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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VIII
15.
Mercoledì 22 luglio 2009
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Roberto Tortoli, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE POLITICHE PER LA TUTELA DEL TERRITORIO, LA DIFESA DEL SUOLO E IL CONTRASTO AGLI INCENDI BOSCHIVI

Seguito dell'audizione del sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Menia:

Tortoli Roberto, Presidente ... 3 6
Mariani Raffaella (PD) ... 3
Menia Roberto, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare ... 6
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP.

COMMISSIONE VIII
AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 22 luglio 2009


Pag. 3

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO TORTOLI

La seduta comincia alle 11,45.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Seguito dell'audizione del sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Menia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle politiche per la tutela del territorio, la difesa del suolo e il contrasto agli incendi boschivi, il seguito dell'audizione del sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Menia, che ringrazio per la presenza.
Ricordo che nella precedente seduta il sottosegretario Menia ha svolto la relazione e si è convenuto di la rinviare alla seduta odierna gli interventi dei deputati finalizzati a formulare quesiti e svolgere osservazioni, nonché la replica conclusiva del sottosegretario Menia.
Do la parola al deputato Mariani.

RAFFAELLA MARIANI. Vorrei ringraziare il sottosegretario Menia per la corposa e dettagliata relazione che ha voluto mettere a disposizione dell'indagine conoscitiva.
Ovviamente, pur riservandoci maggior tempo per riflettere sui temi da inserire nell'indagine, vorremmo porre due o tre questioni fondamentali che, da un certo punto di vista, abbiamo già trattato questa mattina nel corso della discussione sul DPEF. Non sfugge a nessuno, infatti, che il tema della difesa del suolo ha molto a che vedere con l'impostazione generale che il Governo alla propria azione politica, visto che si tratta di una tematica che, come abbiamo già sottolineato, ha una ricaduta non solo sull'assetto del nostro territorio, che è molto fragile, ma anche sullo sviluppo del comparto edile e della forestazione, con una ricaduta occupazionale ed economica molto forte.
Tuttavia, per attenerci alle questioni che possiamo gestire anche indipendentemente dal tema delle risorse - già trattato nella discussione sul DPEF e sul quale non vogliamo accanirci ulteriormente -, facciamo riferimento soprattutto all'impostazione normativa. In tal senso, vorrei porre al sottosegretario dei quesiti relativi, per esempio, ai contenuti della nuova delega, voluta dal Governo, per l'adozione di decreti legislativi integrativi e correttivi del decreto legislativo n. 152 del 2006, che scadrà nel giugno dell'anno prossimo. Fino ad ora non c'è stato alcun dialogo riguardo ai temi della delega legislativa, che sono invece fondamentali; non sappiamo, ad esempio, quali siano le partite che il Governo intende prioritariamente impostare nell'esercizio della delega in riferimento al problema della difesa del suolo, che è strettamente connesso alla questione dell'assetto definitivo dei distretti idrografici.


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Sebbene, infatti, sia stata trovata una soluzione provvisoria per i distretti idrografici, noi ci chiediamo, per esempio, se saranno rispettati i tempi previsti da questa soluzione (anche lei, sottosegretario, nell'ultima seduta, aveva sottolineato che la scadenza per i piani di gestione è a dicembre di questo anno). Infatti, visti i tempi che sono stati necessari in passato per la elaborazione degli strumenti di pianificazione e per la definizione degli accordi e delle intese con gli altri enti, non c'è attualmente nei territori e nelle istituzioni di riferimento la certezza che tutto ciò potrà andare in porto nei tempi fissati. In altre parole, fintanto che le norme restano come sono, occorrerà trovare l'intesa anche con le regioni e con gli enti locali e per questo esiste la grande preoccupazione che non si sia in grado di definire i piani di gestione entro dicembre di quest'anno, come invece dovrebbe avvenire.
La preoccupazione più grande è legata alla definizione di piani che dettino discipline non solo rispondenti alle direttive comunitarie - che, fino ad oggi, non sono mai state attuate, e ricordo che si tratta di direttive comunitarie che ormai compiono vent'anni -, ma anche ad una definitiva condivisione, da parte di tutti gli enti, di una linea di comando tale da consentire, oltre che di occuparsi della difesa del suolo in maniera concreta, anche di tutto il piano delle risorse idriche, con tutto ciò che esso comporta, specie in un momento di grande confusione normativa, come sappiamo essere il momento presente.
Dico ciò soprattutto perché - stando alle anticipazioni che provengono dagli organi di informazione - nell'impostazione del provvedimento per la riorganizzazione delle funzioni degli enti territoriali e la loro semplificazione, che il Ministro Calderoni sta definendo in questi giorni, appare di nuovo un riferimento alla riorganizzazione degli ATO, dei consorzi e degli enti che, a vario titolo, si occupano della materia della difesa del suolo. È ovvio, dunque, che ciò genera apprensione da parte degli enti chiamati a operare tali attività di riorganizzazione; soprattutto, però, questo genera preoccupazione rispetto ai riferimenti istituzionali. Esiste, cioè, il timore che non vi siano, in questa fase di grande confusione di riferimenti istituzionali, gli strumenti per predisporre piani concreti e non vi siano, pertanto, le conseguenti riserve di risorse economiche.
Questo è un problema delicatissimo che attiene anche all'individuazione di misure che possano mettere in protezione i territori più fragili: pensiamo a tutte le aree limitrofe ai grandi fiumi e ai relativi rischi di alluvioni che abbiamo visto verificarsi anche negli ultimi mesi.
Se faccio riferimento a questioni specifiche, non ultimo l'evento disastroso che ha colpito la Lombardia la settimana scorsa con le frane di Lecco e Como e tutta l'annessa polemica relativa all'individuazione di soluzioni per quelle aree, è per ragioni ben ponderate.
A volte, infatti, per i cittadini è facile attribuire le responsabilità di simili eventi all'ultimo ambientalista che magari ha addotto motivazioni per la protezione di questa o quella specie, provocando così un ritardo negli interventi. Anche nell'ultimo caso che ho citato, però, è emerso con nettezza che c'erano responsabilità da parte delle istituzioni, le quali in dodici anni - mi riferisco alla frana di Lecco -, nella farraginosità delle competenze della regione e del Governo, tra rimandi e rimpalli di scelte progettuali e di reperimento delle risorse, non avevano trovato la soluzione definitiva pur in una situazione di conclamato rischio per le persone e per le infrastrutture.
Questo ci porta a dire che, oltre alla questione dei fondi per la difesa del suolo che, come già evidenziato, noi riteniamo insufficienti, vi sia anche il problema dell'individuazione delle figure di responsabilità.
Ieri mi trovavo per caso alla Protezione civile per la questione della tragedia di Viareggio e ho constatato che già arrivavano richieste di milioni di euro per i danni della settimana scorsa in Lombardia. L'appello che viene da quel settore è relativo al fatto che, siccome le stime delle risorse necessarie alla prevenzione vengono


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sempre lette come sopravvalutazioni e non come stime reali dei costi, questo fa sì che poi si ricorra alla Protezione civile per reperire quei fondi che non sono stati trovati prima per gli interventi di prevenzione.
Per arrivare alle questioni concrete, riguardo alle quali vorremmo vedere un'assunzione di responsabilità da parte del Ministero dell'ambiente, in questo primo scorcio della XVI legislatura, abbiamo assistito - ma ciò vale anche per la legislatura precedente -, alla definizione delle priorità delle attribuzioni dei fondi in un rapporto diretto tra Governo e comuni. Noi abbiamo sempre contestato questo fatto. Al di fuori della programmazione con le regioni e del rapporto corretto che vi deve essere tra le istituzioni, non riteniamo giusto, infatti, che si continui con questo indirizzo, ossia che il Ministero si rapporti singolarmente con questo o quel comune lasciando, addirittura, alle dirigenze la scelta delle priorità. Vorremmo, al contrario, che vi fosse una programmazione al di fuori di ogni strumentalizzazione politica e territoriale e che si potesse accedere alla definizione di accordi di programma territoriali che trovino il consenso di tutti, senza dover fare la rincorsa per avere questo o quel finanziamento nei vari piani di erogazione dei fondi. Sappiamo, per altro, che il Governo sta compiendo uno sforzo in questo senso e vorremmo sottolineare che sarebbe importante concretizzarlo.
Esiste, poi, il tema dei grandi fiumi. Il sottosegretario, nella sua relazione, ha citato il progetto «Valle del Po», che ha un'importanza strategica fondamentale. Ci teniamo, però, a sottolineare che esso non è legato solo all'individuazione delle risorse per le infrastrutture lungo i corsi d'acqua principali del nostro Paese - certamente necessarie anch'esse -, ma anche alla difesa del suolo e agli interventi diffusi sui territori attraversati dai grandi fiumi del nostro Paese.
Rispetto a questi temi, teniamo, altresì, a sottolineare l'importanza dell'unità e del dialogo fra il Ministero dell'ambiente, le regioni e le autorità di distretto e di bacino che oggi svolgono questa funzione e che dovrebbero rimanere al di sopra delle questioni particolari.
Esiste, inoltre, il problema della gestione dei sedimenti che riguarda il Po e anche altri fiumi; si tratta di una partita che richiederebbe, forse, una velocizzazione e anche una maggiore efficienza. Badate, infatti, che quando non si riesce a fornire delle risposte efficaci e veloci da parte del Ministero, accadono quei fenomeni che stamani abbiamo lungamente contestato, ossia che qualcun altro, credendo di risolvere i problemi, propone misure drastiche e veloci, come le azioni di commissariamento, oppure avoca a sé delle competenze che non gli spettano.
Vorremmo sottolineare queste problematiche, evitando canali preferenziali e riportando il tutto alla programmazione generale. Evidenzio ancora, per l'ultima volta, quanto sia fondamentale dirimere, nella nuova delega per la revisione del decreto legislativo n. 152 del 2006, il tema dei distretti idrografici. Dal nostro punto di vista, questo è fondamentale. Facendo chiarezza su ciò, probabilmente si riuscirebbe anche a semplificare molto la gestione di alcune aree critiche del nostro Paese. Disponendo ancora di alcuni mesi, facciamo appello affinché, da ora al mese di dicembre, si risolva questo tema, rendendo giustizia anche ad una pianificazione che, come abbiamo più volte affermato, deve essere coniugata anche col le politiche di governo del territorio in senso più ampio. È necessario evitare che ogni ente, per farsi sentire e per dimostrare che esiste, ponga vincoli e, magari, provochi dei ritardi non solo alla programmazione, ma anche all'attuazione dei piani.
Accade, infatti, di dover constatare che nei nostri territori, magari proprio nei territori di molti parlamentari, sebbene ci sia la possibilità di spendere risorse, tali risorse sono bloccate perché l'autorità di bacino non va d'accordo con la regione, con la provincia o con altri enti che devono mettere dei vincoli. Sarebbe, pertanto, utile fare chiarezza velocemente.


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PRESIDENTE. Do la parola al sottosegretario Menia per la replica.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Brevemente, in questo senso, posso rispondere in termini positivi. Il grosso dell'intervento della collega Mariani si è concentrato, da una parte, sulla nuova delega per la revisione del decreto legislativo n. 152 del 2006, che prende a pretesto, dall'altra, sulla vicenda soprattutto dei distretti idrografici.
Come ho fatto notare la settimana scorsa, l'audizione si era svolta praticamente in contemporanea con un altro passo importante, ossia il confronto, che si è tenuto nella sede del Ministero, tra le diverse autorità di bacino, i rappresentanti delle regioni e il Ministero stesso per la predisposizione, come avevamo richiesto, dei piani di gestione. A far ciò ci impegna la normativa comunitaria. Tali piani sono stati portati, alla data del 30 giugno, da tutte le otto le autorità ex di bacino che, di fatto, oggi costituiscono quelle di distretto.
Il passo successivo consiste, appunto, nella delimitazione territoriale dei nuovi distretti. Proprio su questo tema, domani mattina alle 9, al Ministero, avremo un nuovo tavolo con le autorità, in confronto con le regioni per la definizione dei distretti. Io ho già visto piani differenti, ossia ipotesi differenti delle quali, a margine, possiamo pure parlare. Tuttavia, anche sotto questo profilo, il lavoro sta procedendo secondo le tappe che avevamo stabilito. Entro il 22 dicembre saremo quindi in grado di avere sia i piani di gestione confermati - adesso, infatti, abbiamo la fase della VAS -, sia, soprattutto, la definizione, d'intesa con le regioni, delle nuove autorità di distretto e, quindi, anche della delimitazione delle stesse.
A proposito dell'erogazione dei contributi, devo dire che anch'io, quando i primi giorni sono arrivato a conoscere le logiche di questo Ministero, sono rimasto molto stupito di come fossero erogati i contributi per la difesa del suolo, cioè sostanzialmente «a capocchia», sebbene esista una gerarchia di pericolosità dell'evento. Per questo motivo è stato richiesto non solo dal sottoscritto, ma anche dal Ministro, che ci si adegui a regole assolutamente obiettive sull'erogazione dei contributi. Anche a tal proposito, infatti, a parte gli accordi di programma, sono necessarie logica e ragionevolezza: ho visto accadere fatti, su entrambi i fronti, non voglio dire sospetti, ma particolari. Ciò riguarda sia l'erogazione diretta ai comuni, sia fenomeni particolari che ho visto verificarsi sull'altro fronte. Per fare un esempio, senza citare la regione specifica, ho visto che sul versante franoso che interessava tutta una fascia di costa, c'era un comune non allineato alla regione alla quale erano stati assegnati i fondi, al quale, in modo molto strano, i fondi erano stati comunque assegnati.
Pertanto, riguardo a tutto questo, anch'io sono assolutamente convinto che sia necessario istituire dei sacrosanti vincoli di ragionevolezza, di oggettività e di obiettività; occorrono parametri sui quali queste erogazione vengono concesse, tenendo purtroppo conto, come è logico, della ristrettezza delle risorse di cui dicevamo. La mia riflessione, però, è la medesima, in quanto, in realtà, noi stiamo pagando molto di più in termini di Protezione civile per fatti già accaduti rispetto a quello che avremmo potuto pagare investendo prima in prevenzione.

PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Menia e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 12.

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