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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione IX
7.
Mercoledì 24 settembre 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Valducci Mario, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ASSETTO E SULLE PROSPETTIVE DELLE NUOVE RETI DEL SISTEMA DELLE COMUNICAZIONI ELETTRONICHE

Audizione di rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome:

Valducci Mario, Presidente ... 3 6 7
Lorenzin Beatrice (PdL) ... 6
Montagnoli Alessandro (LNP) ... 7
Pittaluga Giovanni Battista, Coordinatore vicario della commissione affari finanziari della Conferenza delle regioni e delle province autonome ... 3 6 7

Audizione di rappresentanti dell'UPI:

Valducci Mario, Presidente ... 8 9 10
Ghirardelli Corrado, Assessore all'innovazione della provincia di Brescia ... 8 9
Moffa Silvano (PdL) ... 9
Montagnoli Alessandro (LNP) ... 9
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONE IX
TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNICAZIONI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 24 settembre 2008


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARIO VALDUCCI

La seduta comincia alle 14,55.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, anche mediante la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'assetto e sulle prospettive delle nuove reti del sistema delle comunicazioni elettroniche, l'audizione di rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome.
Do la parola al professor Giovanni Pittaluga, coordinatore vicario della Commissione affari finanziari.

GIOVANNI BATTISTA PITTALUGA, Coordinatore vicario della commissione affari finanziari della Conferenza delle regioni e delle province autonome. Ringrazio di questa opportunità concessa alle regioni per esprimere il loro parere in merito a questa indagine conoscitiva. Inizialmente vorrei ripercorrere un po' la storia e raccontare come ci si è sensibilizzati a livello mondiale a questo problema.
In numerosi Paesi industrializzati negli anni Novanta si è avvertita la particolare esigenza di rafforzare l'interconnettività di tipo informatico sia tra amministrazioni pubbliche, sia tra esse e i privati, sia tra privati. Ovviamente tale sensibilità emerge soprattutto negli Stati Uniti dove viene prodotto un rapporto curato dalla Federal Communications Commission, la quale evidenzia, oltre che aspetti positivi nella diffusione di tale interconnettività, anche zone del territorio federale ed aree geografiche a rischio di esclusione, raccomandando l'attuazione di programmi federali, statali o locali, vòlti ad incentivare lo sviluppo di queste infrastrutture. Anche il Canada, più o meno nello stesso periodo, costituisce una task force che affianca il Governo per dare soluzione ai problemi di Internet e della banda larga.
L'Italia purtroppo anche in questo campo sostanzialmente si trova ad inseguire gli altri Paesi europei che in quegli anni hanno assunto una posizione di leadership in questo settore (Inghilterra, Francia, Germania; Spagna). L'aspetto più importante ed oggetto di indagine in tutti questi Paesi, e naturalmente anche in Italia, è il problema del digital divide, ovvero una situazione caratterizzata da mancanza di accesso e di fruizione alle nuove tecnologie di comunicazione ed informatiche.
La sensibilità verso il digital divide era già contenuta nel rapporto della Federal Communications Commission ai tempi della presidenza Clinton e della vicepresidenza di Al Gore all'inizio degli anni Novanta, che intrapresero una politica di


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forte sviluppo e potenziamento dell'infrastruttura di Internet negli Stati Uniti.
Con il passare del tempo anche l'Europa ha sviluppato una particolare attenzione a questo problema e per quanto riguarda il caso italiano, sia pure con ritardo, si arriva ad un'analisi delle cause sulle origini del digital divide. Nel caso del nostro Paese nella situazione attuale si individuano essenzialmente due fattori principali: problemi di carattere regolamentare e problemi di carattere economico.
Per quanto riguarda i problemi di carattere regolamentare essi ineriscono essenzialmente il processo di liberalizzazione dell'ultimo miglio (unbundling), in cui si incontrano grosse difficoltà nel portare la rete a domicilio proprio per l'assenza di un'adeguata regolamentazione di questo aspetto. Le regioni chiedono quindi al nostro Parlamento, e in particolare a questa Commissione, di prestare attenzione a questo problema regolamentare che finora non ha avuto adeguata soluzione.
L'altro aspetto è di carattere più generale e riguarda cause di natura economica. Gli operatori, perseguendo giustamente la massimizzazione del profitto, hanno concentrato i loro sforzi di collegamento nelle aree che danno appunto profitto, ovvero quelle caratterizzate da concentrazione di aziende ed imprese. Quindi, l'interesse economico è focalizzato nel mercato business e trascura l'utente domestico. Questo fa sì che i privati e le famiglie subiscano ritardi nel collegamento e nell'alfabetizzazione tecnologica.
In tale contesto le regioni ritengono che gli interventi essenzialmente riguardino due aspetti. Dal lato della domanda esistono due tipi di digital divide. Quello di primo tipo riguarda soprattutto le aree a fallimento di mercato, ovvero quelle lontane dalle città e con centri abitati rarefatti, in cui non vi è convenienza per gli operatori alla realizzazione di infrastruttura.
Negli ultimi anni sta emergendo un altro tipo di digital divide, a seguito dell'intenso utilizzo delle tecnologie wi-fi e wi-max, che può interessare anche centri metropolitani industriali, consistendo nell'incapacità delle infrastrutture di reggere un traffico di comunicazione diventato eccessivo rispetto alle potenzialità di trasmissione. Quindi, esiste digital divide nelle aree rarefatte, spesso di montagna o comunque lontane dalle città, ed un altro che riguarda invece le aree metropolitane a causa dell'incapienza delle strutture esistenti.
Inoltre, esiste un altro tipo di digital divide, definito knowledge divide (divide di conoscenza), problema che riguarda l'utilizzo dell'utente e che può essere affrontato diversamente dal digital divide in senso stretto di cui ho parlato in precedenza. Questo attiene sostanzialmente all'alfabetizzazione informatica degli italiani, che risulta di gran lunga inferiore alla media europea, considerando l'Unione europea a 15 membri. Si calcola che in Italia solo il 45 per cento degli individui sia alfabetizzato contro il 70 per cento dell'Europa a 15. Evidentemente bisogna profondere sforzi anche per accrescere la cultura delle imprese, della pubblica amministrazione e dei cittadini in questo senso.
Vediamo come le regioni rispetto a questi tipi di digital e knowledge divide si sono mosse e si stanno muovendo. Innanzitutto, un primo tipo di azione riguarda lo sviluppo di sistemi informativi regionali nelle componenti trasversali di comparto e di comunicazione in rete. Le regioni sono impegnate in uno sforzo riorganizzativo interno (definito backoffice) per informatizzare il proprio lavoro, ovvero la macchina regionale. Quindi, si tratta di trasformare il modo di lavorare all'interno di questa macchina: l'uso della protocollo informatico; il superamento dello strumento della documentazione cartacea; l'avvio con incentivi interni della documentazione informatica ed elettronica.
Il secondo tipo di azione riguarda la spiegazione delle tecnologie di base sui territori regionali, sostanzialmente favorendo l'incremento della capacità trasmissiva delle reti nonché l'eterogeneità dei vettori. L'incremento della capacità trasmissiva


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avviene tramite diversi tipi di iniziative, sostanzialmente incentivi agli operatori a trovare margini di profitto in aree che prima non ne garantivano, ad esempio caricando sulla rete servizi aggiuntivi (sanitari, catastali) in modo da favorire un numero di collegamenti alla rete tale da rendere conveniente agli operatori portare le infrastrutture laddove prima non esisteva alcuna convenienza.
Si promuove poi l'eterogeneità del vettore, ovvero lo sviluppo della concorrenza tra vettori in modo da ridurre le tariffe praticate e rendere possibile l'accesso a questi infrastruttura ad una gamma più ampia possibile di cittadini.
Terzo tipo di azione delle regioni è quello di attuare indirizzo e supporto agli enti locali per l'interazione dei rispettivi sistemi informativi. Si tratta di attività di coordinamento sul territorio tale da favorire l'interoperabilità tra i soggetti istituzionali della pubblica amministrazione. Ad esempio, si tratta di promuovere l'adozione della firma digitale e quindi promuovere sostanzialmente sul territorio l'adozione di una documentazione di tipo informatico e non più cartaceo. Si tratta di incentivare anche negli altri soggetti istituzionali sul territorio regionale l'utilizzo di interoperabilità di tipo informatico e non più cartaceo.
Un'ulteriore linea di intervento riguarda il rapporto tra le regioni e i cittadini, ovvero il tentativo delle regioni di dar vita a progetti applicativi concreti da cui nascano servizi informatizzati per i cittadini e per le imprese. Quindi, non si tratta più di un rapporto tra pubblica amministrazione di tipo e livello diversi, bensì tra pubblica amministrazione e cittadini nel tentativo di rendere informatizzati gran parte dei servizi offerti (certificazioni, documenti catastali, servizi sanitari, prenotazione di visite). Ciò avviene nell'ottica di rendere l'informatizzazione più diffusa possibile.
Infine, l'ultima linea di intervento delle regioni riguarda il rapporto tra le stesse e gli operatori. Con gli operatori l'intento è quello di stabilire un rapporto di collaborazione in modo da scambiare utilmente know how tra pubblico e privato che consenta agli operatori di conoscere le esigenze della pubblica amministrazione, in particolare delle regioni, e alle regioni di collocarsi e su una frontiera tecnologica più avanzata.
A conclusione di questo breve intervento mi preme sottolineare il fatto che sicuramente in passato sono state investite ingenti risorse da parte delle stesse regioni ed anche da parte dello Stato nell'informatizzazione del Paese. I risultati visibili da parte del cittadino sono sproporzionati rispetto alle risorse investite. Si è proceduto in modo scoordinato, creando spesso sovrapposizioni o giustapposizioni, e in qualche modo vi è stato dispendio di risorse che si spera in futuro di evitare. Ci si augura di seguire un cammino più coordinato tra i vari livelli istituzionali e tra le regioni stesse, in modo che non vi sia più un rapporto insoddisfacente tra risorse investite e risultati nei servizi offerti alla cittadinanza.
Si deve rimarcare, altresì, che con il Governo precedente, in particolare con il Ministero delle telecomunicazioni, alcune regioni stipularono accordi per lo sviluppo della banda larga nel loro territorio. Credo di ricordare che si trattasse di quattro regioni. Lo sviluppo dell'infrastruttura di banda larga prevedeva il coinvolgimento di Infratel, basato quindi sopratutto sullo sviluppo della fibra ottica e non di reti wireless. Erano stati stanziati 50 milioni di euro poi distratti dalla legge di abolizione dell'ICI. Naturalmente tale decisione ha causato alcuni problemi alle regioni che avevano dato vita a loro progetti, ipotizzando investimenti oggi privi di copertura finanziaria. Quegli accordi sono oggi sostanzialmente lettera morta.
Alcune di queste regioni ed altre che invece non avevano firmato quegli accordi hanno affrontato il problema del digital e knowledge divide con fondi propri indirizzati ad intervenire laddove vi è fallimento di mercato, auspicando che tali investimenti non avvengano in modo disordinato, bensì coordinato. L'investimento in una next generation network è sicuramente una priorità del Governo. Le regioni auspicano


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che gli importi piuttosto consistenti (si parla di 20 miliardi di euro) siano utilizzati in modo coordinato e in uno spirito di fattiva collaborazione tra Stato e regioni per rendere proficui questi investimenti.
Lascio un documento a disposizione dei commissari.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

BEATRICE LORENZIN. Vorrei soddisfare una serie di curiosità. Come è noto, con il disegno di legge 1441-bis abbiamo approvato all'articolo 14 uno stanziamento di 800 milioni di euro per colmare il digital divide nel nostro Paese e porre in essere una serie di misure, non solo relative alla banda larga realizzata su fibra ottica, ma anche sulle altre tecnologie, nel quadro di un sistema misto che richiede la collaborazione delle regioni. Lei ha affermato che tra il 2007 e 2008 soltanto quattro regioni hanno aderito a protocolli insieme alla Ministero competente per quanto riguarda l'attuazione di processi di digital divide. Tuttavia, mi chiedevo se all'interno della Conferenza delle regioni vi siate dati una tabella di marcia e se esiste uno spirito guida che muova i presidenti delle regioni in Italia, viste anche le nuove competenze delegate, nonché i fondi, sicuramente non esigui, per il superamento del digital divide.
Desidero citare anche qualche esempio pratico. In materia di urbanistica e di lavori pubblici, molte regioni si stanno dotando di testi nuovi o unici. Si assiste infatti a un grande spreco di denaro pubblico ogni volta che si mette mano a opere di urbanizzazione primarie o secondarie. Si interviene a più riprese sugli stessi plessi o sugli stessi siti, perché interviene prima l'azienda elettrica, poi quella idrica sanitaria e poi ancora la Telecom. Anche da questo punto di vista, quindi, occorre pensare a una razionalizzazione degli interventi pubblici, che deve partire non da un intervento legislativo governativo o parlamentare, ma da una nuova consapevolezza delle regioni nell'ambito - dicevo - della razionalizzazione degli interventi pubblici, soprattutto per questioni di praticità, come quelle riguardanti la messa ad opera, la gestione degli appalti pubblici ed il controllo di gestione delle opere messe in campo. Spesso, infatti, come amministrazioni, eseguiamo controlli stringenti a monte, ma non a valle, sull'impiego della spesa di parte corrente e sulla qualità del servizio, ma non esiste alcuna statistica in materia elaborata degli enti pubblici italiani.

PRESIDENTE. Do la parola al professor Pittaluga per la replica.

GIOVANNI BATTISTA PITTALUGA, Coordinatore vicario della commissione affari finanziari della Conferenza delle regioni e delle province autonome. Per quanto riguarda le quattro regioni che ho ricordato, è opportuno rilevare che questo progetto del Governo, che prevedeva degli accordi di programma tra regioni e Stato, fu varato verso la fine del Governo Prodi. La mia regione fu una delle poche che riuscirono a siglare questo accordo poche ore prima che il Governo Prodi fosse sfiduciato. Non lo considererei quindi un segno di disattenzione delle regioni verso la banda larga, anzi si trattava di un'iniziativa che stava partendo. Alcune regioni erano poco più avanti di altre, ma so che gran parte di esse aveva deciso di siglare accordi simili. Per una questione di giorni, se non di ore, sono state coinvolte solo quattro regioni.
Le regioni dimostrano grande attenzione alla banda larga, e stranamente il sud è favorito rispetto al nord dal punto di vista infrastrutturale, perché la copertura delle aree meridionali con banda larga è spesso prossima al 100 per cento. Alcune aree del nord soffrono in misura più forte. Attualmente la Liguria è coperta solo al 95 per cento dalla banda larga e credo che il Piemonte, nostra regione confinante, abbia una situazione anche peggiore.

BEATRICE LORENZIN. Ci sono le Alpi.


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GIOVANNI BATTISTA PITTALUGA, Coordinatore vicario della commissione affari finanziari della Conferenza delle regioni e delle province autonome. Probabilmente al nord sono stati effettuati meno investimenti rispetto al sud. La struttura orografica e la densità hanno contribuito. La Liguria ha una densità di popolazione costiera, mentre gran parte del suo territorio ha una densità abitativa molto bassa. Analoghi fenomeni si rilevano anche in Piemonte.
Desidero citare l'esperienza della regione Liguria, una di quelle che hanno aderito a questo tipo di iniziativa, in cui si è seguita una doppia linea, per cui da un lato si è investito molto in servizi, per consentire agli operatori di trovare conveniente raggiungere queste aree in cui non arrivavano - tre anni fa 130 comuni su 250 non erano coperti da banda larga, oggi sono 50 - dall'altro sono stati impiegati nostri fondi di bilancio per fare le infrastrutture wireless e non in fibra, onde evitare i costi rilevanti delle perforazioni in ambiente urbano. Con la scelta della tecnologia wireless contiamo di coprire tutto il territorio della regione Liguria con banda larga entro il prossimo anno.
La Liguria non è però più avanzata di altre, come la Lombardia, l'Emilia, il Piemonte. Quest'ultimo ha siglato prima della Liguria gli accordi con gli operatori e quindi probabilmente è anche più avanti della nostra regione. L'Emilia ha recentemente stanziato 30 milioni di euro per risolvere definitivamente il problema della banda larga.
Poiché le regioni del sud hanno già risolto questo problema, cito quelle del centro-nord, che si stanno muovendo con grande alacrità per portare a compimento la copertura. Ci rendiamo conto di essere a un punto vitale della modernizzazione del Paese.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. L'intervento del rappresentante delle regioni mi ha fatto sorgere qualche dubbio, perché sembra che il sud sia coperto quasi completamente e il nord invece presenti parecchie problematiche. Noi stanziamo invece 800 milioni di euro, che vanno principalmente nelle regioni del Mezzogiorno.
Chiedo quindi al Governo e a lei, come rappresentante della Conferenza , se non sia opportuno invertire l'impegno di spesa di questi 800 milioni. Ritenevo infatti che il sud, come in numerosi altri casi, dal punto di vista delle infrastrutture fosse in svantaggio rispetto all'area economicamente più importante del Paese, mentre adesso scopro che le regioni del nord sono in difficoltà e che in questi anni hanno impegnato direttamente risorse, valutazione non di poco conto, visto che la spesa è rilevante
Il fondo FAS ha una destinazione specifica, ma, se il Paese e il Governo hanno l'esigenza di dare risposte effettive anche sulla banda larga, sarebbe opportuna una riflessione politica sull'utilizzo di queste risorse. Vorrei conoscere la sua opinione in merito.

GIOVANNI BATTISTA PITTALUGA, Coordinatore vicario della commissione affari finanziari della Conferenza delle regioni e delle province autonome. Non so se sia stato fatto un riparto di questi 800 milioni. Se non è stato fatto, si terrà comunque conto, o almeno me lo auguro, della mappatura della banda larga.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Essendo un fondo FAS, per legge l'85 per cento va al Mezzogiorno e il 15 per cento al centro nord. Su questo avevo infatti presentato un emendamento per valutare le esigenze nell'ambito dell'intero contesto nazionale. Oggi si scopre che le esigenze maggiori sulla banda larga sono al nord, fatto politico di non poco conto.

PRESIDENTE. L'ipotesi di toglierlo al FAS e darlo al centro-nord non è esclusa, ma dipende dalla mappatura e la Lega dovrebbe essere una forza importante per spingere a questo trasferimento di fondi.
Sarà poi il Governo, nell'articolo che abbiamo esaminato ieri nel provvedimento già ricordato, che verrà esaminato in Aula nei prossimi giorni, a predisporre la programmazione di questi 800 milioni di


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investimenti, legati alla struttura della distribuzione della banda larga nel nostro Paese. È questo il dato da cui sicuramente partirà il Governo.
Nel ringraziare il rappresentante della Conferenza delle regioni e delle province autonome, dottor Pittalunga, per il suo intervento, dichiaro conclusa l'audizione e sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 15,25, riprende alle 15,30.

Audizione di rappresentanti dell'UPI.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'assetto e sulle prospettive delle nuove reti del sistema delle comunicazioni elettroniche, l'audizione di rappresentanti dell'UPI.
Do la parola al rappresentante dell'UPI, dottor Corrado Ghirardelli, assessore all'innovazione della provincia di Brescia.

CORRADO GHIRARDELLI, Assessore all'innovazione della provincia di Brescia. Grazie, signor presidente. Ringrazio per l'opportunità data all'UPI di illustrare le nostre idee sul futuro del nostro Paese.
Nel documento che vi abbiamo consegnato abbiamo cercato di sintetizzare e spiegare al meglio le nostre idee, su cui abbiamo lavorato con un confronto interno in sede di Unione province italiane. Innanzitutto, è necessario un monitoraggio, che sia il più preciso e capillare possibile, sulla situazione esistente. Tale lavoro può essere fatto sia dalle province, sia su base regionale, mentre la capillarità dovrebbe essere lasciata di competenza ai comuni. Senza questo monitoraggio credo che sia difficile e complicato farsi una visione complessiva dello stato dell'arte e quindi programmare una progettualità globale sullo sviluppo delle infrastrutture e della banda larga sul territorio.
Si tratta di un passaggio importante. Abbiamo già cercato all'interno dell'UPI di coordinare questo tipo di attività tra le province e abbiamo iniziato un nostro percorso, che ci porterà ad avere dati importanti e consistenti. In qualità di coordinatore del tavolo delle province lombarde ho già sperimentato questo tipo di lavoro in Lombardia, dove oggi abbiamo il monitoraggio di quanto realizzato all'interno delle province, e di conseguenza dei comuni e delle piccole realtà. Si tratta di un primo passo per realizzare questo monitoraggio, così strategico e importante. Le province sono disponibili a fare questo tipo di lavoro, che per quanto ci riguarda abbiamo già iniziato.
L'altro passaggio importante riguarda i finanziamenti dei progetti strategici; in proposito ritengo che la Conferenza unificata rappresenti il tavolo adeguato per portare avanti il progetto strategico per lo sviluppo delle infrastrutture. Tale soluzione è la migliore e la più equilibrata, tra quelle che abbiamo individuato per quanto riguarda sia le attività di finanziamenti che le valutazioni del progetto.
Sottopongo alla valutazione da parte del Governo l'opportunità di promuovere un coordinamento a livello europeo per quanto riguarda sia lo sviluppo, che la realizzazione delle infrastrutture a livello comunitario. Questo consentirebbe l'eliminazione del patto di stabilità per quanto riguarda gli investimenti. Riteniamo che potrebbe essere un punto importante per dare spazio economico ai comuni, compresi quelli piccoli, alle province e anche alle regioni. Se non riusciremo a togliere il pesante vincolo del patto di stabilità, per quanto riguarda gli investimenti ci troveremo in una situazione di notevole difficoltà, come già si rileva a proposito delle province.
Ci troviamo infatti in un'emergenza comunitaria. Torno oggi da Amsterdam, dove ho partecipato a un incontro con i Paesi europei sulle infrastrutture di banda larga presenti sul territorio. Per l'Italia i dati sono sconfortanti, perché ci troviamo in posizioni lontane dal vertice mentre cresce la necessità di questo tipo di tecnologia. Siamo quindi in una condizione d'emergenza. Le emergenze si affrontano anche con regole create ad hoc e l'aspetto importante a questo punto è rappresentato dai tempi. Sono infatti necessari tempi


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certi per decidere cosa fare e tempi certi per realizzare quanto si è deciso di fare. Stiamo dibattendo della separazione delle reti, dilungandoci tuttavia troppo. Se oggi, in questa condizione di emergenza, non riusciamo ad accelerare i tempi, sarà difficile riuscire a recuperare l'attuale gap. Dobbiamo eliminare il digital divide cercando però di non crearne un altro, realizzando progetti in tempi molto stretti.
Le province, come i comuni e le regioni, si sono mosse in una situazione di emergenza e qualcosa è stato fatto. Sul territorio esistono realtà importanti, che hanno realizzato infrastrutture miste con la banda larga e la fibra o con la banda larga ed il sistema Wi-Fi. Il Wi-Max è stato appena deliberato e sta muovendo i primi passi. Intorno a questi sviluppi le amministrazioni hanno fatto nascere una serie di servizi e sono stati creati i centri servizi territoriali sul territorio, finanziati anche dal Governo.
Riteniamo doveroso tenere fortemente in considerazione queste iniziative realizzate in assenza di un progetto complessivo. È importante realizzare con nuove tecnologie le infrastrutture, ma anche tenere in considerazione quanto già realizzato sul territorio per quanto riguarda sia le infrastrutture, che i servizi forniti. All'interno di questi percorsi solitamente alcuni servizi, messi a disposizione dei cittadini da parte delle pubbliche amministrazioni, non possono essere accantonati.
Consideriamo importante realizzare un progetto complessivo, dopo il monitoraggio, che tenga conto delle realtà già esistenti, cercando di integrarle. Quanto è già stato fatto deriva da finanziamenti regionali o comunitari, per cui sarebbe un errore buttarlo a mare.
Come UPI abbiamo individuato queste priorità, che troverete approfondite nel documento. Sono comunque a vostra disposizione per eventuali richieste.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Dalla richiesta di togliere dal patto di stabilità le spese inerenti la banda larga, si evince che le province hanno una certa disponibilità economica per intervenire. Non si tratta quindi solo di valutare in sede di Conferenza lo sviluppo delle varie infrastrutture, ma anche di esprimere la disponibilità a una compartecipazione in questi interventi.

SILVANO MOFFA. Vorrei innanzitutto ringraziare a nome del mio gruppo, il nostro interlocutore per il contributo offerto in questa audizione. Ho trovato molto interessante il suo riferimento a un percorso di integrazione sostanziale rispetto alle innovazioni che intervengono in campo tecnologico. Nel corso degli ultimi anni molte province si sono dotate di interventi di messa in rete dei comuni, soprattutto a sostegno delle realtà più piccole con investimenti considerevoli.
Sarebbe interessante conoscere, magari non in questa sede ma anche successivamente, il quadro aggiornato, rispetto al livello di interesse suscitato nei confronti dell'utenza, del servizio prestato dalle varie province, per avere un riferimento concreto circa i termini entro cui appare possibile realizzare l'integrazione, con specifiche proposte delle province basate sulle esperienze maturate in questi anni. Le saremmo grati se potesse fornire questi dati in modo da corroborare la nostra indagine anche con questi elementi.

PRESIDENTE. Do la parola al dottor Ghirardelli per la replica.

CORRADO GHIRARDELLI, Assessore all'innovazione della provincia di Brescia. Partendo dalla domanda dell'onorevole Montagnoli, devo dire che le province hanno investito sul territorio insieme ai comuni con i finanziamenti regionali disponibili. C'è disponibilità da parte delle province a proseguire questo tipo di investimento. È quindi importante riuscire a fare in modo che le province possano avere questo canale prioritario riguardante il patto di stabilità, in grado di


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accelerare i tempi e garantire così una disponibilità economica che oggi tante province hanno, ma che faticano a utilizzare proprio per i cavilli del patto di stabilità. Si tratta di una valutazione che pongo sul tavolo per il discorso sull'emergenza e dell'esigenza di accelerare i tempi, ipotesi su cui l'UPI chiede di riflettere.
Onorevole Moffa, abbiamo monitorato la situazione e abbiamo dati che cercheremo di fornirvi rapidamente. Abbiamo riscontrato sul territorio un grande interesse da parte di tutti i comuni e soprattutto dei cittadini. I servizi creati in collaborazione con i comuni sono arrivati direttamente ai cittadini, motivo per noi di grande soddisfazione, ed hanno consentito rilevanti risparmi di spesa per i comuni. Questo potrebbe garantire vantaggi non indifferenti, laddove i servizi realizzati congiuntamente generano risparmi economici, che potrebbero essere utilizzati per sviluppare altri servizi o supportare lo sviluppo delle reti. Questo interesse è stato molto forte e vi faremo pervenire le valutazioni che abbiamo raccolto.

PRESIDENTE. Nel ringraziare il rappresentante dell'Unione delle Province d'Italia, dottor Ghirardelli, per il suo intervento, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,45.

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