico impiego.
Abbiamo già svolto questo lavoro, dunque, nel senso che siamo arrivati al punto che abbiamo una sede per ogni provincia e, quindi, non abbiamo sedi subprovinciali o agenzie. Abbiamo una sede centrale, sedi regionali e sedi provinciali, una per ogni provincia.
Dove esiste la sede regionale, la sede provinciale il più delle volte è all'interno della stessa, proprio secondo questo spirito di razionalizzazione. Solo in quattro città, Roma, Milano, Napoli e Torino, c'è più di una sede. A Roma ce ne sono quattro e nelle altre città due; in tutte le altre c'è una sede per città. Questo fatto ha portato a un apparato logistico estremamente snello e funzionale.
Questo è il dato che caratterizza il nostro istituto che, lo ripeto a me stesso, ha una dimensione medio-grande significativa. Eroghiamo 2 milioni 738 mila pensioni ogni mese, 650 mila trattamenti di buonuscita ogni anno - il dato sembra un po' squilibrato, ma sono i piccoli periodi di lavoro degli insegnanti - intratteniamo rapporti con 38 mila enti pubblici e abbiamo 3,5 milioni di dipendenti.
L'aspetto caratteristico del nostro ente, che finisce per incidere anche sulla logistica, è rappresentato dai circa 2 miliardi di euro impiegati ogni anno nei servizi di welfare per i pubblici dipendenti e i pubblici pensionati. Parliamo di 3.400 mutui l'anno, 89 mila prestiti e un'attività sociale di vario genere in favore di giovani e anziani, per un numero complessivo di circa 80-90 mila beneficiari ogni anno.
Riuscire a contenere e razionalizzare gli spazi operativi anche con questo tipo di attività molto polverizzata, che si realizza servizio attraverso servizi alla persona, un impegno sul quale stiamo cercando di dare il meglio di noi stessi.
Un altro dato che mi piace sottolineare, è il costo delle spese di gestione dell'istituto. L'INPDAP ha ridotto costantemente, dal 2008 al 2011, le spese complessive di gestione: siamo arrivati, infatti, allo 0,84 per cento delle spese di bilancio. All'interno di questa spesa è comprese anche quella relativa al personale. Si tratta del dato più basso in assoluto di tutti gli enti previdenziali, proprio per via dell'opera di razionalizzazione che siamo stati costretti ad attuare. Non siamo partiti da un dato elefantiaco strutturale e storico, come gli altri enti, ma da un numero di enti che dovevamo mettere insieme in una casa unica. Abbiamo, dunque, già realizzato la casa del welfare pubblico.
Quanto ai poli logistici integrati, o case del welfare, si sta facendo molto, si è fatto molto e si potrebbe fare di più. Per quanto riguarda le prospettive e le possibili soluzioni dei problemi che il presidente Conte chiede, esiste una cabina di regia centrale, c'è molta buona volontà, da parte degli enti, a realizzare lo scopo, ma non si sono ancora raggiunti grandi obiettivi, anche perché forse sta prendendo corpo la casa del welfare informatica. Quella fisica è senz'altro utile al cittadino e a chi deve realizzare risparmi, però anche l'informatizzazione dei servizi sta portando di fatto a analoga risultati analoghi. Quando riferisco che abbiamo una sola sede per ciascuna provincia, ciò avviene proprio perché stiamo accentuando i servizi al cittadino anche per via informatica. Ciò non toglie che al nostro interno dobbiamo ancora concludere questo processo di razionalizzazione. A Roma abbiamo un esempio palpabile concreto, realizzato da poche settimane: quando sono arrivato alla presidenza dell'ente, vi erano due direzioni generali, una, storica, in via Santa Croce in Gerusalemme, quella dell'ENPAS, e l'altra, realizzata successivamente, nei pressi dell'EUR. Mi è sembrata subito una situazione illogica, in quanto i servizi erano divisi tra le due sedi. Credevo che l'unificazione si potesse attuare in pochi mesi, ma ci sono voluti anni, per via di resistenze di diverso genere che si incontrano quando si deve chiudere una sede e accorparla nell'altra. Non si tratta solo della razionalizzazione; pensiamo ai dipendenti, ai sindacati, a tutto ciò che si mette in moto in questi casi. Ci siamo


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riusciti da un mese: la sede di Via Santa Croce in Gerusalemme è stata chiusa, perché era in affitto.
Apro una parentesi importante, che mi pare in perfetta sintonia con quanto la Commissione vuole sapere. Tutte le nostre sedi sono di proprietà. Avendo storicamente un patrimonio immobiliare significativo, questo fatto ci ha consentito di avere quasi tutte le sedi in proprietà. Quella di Via Santa Croce era un immobile in affitto con il FIP per 3 milioni di euro l'anno, quindi molto significativo, e ce ne siamo liberati con un po' di sacrificio, ma anche con notevole soddisfazione, almeno sotto il profilo economico: è stata una buona operazione.
Per il resto i poli logistici integrati, che sarebbero comunque la cartina di tornasole di tutte le razionalizzazioni, la madre di tutte le battaglie della razionalizzazione, attraverso cui concentrare più sedi in una sola, va a rilento. Forse mancano strumenti operativi specifici di taglio privatistico, come afferma il presidente Mastrapasqua, che ha perfettamente ragione. All'inizio del mio mandato - la dottoressa Becchini, responsabile del patrimonio, se lo ricorda - abbiamo provato a suggerire uno strumento più efficace. Per esempio, se tutti gli istituti venissero obbligati a conferire a un fondo immobiliare unico, gestione gestito in comune dagli enti e non da un soggetto terzo, tutte le proprie sedi, con il compito specifico di realizzare sedi comuni, i poli logistici integrati o le case del welfare, sicuramente avremmo un soggetto unico che si muoverebbe con le regole del diritto civile privato e che potrebbe agire molto più agevolmente e razionalmente.
Oggi si procede invece città per città, località per località, ragion per cui a Imperia si sta discutendo tra INPS e INAIL su dove ubicare la sede e se essa debba essere nuova o meno. Questo faticoso processo avviene in molte parti d'Italia, un processo che risponde certo a circostanze reali, a esigenze concrete, affidate però spesso a risolutori che magari si comportano ognuno difendendo la propria visione. Forse uno strumento tecnico risolutivo più agile e veloce non sarebbe inutile.
Noi ci stiamo muovendo verso l'obiettivo dei 25 metri quadri a dipendente, che è il punto di arrivo, ancora non integralmente raggiunto, ma al quale ci stiamo avvicinando. Abbiamo grosse realizzato notevoli riduzioni di superficie e di personale, ma siamo andati oltre la proporzione, nel senso che abbiamo ridotto i metri quadri più di quanto non sia stato ridotto il personale: abbiamo uno scarto positivo tra la riduzione del personale e la riduzione dei metri quadrati pari al 7,49 per cento.
Tutto ciò, per inciso, è avvenuto senza danno per i volumi di produzione, i quali aumentano, con 2,8 milioni di «pezzi» lavorati - questi sono i dati: 2,8 milioni nel 2008, 3 milioni nel 2009, 3,2 milioni nel 2010 - con una crescita nel triennio pari al 14,3 per cento. Anche l'indicatore di efficienza è stato in costante crescita in questo triennio.
Tutto ciò naturalmente è il risultato di alcune riduzioni delle spese gestionali. Ho citato quello della gestione nel suo complesso, che potrei sviluppare con ulteriori dati intermedi, ma il dato dello 0,84 per cento delle spese gestionali complessive del 2010 è sicuramente estremamente significativo.
Ricordo ancora che queste attività hanno bisogno di spazi forse più di altri enti, proprio per via delle attività accessorie di assistenza che noi svolgiamo. Ci sono 4 mila giovani ospitati nei nostri convitti e stiamo creando laboratori di arti e mestieri per insegnare i mestieri dispersi utilizzando i nostri convitti durante la stagione estiva, quando altrimenti sarebbero chiusi. Abbiamo diverse case albergo per anziani, che naturalmente richiedono la disponibilità di strutture immobiliari.
Compiamo anche investimenti tramite fondi immobiliari. Basti ricordare i 3 mila nuovi posti letto per studenti universitari realizzati ultimamente tra Roma e Bari e, in precedenza, anche in altri siti. Si tratta di 70 mila metri quadri di nuova edilizia universitaria, 130 mila metri quadri per la


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ricerca scientifica e per cliniche di alta specializzazione. Cito fra tutti lo IEO, l'Istituto europeo di oncologia diretto dal professor Veronesi a Milano, che è di proprietà del fondo Aristotele, il quale a sua volta è di intera proprietà dell'INPDAP. A ciò si aggiungono 700 posti letto in strutture sanitarie e assistenziali per la terza età.
La complessità della nostra struttura ci porta, quindi, a un impegno che stiamo cercando di trasferire in sede virtuale informatica, ma che necessariamente richiede anche un'occupazione di spazi. Purtuttavia, la razionalizzazione, che noi abbiamo nel nostro DNA per averla dovuta realizzare in casa, con l'accorpamento degli enti che sono confluiti nell'Inpdap, adesso è ancora in fase di realizzazione al nostro interno. Siamo dunque apertissimi, anche attraverso un know-how particolare nel campo immobiliare, alla realizzazione dei poli logistici integrati.
Mi riservo, se me lo consentite, di depositare una relazione su questi temi entro pochi giorni.

PRESIDENTE. Presidente Crescimbeni, mi ha incuriosito la vicenda riguardante la sede di Imperia, da lei citata come esempio. L'articolo 2, comma 222, della legge finanziaria del 2010, a cui si fa riferimento, prevede che, a decorrere dal gennaio del 2010, ciascuna amministrazione comunichi a un ente terzo, ossia all'Agenzia del demanio, una previsione triennale del fabbisogno di spazio allocativo, e stabilisce anche che, una volta effettuate le comunicazioni, l'Agenzia elabori un piano di razionalizzazione degli spazi.
Come è possibile che ci siano ancora resistenze di questo tipo? Naturalmente nel vostro caso, come lei ricorda, voi siete proprietari e quindi il problema dovrebbe riguardare piuttosto altre amministrazioni; è un confronto che avremmo dovuto avere anche con il presidente Mastrapasqua.
Capisco che ci sono contratti pluriennali in essere che vanno tenuti in considerazione, però il comma 222 interviene anche su questa tipologia. Quando si compie la programmazione triennale - questa è la domanda - che cosa è previsto, in termini di risparmio e di razionalizzazione? Dobbiamo aspettarci novità su questo profilo?

PAOLO CRESCIMBENI, Presidente dell'INPDAP. Quanto all'attuazione dell'articolo 2, comma 222, che lei citava, segnalo che ascoltare il territorio, su questioni che devono operare sul territorio, è una prassi insopprimibile e ciò ha portato, come ricordavo, ad alcuni rallentamenti dovuti alle specificità presenti presso le diverse realtà locali.
Il piano triennale cui lei fa riferimento è stato realizzato. Sotto questo profilo ci aspettiamo risultati ancora migliori, anche se non rilevantissimi, in quanto non ci sono più molti margini per quanto riguarda l'INPDAP in sé. Ormai puntiamo tutto sui poli logistici integrati. Al nostro interno ci sono alcune sacche di eccedenza, ma sono veramente ormai limitate e marginali e riguardano alcune realtà sulle quali siamo già intervenuti in modo incisivo, unificando sedi che erano divise in più tronconi.
Il nostro piano individua l'obiettivo che citavo, dei 25 metri quadri per operatore; a questo riguardo si pone, peraltro, il problema degli spazi relativi ad archivi ed a strutture sociali o di ospitalità nonché a funzioni esternalizzate, ma che per necessità si debbono svolgere presso di noi, come l'informatica. Avvertiamo, pertanto, la necessità di elaborare per tali attività un parametro logico e numerico. Comunque tale dato è la nostra stella polare e ci siamo impegnati a raggiungerlo.
Non credo, tuttavia, che avremo ancora molte possibilità di effettuare razionalizzazioni di spazi al nostro interno. Esse potranno riguardare tutt'al più un 15-18 per cento delle nostre strutture e dei metri quadrati impiegati, mentre puntiamo molto di più sull'apertura dei poli logistici integrati, laddove si possono intravedere anche altre forme di collaborazione sul territorio, con riferimento in particolare a quei dicasteri che non sono rappresentati sul territorio e che virtualmente sono rappresentati dalla prefettura, ma in pratica


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non lo sono. Anche su questo aspetto abbiamo dato la nostra disponibilità a realizzare alcune rappresentanze degli altri dicasteri che dovrebbero essere più raggiungibili e meglio articolati sul territorio di quanto non lo siano oggi.
In ogni caso, le case del welfare riguardano essenzialmente i tre enti previdenziali, quattro comprendendovi anche l'ENPAS, che però ha solo quattro sedi in Italia, e alle direzioni provinciali e regionali del lavoro. Contiamo molto su tale aspetto e stiamo sollecitando gli altri enti a realizzarlo.

PRESIDENTE. Posso chiederle un'informazione? I 25 metri quadrati che vengono usati come parametro riguardano solo dirigenti e funzionari o anche gli spazi inutilizzati per gli archivi?

PAOLO CRESCIMBENI, Presidente dell'INPDAP. Noi vorremmo includere tali spazi, altrimenti la norma si presterebbe a facili elusioni. Gli archivi sono spazi più razionalizzabili oggi, grazie alla digitalizzazione, quindi non possiamo fornire vie di fuga alla norma attraverso gli archivi.

PRESIDENTE. L'altra domanda riguarda proprio lo stato di avanzamento della digitalizzazione degli archivi.

PAOLO CRESCIMBENI, Presidente dell'INPDAP. Stiamo procedendo molto rapidamente. Proprio in questi giorni stanno partendo venti gare regionali, perché anche in quell'ambito ci sono realtà molto differenziate, ragion per cui si è deciso di bandire la gara anche su base regionale per la digitalizzazione di tutto il nostro materiale cartaceo.
Alcune gare sono già state effettuate, come quella della Sicilia: sono state aggiudicate e sono operative. Altre sono in corso in questi giorni, ma nel corso dell'anno in tutte le regioni d'Italia verrà assegnato il lavoro della digitalizzazione.

PRESIDENTE. Quanto tempo richiederà?

PAOLO CRESCIMBENI, Presidente dell'INPDAP. Sicuramente richiederà almeno 18 mesi, di media.

PRESIDENTE. Che cosa ne farete della carta?

PAOLO CRESCIMBENI, Presidente dell'INPDAP. Per quanto riguarda la carta, cerchiamo di recuperarla. Abbiamo messo il doppio cestino in tutti i nostri uffici, cartaceo e non cartaceo. A maggior ragione, quando dovremo recuperare quella sostituita a seguito del processo di digitalizzazione, ritengo che si elaborerà un piano di recupero. In questo momento non ci ho ancora pensato, ma mi ci ha fatto riflettere.

PRESIDENTE. Se i colleghi non hanno altre domande, ringrazio il presidente dell'INPDAP e l'avvocato Becchini per la loro disponibilità e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 10,40.

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