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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VIII
1.
Martedì 25 ottobre 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Alessandri Angelo, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA NELL'AMBITO DELL'ESAME DELLE PROPOSTE DI LEGGE C. 2 INIZIATIVA POPOLARE, C. 1951 MESSINA E C. 3865 BERSANI, RECANTI «PRINCIPI PER LA TUTELA, IL GOVERNO E LA GESTIONE PUBBLICA DELLE ACQUE E DISPOSIZIONI PER LA RIPUBBLICIZZAZIONE DEL SERVIZIO IDRICO»

Audizione di rappresentanti del Forum italiano dei movimenti per l'acqua:

Alessandri Angelo, Presidente ... 3 8 9 11 15 16
Battisti Bengasi, Rappresentante del Forum italiano dei movimenti per l'acqua - Coordinamento nazionale enti locali per l'acqua bene comune e la gestione pubblica del servizio idrico ... 6
Bratti Alessandro (PD) ... 8 12 14 15
Carsetti Paolo, Rappresentante del Forum italiano dei movimenti per l'acqua ... 3 13 14 15
Mancino Giuseppe Antonio, Rappresentante del Forum italiano dei movimenti per l'acqua - Comitato acqua pubblica provincia di Latina ... 7 12
Margiotta Salvatore (PD) ... 10 16
Mariani Raffaella (PD) ... 15
Miliucci Vincenzo, Rappresentante del Forum italiano dei movimenti per l'acqua ... 6 15 16
Realacci Ermete (PD) ... 9
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A.

COMMISSIONE VIII
AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 25 ottobre 2011


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ANGELO ALESSANDRI

La seduta comincia alle 15,05.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti del Forum italiano dei movimenti per l'acqua.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'esame delle proposte di legge C. 2 iniziativa popolare, C. 1951 Messina e C. 3865 Bersani, recanti «Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico», l'audizione di rappresentanti del Forum italiano dei movimenti per l'acqua.
Ringrazio tutti per la presenza e do subito la parola ai rappresentanti del Forum.

PAOLO CARSETTI, Rappresentante del Forum italiano dei movimenti per l'acqua. Buongiorno a tutti. Il Forum Italiano dei movimenti per l'acqua è una rete di organizzazioni nazionali, associazioni e comitati territoriali.
Questa rete ha promosso i referendum del 12 e 13 giugno scorso, in particolare i primi due quesiti referendari e soprattutto con la campagna referendaria il tema della gestione pubblica e partecipativa dell'acqua è tornato alla ribalta del dibattito pubblico, cosa che finora purtroppo non era mai stato possibile fare, nonostante tutte le iniziative messe in campo dal Forum dei movimenti per l'acqua negli ultimi anni, a partire dalla sua nascita nel 2006.
Oggi siamo qui per perorare la causa della legge di iniziativa popolare, che è tra quelle che hanno raccolto il maggior numero di firme nella storia della Repubblica italiana - lo vogliamo ricordare perché non è cosa da poco -, ovvero oltre 400.000 firme a sostegno di questo testo di legge, a dimostrare come all'interno dell'opinione pubblica esista un'elevata sensibilità sul tema specifico dell'acqua come diritto umano e sulla necessità di una sua gestione pubblica.
La dimostrazione del fatto che c'è un'elevata sensibilità e interesse è venuta da tutta la campagna referendaria, e ci ha stupito che l'ultima raccolta di firme per il referendum sulla legge elettorale sia stata definita da tutti come quella che ha raccolto il maggior numero di firme nella storia della Repubblica italiana, perché significa che già sono stati dimenticati i referendum appena svolti del 12 e 13 giugno, che hanno raccolto oltre 1 milione 400 mila firme, cosa mai avvenuta prima.
Il raggiungimento del quorum in un referendum abrogativo dopo quasi un quindicennio dimostra questo elevatissimo interesse, altrimenti non si sarebbe raggiunto il 50 per cento più uno dei votanti.


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Ci preme sottolineare e illustrare anche il quadro internazionale rispetto alla questione idrica e dell'acqua.
Infatti, non è stato molto rilevato dai mezzi di comunicazione che il 28 luglio 2010 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione, in cui praticamente si mette scritto nero su bianco che l'accesso a un'acqua di buona qualità soprattutto per il suo uso igienico è un diritto umano universale e fondamentale, preliminare al fatto che siano garantiti anche tutti gli altri diritti umani. Tengo a sottolineare che questa risoluzione è stata anche votata dall'Italia e che non ha avuto nessun voto contrario.
Per quanto riguarda l'Europa, ci sono alcune dichiarazioni di principio, che guardano alla definizione dell'acqua come bene comune e come diritto umano universale, ma soprattutto, al contrario di quanto viene sostenuto ripetutamente anche da diversi rappresentanti istituzionali nonché ex ministri, nonché firmatari del cosiddetto «decreto Ronchi», secondo cui sarebbe l'Europa ad imporre la privatizzazione dei servizi pubblici locali e quindi anche del servizio idrico, non c'è nulla di più falso in questa affermazione.
Come viene illustrato nella relazione che abbiamo consegnato, infatti, l'Europa demanda ai singoli Stati e a cascata agli enti locali di definire le modalità di gestione dei servizi pubblici locali e anche se questi debbano essere considerati a rilevanza economica e quindi immessi sul mercato o di interesse generale, e quindi possano essere autoprodotti dagli enti locali stessi.
Qualsiasi altro tipo di informazione è una mistificazione della realtà, perché evidentemente si ha la convinzione che la strada politica da percorrere sia quella della messa sul mercato.
L'importanza della disciplina comunitaria in questo contesto è evidente, perché dopo il referendum del 12 e 13 giugno - e qui ci viene in aiuto la sentenza della Corte Costituzionale di ammissibilità del primo quesito referendario - la disciplina di riferimento in Italia in materia di gestione del servizio idrico è la disciplina comunitaria: bisogna fare riferimento a quella.
E l'Europa ci dice che dinanzi a noi ci sono tutte le possibilità di gestione del servizio idrico, da quelle di impronta più privatistica e quindi di messa sul mercato a quelle di gestione diretta da parte degli enti locali. A dimostrazione di questo, ricordo che la municipalità di Parigi, che è non uno dei più piccoli comuni in Europa, ma una delle grandi capitali internazionali europee, si è riappropriata completamente, con una modalità di gestione paritetica a quelle che sono le aziende speciali in Italia, della gestione del servizio idrico parigino, mandando a casa le due più grandi multinazionali al mondo, che sono Véolia e Suez, dopo venticinque anni di gestione fallimentare affidata nel 1985 dall'allora sindaco di Parigi Jacques Chirac.
Si tratta delle due società che vengono definite i campioni della gestione dei servizi idrici nel mondo, ma entrambe francesi vengono mandate a casa nel cuore del loro impero. Dopo il primo anno di gestione rimunicipalizzata, la stessa strada che adesso sta percorrendo il Comune di Napoli, si è avuta una riduzione delle tariffe dell'8 per cento e un recupero di 30 milioni di euro dei profitti che andavano a finire direttamente nelle tasche delle due multinazionali, che quindi possono essere reinvestiti direttamente e quindi ritornare alla collettività senza rimpinguare le tasche di qualcuno.
Questo mostra come sia sufficiente la volontà politica, e Parigi non è in mano a qualche gruppo bolscevico, ma il sindaco Delano è un socialista particolarmente progressista, che ha fatto anche la sua ultima campagna elettorale su questo tema e sulla necessità di tornare a una gestione pubblica e partecipativa dell'acqua. Al riguardo, sottolineo che all'interno della governance della nuova azienda Eau de Paris è prevista la partecipazione diretta delle comunità locali sia nel consiglio di amministrazione che attraverso un cosiddetto «consiglio di sorveglianza», che affianca gli organi di governance. Questo


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garantisce che la gestione sia molto più trasparente e soprattutto che risponda ai bisogni dei cittadini.
Altra questione che ci preme sottolineare è quella usata da tutti come una spauracchio: il fatto che la privatizzazione è necessaria perché altrimenti non si potrebbe finanziare il servizio idrico e il riammodernamento delle reti idriche tanto vetuste.
Credo che queste affermazioni partano da un presupposto assolutamente falso, perché in Italia, dal 1996, quando l'allora Ministro Di Pietro emanò un decreto istituendo il metodo normalizzato tariffario e quindi definendo come bisognava costruire la tariffa, si è in un sistema in cui da una parte c'è l'obbligo di affidamento a soggetti privati della gestione del servizio, a società di capitali, quindi forme privatistiche di aziende, mentre contemporaneamente si utilizza il principio del full cost recovery, per cui tutti i costi di gestione e di investimento, finanche prima del 12 e 13 giugno la remunerazione del capitale investito, devono essere coperti interamente dalla tariffa.
La tariffa ripaga tutto. Quando si afferma che sono i privati a finanziare il servizio idrico si sta mentendo spudoratamente a tutti i cittadini italiani, perché i costi di gestione, di investimento e prima la remunerazione, quindi i profitti, vengono caricati sulla tariffa. Le società private di gestione, fungono da passamano dal mercato creditizio bancario, per poi riprenderli attraverso la tariffa.
Se andiamo a vedere i risultati dopo quindici anni esatti di questo sistema, giacché il full cost recovery è stato inserito nella normativa italiana nel 1994 con la legge Galli e il metodo normalizzato e l'affidamento a privati è iniziato sostanzialmente a fine anni '90, ha dichiarato fallimento perché siamo tutti concordi, finanche Federutility, che è l'associazione che riunisce le aziende private, nel rilevare un numero di investimenti non adeguato alle necessità del sistema idrico complessivo italiano.
Federutility nel 2010 afferma, infatti, testualmente: «l'ingente fabbisogno finanziario di cui necessita il sistema non può far carico unicamente sulla leva tariffaria, in quanto incapace di generare in tempi brevi le risorse per far fronte al debito». Non lo abbiamo riportato, ma poi si afferma anche che bisogna tornare a forme di finanziamento pubblico, cioè società di capitali anche quotate in borsa chiedono che i finanziamenti provengano dal pubblico, oltretutto con il rischio di incorrere in procedure di infrazione da parte dell'Unione europea, perché vengono considerati aiuti di Stato laddove si parla di concorrenza e di mercato.
Per questo, noi diciamo che non tutto il servizio idrico può essere caricato sulle spalle dei cittadini e della tariffa, che debbano essere previsti anche la fiscalità generale e strumenti di finanza pubblica, affinché si possano realizzare gli investimenti. Pensiamo ad esempio alla vocazione originaria della Cassa depositi e prestiti, che oggi è diventato il principale finanziatore delle varie multiutility e grandi fusioni che stanno avvenendo soprattutto al Nord.
Una delle ultime grandi fusioni che si è avuta tra l'Emilia, la Liguria e il Piemonte, quella che poi ha portato alla nascita di Iren, è stata finanziata attraverso il Fondo F2i di Vito Gamberale, con soldi donati dalla Cassa depositi e prestiti. Uno degli emblemi della privatizzazione dell'acqua in Italia, dunque, è garantito da una delle banche statali o quantomeno con azionariato a maggioranza statale.
Noi diciamo, invece, che la Cassa depositi e prestiti può tornare ad avere una funzione di aiuto alla finanza pubblica e, nonostante i tagli agli enti locali, può tornare a finanziare a tassi inferiori a quelli del mercato anche in considerazione del fatto che stiamo parlando della trentatreesima banca al mondo per liquidità e che dunque si tratta di un tesoro enorme che viene utilizzato per gli interessi di pochi, nonostante questo tesoro derivi dai risparmi dei cittadini italiani.
Dovrebbero essere studiati e approfonditi strumenti per tornare a un finanziamento pubblico, che si possono trovare anche in situazioni di crisi, stante il fatto


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che oggi - credo che siamo tutti concordi - questo sistema così strutturato, tariffa che copre tutti i costi e affidamento a privati, ha dichiarato il suo fallimento.
Sono venti anni che sentiamo parlare di perdite della rete pari a circa il 30-35 per cento, sono quindici anni che il sistema di affidamento a privati e la leva tariffaria praticamente garantiscono il servizio idrico. Allora qualcosa va cambiato, e la legge di iniziativa popolare, sebbene sia stata redatta nel 2007, va nella direzione del mandato che gli elettori hanno dato alle istituzioni con i referendum del 12 e 13 giugno 2011.
Tutti si stanno prodigando a interpretare quale sia il mandato dei referendum del 12 e 13 giugno, che io considero molto chiaro: si vuole tornare a una gestione pubblica dell'acqua, per considerarla veramente un bene comune e un diritto umano universale, che può essere esclusivamente garantito da una gestione pubblica a cui le comunità locali possano partecipare.
Non mi dilungo oltre perché il testo della proposta di legge è a disposizione di tutti e vi sono enunciati tutti questi principi. Il fatto che il Forum italiano dei movimenti per l'acqua abbia redatto quel testo e sia stato tra le realtà promotrici dei referendum fa sì che i principi ispiratori delle due campagne e delle iniziative siano assolutamente concordi. A maggior ragione, quindi, oggi chiediamo a voi onorevoli deputati - e ringraziamo anche il presidente Alessandri per l'interessamento e per aver riavviato l'iter della proposta di legge - che questo iter sia celere e che si arrivi a una sua rapida approvazione. Grazie.

BENGASI BATTISTI, Rappresentante del Forum italiano dei movimenti per l'acqua - Coordinamento nazionale enti locali per l'acqua bene comune e la gestione pubblica del servizio idrico. Ringrazio il presidente e gli onorevoli presenti. Rappresento il coordinamento nazionale degli enti locali, che prima di tutti hanno subito questa sottrazione di un bene comune.
Il risultato referendario è anche frutto di vertenze locali, che hanno vissuto sulla loro pelle il risultato di una privatizzazione. Il risultato è stato un aumento tariffario diffuso in tutta Italia, una diminuzione degli investimenti, una diminuzione del numero dei lavoratori, un aumento del precariato.
Questo ha provocato indignazione da parte dei cittadini e delle cittadine, che hanno trovato nei quesiti referendari e nei princìpi in essi contenuti una possibile risposta, una possibile riscossa, una riappropriazione di quello che le comunità ritengono un bene comune indisponibile in quanto necessario per la vita del creato, da restituire integro alle future generazioni. Questo credo che sia il dovere delle comunità, che sono coese tra loro proprio perché governi locali di beni comuni.
Sottraendo questi beni comuni ai loro governi e ai governi locali delle comunità, oltre a produrre un danno in termini economici, si produce un danno anche in termini di coesione, e credo che la coesione sociale sia uno degli elementi più importanti da tenere in considerazione.
Come è stato già ampiamente detto, la proposta di legge di iniziativa popolare contiene gli stessi princìpi ispiratori dei referendum, e il risultato referendario non fa che rafforzare i princìpi in essa contenuti, con una consapevolezza: ci si aspetta che i princìpi referendari, che sono chiari, netti, precisi e che hanno ottenuto questo grande risultato, vengano recepiti come tali.
Questo è quanto chiedono i cittadini e le cittadine, che dalla privatizzazione già in parte accaduta hanno vissuto i risultati disastrosi che sono sotto gli occhi di tutti. Grazie.

VINCENZO MILIUCCI, Rappresentante del Forum italiano dei movimenti per l'acqua. Ringrazio per questa audizione in virtù del fatto che la nostra proposta di legge è già stata depositata nell'altra legislatura, nel 2007, siamo arrivati a una seconda legislatura che non so quanto durerà (forse siamo agli albori di una precipitazione), ma è nostro compito in


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questo momento augurarci che questa proposta di legge almeno arrivi alle soglie dell'Aula, se fosse possibile chiaramente quantomeno con un'indicazione in cui la proposta di legge di iniziativa popolare abbia una sua messa in luce.
Questa trova già la composizione di quanto abbiamo auspicato e i cittadini hanno sottoscritto, possibilità a cui 27 milioni di italiani hanno dato mandato come in altre parti del mondo. In cinque Paesi dell'America latina, in quattro Paesi dell'Asia e in altri Paesi ancora l'acqua è stata iscritta nelle Costituzioni, il che vorrà dire qualcosa.
Alla corrispondenza dell'ONU hanno votato 120 Paesi, solo 40 astenuti e nessuno contrario, e dentro le Costituzioni c'è l'acqua, bene umano universale. Da questo discende ovviamente che l'acqua, al di là delle battaglie che ne fanno i cittadini, deve essere per forza priva di lucro, non ci si può speculare sopra.
Domani a Napoli il consiglio comunale, dopo la delibera di giunta, vota la trasformazione dell'azienda privata in azienda pubblica. È un grande risultato. A breve, una regione, la Puglia, con una legge come quella che vi abbiamo presentato discuterà questo valore, cioè la possibilità che l'acquedotto pugliese, uno dei più grandi acquedotti, addirittura il più grande d'Europa a carattere regionale, torni a essere pubblico di fronte alla Spa che rappresentava.
In moltissimi comuni (oltre 230) è stata e sta ancora avvenendo una modifica degli statuti comunali, in cui viene scritto che l'acqua è un bene umano universale e che la sua gestione diretta è priva di rilevanza economica. Vorrà dire anche questo qualcosa, ovvero che non solo i cittadini ma anche le amministrazioni comunali, provinciali, regionali assumono questo valore come valore fondamentale, e del resto l'acqua lo è assolutamente.
Ci auguriamo che anche questo lavoro di cui la legge è stata portatrice assuma questa rilevanza, perché altrimenti saremmo ancora contrariati di dover portare per l'ennesima volta dentro un'ennesima legislatura questa che ci sembra a portata di mano. Grazie.

GIUSEPPE ANTONIO MANCINO, Rappresentante del Forum italiano dei movimenti per l'acqua - Comitato acqua pubblica provincia di Latina. Oltre a ringraziare il presidente perché per la seconda volta ha posto l'attenzione su questa proposta di legge di iniziativa popolare, ringrazio anche i presenti.
Vorrei puntualizzare ulteriormente quanto già detto, rappresentando uno dei territori che è diventato l'emblema nazionale della battaglia sull'acqua, quindi Acqualatina, il Lazio e le varie tematiche di cui gli onorevoli qui presenti hanno ampiamente cognizione.
A proposito delle motivazioni per cui bisogna «liberalizzare» - eufemismo perché che si tratta di privatizzare -, abbiamo avuto esperienze molto amare, che dimostrano ampiamente come ciò non sia vero, perché gli investimenti non sono stati fatti, le bollette sono aumentate del 340 per cento a Latina con la gestione di Acqualatina, e in più gli investimenti sono stati fatti con i soldi dei cittadini, perché è constatato e motivato che le banche alla componente privata della gestione non concedono un centesimo di credito, se non hanno la garanzia della cosiddetta «segreteria tecnica» formata dai sindaci, quindi dalle rappresentanze dei Comuni, dei cittadini, e solo a quelle condizioni erogano i mutui.
Questo significa che il finanziamento della gestione dell'acqua è a carico dei cittadini, per cui su questo grava anche l'adeguatezza del 7 per cento, che è un furto perché non ci sono capitali privati investiti: sono a carico dei cittadini.
Credo che l'indicazione emersa dal referendum debba indurre il Parlamento a legiferare di conseguenza, perché è inaccettabile che una gestione privata debba arrivare alla vergogna di chiudere l'erogazione dell'acqua financo agli asili. Questo deve essere denunciato con forza, perché ne abbiamo subite di tutti i colori. Cito Latina perché vivo in quel territorio, e


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l'onorevole Realacci è reduce dal recente convegno che lì si è tenuto su questioni di mafia, e si tratta sempre di gestione di servizi locali, quindi parlo con cognizione di causa con un rappresentante del Parlamento che dimostra di essere attento a quelle situazioni territoriali.
Peroriamo dunque questa causa ampiamente dimostrata e quindi vi invitiamo a farvi portatori in una discussione più generale della necessità che il Parlamento (non solo il Governo) legiferi di conseguenza, rispettando l'indicazione referendaria. Vi ringrazio.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai deputati che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

ALESSANDRO BRATTI. Intanto grazie della vostra presenza e delle indicazioni che ci avete dato.
Faccio una considerazione, visto che siete sempre molto attenti. Tenete presente che qui, a parte il presidente, che è della Lega, siamo tutti del Partito Democratico più la collega Zamparutti, che è radicale. Questo per dirvi che l'interesse si misura anche da queste situazioni. Tengo a sottolinearlo perché non è la prima volta che ci troviamo di fronte audizioni importanti e siamo sempre solo noi.
Senza entrare nel merito dei contenuti del documento e delle motivazioni su cui abbiamo avuto già modo di discutere, laddove le nostre posizioni sono state di appoggio al referendum, pur con qualche distinguo. Oggi siamo nella fase post referendum ed è evidente che anche in un'eventuale progetto di legge bisogna considerare che c'è stato un turno referendario che si è espresso in un determinato modo, per cui di fatto rafforza certe posizioni che erano nella proposta di legge di iniziativa popolare e che ci obbliga come legislatori a essere conseguenti al risultato referendario, anche al di là delle vedute e dei giudizi che magari non collimano perfettamente.
Ad esempio, se è vero che voi avete ricordato una serie di fallimenti documentati rispetto a certi tipi di gestione, è anche vero, e voi lo sapete, che le situazioni non sono tutte uguali nel Paese e ci sono situazioni molto differenti, perché ci sono gestioni di consorzi pubblici che, seppur sotto forma di Spa, hanno funzionato bene, come altre hanno funzionato malissimo. Perché, poi, non è sempre la stessa fotografia, però è opportuno sottolineare che quando parlate di una forma giuridica (correggetemi se sbaglio) intendete solo la forma giuridica pubblica, cioè il soggetto di natura pubblica.
Vorrei farvi alcune domande perché a noi serve interloquire con voi, anche per capire meglio come vedete le varie questioni. La prima domanda è questa. Tenendo conto della situazione esistente dal punto di vista legislativo e dal punto di vista della situazione della finanza locale e delle difficili condizioni finanziarie in cui versa il sistema degli enti locali, e anche tenendo conto che nella vostra proposta, mi sembra, che chiediate che gli investimenti in questo settore siano tenuti fuori dai vincoli del Patto di stabilità interno, vi chiedo: poiché c'è una serie di contratti in essere (sono stati dati affidamenti e sono stati fatti investimenti) e visto che è stato calcolata la spesa che occorrerebbe fare da parte degli enti locali per riprendere in gestione diretta il servizio idrico integrato (e sono conti che prevederebbero un esborso non indifferente da parte degli enti locali), vorrei sapere come potrebbe essere sostenuta secondo voi questa decisione e la conseguente spesa.
L'altra domanda è in parte collegata a questa. Rispetto alla situazione attuale, visto che una serie di investimenti è già partita, vorrei conoscere la vostra posizione rispetto ai contratti in essere, perché si sono scatenate discussioni accese su questo punto sul territorio e anche perché, come ho già detto, le situazioni non sono tutte uguali sui territori. C'è infatti chi sostiene che ci si possa subito attivare sulle tariffe per «togliere» il 7 per cento di remunerazione del capitale investito. Anche rispetto a questa situazione mi piacerebbe sapere come secondo voi si potrebbe intervenire concretamente. Colgo l'occasione per dire che a me pare abbastanza


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interessante (non facile) la strada che voi avete indicato di un coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti, perché potrebbe essere una delle possibili soluzioni.
Altra questione: voi sapete che, anche se noi del Partito Democratico non eravamo d'accordo, è stata istituita l'Agenzia per le risorse idriche, che sostituisce la CONVIRI e ad oggi, a legislazione vigente, ha la responsabilità di definire le voci di costo della tariffa. Vorrei chiedervi la vostra opinione su questa Agenzia, quale ruolo dovrebbe avere secondo voi, se ha senso che ce l'abbia rispetto all'impostazione culturale che avete dato al sistema (anche se, giustamente, lei faceva riferimento alla normativa europea, che così come non ha mai obbligato a privatizzare non obbliga neanche ad avere tutto pubblico). È chiaro che la normativa europea è una normativa di rango superiore, perché i singoli Stati membri definiscono in maniera più specifica la normativa stessa, ma oggi di fatto, se niente lo specificasse, l'ente affidante potrebbe scegliere il tipo di gestione. L'ente affidante è espressione del sistema degli enti locali, per cui la palla in teoria passerebbe al sistema degli enti locali, cioè dei Comuni, che potrebbero scegliere il tipo di gestione che ritengono più opportuna per i propri territori.
Su questo, vorrei sapere se, rispetto a questo quadro normativo, riteniate comunque utile un'attività di regolazione da parte dell'Agenzia che è stata recentemente istituita.

ERMETE REALACCI. Ritengo che i vari interventi e in particolare quello di Carsetti siano stati molto chiari.
Acqualatina dimostra che si conoscono casi pessimi di privatizzazione, anche se purtroppo non è vero che il privato è cattivo e il pubblico è buono: in Italia veniamo da decenni in cui quelle perdite di reddito sono state prodotte da enti pubblici gestiti male, che sono stati fonti di grandi ruberie. Ricordo che negli anni passati dell'acquedotto pugliese si diceva che dava più da mangiare che da bere, per la quantità di denaro pubblico che veniva dispersa. C'è quindi un problema di pubblico trasparente e di pubblico ben gestito.
Ha ragione Carsetti a sostenere che è stata fatta una forzatura sostenendo che l'Europa raccomandasse di passare alla gestione privata del servizio idrico integrato, cosa non vera, anzi addirittura l'accelerazione è stata introdotta nella legge comunitaria, che non c'entrava assolutamente niente con l'oggetto del contendere.
Per capire la situazione attuale e come muoversi, a parte l'iter del disegno di legge - adesso il relatore è il presidente e diciamo che siamo garantiti, ma vorrei ricordare che la volta scorsa il presidente aveva scelto Scilipoti come relatore ...

PRESIDENTE. Su richiesta di Italia dei Valori.

ERMETE REALACCI. Certo, non volevo sostenere che farai la fine di Scilipoti, ma solo che è importante avere un'informazione completa perché altrimenti non si capisce come funzionino le cose. Scilipoti era un estremista su questo tema, ma adesso probabilmente ha cambiato idea perché ha proposto anche la sanatoria dell'abusivismo edilizio, quindi ha avuto una di quelle conversioni che noi umani non possiamo nemmeno immaginare. Adesso, però, con il presidente relatore, valuteremo se ci saranno le condizioni per approvare la legge.
Detto questo, vorrei che capissimo anche come fare. Vi dico quali sono, a mio avviso, i punti dubbi, che abbiamo peraltro affrontato sia nella fase di raccolta di firme che in campagna referendaria.
Il primo punto è questo. Personalmente non avevo firmato il referendum sulla remunerazione del capitale non perché non fossi d'accordo con la spinta che dal referendum sarebbe potuta venire, ma perché mi era ben chiaro che, se è vero che non era stata la generosità dei privati a produrre gli investimenti, l'idea di una fiscalità generale che andava a ripagare gli investimenti fatti era illusoria: nelle condizioni date non esiste che ci sia una fiscalità generale che va a ripagare gli investimenti.


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Basti solo pensare che, in materia urbanistica, non siamo ancora riusciti a vincere la sacrosanta battaglia - lo dico per gli amministratori locali - sul fatto che non si deve fare fiscalità generale con gli oneri di urbanizzazione, che è un palese scempio, perché la gente che amministra i comuni è costretta a svendere territorio per pagare anche servizi essenziali!
Bisogna quindi creare le condizioni (del resto la Puglia, dopo il referendum, non ha rinunciato al 7 per cento) per rendere questo elemento della remunerazione degli investimenti trasparente, bisogna trovare la maniera perché non ci sia profitto ma ci sia la possibilità di fare investimenti. Per esempio, essendo io d'accordissimo sull'esenzione per il consumo fino a cinquanta litri - penso, anzi, che questa misura andrebbe estesa -, credo che l'elemento della remunerazione degli investimenti si possa pagare sulle tariffe di quelli che consumano di più. In sostanza, bisogna creare un sistema tariffario che consenta di garantire sia le fasce deboli sia gli investimenti necessari. Questo è il punto centrale intorno a cui ragionare nel momento in cui si mette mano alla legge, riconoscendo anche che ci sono sul territorio situazioni molto diverse fra loro, perché, ad esempio, quando si pone a modello la vicenda di Parigi, bisognerebbe anche dire che quello è un caso in cui scadeva la concessione.
Se, invece, oggi devo pensare al riacquisto da parte del pubblico, per come sono messe concretamente le cose, è chiaro che, siccome sono concessioni, uno può cambiare le norme e le regole, si può indicare una direzione, ma oggi nella concretezza della finanza pubblica locale mi sembra difficile che il pubblico possa sostenere gli oneri per ricomprare le quote dai privati.
Infine, da ambientalista vi dico che, garantiti le fasce sociali più basse e i consumi vitali, il fatto che l'acqua si paghi con tariffe adeguate non mi sembra neanche un cattivo segnale, nel senso che è una forma di responsabilizzazione, che aiuta ad andare nella giusta direzione di un uso sostenibile delle risorse idriche.
Se questi sono i criteri, ci si può lavorare. Il presidente adesso che è relatore può essere garante di questo percorso. Per quanto riguarda il Partito Democratico, dico che si può andare in questa direzione, ma come sapete noi siamo l'opposizione e non siamo noi a doverlo garantire. Se però, davvero, la Lega ci sta, ci sarebbe la maggioranza per approvare una legge che cerchi di mettere nero su bianco quella che sicuramente era l'ispirazione referendaria, sapendo però che bisogna lavorare sia sulla questione della fiscalità generale, sia su una certa e inevitabile progressività e diversità territoriale nell'applicare la questione e sulla necessità di garantire al pubblico trasparenza ed efficacia, perché non è che di per sé pubblico significa buono, e vengono in mente tante situazioni, per la verità nel sud più che nel centro-nord, in cui il pubblico è stato anche la base di un clientelismo molto esteso.

SALVATORE MARGIOTTA. Vorrei porre due domande flash. Sapete che la vostra proposta di legge di iniziativa popolare è calendarizzata, come leggete nel titolo di questa audizione, insieme ad altre due proposte di legge: la proposta di legge Messina e la proposta di legge Bersani, che contiene il modo di vedere più diffuso all'interno del Partito Democratico.
Vorrei sapere quindi se abbiate letto quest'ultima proposta di legge, come la valutiate, in quali parti la riteniate più compatibile con le vostre idee, in quali meno compatibile, se crediate che nel corso del lavoro si possa giungere a una mediazione soddisfacente anche per voi come proponenti della legge di iniziativa popolare.
Per la seconda domanda mi rifaccio alla premessa dell'onorevole Bratti. Pur essendomi nota questa vicenda, mi ha colpito il fatto che riteniate anche le società a capitale interamente pubblico


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non rispondenti al vostro modo di immaginare la gestione del servizio idrico integrato.
In Basilicata, la mia regione, ad esempio la società Acquedotto lucano è una società tutta pubblica, inizialmente partecipata da tutti i Comuni, poi è subentrata la Regione al 51 per cento per motivi di cassa, ed è una società che funziona bene, c'è una sostanziale soddisfazione da parte dei cittadini per come il lavoro viene fatto. Inoltre, pur essendo una Spa, i criteri di gestione sono interamente di tipo pubblico, dalla gestione degli appalti a tutte le altre questioni. Vorrei dunque sapere perché riteniate non positivo anche un esempio di questo tipo.

PRESIDENTE. Aggiungo solo una cosa veloce anche perché non c'è nessuno della maggioranza. Al di là delle mie posizioni personali, che sono note, perché da venti anni, anche da solo, ho sempre fatto questa battaglia, come l'onorevole Bratti sa bene. In un convegno a Ferrara ne abbiamo anche parlato e io ero contrario anche alle utilities perché sono un esproprio fatto al lavoro dei nostri padri e dei nostri nonni, perché erano realtà che al nord, in Emilia in particolare, funzionavano bene, garantendo tariffe basse, servizi capillari.
Oggi sono Spa a tutti gli effetti con il 49 per cento in Borsa, per cui anche io ritengo che siano sostanzialmente privati e non più pubblici, perché quando hai 150 pubblici è come avere nessun pubblico. Negli ultimi dieci anni le tariffe sono triplicate, i servizi sono dimezzati e non c'è più neanche il contatto con il cittadino. Quando si ha un problema, quindi, non si sa più a chi rivolgersi e credo che alla fine si sia perso di vista il punto di partenza.
Poiché questo tema era stato accantonato con il decreto Ronchi, mi sembrava giusto che dopo il referendum venisse ripreso e sono disponibile ad avviare un confronto anche con la maggioranza. Anche il PD ha posizioni eterogenee - in Emilia-Romagna la pensano diversamente - come anche qualcuno del PdL e anche della Lega. Bisogna quindi attivare un ragionamento complessivo, che riguardi tutti i partiti politici. Credo che sia interessante e utile a questo Paese anche alla luce del referendum: è un invito che vi faccio. Finiremo le audizioni, che ci serviranno per fare il punto.
Aggiungo solo che ho perorato l'eliminazione della CONVIRI, perché non era uno strumento adeguato. Ho visto tante lettere di Passino fatte alle società di gestione, dalle quali non riceveva alcuna risposta.
Non ha nessuna forza come credo neanche l'Agenzia, per cui bisogna arrivare a un'Authority, che però abbia potere sanzionatorio, altrimenti continuiamo ad avere un organismo di vigilanza che scrive lettere ma non può sanzionare nessuno, per cui non serve. Anche questo passaggio ulteriore non è sufficiente, perché bisogna giungere a un organismo che rappresenti anche una garanzia per i cittadini, a cui potersi rivolgere e in grado di intervenire, anche fosse una multiutility, potendola sanzionare e far tornare nell'alveo adeguato.
L'Europa non impone, però lascia aperta la porta. Ho visto in giro per l'Italia buoni esempi di privato, ad esempio in Lombardia, mentre in Veneto ci sono buoni esempi di pubblico, poi ho visto cattivi esempi di privato e cattivi esempi di pubblico: credo che non ci sia la verità in tasca, ma bisogna trovare la soluzione per garantire i controlli.
Questo è ciò che oggi manca al cittadino: la possibilità di avere un controllo diretto e di intervenire. Oggi c'è il Far West in questo settore, per cui ben venga questo ragionamento che mi auguro ci porti a un risultato. Vi convocheremo ancora per lavorarci al termine delle audizioni, quando con il Comitato ristretto avremo di fronte i tre testi da unire e vedremo che prodotto fare. Formulo questo invito già da adesso per vedervi coinvolti in questo iter.
Mi auguro - faccio la premessa ridendo - giacché spesso il Governo non coincide con la legislatura che la legislatura duri comunque un anno e mezzo e si possa procedere all'approvazione della


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legge, almeno alla Camera. L'auspicio è che ci siano i tempi per portare a termine tutto l'iter legislativo, perché quando si vuole si può fare tutto. Abbiamo visto fare le cose in due mesi a Camera e Senato, quindi vediamo di attivarci ognuno per propria parte con i propri colleghi.
Personalmente dovevo essere a un'audizione con il Ministro Maroni, ma l'orario coincideva: oggi alcuni miei colleghi della Lega non sono presenti solo per questo.
Do la parola ai rappresentanti del Forum per la replica.

GIUSEPPE ANTONIO MANCINO, Rappresentante del Forum italiano dei movimenti per l'acqua - Comitato acqua pubblica provincia di Latina. Brevemente, per quanto riguarda le concessioni in corso, le convenzioni e gli inadempimenti, è vero che non tutte le gestioni sia pubbliche che private hanno avuto lo stesso comportamento, però riteniamo che non si possa mantenere in piedi una pletora di forme di gestione che non abbiano un indirizzo unico, compreso in un dettato legislativo.
Per quanto ci consta, nella maggioranza delle attuali forme di gestione pubblico o privato, a maggioranza pubblica o a maggioranza privata, da indagini fatte - la Regione Lazio è una di quelle coinvolte - verso le società di gestione abbiamo rilevato ben ventinove punti di inadempienze, tutti addebitabili alla parte contraente privata. Ora, quando tra parti si stipula un contratto sono previste anche le penalità e le clausole di rescissione...

ALESSANDRO BRATTI. Mi scusi, per capire meglio...

GIUSEPPE ANTONIO MANCINO, Rappresentante del Forum italiano dei movimenti per l'acqua - Comitato acqua pubblica provincia di Latina. Sì, lo so, poi c'è anche la parte di chi si fa carico dei costi...

ALESSANDRO BRATTI. No, mi scusi, il tema è questo: se un anno fa è stato fatto un contratto con una parte privata per un piano di investimenti che dura, diciamo, sei anni e la parte privata sta svolgendo bene il suo mestiere, dal vostro punto di vista, dopo il referendum, questo contratto in essere deve essere mantenuto con le clausole con cui è stato stipulato o no?

GIUSEPPE ANTONIO MANCINO, Rappresentante del Forum italiano dei movimenti per l'acqua - Comitato acqua pubblica provincia di Latina. È vero, questo è uno dei punti importanti, che richiede riflessione, conoscenze ulteriori, verifiche, perché affermare che non tutto è uguale sia nella parte pubblica che in quella private significa scendere in queste considerazioni.
Ci sono però anche dei casi non specifici, in cui una delle parti contraenti è inadempiente e si vuole rescindere la convenzione, ma si è fatto molto terrorismo politico e ideologico presso i Comuni con pressioni inaudite, paventando penalità da miliardi, cosa che è una falsità. Codice alla mano, riteniamo che le parti inadempienti sono eventualmente passibili di tutto ciò che comporta le penalità e, se comporta anche la rescissione della convenzione, non vedo perché non dovremmo approfondire.
Per quanto riguarda il carico dei costi di gestione, nessuno pretende una gestione gratuita. D'altro canto, è indubitabile che con il referendum si è spazzata via anche quella forma di gestione Spa, che è proprio quella che dà origine a una regolamentazione da codice, che fissa al 7 per cento l'adeguatezza della remunerazione degli investimenti.
Noi siamo disponibili a discutere tutto perché un conto è un 7 per cento che va a finire in mano a privati che non fanno un euro di investimenti, un conto invece un 7 per cento che possa essere accantonato dalle casse dei Comuni e reinvestito.
L'importante per noi è che nelle varie proposte di legge - tutte legittime - e dal confronto non si giunga a vanificare quello che è stato l'indirizzo referendario, perché sappiamo benissimo che poi che nella battaglia parlamentare ognuno tiene a mantenere le proprie posizioni. È stato oggetto di studio e di incontri anche richiesti più volte, ad esempio, con il PD,


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anche nella fase precedente al referendum, affinché una delle proposte venisse ritirata in questa sede. Vedo che viene mantenuta, noi siamo disponibili a un confronto, però è ovvio che, se una delle due non va verso l'indicazione referendaria, il buonsenso vorrebbe che la parte proponente ne prendesse atto.
Per quanto riguarda i Comuni, è una denuncia che sta sotto gli occhi di tutti: è stata fatta pressione sui Comuni, che hanno subito tagli con questa finanziaria mentre si promettono centinaia di milioni di euro ai Comuni che spingono per la riprivatizzazione. Questo è semplicemente scandaloso, perché viene riproposta la privatizzazione a sessanta giorni dal referendum che ha detto no. Credo che questo debba essere oggetto di riflessione da parte di tutte le forze politiche, perché questa cosa qua non è accettabile.
Infine, la Cassa depositi e prestiti fu istituita per essere la Banca dei Comuni, per finanziare i Comuni e le attività comunali, quindi mi chiedo quale sia lo scandalo nel riproporre che questa Cassa depositi e prestiti, anziché investire soldi a destra e a manca, venga riportata nella sua finalità istitutiva di finanziare i Comuni.

PAOLO CARSETTI, Rappresentante del Forum italiano dei movimenti per l'acqua. Rispetto ai referendum ci sono due questioni da tenere in considerazione. L'effetto giuridico è che è vero che non vengono spazzate via le Spa, e questo dobbiamo riconoscerlo tutti.
Avremmo voluto, tanto che avevamo proposto un terzo referendum in quella direzione, ma la Corte Costituzionale non l'ha dichiarato ammissibile, però dobbiamo essere onesti e riconoscere quale mandato politico emerga da questo referendum. Tutti i referendum hanno un'alta valenza politica, che non rispetta esclusivamente il dettame giuridico o il nuovo quadro normativo.
È evidente che le persone sono andate a votare per un «no» alla privatizzazione e per un «sì» alla gestione pubblica. Noi interpretiamo la gestione pubblica esclusivamente svolta tramite enti di diritto pubblico, perché a nostro avviso una gestione pubblica è una gestione che guarda anche alla possibilità che le comunità locali, quindi lavoratori, cittadini, partecipino ad alcuni punti fondamentali e decisionali.
Ci stiamo attivando rispetto a questo, che è il nostro principio ispiratore. Già nella legge c'era un Fondo nazionale per la ripubblicizzazione, finanziato con alcune forme che magari possono essere anche riviste. Ci eravamo posti il problema di tirare fuori alcuni miliardi di euro per il riacquisto delle quote, ma anche qui è una questione di volontà politica.
Si fa tutto, si disconoscono 27 milioni di cittadini un mese e mezzo dopo, fatto gravissimo secondo me per chi dice di aver ricevuto il mandato popolare e poi lo disconosce quarantacinque giorni dopo, e si fa anche questo.
Se ci sono le multiutility quotate in borsa, credo vada fatta una sorta di mea culpa rispetto a chi ha permesso la quotazione in borsa di quelle aziende, ma, se c'è la volontà politica, si trova il modo per il riscorporo del servizio idrico dalle multiutility che hanno come clienti il maggior numero di popolazione. La possibilità c'è e sta nella volontà politica.
Rispetto alla questione tariffaria, stiamo chiedendo il rispetto di quanto sancito dalla Corte costituzionale, che stabilisce che dal giorno dopo la nuova tariffa è immediatamente applicabile. Nel testo che abbiamo riportato c'è il passaggio, che dice che anche nei servizi a rilevanza economica è il corrispettivo di un servizio, ma basta che garantisca la copertura dei costi di esercizio e di investimento. Il profitto è quello che è stato eliminato, e il Governatore della Regione Puglia purtroppo sbaglia quando non lo vuole togliere affermando che quello è un costo, perché se così fosse sarebbe illegittimo pagare con quel 7 per cento un costo del servizio.
Questa è la mentalità che c'è dietro anche alle Spa a totale capitale pubblico. Diciamo che la ripubblicizzazione deve oltrepassare anche quelle forme di gestione, perché sono la prima forma di


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gestione privatistica con un approccio privatistico, che è quello di far riferimento al mercato creditizio bancario. Il codice civile è chiaro, nel senso che le società di capitale si mettono insieme per produrre degli utili, mentre noi crediamo che non debba essere questo il fine ultimo per chi gestisce un servizio essenziale per la vita dei cittadini come il servizio idrico.
Sebbene quindi ci siano alcune situazioni in cui la gestione è efficiente, ciò non toglie che le forme privatistiche di gestione siano quelle a più alto rischio se è vero - come è evidente da quello che è successo in questa legislatura - che sono state messe sotto attacco dal cosiddetto decreto Ronchi (decreto-legge n. 135 del 2009) e dall'ultima manovra estiva (decreto-legge n. 138 del 2011). Le Spa a totale capitale pubblico, essendo il primo passo verso la privatizzazione, sono le prime a poter essere privatizzate ad esempio se cambia la maggioranza politica dell'amministrazione pubblica: a seconda della tendenza politica si può decidere di mettere sul mercato una quota societaria.
Spero, almeno, che qualcuno non sostenga che anche le società miste siano pubbliche, perché allora le distanze sarebbero tante, dal momento che sappiamo bene come funziona la reale gestione all'interno di una società mista.
Strumenti di finanza pubblica? È vero, sono da studiare. Qualcuno ha proposto i water bond, altri hanno proposto bond a carattere locale; il Ministro Tremonti propose, non per l'acqua, ma per reperire risorse, il prestito irredimibile, cioè un prestito che non ha mai scadenza, che non va ad aumentare il deficit; negli Stati Uniti nella primavera scorsa Obama propose prestiti a cento anni, che sono qualcosa di molto vicino al prestito irredimibile, anche se, con l'aggravarsi della crisi, i tassi sono aumentati e quindi questi ultimi diventano uno strumento difficilmente utilizzabile.
Sulla proposta di coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti, prendiamo atto di quello che voi avete detto.
Rispetto alla valutazione della proposta di legge del Partito Democratico, abbiamo fatto diversi incontri, soprattutto con la responsabile ambiente, Stella Bianchi, in cui c'è stato illustrato anche il testo della proposta di legge. Abbiamo richiesto da un paio di anni un incontro anche con il segretario Bersani, e non c'è stato neanche mai risposto. Questo secondo noi è grave rispetto a un pezzo di società civile italiana, che ha rimesso in moto la partecipazione alla vita politica di questo Paese, perché non c'è riuscito nessuno quantomeno nei referendum degli ultimi quindici anni.
Qualche associazione e qualche comitato non così spaurito è riuscito a portare al voto 27 milioni di italiani contro tutto e tutti, contro tutti i media.

ALESSANDRO BRATTI. No, questo non è vero, perché noi abbiamo avuto un peso determinante... Abbiamo contribuito con i voti! Probabilmente, se chiedevi di parlare con Berlusconi o con Bossi...

PAOLO CARSETTI, Rappresentante del Forum italiano dei movimenti per l'acqua. Mi sembrava anche una questione di rispetto, comunque a Bossi abbiamo mandato diverse lettere e non ci ha mai risposto. Era anche un gesto di attenzione richiamato anche da Rodotà su vari articoli. Diciamo allora «senza avere il supporto dei grandi media, che ci hanno avversato in tutto e per tutto».
Tornando alle valutazioni sulla proposta di legge del Partito Democratico, noi crediamo che rispetto ai nostri principi messi anche nero su bianco nella proposte di legge di iniziativa popolare il mantenimento delle tre forme di gestione come società di capitali e del full recovery cost ci trovano assolutamente distanti.
C'è inoltre una cosa molto grave, che verrà probabilmente anche ripresa dalla famigerata Agenzia quando e se si costituirà: la remunerazione dell'attività industriale. Non c'è stata data alcuna spiegazione da Stella Bianchi rispetto a cosa significhi, perché noi la interpretiamo come un cambio di nome rispetto alla remunerazione del capitale investito, altrimenti non vediamo cosa debba essere quella voce aggiuntiva rispetto alla tariffa.


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Credo che dopo l'esito del referendum quella debba essere eliminata. Del resto, finanziamento pubblico ai partiti cambiato con rimborso elettorale significa un cambio sostanziale, ma remunerazione dell'attività industriale rispetto a remunerazione del capitale investito mi sembra un po' una presa in giro, però possiamo ragionarci.

ALESSANDRO BRATTI. No, però devi essere corretto fino in fondo, perché la proposta di legge era stata fatta prima del referendum. Qui siamo in una sede parlamentare e un conto sono le chiacchiere e un conto... Visto che la proposta di legge è stata fatta prima, è evidente che nel momento in cui si è scattato il secondo quesito referendario e ha avuto l'approvazione quella voce venga eliminata.

PAOLO CARSETTI, Rappresentante del Forum italiano dei movimenti per l'acqua. Visto che finora non era stato sostenuto da nessuno, siamo contenti di sentirlo in una sede ufficiale e ne prendiamo atto perché l'avevamo denunciato già prima, in quanto non andava nella direzione dei referendum.
Sulla Lega, credo che la Lega debba fare un'attenta riflessione rispetto a quanto è venuto soprattutto ai referendum, perché, se non erro, il 50 per cento dell'elettorato della Lega - lo dice diciamo un'indagine di uno dei più noti sondaggisti italiani - è andato al voto, il che vuol dire che il 47 per cento dell'elettorato della Lega ha votato «sì» ai referendum e questo è un dato che dovrebbe far riflettere.
Credo che anche l'interessamento del presidente della Commissione e la sensibilità dimostrata con il riavvio sia anche basata sulla consapevolezza che parte dell'elettorato della Lega ha una sensibilità molto elevata, come dimostrano tanti principi enunciati dalla Lega.

PRESIDENTE. In base alle realtà da cui uno proviene - riguarda la Lega ma anche molti altri colleghi - ci sono esperienze diverse che fanno maturare idee diverse. Ricordo che Zaia ha invitato l'elettorato a votare su tutti e quattro i quesiti in Veneto, io ho dato indicazioni in Emilia-Romagna sui due sull'acqua e di astenersi sugli altri due perché erano scritti male... Però dipende molto dalla sensibilità e dall'esperienza da cui si viene più che dalla questione ideologico-politica. Su quello dobbiamo fare un ragionamento complessivo.

PAOLO CARSETTI, Rappresentante del Forum italiano dei movimenti per l'acqua Sì, ma infatti lo dico con un approccio positivo rispetto al prosieguo del discorso.

PRESIDENTE. Sì, ma conta l'approccio diverso dalle realtà da cui ognuno proviene. Ho visto esperienze positive e negative con privati, pubblici, misti, partenariati, e ognuno ha prodotto dei mostri positivi o negativi, e su questo ognuno di noi si è fatto un'idea.

RAFFAELLA MARIANI. Presidente, una precisazione visto che abbiamo fatto una discussione dopo il referendum e siamo stati noi, come delegazione del Partito Democratico, che abbiamo fatto la richiesta di questo ciclo di audizioni, cui lei, presidente, ha subito dato la disponibilità.
Vorrei anche che fosse riconosciuto che rispetto alle posizioni precedenti al referendum e al nuovo ciclo di audizioni che dobbiamo fare ci sia anche la volontà di cambiare alcune cose. Lo dico perché non è che noi siamo disposti a star qui sempre prendere gli schiaffi, magari per quanto hanno fatto tutti i nostri predecessori fino a venti anni fa, mentre non si riconosce mai che c'è anche la volontà di discutere. Correttezza vorrebbe che almeno su questo vi fosse una disponibilità culturale anche sull'altro fronte per ragionare sul merito delle cose e non arrivare e dare i voti.

VINCENZO MILIUCCI, Rappresentante del Forum italiano dei movimenti per l'acqua. Solo per rispondere alla domanda che ci avete fatto se siamo d'accordo a mantenere le Spa in house.


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Voi sapete che siamo arrivati al referendum perché al 31 dicembre 2011 la legge Ronchi imponeva la privatizzazione anche della Spa in house, che circa il 64 per cento delle gestioni è ancora da destinare o sono Spa in house.
Se la Spa in house viene convertita in azienda speciale o azienda di scopo, stiamo a costo zero, quindi non dobbiamo fare costi diversificati. È quello che sta avvenendo a Napoli.

SALVATORE MARGIOTTA. Però sapete che noi del Partito Democratico abbiamo votato contro quella legge...

VINCENZO MILIUCCI, Rappresentante del Forum italiano dei movimenti per l'acqua. Si certo, e il tema rimane in quella dialettica di cui si diceva adesso, ma immaginate solamente il risparmio che c'è in quelle pletoriche gestioni dei consigli di amministrazione in cui spesso vengono infilati rottami dei partiti politici o dei sindacati. Pensate solo a questo: sono costi enormi!

PRESIDENTE. Ringrazio, a nome dell'intera Commissione, gli ospiti intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16,20.

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