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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione IX
6.
Mercoledì 18 aprile 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Valducci Mario, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE PROPOSTE DI LEGGE C. 4662 VALDUCCI E ABBINATE RECANTI «DELEGA AL GOVERNO PER LA RIFORMA DEL CODICE DELLA STRADA, DI CUI AL DECRETO LEGISLATIVO 30 APRILE 1992, N. 285»

Audizione di rappresentanti di HT Human Technology Srl:

Valducci Mario, Presidente ... 3 8 9 10 11
Badano Paolo, Amministratore delegato di GM distribution Srl (Progetto Genny Mobility) ... 6 10
Centulani Tiziano, Direttore commerciale di HT Human technology Srl (Segway Italia) ... 6 10
Dallatana Nicola, Direttore affari istituzionali di Segway Inc. USA ... 3 6 9
Garofalo Vincenzo (PdL) ... 8
Lovelli Mario (PD) ... 8
Mereu Antonio (UdCpTP) ... 9
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA.

COMMISSIONE IX
TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNICAZIONI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta pomeridiana di mercoledì 18 aprile 2012


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARIO VALDUCCI

La seduta comincia alle 12,20.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di HT Human Technology Srl.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle proposte di legge C. 4662 Valducci e abbinate recanti «Delega al governo per la riforma del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285», l'audizione di rappresentanti di HT Human Technology Srl.
Do loro la parola per lo svolgimento della relazione.

NICOLA DALLATANA, Direttore affari istituzionali di Segway Inc. USA. Desidero ringraziare particolarmente il presidente della Commissione, per questo invito, molto apprezzato, e vorrei ringraziare dell'attenzione anche gli onorevoli deputati, perché siamo molto interessati a parlare della nostra tecnologia, normalmente non conosciuta nel dettaglio dai più. Questa occasione per noi è preziosa proprio per questo.
Lasciate che presenti le persone che sono con me. Il signor Paolo Padano è un imprenditore che ha inventato un adattamento della base autobilanciante Segway per funzioni che rendono la vita più facile a persone disabili. Il signor Centulani è dottore commercialista di Segway Italia e amministratore unico di H.T., l'azienda che importa Segway in Italia.
Per poter parlare di macchine autobilancianti devo fare una piccola premessa sulla storia. Sarà una premessa molto breve che riguarda, in particolare, l'ingegnere che ha inventato una tecnologia autobilanciante oggi applicata, appunto, a questo mezzo di trasporto. Una ventina d'anni fa quest'ingegnere americano ha cominciato a occuparsi di disabilità e ha inventato il robot che, sostanzialmente, permette ai disabili di alzarsi in piedi. Spingendo un pulsante, il disabile è in grado di muoversi. Questo accade grazie alla tecnologia dell'autobilanciamento, che permette agli utenti, quindi, di muoversi in assoluta sicurezza e in modo molto intuitivo.
Nel tempo questa prima intuizione è stata trasformata in un mezzo di trasporto vero e proprio, cui è seguito il Segway personal transporter, lanciato sul mercato esattamente dieci anni fa negli Stati Uniti e, nel frattempo, si profila come uno dei mezzi più di successo nel mondo dell'elettrico.
Sostanzialmente, c'è una base autobilanciante, un manubrio, e l'utente non deve far altro che spostarsi in avanti e all'indietro per, rispettivamente, accelerare e frenare. Si tratta di un mezzo molto intuitivo, di facilissimo utilizzo perché i


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meccanismi di base che servono per pilotarlo sono quelli che servono per camminare, quindi sappiamo già tutti andare col Segway PT.
Nel frattempo, abbiamo creato una tecnologia che, dal punto di vista della sicurezza, non ha niente da invidiare ad alcuni apparecchi aeronautici, nel senso che molti dei dispositivi di sicurezza implementati su Segway sono simili a quelli utilizzati in aeronautica e nel campo del medicale. C'è, dunque, una ridondanza dei componenti, ovvero un raddoppio dei componenti, e non accadrà mai che la macchina si fermi di colpo perché ha due batterie, due motherboard.
Andiamo più velocemente sugli aspetti che riguardano la sicurezza. La ridondanza è la caratteristica più importante, come dicevo, per il raddoppiamento dei componenti: c'è, poi, il limitatore di velocità, che non è manipolabile dagli utenti, da 6 a 20 chilometri all'ora, oltre i quali non si può andare in nessun caso, una potenza intelligente, ampia, che garantisce frenatura anche in situazioni di discesa e di elevata velocità, il rilevamento di errori e correzione. Abbiamo, infatti, un sistema di Abs integrato che ci permette di fermarci in pochissimo tempo, rilevazione utenti, sensori; si tratta in sostanza di caratteristiche tecniche che hanno più a che vedere con macchine sofisticate che con mezzi tradizionali di mobilità.
Per questo abbiamo incontrato, come sarebbe accaduto alle biciclette se avessero dovuto soddisfare dei requisiti tecnici quando sono state introdotte sul mercato, non poche difficoltà a farci inquadrare in Europa e negli Stati Uniti. Le difficoltà sono state, fortunatamente, superate perché oggi all'interno dell'Unione europea siamo autorizzati a circolare nella stragrande maggior parte degli Stati membri, ciò che ci permette, ovviamente, di avere anche un bacino commerciale in aumento.
Vale la pena menzionare la categoria in cui dobbiamo cercare di inquadrare Segway. Intuitivamente, il legislatore, quando ha visto che avevamo due ruote, due motori elettrici, tendeva a inquadrarci come ciclomotore elettrico. Al Parlamento europeo abbiamo mostrato e ottenuto di essere esclusi dai requisiti applicabili ai ciclomotori perché, proprio per le caratteristiche morfologiche di velocità e di occupazione del suolo pubblico, siamo molto più simili alla bicicletta. Abbiamo, per esempio, calcolato l'energia cinetica espressa in caso di collisione da un ciclomotore leggero, 45 chilometri all'ora, con un peso assunto di 60 chili - il calcolo, dunque, è stato anche conservatore - poi abbiamo preso una bicicletta a pedalata assistita e abbiamo la bicicletta a pedali: vedete che in tutti i casi il Segway a velocità massima non raggiunge l'energia cinetica espressa da una bicicletta a 25 chilometri all'ora. Siamo, quindi, ampiamente coperti come classificazione da una categoria che esiste già, ossia quella delle biciclette elettriche o delle biciclette a pedali. Questo è stato confermato da successivi studi, di cui parlerò tra un attimo.
Nel frattempo, forse non sarò brevissimo, ma solo per mostrarvi che Segway è una realtà che esiste già ed è già stabilita a livello mondiale. Siamo già rappresentati in 66 Paesi, abbiamo più di 200 rivenditori in tutto il mondo, per cui oggi siamo una tecnologia presente sul mercato.
C'è bisogno di una tecnologia come Segway perché l'80 per cento della popolazione vive in aree urbane - questi sono dati recenti europei - dove 100 miliardi di euro è il costo della congestione senza considerare l'esternalità, ossia soltanto ritardi dovuti alla congestione urbana; il 75 per cento dei chilometri in aree urbane è viaggiato in automobile; il 35 per cento degli europei hanno quella che si chiama una mobilità ridotta, non sono cioè tecnicamente disabili, ma non possono camminare per più di 500 metri; 2,9 chilometri all'ora è la velocità media di un'automobile nel centro di Londra durante l'ora di punta e credo che sia simile a quella di Roma.
Ho fatto già riferimento alla questione della sicurezza, che è stata certificata e documentata da diversi studi indipendenti in Germania, Canada, Olanda, Paesi con grandissima tradizione di sicurezza. Adesso anche qui - avete una copia della


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documentazione, per cui non vi tedio con le conclusioni - possiamo dire tranquillamente che, invariabilmente, le conclusioni alle quali sono arrivati questi studi sono che Segway è sicuro almeno quanto la bicicletta, e quindi è giusto e credo sia corretto cercare un inquadramento regolamentare che lo identifichi con la bicicletta.
Passo ora ad illustrare quanto sta succedendo oggi in Europa. Nonostante non ci sia uniformità sul tipo di classificazione, normalmente tramite fasi sperimentali o interpretazione del codice della strada possiamo circolare dappertutto con l'eccezione del Regno Unito, dove non abbiamo entità commerciali al momento, e quindi è un mercato che non ci interessa particolarmente.
Segway è stato classificato in diversi Paesi in diversi modi, ma di base, specialmente le regolamentazioni più articolate, fanno riferimento a un utilizzo sulla pista ciclabile, nelle aree pedonali, sempre con limitazioni di velocità a 6 chilometri all'ora, convenzionalmente utilizzata come velocità pedonale, un'età minima che varia dai 14 ai 16 anni, nessuna assicurazione obbligatoria tranne che in Olanda e in Germania, dove è obbligatoria l'assicurazione di responsabilità civile, quella del buon padre di famiglia, per intenderci. Inoltre, in nessuno dei Paesi è obbligatorio l'utilizzo del casco, nonostante noi lo raccomandiamo per aumentare la sicurezza.
In Italia c'è stata una fase sperimentale durata dal 2003 al 2007, in cui sono state, appunto, identificate e formalizzate queste regole di utilizzo, cosa che ci ha transitato fino al 2007, dopodiché siamo caduti in quello che possiamo definire un buco nero burocratico perché a oggi ancora non abbiamo ottenuto, nonostante sappiamo che gli esiti della fase sperimentale sono stati molto positivi, riscontri di nessun tipo. La nostra richiesta formale è di poter essere inclusi, in occasione dell'adozione delle modifiche al codice della strada nel prossimo disegno di legge, con misure che possono definitivamente introdurci nel codice della strada attraverso, appunto, identificazione di regole di circolazione, requisiti tecnici, come la ridondanza, che consideriamo fondamentale. Credo che questo inserimento gioverebbe a tutti, alle istituzioni, agli agenti accertatori, a noi che, commercialmente, è evidente che siamo fortemente penalizzati dalla situazione attuale, e, non ultima, alla sicurezza degli utenti, che avrebbero regole certe da applicare in caso di utilizzo di questo mezzo.
Prima di passare la parola al signor Badano, vorrei brevemente parlarvi della penetrazione in un mercato per noi fondamentale, quello della sicurezza. Attualmente, più di 1.500 dipartimenti di polizia e agenzie di sicurezza utilizzano il nostro mezzo. Se il mezzo non fosse economico, nel senso che ha un costo chilometrico bassissimo, se non fosse sicuro e amico dell'ambiente, questi dipartimenti utilizzerebbero altri mezzi.
Nella documentazione che vi abbiamo consegnato troverete anche uno schema riassuntivo che riguarda gli utilizzatori di tutta Europa in diversi settori. Nel settore della sicurezza non esiste niente di più efficace. è chiaro che essere sollevati di 20 centimetri con possibilità di essere visti, di vedere e, ovviamente, di fare un'azione preventiva che difficilmente si potrebbe fare a piedi perché, ovviamente, gli spazi percorribili con questo mezzo sono molto superiori a quelli che si percorrono a piedi, offre una economicità di grandissimo rilievo per le forze di polizia nazionali e municipali.
In Italia - su questo argomento interverrà più diffusamente Tiziano Centulani - abbiamo già venduto a diversi corpi di polizia, ma il mercato è fortemente limitato dal fatto che ancora non siamo inquadrati nel codice della strada; si aspetta l'inquadramento normativo di questa tecnologia in modo da poterla adottare.
Fornisco soltanto un esempio, a mio avviso molto interessante, di utilizzo da parte della Croce Rossa: nel centro di Firenze, in una delle aree più densamente popolate forse del mondo durante l'estate, dove abbiamo messo a disposizione della Croce Rossa per un periodo di due mesi due Segway, sono stati in grado di battere le ambulanze nel portare soccorso a chi ne


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aveva bisogno in posti come piazza della Signoria, difficilmente accessibili alle ambulanze. È stato un grande successo perché gli agenti, gli utenti, il comune di Firenze e la Croce Rossa sono stati tutti molto soddisfatti di poter utilizzare questo mezzo per portare i primi soccorsi ai turisti e ai cittadini fiorentini.
Su questa nota passerei la parola, se siete d'accordo, a Tiziano Centulani, che vi offrirà una piccola prospettiva su quanto è stato fatto e si sta facendo in Italia su questo mercato.

TIZIANO CENTULANI, Direttore commerciale di HT Human technology Srl (Segway Italia). Ringrazio tutti, ma lo ha già fatto il signor Dallatana. Come è stato detto, abbiamo moltissimi contatti non soltanto con forze di polizia nazionali o locali, ma anche con molti comuni, che oggi si ritrovano in questo stato di limbo che non permette, effettivamente, di avvicinarsi a questo prodotto che, come ha già detto il signor Dallatana, è assolutamente economico.
I nostri costi chilometrici sono veramente bassi. Parliamo, oltretutto, di mezzi altamente ecologici. La normativa, non chiara in questo momento, limita fortemente l'inserimento di questi mezzi, come dicevo, all'interno di forze di polizia e dei comuni stessi. Ecco perché la richiesta è quella di arrivare dopo tutti questi anni a una formula di aiuto per tutti.
Oggi il risparmio è all'ordine del giorno e noi riteniamo di avere assolutamente un ottimo mezzo di trasporto, che può aiutare anche da questo punto di vista. Visto che le aree di maggiore utilizzo sono quelle «pedonali», tutti noi avremo visto autovetture magari con qualche vigile urbano a bordo, che vanno a pochi chilometri all'ora per controllare il centro cittadino, quando effettivamente nelle aree pedonali si potrebbe viaggiare a 6 chilometri all'ora e per gli spostamenti da un'area pedonale all'altra potremmo raggiungere anche i 20 chilometri orari. È ovvio che richiediamo un minimo di 16 anni per la guida, anche perché le nostre macchine sono veramente performanti e non vogliamo offrire l'immagine di un giocattolo. A 16 anni in altri Stati danno i primi documenti di guida e noi pensiamo che si abbia sufficiente ingegno per utilizzare correttamente il nostro mezzo.
Ovviamente, altri piccoli particolari, come luci e indicatori, sono già previsti sui nostri mezzi o possono essere previsti.

NICOLA DALLATANA, Direttore affari istituzionali di Segway Inc. USA. Queste sono le nostre richieste, assolutamente in linea con quanto sta succedendo in altri Paesi europei. Siccome la tecnologia autobilanciante, in realtà, è soltanto una piattaforma tecnologica di innovazione su cui si può sviluppare una serie di applicazioni e visto che siamo in Italia, vorrei introdurre il signor Paolo Badano, imprenditore di Savona che, dopo aver visto questo mezzo, il nostro Segway personal transporter, credo su un giornale, ne ha comprato uno e lo ha adattato per le propria esigenze. Paolo si trova su una sedia a rotelle da sedici anni a seguito di un incidente di motocicletta e, per poter riacquisire una mobilità che fino a quel momento altre tecnologie non gli permettevano di godere, ha pensato di adattare per il proprio utilizzo questo tipo di mezzo.
Credo che il risultato sia - mi levo il cappello di rappresentante di Segway USA, che ovviamente non ha niente a che fare con questo tipo di variazione della propria tecnologia - semplicemente straordinario perché ha restituito una mobilità fino ad allora impensabile a una serie di persone che oggi possono dire di poter fare cose che fino a ieri non potevano fare. Lascerò che parli lui, che è molto più ferrato di me nello spiegarvi in che cosa è diversa questa tecnologia rispetto allo stato dell'arte.

PAOLO BADANO, Amministratore delegato di GM distribution Srl (Progetto Genny Mobility). Vi ringrazio e ringrazio il dottor Dallatana. Cercherò di fare in modo che il mio intervento sia veramente breve.
Non sono un tecnico, ho semplicemente visto la tecnologia e l'ho adattata a una mia esigenza. Questo succedeva due anni fa.


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Tutto quello che è stato detto sulla sicurezza è la prima cosa che mi sono domandato quando ho visto questo mezzo guidato in piedi. Mi domandavo se fosse veramente sicuro: se lo era per una persona in piedi, altrettanto poteva esserlo per una persona seduta.
Porto vent'anni di esperienza di sedia a rotelle e ho sempre cercato un mezzo che mi rendesse più autonomo. Questa è stata la molla propulsiva per cercare qualcosa che cambiasse la mia mobilità e la mia autonomia. La ricerca mi ha portato a vedere che nel mondo oggi non esiste niente di simile e di così performante. C'è una grande città nel mondo «normale», nel mondo medico. Siamo stati sulla Luna quarant'anni fa, ma le sedie a rotelle sono uguali da sempre. C'è sempre qualcuno che ti dà una mano dietro.
Credo che oggi la disabilità abbia bisogno di risposte nuove e penso che Genny, che ho realizzato, sia un prodotto nuovo sul mercato mondiale. Posso garantirlo perché dopo due anni sto lavorando a questo progetto in totale mancanza di regole. Se il dottor Dallatana diceva che Segway, questa biga in piedi, non è inquadrato nella normativa attuale, potete immaginare come non l'abbia neanche Genny a due ruote. Quando mi avvicino alle istituzioni mi accorgo di come si è abituati a pensare che una sedia a rotelle abbia quattro ruote, per cui devo spiegare la differenza tra questa e questo nuovo mezzo che cambia totalmente la visione della disabilità, anche dal punto di vista dell'estetica e del design.
A vedere una sedia a rotelle si capisce immediatamente che qualcosa nella persona non va. Possono confermare che oggi fuori dalla Camera dei deputati ci hanno fermato e siccome loro erano con il Segway e io su questo, mi dicevano che il mio mezzo era interessante e mi hanno chiesto di provarlo. Ho risposto che mi avrebbe fatto molto piacere, ma che non avrei saputo dove mettermi io dal momento che non riesco a camminare. Questo significa che non si era percepita la mia disabilità.
Potrebbe far sorridere, ma avevo poco più di vent'anni quando, per un incidente, sono rimasto su una sedia a rotelle. La prima domanda che si rivolge a un disabile sulla sedia a rotelle è che cosa si sia fatto, non come stia in piedi su due ruote in equilibrio. Questo sposta completamente la visione e la percezione della disabilità, quindi se arriva per seconda la domanda su cosa ci siamo fatti allora abbiamo fatto un grosso passo verso una maggiore integrazione.
Lo dico normalmente a quelli che camminano per far capire che cosa è Genny. Quando parlo alle persone su una sedia a rotelle, loro capiscono un'altra cosa. Si è parlato di tecnologia aerospaziale. Io dico che questo progetto, costato 100 milioni di dollari e tecnologie davvero incredibili, simula il movimento delle gambe. Questo significa che non ho bisogno delle mani per spostarmi.
Per una ventina d'anni sono stato abituato al fatto che dovevo rassegnarmi a fare una cosa per volta. Quando piove, mi bagno perché non posso tenere un ombrello, o spingo o tengo l'ombrello, per mangiare un gelato quando sono con i miei amici devo fermarmi, altrimenti non mangio il gelato perché o mangio il gelato o spingo. Lo stesso è per telefonare, per portare a spasso il cane perché non si hanno le mani libere.
Con questo mezzo si riacquista l'uso delle mani perché il movimento è dato dal corpo, oltre al fatto che, avendo due ruote motrici, si può andare sulla neve, sulla sabbia, tutti terreni che fino all'altro ieri per una sedia a rotelle erano pressoché inimmaginabili.
Svolgevo prima tutt'altro lavoro, ma da quando per la prima volta sono salito su questo mezzo, ho capito che qualcosa era cambiato. Nel mondo non c'era niente di simile. Si è dovuto pensare, progettare, brevettare quattro brevetti. Ho dovuto pensare bene a tutto perché il mondo è grande e ho svolto diverse ricerche senza incontrare niente di simile. La decisione, allora, è stata di affrontare questo nuovo progetto e provarci.


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Oggi Segway comincia a capire questa nuova filosofia. Come vi dicevo, è difficile comprendere le necessità della disabilità, ma se guardiamo i numeri, sono veramente impressionanti: 44 milioni di disabili in Europa, 2,5 milioni di disabili in Italia e, se consideriamo l'anzianità un fattore disabilitante, i numeri diventano stratosferici. È bello anche potersi muovere con un certo design, per me importante probabilmente perché sono italiano. Io non riesco a capire, non ho mai capito in tutti gli anni di disabilità perché le cose per disabili debbano lasciare molto a desiderare esteticamente. Me lo sono sempre domandato e non ne ho mai capito il motivo. Si fa veramente fatica ad associare una cosa bella alla disabilità. Non dico che Genny sia bello, ma sicuramente non è ciò che si pensa assomigli di più a una sedia a rotelle.
Vi ho riportato semplicemente una mia esperienza di quello che sta succedendo, di quello che è successo, principalmente ora in Italia, ma anche nel mondo. Accade, infatti, un po' in tutto il mondo che persone tornino ad acquistare un'autonomia, un altro concetto per la disabilità forse un po' nuovo, persone che ritornano a fare le cose che facevano prima perché un nuovo mezzo di trasporto glielo permette.
Questo è il mio contributo perlomeno sul piano della tecnologia.

PRESIDENTE. Vi ringrazio. Ho voluto quest'audizione perché il mezzo per la mobilità sostenibile che abbiamo visto può anche avere vari sviluppi, varie applicazioni, e deve essere in qualche modo regolamentato perché altrimenti ha difficoltà. Il mezzo è molto simile a una bicicletta con pedalata assistita, per cui questi due mezzi potrebbero essere, in qualche modo, normati in una categoria identica. Anche sotto il profilo della velocità, infatti, la pedalata assistita si muove in questi ambiti, e quindi potrebbero essere due mezzi che al momento non hanno una loro collocazione e meritano, a mio modo di vedere, il nostro interessamento per cercare, come ricordava nell'audizione con i ciclisti l'onorevole Lovelli, di estrapolare qualcosa che possa viaggiare più rapidamente in sede legislativa. Mancano, infatti, circa 12 mesi alla chiusura della legislatura.
Si potrà valutare la possibilità di estrapolare pochi aspetti che potrebbero essere oggetto di una nostra iniziativa legislativa che possa essere discussa rapidamente in Commissione per essere approvata, prima della fine della legislatura, anche dalla Commissione omologa del Senato.
Do la parola ai colleghi che desiderino intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

VINCENZO GAROFALO. Ringrazio i nostri ospiti per le informazioni che ci hanno fornito, soprattutto su questo secondo prodotto perché ho avuto occasione di occuparmi di Segway già nel 2008, quando ho presentato da relatore in un provvedimento, il decreto-legge 162, un emendamento che prevedeva la sua inclusione fra i mezzi riconosciuti dal codice della strada. Credo che andasse sviluppata l'attività conseguente con l'architetto Vitelli della Motorizzazione. Vi chiedo un aggiornamento, ma in questa Commissione già nel 2008 sono intervenuto in qualità di relatore e col supporto dell'intera Commissione, che approvò e inserì in quel provvedimento proprio quanto il ministero chiese.
Non so se questo risolva anche il problema del prodotto Genny, ma in ogni caso diteci se sia necessario un ulteriore provvedimento o se, invece, è una procedura amministrativa ancora non completata.

MARIO LOVELLI. Ringrazio i nostri interlocutori per la documentazione che ci hanno fornito, che credo sia utilissima perché riguarda un tema, probabilmente, non tra quelli più presenti alla nostra attenzione, per cui ritengo che dal punto di vista conoscitivo quello che abbiamo appreso oggi sia molto interessante.
Oltre alle cose già dette dal collega Garofalo e sulla scia delle osservazioni fatte dal presidente, mi interessa un approfondimento sul piano «industriale»: rispetto ai


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prodotti che ci avete proposto, come immaginate lo sviluppo della produzione su scala industriale? Quali sono le problematiche che individuate?
Anche sotto questo profilo, si potrebbe ipotizzare di prevedere una misura incentivante a livello legislativo - naturalmente, a parlare di incentivi economici in questo periodo ci si muove sempre un terreno minato, ma bisogna pur parlarne - potete dirci oggi il costo di commercializzazione? Di che entità parliamo?
Naturalmente, infatti, potrebbe essere interessante valutare il prodotto che ci avete presentato per una serie di ragioni. Di fatto, sono sostitutivi di forme di mobilità come la bicicletta o la bicicletta assistita e, dall'altro lato, sono alternativi ai veicoli ad hoc per portatori di handicap a quattro ruote. Questo è, invece, un prodotto con una valenza diversa.

ANTONIO MEREU. Anch'io intervengo per supportare, innanzitutto, quanto affermato dal presidente e dai colleghi sulla necessità di un corretto inquadramento di quest'apparecchiatura, che probabilmente ha anche possibilità di sviluppo che ancora non conosciamo. In questo momento ci troviamo indietro perché si tratta di una tecnologia sviluppata da poco, ma sulla base dell'illustrazione che ci è stata fatta oggi mi pare che possa avere anche un'utilizzazione diversa, che oggi non riusciamo a prevedere.
Credo, quindi, che sia importantissimo porre le basi oggi soprattutto per offrire questa possibilità magari più avanti, per cui non è solo importante immaginare l'utilizzo di tale tecnologia in questo momento, ma credo che sarà soprattutto importante per quello che potrà rappresentare in futuro e che oggi magari non conosciamo.

PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

NICOLA DALLATANA, Direttore affari istituzionali di Segway Inc. USA. Ringraziamo l'onorevole Garofalo per l'interesse che ha avuto su tale argomento fin dal 2008. Quello che è successo, sostanzialmente, dopo le vicende che lei ricordava è purtroppo pari a zero, nel senso che non abbiamo avuto riscontri a livello di direzione generale nonostante i ripetuti appelli. Ci hanno sempre detto che c'era bisogno di un intervento legislativo per risolvere la questione, cosa di cui non abbiamo riscontro perché, purtroppo, non siamo riusciti a stabilire un dialogo che ci permettesse di passare alle fasi successive.
Questo ci ha scoraggiati l'anno scorso, ma fortunatamente abbiamo avuto un'audizione al Senato, dove i vostri colleghi ci hanno indicato in questa Commissione una ulteriore opportunità di dialogo. Nel frattempo, è venuto avanti il disegno di legge e su quell'occasione ci siamo mossi perché abbiamo constatato che a livello di direzione generale, purtroppo - a noi sarebbe piaciuto, ovviamente, risolvere la questione sul piano amministrativo - non è stato possibile farlo. Oggi contiamo - è la luce che vediamo in fondo al tunnel - sulla possibilità di inserire un intervento ad hoc nell'ambito del disegno di legge delega attualmente in discussione, sperando che ci permetta di arrivare dove, evidentemente, l'amministrazione non è stata capace di arrivare.
Devo dire anche che questa fase sperimentale ha prodotto i risultati che speravamo; sono stati raccolti una serie di dati, raccolti in questo dossier che non contiene, sostanzialmente, obiezioni significative sulla sicurezza, sull'utilità di tale tecnologia. Abbiamo fior fiore di relazioni da parte di forze di polizia, di Croce Rossa, di utenti, di associazioni, veramente abbiamo a disposizione una documentazione molto ricca, ma purtroppo tutto ciò è rimasto in un cassetto da qualche parte e, purtroppo, non vi si è dato seguito. Ripeto, quindi, che contiamo molto su di voi e speriamo che questa sia l'occasione nella quale, avvalendoci del vostro aiuto sia possibile inserire una disciplina specifica nel codice della strada.
Per quanto riguarda, invece, gli aspetti legati all'industrializzazione e alla produzione, attualmente assembliamo le macchine negli Stati Uniti, ma va detto che


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l'Europa in questo momento rappresenta il mercato più grande per noi. Non è da escludere, quindi, che in un futuro ci saranno delle riallocazioni degli impianti destinati all'assemblaggio, possibilmente in un Paese europeo, che oggi rappresenta il 65 per cento delle vendite globali del Segwin per quanto riguarda la base autobilanciante.
Per quanto riguarda il secondo prodotto che vi abbiamo presentato, questo è prodotto completamente in Italia, ma su questo passerei la parola all'amministratore delegato Paolo Badano.
Il prezzo attualmente in Italia sui 6.588 euro per la versione da strada. È molto diffuso il noleggio. Ci sono 4 segmenti, attualmente, che si tengono in piedi visto che il consumer in questo momento non è attratto per mancanza di un quadro legislativo. Abbiamo tour guidati molto importanti - probabilmente li avrete visti anche a Roma - e un segmento della polizia. Abbiamo chi fa pubblicità su questo mezzo e abbiamo gli aeroporti che in questo momento stanno funzionano molto bene. Questi quattro segmenti sono quelli importanti.
A livello di consumer, abbiamo parecchie persone con mobilità ridotta che utilizzano questo mezzo.

TIZIANO CENTULANI, Direttore commerciale di HT Human technology Srl (Segway Italia). Vorrei completare quanto riferito dal dottor Dallatana sul costo delle nostre macchine e anche aggiungere che fino a pochi anni fa, per presentare il nostro prodotto, fornivamo un dato che ritengo sia significativo: qualche anno fa si percorrevano circa 600 chilometri al costo di un litro di benzina, quindi 1,2 euro, e al posto del carburante si acquista energia elettrica dalla presa di corrente di casa. Con gli ultimi aumenti, abbiamo rifatto i calcoli e siamo arrivati a 800 chilometri.
Oggi, quindi, col costo di un litro di benzina ma comprando energia elettrica percorriamo circa 800 chilometri. Da qui capiamo che il nostro costo chilometrico, anche aggiungendo quello iniziale della macchina, come abbiamo detto, molto sicura, con circuiti doppi e tripli, e quindi costi maggiori, si abbassa incredibilmente proprio per questa mobilità elettrica.

PRESIDENTE. Qual è la vita del Segwin?

TIZIANO CENTULANI, Direttore commerciale di HT Human technology Srl (Segway Italia). Qualsiasi componente che oggi iniziamo a usare per la prima volta ha una vita programmata e per Segwin, prima di aspettarsi un guasto significativo - il componente più costoso all'interno delle nostre macchine costa circa 1.500 euro, giusto per capire cosa ci potrebbe succedere - la casa madre parla di 24.000 ore, coi conti della serva mille giorni, ma per un utilizzo costante di 24 ore al giorno, quindi assolutamente impossibile perché per almeno 8 ore la macchina deve essere sotto carica.
Anche prendendo in considerazione, a questo punto, 12 ore al giorno di uso continuativo, passerebbero già oltre sei anni. Nella stessa logica, le nostre batterie, il 50 per cento del valore della macchina - oggi il prodotto elettrico, purtroppo, non riesce a scindere il carburante dall'oggetto che ci serve per muoverci - percorrono circa 40.000 chilometri, anche in questo caso a circa 6.000 chilometri all'anno su un mezzo in un'area urbana, con l'esito di sei anni di vita.
Da quel momento dovremmo sostituire le nostre batterie, che a dire il vero, tra sei anni, forse non costeranno 3.000 euro come oggi, ma sono certo che, se anche costassero 3.000 euro, non percorreremo più 40 chilometri, ma probabilmente 100 perché la tecnologia sarà andata avanti.

PAOLO BADANO, Amministratore delegato di GM distribution Srl (Progetto Genny Mobility). Per quanto riguarda Genny, invece, la storia diversa. Io sono l'amministratore di questa società e produciamo completamente tutto in Italia, a Recanati nello specifico. Io acquisto dalla società, in questo caso americana, il motore, cioè quello che ci fa muovere, e noi realizziamo


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tutta la parte che rende possibile a una persona disabile l'utilizzo di questo mezzo.
Sugli incentivi mi sento di dire che la mia azienda non ha bisogno di alcun incentivo in questo momento. L'unica cosa di cui ha bisogno fortemente, perché è quello che sta succedendo in Italia e, vorrei dire, nel mondo - presto sarò in Germania per discutere delle stesse cose - è la possibilità per una persona disabile di poterlo acquistare. Questo è l'aiuto necessario perché oggi Genny non è un mezzo medicale, un medical device, che nella disabilità italiana, e comunque mondiale, garantirebbe dei contributi da parte dello Stato all'acquisto di mezzi propedeutici per la propria mobilità. Questo fa sì che sia ancora un mezzo costoso, anche se non più di tanto poiché dalla comparazione dei prezzi delle altre sedie si può vedere come una sedia a rotelle media può costare anche fino a 15-25.000 euro. Oggi Genny costa 15.000 euro, ma la differenza sostanziale è che il disabile deve pagarla interamente da solo.
Questo significa, in termini miei di gratificazione, che se si decide di sostenere una spesa così elevata, vuol dire che si ritiene che la vita possa migliorare sensibilmente, ma significa anche uno sforzo enorme da parte delle famiglie e della persona. Le banche, infatti, non vengono incontro a una persona disabile, considerata non finanziabile. Chi gode, infatti, di una pensione non è pignorabile, per cui per la banca non siamo soggetti finanziabili e bisogna sempre trovare qualcuno che intervenga con fideiussioni o garanzie.
Questo rappresenta una grossa limitazione perché Genny non può accedere ai servizi bancari per un aiuto né allo Stato, che potrebbe dare un contributo. È impossibile - per questo mi sforzo ad andare avanti - dire a una persona seduta che tra due anni magari avrà il mezzo. Provate a pensare ad altri due anni di sedia a rotelle.
Queste persone come me - io ho iniziato nel 2009 questa avventura - mi chiedono cosa fare nel frattempo, che non possono avere i tempi tecnici della politica, che hanno bisogno di risposte immediate.
In conclusione, ribadisco che come azienda non abbiamo bisogno di nessun incentivo economico. Al contrario, in un mondo che crolla stiamo creando posti di lavoro, oltretutto in un settore particolare. La mia volontà, infatti, è di far vendere il prodotto Genny in Italia e nel mondo da persone che sono sedute perché hanno, secondo me, la sensibilità per proporre e vendere questo prodotto meglio di chiunque altro per la loro credibilità, che credo che sia importante in questo momento storico.

PRESIDENTE. Ringrazio i nostri auditi e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 13.

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