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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VIII
17.
Mercoledì 23 settembre 2009
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Alessandri Angelo, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE POLITICHE PER LA TUTELA DEL TERRITORIO, LA DIFESA DEL SUOLO E IL CONTRASTO AGLI INCENDI BOSCHIVI

Audizione del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Luca Zaia:

Alessandri Angelo, Presidente ... 3 6 7 8
Realacci Ermete (PD) ... 6 8
Zaia Luca, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ... 3 7
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP.

COMMISSIONE VIII
AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 23 settembre 2009


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ANGELO ALESSANDRI

La seduta comincia alle 14,10.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle politiche per la tutela del territorio, la difesa del suolo e il contrasto agli incendi boschivi, l'audizione del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.
So che il Ministro ha un'agenda piuttosto piena, per cui gli do subito la parola, ringraziandolo per la presenza.

LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Vorrei ringraziare lei, presidente, e tutti i componenti della Commissione per la cortesia e per avermi dato l'opportunità di presentare questi dati.
Non nego che oggi è una giornata bruttissima per me, in quanto ho voluto dare immediata risposta a una richiesta - ed è giusto che persone dotate di grande responsabilità istituzionale come voi siano da subito informate - del Ministro francese Bruno Le Maire, che è succeduto a Michel Barnier e che è in volo per Roma; lo incontrerò, pertanto, alle 16 per un vertice urgente e straordinario relativamente alla vicenda del latte. Vi ricordo, fra l'altro, che non abbiamo mai sottoscritto il documento franco-tedesco; io ho sempre tenuto una posizione ferma in Consiglio dei ministri e in Europa. Tale documento, infatti, per alcuni versi non ci vede come possibili firmatari perché, innanzitutto, non prevede una misura favorevole agli italiani, ossia l'aiuto all'ammasso privato di formaggi e dunque questo significa andare a comprare formaggi sul mercato. L'Europa sta condividendo l'idea di comprare 600 milioni di euro di latte in polvere scremato e burro, lasciando fuori dalla partita noi che siamo grandi produttori di formaggi, e i nostri primi clienti sono i francesi.
In secondo luogo, il documento franco-tedesco - lo dico perché qualcuno potrebbe chiedersi le ragioni per cui l'Italia si chiama fuori - mette in discussione la compensazione. Questo documento prevede di bloccare l'health check, un accordo importante che solo l'Italia ha chiuso - questo ce lo riconoscono ormai tutti - portando a casa il 5 per cento di quote da subito; sembrava una decisione non ragionata, ma il nostro Paese ha avuto ragione. Si propone di bloccare la distribuzione di quote agli altri Stati membri - questo potrebbe anche vederci d'accordo - ma soprattutto di mettere in discussione la compensazione. Si intende passare dalla compensazione nazionale, secondo la quale, se io ho cento e produco ottanta, posso passare i venti mancanti ad un altro agricoltore che magari ne produce altrettanti in più, per farlo compensare, alla compensazione individuale. Questo significherebbe che 30.000 delle 39.000 aziende


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produttrici in Italia pagherebbero multe e torneremmo ad essere «contribuenti europei» per almeno 180 o 200 milioni di euro. Vi ricordo, viceversa, che da quest'anno l'Italia non paga più multe all'Europa: volenti o nolenti, la legge n. 33 del 2009 ci ha dato quantomeno questo risultato. Chiudo questa parentesi.
Per quanto riguarda gli incendi boschivi, ho sottomano una bella relazione - i miei collaboratori sono sempre precisi e puntuali - che lascerei agli atti, ma preferisco dirvi quanto so, perché penso che vi interessi maggiormente che stare qui a sentire un ministro che legge.
Innanzitutto, gli incendi sono in calo, in controtendenza rispetto all'Europa. Questo è un dato formidabile, nonostante le notizie e le immagini terribili trasmesse dai media (ho qualche dato a disposizione, che poi leggerò dalle tabelle).
Certo, ci vuole anche fortuna. Noi sappiamo che gli incendi crescono a livello europeo e sono comunque sempre importanti - i dati ci daranno la giusta dimensione - perché è calata la domanda di prodotti legnosi e la coltivazione del bosco ha subìto una battuta d'arresto a causa della crisi. Del resto, se non si realizzano pavimenti in legno, mobili e quant'altro, i boschi vengono coltivati meno, vengono abbattute meno piante e il fatto che non ci sia più un interesse economico a occuparsi del bosco fa crescere l'incolto, che rappresenta, purtroppo, un buon substrato per gli incendi.
Le variazioni climatiche costituiscono un ulteriore fattore importante. L'aridocoltura, il clima ormai subtropicale che stiamo affrontando e il fatto che piova sempre di meno creano un ulteriore substrato favorevole agli incendi.
L'incolto improduttivo rappresenta il terzo fenomeno significativo. Abbiamo 100 mila ettari all'anno di superficie agricola utilizzata (SAU) che diventano bosco, incrementando una superficie boschiva che in Italia - se non ricordo male - ammonta a 10,5 milioni di ettari.
Sfatiamo, in questo modo, una leggenda metropolitana che ci porterebbe sempre a pensare alla distruzione della foresta amazzonica. Da noi, viceversa, è in corso una battaglia quotidiana con il bosco, che si mangia i prati in montagna e toglie superficie coltivabile ai nostri agricoltori, i quali non riescono a fermarne l'avanzata. Tale fenomeno, che aumenta le dimensioni dell'incolto improduttivo, diventa anche un incentivo agli incendi, perché quando sparisce l'attività umana sui territori, le sterpaglie ovvero l'erba secca che ha concluso il suo ciclo riproduttivo diventano un substrato eccezionale per gli incendi. Negli ultimi venti anni, non a caso, gli incolti improduttivi, dunque i terreni abbandonati, sono aumentati per un totale di circa 2 milioni di ettari.
Ora, perché invece noi abbiamo avuto una diminuzione degli incendi boschivi? Sicuramente diversi fattori ci hanno aiutato. Il primo, fondamentale, è la fortuna. Un fattore importante è, inoltre, il miglioramento dell'organizzazione: non abbiamo più una pattuglia acrobatica che si va sul luogo dell'incendio e si organizza di fronte alle fiamme, bensì - come vi dirò poi - delle basi scientifiche nel monitoraggio, nella prevenzione e nell'organizzazione delle operazioni di spegnimento. Abbiamo avuto, tuttavia, la sfortuna di inverni miti e con scarse precipitazioni, che hanno significato molto, anche a livello europeo, sul fronte degli incendi boschivi, soprattutto per le ondate di calore che si sono verificate.
Secondo alcuni dati, dal 1o gennaio al 15 settembre 2009 - il mio intervento è aggiornato a tale data - si è avuto un calo del 30 per cento degli incendi, dai 6028 nel 2008 ai 4400 attuali (vi darò tutti i dati, che sono molto esaustivi). È importante, inoltre, considerare la superficie totale oggetto degli incendi, che è passata da quasi 65 mila ettari a 60 mila, con una diminuzione di circa il 10 per cento: un calo, quindi, sia in quantità che qualità.
Il complesso di tali dati, peraltro, ci porta a dire che l'attuale è stata per l'Italia una delle annate «migliori», ossia nella quale abbiamo subìto meno danni. Ci sono stati, ovviamente, dei periodi critici, in primo luogo a luglio, con la siccità che abbiamo conosciuto tutti a partire dal 22 luglio - data convenzionale - che ha costituito un grande innesco per gli incendi in


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Sardegna, Toscana, Sicilia, Puglia e Campania e che, in alcuni casi, ha comportato la necessità di attuare i piani di evacuazione, come riportato dalla cronaca.
A settembre, inoltre, si sono verificati altri incendi in Toscana, Campania, Lazio e Calabria. Le vittime di quest'anno sono state sette, due delle quali in Sardegna, nel corso di degli incendi che tutti ricordano, dato che questa regione è stata una delle più colpite nel 2009.
Quanto alle attività del Corpo forestale dello Stato, occorre dire innanzitutto che esso è pienamente consapevole del fatto che la competenza primaria sugli incendi spetta alle regioni. Il Corpo forestale dello Stato quindi si attiva attraverso convenzioni stipulate con ciascuna regione, le quali regolamentano lo svolgimento di tutta una serie di attività, a partire dal numero verde - il 1515 - attivo 24 ore su 24, sta dando grandi risultati. Prima vi dicevo che oltre alla fortuna occorre anche l'organizzazione e l'esperienza del numero verde è un esempio in questo senso, perché le segnalazioni che esso raccoglie ci permettono di essere tempestivi e tutti sanno che la tempestività è fattore di garanzia di una maggior riuscita nelle attività di controllo degli incendi.
Il fatto che si segnalino al numero verde anche comportamenti strani da parte di alcune persone - vi fornirò dei dati emblematici al riguardo - permette, inoltre, di agevolare l'attività investigativa e repressiva degli incendi dolosi.
Le attività che svolgiamo sono di tre tipi: preventive, investigative e repressive. In ogni caso, prima di parlare dei vari uffici e dei diversi compiti, vi vorrei ricordare che siamo in rete a livello comunitario e internazionale e che adesso è stata persino redatta una guida in sei lingue con i termini tecnici per l'AIB (Antincendi boschivi), in modo tale che si possa pensare sempre più al conseguimento dell'obiettivo strategico di una task force europea.
Non ha più senso, infatti, tenere in piedi in ogni Paese un esercito a sé stante per lo spegnimento degli incendi, perché notiamo che molto spesso, quando per esempio ci sono incendi in Francia o in Spagna, l'Italia magari non ha neanche un focolaio sul suo territorio e due o trecento uomini del Corpo forestale, delle regioni, della Protezione civile e volontari sono fermi ad attendere. L'ottica, quindi, è sempre più quella di costruire una task force europea.
Per quanto riguarda le attività, oltre a quello che ho detto, vorrei ricordare la redazione del bollettino di rischio, che ci dà una previsione fino a sei giorni rispetto a possibili focolai e incendi sul territorio, in funzione di un'analisi statistica delle condizioni atmosferiche, dello stato di umidità del suolo, della ventosità, ossia di una serie di parametri espressi in percentuali di probabilità di incendi.
A questo si aggiungono i corsi tecnico-pratici organizzati dal Corpo forestale, non in tempo di emergenza ma durante l'invernata, per formare sempre di più i tecnici. Vi ricordo, infatti, che in passato molte delle vittime degli incendi si contavano proprio fra gli addetti alle operazioni di spegnimento: c'era quindi un problema di sicurezza in tal senso, che abbiamo affrontato - soprattutto in quest'ultimo anno - con queste attività di formazione e di informazione.
Ricordo, poi che la nostra flotta comprende trenta elicotteri, dei quali quattro legati da una convenzione con il Dipartimento della protezione civile, i famosi S64F utilizzati per l'operazione di spegnimento.
Sottolineo, inoltre, l'importanza dell'attività investigativa che ci permette di raggiungere dei grandi risultati considerando che, nonostante il calo del 30 per cento in termini di arresti rispetto all'anno precedente, quest'anno, comunque, 222 persone sono state denunciate e 8 arrestate, relativamente ai 4.404 incendi totali in Italia.
Per quanto riguarda, poi, le cause di tali eventi, esse sono naturali per lo 0,7 per cento. Si tratta di un dato emblematico che dimostra che i boschi non bruciano da soli. Abbiamo, poi, cause accidentali per lo 0,9 per cento dei casi (potremmo, estremizzando il concetto, unire queste prime due categorie), colpose per il 22 per cento, dolose per il 65 per cento, dubbie per l'11 per cento. Possiamo


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dire con tranquillità, dunque, che oltre il 90 per cento degli incendi avviene per oggettiva responsabilità umana, sia essa colposa o dolosa, che ha ovviamente per substrato i fattori già esaminati.
Non vorrei aggiungere altro, salvo che, ritenendo importante questa audizione, ho fatto elaborare una serie di dati statistici dal 1970 ad oggi. Avete, quindi, la possibilità di confrontare superfici, aree boscate, non boscate e numero di incendi per ogni anno, nonché le medie ogni dieci anni, in modo che ognuno di voi possa fare le proprie considerazioni. C'è anche una suddivisione per regioni. In particolare, vorrei ricordarvi il dato relativo alla Sardegna, che è stata assieme alla Toscana e alla Campania tra le regioni più colpite, con 530 incendi quest'anno.
Rispetto alle superfici interessate, anche in questo caso la più ampia appartiene alla Sardegna, per quasi 41 mila ettari, seguita dalla Puglia, con 4 mila ettari ossia il 10 per cento dell'area bruciata in Sardegna. Questo, dunque, è stato l'anno della devastazione in Sardegna.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

ERMETE REALACCI. Sono certo che la relazione ci fornirà ulteriori elementi, ma già il suo intervento è stato molto interessante. Se mi è consentita una battuta, vedo che, escludendo i numerosi parlamentari del Partito democratico presenti, c'è uno schieramento della Lega a sua difesa, ma non ce n'era bisogno!

PRESIDENTE. ...Non li abbiamo chiamati, comunque. Sono venuti volentieri e anche questo è un fatto positivo.

ERMETE REALACCI. Certamente, la mia era solo una battuta. Vorrei dire rapidamente due cose sulla parte iniziale dell'intervento del Ministro. La prima è che il Ministro sa che, ogni volta che il Governo si batte per difendere le nostre produzioni legate alla qualità e al territorio, siamo dalla stessa parte. Mi sembra che sia questo il caso della vicenda del latte, ma vale anche per le sofisticazioni, i marchi copiati e la difesa delle frontiere da prodotti provenienti dall'estero e che spesso non hanno le stesse qualità e i livelli di sicurezza garantiti dai prodotti agricoli italiani.
Inoltre, poiché lei ha fatto anche riferimento alla questione dei mutamenti climatici - so che lei è sensibile al problema - la invito a tenere d'occhio la posizione che il Governo italiano l'ha chiamata a portare a Copenhagen. Ho visto che ieri il Ministro Prestigiacomo ha riconosciuto, forse perché qualche tabella della finanziaria non le piace, l'arretratezza del Governo italiano in materia e ha scoperto la green economy. Ne siamo contenti. Credo che lei fosse già conscio che questa poteva essere una chance, in ogni caso bisogna che l'Italia abbia una posizione avanzata in Europa in questa fase di passaggio, che sarà molto delicata.
Da qui, infatti, possono partire azioni in tutti gli altri ambiti, fra cui l'agricoltura, la quale può apportare un contributo importante. Penso, tra l'altro, ad iniziative interessanti come quella del «chilometro zero», su cui - come lei sa - c'è una proposta di legge bipartisan depositata o ad altre iniziative, anche in difesa dell'equilibrio dei territori. In questa Commissione, per esempio, è in discussione una legge a sostegno dei piccoli comuni - il relatore è il collega Dussin - e quando lei parla dei boschi che avanzano, credo che il problema non è tanto che gli agricoltori si devono difendere, quanto che se l'agricoltura dei terreni marginali e le comunità dei terreni marginali si impoveriscono, è chiaro che gli effetti negativi sono ad ampio spettro.
La invito, altresì, a tener d'occhio una questione che credo sia delicata per il nostro Paese, quella dei nitrati. Come lei sa, Ministro, noi siamo continuamente borderline rispetto alle normative dell'Unione europea per i grandi allevamenti della Pianura padana. Ora, quello è un terreno dove noi possiamo prendere più piccioni con una sola fava, dunque dovremmo puntare su una delle filiere possibili


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delle bioenergie in Italia, poiché chiaramente il Paese non può pensare di procedere sulle commodity come base per produrre etanolo, come dicono peraltro assieme, per una volta, tutte le organizzazioni agricole. Viceversa, l'Italia può utilizzare segmenti delle produzioni agricole già esistenti, come ad esempio la produzione di biogas, che ha un grande interesse e, a certe condizioni, abbatte anche i nitrati. Un piano straordinario, quindi, che punti sul biogas dei grandi allevamenti della Pianura padana, ottenendo il duplice effetto di produrre energia e di ridurre nitrati, credo sarebbe di grande interesse, come pure un piano che garantisca l'equilibrio territoriale.
Sugli incendi, approvo quanto lei ha detto, ma sottolineo tre punti. In primo luogo, in passato era emerso un elemento critico - penso, per esempio, a quanto accaduto sul Gargano, a Peschici, qualche anno fa, quando ci furono molti morti -, su cui le chiederei un supplemento di riflessione, ossia una certa difficoltà di coordinare nell'emergenza i vari corpi impegnati nelle operazioni di spegnimento. Poiché, infatti, le istituzioni locali non sempre sono attrezzate in tal senso e, secondo le normative dello Stato, i Vigili del fuoco hanno compiti di coordinamento per gli incendi nei centri urbani e il Corpo forestale per quelli nelle aree boscate, è emerso che il coordinamento fra le varie istituzioni e i diversi corpi specializzati in materia (dalla Protezione civile regionale e nazionale, ai Vigili del fuoco, al Corpo forestale) è stato carente e questo ha prodotto dei malfunzionamenti che hanno aggravato gli effetti degli incendi. Mi chiedevo se questa criticità è stata superata o se ci sono dei problemi in materia.
In secondo luogo - per quanto ne so - il coinvolgimento del volontariato è essenziale ai fini della protezione del territorio. Le esperienze regionali che conosco (in particolar modo conosco quella della Toscana) mostrano con evidenza come la presenza sul territorio di corpi di volontari che tengono d'occhio le aree boscate, che, come lei ha già ricordato, hanno bisogno di manutenzione e via elencando, riduce di molto la possibilità che gli incendi sfuggano di mano. Credo, quindi, che l'azione di prevenzione attiva sia importante e debba coinvolgere tutti i ministeri.
Infine, lei ha accennato giustamente all'origine degli incendi. Conosciamo i dati che lei ha riferito; sappiamo, cioè, che buona parte degli incendi ha un'origine umana in senso lato, in particolar modo che oltre il 60 per cento degli stessi è di origine dolosa. Ebbene, per contrastare questi incendi è necessaria un'azione investigativa più incisiva.
Da questo punto di vista, signor Ministro, le ricordo che, se passasse nella sua attuale formulazione il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche, non sarebbe più possibile utilizzarle per individuare i colpevoli degli incendi dolosi. Buona parte dei 222 indagati di cui lei parla, d'altronde, è stata individuata grazie anche alle intercettazioni telefoniche. Si tratta, quindi, di un aspetto delicato cui la invito a prestare attenzione dal momento che, se passasse così com'è quel disegno di legge, il contrasto alla criminalità in questo campo sarebbe fortemente indebolito.

PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Zaia per la replica.

LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Più che replicare, vorrei rispondere alle domande che mi sono state poste.
Rispetto al coordinamento, è vero quello che l'onorevole Realacci afferma, ma bisogna evidenziare che tutti gli investimenti e gli sforzi oggi si compiono su quel fronte. Come dicevo, vi è la necessità di non trovarsi a gestire uomini impreparati o privi di comunicazione nell'operare sullo scenario dell'incendio. I corsi tecnico-pratici, dunque, e la stipula di convenzioni con quindici regioni sono ovviamente prioritari; ricordo che le province autonome e le regioni a statuto speciale costituiscono un comparto a sé, anche se in caso di emergenza, come in Sardegna, ci si reca comunque sul luogo per le operazioni di spegnimento.
Ben venga, inoltre, il ragionamento sull'attività investigativa che ci porta a dire,


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fino in fondo, che, vista la genesi degli incendi, l'indagine è funzionale alla loro riduzione.
Inoltre, stiamo lavorando sul fronte delle biomasse e dei nitrati. Prova ne sia che per gli impianti diffusi, quelli sotto un megawatt, abbiamo approvato un provvedimento che prevede un contributo di 0,28 centesimi di euro per chilowattora e sicuramente intendiamo incentivarli. Condivido l'idea di non pensare alle commodity come elemento per la produzione di energia, prima di tutto per un fatto etico, poiché manca il cibo a quasi un miliardo di persone nel mondo e tre milioni muoiono di fame. Parlare ancora, dunque, di programmazione della produzione di bioetanolo - per il 2015 si prospetta un incremento del 30 per cento in Brasile, del 74 per cento negli Stati Uniti e del 47 per cento in Europa - significa consumare mais per produrre alcol. Condivido, pertanto, pienamente tale ragionamento (etico e anche di opportunità, a questo punto) sul conflitto fra combustibile e commestibile.
Relativamente al problema degli impianti, ci dovremo interfacciare con l'Europa, la quale ha una visione mummificata e calcificata rispetto alla direttiva sui nitrati, che ha ormai 17 anni e vede l'Italia, come al solito, in totale e piena infrazione (ne siamo appena usciti avendo dovuto applicarla, dopo averla dimenticata per almeno quindici anni). La situazione attuale, dunque, ci vede molto deboli nelle trattative comunitarie, tuttavia cercheremo di recuperare lo spazio negoziale perso negli anni, come abbiamo fatto per le quote latte.

ERMETE REALACCI. Mi consenta una breve annotazione, Ministro. Forse non è una questione tecnicamente rilevante, ma credo lo sarebbe politicamente se, in vista di Copenhagen, l'Italia si presentasse a questo percorso europeo sposando le due questioni e mostrando di aver chiaro e di voler affrontare il problema. L'Europa, infatti, quando vede un Paese in movimento mostra maggiore attenzione.
In questo senso, credo che se noi presentassimo un piano di rientro dalle infrazioni della direttiva sui nitrati basato sull'utilizzazione del biogas, la nostra posizione negoziale sarebbe almeno un po' rafforzata, altrimenti è evidente che ci chiederanno che cosa abbiamo fatto per 17 anni, come lei stesso ha detto e come sappiamo tutti.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Zaia. Vorrei solo aggiungere che, come avevamo stabilito a luglio nella mozione discussa in Aula, ho già dato mandato agli uffici di redigere un testo base sul quale stanno lavorando. Ci piacerebbe vedere una riforma della legge sugli incendi.
Relativamente alle competenze - Peschici fu da insegnamento - presumibilmente si dovranno coinvolgere anche i Ministeri dell'agricoltura, dell'interno, dell'ambiente, la Protezione civile e la Conferenza Stato-regioni in particolare. Se il Governo, in qualche modo, facesse sua questa iniziativa, sarebbe la soluzione migliore. Non appena avremo una bozza la manderemo al Ministero, in modo da lavorare ad otto mani, come è meglio che sia.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14,35.

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