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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione IX
13.
Martedì 21 ottobre 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Valducci Mario, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ASSETTO E SULLE PROSPETTIVE DELLE NUOVE RETI DEL SISTEMA DELLE COMUNICAZIONI ELETTRONICHE

Audizione di rappresentanti di Tex97:

Valducci Mario, Presidente ... 2 4
Rogna Manassero di Costigliole Stefano, Amministratore unico di Tex97 ... 2

Audizione di rappresentanti di Aria:

Valducci Mario, Presidente ... 4 6 7
Citelli Mario, Amministratore delegato di Aria ... 4 7
Foti Antonino (PdL) ... 6

Audizione di rappresentanti di Fondi italiani per le infrastrutture:

Valducci Mario, Presidente ... 7 10 11
Gamberale Vito, Amministratore delegato di Fondi italiani per le infrastrutture ... 7 10
Moffa Silvano (PdL) ... 10

Audizione di rappresentanti di Radio nazionali associate (RNA):

Valducci Mario, Presidente ... 11 14 16
Montagnoli Alessandro (LNP) ... 14
Montefusco Eduardo, Presidente di RNA ... 11 14
Natucci Sergio, Segretario generale di RNA ... 15
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONE IX
TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNICAZIONI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 21 ottobre 2008


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARIO VALDUCCI

La seduta comincia alle 15,30.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, anche mediante la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di Tex97.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'assetto e sulle prospettive delle nuove reti del sistema delle comunicazioni elettroniche, l'audizione di rappresentanti di Tex97.
Do la parola all'architetto Stefano Rogna, amministratore unico di Tex97.

STEFANO ROGNA MANASSERO di COSTIGLIOLE, Amministratore unico di Text97. Signor presidente e onorevoli deputati membri della Commissione, vi ringrazio per l'opportunità che ci è stata offerta di essere ascoltati su un argomento che consideriamo semplicemente strategico.
Tex97 opera nel Nord-ovest d'Italia dal 2001 e ha sempre sostenuto la necessità di avere infrastrutture proprie, per poter offrire un servizio originale e competitivo alla clientela.
Seppur di piccole dimensioni, o forse proprio per questo, la nostra azienda ha ottenuto una serie di successi di assoluta eccellenza nel settore.
Tex97 è stata la prima in Piemonte, e una delle prime in Italia, ad avere una rete in ULL, in unbundling, perfettamente funzionante; è stata, inoltre, la prima e l'unica ad operare fruttuosamente nel mercato wholesale dell'ultimo miglio, con un'offerta riservata ad altri OLO ed ISP.
Recentemente, è stata notificata dall'autorità per le garanzie nelle comunicazioni come operatore rilevante nel mercato, a testimonianza del ruolo importante che ha assunto per il territorio piemontese, ed è stata riconosciuta tra i 15 operatori infrastrutturati, ossia dotati di infrastrutture proprie.
Da quest'anno, inoltre, Tex97 è l'unico partner italiano di Level3, operatore internazionale e fornitore, su scala globale, di soluzioni integrate IP, per operatori e grandi clienti, sulla cui rete transita l'80 per cento del traffico internazionale di internet.
Level3 ha scelto Tex97 per le sue dimostrate doti di eccellenza tecnica e per un accordo sulla visione dell'evoluzione della larga banda che passa inevitabilmente attraverso degli acceleratori della rete e dei contenuti.
Tex97, quindi, ricrea di fatto, su scala regionale, tutte le caratteristiche tipiche dei principali operatori nazionali: una rete propria; forti investimenti iniziali; estesa copertura del territorio (ad oggi raggiunge oltre il 50 per cento della popolazione); offerte dirette di voce, internet e video, sia per la famiglia, che per le piccole, medie


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e grandi aziende, oltre che offerte wholesale di accesso, di banda e di traffico.
Tutto questo, inoltre, vuole anche dire una maggiore vicinanza al cliente, nonché una maggiore attenzione alle sue richieste e alla loro soddisfazione, che, insieme a elevati standard di servizio, pongono Tex97 in una posizione assolutamente unica nella sua regione, ossia il Piemonte.
Questa reale diversificazione di servizi nell'offerta al pubblico è resa possibile esclusivamente grazie all'ULL, l'unico strumento che garantisca la possibilità di gestire in autonomia i propri clienti.
Per raggiungere tale posizione, non abbiamo seguito un iter semplice: i costi di ingresso per l'ottenimento della collocazione presso le centrali di Telecom Italia sono stati tra i più alti d'Europa; le spese fisse di collocazione sono tuttora tra le più alte d'Europa.
Come ci fa notare spesso Telecom Italia, il costo del singolo doppino è tra i più bassi. Questo è innegabilmente vero; tuttavia è anche vero che tale costo, ad esempio in Francia, include la fornitura di energia, mentre noi la paghiamo a parte a Telecom Italia, rendendo di fatto il costo equivalente se non superiore.
L'ULL è fondamentale per lo sviluppo di reti di nuova generazione, poiché il vero collo di bottiglia nelle reti attuali non è dato dalla struttura di ultimo miglio, che equipaggiata con la giusta tecnologia consente accessi internet più che adeguati, ma risiede nell'infrastruttura di collegamento tra le centrali.
Gli OLO che hanno investito nell'ULL hanno necessariamente investito anche nella fibra che collega le centrali, per portare agli utenti un'esperienza di navigazione che sia corrispondente con le offerte commerciali (quando Tex97 dichiara o vende 8 megabit si tratta effettivamente di 8 megabit; quando ne dichiara venti, sono venti; né più, né meno).
Perché l'ULL rimanga lo strumento di liberalizzazione voluto dal Parlamento e dall'autorità - necessario per arrivare a una reale concorrenza che porti benefici all'utente e riduca il digital divide geografico e sociale - occorre che la rete di Telecom Italia venga scorporata efficacemente da Telecom Italia stessa. Si deve individuare una società separata che venda il servizio in maniera paritaria e trasparente a tutti gli operatori, Telecom Italia inclusa.
Il semplice scorporo funzionale non è sufficiente ad ottenere le garanzie di trasparenza necessarie per uno sviluppo armonico e competitivo del mercato della rete fissa, sia in nell'ottica dei servizi attualmente disponibili, sia nella prospettiva degli investimenti necessari per estendere i benefici delle reti NGN a tutta la rete Telecom.
Non mi soffermerò sugli impegni proposti da Telecom Italia che riteniamo insufficienti, rimandando alle motivazioni, espresse da quasi tutti gli altri OLO, che condividiamo completamente.
Al contrario, lo scorporo societario, anche eventualmente senza la partecipazione di altri operatori o investitori terzi nella società di rete, otterrebbe due risultati immediati.
Il primo di essi è l'assoluta parità di trattamento tra utenti di Telecom Italia e utenti degli altri OLO, unita a una trasparenza effettiva su quelli che sono i processi di mobilità dell'utenza tra un operatore e l'altro.
Il secondo risultato è il seguente. Se ipotizziamo di applicare il costo dell'ULL a tutte le linee in rame, si otterrebbero ricavi per oltre 3,5 miliardi di euro all'anno, senza considerare tutti i ricavi aggiuntivi derivanti da collocazioni, ADSL, circuiti, energia e quant'altro fa parte di un operatore di rete.
Tali ricavi consentirebbero alla neosocietà non solo una redditività adeguata a remunerare l'investimento iniziale, ma anche una disponibilità sufficiente a effettuare gli investimenti necessari alla realizzazione della NGN, eventualmente con l'apporto dello Stato per le aree a bassa densità abitativa.
In conclusione, ritengo che in Italia sia appena iniziato un processo evolutivo della società, legato alla diffusione della larga banda. Nuovi servizi si vanno diffondendo, a cominciare dal video sul web, che non


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dovrebbe venire inteso come un'estensione del modello via etere a internet, ovvero IPTV, ma come un vero e proprio canale distributivo innovativo per i contenuti, che si affianca a quelli esistenti, senza sostituirli, secondo la teoria della web-tv.
L'utilizzo sempre più sociale di internet è ormai una realtà diffusa nel globo. Gli apparati di consumo sono sempre più predisposti per collegarsi a internet e sfruttare la potenzialità che la vera larga banda offre.
L'attuale assetto regolamentare ha saputo indirizzare un mercato di necessità elementari, quali la voce e l'accesso a internet, verso una situazione che ha giustamente favorito chi ha effettuato forti investimenti.
Con l'evolversi della tipologia dei servizi, ci sembra evidente che la semplice replicabilità delle offerte dell'incumbent da parte degli OLO non sia assolutamente più sufficiente a garantire uno sviluppo competitivo e che, quindi, l'attenzione vada spostata necessariamente sulla regolamentazione della rete a parità di accesso, a prescindere dalla tipologia dei servizi offerti, a totale discrezione degli operatori di telecomunicazioni.
I modelli di investimento applicabili per sostenere il mercato verso lo sviluppo di reti di nuova generazione dovrebbero tenere in debita considerazione il fatto che sicuramente è prevedibile e auspicabile una partecipazione del settore pubblico, per colmare il gap geografico e sociale del digital divide, ma anche che la corretta e trasparente gestione di una rete con decine di milioni di utenti è una risorsa economica in grado di finanziarsi una evoluzione progressiva verso la next generation network.

PRESIDENTE. Sembra che la sua relazione sia stata ampiamente esaustiva e che raccolga anche una serie di importanti sottolineature che, come lei ha ricordato, anche altri operatori ci hanno già segnalato. Il suo intervento, dunque, è molto importante, perché va a completare il punto di vista sull'attuale condizione del mercato delle telecomunicazioni.
Ringrazio l'architetto Rogna e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta, sospesa alle 15,40, riprende alle 15,45.

Audizione di rappresentanti di Aria.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'assetto e sulle prospettive delle nuove reti del sistema delle comunicazioni elettroniche, l'audizione di rappresentanti di Aria.
Do la parola al dottor Mario Citelli, amministratore delegato della società.

MARIO CITELLI, Amministratore delegato di Aria. Ringrazio il presidente e gli onorevoli deputati, per l'invito a partecipare all'odierna audizione che ci offre l'occasione di presentare alla Commissione il punto di vista di Aria.
Come forse saprete, a febbraio Aria ha vinto le licenze Wi-Max su tutto il territorio nazionale, rispondendo all'asta che il Governo aveva indetto, come risultato del lungo dibattito che si era avuto nei mesi precedenti circa l'utilizzo delle frequenze Wi-Max nello spettro 3.5, in uso diverso da quello che era stato fatto in precedenza dal Ministero della difesa, in particolare sui sistemi radar.
In realtà, liberata quella frequenza, si è dato spazio a un momento interessante dal punto di vista di un'applicazione di ricerca e sviluppo. Infatti, la tecnologia Wi-Max è molto efficiente per affrontare i problemi di copertura a banda larga, soprattutto di un Paese dove sussistono condizioni di particolare difficoltà dal punto di vista geofisico, dal momento che offre una copertura estesa a costi contenuti.
Il Wi-Max sfrutta e raccoglie iniziative di ricerca e sviluppo attuate nel corso degli ultimi cinque anni dalle aziende europee di telecomunicazioni che hanno messo a punto la tecnologia che anche noi stiamo utilizzando.
Aria si appresta a realizzare, nel giro di quattro anni, un investimento significativo, installando 4.400 antenne per coprire tutto


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il territorio nazionale e offrire quello che in termini tecnici si chiama un servizio dual play, che comprende l'accesso ad internet e la voce, configurandosi così come un operatore di telecomunicazioni completo, alternativo a quelli attualmente esistenti nel Paese.
Poiché una delle istanze presentate, al momento dell'indizione dell'asta, dall'allora Ministero delle comunicazione era quella di avere degli impegni dal punto di vista della copertura nelle zone con digital divide, inizieremo i nostri investimenti proprio coprendo tali zone, per spostarci poi progressivamente nelle aree di mercato, anche per l'ovvia necessità, essendo impresa, di rientrare dagli investimenti fatti.
Stiamo parlando di un investimento che, in quattro anni, raggiungerà la cifra di 400 milioni di euro, per coprire, alla fine del suo percorso, una potenzialità di 33 milioni di abitanti.
Una sottolineatura interessante, dal punto di vista dell'iniziativa e della possibilità di usare le telecomunicazioni come spunto per investimenti, è che questa società ha raccolto finora solo capitali stranieri, generando quindi una significativa attenzione, da parte di venture capital di altri Paesi, verso lo sviluppo delle telecomunicazioni e in genere verso i processi innovativi in Italia.
Esaurita la presentazione di Aria, vorrei illustrare il nostro punto di vista su alcuni elementi utili per affrontare il dibattito sulla banda larga nel Paese, magari anche raccogliendo spunti venuti dalle relazioni presentate a questa Commissione dal presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, dottor Calabrò, e dall'amministratore delegato di Telecom Italia, dottor Bernabè.
Innanzitutto, premetto che ci presentiamo come un progetto nazionale di costituzione di un operatore alternativo di grosse dimensioni. Pertanto, relativamente alla competizione con Telecom Italia, mi piace sottolineare che noi, in quanto operatori di mercato, vorremmo lavorare in una condizione di mercato in cui tutti sono sani, compreso l'incumbent. Intendo dire che la difficoltà dell'operatore derivato dall'incumbent a presentarsi in condizioni di salvaguardia dei propri investimenti, di mantenimento della propria infrastruttura e di vitalità, è un fattore che incide sulla difficoltà complessiva del mercato.
In tutti i Paesi in cui è avvenuta una trasformazione da monopolio a situazione competitiva, più o meno profonda, l'ex monopolista, poi incumbent, ha assunto una posizione di rilievo, di guida e di presenza significativa per lo sviluppo del mercato.
Vorremmo che avvenisse lo stesso anche nel nostro Paese. Tuttavia, occorrerà essere onesti intellettualmente nel valutare le condizioni di valore degli attuali asset infrastrutturali presenti nel Paese.
La prima considerazione che vorrei svolgere, e che ho utilizzato per dare il titolo alla mia relazione, riguarda il cosiddetto sustainable development.
Al momento, fare nuovi investimenti diventa sempre più gravoso. Come ho già sottolineato, la nostra azienda ha raccolto capitali stranieri.
Ciò, pur rendendoci soddisfatti, non toglie che dobbiamo usare tali capitali nella maniera più opportuna possibile, cercando di fare investimenti che abbiano un ritorno e che quindi raccolgano quanto più traffico possibile.
In quest'ottica, siamo favorevoli allo sviluppo delle reti, della nostra innanzitutto, in una condizione di open access, che permetta alle reti di essere disponibili alla raccolta di quanto più traffico possibile e di essere utilizzate anche da altri operatori.
L'open access, quindi, si pone come condizione di garanzia di un utilizzo aperto degli investimenti. Questa è una discussione che abbiamo svolto, prima della gara, anche con gli organi tecnici del Ministero, quando l'ipotesi di un eccessivo frazionamento del mercato - in riferimento al frazionamento del mercato avutosi ai tempi dell'avvio della situazione competitiva, in occasione della quale si erano concesse un certo numero di licenze, addirittura 300 - ha fatto correre


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il rischio di generare una situazione falsamente competitiva, in cui ogni singolo operatore era troppo piccolo per mantenere una garanzia di successo.
In queste condizioni, presentarsi con un modello open access permetterebbe all'investimento di raccogliere tutto il traffico possibile, anche da parte di chi in questo momento non avesse voglia di fare investimenti, ma soltanto di offrire servizi, con la possibilità di utilizzare la nostra rete.
La seconda considerazione che vorrei presentarvi, relativamente al ritorno degli investimenti e all'uso di questa tecnologia, riguarda la misura effettiva del digital divide in Italia.
In proposito, abbiamo un dato di riferimento formale, secondo cui in questo momento l'offerta ADSL di Telecom Italia copre circa il 91 per cento (tuttavia questa cifra è soggetta a una forte variabilità). In realtà, come credo tutti noi sappiamo, la cifra di popolazione effettivamente coperta dal servizio è di gran lunga inferiore, anche per ragioni tecniche che non sto a ripetervi, indicate anche nella mia relazione e che sono ben note alla stessa Telecom Italia.
Pertanto, una delle condizioni di utilizzo degli investimenti sostenibili è di decidere che ci sono tecnologie complementari che possono essere integrate (la nostra, l'ADSL, quella di altri operatori mobili), per far funzionare una copertura possibile del Paese che sia corretta anche dal punto di vista della sostenibilità, riconoscendo oltretutto (tali dichiarazioni sono state fatte anche dal dottor Bernabè a questa Commissione) che ci sono mercati e mercati, e che - in alcuni mercati - la domanda di banda sarà sicuramente maggiore e genererà una specifica richiesta, in termini di tecnologia di maggiore capacità (mi riferisco alla famosa fibra ottica).
La fibra ottica è indispensabile nel mercato, ma non è esclusiva e non è l'unica tecnologia che può essere utilizzata in maniera corretta, per fornire una sana visione del possibile sviluppo di una rete a banda larga in Italia.
Un'ultima considerazione si lega al fatto che di qualunque carattere siano i nostri sforzi, in termini di utilizzo corretto della tecnologia e di costruzione di una rete sostenibile che vada a coprire il Paese con la banda larga, tutti dobbiamo lavorare verso due condizioni, che si rivolgono entrambe a una sollecitazione di crescita della domanda. Ci troviamo, infatti, in un Paese in cui il livello di alfabetizzazione, per quanto riguarda la domanda individuale degli strumenti tecnologici, è molto basso rispetto alla media europea. Quindi, dovremo lavorare perché la domanda possa essere incentivata a crescere e a formarsi, per utilizzare nella maniera più adeguata questi strumenti e goderne dal punto di vista della fertilizzazione e degli sviluppi, a maggior ragione quando si tratta di imprese.
Nel nostro sistema di imprese, il fatto che queste ultime siano spesso troppo piccole, per poter modificare la propria organizzazione e adeguarsi rispetto alla tecnologia disponibile, per aumentare la loro efficienza, crea un circolo vizioso che impedisce a chi offre tecnologia di farlo in maniera sana e a chi la vuole, di utilizzarla. Anche in questo caso, alcuni programmi di incentivo alla domanda e di organizzazione corretta della stessa potrebbero essere utili.

PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Mario Citelli per la sua relazione.
Mi sembra di poter dire che il Wi-Max, una delle tante nuove tecnologie che il mercato può offrire ai nostri cittadini consumatori, sia assolutamente importante. Esso deve essere tenuto presente, anche a complemento dell'offerta che, nel tempo, dovrà basarsi sulla fibra ottica.
Il Wi-Max, infatti, ha sicuramente delle potenzialità di distribuzione del segnale molto più ampie rispetto a quelle del Wi-Fi tradizionale.
Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

ANTONINO FOTI. Signor presidente, vorrei sapere se l'investimento di 350-400 milioni


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di euro, previsto in quattro anni, per le 4.400 antenne, copra il territorio nazionale.

MARIO CITELLI, Amministratore delegato di Aria. Lo copre, nel senso che arriva a coprire tutte e venti le regioni.
Per quanto riguarda la percentuale, lo copre fino alla soddisfazione di 33 milioni di abitanti. Quindi, nei primi quattro anni, la nostra copertura di rete si indirizza sulle esigenze di digital divide, così come indicate dal Ministero nel bando di gara; poi, progressivamente, si volge alle condizioni di mix di fallimento di mercato, procedendo fino a una copertura di 33 milioni di abitanti sparsi nelle venti regioni.
Successivamente, seguirà una fase dedicata al raggiungimento del secondo livello di completamento della rete che diventa competitivo in senso stretto. Infatti, a quel punto, la differenza tra i 33 e i 60 milioni di abitanti si riferisce in genere alla popolazione urbana normalmente coperta da offerta, su cui l'investimento andrebbe fatto in condizioni di maggiore forza muscolare, per poter abbattere i prezzi e competere con le altre tecnologie.

PRESIDENTE. Nel ringraziare l'amministratore Citelli per la disponibilità manifestata, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16.

Audizione di rappresentanti di Fondi italiani per le infrastrutture.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'assetto e sulle prospettive delle nuove reti del sistema delle comunicazioni elettroniche, l'audizione di rappresentanti di Fondi italiani per le infrastrutture.
Do la parola all'amministratore delegato della società, Vito Gamberale.

VITO GAMBERALE, Amministratore delegato di Fondi italiani per le infrastrutture. Ringrazio questa importante istituzione, che ha ritenuto opportuno ascoltare il nostro pensiero.
F2i, Fondi italiani per le infrastrutture, è il più grosso fondo infrastrutturale operante al mondo a carattere nazionale, ovvero che investe esclusivamente in un Paese.
Abbiamo un target di raccolta di 2 miliardi, siamo già vicini ad 1,9 miliardi e completeremo la raccolta a fine febbraio. I nostri investitori sono per il 40 per cento banche, per il 23 per cento fondazioni bancarie, per il 23 per cento casse di previdenza e fondi pensione, meno dell'8 per cento la Cassa depositi e prestiti e circa l'8 per cento le assicurazioni.
Per quanto riguarda il basket dei nostri investitori, si tende a ritenere che il fondo sia della Cassa depositi e prestiti, mentre si tratta di un fondo privato, a carattere istituzionale, di cui la Cassa depositi e prestiti, che ci onora come partecipante e investitore, possiede meno dell'8 per cento.
Per quanto riguarda le casse di previdenza e i fondi pensione, per la prima volta il sistema pensionistico privato italiano partecipa a un fondo, per poter investire in infrastrutture. Si tratta quindi di soggetti che rappresentano le professionalità distribuite nel territorio, e poterle avere come socie anche in un coinvestimento con F2i potrebbe fidelizzare la clientela di qualunque asset importante e strategico per il Paese.
F2i è un fondo nato per essere un investitore di lunghissimo periodo, quindi non opportunistico, e investe in infrastrutture esistenti con l'obiettivo di poterle gestire, sviluppare e rendere efficienti. Siamo nati con un progetto che prevedeva nel 2007 il processo autorizzativo e nel 2008 la raccolta. Avremmo dovuto iniziare gli investimenti da febbraio 2009 per quattro anni, invece nell'anno della raccolta abbiamo avviato anche gli investimenti e ad oggi abbiamo realizzato investimenti per circa 450 milioni. Abbiamo quindi un anno di anticipo rispetto al normale piano operativo. Siamo dunque in piena attività


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e saremo in grado di partecipare da protagonisti a importanti operazioni industriali riguardanti il Paese.
Nel parlare di telecomunicazioni e del problema dell'evoluzione della rete delle telecomunicazioni in ogni Paese, si deve fare riferimento all'operatore dominante, quindi a Telecom Italia, gruppo per il quale ho avuto l'onore e il piacere di lavorare durante gli anni Novanta, anni di grande sviluppo del gruppo Telecom nel mondo. In quel periodo, Telecom diffuse la propria presenza, le proprie tecnologie, i propri sistemi in Europa, nel Centro e Sud America e in Asia. Forse, questo primato delle telecomunicazioni italiane raggiunto nel mondo non fu nemmeno percepito dal Paese, impegnato in un cambiamento socio-politico che lo distrasse da questo prestigio che si andava accumulando nel mondo. Di questo rimangono però anche le migliori performance gestionali in Europa. Se infatti si comparano i fondamentali economici di Telecom Italia con quelli degli altri operatori europei, si nota come Telecom Italia si collochi ai primi posti in termini di redditività e di produttività.
Nel trattare dei problemi delle telecomunicazioni italiane non si può prescindere dai problemi di Telecom, che mi sembra giusto schematizzare in tre vincoli: un debito abnorme, di sicuro non di origine industriale, che ne condiziona gli investimenti nel Paese e lo sviluppo all'estero; un perimetro di business domestico, quindi soggetto a una progressiva perdita di redditività per la pressione concorrenziale; la presenza di un socio straniero. È alquanto anomala infatti la presenza di un socio straniero incumbent di un altro incumbent all'interno di un grande Paese. Questi tre grossi vincoli si riflettono sull'evoluzione della rete, tema in discussione.
Naturalmente, come in tutti i documenti prodotti finora da questa importante Commissione, deve essere condiviso che le reti di telecomunicazioni costituiscono una delle infrastrutture principali del Paese, se non quella più moderna, che consente all'Italia di sentirsi connessa e in grado di dialogare e di informarsi. È giusto quindi che un Paese pretenda una rete evoluta nelle prestazioni e sicura nella qualità.
Volendo dividere le reti tra mobili e fisse, è opportuno sottolineare che l'Italia detenne il grande primato nella telefonia mobile nel mondo, che oggi perdura nelle reti mobili, le più importanti e avanzate al mondo. Abbiamo infatti tre operatori fortemente presenti sul territorio e un quarto presente come fornitore di servizi, ma meno come copertura. I primi tre posseggono tre reti molto importanti, di cui TIM è stato il precursore. Peraltro, la copertura della rete mobile oggi non rappresenta un vantaggio competitivo, perché i vantaggi competitivi sono i servizi che si offrono.
Sull'evoluzione di queste reti ci siamo permessi di offrire un nostro contributo, giacché si potrebbe pensare a un'esternalizzazione delle torri da parte dei tre maggiori operatori, per dare luogo a un unico efficiente network in grado di assicurare vantaggi per tutti. Gli operatori ridurrebbero infatti gli investimenti e i costi operativi attraverso un co-siting, ovvero un'installazione di più torri sullo stesso traliccio, mentre i cittadini e gli enti locali conterrebbero la proliferazione delle antenne e quindi l'impatto ambientale.
Nel mondo esistono esempi di parziali esternalizzazioni di torri da parte di un operatore, ma l'Italia potrebbe dare un esempio di razionalizzazione di questo sistema, operazione auspicata anche dai regolatori nazionali europei, ma con applicazioni episodiche. Potrebbe dunque nascere un gestore di torri per reti mobili, che potrebbe essere quindi terzo rispetto ai singoli operatori, in grado di fornire agli operatori mobili attuali e ai nuovi operatori wireless infrastrutture e servizi di ospitalità e di gestione di elevata qualità, efficienti nei costi, adeguati all'evoluzione delle tecnologie e dei servizi.
Da questo punto di vista, F2i è pronta per organizzare e guidare un adeguato consorzio in grado di apportare capitali e competenze. F2i ha partecipato anche alla gara indetta da Wind e H3G per l'esternalizzazione delle loro reti e fummo a


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capo con DMT di questo consorzio. Alla fine, però, i venditori decisero di non andare avanti, ma per loro motivi. Ritengo che oggi si potrebbe riproporre il progetto su più ampia scala e che l'Italia riacquisterebbe anche in questo campo una prepotente capacità evolutiva rispetto al mondo.
Oggi, alla rete fissa di Telecom si affiancano altre reti più o meno avanzate, che sono sorte a livello locale grazie all'intervento di importanti e qualificati operatori, come Fastweb e Vodafone, oppure grazie all'attività di gestori di sistemi, quali le reti autostradali e le reti ferroviarie.
Negli ultimi anni, la rete di Telecom, che dà l'impronta qualitativa alla rete di telecomunicazioni del Paese, ha mancato di un'accurata e meticolosa manutenzione e di un'impegnata evoluzione soprattutto nell'accesso, che costituisce la parte più estesa e capillare e quindi richiede maggiori oneri in termini sia di costi operativi che di investimenti per l'ammodernamento tecnologico. La qualità della rete tende anche a diminuire per la presenza di talune strozzature, specialmente nei server e nella parte centrale della rete.
È necessario pianificare un'evoluzione della rete, considerando le esigenze di servizio da qui a dieci anni. Occorre partire presto.
Oggi, la rete di Telecom presenta una discreta possibilità di accesso fino a 6-7 megabit al secondo ed è pressoché disponibile in maniera diffusa a punte di 20 megabit al secondo utilizzando le tecnologie ADSL e la pre-esistente rete di accesso in rame. La qualità di accesso può non avere criticità forti rispetto alle esigenze e agli usi attuali, ma, come evidenziato dalla Commissione, la diffusione dell'accesso e dell'uso della banda larga è più limitato nel Paese, quindi dovremo attenderci un'accelerazione della domanda nei prossimi anni. Con la continua crescita del numero di utenti, occorrerà parlare non più di banda larga, ma di banda specifica, resa disponibile per ogni utente in quella determinata zona. Lì potranno maturare strozzature anche nel breve o medio termine. Sarebbe quindi necessaria un'evoluzione della rete dal punto di vista sia tecnologico che commerciale, laddove anche gli Internet service provider dovranno differenziare le loro offerte per prezzi, servizi, fasce orarie e qualità garantita.
Questa rete andrebbe dunque evoluta. Evolvere la rete significa parlare di NGN, ovvero della diffusione della fibra ottica, portando quest'ultima in maniera capillare nella rete di accesso. Questo richiede investimenti di diversi miliardi di euro per anni. Si citano molte cifre, che devono essere riferite a cosa si vuole fare e in quale lasso di tempo, ma di sicuro si tratta di diversi miliardi, di cifre che, a seconda di un intervento ridotto o esteso, possono oscillare tra i 5 e i 10 miliardi.
Non è ipotizzabile che ognuno evolva la propria rete, ma è opportuno pensare a un'unica rete, per evitare rilevanti diseconomie non sostenibili dal nostro Paese, considerando anche lo stato della finanza.
Una NGN consentirebbe anche agli operatori mobili, che vedrebbero realizzate in fibra ottica la connessione tra le centrali telefoniche e le loro BTS, un'ulteriore eventuale evoluzione dei servizi da parte della telefonia mobile.
L'opportunità di una rete di accesso comune, trasparente verso l'utente, che dovrebbe poter scegliere le proprie connessioni in funzione delle proprie esigenze, si riflette su Telecom Italia e sulle strategie.
Finora abbiamo rilevato l'esigenza di evolvere la rete, ma lo potrebbe fare Telecom Italia, essendo il soggetto dominante. Deve però fare i conti con il proprio vincolo debitorio, che nel breve e medio termine non gli consente investimenti di questa portata. Una soluzione strategico-investitoria-finanziaria potrebbe quindi risolvere il problema della rete, ma contemporaneamente anche avviare la rimozione di uno dei vincoli di Telecom.
Di sicuro, l'espianto della rete per un operatore incumbent non è né naturale, né sperimentata, ma Telecom potrebbe viverla come una propria scelta strategica, per ridarsi gradi di libertà, per offrire e gestire una rete molto evoluta. Da qui potrebbe quindi coraggiosamente prendere


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corpo un progetto di separazione della rete, che veda sempre Telecom come proprietaria con una quota importante, perché l'espianto della rete è logicamente impossibile al di fuori dell'incumbent. Strategicamente, Telecom potrebbe passare da una separazione funzionale ad una societaria, conservarne una buona percentuale, condividere la proprietà, quindi l'equity con investitori istituzionali, che potrebbero assicurare una governance di trasparenza verso la concorrenza e di neutralità verso l'utente.
F2i potrebbe essere capofila di un consorzio di questo genere. Saremmo in grado di aggregare forze economiche italiane e straniere. Alcuni nostri investitori istituzionali stanno studiando con noi dei coinvestimenti. I fondi professionali privati potrebbero essere un esempio molto importante e fungere da riferimento aggregante e fidelizzante della clientela per Telecom. Per quest'ultima, quindi, potrebbe rappresentare una mossa strategica e opportunistica verso il mondo della propria clientela più importante.

PRESIDENTE. Ringrazio l'ingegner Gamberale dell'ampia relazione, nonché della chiarezza e della trasparenza con cui ci ha prospettato una possibile evoluzione del mercato delle telecomunicazioni e la possibilità di reperire capitali finanziari di matrice italiana, in un momento in cui i mercati finanziari hanno subito e subiscono un periodo particolarmente difficile.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

SILVANO MOFFA. Vorrei ringraziare l'ingegner Gamberale per l'audizione, per aver dato il senso complessivo del lavoro di Fondi italiani per le infrastrutture.
Ho molto apprezzato anche il riferimento all'impiego delle risorse, anticipato rispetto al piano complessivo che si era dato, elemento di assoluta novità nel panorama del nostro Paese.
Lei ha sviluppato un ragionamento condivisibile circa le criticità che oggi residuano in Telecom Italia e la necessità di uscire da questa situazione di impasse rispetto alla possibile crescita del sistema complessivo delle telecomunicazioni nel nostro Paese, soprattutto in ordine alla banda larga, attraverso un piano strategico. Questo sta candidando Fondi italiani per le infrastrutture a un'operazione intelligente sotto il profilo operativo e strategico: quella di essere capo consorzio, come soggetto pubblico, nel tentativo di rimuovere questa sorta di afasia nella quale si trova Telecom Italia.
Oggi lei esprime questa sua valutazione in una Commissione e rende sostanzialmente pubblico questa intenzione di Fondi italiano per le infrastrutture, ma, anche sulla base dell'audizione che abbiamo avuto con l'attuale management di Telecom Italia, è necessario capire se Telecom sia disponibile ad aperture in ordine alla separazione delle rete, che finora ha invece difeso, rafforzando un sistema monopolistico che non giova alla crescita complessiva, soprattutto in riferimento alle nuove tecnologie.
Vorrei quindi sapere se ne abbia parlato con Telecom o se semplicemente abbia annunciato oggi in questa Commissione l'apertura di una fase di confronto.

PRESIDENTE. Do la parola al nostro interlocutore per la replica.

VITO GAMBERALE, Amministratore delegato di Fondi italiani per le infrastrutture. Ringrazio l'onorevole per aver colto la predisposizione di F2i a partecipare a importanti operazioni per la stabilizzazione delle infrastrutture del Paese.
Per quanto riguarda tale progetto, il nodo deve essere sciolto da Telecom. Ritengo che, dopo diversi anni, per la prima volta Telecom oggi possegga un management indipendente, non legato alle esigenze e agli obiettivi di brevissimo termine dell'azionariato. Si tratta di un management che riflette sul lungo termine, che prima ha dovuto ricomporre un'unitarietà manageriale al proprio interno e misurarsi con problemi ereditati, e che sta difendendo i primati raggiunti a livello europeo dall'azienda in termini di redditività e di


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efficienza. Questo management dovrà compiere scelte strategiche, tra cui anche questa, che potrebbe favorire l'evoluzione della rete.
Con Telecom e i suoi manager è possibile incontrarsi e scambiare le idee. Loro sanno cosa vogliono fare, ma questa può essere una chance alla quale dovranno dare risposta sia per l'evoluzione della rete, sia per renderla compatibile con i problemi che devono affrontare. Si tratta di persone responsabili, qualificate e di grande reputazione.
Tale decisione strategica deve nascere all'interno di Telecom non per pressioni o per presunti abbattimenti di barriere monopolistiche, giacché simili impostazioni non adottate sono presenti in nessun Paese d'Europa. A volte l'Italia ha voluto procedere a tappe forzate, anticipando i tempi e non sempre difendendo, ma distruggendo.
Questa deve essere una decisione autonoma e strategica di Telecom. Qualora dovesse avverarsi quanto si legge quotidianamente sui giornali, è necessario chiedersi a che condizioni tale operazione avverrebbe per Telecom e come questa potrebbe essere accompagnata dalla finanza istituzionale, di cui oggi siamo rappresentanti importanti.

PRESIDENTE. Ringrazio nuovamente l'ingegner Gamberale.
Dichiaro conclusa l'audizione e sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 16,25, è ripresa alle 16,30.

Audizione di rappresentanti di Radio nazionali associate (RNA).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'assetto e sulle prospettive delle nuove reti del sistema delle comunicazioni elettroniche, l'audizione di rappresentanti di Radio nazionali associate (RNA).
Do la parola al presidente dell'associazione, Eduardo Montefusco.

EDUARDO MONTEFUSCO, Presidente di Radio nazionali associate (RNA). Ringrazio il presidente per l'invito all'audizione odierna nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'assetto e sulle prospettive del sistema delle comunicazioni elettroniche.
Il tema delle reti di nuova generazione è sicuramente di importanza primaria e strategica nell'ottica dello sviluppo economico e riguarda ampi settori dell'industria italiana, incluso quello del broadcast ed in specifico quello radiofonico, per ora fortemente penalizzato nel processo di transizione verso le tecnologie digitali a banda larga.
La digitalizzazione dei sistemi di radiodiffusione circolare significa innovazione e sviluppo tecnologico e rappresenta inoltre una opportunità di crescita e allargamento per il settore del broadcast.
Sistemi di trasmissione digitale possono fornire ai cittadini servizi ad elevato valore tecnologico e garantire alle aziende una crescita sicura nel mondo della convergenza dei media.
La banda larga non è solo rappresentata dai sistemi bidirezionali con protocollo IP, bensì da tutti quei servizi che sono in grado di fornire ai cittadini accesso a servizi innovativi e multimediali ad alta velocità.
La radiofonia in tecnologia numerica è in grado di garantire questo tipo di accesso su ampie aree del territorio, in mobilità e verso terminali portatili e mobili, tipicamente PC portatili, palmari, telefoni mobili, lettori multimediali e autoradio. I servizi dati associati della radiofonia digitale possono anche diventare interattivi se dotati di un canale di ritorno.
I servizi di interesse generale e gratuiti della radio digitale sono e saranno sempre di più in futuro una componente fondamentale del processo di innovazione e dell'impegno dell'industria italiana a superare il digital divide, garantendo a tutti i cittadini e in tutto il territorio nazionale l'accesso a nuove forme di informazione e comunicazione.
La nostra associazione, la RNA - Radio nazionali associate è stata costituita nel 1986 con l'obiettivo di promuovere e sostenere


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lo sviluppo della radiofonia privata ed in particolare quella a diffusione nazionale.
Fin dalla sua fondazione, hanno aderito alla RNA le principali aziende radiofoniche nazionali, che vedono in questa loro struttura di categoria il miglior strumento per la salvaguardia dei propri interessi imprenditoriali nel settore della radiodiffusione.
La RNA - Radio nazionali associate - è certamente la struttura maggiormente rappresentativa della radiofonia nazionale, grazie al prestigio delle imprese associate che appartengono significativamente ai maggiori gruppi di comunicazione del nostro Paese - come ad esempio L'Espresso, Il Sole 24ore e la Mondadori - e ad editori indipendenti e ad aree politiche e religiose; ad esempio fanno parte della nostra associazione anche Radio Maria e Radio radicale.
La radio è uno dei medium considerati più affidabili e preferiti nel nostro Paese e raggiunge oltre 38 milioni di cittadini ogni giorno. In questo contesto esso fornisce servizi ad alto valore (informativi e di intrattenimento) che sono parte integrante della nostra vita quotidiana. Lo sviluppo tecnologico ha reso disponibili nuovi sistemi digitali per la trasmissione dei programmi radiofonici, che consentono una evoluzione dalla radiofonia tradizionale verso sistemi multimediali che garantiscono ai cittadini la fruizione di servizi ad alto contenuto tecnologico in mobilità e, soprattutto, gratuiti.
L'Italia vanta un mercato radiofonico molto vivace, con quindici programmi nazionali commerciali ed oltre mille stazioni radio locali, oltre ai programmi trasmessi dalla concessionaria pubblica. Si tratta quindi di un settore che può essere considerato la migliore espressione del pluralismo dell'informazione.
Nelle radio commerciali lavorano oltre 10 mila persone, tra tecnici, giornalisti e responsabili dell'amministrazione.
Tutti gli attori principali di questo settore, come dimostrato anche dalle attività del tavolo tecnico per la radio digitale promossa dall'Agcom, sono interessati al lancio dei servizi digitali con tecnologia Eureka 147, uno standard sviluppato in Europa per fornire servizi audio e dati a terminali mobili e portatili. Questa tecnologia, già adottata con successo nel Regno Unito, in Danimarca ed in Norvegia, è alla base di una serie di standard per la trasmissione di servizi audio, video e multimediali conosciuti come DAB, DAB e DMB. Altri Paesi europei stanno lanciando i servizi basati sulla tecnologia Eureka 147, soprattutto Francia, Germania e Svizzera.
I suddetti tre standard consentono, una volta implementati in una piattaforma trasmissiva di codifica e multiplazione e su terminali riceventi, di trasmettere e ricevere indifferentemente in un multiplex DAB le seguenti diverse tipologie di servizio, con l'unico vincolo di dover rispettare il bit-rate massimo del multiplex DAB: servizi DAB, ossia programmi radiofonici con codifica MPEG-2/ Musicam, con eventuale aggiunta di dati; servizi DAB , cioè programmi radiofonici, e relativi dati, con codifica HeAAC V2; servizi DMB audio, ossia programmi audio con codifica AAC e eventuali applicazioni interattive; servizi DMB Visual Radio, cioè programmi audio codificati in AAC con uno stream video con codifica H264 ad un framerate molto basso (tipicamente una immagine ogni 2-5 secondi); ed infine servizi DMB video, ossia programmi video con codifica H264, audio associato codificato in AAC ed eventuali applicazioni interattive.
La fase sperimentale per il sistema DAB in Italia è stata molto lunga, iniziando nel 1998 con il lancio dei primi servizi trasmessi da Rai e dal Club DAB Italia, che è un nostro consorzio.
Lo sviluppo tecnologico applicato alla tecnologia di base DAB consente oggi agli operatori radiofonici di sfruttare al massimo le nuove codifiche audio e pertanto offre la possibilità di selezionare il sistema o i sistemi di trasmissione più moderni.
Il sistema DAB , grazie alla sua maggiore efficienza di compressione rispetto ai sistemi DMB e VR (Visual Radio), appare come la scelta ideale per la trasmissione radiofonica. Caratteristiche salienti sono


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un rapido cambio di canale e la compatibilità con i servizi dati già adottati dal DAB classico e una struttura del flusso dati snella. Il DAB permette inoltre la trasmissione di audio multicanale (il famoso surround).
I sistemi DMB-A, DMB-VR e DMB Video si basano sullo standard DMB e pertanto si tratta di una tecnologia ottimizzata per la trasmissione di programmi video e non audio. Inoltre il sistema DMB prevede la codifica del segnale audio e video compresso all'interno di uno stream MPEG2-TS che viene usato per la multiplazione. Una versione del DMB adattata al trasporto di soli contenuti audio e dati BIFS è stata adottata al momento in Francia ed è chiamata comunemente DMB-A (dove la A sta per Audio).
Va sottolineato che il sistema Eureka 147 DAB è estremamente flessibile e consente la trasmissione, all'interno dello stesso multiplex, di programmi e servizi con schemi di codifica diversi. Quindi è realizzabile senza problemi un multiplex con un certo numero di programmi in DAB, programmi in DAB , DMB-A e canali video in DMB e/o VR.
Riassumendo, gli operatori hanno la possibilità di scegliere il DAB, il DAB , DMB-A o il DMB-VR per la trasmissione di servizi audio. Per i servizi video sono disponibili i sistemi DMB Video e DAB-IP (basato su una tecnologia proprietaria che usa Windows Media come formato di compressione).
Secondo gli attori del mercato la scelta del sistema di codifica dovrebbe essere lasciata all'operatore di rete e al fornitore di contenuti. Un broadcaster dovrebbe poter quindi decidere se trasmettere il proprio programma in DAB , oppure in DMB-A o in DMB-VR. Ciò è importante anche per gli aspetti di neutralità tecnologica che la legislazione europea ed italiana prevede.
Oltre ai servizi puri audio o audio-video tutti i programmi trasmessi in tecnologia consentono la veicolazione di servizi dati molto avanzata, che, in presenza di un canale di ritorno, può anche diventare interattiva.
Servizi dati tipici sono: DLS/DLS , cioè informazioni testuali con lunghezza fino a 160 caratteri che possono scorrere sullo schermo del ricevitore; EPG, ossia guida elettronica ai programmi; BWS - broadcast web site -, ossia minisiti web visualizzabili su ricevitori dotati di un minibrowser; TMC/TPEG, cioè servizi dati per informazioni sul traffico che possono interagire direttamente con i sistemi di navigazione auto motive; Intellitext/Journaline, cioè servizi dati che presentano informazioni testuali organizzate in modo gerarchico (simile al teletesto della televisione); Slideshow, ossia visualizzazione di immagini e diapositive su ricevitori dotati di schermi a colori.
Emerge però urgente la scelta di un approccio comune di tutti i soggetti interessati per dare chiare e precise indicazioni al regolatore ed ai produttori di ricevitori e di sistemi di codifica. La radio è un medium gratuito e i ricevitori analogici sono disponibili ad un costo molto ridotto. Se il lancio della radio digitale vuole essere un successo è fondamentale rendere disponibili da subito ricevitori digitali ad un costo comparabile a quello dei ricevitori analogici e che siano in grado di ricevere un'ampia offerta di programmi.
Tutto ciò premesso riteniamo inoltre che l'apertura e l'evoluzione del DAB sia verso il DAB , sia verso il DMB debba favorire l'introduzione sul mercato di ricevitori misti sempre «backwards compatible».
Ricevitori misti DAB/DAB /DMB sono già disponibili e ulteriori modelli potranno essere sviluppati e resi disponibili sul mercato nel caso che il legislatore e gli operatori diano chiari segnali sulla tipologia di terminali da implementare. Se si realizzerà poi un'economia di scala, i costi dei ricevitori potranno essere ridotti in breve tempo. Ricordiamo in questo contesto la necessità che i ricevitori siano compatibili con i sistemi Eureka 147 adottati negli altri Paesi, mettendo a disposizione dei consumatori italiani prodotti che potranno usare in tutta l'area europea e in molti altri Paesi del mondo.


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Riteniamo pertanto che i ricevitori per la radio digitale immessi sul mercato italiano debbano avere le seguenti caratteristiche minime, per tutelare consumatori ed operatori: ricezione dei servizi DAB (sistema adottato in molti Paesi europei); ricezione dei servizi DAB (sistema che sarà adottato nei mercati nuovi); ricezione dei servizi DMB-A (sistema che probabilmente sarà adottato in Francia); ricezione della componente audio dei servizi DMB-VR; ricezione dei servizi trasmessi sia in banda III che in banda L; ricezione dei servizi analogici in FM; display alfanumerico, con visualizzazione del nome del programma selezionato e dei DLS nel caso che il display visualizzi almeno 16 caratteri.
Inoltre si ritiene che i ricevitori mobili (le famose autoradio) debbano essere dotati della funzionalità di service following da FM a DAB/DAB e viceversa. Funzionalità di service following da FM a DMB-A/VR e da DAB/DAB a DMB-A/VR non sono state ancora standardizzate.
Si sottolinea anche l'urgenza di rendere obbligatorio l'installazione di ricevitori che soddisfino le caratteristiche minime sugli autoveicoli il prima possibile.
Le grandi potenzialità della digitalizzazione della radio sono però, in Italia, limitate dalla scarsità di risorse radioelettriche allocate a questo tipo di servizio. Mentre altri Paesi, come Regno Unito, Germania e Svizzera, hanno dedicato al DAB buona parte della banda III, ovvero la porzione di frequenze comprese tra i 174 MHz e i 230 MHz e del canale 13 (230-240 MHz), l'Italia ad oggi mantiene ancora servizi in tecnica analogica in queste bande di frequenza ed anche dopo lo switch-off della TV analogica progetta di usare le frequenze in banda III per la televisione digitale. Sono significativi i ritardi ed i buchi regolamentari emersi negli ultimi anni, periodo in cui l'interesse era solo ed unicamente focalizzato sulla televisione, a scapito degli altri media.

PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Montefusco per l'ampia ed esaustiva relazione.
Do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Pensavo che la radio fosse lo strumento più semplice da valutare; invece, onestamente, devo dire che ho bisogno di qualche chiarimento. Chiedo, dunque, al presidente Montefusco se con poche parole può spiegarci le differenze tra DMA e DMB.
Inoltre, considerando che stiamo valutando il codice della strada e dal momento che si è fatto riferimento alla necessità di installare ricevitori che soddisfino le caratteristiche minime sugli autoveicoli, vorrei sapere se esistono dei parametri che potrebbero risultare utili per il codice della strada.

EDUARDO MONTEFUSCO, Presidente di Radio nazionali associate (RNA). Posso risponderle, dicendo che era molto difficile comprendere anche le FM nel 1976, quando ho iniziato la mia carriera ed ero un giovane ragazzo. Tenterò comunque di essere più esplicito e chiaro, perché capisco le difficoltà, dal momento che è complicato anche per me comprendere i vari standard.
Il discorso dell'evoluzione digitale per noi è fondamentale. Dal 1998, stiamo facendo sperimentazioni su queste nuove piattaforme, per cui riteniamo importante il contenuto dell'ultimo paragrafo che ho letto, quello relativo alla disponibilità dei vari canali per effettuare le trasmissioni in tecnica digitale. Questo è l'unico scoglio che ci troviamo di fronte al momento, perché già da dieci anni sperimentiamo le varie forme di trasmissione digitale.
Tra l'altro, mentre in precedenza la concorrenza nel nostro settore aveva lo scopo di ottenere un FM più udibile, oggi il discorso si è molto più affinato, tanto che quasi tutti gli operatori del settore si sono riuniti in consorzio.
Pertanto, la logica nel nostro prossimo futuro sarà quella di farci concorrenza esclusivamente sui contenuti, non sull'illuminazione. Com'è evidente, si tratta di un processo differente da quello che ha portato allo sviluppo della radio.


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A questo punto, se vogliamo entrare nel merito delle tecniche, passo la parola al segretario generale Natucci che, come me, è a conoscenza della situazione tecnica e della sua evoluzione.

SERGIO NATUCCI, Segretario generale di Radio nazionali associate (RNA). Spenderò pochissime parole per cercare di chiarire il quadro della situazione.
I documenti rimangono agli atti, quindi ci sembrava corretto fare questa lunga evocazione di standard.
Ci troviamo in una fase di grande tumultuosità, dal punto di vista tecnologico, con vari standard che si intrecciano e tentano di imporsi sul mercato. Quello che cercavamo di chiedere con questo nostro intervento è di non penalizzare uno degli attori in campo, ma di tentare, nella loro specificità, di dare a ciascuno uno spazio.
La tecnologia permette oggi un grado di convergenza molto elevato. In poche parole, si può fare tutto con tutto, sia in Internet, sia in televisione, sia con il mezzo radiofonico.
Un altro elemento che volevamo sottolineare è che la radio non è soltanto il vecchio mezzo a cui siamo tutti abituati e affezionati e che gode del grande favore del pubblico (del resto, 38 milioni di ascoltatori al giorno non sono un traguardo facile da raggiungere; tale risultato è stato ottenuto con lo sforzo, con la professionalità e con i programmi di tutti: servizio privato, pubblico e commerciale, nessuno ha merito più degli altri), ma esso è uno strumento che può offrire vantaggi alla collettività, sia in ambito nazionale, che in ambito locale.
Perché tutti questi standard? Perché nel 1995 grazie al contributo dell'UER, l'associazione delle radio pubbliche europee, venne finanziato lo studio per un sistema digitale radiofonico chiamato EUREKA 147, da cui nacque la radio digitale.
Ebbene, quello standard, pur essendo abbastanza vecchio, ha subito grandi evoluzioni. Le ultime sono, appunto, quelle che citava il presidente, in particolare il DMB che è stato adottato in Corea, in Cina e in vari grandi Paesi soprattutto asiatici.
La Cina ne ha fatto una versione più personalizzata, perché ciascuno tenta di proteggere economicamente e commercialmente le proprie frontiere, ma il principio base è proprio quel famoso EUREKA 147 che, nato come standard audio, allora codificato con dei sistemi di compressione numerica (MPEG2), è stato cambiato per triplicare la possibilità di trasporto di messaggio audio e video.
Quindi, da un progetto radiofonico, dopo dieci-dodici anni, siamo giunti a un progetto multimediale. Grazie al DMB, che comunque parte da quel progetto, si possono avere audio, immagini, sia lente che rapide, televisione - in Corea viene usato al posto del DVB-H - servizi e guide dei programmi. Per servizi s'intendono servizi dati che possono essere associati al programma che si sta guardando o ascoltando, oppure servizi dati a sé stanti.
Come è chiaro, a livello locale possono esserci delle interazioni, ad esempio con la pubblica amministrazione, con gli enti pubblici e non solo, per ricevere informazioni immediate su quello che accade nella città o sui servizi che vengono prestati.
Tutti i mezzi, compresi la televisione e Internet, sono monodirezionali. Internet diventa bidirezionale, perché c'è il cavo del telefono, ma se lo tagliamo non solo dal vostro computer non esce più niente, ma non arriva nulla.
Quindi, anche la radio, in una logica multimediale e digitale, deve essere considerata con il cavo.
Se il cavo è il nostro telefono mobile o quello di casa - prendiamo il mobile, perché la radio è soprattutto usata in mobilità -, si possono chiedere delle informazioni al servizio, il quale invia, esattamente come fanno la televisione, il Wi-Max e altri sistemi, le informazioni richieste dall'utente.
L'ultimo aspetto che voglio sottolineare è che il sistema radiofonico non vuol competere con gli altri. Ripeto che la nostra missione prioritaria e primaria rimane quella della diffusione dei programmi


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audio che tutti voi amate e conoscete (dal giornale radio, al dibattito e alla musica).
La radio, oltre a tutto questo, può offrire altri prodotti gratuitamente, rendendo quindi ai cittadini un grande servizio nello spirito dell'interesse generale. Tutto questo si sta sviluppando in gran parte d'Europa.
Nel momento in cui abbiamo appreso che stavate conducendo un'indagine conoscitiva sulle reti a tecnologia avanzata, volevamo richiamare la vostra attenzione sulla nostra realtà (non certo per chiedere di avere la medaglia dei primi; non vogliamo essere i primi, ma neanche gli ultimi).
Quindi, in un contesto in cui il Paese si organizza e il Parlamento aiuta questo sviluppo tecnologico, vi chiediamo di ricordare che esiste anche questo mondo, che noi chiamiamo il nostro piccolo mondo radiofonico, che può avere delle grandi prospettive e che spesso ha meno spazio in prima pagina. Tuttavia, se vorrete comprendere nel vostro lavoro anche il nostro mezzo, le potenzialità di interesse ci sono.
So di non essere stato esaustivo, ma spero perlomeno di aver chiarito le curiosità espresse.

PRESIDENTE. Nel ringraziare il presidente Eduardo Montefusco e il segretario generale Sergio Natucci, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16,50.

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