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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VI
7.
Martedì 8 marzo 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Conte Gianfranco, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA SUI MERCATI DEGLI STRUMENTI FINANZIARI

Audizione dell'amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti Spa:

Conte Gianfranco, Presidente ... 2 6 8 12 16 20
Barbato Francesco (IdV) ... 11
Fluvi Alberto (PD) ... 3 9
Gorno Tempini Giovanni, Amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti Spa ... 2 3 6 14 16
Pagano Alessandro (PdL) ... 10 16
Ventucci Cosimo (PdL) ... 8

ALLEGATO: Documentazione consegnata dall'amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti Spa ... 21
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IR; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

[Avanti]
COMMISSIONE VI
FINANZE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 8 marzo 2011


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO CONTE

La seduta comincia alle 12,05.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione dell'amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti Spa.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui mercati degli strumenti finanziari, l'audizione dell'amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti Spa.
Il dottor Gorno Tempini, che ringrazio di aver aderito al nostro invito, è accompagnato dalla dottoressa Lorella Campi, responsabile dell'unità organizzativa comunicazione, e dal dottor Francesco Paolo Mele, del dipartimento relazioni istituzionali e comunicazione esterna.
Dottore, lei conosce i temi che desideriamo affrontare in questo ciclo di audizioni. Al riguardo, desidereremmo ascoltare anche le sue riflessioni. Inoltre, gradiremmo avere notizie in merito al Fondo italiano di investimento per le piccole e medie imprese, ai problemi eventualmente incontrati e alle prospettive future.
Le do quindi la parola, affinché possa svolgere la relazione.

GIOVANNI GORNO TEMPINI, Amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti Spa. Signor presidente, ringrazio la Commissione per avermi dato l'opportunità di essere qui oggi.
Il mio intervento consterà di una breve descrizione delle iniziative che Cassa depositi e prestiti Spa ha messo in cantiere per fornire un supporto all'economia, in particolare al mondo delle imprese, con riferimento, naturalmente, anche al Fondo italiano di investimento. In seguito, risponderò, ovviamente, alle osservazioni e alle domande che saranno eventualmente formulate.
Per l'occasione, al fine di essere più chiari, abbiamo predisposto una breve presentazione, già distribuita in versione cartacea, le cui pagine saranno anche proiettate sullo schermo.
A pagina 2 vi è una breve descrizione di Cassa depositi e prestiti Spa. Ricordo che essa è diventata, alla fine del 2003, una società per azioni a controllo pubblico: il 70 per cento del suo capitale è detenuto dal Ministero dell'economia e delle finanze, mentre il restante 30 per cento è posseduto da 66 fondazioni di origine bancaria.
La Cassa depositi e prestiti ha 160 anni e, quindi, è nata prima dell'Unità d'Italia. Sin dalla nascita, essa ha sempre svolto un ruolo strategico e importante nel finanziamento dello sviluppo del Paese attraverso la raccolta del risparmio postale. Si tratta di un meccanismo mutuato dall'esperienza di altri Paesi (in particolare, dalla Francia).


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Impiegando il risparmio di larga parte degli italiani, la Cassa depositi e prestiti finanzia investimenti e opere infrastrutturali dello Stato, degli enti locali e di altri enti pubblici non territoriali.
La premessa è importante, perché serve a chiarire che la Cassa non usa fondi pubblici, ma è depositaria di risparmio privato: ancora oggi, questa è la sua caratteristica portante. Sono più di 12 milioni gli italiani che, tramite Poste italiane, sottoscrivono i buoni fruttiferi postali emessi dalla Cassa (si chiamano buoni postali, ma l'emittente è Cassa depositi e prestiti). La sottoscrizione dei buoni, che godono della garanzia diretta dello Stato, rappresenta una forma alternativa di acquisto di titoli della Repubblica italiana.
A partire dal 2003, Cassa depositi e prestiti ha cominciato a considerare che, oltre all'attività tradizionale, consistente nella concessione di mutui alle pubbliche amministrazioni, intese come amministrazioni centrali ed enti locali, poteva sostenere gli investimenti nelle infrastrutture e svolgere un'importante funzione a supporto dell'economia, che è stata notevolmente potenziata negli ultimi anni, da quando è esplosa la crisi.
Nella breve presentazione di oggi cercherò di dare una descrizione di tutti gli strumenti messi in campo per conseguire gli obiettivi prefissati.
Più specificamente, la Cassa opera oggi con le due forme tradizionali di finanza: strumenti di debito e strumenti di equity. Questa è già di per sé una novità, in quanto l'equity, negli anni passati, era considerato una parte residuale dell'attività della Cassa, eccezion fatta per le partecipazioni strategiche. Il nostro modus operandi tradizionale si basa sulla concessioni di mutui, che rimane ancora oggi la parte più rilevante della nostra attività. Tuttavia, ai vecchi mutui di scopo agli enti pubblici si sono aggiunti strumenti finanziari ulteriori.
Tra questi, il plafond PMI, creato per sostenere l'accesso al credito delle piccole e medie imprese, rappresenta un unicum nel panorama europeo. In sostanza, tramite il sistema bancario, la Cassa finanzia le imprese, a disposizione delle quali è posto un importo massimo di 8 miliardi di euro provenienti dal risparmio postale. Le piccole e medie imprese si rivolgono alle banche, le quali possono utilizzare la provvista Cassa per finanziare le proprie spese di investimento o per coprire incrementi del capitale circolante.
Nato all'indomani della crisi del 2008, quando il problema della liquidità dei mercati finanziari era particolarmente rilevante, lo strumento ha avuto successo. Come tutti hanno potuto apprendere dalle dichiarazioni rese da esponenti del mondo bancario e dalla stampa degli ultimi giorni, esso ha continuato a essere utilizzato in maniera importante.
Il sostegno alle piccole e medie imprese non si è limitato al finanziamento delle banche, affinché queste potessero finanziare le imprese medesime, ma si è esteso ad altri due capitoli rilevanti.
La Cassa gestisce, infatti, d'intesa con i Ministeri competenti...

ALBERTO FLUVI. Potrei conoscere il tasso di finanziamento al sistema del credito?

GIOVANNI GORNO TEMPINI, Amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti Spa. Il tasso di riferimento è un tasso di mercato: cerchiamo di gestirlo in un'ottica di agevolazione, ma tenendo conto degli andamenti del mercato. Comunque, il tasso in considerazione non può essere paragonato a quello del credito retail: il riferimento è al mercato dei capitali.
È importante, da questo punto di vista, sottolineare un aspetto che può dare luogo a fraintendimenti: la Cassa deve mantenere il proprio equilibrio finanziario, perché, a sua volta, deve pagare un tasso di interesse sui buoni postali che emette.
Deve esserci equilibrio, quindi, tra i valori dei due tassi. Di certo, il tasso al quale lei si riferisce, onorevole Fluvi, è inferiore a quello che le banche pagherebbero, in questo momento, se andassero ad approvvigionarsi direttamente sul mercato dei capitali.


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Come mi accingevo a precisare, il sostegno alle imprese non viene assicurato soltanto attraverso il plafond PMI.
Gestiamo, infatti, d'intesa con i Ministeri competenti, quella che potremmo definire la famiglia dei fondi rotativi. Tra le varie iniziative previste, l'ultima arrivata è «export banca», la quale ha per scopo di favorire il finanziamento all'export, sempre attraverso l'intermediazione del sistema bancario.
La precisazione mi permette di svolgere una considerazione di carattere generale. La Cassa depositi e prestiti, come testimoniato da queste prime indicazioni, lavora con e nel mercato. Ciò significa che tutti gli strumenti che essa utilizza hanno come riferimento il mercato, di cui non devono alterare gli equilibri.
Oltre che intervenire a sostegno alle imprese, la Cassa depositi e prestiti svolge un ruolo molto importante di finanziamento delle infrastrutture, che menziono per completezza di informazione, ancorché il tema non sia rilevante ai fini dell'indagine che la Commissione sta conducendo. Il predetto finanziamento è effettuato utilizzando sia il risparmio postale sia la raccolta, cui ricorriamo, a nostra volta, sul mercato dei capitali.
È evidente che tutti i nostri interventi a favore dello sviluppo delle infrastrutture - anche a livello di partecipazione a veicoli finanziari (probabilmente, si tratta di un aspetto meno rilevante ai fini dell'indagine) - hanno ricadute positive sul sistema industriale e imprenditoriale.
Come ho già accennato, non vengono in rilievo, da questo punto di vista, soltanto i tradizionali strumenti di debito, ma anche i fondi di private equity. Più specificamente, i fondi dedicati si suddividono in tre grandi categorie, a seconda dei settori interessati dagli interventi.
Per quanto concerne le piccole e medie imprese, la Cassa partecipa al Fondo italiano di investimento, che rappresenta la vera novità del panorama finanziario di questi ultimi mesi.
Riguardo alle infrastrutture, la Cassa detiene quote di fondi equity a carattere nazionale e internazionale.
Infine, non va sottovalutata la costituzione di CDP Investimenti SGR Spa (di cui la Cassa detiene il 70 per cento), società che promuove e gestisce il «Fondo investimenti per l'abitare» (FIA), operante nel settore dell'edilizia privata sociale (social housing), materia di grande rilevanza in quasi tutti i Paesi europei. Sono quantitativamente importanti le risorse che il Fondo mette a disposizione del settore immobiliare, particolarmente colpito dalla crisi.
A pagina 3 della presentazione è raffigurato un prospetto riepilogativo dei principali strumenti finanziari utilizzati dalla Cassa depositi e prestiti. Esso consente di apprezzare come sia molto più articolato e incisivo, rispetto ad alcuni anni fa, quando la Cassa era praticamente «mono-prodotto», l'insieme delle nostre iniziative a supporto dell'economia e, in particolare, delle imprese.
Il nuovo piano industriale 2011-2013, approvato dal consiglio di amministrazione la settimana scorsa, sancisce l'intenzione della Cassa di svolgere un ruolo centrale nell'attività di sostegno delle imprese, che procederà di pari passo con l'attività tradizionale di finanziamento degli investimenti degli enti territoriali.
Nel 2010, le due attività, quella tradizionale e quella nuova, più o meno si equivalevano in termini di nuove erogazioni. Nel 2011, invece, prevediamo che le attività a sostegno dell'economia, svolte attraverso il finanziamento delle infrastrutture e i nuovi impieghi a favore delle imprese, saranno, per la prima volta, quantitativamente più ampie di quelle riconducibili all'attività tradizionale.
Peraltro, sebbene quest'ultima attività risenta dei vincoli imposti dal Patto di stabilità interno alla capacità di indebitamento degli enti territoriali, la Cassa manterrà, e marginalmente incrementerà progressivamente, l'attuale e rilevante quota di mercato. Ritengo opportuno precisare, affinché non si interpreti l'evoluzione che ho descritto come segno di disinteresse nei confronti degli enti locali, che il maggiore


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impegno relativo alle infrastrutture e alle imprese si aggiungerà a quello verso i nostri tradizionali clienti.
Il piano industriale 2011-2013 prevede un impegno importante sui predetti tre fronti, che comporterà nuovi impieghi per 40 miliardi di euro, di cui 25 riguardanti le attività della cosiddetta «nuova Cassa». Questi numeri sono la migliore testimonianza del ruolo importantissimo che la Cassa depositi e prestiti rivestirà per quanto riguarda il sostegno delle imprese.
I volumi degli impieghi aumenteranno rispetto al triennio passato e alimenteranno gli strumenti che ho già descritto, cui si aggiungeranno altri sui quali stiamo ragionando.
A tale proposito, ritengo opportuno citare due strumenti, non inclusi nel piano industriale, ma comunque allo studio: il primo ha come finalità quella di supportare le imprese italiane all'estero, ad esempio partecipando a investimenti diretti oltre confine; il secondo riguarda la partecipazione a progetti europei a sostegno della tutela dell'ambiente e della ricerca nel settore delle energie rinnovabili, il cui valore strategico per il futuro dell'economia non è necessario sottolineare.
Ritengo che quelli esposti nella presentazione siano numeri importanti, in grado di esprimere il contributo significativo che la Cassa depositi e prestiti offrirà al mondo delle imprese, alla realizzazione delle infrastrutture e, in definitiva, alla crescita del Paese.
È opportuno soffermarsi ulteriormente sulle iniziative che la Cassa intraprenderà nel prossimo triennio, per capire ancora meglio quale tipo di contributo possiamo concretamente fornire al mercato finanziario. Peraltro, il messaggio di cui mi faccio latore in questa sede è lo stesso che ho già comunicato in occasione di molteplici incontri ai quali ho partecipato, in diverse città italiane, con Confindustria, ABI, SACE e Fondo italiano di investimento.
Nei confronti delle imprese, la Cassa può fungere da finanziatore, attraverso il plafond PMI, nonché da consulente, per quanto concerne l'export. Inoltre, grazie alle iniziative recenti, essa può contribuire anche al rifinanziamento del sistema bancario in relazione alla cosiddetta moratoria, vale a dire alla sospensione dei debiti delle piccole e medie imprese verso il sistema creditizio. Possiamo, quindi, affermare che, in una situazione di particolare difficoltà congiunturale, aiutiamo l'imprenditore indirettamente, nel mercato. Infine, possiamo diventare soci delle imprese, tramite il Fondo italiano di investimento.
Si tratta di un'attività unica e nuova nel panorama delle iniziative di supporto dell'economia, sempre più apprezzata a mano a mano che si conosce meglio il funzionamento di tutti gli strumenti utilizzati.
Il plafond per le piccole e medie imprese, di cui è offerta una sintesi a pagina 5 della presentazione, ammonta a 8 miliardi di euro, provenienti dal risparmio postale. Lo scopo è quello di sostenere l'accesso al credito, e il canale di distribuzione è quello creditizio: le aziende si rivolgono alle banche, le quali, a loro volta, si approvvigionano presso di noi. Un ulteriore vantaggio è previsto dalla convenzione ABI-SACE: è possibile attivare una linea di firma SACE, che permette alle banche di ridurre fino al 50 per cento il rischio di credito.
In ciascun contratto di finanziamento alle piccole e medie imprese le banche sono tenute a specificare che l'operazione è stata realizzata utilizzando la provvista messa a disposizione dalla Cassa depositi e prestiti e a indicare il relativo costo. I criteri di assegnazione sono legati alle quote di mercato delle banche e al loro grado di patrimonializzazione. In un primo momento, era stato previsto che la scadenza dei finanziamenti potesse essere a cinque o a tre anni. Tuttavia, nel corso dell'ultimo quadrimestre del 2010, si è registrato un progressivo incremento di richieste di provvista a sette anni. L'ultima convenzione stipulata con l'ABI ha introdotto una scadenza della provvista a dieci anni.
I risultati sono evidenziati a pagina 6 della presentazione: sono stati contrattualizzati 7 miliardi di euro, di cui 4,5 sono


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stati erogati, con una fortissima accelerazione nei primi due mesi dell'anno in corso.
Mi soffermo brevemente sul grafico a pagina 7, che illustra la distribuzione percentuale delle erogazioni in base alle scadenze.
Dal punto di vista delle imprese, è particolarmente importante, in questo momento, poter contare su una fonte di finanziamento a medio-lungo termine, che permetta di superare il ciclo economico sfavorevole (ciò avvalora il messaggio di cui dicevo: la Cassa non è soltanto socio delle imprese, ma anche loro finanziatore a lungo termine).
Potete notare come la scadenza preferita sia stata, finora, quella a cinque anni. Peraltro, le richieste di provvista a sette anni sono cresciute, raggiungendo il 16 per cento del totale. Credo che per un imprenditore sia particolarmente importante avere la possibilità di pianificare il proprio ciclo di investimento in un orizzonte temporale più ampio.
A pagina 8 della presentazione è sinteticamente illustrato il Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca (FRI), costituito nel 2005 e alimentato dal risparmio postale. Il Fondo, che ha una dotazione di sei miliardi di euro (ulteriori due miliardi di euro sono stati stanziati, con la legge finanziaria 2007, per il FRI regionale), eroga credito alle imprese nell'ambito delle leggi agevolative gestite dai Ministeri competenti (dello sviluppo economico; dell'istruzione, dell'università e della ricerca; delle politiche agricole, alimentari e forestali; delle infrastrutture e dei trasporti). Ad oggi sono stati sottoscritti 1.800 contratti e sono stati stipulati finanziamenti per 1,7 miliardi di euro, di cui 804 milioni erogati.
C'è ancora molto lavoro da fare. In particolare, ci stiamo impegnando per cercare di rendere il processo il più possibile adeguato alle esigenze delle imprese, le quali devono poter contare sul fatto che, tra il momento della decisione e quello di effettuazione dell'investimento, intercorra un lasso di tempo certo e il più possibile ristretto.

PRESIDENTE. Chiedo scusa se la interrompo, dottor Gorno Tempini.
Da quanto esposto in queste prime pagine della presentazione, sembra che i fondi a disposizione siano effettivamente consistenti. Tuttavia, in nessun caso i relativi importi coincidono con quelli delle stipulazioni e delle erogazioni. Quale problema c'è dietro? È curioso che, pur essendoci disponibilità, queste non siano utilizzate completamente.

GIOVANNI GORNO TEMPINI, Amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti Spa. Signor presidente, le ragioni possono essere molteplici.
I singoli meccanismi possono certamente essere rivisti, al fine di renderli più efficienti. Tuttavia, potrei citare casi recenti in cui le imprese, in considerazione delle difficoltà del momento, hanno rinunciato a impegnarsi in nuovi investimenti, ancorché supportati da forme di credito agevolato come quelle che ho illustrato. Insomma, sono molteplici le ragioni che possono giustificare uno scostamento delle erogazioni rispetto alle dotazioni.
Per quanto riguarda la partecipazione della Cassa depositi e prestiti a fondi di private equity - credo sia questo, oggi, l'aspetto di maggiore interesse per la Commissione -, il Fondo italiano di investimento è la novità di questi ultimi mesi. Si tratta di un fondo chiuso, cui la Cassa partecipa insieme alle più importanti banche italiane (Monte dei Paschi, Intesa Sanpaolo, Unicredit). In un'ottica di medio-lungo periodo, che ben si sposa con la durata del plafond PMI, il Fondo investe nel capitale di rischio di piccole e medie aziende aventi un fatturato tra 10 e 100 milioni di euro. La platea potenziale è di circa 15.000 imprese, di cui 10.000 appartenenti al settore manifatturiero (tipicamente, la spina dorsale del sistema industriale italiano).
Il Fondo non investe in aziende che hanno problemi, ma mira a rafforzare i processi di patrimonializzazione delle imprese solide, per accompagnarle nel loro percorso di crescita, dal punto di vista dimensionale o dell'internazionalizzazione.


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È importante sottolineare che lo scopo del Fondo non è quello, come si dice in gergo, di fare turn-round, o di comprare aziende cosiddette distressed, ma di aiutare le aziende migliori a proseguire nel loro percorso di crescita e, ragionevolmente e auspicabilmente, ad accelerarlo.
Il Fondo, in funzione da pochissimi mesi, è stato reso operante in maniera molto rapida, se si tiene conto del momento in cui si è cominciato a pensare alla sua istituzione e di quello in cui si sono aperte le porte della società di gestione. Per ottenere le necessarie autorizzazioni e mettere a punto gli statuti e i regolamenti è stato impiegato circa un anno. Il Fondo ha già effettuato il suo primo investimento diretto.
Per specificarne meglio le caratteristiche, possiamo aggiungere che il Fondo prevede le seguenti tipologie di investimenti: assunzione di partecipazioni dirette, prevalentemente di minoranza, nel capitale di imprese italiane, anche in coinvestimento con altri fondi specializzati; interventi come fondo di fondi, investendo in altri fondi che condividano la politica di investimento e gli obiettivi del Fondo medesimo. L'idea è quella di raggiungere le imprese attraverso diversi canali, con la maggiore efficacia possibile.
Proseguirò la descrizione delle attività della Cassa depositi e prestiti in maniera estremamente sintetica, anche per lasciare ai deputati presenti un tempo sufficiente per porre eventuali domande e per ottenere le relative risposte.
Ricordo che sono tre, ad oggi, i fondi per le infrastrutture cui noi partecipiamo. Uno è «F2i-Fondi italiani per le infrastrutture», un fondo nazionale che ha come obiettivo l'investimento in asset infrastrutturali, in particolare nei settori del trasporto, delle reti di trasporto per gas ed energia, delle infrastrutture per media e telecomunicazioni, della produzione di energia (fonti rinnovabili) e dei servizi pubblici locali e sociali. Il fondo ha una dotazione di 1,9 miliardi di euro. La Cassa vi partecipa con una quota di 150 milioni di euro, con alcune grandi banche, con sette fondazioni bancarie e con due casse di previdenza. Per dimensioni, si tratta del più rilevante fondo nazionale di private equity dedicato al settore delle infrastrutture, la cui importanza è ancora più grande ove si consideri che i fondi di private equity non vivono una fase particolarmente felice.
I due fondi per le infrastrutture internazionali sono importanti in sé, ma anche perché rappresentano l'occasione, per la Cassa, di lavorare insieme ad altre primarie istituzioni finanziarie europee, come la Caisse des dépôts et consignations francese, il KfW Bankengruppe tedesco e la Banca europea degli investimenti. Il fondo Marguerite effettuerà investimenti equity o quasi-equity per le imprese che possiedono o gestiscono le infrastrutture nei settori del trasporto e dell'energia, soprattutto rinnovabile. Il fondo Inframed finanzierà, nella regione del sud-est del Mediterraneo, infrastrutture nei settori dei trasporti, dell'energia e delle aree urbane.
Ovviamente, i predetti fondi sono un mezzo per aiutare indirettamente il sistema imprenditoriale italiano. Infatti, la realizzazione di investimenti all'estero faciliterà la presenza di imprese italiane nei Paesi di riferimento. Questa è una delle ragioni per cui stiamo pensando, al di là dei fondi di cui ho detto, di avere una presenza diretta come finanziatori di opere infrastrutturali all'estero.
Sul fondo di social housing non mi dilungo, in quanto ne ho già parlato.
A pagina 12 sono indicati alcuni numeri significativi. Nel 2010, la Cassa ha effettuato nuovi prestiti per circa 11,6 miliardi di euro. Osservando la tabella, si può notare come i flussi relativi ai prestiti agli enti pubblici siano ammontati a 5,8 miliardi di euro, mentre quelli destinati al supporto dell'economia e al finanziamento di infrastrutture e lavori pubblici abbiano raggiunto, rispettivamente, 4,3 e 1,6 miliardi di euro. Ebbene, nel 2011, il secondo e il terzo capitolo, riconducibili alle nuove linee di attività della Cassa, supereranno quantitativamente il primo, quello tradizionale dei prestiti agli enti pubblici.
A pagina 13, la presentazione reca un prospetto importante per la conoscenza


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dell'attività di Cassa. I mutui che eroghiamo agli enti locali sono dedicati a investimenti. Se si osserva il totale dei finanziamenti, si nota che lo stock è di 104 miliardi di euro. Nel prospetto sono analiticamente indicate, attraverso descrizioni sintetiche, tutte le tipologie di investimenti infrastrutturali: reti di trasporto e servizi pubblici locali; edilizia pubblica e social housing; energia e telecomunicazioni; attività di supporto alle piccole e medie imprese e export finance; ricerca e innovazione; ambiente e rinnovabili (ultimo arrivato, che vogliamo comunque menzionare, attesa la sua rilevanza strategica).
Nella colonna di destra, invece, è indicata la corrispondente dotazione di equity nei diversi settori elencati nella colonna di sinistra. Ovviamente, gli importi sono molto più bassi. Bisogna considerare, tuttavia, che si tratta di capitale ad alti ottani, diciamo così, in quanto ha effetti importanti per la realizzazione di molte opere.
La slide riprodotta a pagina 14, un po' più complessa, vuole dare il senso di come si stia modificando l'attività della Cassa. Solo alcuni anni fa, esistevano prodotti molto semplici e diretti. Questi continuano comunque a esserci, ma gli enti pubblici potranno contare sempre meno sul tradizionale strumento del debito per finanziare la realizzazione di infrastrutture sul territorio.
Ovviamente, sappiamo bene che il ruolo dell'ente pubblico locale è cruciale. Tuttavia, sentiamo il bisogno di innovare il modo in cui ci rapportiamo con i governi locali, in primis operando con il nuovo strumento del finanziamento on line. In particolare, tenendo conto del contenuto della slide di pagina 13, si tratta di dialogare con l'ente pubblico in merito alle finalità degli investimenti - efficienza energetica, housing sociale, valorizzazione del patrimonio -, per cercare di trovare, di volta in volta, lo strumento più adatto, quello che permette all'ente di continuare a svolgere il suo ruolo importante al servizio della comunità amministrata, andando, però, oltre il concetto di debito tout court.
L'attività tradizionale della Cassa si concilia perfettamente con le nuove missioni, perché il rafforzamento del patrimonio imprenditoriale è uno degli obiettivi che una regione o una provincia sicuramente perseguono. L'intervento della Cassa anche al di là del settore della pubblica amministrazione assume, in tal modo, un valore strategico. Analogamente, l'interazione della Cassa con i diversi operatori pubblici e privati, per finanziare le infrastrutture, diventa importantissima per gestire al meglio le priorità di investimento per il futuro.
La Cassa opera sul mercato dei capitali, ma con modalità peculiari. Ci interessa molto, ovviamente, quello che succede sui mercati borsistici, poiché la gran parte della nostra raccolta o è quotata o è equiparata a titoli quotati. Anche dal lato degli attivi, è evidente che la borsa, ancorché non costituisca necessariamente l'unico sbocco per le imprese verso le quali si indirizzeranno gli investimenti del Fondo italiano di investimento, sarà certamente uno degli sbocchi importanti a cui guarderemo in futuro.

PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

COSIMO VENTUCCI. Innanzitutto, desidero ringraziare il dottor Gorno Tempini sia per il documento che ci ha consegnato, il cui contenuto è molto chiaro, sia per l'esposizione, altrettanto chiara.
Mentre ascoltavo la relazione, andava maturando in me una riflessione di carattere generale: quanta differenza tra la Cassa depositi e prestiti attuale e quella che conoscevamo alcuni decenni fa! Nonostante disponesse di molte risorse, la Cassa di una volta andava addirittura in perdita, in quanto non era posta in condizione di esprimere tutte le proprie potenzialità.
Con riferimento specifico alle considerazioni da lei svolte, dottore, a proposito delle iniziative della Cassa rivolte alle PMI, la domanda posta dal presidente, il quale ha evidenziato uno scostamento tra disponibilità


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ed erogazioni, mi ha fatto ricordare un analogo ragionamento che sviluppai, qualche anno fa, partecipando a un convegno organizzato dagli imprenditori torinesi del comparto delle piccole e medie imprese. In particolare, mi soffermai a lungo, in quella occasione, sulla SACE, formulando anche alcune critiche sul modo in cui la società era amministrata. Mi colpì il fatto che molti tra gli imprenditori partecipanti al convegno o non conoscevano affatto la SACE o non erano al corrente dei servizi offerti dalla società per favorire il business delle imprese italiane all'estero.
Negli ultimi dieci anni sono stati compiuti molti progressi, checché ne dicano alcuni esponenti della parte avversa, i quali, giustamente, fanno opposizione a questo Governo e ai Governi di centrodestra in generale.
Dei servizi della SACE si avvalevano, nei primi anni Duemila, soltanto le imprese di più grandi dimensioni, soprattutto l'ENI, il quale utilizzava tutto il plafond, di circa 30.000 miliardi, a garanzia dei contratti aventi ad oggetto la realizzazione di grandi gasdotti.
Ebbene, ci siamo messi di buzzo buono, come si suole dire, c'è voluto un po' di tempo, ma anche la SACE è cambiata.
Dottor Gorno Tempini, lei ha elencato tutte le attività che la Cassa svolge a favore delle imprese, finanziandole attraverso il canale distributivo bancario, offrendo loro consulenza per quanto concerne l'export e, inoltre, finanziando il sistema creditizio in relazione alla cosiddetta moratoria PMI. Poi, però, ha riconosciuto che tutte queste iniziative, probabilmente, sono poco conosciute.
Nella presentazione, si stima che il totale delle PMI finanziato a livello nazionale sia pari a oltre 20.000 imprese, come lei ha confermato, del resto, nella relazione.
Qualche mese fa abbiamo approvato, in Commissione, un atto di indirizzo volto a dare soluzione al problema dei ritardi nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, o almeno ad attenuarne le conseguenze negative, pesantemente avvertite soprattutto dalle imprese di piccole e medie dimensioni, le quali rappresentano il 95 per cento del mondo imprenditoriale nazionale.
A proposito del plafond PMI, mi piacerebbe sapere se le 20.000 imprese (su 4,5 milioni) che ne hanno usufruito - le pongo una domanda provocatoria, dottore, chiedendole scusa per questo - siano state indicate dalla solita lobby finanziaria. Comunque, ritengo che le iniziative della Cassa rivolte alle imprese non debbano essere gestite dalle lobby, ma debbano essere pubblicizzate in maniera adeguata, anche ricorrendo alla pubblicità televisiva.

ALBERTO FLUVI. Prima di tutto, desidero ringraziarla, dottor Gorno Tempini, per l'illustrazione esauriente del ruolo e delle funzioni della Cassa depositi e prestiti, o meglio di quella che possiamo definire la nuova Cassa depositi e prestiti. Non so se si possa azzardare tanto, ma oggi, avendo riguardo a ciò che la Cassa è stata negli anni passati, sembra di trovarsi di fronte - lo riconosco, pur essendo dalla parte dell'opposizione - a uno dei più importanti strumenti di politica industriale che il Governo ha messo in piedi nel corso degli ultimi anni.
Quello che la Cassa si appresta a esercitare è un ruolo veramente importante per l'economia del nostro Paese. Ho utilizzato l'espressione «si appresta» perché la Cassa, soprattutto per la parte che riguarda l'equity, sta cominciando a muovere i primi passi.
Abbiamo cominciato l'indagine conoscitiva sui mercati degli strumenti finanziari partendo da una lettura, da un'analisi, da una valutazione di ciò che sta avvenendo sui mercati azionari e nelle borse, soprattutto in quella italiana.
Non è il caso che ripeta, perché sicuramente li conosce meglio di noi, dottore, i numeri di Borsa italiana Spa e, più specificamente, quelli relativi alle società quotate e alle società che sono uscite dal listino. Per lo stesso motivo, non occorre nemmeno che mi dilunghi sui rapporti con


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il London Stock Exchange Group e sulle vicende che caratterizzano, in questa fase, i mercati finanziari internazionali.
Al riguardo, il dato di fatto che mi preme sottolineare è che l'Italia sta progressivamente perdendo quella che un tempo era la sua piazza finanziaria, ovvero la piazza finanziaria di Milano.
Si può valutare in maniera più o meno positiva la scelta di sposarsi - uso un eufemismo - con il London Stock Exchange, ma la situazione ormai è questa. Forse, non vi erano alternative all'epoca in cui il matrimonio fu realizzato, ma Milano sta perdendo progressivamente società quotate e capitalizzazione. Peraltro, il listino delle piccole imprese non è mai decollato e, nella sostanza, nonostante sia trascorso molto tempo, la nostra economia si finanzia tuttora a debito, attraverso il sistema bancario, e mai, o soltanto per una quota marginale, mediante il ricorso diretto al mercato, chiedendo nuovi apporti al proprio capitale. È questo il contesto all'interno del quale è nata la nostra indagine conoscitiva.
Come rientra in tale indagine la Cassa depositi e prestiti? Pongo la domanda anche con riferimento all'attività tradizionale, che comunque è sempre di sostegno dell'economia, ma mi interessa di più la partecipazione della Cassa ai fondi equity.
Quando ho interrotto la sua esposizione, dottore, per chiederle a quali tassi il sistema bancario acceda alla provvista della Cassa, non l'ho fatto a caso: talvolta, si ha la sensazione che il sostegno sia offerto, più che alle piccole e medie imprese, al sistema del credito. Non lo considero, ovviamente, un demerito, anche perché credo che, in questo momento, vi sia comunque bisogno anche di tale supporto. Nella situazione attuale, credo sia prioritario sostenere il sistema finanziario del nostro Paese.
Per quanto concerne la parte dell'attività relativa ai fondi equity, le domande sono, dunque, le seguenti: in quale modo è effettuata la selezione delle imprese? Al di là delle sue puntualizzazioni, dottore, relative al fatto che lo scopo non è quello di salvare aziende, ma di accrescere e velocizzare la patrimonializzazione di queste ultime, vi rivolgete a settori considerati prioritari?
Inoltre, dottor Gorno Tempini, mi interessa conoscere il suo punto di vista su un tema che riguarda specificamente il settore bancario.
Con l'adozione delle nuove regole prudenziali, note come «Basilea 3», emergerà un importante problema di capitalizzazione del sistema creditizio, al quale saranno necessari, secondo le stime della Banca d'Italia, circa 40-45 miliardi per adeguarsi ai nuovi standard patrimoniali. Da ciò la necessità di interrogarsi circa il ruolo delle fondazioni nel processo di capitalizzazione del sistema finanziario del nostro Paese e le possibili ricadute sul sistema economico, considerato che gran parte delle imprese si finanzia a debito.
Non so se si tratti di un problema culturale o di altra natura, ma in una situazione in cui, come sottolineava anche il collega Ventucci, migliaia e migliaia di piccole e piccolissime imprese tendono a finanziarsi attraverso il tradizionale canale bancario, è auspicabile, dottore, dal suo punto di vista, un intervento - e non riesco a immaginare che quello fiscale - per stimolare un maggiore utilizzo degli strumenti di equity?

ALESSANDRO PAGANO. Dottor Gorno Tempini, la ringrazio, innanzitutto, per la sua illuminante relazione. Pur senza enfatizzarne la rilevanza, aspettavamo con ansia l'incontro odierno: vi erano effettivamente tante lacune nelle nostre conoscenze, nel senso che, essendo in evoluzione il sistema cui la Cassa depositi e prestiti fa capo, avevamo bisogno di conoscerlo.
La mia prima domanda è relativa proprio alla capacità di promuovere e di pubblicizzare le nuove iniziative. Sarei curioso di conoscere le percentuali di investimento per ciascuna delle finalità perseguite dalla Cassa: ad esempio, a proposito degli investimenti al sud, per quanto riguarda sia l'equity sia i finanziamenti agli enti pubblici.


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Quanto al social housing, il dato riguardante il sud è veramente avvilente. Poiché esiste un'esigenza vera, la mia impressione è che tale mission debba essere promossa, a maggior ragione laddove vi siano risorse endogene non avvezze all'utilizzo di strumenti evoluti.
La seconda domanda è la seguente: cosa possiamo fare concretamente per venire incontro a un territorio il cui grado di sviluppo abbiamo l'esigenza di incrementare, nell'interesse di tutti e non soltanto per senso di solidarietà?
È chiaro che lo sviluppo si può promuovere dove i territori consentono di realizzare processi di crescita, un po' com'è successo per la Germania dell'Est circa vent'anni fa.
Il federalismo fiscale darà alcune opportunità, ne siamo certi, ma bisognerà attingere a nuove iniziative. Le logiche assistenzialistiche verranno meno, ma non sarà una disgrazia - lo rilevo da siciliano - perché, facilitando certi percorsi, hanno imbarbarito il tessuto socio-economico. Quelle che sembravano facili opportunità si sono rivelate fattori di distruzione di risorse e di intelligenze, che, invece, potevano essere sfruttate o indirizzate in maniera diversa.
La Cassa è - non si può dubitarne - uno strumento di sviluppo autentico e straordinario. Tuttavia, la mia impressione è che, da cinque anni a questa parte, vale a dire da quando avete messo in pista, diciamo così, i nuovi strumenti, a supporto dello sviluppo dei settori strategici del Paese, se ne sia saputo poco o nulla. Posso tranquillamente affermare, dottore, che gli sportelli bancari non pubblicizzano in alcun modo le opportunità che potrebbero offrire, nonostante costituiscano i terminali del canale distributivo utilizzato dalla Cassa.
È il caso, allora, di porre l'accento su una considerazione che è già presente, in maniera più o meno esplicita, negli interventi dei colleghi Ventucci e Fluvi. Ho la sensazione che il sistema bancario, sicuramente inadeguato, utilizzi sistemi furbeschi per trasformarsi da tramite per il sistema delle PMI a utilizzatore dei fondi a queste ultime destinati. Magari sto sbagliando - e lei, dottore, mi dimostrerà il contrario con una spiegazione convincente -, ma la mia impressione è quella che ho riferito.

FRANCESCO BARBATO. Mi è particolarmente gradito il compito di ringraziare, anche a nome del gruppo parlamentare Italia dei Valori, il dottor Gorno Tempini e i suoi collaboratori.
Assolti gli adempimenti di rito, entro nel merito delle tematiche di interesse della Commissione.
La sua relazione, dottore, risulta davvero molto intrigante per chi, avendo alle spalle, come il sottoscritto, un lungo percorso da amministratore comunale e da sindaco, ha un ricordo della Cassa depositi e prestiti nella sua veste, come la definisce lei, «tradizionale». Sarà per questo, forse, che ho difficoltà, alla luce della relazione, a immaginare la Cassa nel suo nuovo ruolo di motore dello sviluppo del Paese attraverso i nuovi strumenti finanziari di debito e di equity.
Innanzitutto, dottore, le chiedo di spiegare le ragioni del decremento, verificatosi nel 2010, dei finanziamenti ai comuni e agli altri enti pubblici per la realizzazione di opere pubbliche. Peraltro, il fenomeno sembra riguardare non il solo 2010, ma un periodo più lungo: è da anni, infatti, che i comuni e gli altri enti pubblici registrano una riduzione dei finanziamenti in conto capitale.
Spostando l'attenzione sulle new mission della Cassa, illustrando le quali lasciava trasparire, dottore, un certo entusiasmo, lei ha affermato che il plafond PMI è nato all'indomani della crisi del 2008, quando il problema della liquidità dei mercati finanziari era alquanto rilevante.
Con riferimento specifico a tale strumento, a me sembra che l'attività della Cassa sia indirizzata più verso le banche, alle quali viene fornita nuova liquidità a tassi agevolati - anche se non abbiamo capito in quali misure -, atteso che queste ultime continuano a penalizzare le piccole e medie imprese, nonché i cittadini, applicando ai conti correnti interessi elevati.


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Da un lato, quindi, il Governo aiuta le banche; dall'altro, le banche, con i soldi che la Cassa immettete nel circuito finanziario, continuano a praticare interessi quasi usurari.
La settimana scorsa mi sono recato in visita presso la Simest, società che ha tra i suoi scopi quello di favorire l'internazionalizzazione delle imprese italiane, tra l'altro mediante finanziamenti agevolati per la patrimonializzazione delle piccole e medie imprese esportatrici. Anche la SACE, del resto, offre alle nostre imprese servizi per supportarne l'attività all'estero.
Mi domando, pertanto, se la new mission della Cassa non rischi di creare sovrapposizioni o duplicazioni con altre attività che lo Stato già mette in campo a favore delle imprese e delle banche.
A proposito delle iniziative per l'housing sociale, addirittura le Assicurazioni Generali sembrano intenzionate a modificare la propria mission e ad effettuare investimenti nell'attività immobiliare.
Tutto ciò dà l'impressione che in questo Paese si crei sempre maggiore confusione: le banche non esercitano più soltanto l'attività di raccolta di risparmio e quella creditizia, ma fanno anche gli assicuratori, i costruttori, i finanzieri, e via elencando. Ebbene, mi sembra che le new mission della Cassa depositi e prestiti si ispirino alla medesima logica.
Concludo con un'ultima domanda, che necessita di qualche premessa.
È vero che la tradizionale attività di finanziamento della Cassa agli enti territoriali ha subito una riduzione - praticamente, è stata «stoppata» - per effetto delle norme in materia di Patto di stabilità interno. Secondo me, ciò rende ancora più problematico il recupero del gap infrastrutturale tra il Mezzogiorno d'Italia e il nord del Paese.
Non so se le sia mai capitato di sperimentarlo di persona, dottore, ma è un'impresa arrivare, ad esempio, all'estremità della Puglia. Ancora, per andare da Palermo a Catania si impiegano quattro ore. Al sud, poi, gli asili nido sono ancora un miraggio.
La realizzazione di infrastrutture nel Mezzogiorno d'Italia sarebbe utile anche per le imprese e aiuterebbe in modo sano l'economia nazionale, non soltanto quella meridionale. Se mancano le infrastrutture e i servizi primari, che costituiscono il presupposto per lo svolgimento di una qualsiasi attività economica evoluta, come si può pretendere di affrontare il problema dello sviluppo del turismo e della crescita del mondo imprenditoriale?
Non bisogna dimenticare che le spese della pubblica amministrazione connesse alla realizzazione delle opere pubbliche alimentavano la gran parte di quelle piccole e medie imprese di cui tanto si parla.
La domanda è, dunque, la seguente: la new mission serve a riequilibrare e, quindi, a investire, aprendo un nuovo canale finanziario, o crea una ulteriore sovrapposizione di attività finanziaria, che, di fatto, rischia di inibire il necessario riequilibrio tra il Mezzogiorno e il resto del Paese?

PRESIDENTE. Dottor Gorno Tempini, come avrà notato, negli interventi dei colleghi ricorre una considerazione comune: la mission della Cassa depositi e prestiti non è chiara e non è sufficientemente pubblicizzata, per cui c'è il rischio - come ha appena rilevato il collega Barbato - di una sovrapposizione di enti non operanti in maniera sinergica.
Facendo riferimento al sistema «export banca», se ricordo bene, i ben noti problemi di Fincantieri indussero il suo predecessore a realizzare un intervento specifico per sostenere la cantieristica navale.
Lasciando per il momento da parte la questione centrale, concernente il ruolo della Cassa depositi e prestiti e, soprattutto, i mercati degli strumenti finanziari, alle cui vicende abbiamo deciso di rivolgere la nostra attenzione, desidero approfondire, innanzitutto, un passaggio della relazione dal quale emerge un tema interessante.
In passato, era stata istituita Sviluppo Italia Spa, il cui scopo era quello di promuovere attività produttive, attrarre investimenti, promuovere iniziative occupazionali


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e nuova imprenditorialità, attraverso l'erogazione di servizi e l'acquisizione di partecipazioni. Ebbene, la società non ha avuto la capacità di spendere circa un miliardo di euro, che per lunghi anni è rimasto investito in BOT e CCT.
Una situazione analoga si ripropone oggi. Stamani ho scambiato due chiacchiere con il Ragioniere generale dello Stato, il quale sosteneva che, pur essendoci i soldi per le carceri e per l'housing sociale, non si riesce a spenderli, per ragioni che sarebbe opportuno cominciare a ricercare.
Se si tiene conto di quanto già osservato in precedenza a proposito dello scostamento tra disponibilità della Cassa e concrete erogazioni, si comprende come il problema evidenziato non riguardi, nel nostro Paese, singoli settori, ma sia di carattere generale. Evidentemente, non basta mettere a disposizione le risorse, ma bisogna anche avere la capacità di spenderle.
Svolgendo la relazione, dottore, ha fatto riferimento al bisogno di innovare il rapporto con gli enti locali, di superare il concetto del debito tout court e di dialogare in merito alle finalità degli investimenti, allo scopo di individuare, di volta in volta, lo strumento più adatto per perseguirle.
Una di tali finalità è la valorizzazione del patrimonio. Da questo punto di vista, il decreto legislativo in materia di federalismo fiscale municipale e, soprattutto, quello concernente il federalismo demaniale impongono di affrontare una specifica questione, dalla quale, a mio avviso, non si può prescindere: non basta trasferire i beni demaniali ai comuni, ma bisogna anche dare loro indirizzi su come gestirli e valorizzarli.
Qui il tema si collega con il nuovo ruolo della Cassa. Le amministrazioni comunali hanno sufficiente coscienza dell'esistenza degli strumenti che la Cassa depositi e prestiti pone a disposizione per la valorizzazione del patrimonio pubblico? State conducendo una campagna di promozione per aiutare gli enti territoriali a capire che, una volta acquisiti, i beni demaniali vanno valorizzati, ad esempio variandone la destinazione, utilizzandoli al meglio, mettendoli a disposizione dei cittadini? Qualcuno se ne sta occupando?
Tornando, invece, all'argomento che ci interessa in maniera più specifica, anche in questa Commissione prevale - è un fatto ormai scontato - una sensazione di scarsa credibilità del sistema bancario. Probabilmente, ciò è dovuto principalmente al fatto che, in occasione di molteplici audizioni, è emersa, in maniera palese, una certa voracità delle banche, a fronte della quale non è stata constatata un'altrettanto evidente disponibilità a venire incontro alle esigenze dei cittadini. Si pensi alla commissione di massimo scoperto e a tutte le altre clausole onerose che hanno sempre caratterizzato i rapporti della clientela con il mondo bancario, il quale ha tratto notevole alimento da simili strumenti.
Com'è noto, l'articolo 2, commi 55 e 56, del decreto-legge n. 225 del 2010 (cosiddetto «milleproroghe»), ha disposto che, nell'ipotesi in cui nel bilancio individuale della banca venga rilevata una perdita d'esercizio, le attività per imposte anticipate iscritte in bilancio, relative a svalutazioni di crediti non ancora dedotte dal reddito imponibile, nonché quelle relative al valore dell'avviamento e delle altre attività immateriali, sono trasformate in crediti d'imposta, per un importo pari al prodotto tra la perdita d'esercizio e il rapporto fra le attività per imposte anticipate e la somma del capitale sociale e delle riserve.
Tutto sommato, quindi, il Governo ha messo le banche italiane in condizione di affrontare con maggiore serenità gli stress test che saranno eseguiti a breve, per valutare la loro adeguatezza patrimoniale alla luce dei nuovi standard prudenziali elaborati dal Comitato di Basilea (conosciuti con il nome di «Basilea 3»).
Ciò nonostante, non si è vista altrettanta disponibilità da parte del sistema bancario, il quale persevera nell'applicazione di commissioni onerose e penalizzanti per i correntisti.


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I nuovi strumenti di debito e di equity della Cassa depositi e prestiti si inseriscono, quindi, in un sistema nel quale le banche - analogo rilievo è stato formulato anche dai colleghi - continuano a fare poco per supportare le imprese.
Incidentalmente, l'esigenza di istituire la Banca del Sud, secondo una mia personale valutazione, che naturalmente non sarà condivisa dall'opposizione, deriva dall'evidente fenomeno di desertificazione, verificatosi al sud nel settore bancario non meno che in quello assicurativo. Complessivamente, si ha l'impressione che le banche abbiano abbandonato sempre di più il territorio, accentrando ogni decisione a livello regionale o addirittura nazionale, e mettendo a capo delle proprie filiali preposti con scarsa autonomia, nonché, in molti casi, anche con poca conoscenza dei prodotti a disposizione della clientela.
Insomma, non è poco utile inserire l'apporto della Cassa depositi e prestiti, in funzione della concessione di crediti alle imprese da parte delle banche, in un sistema in cui le banche medesime controllano la borsa e i flussi di credito? In tal modo, sono pur sempre le banche a determinare chi debba essere sostenuto, anche ai fini di un ingresso in borsa.
La presentazione segnala, a pagina 9, che il Fondo italiano di investimento ha acquisito una partecipazione di 6 milioni di euro nella Arioli Spa, azienda di Gerenzano, in provincia di Varese. A proposito delle finalità del Fondo, al cui capitale la Cassa partecipa insieme ai principali gruppi bancari italiani, quali politiche di marketing sono attuate per comunicare alle imprese l'esistenza di strumenti volti ad agevolarne i processi di patrimonializzazione? E perché, pur essendoci disponibilità, non vi sono richieste?
Approfondendo il discorso relativo alla partecipazione della Cassa a fondi di private equity, i vari interventi previsti - da attuare in un'ottica di medio-lungo periodo, e rivolti a imprese dotate di buona solidità patrimoniale - hanno come finalità, a seconda dei casi, di assicurare ad alcune aziende un grado di patrimonializzazione tale da affrontare le sfide della competitività internazionale, di intraprendere progetti di aggregazione, di valorizzare particolari know-how, di finanziare infrastrutture in aree geografiche la cui crescita avrà ricadute positive per l'economia italiana e via discorrendo.
Il punto è: cosa succederà dopo? Subentreranno altri fondi di private equity? Attualmente, a dire il vero, questi non sembrano denotare una particolare vivacità. In alternativa, poiché le imprese di cui stiamo parlando hanno già accettato di avere un altro socio e, quindi, si sono aperte al mercato, si potrebbe immaginare una loro quotazione in borsa. Tuttavia, il panorama della borsa, come ha rilevato anche il collega Fluvi, non è particolarmente incoraggiante, a causa di un eccesso di regolamentazione e di oneri di quotazione che sicuramente scoraggiano il ricorso diretto al mercato.
Al di là di una defiscalizzazione dei capital gain o di agevolazioni fiscali ai fondi subentranti, quale scenario si potrebbe immaginare in una prospettiva di più lungo periodo?
Un piano industriale, qualora goda di un adeguato sostegno finanziario, può essere realizzato in tre anni o in cinque anni. Poi, però, cosa succede alle società? L'imprenditore si troverà nella condizione di dover ricomprare ciò che aveva ceduto, perché nel frattempo è cresciuto e ha realizzato utili sufficienti? In tal modo, tuttavia, gli utili non potranno essere utilizzati per ulteriori investimenti.
Lei vede altre possibilità, dottore? Le do la parola per la replica.

GIOVANNI GORNO TEMPINI, Amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti Spa. Ringrazio i presenti per le domande stimolanti che mi hanno posto e per i molti spunti di riflessione che hanno voluto offrirmi.
In primis, emerge dagli interventi il tema della comunicazione, che è certamente rilevante.
A tale proposito, posso riferire che, insieme ai rappresentanti di Confindustria, della SACE, dell'ABI e del Fondo italiano di investimento, ho partecipato, in tutte le


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sedi confindustriali d'Italia, a incontri caratterizzati da una grande affluenza di imprenditori, per illustrare a questi ultimi, in un modo il più possibile pratico, diretto e immediato, gli strumenti di cui le imprese dispongono, oggi, per gestire con minore ansia una situazione difficile, ovvero per progettare con maggiore serenità un percorso di crescita.
Da questo punto di vista, tuttavia, possiamo certamente fare di più. Stiamo già pensando a come migliorare l'efficacia della nostra comunicazione, perché siamo assolutamente consapevoli che comunicare bene è importante.
D'altra parte, mi preme anche sottolineare che le iniziative riconducibili alla cosiddetta nuova missione della Cassa depositi e prestiti hanno tutte un'età che si misura in mesi, non in anni. Tenendo conto di tale parametro, si può ritenere che esse stiano descrivendo le proprie traiettorie con una velocità già piuttosto significativa. Infatti, se osserviamo i dati riferiti al plafond per le piccole e medie imprese, ci accorgiamo che esso è già stato quasi interamente utilizzato.
Comunque, il tema della comunicazione ci è ben chiaro, e in merito ci stiamo dando da fare - lo posso assicurare - con grande energia.
Ciò vale anche per il rapporto con gli enti locali. A proposito del suo commento, signor presidente, relativo alla valorizzazione del patrimonio pubblico, posso citare un episodio recentissimo. Due giorni fa, ho ricevuto il sindaco di un'importante città del nord, il quale mi ha esposto la seguente situazione: il comune intende chiedere il trasferimento al proprio patrimonio disponibile di una vecchia caserma, che potrebbe essere utilizzata per sviluppare ulteriormente la locale università.
Tuttavia, la complessa situazione della finanza pubblica rende il vecchio metodo, quello di indebitarsi per finanziare l'università, una soluzione improponibile. Secondo noi, in casi come questo, è necessario interagire con l'ente, al fine di individuare un diverso strumento idoneo a perseguire lo scopo avuto di mira.
L'onorevole Barbato riferiva della propria esperienza da amministratore locale. Anche a lui desidero dire che la Cassa non aspetta l'arrivo della richiesta di mutuo per apporvi un timbro, ovvero per evidenziare qualche lacuna nell'istruttoria, ma deve cercare di capire, interagendo con l'ente interessato, come gli strumenti astrattamente disponibili possano essere utilizzati al meglio nei casi specifici.
Applicando tale criterio al caso rappresentatomi dal sindaco del comune del nord due giorni fa, di cui vi dicevo poc'anzi, siamo arrivati a immaginare - attraverso l'interazione, appunto - che possa essere utile allo scopo, probabilmente, il Fondo investimenti per l'abitare, gestito da CDP Investimenti SGR Spa, poiché nell'housing sociale sono inclusi interventi di edilizia universitaria. Abbiamo inoltre considerato che, in relazione ad alcuni componenti necessari per l'investimento, è utilizzabile lo strumento della concessione. Peraltro, la stessa università può migliorare la gestione del proprio patrimonio: ad esempio, cedendo alcuni immobili non strumentali e finanziando, con il ricavato, le iniziative cui attribuisce rilevanza strategica.
Ho fatto questo esempio per dimostrare come sia cambiato il modo in cui la Cassa lavora. Se fossimo ancora il tipo di Cassa che ricorda lei, onorevole Barbato, problemi simili sarebbero praticamente insormontabili, poiché l'ente locale non avrebbe un interlocutore in grado di aiutarlo a risolverli. La valorizzazione del patrimonio pubblico passa attraverso interazioni come quella che ho sinteticamente descritto.
Signor presidente, per quanto riguarda gli strumenti utilizzabili dagli enti locali per valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico, stiamo cercando di aumentare il livello di conoscenza anche attraverso le associazioni. Ricordo, peraltro, che il consiglio di amministrazione della Cassa è integrato, per l'amministrazione della gestione separata (nella quale sono contabilizzati i finanziamenti, sotto qualsiasi forma, delle regioni, degli enti locali, degli enti pubblici e degli organismi di diritto


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pubblico), da cinque consiglieri, di cui tre in rappresentanza, rispettivamente, dell'ANCI, dell'UPI e delle regioni (gli altri due sono nominati, uno ciascuno, dal Dipartimento del Tesoro e dalla Ragioneria generale dello Stato). Quindi, i predetti consiglieri hanno la possibilità di valutare, anche in relazione agli interessi degli enti rappresentati, ogni decisione assunta dal consiglio di amministrazione della Cassa in composizione integrata.
Tengo anche a precisare un ulteriore aspetto, che ha attinenza con le considerazioni da lei svolte, signor presidente. Tutte le iniziative che attuiamo a supporto dell'economia sono discusse e condivise con Confindustria. Infatti, uno dei membri del consiglio di amministrazione della Cassa fa parte del comitato di presidenza di Confindustria, la quale, come ho già detto, ha una partecipazione paritaria - insieme alla Cassa depositi e prestiti, all'ABI, ai principali gruppi bancari e al Ministero dell'economia e delle finanze - nel Fondo italiano di investimento SGR Spa.
A quest'ultimo le imprese possono rivolgersi direttamente, presentandosi presso la sede del Fondo, oppure ricorrendo alla posta elettronica o ad altre forme di comunicazione. Insomma, la candidatura spontanea è il criterio di segnalazione più utilizzato dalle imprese che richiedono un investimento del Fondo nel loro capitale di rischio. Inoltre, come abbiamo visto, alcuni soci hanno la possibilità di diffondere al meglio le opportunità che lo strumento offre, segnatamente attraverso la rete bancaria e il network confindustriale. Ciò va anche al di là dell'attività di marketing, se mi è consentito usare questo termine, svolta direttamente dalla Cassa, in quanto socia della SGR.
Peraltro, ricordo che il Fondo ha un management indipendente, proveniente dal mercato, al quale potrebbero essere rivolte, più correttamente, le domande concernenti le politiche di investimento da esso attuate a favore delle imprese.
In qualità di sponsor, posso dire che il Fondo può fornire un sostegno finanziario importante alle imprese che intendono svilupparsi. È importante, altresì, la collaborazione con Confindustria, che è proficua e intensa, al di là degli aspetti formali cui ho accennato e della presenza, nel consiglio di amministrazione della Cassa, di un componente del comitato di presidenza di Confindustria.

PRESIDENTE. Non è che i membri del consiglio di amministrazione o del comitato esecutivo del Fondo tirino fuori dalla manica le società da accompagnare nel loro percorso di crescita. Peraltro, nutro molti dubbi circa la capacità delle associazioni di divulgare la conoscenza di alcuni strumenti.
Probabilmente, la situazione potrebbe migliorare, dal punto di vista divulgativo, se la Cassa - secondo un ragionamento che abbiamo svolto, in diverse occasioni, anche con le banche - inviasse una comunicazione diretta alle aziende meritevoli. Queste potrebbero essere selezionate, attraverso le Camere di commercio, tra le società con bilanci floridi e con adeguato potenziale di sviluppo, senza aspettare l'intermediazione delle banche (le quali, magari, non hanno grande interesse) o, peggio ancora, di Confindustria.

ALESSANDRO PAGANO. Dalle mie parti funziona proprio in questo modo.

GIOVANNI GORNO TEMPINI, Amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti Spa. Credo che il Fondo, in due mesi di attività, abbia raccolto manifestazioni di interesse per più di 250 imprese, pervenute in tutti i modi.
Non sta a me giudicare se un metodo di segnalazione o un altro possano essere più o meno efficaci: quel che conta è che siano tutti aperti e disponibili. Noi, come Cassa, ma mi risulta che lo facciano anche tutti gli altri promotori della SGR, abbiamo evidenziato in ogni occasione - in incontri pubblici e privati, in convegni - che il nuovo Fondo rappresenta una realtà della quale le imprese possono usufruire. Bisogna continuare a farlo, perché, a volte, il messaggio o non viene recepito o non


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viene compreso, ad esempio perché l'imprenditore è concentrato su altre problematiche. Comunque, noi continueremo a diffonderlo.
Ritornerò più avanti sul tema del sud, anticipando, per ora, che Napoli, la Sicilia e la Puglia saranno le prossime tappe del percorso che abbiamo intrapreso per illustrare più da vicino agli imprenditori meridionali gli strumenti di cui ho parlato oggi. Posso assicurare che metteremo tutto il nostro impegno affinché le risorse disponibili siano interamente utilizzate.
Per quel che riguarda il ruolo delle banche, erano ipotizzabili, fondamentalmente, due alternative.
Optando per la prima, la Cassa avrebbe potuto erogare i finanziamenti direttamente alle imprese, trasformandosi sostanzialmente in una banca. Tuttavia, credo che l'adozione di un simile meccanismo non fosse una soluzione logica (infatti, non credo vi siano precedenti, in Europa, di omologhi istituti orientatisi in tal senso). D'altra parte, la messa a punto della macchina operativa avrebbe sicuramente richiesto non poco tempo, mentre l'utilizzazione di una rete già esistente ha consentito di mettere in circolo capitali consistenti senza sprecare tempo e risorse in attività di tipo organizzativo.
Servirsi delle banche era, quindi, assolutamente logico e naturale. L'impegno che le banche hanno contrattualmente assunto con la Cassa, attraverso l'ABI, è quello di utilizzare la provvista disponibile per erogare finanziamenti alle piccole e medie imprese. In base a una rendicontazione periodica, siamo in grado di seguire l'attuazione della convenzione stipulata con l'ABI da un punto di vista geografico e settoriale. Inoltre, come ho già detto, in ciascun contratto relativo ai finanziamenti PMI deve essere specificato che l'operazione viene realizzata utilizzando la provvista messa a disposizione dalla Cassa depositi e prestiti, indicandone costo e durata (tra l'altro, l'informazione circa la provenienza della provvista deve essere ripetuta in ogni comunicazione periodica alle PMI concernente i finanziamenti in essere).
Riteniamo che la scelta di non sostituirci al sistema creditizio, ma di collaborare con esso, sia stata la più giusta e anche la più efficace. In tal modo, è stato possibile infondere nelle arterie del sistema industriale italiano una grande quantità di denaro. Quindi, il plafond PMI è chiaramente rivolto alle imprese, non alle banche.
Comunque, credo sia interesse di tutti, e anche di Confindustria, avere un sistema bancario che svolga bene il proprio ruolo, a maggior ragione in una fase critica come quella che l'economia sta attraversando oggi.
Con riferimento all'attività del Fondo italiano di investimento, è stato chiesto come venga effettuata la selezione delle imprese e, inoltre, se vi siano settori ritenuti meritevoli di interventi prioritari. Ogni scelta è effettuata autonomamente dagli organi di amministrazione, eletti dall'assemblea dei soci, vale a dire dai promotori del Fondo. Non vi sono settori prioritari, ma sono espressamente esclusi investimenti in imprese immobiliari o in imprese esercenti servizi finanziari in genere. Si cura prevalentemente il settore manifatturiero, rivolgendo l'attenzione verso aziende dotate di solidità patrimoniale e di una potenzialità di crescita, il cui fatturato sia all'interno di un determinato range (più o meno, tra 10 e 100 milioni di euro).
In base all'esperienza maturata prima della mia recente nomina ad amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti, ritengo che un ulteriore strumento di equity sia molto importante per il mondo delle piccole e medie imprese, così come lo è la possibilità di ottenere credito a medio-lungo termine.
Tuttavia, bisogna che, oltre all'offerta, vi sia anche la domanda. Ebbene, non è facile trovare l'imprenditore che abbia la forma mentis necessaria per accettare un socio. Avere un creditore è un conto, avere un socio un altro. Il Fondo si propone come socio di minoranza a lungo termine, come soggetto il quale non utilizza la leva speculativa, ma investe nel capitale di rischio dell'impresa. Il rovescio della medaglia


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è che un socio non può essere trattato alla stregua di un estraneo: è normale che ponga domande e si interessi dell'andamento dell'azienda nella quale ha investito. Anche da questo punto di vista è importante la comunicazione. Infatti, i rappresentanti di Confindustria ricordano spesso, in occasione di incontri e convegni, che ci vuole l'atteggiamento giusto da parte degli imprenditori.
È stato richiamato il tema del Mezzogiorno. Al riguardo, posso affermare che il risparmio postale raccolto al sud viene impiegato, con pochissime eccezioni, per finanziare amministrazioni meridionali. I governi locali del Meridione d'Italia utilizzano tutte le tipologie di strumenti rappresentati nella slide a pagina 14 della presentazione.
Per noi, si tratta di un'area del Paese particolarmente importante. Nella relazione, ho evitato riferimenti geografici specifici, perché non strettamente attinenti al tema dell'audizione, ma potremo affrontare l'argomento, eventualmente, in una prossima occasione. Comunque, il Mezzogiorno è ben presente sul nostro radar screen, tanto è vero che le prossime tre sessioni del nostro roadshow - se possiamo definirlo così - sono programmate proprio al sud.
Una precisazione d'obbligo riguarda l'housing sociale, un concetto nuovo in Italia. A settembre 2010, CDP Investimenti SGR Spa ha deliberato il primo investimento del Fondo investimenti per l'abitare (FIA) nel fondo Parma social house, finalizzato alla realizzazione di 850 alloggi sociali. Al momento, stiamo vagliando altre iniziative simili non soltanto al nord o al centro, ma anche al sud. La precisazione era dovuta, in quanto il Fondo investimenti per l'abitare è attivo soltanto da pochi mesi.
Per quanto riguarda le presunte agevolazioni alle banche, nonostante si entri nel merito di tecnicalità, cercherò di essere il più possibile esplicito.
Il mercato di riferimento delle banche è quello dei capitali, sul quale esse emettono obbligazioni. Negli ultimi anni, a causa di una crescita delle emissioni, di una maggiore volatilità e della crisi di liquidità, il mercato è stato particolarmente difficile. Ciò vale non soltanto per il sistema creditizio italiano, ma in generale.
La Cassa ha un suo canale di approvvigionamento, quello del risparmio postale. Attraverso il plafond PMI, abbiamo offerto al sistema bancario un canale di finanziamento con caratteristiche di mercato - perché anche noi dobbiamo avere come riferimento i tassi di mercato -, ma più stabile nel tempo.
Ciò che è importante evidenziare è che ogni euro di finanziamento concesso alle banche attraverso il predetto canale o viene veicolato alle piccole e medie imprese o torna a noi. Con il sistema di rendicontazione che abbiamo adottato, l'effetto di liquidità è assolutamente nullo: i soldi o vengono impiegati per erogare finanziamenti alle PMI, oppure vengono restituiti.
Devo ancora una risposta all'onorevole Barbato. La tradizionale attività di finanziamento della Cassa nei confronti degli enti locali non è stata «stoppata» (mi consenta, onorevole, di utilizzare lo stesso termine da lei impiegato): ancora oggi siamo il più importante finanziatore degli enti locali.
Il segmento di mercato si è certamente ridotto, o, per meglio dire, il suo ritmo di crescita ha registrato un andamento decrescente rispetto al passato. Tralascio considerazioni volte a stabilire se ciò sia un bene o un male. Di sicuro, tanti attori e tanti strumenti privati che erano molto in auge prima della crisi, e che, forse, rappresentavano un modo di fare finanza che non andava bene, sono scomparsi. Noi ci auguriamo che si creino le condizioni per dare vita a una competizione anche in tale settore. Nel frattempo, l'atteggiamento che teniamo è quello che ho cercato di descrivere in precedenza, portando un esempio concreto.
Insomma, la nostra attenzione nei confronti degli enti locali è ancora grandissima, come testimoniato, del resto, dai numeri esposti nella presentazione, osservando i quali si può constatare che i flussi


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dei nuovi prestiti concessi dalla Cassa agli enti pubblici ammontano, anche nel 2010, a diversi miliardi di euro. Quindi, non abbiamo «stoppato» alcunché: stiamo cercando non soltanto di continuare a finanziare, ma anche di erogare di più.
È stata rilevata una possibile sovrapposizione della Cassa rispetto ad altri istituti. A giudicare dalle reazioni del sistema delle imprese, direi che c'è grande soddisfazione per il nostro operato. Se altri fanno le stesse cose, le nostre dimensioni sono comunque tali da consentirci di operare in maniera ancora più efficace e diffusa.
Il rapporto di collaborazione con la SACE è strettissimo. Nell'ambito dell'export finance, la Cassa ha stipulato una convenzione con ABI e SACE per il finanziamento del credito all'esportazione per forniture di merci o servizi e, più in generale, per favorire l'internazionalizzazione delle imprese italiane. In tale settore, quindi, c'è di sicuro un lavoro di squadra. L'attività di Simest Spa, invece, è rivolta ad attività più specifiche, e non ha un range di azione molto ampio.
Tenendo conto delle difficoltà economiche (non solo italiane) di questo periodo, non mi pare che avere più operatori e più strumenti determini confusione. Certo, bisogna informare bene, e ho già precisato che noi cerchiamo di farlo nel modo migliore. Ad oggi, sembra che i dati concreti ci diano ragione; tuttavia, prenderemo nota della raccomandazione, e cercheremo di evitare ogni possibile confusione o sovrapposizione di ruoli.
Infine, per tornare al tema della borsa, un'azienda che vede un operatore di private equity entrare nel proprio capitale non ha l'obbligo di considerare come uno sbocco naturale la propria quotazione in un mercato regolamentato, com'è dimostrato dalla realtà italiana, nella quale tante piccole e medie imprese non hanno affatto avvertito il bisogno di entrare in borsa.
Gli ultimi dati dimostrano come a livello imprenditoriale sia stato compiuto un grande lavoro per riequilibrare il rapporto tra debito ed equity. Ciò va ad onore di un sistema imprenditoriale che ha saputo reagire alla crisi, pur senza avere uno strumento come la borsa a cui attingere risorse.
Negli anni passati, Borsa italiana Spa ha lanciato alcune iniziative - quali l'Alternative investment market (AIM Italia) e il Mercato alternativo del capitale (MAC) -, che non hanno avuto, tuttavia, grande successo. Mi auguro che lo abbiano in futuro.
Il Fondo italiano di investimento ha un orizzonte di ampio respiro: poiché non si tratta di un'iniziativa ispirata alla logica del «mordi e fuggi», gli investimenti saranno realizzati con il proposito di detenere le quote di capitale di rischio acquisite per un periodo non breve. Al momento del disinvestimento, si porrà la seguente alternativa: o l'imprenditore, il quale avrà visto crescere la propria impresa, deciderà di ricomprare la quota, o subentrerà un altro fondo. È auspicabile che un mercato dei capitali efficiente riesca a garantire, in simili casi, alternative importanti.
Mi sono occupato di queste tematiche in passato, poiché sono stato per alcuni anni consigliere di Borsa italiana Spa. Credo vi debba essere un'iniziativa di gestori dedicati alle piccole e medie imprese, simile a quella che ha caratterizzato, ad esempio, il mercato inglese. È evidente, tuttavia, che i gestori arriveranno nel momento in cui ci saranno le imprese. Bisognerà cercare di gestire in parallelo - e il Fondo italiano di investimento potrà avere un ruolo importante da questo punto di vista - un numero sempre maggiore di aziende, che potenzialmente, ancorché non necessariamente, potranno guardare alla borsa, e alcuni gestori specializzati nel settore delle piccole e medie imprese.
Indicare una ricetta non è sicuramente facile, altrimenti sarebbe già stata data soluzione a un problema che si cerca di risolvere da molto tempo. Sebbene si sostenga da tantissimi anni che l'Italia potrebbe avere un numero maggiore di aziende quotate, il loro numero continua a


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essere limitato. La leva fiscale potrebbe rappresentare, forse, un valido aiuto, anche se non so fino a che punto.
Tra le varie iniziative, si sta pensando di semplificare il listing. So che il nuovo presidente della Consob ha alcune idee al riguardo. Alle imprese viene chiesto di fornire una quantità di informazioni assolutamente incongrua non soltanto rispetto alle dimensioni della borsa, ma anche all'esigenza di trasparenza che si intende soddisfare: quando si persegue la trasparenza imponendo la presentazione di prospetti di centinaia di pagine, si rischia di ottenere l'effetto opposto.
È importante anche definire meglio il ruolo degli intermediari e degli imprenditori. Ovviamente, l'imprenditore deve prendersi la sua parte di responsabilità, rappresentando la propria situazione in maniera oggettiva. Dal canto suo, l'intermediario deve essere posto nella condizione di controllare se ciò che è stato dichiarato trovi riscontro nella realtà, rispondendo dei risultati di tale verifica secondo criteri equilibrati di responsabilità. Il rischio è che l'eccesso di pretese, da una parte e dall'altra, inceppi il meccanismo.

PRESIDENTE. Se non vi sono altre domande, ringrazio l'amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti per il suo contributo, nonché per la documentazione consegnata, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 13,45.

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