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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VII
2.
Mercoledì 18 aprile 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Paola Frassinetti, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA PROPOSTA DI LEGGE C. 1294 SILIQUINI RECANTE «ORDINAMENTO DELLA PROFESSIONE DI STATISTICO E ISTITUZIONE DELL'ORDINE E DELL'ALBO DEGLI STATISTICI»

Audizione di rappresentanti della Società Italiana di Statistica (SIS) e Società Italiana di Economia, Demografia e Statistica (SIEDS):

Frassinetti Paola, Presidente ... 2 4 7 8
Barbieri Emerenzio (PdL) ... 5
Gianni Giuseppe (PT) ... 6
Levi Ricardo Franco (PD) ... 6
Scalera Giuseppe (PdL) ... 5
Vichi Mauro, Presidente della Società Italiana di Statistica - SIS ... 2 7
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA.

COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 18 aprile 2012


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PAOLA FRASSINETTI

La seduta comincia alle 10,40.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti della Società Italiana di Statistica (SIS) e Società Italiana di Economia, Demografia e Statistica (SIEDS).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla proposta di legge C. 1294 Siliquini, recante «Ordinamento della professione di statistico e istituzione dell'Ordine e dell'albo degli statistici», l'audizione di rappresentanti della Società italiana di statistica (SIS) e della Società italiana di economia, demografia e statistica (SIEDS).
Abbiamo con noi il professor Mauro Vichi, presidente della SIS e delegato del professor Giorgi, presidente della SIEDS, e la professoressa Alessandra De Rose, presidente dell'Associazione italiana per gli studi della popolazione (AISP), sezione di demografia della SIS. Vi ringrazio e vi do il benvenuto a nome della Commissione.
Do quindi la parola al professor Vichi per lo svolgimento della relazione.

MAURO VICHI, Presidente della Società Italiana di Statistica - SIS. Grazie, presidente. Ringrazio la Commissione per averci permesso di portare il nostro punto di vista riguardo all'importante proposta di legge sull'ordinamento della professione di statistico.
Vorrei prima di tutto rilevare il fatto che la SIS, la SIEDS e l'AISP sono le tre associazioni nazionali di economia, demografia e statistica e sugli studi di popolazione più rappresentative a livello numerico degli statistici italiani, che declinano le loro competenze sia per quanto riguarda la parte inerente alle metodologie statistiche - i metodologi - sia a quelle degli statistici economici, degli statistici sociali e dei demografi, oltre a raccogliere ricercatori dell'ISTAT e della Banca d'Italia. Tanto per fare nomi, sia il Governatore della Banca d'Italia, sia il presidente dell'ISTAT sono soci della SIS.
Prima di parlare espressamente della proposta di legge, chiarisco il discorso sulla statistica in Italia, perché mi sembra di capire che bisogna riuscire a collocare questa legge nel contesto in cui essa si inserisce.
Prima di tutto, sappiamo - questo concetto è stato espresso dal Presidente della Repubblica, ma anche dalle Nazioni Unite - che la statistica è imprescindibile per una nazione e per la governance di un Paese. Questo primo aspetto sarebbe già così importante da dover prevedere, appunto, una grande attenzione a tutti gli aspetti statistici. In realtà, la statistica è molto di più, nel senso che ha un grande impatto sui cittadini, in maniera molto forte. Per esempio, tutti quanti noi, quando alla mattina ci alziamo e vediamo le previsioni del tempo, usufruiamo di dati statistici; oppure, quando assumiamo una


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pillola, sappiamo che la sua efficacia viene testata attraverso elaborazioni statistiche; o ancora, nel campo dell'economia, se dobbiamo prendere in considerazione l'efficacia di alcuni provvedimenti, dobbiamo svolgere indagini statistiche. Anche le opinioni delle persone si basano spesso - o dovrebbero basarsi - su informazioni di tipo statistico.
La situazione è ben chiara sul fronte pubblico, perché effettivamente l'ISTAT ha tutta una serie di commissioni di controllo e, quindi, fornisce certamente dati certificati anche a livello europeo, oltre che a livello nazionale. Per quanto riguarda, invece, il dato di natura privata, frequentemente esso non è statistico, nel senso che un soggetto con una certa capacità mediatica può alzarsi la mattina e strillare un valore, che può essere interpretato come un dato statistico, senza che però sia effettivamente tale. Il dato statistico ha infatti caratteristiche precise.
In merito alla proposta di legge citata, ritengo che occorra avere la possibilità di certificare quando un'informazione è di tipo statistico. Naturalmente, questo tipo di operazione dovrebbe essere svolta da una persona che viene legalmente riconosciuta. Questa è sostanzialmente la nostra idea di base, che ha però un impatto forte su tutti i cittadini e non riguarda solo gli statistici.
Lo statistico professionista sarebbe semplicemente colui che certifica se il dato su cui si sta discutendo sia di natura statistica. Il giornalista che vede quel dato saprebbe, così, che esso è certificato da una persona chiamata a farlo, così come, quando si entra in una casa, sapendo che essa è stata certificata da un ingegnere, si sa che il tetto non crollerà. In questo caso, la persona, il giornalista o il cittadino sarebbe garantito da un professionista, che eventualmente potrebbe essere controllato attraverso una forma di vigilanza.
Noi non chiediamo che sia adottata una soluzione corporativa per gli statistici, quindi siamo del tutto favorevoli anche ad una proposta che cerchi di snellire la legge attuale. L'ordine è in effetti una struttura piuttosto complessa, ma noi possiamo anche andare nella direzione di una semplificazione dell'ordine stesso.
Vorrei evidenziare anche la situazione della statistica nell'università e nella scuola.
Recentemente, nella scuola è stato effettuato un riordino e noi, come SIS, abbiamo spinto molto affinché all'interno della scuola fosse prevista una nuova competenza, quella statistica, che permettesse di leggere e interpretare le informazioni che ci circondano. Questo è sicuramente un punto fondamentale. L'indagine OCSE-PISA, che voi sicuramente conoscete, riguardante la scuola, pone proprio la statistica al centro del discorso inerente alla modernizzazione della cultura, perché questa disciplina può aumentare il capitale umano più di altre. Da due anni, nei corsi di matematica, è quindi previsto un insegnamento maggiore di statistica, e questo inizia a dare i suoi effetti, nel senso che la gente inizia a capire un po' meglio. Abbiamo giornali pieni di numeri e di dati statistici, che sicuramente tutti i cittadini dovrebbero avere la capacità di leggere e interpretare.
A livello universitario, vi sono invece i corsi di laurea. Con la legge Gelmini vengono a cessare tutte le facoltà - questa operazione di cessazione sta iniziando ora -, rimanendo soltanto i dipartimenti di statistica. Nelle diverse regioni italiane vi sono oggi venti corsi di laurea di primo livello, cioè triennali; vi sono, poi, quattordici più tredici corsi di laurea specialistica: da una parte, gli statistici attuari e, dall'altra, gli statistici, con un numero di laureati annuale di circa 2.000 unità. Vi sono, inoltre, diversi atenei che forniscono corsi di laurea - di economia, per esempio - con una forte formazione quantitativa di tipo statistico, e questo rappresenta un altro fatto importante.
Questo è il panorama generale. Per entrare nel dettaglio della proposta di legge, riteniamo che vi sia la necessità - ho parlato anche ieri sera con il presidente


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dell'ISTAT, il professor Giovannini, e abbiamo concordato su questo aspetto - di una forte professionalizzazione della figura dello statistico. Viene quindi riconosciuta anche dall'ISTAT la necessità di avere un professionista di statistica, che possa appunto certificare soprattutto il dato privato ed eventualmente anche quello pubblico.
È fondamentale, in questo discorso, capire che l'ISTAT trova alcune difficoltà in quella proposta di legge, per esempio rispetto alla previsione che il capo ufficio statistico debba immediatamente, nell'arco di due anni, essere un professionista statistico. Questa prospettiva diventa troppo rigida e metterebbe in difficoltà anche la struttura pubblica degli uffici di statistica. Si può allora prevedere, per esempio, una modifica che introduca la possibilità che il capo ufficio sia un professionista di statistica, ma dal momento in cui la legge viene applicata, quindi senza dover richiedere obbligatoriamente che ciò avvenga nell'arco di due anni.
Un altro punto che abbiamo discusso insieme riguarda il fatto che sarebbe veramente molto utile poter prendere in considerazione le tipologie di laurea per accedere alla professione di statistico, ampliandole a tutte le discipline affini, come ad esempio l'economia, che hanno una connotazione statistica o che prevedano una formazione anche statistica, che potrebbe essere certificata da un certo numero di crediti formativi. Questo potrebbe essere un altro punto piuttosto rilevante da inserire nella legge, per avere maggiore flessibilità della figura generale dello statistico.
Nella proposta di legge è contenuta anche una distinzione tra il termine «statistico junior» e «statistico specialista», che noi vorremmo fossero modificate in «statistico» e «statistico professionista»: si tratta di una dicitura già esistente, per esempio, in Gran Bretagna, dove c'è la Royal Statistical Society - la più antica associazione statistica in Europa e nel mondo - e, quindi, vi è una forte tradizione statistica. Lì ci sono due figure: lo statistico di base e quello professionista.
Ribadisco che, dal nostro canto, valutiamo questa proposta legge in maniera molto positiva, soprattutto per il cittadino: il punto centrale è avere un dato statistico che possa essere certificato come tale. Ciò avviene in gran parte per la statistica pubblica, ma non avviene, invece, per la statistica privata. Prima ho riportato l'esempio dei dati che sono contenuti sui giornali. L'Associazione artigiani piccole imprese (CGIA) di Mestre, ad esempio, offre continuamente informazioni alla stampa. La CGIA di Mestre non è però una realtà che produce dati statistici come l'ISTAT, ma li elabora solamente. Quei dati, per esempio, sono statistici oppure no?
Se ci fosse una persona che certifica un certo dato come realmente statistico, ci si potrebbe allora ragionare sopra, ma spesso si tratta, invece, di dati elaborati in maniera «fantasiosa», e quindi risulta inutile investirvi e utilizzarli, da parte della gente, per farne derivare un discorso o un dato in qualche modo non veritieri. Questo fenomeno è molto sentito dall'utente statistico. Io faccio parte anche di una commissione di utenti della statistica, che vorrebbero poter capire se un certo dato sia o meno statistico. Questa è quanto richiede la gente, per sapere se si può fidare di un certo dato oppure no. Se c'è un professionista che certifica un dato, noi potremmo eventualmente sanzionarlo, nel caso che quel professionista ripetutamente producesse informazioni che si verificano non essere di tipo statistico. Questa è l'idea di base di tutto il discorso.

PRESIDENTE. Grazie, professor Vichi. Vi presento i parlamentari che in questo momento sono in Commissione: l'onorevole Barbieri, capogruppo del PdL; l'onorevole Gianni, capogruppo di Popolo e territorio; l'onorevole Ghizzoni, capogruppo del PD; l'onorevole Zazzera, capogruppo dell'Italia dei valori. Per il PdL sono presenti, inoltre, l'onorevole Murgia, l'onorevole Giro e l'onorevole Scalera; per


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il Partito Democratico, l'onorevole Melandri, l'onorevole Rossa, l'onorevole Levi e l'onorevole Mazzarella.
Do la parola ai deputati che intendano porre domande o formulare osservazioni.

EMERENZIO BARBIERI. Ho ascoltato e anche letto l'appunto che ci è stato distribuito e considero interessanti le considerazioni svolte. Vorrei arrivare, però, al nodo della questione. A un certo punto voi scrivete: «Riteniamo che l'elevato impatto dei dati statistici nella vita dei cittadini renda inevitabile l'accertamento delle competenze metodologiche e specialistiche per certificare la qualità dell'attività professionale svolta negli uffici pubblici e privati, pur consapevoli del dibattito attualmente in atto sul ruolo degli ordini professionali e sul valore legale dei titoli di studio».
Vi rivolgo una domanda in merito, anche alla luce del fatto che ieri la Camera - forse i giornali non hanno dato spazio alla notizia, almeno per quanto ho letto io - ha approvato una legge che tenta di mettere ordine nelle professioni non riconducibili ad ordini precisi. Quando voi scrivete questo, cosa volete dire? Per essere concreti, siete dell'opinione che bisogna andare avanti, approvare la legge e quindi, come sostiene la collega Siliquini nella sua proposta, istituire questo albo o ordine - poi vedremo come chiamarlo -, oppure ritenete che il dibattito in atto, i suggerimenti e le indicazioni che arrivano anche dall'Europa consiglino un'altra soluzione?
Tenete conto che in Europa, come ben sapete, si sta ridiscutendo una sorta di direttiva Bolkestein - l'onorevole Levi allora collaborava con il Presidente Prodi, quindi ne sa più di me - che va proprio nella direzione di chiedere agli Stati membri di eliminare gli ordini alla radice.
Vorrei quindi capire cosa volete dire con la frase da me citata.

GIUSEPPE SCALERA. Intervengo innanzitutto per ringraziare la SIS per gli ulteriori elementi che mette quest'oggi a nostra disposizione.
Appare chiaro che uno dei nodi fondamentali della proposta di legge è indiscutibilmente lo spazio legato all'iscrizione all'ordine stesso.
Già con il direttore dell'ISTAT abbiamo affrontato questo tema, che oggi viene perfezionato, anche alla luce di una proposta, mi pare più complessiva, che viene offerta alla nostra attenzione. Questo è certamente un ambito sul quale riflettere e argomentare e che sarà certamente oggetto di un'analisi particolarmente attenta da parte della Commissione stessa.
Vorrei porre ai nostri interlocutori un paio di domande, legate soprattutto alla difficoltà di approccio esistente oggi nel mondo della statistica. Sappiamo tutti che ormai le città rappresentano indiscutibilmente un motore di innovazione e di conoscenza, un centro di reti intellettuali, e anche fisiche, di particolare significato, ma rappresentano anche una ripartizione territoriale nella quale spesso i sistemi di natura statistica non sembrano in grado di fornire dati statistici affidabili a costi sopportabili. Com'è possibile riuscire a rispondere alla domanda di informazione dettagliata del territorio, proveniente dai cittadini e dagli enti locali, anche considerando le difficoltà di natura economica nelle quali versano oggi questi ultimi?
In secondo luogo, mi sembra che tra le altre cose, nella nostra società, vadano emergendo nuove forme di interazione economica e sociale, che travalicano i confini di natura nazionale e determinano oggettivamente profondi cambiamenti di natura culturale e, al tempo stesso, organizzativa. Su questo piano, com'è possibile sviluppare sistemi affidabili di misurazione di fenomeni così immateriali e, al tempo stesso, interrelati tra di loro?
Credo che su questo aspetto si giochi una partita importante, anche per quanto riguarda il futuro stesso della statistica e il suo rapporto con un mercato che, da una parte, chiede costantemente un numero di dati sempre maggiore per poter


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analizzare il proprio futuro e, dall'altra, incontra difficoltà di natura economica nell'organizzare indagini statistiche di questo tipo e, più complessivamente, comporta la necessità di un approccio a fenomeni e temi di natura immateriale che sviluppano anche una chiara difficoltà di interpretazione.

RICARDO FRANCO LEVI. Ringrazio il professor Vichi della sua esposizione. Il tema dell'eventuale istituzione di un ordine o di un albo degli statistici si inquadra, ovviamente, in quello più ampio al quale prima ha fatto cenno l'onorevole Barbieri, ripreso anche dall'onorevole Scalera, inerente al governo delle professioni non ordinamentali. La tendenza che sta emergendo è quella di non aumentare il numero degli ordini professionali esistenti. Dobbiamo tenere presente questo elemento di fondo, nella nostra riflessione: si tratta di una preoccupazione che personalmente condivido in pieno. Tra l'altro, l'idea giusta di affidare la garanzia dell'utente sulla correttezza del dato statistico all'elemento dell'iscrizione dello statistico in un albo è una delle strade che si possono seguire, come ci ha ricordato il professor Giovannini - per chi eventualmente lo avesse dimenticato - in occasione della precedente audizione.
Un altro elemento in cui il dato numerico viene spesso a far parte della vita quotidiana del cittadino, nell'odierna società delle comunicazioni, è rappresentato dai sondaggi, che sono assoggettati a una norma secondo la quale, quando essi vengono pubblicati, i criteri specifici con cui sono stati realizzati devono essere specificati. In questo ambito non si è dunque seguita la strada dell'ordine professionale dei sondaggisti, a testimonianza del fatto che non necessariamente l'istituzione di un ordine sia l'unica strada da seguire.
Nella riflessione specifica sulla proposta di legge Siliquini, debbo dire che il professor Vichi è stato più «gentile» del professor Giovannini e più lieve nelle sue critiche. In base a quanto leggo nel vostro documento - a parte alcuni rilievi esclusivamente semantici sul cambio da «statistico senior» e «statistico junior» a «professionista» e «statistico» tout-court -, secondo voi si dovrebbero ridefinire le competenze oggetto della professione; rivedere i requisiti di iscrizione all'albo, tenendo conto delle competenze acquisite in campo universitario; tener conto della legislazione europea, ricordando che vige la libera circolazione delle persone. Ritengo, quindi, che, ancorché riferite in termini più sintetici che nella lunga esposizione del professor Giovannini, le critiche al testo siano altrettanto pesanti.
Di certo, rilevo la vostra condivisione sulla proposta di legge, ma mi chiedo se sia una condivisione di buonagrazia e di cortesia o se invece, richiamando la domanda di fondo dell'onorevole Barbieri, ci sia comunque, da parte vostra, la propensione per un ordine degli statistici e la richiesta che esso venga istituito. Mi pare, infatti, che anche voi siate fortemente in dubbio sul fatto che questo ordine degli statistici debba essere istituito con la proposta di legge citata.

GIUSEPPE GIANNI. Intanto ringrazio il professore Vichi per aver voluto, con grande puntualità, condividere premesse e obiettivi della proposta di legge in esame. In secondo luogo, vorrei richiamare alla memoria il fatto che purtroppo la proposta di legge è stata presentata ormai quattro anni fa, anche se soltanto oggi è oggetto di riflessione. La prima proposta di legge in merito risale al 1966, quando si registrò una forte richiesta di organizzare tale settore della nostra vita.
Certo, sembra un nonsense parlare di ordine oggi, nel momento in cui gli ordini si vogliono cancellare, però non possiamo nemmeno lasciare nelle mani di apprendisti stregoni - un'espressione che oggi va di moda, ma che calza a pennello - una scienza quasi esatta come la statistica. Lo stesso vale anche per tanti altri ordini.
Mi pare quindi opportuno - la collega Siliquini è stata assolutamente puntuale, nel dettagliare e nel portare a nostra conoscenza questa proposta di legge, che è


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puntuale e perfetta - trovare il punto di incontro tra il ragionamento che ci viene dalla Comunità europea, con l'esigenza di evitare che gli imbroglioni di turno possano prevalere su un oggetto importante come quello su cui stiamo ragionando e riflettendo, che interviene, dalla nascita alla morte, nella vita di ciascuno di noi. Dalla chimica alla fisica, dalla medicina alla politica, la statistica è infatti determinante per mille cose.
Sono convinto, pertanto, che occorra un approfondimento anche sulla proposta di legge Siliquini, affinché si possa trovare una soluzione - che sia un ordine o meno, la questione è importante -, individuando la modalità che ci possa portare non a irreggimentare, ma a identificare responsabilità penali, civili e professionali, il che mi pare la cosa più importante da fare.
Vi ringrazio, anche a nome della collega Siliquini - della quale vi porto il saluto -, che al momento è impegnata in un'altra Commissione. Sono convinto che insieme potremo trovare una soluzione, forse più nella forma che nella sostanza.

PRESIDENTE. Do ora la parola al professor Vichi per la replica.

MAURO VICHI, Presidente della Società Italiana di Statistica - SIS. Grazie per tutte le interessanti considerazioni che avete svolto.
Riguardo alla domanda dell'onorevole Barbieri, che chiedeva se la nostra posizione sia o meno favorevole all'albo o all'ordine, secondo me è certamente fondamentale l'albo o, quanto meno, una lista - se vogliamo chiamarlo diversamente, chiamiamolo come vogliamo - di persone che siano legalmente riconosciute. Questo sarebbe l'elemento essenziale - mi ricollego alle ultime considerazioni dell'onorevole Gianni - proprio per garantirne il cittadino in merito all'informazione di cui si sta parlando. Se qualcuno vuole ragionare su dati statistici, infatti, vuole che essi siano corretti, considerato che spesso vengono utilizzati per dividere fondi o per formarsi opinioni, nel momento in cui si leggono i giornali. Vorremmo che questi dati, se devono essere chiamati statistici, abbiano una forma di certificazione.
È vero che, per quanto riguarda, ad esempio, le indagini politiche e i sondaggi elettorali, vi è l'AGCOM, che svolge un'operazione di controllo e, quindi, garantisce una vigilanza, ma anche in quel caso sarebbe più semplice avere una certificazione da parte di una persona piuttosto che scrivere su un sito, dove si può andare a leggerlo, che una certa indagine è stata svolta con 1.000 persone, con un campione rappresentativo e così via, tutte informazioni che forniscono garanzie.
Quando si entra in un appartamento, non si va a vedere quanti ferri siano stati inseriti dentro le mura o se i tramezzi siano stati costruiti con un materiale o con un altro, perché la firma dell'ingegnere garantisce la stabilità di quella struttura.
Occorre la firma di uno specialista che garantisca che i dati sui quali stiamo ragionando sono di natura statistica e che, quindi, sono costruiti in un certo modo, con determinate specifiche. Questa è la questione fondamentale, mentre il discorso dell'ordine non è importante.
Nella proposta di legge è scritto, per esempio, che bisognerebbe regolare anche la parte amministrativa, relativa all'iscrizione all'ordine, oltre a tutta una serie di aspetti che per noi non sono fondamentali, mentre è fondamentale avere una lista di persone riconosciute legalmente, sul cui operato si possa vigilare. Dopo che un soggetto ha diffuso dati non statistici per quattro volte, si potrà fare in modo che esca da quell'albo, non potendo più ripetere più volte gli stessi errori, a garanzia del cittadino, non tanto per un discorso di lobby statistica che vuole il proprio orticello a disposizione.
Siamo assolutamente favorevoli, quindi, a una situazione in cui emerga la professionalità dello statistico. Troppo spesso, proprio perché non viene riconosciuta la professione dello statistico, vi sono situazioni in cui si inserisce il praticone -


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qualcuno ha parlato di mago - che in qualche modo interpreta risultati o informazioni. Quello è un discorso di tipo più sociologico, dietro il quale vi sono dati sui quali si possono effettuare interpretazioni ed analisi, che vanno al di là dell'aspetto quantitativo che si sta analizzando. Per noi, lo statistico ha la funzione di certificare che le informazioni di cui si sta parlando siano di quella natura.
Spero di avere risposto a tutte le domande. Noi non vogliamo certamente aumentare il numero degli ordini: questo è, più o meno, il fronte su cui ci troviamo. Non so se si possa modificare direttamente la proposta di legge, ma noi ci mettiamo a disposizione per apportarvi alcuni miglioramenti, legati agli aspetti che abbiamo esplicitamente indicato.

PRESIDENTE. Ringrazio il professor Vichi.
Dichiaro quindi conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 11,15.

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