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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VII
16.
Mercoledì 11 luglio 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Ghizzoni Manuela, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'APPLICAZIONE DELLA LEGGE N. 2 DEL 9 GENNAIO 2008, RECANTE DISPOSIZIONI CONCERNENTI LA SOCIETÀ ITALIANA DEGLI AUTORI E DEGLI EDITORI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AD ATTIVITÀ, GESTIONE E GOVERNANCE DELLA MEDESIMA SOCIETÀ

Audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'informazione, comunicazione, editoria e coordinamento amministrativo, Paolo Peluffo:

Ghizzoni Manuela, Presidente ... 3 7 13 14
Zazzera Pierfelice, Presidente ... 11 16
Barbieri Emerenzio (PdL) ... 7 12 13
Capitanio Santolini Luisa (UdCpTP) ... 7
Carra Enzo (UdCpTP) ... 11
De Biasi Emilia Grazia (PD) ... 3 7
Giulietti Giuseppe (Misto) ... 13
Levi Ricardo Franco (PD) ... 8
Peluffo Paolo, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'informazione, comunicazione, editoria e coordinamento amministrativo ... 3 15
Scalera Giuseppe (PdL) ... 9 16

ALLEGATO: Nota depositata dall'onorevole Giuseppe Scalera ... 17
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 11 luglio 2012


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MANUELA GHIZZONI

La seduta comincia alle 14.

(La Commissione approva il verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'informazione, comunicazione, editoria e coordinamento amministrativo, Paolo Peluffo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'applicazione della legge n. 2 del 9 gennaio 2008, recante disposizioni concernenti la Società italiana degli autori e degli editori, con particolare riferimento ad attività, gestione e governance della medesima società, l'audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'informazione, comunicazione, editoria e coordinamento amministrativo, Paolo Peluffo.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Presidente, vorrei intervenire sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Prego, onorevole De Biasi.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Il sottosegretario mi scuserà, ma sarò brevissima. È arrivata la notizia del crollo di un affresco nella Sala della Lupa. Le chiederei, presidente, di prendere informazioni e tranquillizzare la Commissione circa la veridicità e l'entità del danno.

PRESIDENTE. Ci attiviamo immediatamente, onorevole De Biasi.
Do la parola al sottosegretario Peluffo per lo svolgimento della relazione.

PAOLO PELUFFO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'informazione, comunicazione, editoria e coordinamento amministrativo. Onorevole presidente e onorevoli deputati, vi ringrazio perché dai resoconti delle audizioni che avete svolto in questi mesi sulla SIAE emerge un lavoro molto approfondito, di aiuto anche per le autorità vigilanti su una questione estremamente complessa.
Vi sono complessità storiche, che vengono dal passato, e complessità che invece vengono dal presente, cioè da una straordinaria ed eccezionale mutazione del sistema di produzione e di creazione della filiera del valore nell'editoria dovuta all'editoria digitale e a una certa tendenza alla mondializzazione del mercato dei diritti.
Prima di entrare in argomenti di dettaglio, vorrei sottolineare il fatto che stiamo parlando del mercato del diritto d'autore della lingua italiana, di per sé messo a rischio nell'ambito dei sistemi e dei produttori oligopolistici internazionali come fattore rappresentativo della cultura


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italiana. Credo, quindi, come premessa generale, che tutto ciò che difende e aiuta la creazione del valore di un'editoria in lingua italiana vada visto con favore e tutelato in un sistema in cui la concorrenza esiste già.
In Italia possiamo avere un sistema di monopolio, come avviene per la SIAE, ma già esistono elementi di concorrenza tali per cui questo sistema, che a livello nazionale è in monopolio, interagisce con società private che operano sui mercati di lingue internazionali. Per valutare ciò che dobbiamo vigilare, dobbiamo tenere presente che è essenziale continuare ad avere la possibilità di alimentare la produzione di cultura, sia essa musica, teatro o cinema, in lingua italiana.
Lo dico come premessa perché, anche se avessimo delle idee che richiedono modifiche importanti nell'impostazione giuridica, dovremmo sempre misurarle sull'interesse pubblico di tutelare comunque la produzione degli editori e degli autori in lingua italiana.
Per quanto riguarda la SIAE, ormai conoscete la complessità della questione esattamente come la conoscono le autorità vigilanti. Il punto da cui, a mio parere, nascono talune problematiche che, viste singolarmente, apparirebbero strane è la natura giuridica della SIAE, come definita dalla legge n. 2 del 2008. La SIAE, infatti, è definita come ente pubblico economico a base associativa, ma subito dopo si dice che l'attività della SIAE è disciplinata da norme di diritto privato.
Come tutti sappiamo, la SIAE raccoglie risorse di privati che tornano a privati, ridistribuendole anche sulla base di norme di carattere pubblicistico. Ciò la configura come ente con una reale base associativa e una forte prevalenza, in termini quantitativi, della natura privata, che non è però esclusiva, in virtù di alcuni elementi di natura pubblica. I due più evidenti sono il cosiddetto «bollino» e l'equo compenso per la copia unica, che derivano da un'attività di carattere pubblicistico.
Come autorità vigilanti, a prescindere dal Governo che se ne è occupato, negli anni passati abbiamo avuto alcune controversie con l'ente vigilato, il quale, per esempio, quando si è valutato di sottoporre la SIAE al controllo della Corte dei conti, ha fatto ricorso al TAR, vincendolo in prima istanza proprio in virtù della sua natura privata. Il giudizio è ancora pendente al Consiglio di Stato.
Successivamente il vigilante, nella fattispecie il Ministero per i beni e le attività culturali, ha inviato un quesito all'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici per chiedere se non fosse legittimo far sì che la SIAE come ente pubblico, nonostante sia prevalentemente privata, adottasse le procedure della stazione appaltante pubblica, con il dovere di indire gare europee e così via. L'indicazione dell'Autorità è stata che anche agli appalti si applica il diritto privato.
Si tratta di iniziative intraprese da diversi Governi. È stato ipotizzato anche di applicare la cosiddetta «direttiva Lanzillotta» sulle retribuzioni dei vertici, ma anche in questo caso è stato presentato ricorso, che però non è stato definito nemmeno in primo grado.
Come dicevo, molte delle questioni nascono da una configurazione giuridica che crea spazi per dubbi interpretativi. Ciò non vuol dire che la vigilanza non possa essere meno efficace, ma certamente che i vigilanti, su un ente così configurato, hanno il dovere di controllare gli equilibri finanziari di carattere generale. È implicito nella natura di diritto privato dell'ente che gli aspetti gestionali abbiano una propria autonomia e vengano valutati ex post sulla base di scelte che rimangono indipendenti, la cui responsabilità è completamente in capo al soggetto che le determina.
Ho letto le risultanze delle vostre audizioni, che sono molto interessanti, e ho visto che c'è stata una forte richiesta da parte della Commissione di valutare la bozza del nuovo statuto. Per me sarebbe utilissimo avere la vostra valutazione (credo che ci siano ancora i tempi per poterla recepire nella nostra decisione, che


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è in corso di valutazione). L'attività di vigilanza, come vedrete, è stata molto intensa in questi mesi.
La bozza è però stata deliberata dalla gestione commissariale nel mese di marzo e noi abbiamo tenuto una riunione di coordinamento il 4 maggio. È di nuovo la legge n. 2 del 2008 ad aver creato un'architettura di vigilanza di coordinamento. Il Ministro dei beni culturali e le attività culturali è il primo ente a essere citato dalla legge, ma sono citati anche il Presidente del Consiglio, che all'atto della delega che ho ricevuto il 19 gennaio ha affidato a me il controllo sulla SIAE, e il Ministero dell'economia e delle finanze per le materie di carattere finanziario. Abbiamo attivato questa procedura riguardo alla questione dell'approvazione del bilancio del 2010.
Io ho consegnato una memoria in cui tutti questi elementi sono dettagliatamente descritti. Preferisco non leggerla tecnicamente, ma cercare di seguire un filo logico. L'approvazione del nuovo statuto è pendente e urgente e sono pronto a valutare tutti i suggerimenti che proverranno da questa Commissione, che ha svolto un lavoro molto approfondito. Nel valutare il lavoro fatto dai commissari bisogna tenere conto del fatto che il decreto del Presidente della Repubblica che ha istituito il commissariamento conteneva indicazioni prescrittive.
Per esempio, il voto ponderato cambia in maniera significativa la rappresentatività all'interno dei futuri organismi assembleari, che rappresenteranno gli autori e gli editori (forse avranno un altro nome). Non si tratta, però, di una libera iniziativa dei commissari, ma tale previsione deriva dal mandato contenuto nel decreto del Presidente della Repubblica con cui essi sono stati nominati.
Ciò non vale per il sistema duale da loro immaginato, perché non è prefigurato nel decreto del Presidente della Repubblica che ha istituito il commissariamento. È, invece, una scelta proposta dall'organismo commissariale del tutto da discutere e valutare perché, ad esempio, ne esistono pochi esempi e, rispetto alla tradizione, crea una difformità nel rapporto tra soci e organismi.
Il voto ponderato si può discutere, ma la scelta della sua adozione non va attribuita ai commissari, bensì all'atto normativo che ha dato origine al commissariamento. Per poterlo discutere in termini fattuali si dovrebbe, quindi, seguire un percorso completamente diverso.
Ho approfittato ampiamente delle vostre audizioni per chiarire e chiedere conto di questioni essenziali di vigilanza, avendo voi già fatto un lavoro di analisi negli anni precedenti. Io ho cominciato questo lavoro il 19 di gennaio e mi sono trovato a immaginare una riforma dell'editoria. Quando è arrivata la bozza dello statuto ho cominciato a occuparmi anche della SIAE.
La questione del bilancio del 2010 credo vi sia nota, ma forse merita qualche parola perché è legata anche al ripensamento di tutti gli aspetti immobiliari di cui voi avete molto discusso. Tenete presente che le autorità di vigilanza vigilano sulla SIAE e non sul Fondo pensioni, ma è vero anche che, ove scelte nei rapporti tra SIAE e fondo pensioni possano influire in maniera significativa sul bilancio della SIAE, diventa necessario che le autorità di vigilanza se ne occupino. Lo dico per non sfuggire a questo aspetto.
Nella presentazione del bilancio 2010, arrivato nel dicembre 2011, il Ministero dell'economia e delle finanze, attraverso la Ragioneria dello Stato, ma anche gli stessi revisori dei conti della SIAE avevano segnalato una difformità nelle convenzioni firmate tra la SIAE e il Fondo pensioni su quella che nei bilanci precedenti figurava come anticipazione e nel bilancio 2010 veniva tradotta in perdita, evidentemente con l'intenzione, da parte della dirigenza della SIAE, di rappresentare la difficoltà di recuperare quell'anticipazione sulla base della redditività del Fondo pensioni. Si tratta di circa 18 milioni di euro, di cui 4 milioni di euro circa per un accantonamento di garanzia e il resto come vero e proprio contributo per ripianare una perdita.


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Dal punto di vista formale, sia i revisori dei conti sia la Ragioneria dello Stato hanno visto una difformità rispetto alle convenzioni in essere. Noi abbiamo, quindi, avviato una procedura di analisi di questa problematica prima attraverso riunioni di coordinamento della vigilanza all'interno del Governo tra Ministero per i beni e le attività culturali e Ministero dell'economia e delle finanze e poi convocando i vertici della SIAE.
Tale difformità è ancora in itinere, ma si è individuato un percorso per il suo superamento proprio nella natura privatistica dei rapporti convenzionali tra SIAE e Fondo pensioni. A oggi non ho una soluzione, ma è in corso un'attività di vigilanza finalizzata a rendere possibile la conformità del bilancio 2010. Nonostante, di per sé, il Fondo pensioni sia estraneo all'azione di vigilanza, ci siamo attivati perché senza questa chiarificazione di carattere convenzionale tra i due soggetti l'attività al momento non può essere svolta. Speriamo che ciò possa avvenire nelle prossime settimane.
Questo è ciò che attiene alle responsabilità specifiche della vigilanza. Sulle questioni di carattere più generale, la vigilanza di un ente che viene per legge definito come operante nella sfera del diritto privato fa sì che le scelte di carattere imprenditoriale e strategiche, come la nota costituzione dei fondi immobiliari «Norma» e «Aida» - non so se siano esperti di lirica, ma si tratta di due opere difficili per chi le canta -, attengano all'autonomia della gestione.
Detto questo, noi avanziamo qualche dubbio sul fatto che i costi di un'operazione di tal genere potrebbero nel tempo avere riflessi sul bilancio della SIAE. Abbiamo espresso tali dubbi anche nella memoria lasciata agli atti. Al momento, però, non abbiamo valutazioni di merito relative alla scelta di questo soggetto, che è tutelato nella sua natura privatistica dalla stessa norma che lo definisce ente pubblico economico.
Ci sono enti vigilati che chiedono il controllo della Corte dei conti benché non siano tenuti. Se la SIAE l'avesse fatto, secondo me, sarebbe stata una buona cosa e so che molti commissari negli anni hanno provato a dare un indirizzo in questo senso a tutela delle scelte degli amministratori. Siccome, però, c'è stata una controversia giudiziaria dinanzi al TAR, evidentemente hanno scelto diversamente, quando hanno rifiutato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che imponeva loro il controllo della Corte dei conti. Sono aspetti sui quali, o de iure condendo o nell'attività futura, si potrà pensare di intervenire, senza dover riflettere sulla natura stessa dell'ente.
Ho molti dubbi e poche certezze. Lo dico onestamente perché non sono sicuro di quale sarebbe il sistema migliore, tenendo presente che è molto facile smontare una struttura che magari funziona male, ma è in piedi, e che è invece molto difficile ricostruire. Lo stesso presidente Assumma, nelle due audizioni che ha svolto presso la Commissione, ha espresso l'idea che la natura privatistica sia giusta - peraltro è stato proprio lui a insistere su questa natura privatistica - per poi concludere auspicando la trasformazione in ente pubblico.
Questo vuol dire evidentemente che è una materia estremamente complessa e complicata dal fatto che non sappiamo come avverrà la raccolta del valore e quale sarà l'efficienza del servizio. Il servizio della SIAE per gli autori è sicuramente costoso in termini di commissioni pagate, ma è impressionante - e ciò denota il valore per il Paese di tutta questa filiera - la quantità di liquidità che rimane nelle casse della SIAE in ragione della difformità tra i tempi di riscossione dagli esercizi e di individuazione e rimborso degli autori. Stiamo parlando di centinaia di milioni di euro. Da ciò deriva una gestione finanziaria che negli anni, tranne uno particolarmente sventurato per tutta la finanza internazionale, ha contribuito al bilancio della SIAE.
Si potrebbero immaginare meccanismi più arditi e liberalizzati oppure pensare di rafforzare il modello pubblicistico o invece lavorare sul modello ibrido esistente con qualche aggiustamento. Non escludo che


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in linea di principio qualche aggiustamento di carattere normativo potrebbe essere utile, anche perché nel frattempo è successo qualcosa di collegato, seppure quantitativamente minore, alla questione dei diritti connessi.
Mi dichiaro disponibile a rendicontare, come ho cercato di fare oggi, sulle azioni di vigilanza in itinere (perché concluse non sono). Sarebbe, inoltre, molto utile al Governo se, prima che diventi urgente definire e approvare il nuovo statuto, ci fosse un intervento da parte della Commissione, che al momento sarebbe ancora possibile includere nelle decisioni da prendere.
Infine, non è del tutto da escludersi che per rendere funzionante un sistema in cui alcune attività concedono alla SIAE una forma di fiscalità - il «bollino», infatti, nella sua obbligatorietà dà alla SIAE proventi, non proprio irrisori, pari al 10 per cento -, derivante da soldi privati, ma nell'esercizio di una funzione obbligatoria di carattere pubblico, sia mantenuta una componente pubblicistica. È difficile immaginare che una parte di natura pubblicistica possa non esserci. Io personalmente non lo credo. La SIAE andrà comunque considerata, pur con una specialità molto forte, un ente di natura pubblica.
Ascolterò con grande interesse quanto mi direte e sono anche disponibile a tornare per ragionare sullo statuto, poiché spero che entro pochi giorni le questioni relative al bilancio 2010 abbiano completato il loro iter (non credo sia necessario approvarlo oggi, si può aspettare che la Commissione abbia concluso l'indagine conoscitiva).

PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Peluffo.
Colleghi, vorrei condividere con voi l'ordine dei lavori. Poiché abbiamo accumulato un certo ritardo, propongo di esporre le domande al sottosegretario e rinviare la replica a una prossima audizione.

EMERENZIO BARBIERI. Troverei sbagliato aggiornare l'audizione del sottosegretario Peluffo alla settimana prossima. Sono dell'opinione che l'indagine conoscitiva vada chiusa rapidamente.
Mi rimetto alla sua gestione dei lavori, presidente, ma non andrei oltre mercoledì 18 luglio, data in cui audiremo il Ministro Ornaghi.

PRESIDENTE. Abbiamo la possibilità di lavorare fino alle 16, perché, a parte l'adempimento dell'elezione del segretario, dobbiamo rendere obbligatoriamente un parere su un provvedimento che andrà in Aula questa sera.
Il sottosegretario è disponibile a svolgere un'eventuale replica, ad eccezione di ciò che riguarda il bilancio 2010 perché, come ci ha anticipato, non è nella sua disponibilità.

EMERENZIO BARBIERI. Io sposterei l'elezione del segretario alle ore 15,15, in modo che disponiamo di 45 minuti, non di più.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Vorrei comunicare che devo partecipare al question-time in Aula alle ore 15. Il mio è il sesto quesito.
Detto ciò, mi rimetto a qualsiasi decisione.

PRESIDENTE. Dovremmo farcela.
Do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Ringrazio il sottosegretario. Ho apprezzato molto la volontà di garantire la trasparenza. In questo campo non è cosa di poco conto.
Noi dovremo prendere una decisione circa l'istituzione di una Commissione d'inchiesta. È evidente che questa competenza è squisitamente del Parlamento nel suo complesso. Penso che vi sia molto materiale a disposizione. Le voci che girano a proposito di pressioni affinché questa Commissione non sia istituita, pur immaginando che siano solo voci, mi rafforzano nell'idea che sia giusto farlo.
Mi limiterò a porle oggi alcune questioni che in parte ho già sottoposto al Ministro Ornaghi e che sono abbastanza


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contigue al suo ragionamento. Innanzitutto, il tema relativo allo status della SIAE. Il dottor Masi ci ha spiegato ampiamente quale sia la sua idea e come si debba procedere, lasciandoci anche una raccolta dei suoi articoli che studieremo attentamente sotto l'ombrellone. Ha sostanzialmente detto che bisogna privatizzare la collecting e creare un'authority sul diritto d'autore, come accade in altri Paesi del mondo.
Su questo punto, esattamente come sul diritto connesso, io credo che sarebbe ragionevole e importante, prima di compiere scelte affrettate e visto che in questa materia esiste un conflitto, anche editoriale, fra l'esigenza di tutelare la concorrenza e quella di tutelare il bene comune e il dettato costituzionale, aspettare le determinazioni dell'Unione europea, che a gennaio dovrebbe emanare una direttiva in questo settore.
Mi pare che finora in Europa le cose non stiano procedendo bene, anche perché c'è il grande tema di Internet, e non so come potrà risolverlo la mission della SIAE. È obiettivamente un problema molto complicato. La prima domanda che le rivolgo è come si riesce a governare questa transizione. La forma dovrà essere differente quanto meno perché si allarga lo spettro delle materie di competenza e perché quello della tutela del diritto d'autore è un aspetto non indifferente.
In secondo luogo, lei ha fatto riferimento all'editoria in lingua italiana, ma il principale problema della SIAE non riguarda tanto gli editori o gli autori in lingua italiana quanto la musica, che è tema di mercato più di quanto non lo sia la lingua, anche se sarebbe auspicabile il contrario. Gli autori televisivi, per esempio, si sentono completamente schiacciati dagli autori cinematografici perché il peso, in termini di potere, è molto differente.
Personalmente faccio fatica a comprendere come mai sia presente nello statuto questa grande differenza non solo tra autori ed editori, ma tra gli autori stessi e all'interno di ogni categoria di autori. È un problema enorme. Già tra gli autori musicali c'è una differenza enorme, come c'è una grande differenza tra gli autori di testi in lingua italiana.
Mi riservo di farle avere una memoria più dettagliata, a cui sto lavorando anche con competenze, sperando di poterle essere utile. Lo statuto non valuta questo aspetto ed è molto tranchant. Accetta la dualità e introduce il voto ponderato sulla base dei soldi. È un ragionamento che si può fare, ma si attaglia solo alla musica. E gli altri che fanno?
Sempre a proposito dello statuto, c'è un conflitto di interessi: io mi chiedo se il direttore generale debba fare parte di tutti gli organismi, compresi quelli di controllo. Inoltre, il comitato di sorveglianza viene eletto in parte anche dall'ente vigilante e anche questo mi pare abbastanza stravagante. Mi riservo di farle sapere quali sono gli altri punti che ritengo problematici.
Lei ha ragione quando dice che il «bollino» è una forma di fiscalità. Bisogna però venirne a capo. Quando abbiamo posto il problema al direttore generale e ai sub-commissari, ci hanno risposto, con il tono gentile che ormai conosciamo, che non se ne parla neanche e che è giusto così. È possibile che la SIAE esiga il pagamento del diritto d'autore anche attraverso i contributi pubblici che servono a finanziare lo spettacolo, perché indirettamente afferiscono al diritto d'autore?
Io credo che in una situazione del genere sia sinceramente discutibile.

RICARDO FRANCO LEVI. Interloquendo con il sottosegretario Peluffo, vorrei concentrarmi non tanto su ciò che è emerso dalla nostra indagine conoscitiva in termini di gestione della SIAE, quanto su compiti e responsabilità del Governo che derivano da ciò che oggi la SIAE è e da ciò abbiamo visto essere nelle nostre audizioni.
Partirò da due punti fermi, da due dati di fatto. Il primo è la bozza di statuto che, con complesse vicende, ci è stata alla fine trasmessa. Il secondo punto fermo è la doppia vigilanza sulla SIAE, della quale è corposa e fisica testimonianza il suo essere qui oggi, dopo aver sentito il Ministro


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Ornaghi e prima di riaverlo qui per la conclusione della sua audizione.
Da un lato, dunque, vi è lo statuto e dall'altro il tema della vigilanza. Lo statuto che noi abbiamo ricevuto è un statuto complesso, sul quale vorrei esprimere il mio parere in modo molto franco. Credo che sia un cattivo statuto, che risponde, sì, alla missione affidata dal decreto del Presidente della Repubblica di nomina all'anziano commissario straordinario, assistito dai suoi due sub-commissari, e quindi, come lei ha correttamente detto, avendo svolto il tema della dovuta ponderazione del voto in funzione del diverso apporto economico degli associati alla creazione di valore aggiunto con i loro diritti d'autore, ma che per tutto il resto è farina del sacco del commissario straordinario e dei suoi due collaboratori. Ed è una farina cattiva, vorrei dirlo in modo molto esplicito, perché assicura il perdurare di una impossibilità di gestione ordinaria della SIAE.
Oltretutto vorrei sottolineare che in questo statuto e nella relazione che lo accompagna si fa bella mostra del termine «gestione duale», come se questo statuto fosse ispirato ai medesimi principi che hanno indotto in alcuni e pochi casi, ma di grande valore perché riferiti a grandi istituti bancari, come Banca Intesa, in cui occorreva regolare il tema del rapporto tra gli azionisti e la gestione, a dividere le responsabilità, stante l'esistenza dell'assemblea dei soci.
Lì, alla direzione operativa, al management per dirla in inglese, è stata attribuita la responsabilità piena della gestione della società, incardinandola nel comitato di gestione; al consiglio di sorveglianza, invece, sulla base di un modello più tedesco, è stata attribuita la vera e propria sorveglianza del ristretto gruppo dei soci di controllo sull'operato della gestione, il tutto in permanenza dell'assemblea.
Qui, invece, abbiamo una specie di pasticcio di allodole e cavallo, come avrebbe detto a suo tempo un grande banchiere italiano da nessuno dimenticato. Abbiamo un pletorico consiglio di sorveglianza, che in realtà è la vecchia assemblea alla quale è stato dato un nuovo nome, composto da quasi una quarantina di persone, un consiglio di gestione e una dozzina di comitati, ciascuno composto da una dozzina di persone ognuna in rappresentanza di un piccolo settore di attività: un disastro!
Credo che questo statuto debba valere non solo per essere giudicato in sé, ma come metro di giudizio sui commissari. Da questo punto di vista io credo che sia responsabilità del Governo guardare e traguardare al giorno di scadenza del commissariamento per decidere di dare una guida autorevole alla SIAE. È difficile che in questa condizione possa essere un'assemblea ordinaria perché lo statuto non è stato riformato in modo tale da consentirlo, ma il Governo ha la responsabilità di attribuire alla SIAE una guida all'altezza delle sue competenze.
Questo vuol dire anche che il Governo ha il dovere di mettersi nell'ottica, come il sottosegretario Peluffo ha sostanzialmente detto nella sua relazione, di una nuova legge per la SIAE. Si deve arrivare a stabilire in forme nuove quale debba essere la natura e la missione della SIAE. Così com'è, mezza pubblica e mezza privata con una doppia vigilanza, la SIAE non funziona.
Un governo che ha stabilito di fare una spending review per riguardare tutto il complesso della spesa pubblica non può accettare di permanere in una situazione in cui ci sia una dispersione di responsabilità, di competenze e di attività come quella che oggi è determinata da una suddivisione delle responsabilità di vigilanza che vediamo in modo così palese. Credo che queste siano responsabilità del Governo.
Le leggo tutte, in realtà, tra le righe della relazione del sottosegretario Peluffo, che penso il Governo debba fare propria.

GIUSEPPE SCALERA. Vorrei sottolineare innanzitutto come nell'ambito della nostra indagine conoscitiva siano emersi in termini chiari forti interrogativi sulla gestione commissariale della SIAE, al punto da rendere pressante la richiesta, da parte di molti commissari, di una Commissione


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d'inchiesta che, con ben altri strumenti, possa definitivamente fare luce sulle opacità che fin qui si sono mostrate.
In occasione dell'audizione del Ministro Ornaghi ci saremmo aspettati una relazione con risposte sufficientemente puntuali rispetto agli interrogativi che i commissari ebbero modo di esprimere. Fino a questo momento ciò è avvenuto soltanto in parte. Ci auguriamo che nell'ambito della relazione finale il Ministro Ornaghi possa offrire risposte puntuali e tempestive. Vorrei ribadire che corre il rischio di restare senza risposta la domanda relativa all'approvazione o meno da parte degli organi vigilanti del bilancio consuntivo 2010 della SIAE.
Un dato però è emerso in termini chiari, come un macigno. La redazione della proposta di statuto da parte dei commissari è stata estremamente deludente anche per il Governo. Del resto, il nuovo statuto rappresentava il 50 per cento del compito assegnato ai commissari ed è chiaramente fallito.
Quanto al restante 50 per cento relativo al risanamento economico dell'ente, nella stessa circostanza abbiamo assistito all'intervento dell'onorevole Colucci, che si è distinto per precisione e dettaglio, in cui sono state elencate le gravissime ragioni che l'hanno indotto a ritenere fallita anche questa parte dei compiti assegnati ai commissari. In realtà il collega Colucci si è spinto anche più in là, fino a chiedere con chiarezza e forza la destituzione del commissario straordinario, dei sub-commissari e del direttore generale.
Approfitto della presenza del sottosegretario Peluffo per porre una serie di interrogativi rapidi, rispetto a dubbi che purtroppo durante questi mesi non sono riuscito a diradare. In primo luogo, il conferimento degli immobili del Fondo pensioni e della SIAE a fondi immobiliari è stato fatto con la partecipazione di soggetti privati scelti senza gara. A prescindere dal fatto che i commissari fossero tenuti o meno all'evidenza pubblica, non è mai stato spiegato cosa ci abbia guadagnato la SIAE a non attivare una procedura competitiva che avrebbe abbattuto i costi e migliorato le prestazioni.
I compensi dei soggetti privati poi, tra provvigioni e altre voci, appaiono particolarmente elevati. Perché si sia deciso di caricare la SIAE di oneri superiori alle medie di mercato a oggi è ancora un mistero.
Inoltre, la SIAE aveva richiesto a eminenti docenti di economia attuariale studi che dimostravano la sostenibilità prospettica del Fondo pensioni. Non è stato dimostrato il contrario, anzi in occasione di precedenti audizioni sono state utilizzate vicende relative ad affitti di favore per sostenere le ragioni del conferimento ai fondi.
Non sfugge a nessuno che le due cose, invece, appaiono oggettivamente inconferenti. Per gli eventuali asseriti privilegi bastava rimuoverli. Per perseguire i responsabili, anche. Quanto all'argomento della legge che impone una soglia di investimenti immobiliari molto bassa, bastava conferire gli immobili alla SIAE, che secondo la relazione del professor Cacciafesta, relazione mai confutata, ne avrebbe addirittura sviluppato un guadagno.
Non solo gli immobili del Fondo pensioni, ma anche gli immobili della SIAE sono stati attribuiti a un fondo gestito da soggetti privati esterni. In questo senso non è mai stata prodotta, nonostante sia stata più volte sollecitata, una relazione chiara ed esaustiva sui costi e i benefici di questa seconda operazione. Dall'esame dei documenti esaminati - peraltro, sottolineo al presidente come le fotocopie in molti casi appaiono poco leggibili - emerge anzi un concreto appesantimento degli oneri a carico della SIAE, di cui non si conosce ancora la copertura.
In entrambi i conferimenti sono stati anche previsti incredibili e immotivati indebitamenti che graveranno in maniera consistente sui conti futuri della SIAE. Nel bilancio preventivo 2012 della SIAE stessa, ottenuto con molta fatica da parte della Commissione, non c'è alcuna traccia di questi indebitamenti né dei costi e dei


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benefici - ove questi ultimi ci fossero, ma ne dubito - dell'operazione fondo «Aida» e fondo «Norma».
Ci si chiede se attraverso il vigilante, cioè attraverso il Ministero, sia possibile ottenere un bilancio pluriennale che chiarisca la sostenibilità di questa operazione, che ancora oggi ritengo incomprensibile e che dagli elementi in mio possesso sembra invece aver seriamente compromesso il futuro economico dell'ente.
Per quanto riguarda i miei ulteriori interrogativi lascerò agli atti le domande, sperando di ricevere qualche risposta più puntuale. Nell'ambito di questa vicenda credo che noi tutti dovremmo mettere a frutto le tante audizioni e le tante ore che abbiamo dedicato a questo tema per arrivare a una conclusione.
Ritengo che questa conclusione sia oggettivamente chiara ed evidente: mi riferisco all'istituzione di una Commissione d'inchiesta che tenda finalmente a fare luce su questa inquietante vicenda.

ENZO CARRA. Ho ascoltato con molto interesse il sottosegretario Peluffo, che ci ha descritto un ircocervo malato, un'esattoria pubblico-privata con una preponderante attività immobiliare non priva di ombre. Lo dico nel modo più sobrio possibile.
La collega De Biasi ha parlato di pressioni contro la Commissione parlamentare d'inchiesta. Non ci sono pressioni: ci sono minacce e lusinghe. Non capisco per quale motivo non si debba dire la verità almeno qui e alla nostra età. Credo anche che un luogo deputato alternativo alla Commissione parlamentare d'inchiesta possa essere semplicemente la procura della Repubblica. Dobbiamo saperlo. Se non istituiremo la Commissione d'inchiesta credo che qualcuno di noi si dovrà recare a piazzale Clodio.
Questo, però, interessa relativamente il sottosegretario. Quello che interessa al sottosegretario è quanto sto per chiedergli e in grandissima parte ha già detto il collega Levi. Se le funzioni indicate per la SIAE sono state previste dalla legge n. 633 del 22 aprile 1941, quando non c'era neanche l'idea di quali sarebbero state poi la gran parte delle tecnologie su cui è chiamata oggi a lavorare, vigilare, controllare ed esigere la SIAE, non capisco che cosa aspettiate e cosa abbiano atteso gli altri governi - ma mi risponderà lei - a fare una legge in materia.
Vista la situazione che lei può constatare facilmente dal giro di tavolo che abbiamo fatto fin qui, che cosa vi impedisce di arrivare a un provvedimento d'urgenza su questa materia? Glielo chiedo con grande convinzione.
Credo che questa materia vada normata con un decreto-legge che ha avrebbe tutti i requisiti della necessità e dell'urgenza.

PIERFELICE ZAZZERA. Ringrazio il sottosegretario perché credo che la giornata di oggi ci aiuti a capire meglio la vicenda e ci dia spunti per riflettere e trovare soluzioni.
Mi sembra di capire che una prima questione riguardi l'ente SIAE. Dobbiamo distinguere tra il bene comune della creatività, che non si tocca e deve continuare a essere tutelato, e il modello di gestione dell'ente, su cui invece si può aprire una riflessione. L'ente deve sicuramente ridurre gli sprechi ed essere competitivo sul mercato. Mi sembra questo un terreno su cui sia necessario aprire un confronto con il Parlamento e con la SIAE stessa.
La seconda questione riguarda il mandato ricevuto dai commissari per sciogliere il nodo relativo al blocco dell'assemblea venutosi a creare nella precedente gestione. Il compito era quello di rivedere lo statuto oltre che rimettere a posto i conti. Il suo intervento mi pare che renda giustizia e chiarisca la posizione del Governo.
L'onorevole Carra parlava di minacce. Io le chiamo sollecitazioni, ma rendo noto alla Commissione che il sottoscritto ha ricevuto una lettera ufficiale dall'Associazione degli editori che lamentava le posizioni tenute da un parlamentare. Ogni elemento di critica e di confronto è utile, ma nella lettera si afferma che un parlamentare sarebbe intervenuto solo per mettere in discussione il ruolo degli editori,


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ponendo il dubbio che lo statuto che si sta proponendo crei uno squilibrio nei rapporti interni alla SIAE.
Credo che la risposta all'Associazione degli editori stia nel suo intervento quando lei dice che il modello duale, per sua natura, tende ad attenuare il ruolo delle minoranze e più in generale ad attenuare il rapporto fiduciario tra soci e gestori. Inoltre lei si preoccupa del fatto che tale modello dualistico non è proponibile o meglio non è sperimentato in un ente di questa portata e che con il voto ponderato si rischia di creare uno squilibrio.
Io ho detto che si potrebbe arrivare a due terzi e un terzo se il peso del voto fosse legato essenzialmente al quantum versato alla SIAE. Il rapporto può anzi aumentare, ma non possiamo stabilirlo. Ciò rappresenta un problema perché significa porre le condizioni addirittura per scenari che non danno alcuna garanzia alle parti più deboli di quella struttura, che potrebbero anche essere quelle creative. Se gli editori esistono è perché esistono gli autori e la loro creatività.
C'è un problema di trasparenza legato ai bilanci - è il Governo ad averlo detto - e c'è un problema di trasparenza nell'operazione immobiliare, su cui non intervengo perché condivido pienamente quanto affermato dall'onorevole Scalera.
Sul Fondo di solidarietà non ho sentito il Governo intervenire. Chiedo, quindi, quale soluzione proponga il Governo per un problema che riguarda tante persone che non dispongono di grandi risorse, ma vivono grazie alle briciole del Fondo di solidarietà, che si chiama così perché la creatività non fa diventare importanti, ma dà un minimo per sopravvivere. Molta gente non potrà più sopravvivere perché il Fondo di solidarietà è stato cancellato dai commissari.
Qualcuno obietterà che la SIAE non può fare previdenza. Siccome un emendamento proposto al Senato dal Partito Democratico prevedeva l'istituzione di uno fondo atipico per gli autori della SIAE, chiedo al Governo di ripensarci e di ripensare a un modello per la gestione del Fondo di solidarietà, per esempio attraverso una norma che costruisca un fondo atipico in grado di garantire un sostegno a persone che hanno versato dei soldi e quanto meno avrebbero il diritto alla restituzione di ciò che hanno dato.
Mi interessa capire quale sia il giudizio del Governo sul lavoro dei commissari perché, a leggere la relazione, non mi sembra molto positivo.

EMERENZIO BARBIERI. Ringrazio il sottosegretario Peluffo perché mi pare che sia stato più chiaro del Ministro Ornaghi, come ribadirò anche al Ministro stesso, quando tornerà.
Lo dico in modo tale che resti a verbale e che le persone che ci ascoltano attraverso il canale satellitare possano sentirlo: facendo la «spremuta» dell'intervento del Ministro Ornaghi, ricavo l'impressione che il mandato del commissario, che scade alla fine di settembre, sarà prorogato fino a quando si svolgeranno le elezioni politiche, perché questo Governo non ha alcuna voglia di affrontare la questione della SIAE. È un'interpretazione soggettiva, ma vedremo se i fatti mi daranno ragione.
Il sottosegretario Peluffo ha detto alcune cose, a mio giudizio, di grande buonsenso. La prima è che l'equivoco sta nella legge. Ha fatto bene il sottosegretario a ricordare le responsabilità di vari Governi. Quando è stata approvata la legge n. 2 del 9 gennaio 2008, il Presidente del Consiglio era Romano Prodi, non Silvio Berlusconi. I vari Governi che si sono succeduti non hanno operato nella direzione giusta.
Il problema, come lei ha detto, è la natura giuridica della SIAE. Mi associo alla richiesta dell'onorevole Carra. Se il Governo ne avesse voglia - attraverso un decreto-legge o un disegno di legge, che avremmo tutto il tempo di approvare - si potrebbe risolvere questa situazione che è strutturale. Intendo dire strutturale in termini marxiani, non sovrastrutturale. Senza sciogliere questo nodo, potremmo avere chiunque come commissario (l'onorevole Zazzera, l'onorevole Di Pietro o i campioni del mondo), ma la SIAE non riuscirebbe a risolvere i suoi problemi. Per quanto ci riguarda come PdL, sottosegretario, se


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presenterete un decreto-legge o un disegno di legge per risolvere questa questione, farete solo bene.
Ho letto la sua corposa e interessante relazione e condivido assolutamente tutte le sue osservazioni sullo statuto della SIAE. Vorrei rivolgere all'organo vigilante la raccomandazione di non nominare nessuno, neanche nel consiglio più allargato. Un vigilante non può nominare perché le persone che nomina finiscono in qualche modo per essere parti in causa della vicenda. Farebbe bene, quindi, l'organo vigilante a non nominare nessuno.
La legge n. 2 del 9 gennaio 2008 contiene, però, anche previsioni di notevole interesse. Lo dico in particolare alla collega De Biasi. L'articolo 1, comma 1, stabilisce che «la SIAE, di intesa con il Ministero per i beni e le attività culturali, promuove studi e iniziative volti ad incentivare la creatività di giovani autori italiani e ad agevolare la fruizione pubblica a fini didattici ed educativi delle opere dell'ingegno (...)». Questo, sottosegretario, è un compito dell'organo vigilante, non del Parlamento.
Lo dico con grande rispetto per tutti i colleghi, con i quali, per la verità, condivido molte opinioni su queste vicenda, ma ho sentito qui confondere i compiti del Parlamento con quelli dell'organo vigilante. Questo compito, che la legge stabilisce in modo molto chiaro, deve essere assolto dal Governo e non dal Parlamento.
Lo statuto della SIAE, in base al comma 4 dell'articolo 1 della stessa legge, «è adottato dall'assemblea su proposta del consiglio di amministrazione ed è approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per i beni e le attività culturali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze». Io non ricordo come votai quella legge. Presumo che abbiamo votato a favore, ma la questione è molto chiara. La SIAE ha con il Parlamento lo stesso identico tipo di rapporto che io ho con l'ippica, cioè nessun tipo di rapporto.
Dobbiamo stare molto attenti. Questa legge - lo ripeto, voluta dal Governo Prodi - dà un potere enorme al Governo, che però lo deve esercitare. Il decreto di nomina del commissario è di grande raffinatezza. Non so se sia stata opera direttamente del Segretario generale della Presidenza della Repubblica o di qualche rappresentante del Governo, ma è scritto che il commissario deve «adottare le misure preordinate all'instaurarsi di una dialettica interna più equilibrata». È un aggettivo meraviglioso. De Gasperi avrebbe detto più temperata.
Non dice altro. Parla solo di dinamica più equilibrata da ricercare «anche attraverso l'adozione di modifiche statutarie». Questo significa che, nelle intenzioni di chi ha provveduto alla nomina del commissario, c'era la volontà di contemperare diverse esigenze.

PRESIDENTE. Onorevole Barbieri, la prego di sintetizzare. Capisco che lei oggi abbia preso un abbrivio marxiano che ha stupito tutti.

EMERENZIO BARBIERI. Per chi non ricorda più Marx e lo nasconde nella tomba dobbiamo, quindi, rinfrescare la memoria.
Da ultimo, sottosegretario, vorrei dare al Governo, che poi farà come vuole, un suggerimento a proposito del voto per corrispondenza. Se cominciamo a introdurre nello statuto della SIAE il voto per corrispondenza, vorrei che fossero chiare le conseguenze.
Se vale per un ente ibrido come questo, finirà per valere anche per altri istituti ed enti.

GIUSEPPE GIULIETTI. Condivido nel merito molte delle considerazioni svolte dall'onorevole De Biasi. Vorrei dire al sottosegretario e al nostro presidente che a me la storia della SIAE piace sempre meno, e lo dico in termini non marxiani. Io ero tra i membri della Commissione di inchiesta meno convinti di tale scelta e più ascolto le relazioni, più sento le risposte e sempre meno mi piace questa storia per le ragioni già esposte da colleghi come Levi, Carra, Zazzera, Scalera e altri.


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Io sento un'aria, - penso che le sarà giunta anche a lei, signor sottosegretario - di dissoluzione, di minaccia, di segnali. Mi ricorda un po' i dibattiti sulla RAI. È uno scontro tra bande trasversali. Io la penso come il collega Barbieri e ne tiro le conseguenze. Poiché non si tratta di uno scontro destra-sinistra e poiché ci vedo poco anche lo scontro Prodi-Berlusconi e tanto meno il problema dello spread, in questa fase internazionale così cara al Governo, ho la sensazione che sia bene affondare il bisturi, proprio per non dare il sospetto di una guerra tra forze politiche o tra bande trasversali e in modo che le responsabilità siano chiare.
Le pongo una prima domanda sulla vigilanza sin qui eseguita. Al di là di quello che deciderà la Commissione a proposito dell'istituzione di una Commissione di inchiesta - su questo punto ho già detto come la penso - lei sa, sottosegretario, che un governo o il Ministero, se vuole, può promuovere, al di là della vigilanza, le sue forme di ispezione, di controllo e di revoca. Insieme ad altri, ponemmo la stessa questione su alcuni grandi eventi non completati. Ad esempio, la Commissione d'inchiesta che si doveva occupare del denaro sui soldi buttati, ad esempio, nel palazzo del Cinema di Venezia non è mai stata istituita.
Le pongo la stessa questione sulla SIAE. Lei non ritiene che oggi esistano gli strumenti ministeriali per mettere il naso in alcune vicende, quale quella del patrimonio immobiliare o altre vicende qui denunciate, che configurano un danno oggettivo al bene pubblico, un'aggressione a un bene che ha un rapporto con l'interesse generale?
Al di là della Commissione di inchiesta, io voglio comprendere quali sono le ulteriori operazioni di controllo e di vigilanza che intendete promuovere, magari insieme al Ministero per i beni e le attività culturali, e quali i tempi di conclusione che vi date. Come ha detto molto meglio di me l'onorevole De Biasi, si corre il rischio di buttare la palla in tribuna e attendere risposte di tipo teleologico, che non arriveranno, dal Ministro Ornaghi. C'è una tensione verso l'infinito. Il rischio è svolgere uno studio così appurato da non produrre alcunché nei tempi della politica.
Questo ci serve anche ad assumere le nostre decisioni. Non si può restare in mezzo tra un'inchiesta che non finirà, un'audizione che non finirà e l'assenza di un provvedimento di merito. Se qualcosa non è andato nel verso giusto, sottosegretario, qualcuno deve pagare. Questa vicenda deve avere una conclusione. Non può non esserci. Spero di essere stato comprensibile e vorrei saperlo da lei.
Vorrei capire le modalità della vigilanza. Ho la sensazione che alcuni - molti di noi no - operino, come nel caso assai simile della RAI, per una disgregazione di questi grossi enti. La disgregazione di questi grossi enti libera forme di controllo di altra natura. Alcuni di noi sono radicalmente contrari alla disgregazione di queste istituzioni. Qual è il pensiero del Governo su un'eventuale disgregazione? La non risposta porta alla disgregazione, che a sua volta porta a tutt'altra modalità di tutela degli autori e può portare sempre di più ad alterare i pesi tra chi detiene il controllo delle grandi imprese e chi è prestatore d'opera nel settore dell'arte e della cultura in generale.
Mi riferisco allo stesso statuto, che può dar vita a nuove forme, ancora più pericolose, di oligarchie e di controllo dall'alto. Per questo le chiedo anche un giudizio politico sul futuro della SIAE. Magari ci fosse una proposta di legge, ma questo forse è il punto non aggirabile. Al collega Carra dico che la nostra aspirazione non dovrebbe essere andare a piazzale Clodio, anche se capisco la battuta. Io vorrei che la politica mandasse a piazzale Clodio chi ha commesso reati attraverso la sua azione e non venisse confusa con chi deve andare a piazzale Clodio per reati che gli appartengono.
La politica deve fare presto il proprio mestiere per non essere confusa con altro tipo di bande, che non ritengo essere parte delle istituzioni e della politica.

PRESIDENTE. Colleghi, poiché i gruppi hanno convenuto di concludere nella giornata


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odierna l'audizione del sottosegretario, anche se in modo irrituale, s'intende rinviata a domani la seduta per l'elezione del segretario di presidenza. Decideremo in ufficio di presidenza l'orario migliore in funzione dei nostri lavori.
Do ora la parola al sottosegretario Peluffo per la replica.

PAOLO PELUFFO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'informazione, comunicazione, editoria e coordinamento amministrativo. Cercherò di dare qualche risposta immediata. Ringrazio gli onorevoli De Biasi, Levi, Scalera, Carra, Zazzera, Barbieri e Giulietti che hanno posto davvero tante questioni, alcune di carattere generale. Nella memoria che ho consegnato sono state riportate le date delle riunioni svolte dedicate alla vigilanza. È un dato che ho voluto inserire per chiarezza. L'azione di vigilanza necessaria si svolgerà ogni settimana sulle questioni aperte, ivi compreso il bilancio.
Ringrazio l'onorevole Barbieri, che ha ragione ad affermare che la norma è prescrittiva quanto alle funzioni di promozione della creatività. Secondo me, tali funzioni potrebbero trovare un migliore impiego, ma devo documentarmi su ciò che finora è stato fatto esattamente. Credo che dovrebbero essere finanziate dai proventi di carattere pubblicistico, ma non solo da quelli, come avviene anche per il libro. Su questo si può compiere un atto di vigilanza specifico e mi prendo l'impegno di farlo subito, almeno in termini informativi, così da potervi riferire.
Ho posto in maniera dubitativa alcuni elementi che ritrovo nelle vostre domande perché permangono dei dubbi. In parte ho le risposte e in parte no. La valutazione sullo statuto è in corso, tanto che vi ho detto che terrò conto delle vostre osservazioni. L'onorevole Levi e l'onorevole De Biasi hanno espresso un giudizio nettissimo che terrò in considerazione e che riferirò al Presidente del Consiglio.
Una vigilanza complessa implica una formalizzazione che noi abbiamo tentato, facendoci promotori, come Presidenza del Consiglio, di riunioni di coordinamento, dove fossero contemporaneamente presenti tutti i soggetti, evitando che si procedesse in momenti diversi. È stata una piccola innovazione, credo fruttuosa, ma che deve coinvolgere tutti.
Sul diritto d'autore vorrei essere chiaro. Esistono dei limiti, indotti dalla norma, all'attività di vigilanza che si esercita. Questo non vuol dire che non la si eserciti lo stesso anche per materie che non sono direttamente di responsabilità della vigilanza, come quella degli immobili.
La vendita degli immobili è una prescrizione normativa che risale alla legge sui fondi pensione. Il modo di effettuarla riguarda la vigilanza nella misura in cui può esserci un dubbio: sto approfondendo tale dubbio - come è riportato espressamente nella nota che è stata distribuita - sui costi di questo tipo di operazione, che avrà il pregio di creare una liquidità immediata, intervenendo sull'annoso problema del Fondo pensioni, ma che non ci assicura quali oneri porterà al bilancio futuro della SIAE. Questo sarà oggetto di una specifica azione di vigilanza a fini anche soltanto conoscitivi.
Il bilancio deve essere approvato, tant'è che la procedura è in corso e ha incontrato una difficoltà su un aspetto, peraltro segnalato dai revisori dei conti della SIAE, che hanno fatto scrupolosamente il loro lavoro. Sfruttando, però, la natura privatistica dell'ente e dei suoi rapporti con enti da noi non vigilati - quali quelli che si occupano del Fondo pensioni e dei costituendi fondi immobiliari - abbiamo chiesto approfondimenti e un quid novi alla società che ci consenta di chiudere questa partita.
Tale è l'azione di vigilanza che possiamo fare. Se c'è una scrittura contabile che non corrisponde, va sfruttata la natura privatistica per risolvere consensualmente il problema. L'eventuale soluzione deve poi essere valutata positivamente dal Ministero dell'economia, cosa che non è ancora avvenuta. Quella che vi sto dando è una fotografia della situazione.


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Non ho parlato, onorevole Zazzera, del Fondo di solidarietà e me ne scuso perché le questioni sono tante e complesse. I commissari hanno dato attuazione a una norma di legge. Esistevano irregolarità dovute a novazioni normative sui Fondi pensione. Quell'attività assomigliava moltissimo a un'attività previdenziale e la COVIP l'ha sanzionata per via delle nuove norme.
I commissari hanno fatto ciò che era sicuramente loro dovere fare. Capisco l'esigenza, ma serve una norma o la volontà associativa degli autori di costituirsi in Fondo pensioni, cosa che noi e voi potremmo vedere positivamente. Deve, però, essere o un atto di soggetti che si costituiscono come Fondo pensioni o una disposizione normativa. Posso anche avere un'idea mia, ma preferisco attenermi alle norme. Mi avete convocato in qualità di autorità vigilante e quindi nella creatività normativa mi fermerei a quanto strettamente necessario.
Condivido le preoccupazioni che ha espresso da ultimo l'onorevole Giulietti. Tutti vediamo che questa organizzazione è complessa, ha funzioni diversificate e un'architettura stranissima, però in qualche modo funziona ed esiste. Come ho detto prima, il rischio di gettare il bambino con l'acqua sporca è forte. Si potrebbero determinare spazi per taluni interessi, ma a quel punto non so chi tutelerebbe coloro che non si iscrivono a eventuali azioni di collecting.
Io sono molto affezionato al fatto di essere consigliere della Corte dei conti perché questo ha rappresentato il punto di arrivo di una lunga azione istituzionale. Ove questo organismo si fosse volontariamente sottoposto al controllo della Corte dei conti, avrebbe fatto, secondo me, una cosa buona anche per sé. A parte il fatto che si tratta di un servizio di assistenza al controllo gratuito e di grande qualità, l'ente si sarebbe meglio tutelato.
Senza modificare quello che è stato definito un «ircocervo», ma che potrebbe rappresentare anche un punto di equilibrio laddove si trovassero delle compensazioni, sarebbe bastato prevedere questo controllo per legge. Non credo che siamo in grado di pensare a una norma che disciplini ex novo il tutto. Mi sembra più saggio intervenire su piccole questioni.
Come ripeto, non ho maturato una valutazione complessiva sulla bozza di statuto. Ho soltanto sottolineato che le scelte compiute in materia di ponderazione non sono una responsabilità dei commissari, ma la necessaria attuazione da parte dei commissari di uno schema implicito nel Decreto del Presidente della Repubblica di nomina. Che questo possa subire qualche aggiustamento l'ho dato per sottinteso nel giudizio che ho espresso all'inizio e nella memoria scritta che ho trasmesso alla Commissione.
Ribadisco che, a mio avviso, esistono margini per effettuare correzioni in corso d'opera.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERFELICE ZAZZERA

GIUSEPPE SCALERA. Chiedo alla presidenza di allegare al resoconto stenografico dell'audizione la nota che ho regolarmente depositato presso la segreteria.

PRESIDENTE. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della nota depositata dall'onorevole Scalera (vedi allegato).
Ringrazio gli intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,25.


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ALLEGATO

NOTA DEPOSITATA DALL'ONOREVOLE GIUSEPPE SCALERA

L'indagine conoscitiva portata avanti dalla Commissione cultura ha fatto emergere numerosi interrogativi sulla gestione commissariale della SIAE, al punto da rendere unanime il convincimento di una Commissione d'inchiesta che, con ben altri strumenti, potrà fare definitivamente luce su tutte le opacità che sono state registrate.
In occasione dell'audizione del Ministro Ornaghi, ci si sarebbe attesi una relazione con risposte puntuali ma, purtroppo, ciò non è avvenuto. Addirittura, è rimasta senza risposta la domanda relativa all'approvazione o meno del Bilancio consuntivo 2010 della SIAE da parte degli organi vigilanti. È emerso, però, come un macigno, che la redazione della proposta di statuto da parte dei commissari è stata estremamente deludente anche per il Governo. Il nuovo statuto rappresentava per così dire il 50 per cento del compito assegnato ai Commissari ed è chiaramente fallito. Quanto al restante 50 per cento relativo al cosiddetto «risanamento» economico dell'Ente, nella stessa circostanza, l'intervento dell'onorevole Colucci si è distinto per la precisione e il dettaglio con il quale ha elencato le gravissime ragioni che lo hanno indotto a ritenere fallita anche questa parte dei compiti assegnati ai Commissari.
In realtà il collega onorevole Colucci si è spinto anche più in là, fino a chiedere in modo chiaro e forte la destituzione del Commissario, dei sub-commissari e del direttore generale.
Si richiede, quindi, al Governo un chiarimento univoco rispetto ad alcuni punti, che sono altrettante enormi nubi che ad oggi, nonostante vari solleciti, la SIAE non ha minimamente contribuito a diradare:
1) il conferimento degli immobili del Fondo pensioni e della SIAE a fondi immobiliari è stato fatto con la partecipazione di soggetti privati scelti senza gara. A prescindere dal fatto che i Commissari fossero tenuti o meno all'evidenza pubblica, non è stato mai spiegato cosa ci abbia guadagnato la SIAE a non attivare una procedura competitiva che avrebbe abbattuto i costi e migliorato le prestazioni.
2) I compensi dei soggetti privati, tra provvigioni e altre voci, appaiono particolarmente elevati. Perché si sia deciso di caricare la SIAE di oneri superiori alle medie di mercato è ad oggi ancora un mistero.
3) La SIAE aveva richiesto ad eminenti docenti di economia attuariale studi che dimostravano la sostenibilità prospettica del Fondo pensioni. Non è stato dimostrato il contrario. Anzi, in occasione di precedenti audizioni sono state utilizzate vicende relative ad affitti di favore per sostenere le ragioni del conferimento ai Fondi. Non sfugge che le due cose, invece, sono del tutto in conferenti. Per gli eventuali asseriti privilegi bastava semplicemente rimuoverli e perseguire i responsabili. Quanto all'argomento della legge che impone una soglia di investimenti immobiliari molto bassa, bastava conferire gli immobili alla SIAE che, secondo la relazione del professore Cacciafesta, mai confutata, ne avrebbe tratto addirittura un guadagno.
4) Non solo gli immobili del Fondo pensioni sono stati attribuiti ad un Fondo gestito da soggetti privati esterni, ma anche gli immobili della SIAE. Non è mai stata prodotta, nonostante sia stata più volte sollecitata, una relazione chiara ed esaustiva sui costi e sui benefici di questa seconda operazione. Anzi, dall'esame dei


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documenti esaminati (fotocopie poco leggibili e documenti spesso contraddittori) emerge un concreto appesantimento degli oneri a carico della SIAE di cui non si capisce la copertura.
5) In entrambi i conferimenti sono stati previsti consistenti incredibili e immotivati indebitamenti che graveranno in modo consistente sui conti futuri della SIAE. Nel bilancio, preventivo 2012 della SIAE - ottenuto con molta fatica dalla Commissione - non c'è alcuna traccia di questi indebitamenti, né, naturalmente, dei costi e dei benefici (ove mai questi ultimi ci fossero e se ne dubita) dell'operazione Fondo Aida e Norma. Ci si chiede se attraverso il Vigilante è possibile ottenere un bilancio pluriennale che chiarisca la sostenibilità di questa incomprensibile operazione che dagli elementi in possesso della Commissione, sembra, invece, avere seriamente compromesso il futuro economico dell'Ente.
6) Il Codice interno della SIAE ha delle regole ben precise in quanto ha fornitori di beni e servizi: la scelta dei fornitori deve avvenire mettendo chiunque abbia le caratteristiche necessarie in condizione di presentar la propria offerta e, inoltre, devono esserci sempre almeno tre offerte diverse e in competizione. Non è, invece, stato fatto alcun avviso pubblico e solo due erano gli aspiranti «gestori» tra i quali è stata operata una selezione che non ha nulla a che vedere con una gara aperta e competitiva. Ci si chiede se il Governo possa ammettere procedure di questo genere che fanno a pugni con la trasparenza di cui - purtroppo, spesso, solo a parole - si fa grande professione a tutti i livelli.
7) Il Direttore generale della SIAE non ha perso l'occasione per descrivere i privilegi dei dipendenti della SIAE in chiave di opulenti appannaggi castali. Al punto che - cosa più unica che rara nel panorama delle relazioni industriali italiane - è giunto insieme ai Commissari alla disdetta unilaterale dei contratti collettivi. È stato sostenuto che fosse necessario per risanare strutturalmente i conti della SIAE. Ieri è stato però sottoscritto un accordo che accoglie pressoché pedissequamente le proposte avanzate dai sindacati. Delle due l'una: o non era vero che i privilegi fossero così incisivi e si trattava di note di colore artificiosamente gonfiate, oppure si è rinunciato a «risanare» la SIAE. Si desidera capire se il Governo condivide questa gestione approssimativa - per non usare termini che meriterebbero di essere ben più forti - dei rapporti sindacali sopra la pelle di lavoratori che sono stati descritti come mandarini cinesi.
8) Per restare in tema, la Commissione aveva evidenziato un evidente tentativo di addomesticamento dei sindacati attraverso una sorta di «sindacato giallo» su cui il Direttore generale si era impegnato a far luce e ad informare la Commissione. Naturalmente non se ne è saputo più nulla. Forse il Governo può ottenere quelle notizie che sono state negate alla Commissione.
9) La SIAE era stata commissariata anche per il suo presunto grave stato di dissesto finanziario e di squilibrio economico-gestionale. Nelle audizioni dei precedenti responsabili della SIAE è stato smentito che la SIAE versasse in tali condizioni ingenerando ulteriori dubbi sula necessità di procedere tra Natale e Capodanno 2011 - «quasi clandestinamente» come ha detto il collega onorevole Colucci - ad operazioni di costituzione di fondi immobiliari. In ogni caso, dopo un lungo periodo di risanamento non è stato evidenziato dai Commissari e dal direttore generale alcun miglioramento sui conti strutturali relativi alla gestione caratteristica. In altre parole, non è dato di sapere quali sono i risultati degli «atti necessari ed opportuni di cui al decreto di commissariamento che avrebbero portato all'«equilibrio economico-gestionale». Anzi, non sono mancate voci di categorie qui audite che hanno denunciato una totale carenza di risultati in tal senso.
10) Le «irregolarità» denunciate dal collega onorevole Colucci nella scorsa


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seduta di Commissione dedicata alla SIAE sono tante e tali che obiettivamente rischiano prima o poi di deflagrare. Come è noto per averlo riportato molti organi di stampa, anche la magistratura si sta interessando all'operazione dei Fondi immobiliari condotta dai commissari e dal direttore della SIAE che, pur più volte sollecitati, non sono stati in grado di dimostrare la rispondenza di tali operazioni al mandato commissariale ricevuto.

Ci si chiede, infine, se il Governo sostenga anche passivamente questa gestione commissariale e questo management della SIAE. Si ritiene, infatti, che alla luce di quanto è emerso il rischio di essere accostati a tanta disinvoltura sia molto forte, al punto da consigliare una radicale svolta, così come alla RAI, in direzione di effettive professionalità non compromesse, realmente competenti e che possano dimostrare ex ante di avere capacità e idee da proporre.

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