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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VII
10.
Mercoledì 9 maggio 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Frassinetti Paola, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'APPLICAZIONE DELLA LEGGE N. 2 DEL 9 GENNAIO 2008, RECANTE DISPOSIZIONI CONCERNENTI LA SOCIETÀ ITALIANA DEGLI AUTORI E DEGLI EDITORI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AD ATTIVITÀ, GESTIONE E GOVERNANCEDELLA MEDESIMA SOCIETÀ

Audizione dell'avvocato Giorgio Assumma, già presidente della SIAE, e del dottor Domenico Caridi, già direttore generale della SIAE:

Frassinetti Paola, Presidente ... 3 6 8 11
Assumma Giorgio, Già presidente della SIAE ... 3
Caridi Domenico, Già direttore generale della SIAE ... 8 10
De Biasi Emilia Grazia (PD) ... 6
Giulietti Giuseppe (Misto) ... 6
Levi Ricardo Franco (PD) ... 8
Scalera Giuseppe (PdL) ... 7 10
Zazzera Pierfelice (IdV) ... 6
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA.

COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 9 maggio 2012


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PAOLA FRASSINETTI

La seduta comincia alle 12.

(La Commissione approva il verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione dell'avvocato Giorgio Assumma, già presidente della SIAE, e del dottor Domenico Caridi, già direttore generale della SIAE.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'applicazione della legge n. 2 del 9 gennaio 2008, recante disposizioni concernenti la società italiana degli autori e degli editori, con particolare riferimento ad attività, gestione e governance della medesima società, l'audizione dell'avvocato Giorgio Assumma, già presidente della SIAE, e del dottor Domenico Caridi, già direttore generale della SIAE.
Do la parola all'avvocato Giorgio Assumma per la sua relazione.

GIORGIO ASSUMMA, Già presidente della SIAE. Presidente, onorevoli, vi ringrazio di aver ritenuto utile il mio apporto, che già in passato ho fornito con doverosa partecipazione al vostro lavoro.
È opportuno che in via preliminare io rammenti alcuni elementi inerenti alla funzione che ho svolto. Sono stato nominato una prima volta presidente della SIAE con decreto del Presidente della Repubblica del 17 ottobre 2005. Tanto è avvenuto su unanime designazione dell'assemblea dell'ente. Sono stato riconfermato nella stessa carica per un altro quadriennio con decreto del Presidente della Repubblica del 31 dicembre 2009. Tanto è avvenuto su designazione della maggioranza dell'assemblea. Mi sono dimesso dalla funzione il 25 novembre 2010, cioè solo dopo un anno aver ricevuto il rinnovo per il secondo quadriennio.
All'atto del mio primo insediamento la SIAE era reduce, come forse saprete, da una lunga serie di eventi che avevano minato la sua corretta e pacifica funzionalità. In particolare, tra l'altro, l'ente era stato commissariato tre volte in un periodo di tempo non superiore - se ben ricordo - ai quindici anni. I commissari erano stati, nell'ordine, il professor Carlo Gessa, il maestro Roman Vlad e il dottor Mauro Masi.
Dopo l'ultimo commissariamento - come ripeto, il terzo - si erano ricostituiti gli organi interni, ma trascorsi circa due anni il presidente nominato, il maestro Franco Migliacci, si dimise improvvisamente. In attesa della sua sostituzione, il consiglio di amministrazione aveva frattanto licenziato il direttore generale, professor Profita, immesso nella carica da poco tempo, sostituendolo con il dottor Della Valle, che era un dirigente interno.
Nello spazio di tre lustri si sono, dunque, susseguiti tre commissariamenti, il licenziamento del direttore generale e le dimissioni di un presidente. Già questo quadro denota l'esistenza di motivi seri e


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gravi, in parte reconditi e in parte no, che rendevano impossibile il funzionamento dell'ente.
Al momento del mio insediamento si sono subito manifestati alla mia osservazione tutti i grandi problemi che affliggevano da decenni l'ente, alcuni di carattere istituzionale e strutturale, altri, invece, di carattere gestionale normale. Tra quelli istituzionali ne ho scelti tre su cui vorrei molto sinteticamente intrattenervi. È da questi che si può capire qual è il nocciolo delle forti conflittualità all'interno dell'ente.
Il primo problema era quello di dare una univoca qualificazione giuridica all'ente, in modo da collocarlo in una sfera di soggetti collettivi di stampo privatistico, così come ormai era auspicato dagli operatori più accorti, dalla giurisprudenza e dalla dottrina. Un secondo problema consisteva nella riforma dello statuto, ritenuto da gran parte degli associati antiquato e, comunque, sorpassato. Il terzo problema riguardava, invece, l'esternalizzazione del fondo di solidarietà, di cui voi vi siete occupati, obiettivo raggiungibile rendendo il fondo medesimo un'entità giuridica autonoma dalla SIAE, ma soprattutto procurando ad esso una veste che non lo facesse confondere con le casse pensionistiche.
Il primo problema, quello relativo alla chiara qualificazione giuridica da dare all'ente, è stato risolto con la legge n. 2 del 2008, di cui molti di voi sono stati artefici. In conseguenza dell'approvazione di questa legge, l'esistenza e la funzionalità dell'ente, nei suoi rapporti interni ed esterni, hanno avuto regolamentazione nell'ambito delle norme del codice civile. Si è così fugato il dubbio, sempre ricorrente in passato, che anche le norme di diritto pubblico potessero avere applicazione. Si assisteva, infatti, alla paradossale situazione per cui, se un soggetto presentava un ricorso al Tribunale amministrativo regionale (TAR), invocando la violazione di norme di diritto pubblico, si sentiva rispondere che la competenza era invece del giudice ordinario. Se, poi, presentava un ricorso al giudice ordinario, si sentiva rispondere che invece la competenza era del TAR. Tutto questo complicava a tal punto la funzionalità delle nostre strutture - uso ancora il termine «nostre» perché il mio cuore è rimasto tra gli autori e gli editori - da originare problemi, come voi capite, gravissimi. Si è anche dissipata l'incertezza su quale dovesse essere la giurisdizione da applicare, in quanto la legge ha stabilito quella del giudice ordinario e non del giudice amministrativo.
Circa il problema relativo alla riforma dello statuto, non sono stati ottenuti risultati soddisfacenti. I motivi di questo parziale fallimento sono da ricercarsi nella conflittualità radicata e ricorrente in modo particolare nel settore della musica popolare, che rappresenta il 70 per cento e forse più delle opere affidate alla tutela della SIAE.
Debbo però dirvi che presso la Presidenza del Consiglio fu istituito un comitato con il precipuo scopo di dettare le linee di indirizzo e di ispirazione del nuovo statuto. La presidenza di questo comitato fu affidata al dottor Mauro Masi ed esso fu costituito con la partecipazione dei capi di gabinetto, o meglio dei capi degli uffici legislativi di cinque o sei ministeri. Tale comitato, che, come ripeto, doveva dettare le linee per ispirare il nuovo statuto, si è riunito in tre o quattro sedute, poi ha sospeso la sua attività. Pertanto, non essendo decaduto, esiste ancora, come se fosse in uno stato di quiescenza, e potrebbe risorgere proprio mentre il commissario sta rifacendo per suo conto il nuovo statuto.
Di fronte all'esistenza di questo comitato io ritenni opportuno sospendere l'esame dei principi da adottare per lo statuto, esame demandato al comitato interno che già esisteva. Essendo, però, trascorso ormai del tempo - circa un anno e due o tre mesi -, sollecitai la base associativa, mandando a tutte le associazioni un mio progetto di statuto e invitando tutti a fornire le proprie osservazioni. Si trattò più che altro di uno stimolo. Non ritenevo certo che quel progetto potesse essere accolto nella sua integrità. Debbo dire che non si registrò, in


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quell'occasione, una grande collaborazione: alcuni inviarono delle annotazioni, altri no. Il comitato interno proseguì la sua attività fino al commissariamento, che ha poi eliminato la funzionalità di tutti i comitati interni.
Spesso si è stati costretti a ricorrere a comitati interni per materie demandate all'assemblea, al fine di non convocare ripetutamente l'assemblea, con conseguenti pesanti costi, nella speranza che i comitati fossero più veloci e, soprattutto, più economici. Tuttavia, molti di questi comitati, che operavano in assoluta autonomia, hanno prolungato la loro attività in tante di quelle sedute che l'intento di rendere tutto più veloce è stato praticamente violato.
Una volta giunti al commissariamento, i lavori sullo statuto non erano stati minimamente completati. C'era da chiarire ancora il punto essenziale, ossia, nell'ambito dell'assemblea e dei comitati, quale dovesse essere il peso riservato agli autori e quale dovesse essere il peso riservato agli editori e ai produttori. Su questo si sono registrati i maggiori conflitti.
Una gran parte degli autori ritiene che, così come avviene in altri stati europei, debba essere riservata prevalenza agli autori stessi nell'ambito degli organi decisionali, mentre gli editori ritengono che debba esservi parità. Io ho sempre bloccato i tentativi, reiterati soprattutto negli ultimi tempi, di proposte che tendessero a rompere l'equilibrio attuale - 50 per cento e 50 per cento - per privilegiare la posizione degli autori. Sapevo che su questo punto si sarebbe scatenata la tempesta e sarebbe quindi caduto quell'equilibrio che, tanto faticosamente, per quattro anni si era assicurato.
Riguardo al terzo problema, già trattato in Commissione, relativo alla esternalizzazione del fondo di solidarietà e alla sua collocazione autonoma rispetto alla SIAE, credo sia utile fornire un breve quadro storico. Il fondo di solidarietà interno è stato istituito nel 1949 con funzioni solidaristiche. Nel 1988 la sua contabilità è stata tenuta disgiunta dalla contabilità della SIAE rispetto a tutte le altre sue funzioni.
Con una delibera del 1994, ripetuta nel 1995, è stato approvato un nuovo regolamento. Il fondo, che ha continuato a proseguire la sua attività, si alimentava con un contributo del 2 per cento degli editori e del 4 per cento degli autori, e aveva lo scopo di aiutare gli autori in stato di difficoltà.
Nel 2004, prima che io arrivassi, fu istituito un comitato per regolarizzare il fondo. Questo comitato si riunì più volte, fino a quando, nel 2009, il consiglio di amministrazione decise di sollecitarne i lavori e di farlo affiancare - fatto rarissimo, in quanto durante la mia gestione non sono mai state affidate consulenze esterne, fatti salvi alcuni incarichi professionali specifici - dal professore Angelo Pandolfo e dallo studio legale del professor Pessi, che a quel tempo era preside della Facoltà di giurisprudenza dell'Università Luiss Guido Carli. Al comitato si sono poi aggiunti il professor Mariconda, ex presidente del Collegio nazionale notarile, molto esperto di queste tematiche, e il dottor Di Fortunato, magistrato della Corte dei conti.
Con note del 29 aprile, del 30 aprile e del 16 novembre il Ministero dei beni culturali, avendo ricevuto la proposta di statuto elaborata dal comitato, ha presentato alcune osservazioni. La più pregnante è stata quella volta ad evitare che questo organismo, che si andava a esteriorizzare, svolgesse attività pensionistiche in violazione della riforma introdotta nel 2005.
Tengo a precisare che non era certo che le prestazioni del fondo fossero di natura pensionistica, perché alcuni giuristi avevano ritenuto che fossero prestazioni di mera solidarietà e che quindi non dovessero cadere sotto la falce della riforma pensionistica. Non so che cosa stia accadendo ora perché, essendo fuori dalla SIAE da circa due anni, ho chiuso a chiave la porta.
Su tutti gli altri problemi, se ritenete, sono disponibile, per quello che ricordo, a rispondere alle vostre domande.


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PRESIDENTE. Ringrazio l'avvocato Assumma e do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

GIUSEPPE GIULIETTI. Ero preoccupato per il fatto che lei, negli ultimi due anni, abbia chiuso la porta alla SIAE: la prendo come immagine complessiva.
Ho alcune domande molto brevi da porle. Ricordo la fase dalla sua nomina: ci fu una forte pressione per chiudere le stagioni precedenti. Quale fu la ragione che la indusse ad accettare la nomina alla SIAE in quella fase?
In secondo luogo, ricordo che le fu chiesto di restare alla SIAE. Insieme ad alcuni colleghi, ho vissuto la vicenda dalla Commissione. La questione fu posta dal Governo e all'interno delle Commissioni se ne discusse. Si era, quindi, già determinata una situazione di difficoltà. Quale è stato il motivo scatenante che ha portato, in quella situazione, non tanto alle sue dimissioni, quanto ad indurla a ritenere conclusa la sua funzione? Che cosa le fece ritenere che, rispetto alla gestione straordinaria da lei compiuta, non ci fossero più le condizioni per proseguire? Si trattava di condizioni di carattere politico o di condizioni relative a ciò che si era determinato all'interno della SIAE?
Il tema della gestione del patrimonio e dell'assegnazione delle case era stato sottoposto alla sua attenzione? Si erano manifestate polemiche? Eravate intervenuti e in che modo? Eravate stati allertati o anche questo era una tema di gestione interna?
Vorrei, inoltre, conoscere il suo giudizio su una questione sollevata più volte dall'onorevole De Biasi e da altri colleghi, relativa al fondo di solidarietà. Noi ne parliamo in questa sede, ma vi sono persone che sentono nella carne viva il problema della copertura delle proprie prestazioni. Qual è il suo giudizio su quel fondo e, se può darcelo, il suo giudizio sulle modalità con le quali oggi si sta procedendo o non procedendo alla copertura di alcune situazioni di assoluto disagio?

PIERFELICE ZAZZERA. Ringrazio il presidente Assumma per il suo intervento, sperando di giunga presto alla conclusione di questa indagine conoscitiva, che si sta prolungando. L'impressione è che mettere le mani dentro la SIAE stia diventando un'operazione fin troppo estesa.
Lei, presidente, si è dimesso prima della scadenza del suo mandato, senza dichiarare pubblicamente - almeno per quello che mi risulta - le ragioni del suo gesto. Oggi è nelle condizioni di dirci le ragioni di quelle dimissioni? Quel gesto così importante ed eclatante aveva anche motivi di natura economica legati allo stato del bilancio?
Nel corso di questa indagine conoscitiva, l'attuale dirigenza ha detto che in realtà siete stati voi a non controllare lo stato dei conti in passato, che lo stato di sofferenza era evidente e che l'avete nascosto dolosamente. Le dico questo non perché io lo pensi, ma per cercare di comunicarle ciò che è stato affermato nel corso delle precedenti audizioni. Si era accorto dello stato in cui versava il Fondo pensione, che nel 2009 era considerato un fondo sano e, come risulta dagli elementi, addirittura in pareggio di bilancio?
Tra le ragioni del commissariamento c'è il superamento dello stallo dell'organo di gestione della SIAE, alla luce della forte contrapposizione tra autori ed editori. Attualmente, però, sembra che ci siano alcune novità a livello di statuto. Le chiedo se, secondo lei, si corra il rischio che nel sistema SIAE prevalga un rapporto non paritario tra editori e autori, con l'emergere di una forte presenza degli editori finalizzata al controllo economico e non anche al controllo della qualità della struttura.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Desidero ringraziare non formalmente il dottor Assumma per il quadro sintetico, ma assai efficace, che ci ha fornito. Se posso svolgere una considerazione personale di carattere stilistico, c'è differenza tra chi è stato presidente e chi attualmente è commissario.


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Il quadro che lei ci ha dipinto mi ha chiarito alcuni elementi e di ciò la ringrazio molto.
In particolare, vorrei segnalare agli altri colleghi il tema del comitato istituito presso la Presidenza del Consiglio: credo che ciò non debba essere assolutamente sottovalutato, visto e considerato che fino ad oggi si è parlato dei ministeri solo in termini di vigilanza. La cosa cambia ovviamente aspetto.
Ho una sola domanda da porle. Abbiamo sentito che l'avvio, da lei deciso, della dismissione del patrimonio per il fondo pensione si configurò con un piano - non ricordo quale fu l'aggettivo esatto - pressappoco disastroso, tant'è vero che fu necessario elaborare il nuovo piano, di cui immagino lei sarà a conoscenza nei termini che è dato conoscere anche a noi commissari.
Vorrei che ci parlasse brevemente di questo primo piano di dismissioni e del rapporto con il Fondo pensione e non con il Fondo di solidarietà, di cui hanno già parlato i colleghi.

GIUSEPPE SCALERA. Mi corre l'obbligo di ringraziare l'avvocato Assumma anche per la chiarezza con la quale ha avuto modo di porsi nei riguardi della Commissione. Tra le altre cose, se prima nutrivo ancora qualche perplessità, le sue parole mi convincono ancora di più sulla necessità di istituire una Commissione d'inchiesta.
Le rivolgo solo pochi quesiti, avvocato, affidandomi alla sua cortesia e chiedendole scusa per il fatto che entrerò nel dettaglio specifico di alcune questioni. Nel decreto del Presidente della Repubblica del 9 marzo 2011, di nomina del commissario della SIAE, fu affidato a questi, testualmente, «l'incarico di adottare gli atti necessari e opportuni al fine di assicurare il risanamento finanziario e l'equilibrio economico e gestionale della società».
Lei è stato presidente della SIAE nei cinque anni precedenti il commissariamento, cioè dal 2005 al 2010. Il 12 febbraio 2006, in un'intervista al Sole24Ore, comunicava che il bilancio 2005 della SIAE, così come l'aveva trovata, «si chiudeva in utile». Inoltre, nel corso della sua prima audizione della SIAE in Commissione, l'avvocato Scordino ha dichiarato - non so fino a quale punto in maniera corretta - che il bilancio SIAE del 2009, da lei firmato, era «truccato».
Le chiedo, quindi, se può illustrare meglio come mai, da una situazione di bilancio positivo, si sia passati a una situazione di grave stato di dissesto finanziario e di squilibrio economico e gestionale. Cosa mi può dire, inoltre, sul bilancio della SIAE del 2009?
Lei sa bene dell'investimento in titoli Lehman Brothers, effettuato dalla SIAE circa due anni prima del suo insediamento alla presidenza. Si trattò di un'operazione che, come molti colleghi sanno, ha generato 40 milioni di perdite in un colpo solo. Sicuramente è una vicenda della quale si è parlato a lungo anche all'interno della SIAE. Mi permetto di chiederle se ricorda se, durante il suo mandato presidenziale, le sono state rese note criticità in merito alle modalità di acquisto dei titoli Lehman Brothers. Nel caso in cui ciò sia avvenuto, può dire di quali problematiche è venuto a conoscenza e quali provvedimenti furono adottati per fare chiarezza sulla gravissima perdita che si determinò nel bilancio della SIAE?
Infine, premesso che gli amministratori del Fondo pensione sono stati chiamati dal commissario Rondi, nelle scorse settimane, a risarcire oltre 24 milioni di euro, la gestione commissariale rimprovera loro, tra l'altro, di aver avviato una sorta di svendita agli inquilini, sommata a una cattiva gestione che durava ormai da anni. Ovviamente, ci chiediamo come si sia potuti arrivare a tutto ciò senza che nessuno alla SIAE se ne accorgesse.
L'ex direttore del Fondo pensione ha fatto mettere a verbale, nel corso di una sessione dei nostri lavori, che il progetto di alienazione programmata di immobili agli inquilini è stato - cito testualmente - «condiviso con il legittimo consiglio di amministrazione della SIAE, con il collegio dei revisori della SIAE e con la società di


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revisione del bilancio della SIAE. Il progetto fu codificato in un protocollo d'intesa firmato non soltanto dal presidente del Fondo pensione, Oscar Cosentini, ma anche dal presidente della SIAE, Giorgio Assumma, e approvato il 25-26 novembre 2009 dal consiglio d'amministrazione della SIAE, che nel quadriennio 2007-2011 era presieduto dall'avvocato Assumma». Fin qui ho citato le dichiarazioni dell'ex direttore del Fondo pensione. Da quanto che viene riferito, sembrerebbe che lei abbia approvato le operazioni per le quali, adesso, il commissario straordinario Rondi, il direttore generale Blandini ed i sub-commissari indicano all'autorità giudiziaria - cito testualmente quanto dichiarato dal dottor Blandini nel corso dell'audizione del 22 febbraio 2012 - «non solo di prevedere un risarcimento, ma anche di valutare, sulla base del complesso di carte che gli abbiamo messo a disposizione, se trasmettere le carte alla Procura della Repubblica per l'individuazione di altre eventuali fattispecie di reato».
Non è possibile non approfittare della sua cortese presenza per chiederle se davvero aveva condiviso le scelte degli ex amministratori del Fondo pensione, se si era mai accorto dell'estrema criticità dei conti di tale fondo e se effettivamente ritenga opportuna l'urgenza e la portata delle misure adottate dopo la sua presidenza.

RICARDO FRANCO LEVI. Saluto l'avvocato Assumma, ricordando i giorni nei quali, dal Governo, procedemmo alla sua riconferma alla presidenza della SIAE, segno dell'apprezzamento del suo lavoro e della sua persona.
Affronto subito quello che mi pare essere il nocciolo della questione. Le vicende che lei ha ricostruito sulla storia della SIAE depongono a favore di un quadro di antica e lontana inefficienza dell'ente, con ragioni che vanno indietro nel tempo e che attengono, in parte, alla SIAE stessa e, in parte, a responsabilità istituzionali.
Il fatto stesso che la vigilanza sulla SIAE sia condivisa tra Ministero dei beni culturali e Presidenza del Consiglio non ha mai costituito un elemento di chiarezza e di efficienza. La vicenda del comitato sullo statuto, tuttora esistente ancorché dormiente, presso la Presidenza del Consiglio, è un ulteriore segno di quanto la storia della SIAE sia contrassegnata da vasti elementi di inefficienza.
Il punto di fondo che però rende problematico il futuro stesso della SIAE è il contrasto profondo tra autori ed editori. La SIAE ha il ruolo istituzionale di fiduciario di entrambi questi soggetti per la raccolta sul mercato di ciò che deve corrispondere ai diritti delle parti. Se manca la fiducia delle due parti nell'ente che le deve rappresentare, è difficile immaginare che, al di là di tutte le ricerche di una migliore efficienza, la SIAE possa avere un futuro.
Da questo punto di vista, le chiedo non tanto e non solo quale sia il suo parere sulla possibilità di arrivare a risolvere questo problema, che ritengo sia quello centrale relativo alla SIAE, ma soprattutto che cosa propose, in relazione a questo punto, nella bozza di statuto che, come stimolo, indirizzò alle varie componenti.
Vorrei capire se questa potrebbe essere una chiave per interpretare quello che, dal punto di vista della sua esperienza, è un possibile punto d'arrivo di equilibrio, senza il quale credo che la SIAE non potrà che andare avanti in modo tormentato.

PRESIDENTE. Ringrazio i colleghi e do la parola al dottor Caridi, già direttore generale della SIAE, per la sua relazione.

DOMENICO CARIDI, Già direttore generale della SIAE. Onorevole presidente e onorevoli membri della Commissione, desidero ringraziare anzitutto per l'invito, che per me è stato un onore accettare. Devo precisare che ho accettato per rispetto delle istituzioni, ma che da circa tre anni non ho più nulla a che fare con la SIAE, né ho seguito le vicende successive alla risoluzione del mio rapporto di lavoro con l'ente. Ciò nondimeno, sono a vostra disposizione per fornire le indicazioni e le informazioni che riterrete di richiedermi.


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Interverrò a braccio: non ho documenti né archivi personali a cui attingere per ricostruire le vicende. Devo fare appello solo alla mia memoria. Vi prego, quindi, di perdonare eventuali amnesie o imprecisioni. Non ho avuto il tempo di predisporre un intervento organico, perché sono stato avvertito dell'audizione soltanto pochi giorni fa e, peraltro, mi trovavo fuori Roma. Non ho potuto, quindi, presentare la memoria, che pure era stato segnalato essere opportuna al fine di una disamina da parte della Commissione. Procederò a braccio e sarete voi, eventualmente, ad instradarmi sulle risposte che riterrete di avere.
Svolgo una considerazione preliminare. Ho trascorso gli ultimi tre giorni a rileggere i resoconti disponibili dei lavori della Commissione. Se mi posso permettere, ho colto una certa confusione negli interventi emersi nel corso del dibattito. Definirei impropria la confusione che si fa tra la gestione della SIAE e la gestione del Fondo pensione della SIAE: spesso si cumulano queste realtà completamente diverse in un unico giudizio negativo, usando promiscuamente espressioni quali «falsità dei bilanci» e «inefficienza gestionale», riferendole indifferentemente a criticità asserite del Fondo pensione o a criticità più o meno riscontrate della SIAE.
Vorrei innanzitutto sgombrare il campo da questo equivoco. Credo sia stato già chiarito che il fondo pensione è una persona giuridica privata autonoma, distinta dalla SIAE, dotata di un proprio consiglio d'amministrazione, di un proprio collegio dei revisori, di una struttura amministrativa di riferimento, sia pure messa a disposizione della SIAE, che quindi esplica la sua attività in totale autonomia.
Questo non significa, ovviamente, che la SIAE si disinteressi delle vicende del Fondo pensione. Anzi, la SIAE se ne è talmente interessata da farsene carico perché si trattava di un fattore di appesantimento del bilancio della SIAE stessa. Il motivo è presto detto e credo sia stato ripetutamente accennato: il Fondo pensione è un fondo a esaurimento e venne «chiuso» a nuove iscrizioni nel lontanissimo 1978. La chiusura del fondo, forse, è avvenuta in maniera non completamente adeguata, perché non ci si preoccupò di dotarlo delle risorse necessarie per far fronte alle prestazioni previdenziali che in prospettiva avrebbe dovuto erogare.
Dopo qualche anno, non più alimentato dai contributi ordinari dei nuovi iscritti come sempre avvenuto, il fondo si è trovato con un naturale disequilibrio economico. Si è trovato nella situazione di possedere un patrimonio immobiliare consistente e scarsissima liquidità. Questo, nel corso degli anni, ha comportato l'obbligo per la SIAE, in base a una precisa norma dello statuto del Fondo pensione - il famigerato articolo 60 che tanto ci ha angustiato -, di intervenire per coprire il disavanzo. Tale contributo è stato sempre maggiore nel tempo, via via che aumentavano i beneficiari delle prestazioni del Fondo pensione e diminuivano le entrate, ed è peggiorato in previsione della cosiddetta «gobba» delle prestazioni. Si identificava un periodo particolarmente critico, che andava dal 2004-2005 fino al 2025 circa, rispetto al quale la SIAE sarebbe stata esposta al pagamento di un contributo molto oneroso per coprire il disavanzo del fondo.
Uno dei problemi che mi trovai ad affrontare insieme al consiglio di amministrazione del 2007, appena venni nominato, fu proprio quello di esplorare tutte le possibili soluzioni per addivenire a un contenimento o addirittura all'azzeramento di questo contributo al Fondo pensione. Quanto sto dicendo non deve far dimenticare la mia premessa, ossia che la SIAE e il Fondo pensione sono due realtà totalmente distinte e non devono essere confuse. Altrimenti, si rischia di includere in un unico giudizio negativo attività dell'una e dell'altro, fermo restando che sulle attività del Fondo pensione la magistratura svolgerà tutti gli accertamenti per verificare se corrisponda al vero lo stato di dissesto o di inadeguata gestione degli amministratori.
Come ripeto, questo argomento riguarda il Fondo pensione e non la SIAE. Per quanto concerne la SIAE, non so chi


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abbia parlato di falsità dei bilanci e non so se ciò corrisponda al vero, perché non mi è sembrato di cogliere questa affermazione. Se fosse stata fatta, sarebbe gravissimo e qualcuno dovrebbe risponderne.

GIUSEPPE SCALERA. Prendo la parola soltanto a titolo di precisazione, perché queste osservazioni riguardano una mia domanda. Tengo a sottolineare che, come riportato nel resoconto delle audizioni svolte e come lei potrà accertare, è stato l'avvocato Scordino a parlare di bilanci «truccati».

DOMENICO CARIDI, Già direttore generale della SIAE. Mi auguro che si riferisse ai bilanci del Fondo pensione, ammesso che lo fossero.

GIUSEPPE SCALERA. Il riferimento era ai bilanci della SIAE.

DOMENICO CARIDI, Già direttore generale della SIAE. Ognuno è responsabile per le proprie dichiarazioni.
I bilanci della SIAE sono redatti dalla struttura, passano al vaglio del collegio dei revisori e di una società di revisione e vengono proposti dal consiglio di amministrazione all'assemblea, che li approva. Vengono, poi, inviati agli organismi di vigilanza, che svolgono la loro attività di alta vigilanza e provvedono ad approvarli. Se tutti questi soggetti coinvolti nell'approvazione del bilancio SIAE devono essere chiamati a rispondere di falsità o per aver truccato i bilanci, starà a voi accertarlo o approfondirlo.
Per quanto mi riguarda, posso assicurare che le procedure di redazione, formazione e approvazione del bilancio sono state sempre le più trasparenti e corrette e sono state sempre condotte con grandissima attenzione. Tutti gli adempimenti sono stati valutati dal collegio dei revisori e dalla società di revisione. Le situazioni di criticità sono state sempre, con grandissima trasparenza, segnalate agli organi amministrativi e decisionali, consiglio di amministrazione e assemblea. Da questo punto vista, la SIAE è sempre stata una casa di vetro. Non solo non ha mai nascosto nulla, ma non poteva nascondere nulla, perché gli associati erano all'interno e partecipavano attivamente alla vita dell'ente. Inoltre, su iniziativa del presidente, venne addirittura costituito un organismo, non previsto né dallo statuto né dal regolamento: si trattava di un osservatorio dell'assemblea degli associati sui lavori del consiglio di amministrazione della SIAE, a cui erano riferite costantemente le problematiche e le decisioni assunte dal consiglio di amministrazione dell'ente.
Quanto al presunto dissesto economico, ho sentito frasi terribili: si è parlato di «smantellamento economico ed etico» della SIAE. A livello personale non ho più nulla a che fare con la SIAE. Sono trascorsi tre anni, ma aver dedicato la mia vita lavorativa pressoché interamente alla SIAE mi porta ad affermare esattamente il contrario. Non so chi mai abbia potuto smantellare economicamente ed eticamente questo ente.
Ho potuto raccattare frettolosamente i dati di bilancio e mi scuso per eventuali imprecisioni, anche se non credo ce ne siano. Per quanto riguarda l'aspetto patrimoniale e la solidità delle riserve della SIAE, nel 1999, quando iniziò il commissariamento del dottor Masi, le riserve erano state azzerate. Mediante un'accorta politica gestionale, iniziata con il commissariamento e proseguita nel tempo, avvalendoci dei provvedimenti di rivalutazione del patrimonio immobiliare, mi pare di ricordare - non mi allontano molto dalla realtà - che nel 2009 le riserve patrimoniali della SIAE assommassero a circa 110 milioni di euro. Si trattava di una cifra consistente e in grado di far fronte a eventuali temporanei disavanzi di bilancio dovuti alle difficoltà economiche che un'impresa, qual è la SIAE, può affrontare nel corso della sua esistenza. Il dissesto dovrebbe essere provato per capire bene a che cosa ci si riferisca.
Dal punto di vista economico, cioè del risultato dell'iter economico dell'attività svolta nel corso dell'esercizio, mi preme precisare alcuni aspetti, affinché non si continui con questa specie di mantra sull'inefficienza


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della gestione e sul disordine dei conti. Di gestione ancora non ho parlato, ma vorrei dire qualcosa perché sono stato chiamato direttamente in causa, addirittura con riferimenti a presunti obiettivi non raggiunti o raggiunti in maniera blanda.
Nel 2007 l'utile di esercizio della SIAE era di 8.000 euro, un sostanziale pareggio. Il margine operativo, cioè la differenza tra i ricavi e i costi della produzione, è un indicatore non decisamente significativo, ma importante, della gestione operativa dell'ente e deve essere interpretato e corretto con il rendimento dei proventi finanziari, che serve a riequilibrare i conti dell'ente. Se lo riterrete opportuno, mi soffermerò ad illustrare anche tecnicamente quanto ho affermato.
Come dicevo, nel 2007 l'utile di esercizio è stato di 8.000 euro, con un margine operativo di meno 34 milioni. Nel 2008 vi è stato un disavanzo di bilancio di 15,4 milioni di euro, 12,4 milioni prima delle imposte. Questo perché, nel 2008, la SIAE ha dovuto scontare la perdita dovuta alla svalutazione del titolo Lehman Brothers. Ha dovuto svalutare 40 milioni di euro per circa 35 o 36 milioni e ciò ha influito negativamente sul risultato dell'esercizio. Ove non ci fosse stata questa perdita assolutamente straordinaria, imprevista e imprevedibile, si sarebbe registrato un avanzo di bilancio di ben 11,6 milioni di euro, con un risultato positivo di gestione di 23 milioni di euro al netto delle imposte. Questi sono dati che potete riscontrare leggendo la relazione al bilancio 2008 della SIAE: si tratta di dati ufficiali e pubblicati.
Nel 2009 il risultato economico dell'esercizio ha rilevato una leggera perdita, pari a meno di 600.000 euro. Teniamo conto che si tratta di un anno particolarmente difficile: la crisi si era già avvertita nell'anno precedente, ma era stata fronteggiata grazie agli introiti straordinari che eravamo riusciti a ottenere nel 2008, chiudendo una serie di contratti, scaduti da anni, con i grandi utilizzatori.
In quel periodo ero direttore generale e con la piena collaborazione degli uffici avevo promosso iniziative volte a definire questi contratti scaduti. A questo proposito vorrei ancora di più ribadire la estrema validità, la professionalità, l'onestà e la correttezza dell'apparato SIAE, del suo personale qualificatissimo e della sua dirigenza. Peraltro, ho avuto il piacere di sentire che quella stessa dirigenza è stata pubblicamente lodata dal regime commissariale, che ha citato addirittura per nome le persone, forse omettendone qualcuna altrettanto meritevole e professionale.
Come ripeto, anche per rispondere alle accuse di «pseudo-inefficienza» o di inadeguatezza della gestione o della struttura, la SIAE è dotata di un apparato efficientissimo. Inoltre, si può avvalere - devo darne atto con grande piacere, avendo avuto sempre un rapporto di massima collaborazione - di una rete di mandatari, cioè di collaboratori autonomi, che costituisce l'asset più valoroso dell'azione della SIAE sul territorio.
Potrei continuare, ma dovrei affrontare ulteriori fatti gestionali. Mi premeva solo chiarire la distinzione tra Fondo pensione e SIAE, perché avevo colto un giudizio negativo complessivo che abbracciava l'una e l'altra gestione.
Volevo anche precisare i dati di bilancio, per dare dimostrazione di quale fosse il dissesto economico dell'ente.

PRESIDENTE. Ringrazio tutti gli intervenuti e rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

La seduta termina alle 12,55.

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