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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione IX
19.
Mercoledì 19 novembre 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Valducci Mario, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ASSETTO E SULLE PROSPETTIVE DELLE NUOVE RETI DEL SISTEMA DELLE COMUNICAZIONI ELETTRONICHE

Seguito dell'esame del documento conclusivo:

Valducci Mario, Presidente ... 3 4
Misiti Aurelio Salvatore (IdV) ... 3
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONE IX
TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNICAZIONI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 19 novembre 2008


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARIO VALDUCCI

La seduta comincia alle 15,15.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Seguito dell'esame del documento conclusivo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'assetto e sulle prospettive delle nuove reti del sistema delle comunicazioni elettroniche, il seguito dell'esame del documento conclusivo.
Avverto che ho predisposto una relazione sintetica del documento finale, che già nella seduta di ieri ho invitato per chi di voi fosse interessato ad avanzare, al di là della discussione che rimane aperta, suggerimenti ed eventuali proposte di riformulazione del documento conclusivo.
Tengo a sottolineare che in questo documento di sintesi abbiamo voluto lasciare aperte le conclusioni, proprio perché sappiamo che altre attività sono in corso, sia da parte dell'AGCOM, sul cosiddetto processo Open Access, sia da parte del Governo, che ha aperto un tavolo e affidato un incarico in merito all'ingegner Francesco Caio. Insomma, si tratta di attività che sicuramente termineranno in una data successiva rispetto a quella in cui esprimeremo il voto sul documento conclusivo, cosa che dovrebbe avvenire la settimana prossima.
Ho fatto questa puntualizzazione perché, avendo parlato informalmente con qualcuno di voi, mi era stata prospettata la possibilità di individuare in modo più stringente le ipotesi finali. È chiaro che se c'è un'ampia condivisione da parte della Commissione questo sarà possibile; qualora, invece, ciò non avvenisse, lasceremmo aperte le conclusioni, anche per i motivi che vi ho prima ricordato.
Chiedo quindi a tutti di far pervenire eventuali proposte di integrazione del documento conclusivo, se è possibile, entro la giornata di domani, in modo tale che la settimana prossima, magari martedì, possiamo procedere alla votazione del documento.

AURELIO SALVATORE MISITI. Avevamo già rivolto un apprezzamento alla sintesi che è stata elaborata. L'unica osservazione che ho mosso - anche se informalmente, come ha detto il presidente - è che alla fine sono emerse quattro ipotesi finali. Questo fa pensare quasi che noi abbiamo svolto un mero lavoro istruttorio, ma non abbiamo alcuna idea di come lo stesso si dovrebbe concludere. Credo che il nostro lavoro potrebbe addirittura rivelarsi inutile, se non abbiamo la possibilità di discutere sulle soluzioni ed arrivare, eventualmente, ad una graduatoria delle stesse, orientandoci prioritariamente verso una delle ipotesi prospettate.
A mio avviso, potremmo concentrare la nostra attenzione esclusivamente sulle conclusioni, perché condividiamo il resto del documento. In realtà condividiamo anche le conclusioni, ma vorremmo specificare a


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quale si rivolge la nostra preferenza. Posso comprendere che la scelta di una soluzione piuttosto che di un'altra potrebbe andare bene per un soggetto (Telecom, ad esempio) e non per un altro, ma non possiamo fermarci a questo se dobbiamo procedere alla realizzazione di una nuova «autostrada» informatica. Questa può essere fissa o mobile e, comunque, in entrambe queste due modalità si deve procedere ad un ammodernamento reale del sistema informatico italiano, il che avrebbe effetti molto positivi per il nostro Paese, dal punto di vista del suo sviluppo.
Non possiamo certo stabilire che si debba portare la fibra ottica in tutto il Paese. Sappiamo che non può farlo integralmente un soggetto privato, anche per la parte che rimane solamente di fibra ottica fissa. Sappiamo che diversi operatori stanno assumendo delle iniziative a questo proposito; ognuno cerca di risolvere il problema di aumentare la velocità di trasmissione dei dati e predispone un proprio progetto per la telefonia mobile. Sappiamo che lo Stato, specialmente in questo periodo, non può accollarsi il peso di un progetto generale, come ha fatto il Giappone.
A mio avviso, dovremmo trovare il modo di indicare, nel documento conclusivo, quali delle quattro ipotesi preferiamo, indicando la nostra preferenza in base al fatto che la soluzione adottata può realizzare una sinergia tra lo Stato, le regioni e i privati. Anche questi soggetti, infatti, devono avere voce in capitolo. Se si sviluppa un polo tecnologico o un distretto industriale importante, è giusto che, nella regione in cui questo dovrebbe realizzarsi, si faccia uno sforzo congiunto per avere una maggiore possibilità di utilizzo di queste reti a grande velocità.
Credo che dovremmo utilizzare un po' di tempo per definire una scelta, da parte di questa Commissione, al fine di dare al Governo delle indicazioni, chiaramente non vincolanti, ma che non si limitino a riferire il lavoro che è stato svolto, lasciandogli il compito di decidere su questa materia.

PRESIDENTE. Poiché abbiamo qualche minuto, approfitto per fare alcune considerazioni.
Lo so che si può semplificare questo lavoro chiedendosi che ne sarà della rete di comunicazione italiana. In realtà, le conclusioni vogliono mettere al centro dell'attenzione non solo l'aspetto delle reti, che è un tema sicuramente tra i più importanti, ma l'intero comparto delle politiche da attuare nel settore delle telecomunicazioni, sia dal lato dell'offerta, che significa reti e servizi, sia dal lato della domanda, che significa alfabetizzazione e digitalizzazione delle imprese e delle famiglie italiane.
Il quadro complessivo che ne deriva deve portare a sviluppare contemporaneamente sia delle politiche industriali dal lato dell'offerta sia, dal lato della domanda, delle iniziative a favore dell'alfabetizzazione della nostra società.
Certo, quando parliamo di politica industriale della rete, sappiamo che questa rappresenta l'asse portante della possibilità di sviluppare tutto questo processo. Tuttavia, se ad esempio procedessimo solamente sulla rete e non, contestualmente, nello sviluppo della digitalizzazione della pubblica amministrazione - attraverso quel piano industriale che era stato attivato dal CNIPA nel 2004-2005 e la cui attuazione negli ultimi tempi si è un po' rallentata - siamo certi che commetteremmo un errore, così come sbaglieremmo se contestualmente non trovassimo delle risorse, presso il Ministero dello sviluppo economico, per la digitalizzazione delle nostre imprese, soprattutto quelle più piccole; sbaglieremmo anche se non individuassimo delle azioni volte ad aumentare il numero di coloro che usufruiscono del computer.
Nel contesto del piano industriale della pubblica amministrazione è importante che, ad esempio, si renda più oneroso l'uso della carta, spingendo il cittadino consumatore nella direzione di pagare le bollette con il telefonino piuttosto che con il computer, favorendo questi mezzi rispetto ad altri. Solo in questo modo, con lo sviluppo di queste quattro «gambe» che fanno parte dell'intero sistema delle comunicazioni, avremo un vero e proprio successo.
Certo, la rete rappresenta un nodo importante e sicuramente il tema della rete è uno dei più delicati. Se noi scriviamo


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nel documento - e mi riferisco a un'indicazione che mi è pervenuta stamattina dal collega Sarubbi - che, riguardo alla rete ADSL, abbiamo una copertura del 95 per cento della popolazione nazionale, sebbene il dato sia assolutamente reale, siamo tuttavia certi che questo è un dato quantitativo molto lontano dal dato qualitativo sull'effettivo utilizzo di una rete in rame rispetto alla connessione ad Internet e quindi alla possibilità reale di utilizzare il sistema ADSL. Per questo, anche dopo la segnalazione del collega Sarubbi, ho voluto inserire nel documento la necessità di individuare un indice di qualità che non ci dica solamente la percentuale di copertura attuale della rete in rame, ovvero, un domani, della rete in fibra ottica o del Wi-Max o del satellite, ma permetta di capire quanto si riesca, in caso di assorbimento della rete, a generare effettivamente un servizio di qualità.
Credo che quello che manchi oggi sia il parametro della qualità: io non so quantificarlo, ma sono convinto che è molto lontano dal 95 per cento.
Vengo alla scelta di indicare una gamma finale di soluzioni, nell'ambito della quale è difficile indicare delle priorità, anche se in parte le priorità sono quelle indicate dall'ordine con il quale sono state prospettate nel documento. In parte questa scelta è dovuta a processi ancora in corso. L'AGCOM sta terminando il suo lavoro ed è convinta che attraverso l'Open Access, molto simile all'Openreach inglese, ci sia un'effettiva trasparente separazione della rete che consenta a tutti gli operatori di usufruirne. Uno dei grandi problemi che emerge dalla nostra indagine è che la criticità non riguarda la telefonia mobile, dove c'è una competizione abbastanza forte, ma la telefonia fissa, dove di fatto non c'è competizione. Poiché i servizi di qualità maggiore sono sulla rete fissa, la preoccupazione principale va in questa direzione.
Quanto alla cosiddetta «società delle reti», è ovvio che c'è comunque un connubio pubblico-privato, che può arrivare a generare, nel punto finale, una società delle reti, ma che parte dal digital divide. Sappiamo bene, infatti, che nelle cosiddette aree a fallimento di mercato deve esserci la presenza pubblica - ossia il denaro pubblico - più che in altre aree che vedono già oggi la presenza di fibra ottica.
Ho voluto solo ricordare molto brevemente la sintesi delle sintesi di questo quadro di riferimento. Naturalmente dalla lettura attenta della relazione si evince che in Italia c'è un incumbent che non ha le capacità finanziarie per poter sviluppare la rete che serve al Paese. Penso che basti poco per rendersi conto di questo.
È ovvio che la via della «società delle reti», se portata avanti con lo sviluppo dei servizi dell'offerta e dell'alfabetizzazione della società, può dare un risultato molto più efficace rispetto a qualsiasi altra attività. Se è vero, infatti, che l'Open Access porta alla condivisione della rete principale da parte di tutti gli operatori, è anche vero che dobbiamo chiederci chi investe per sviluppare questa rete, in termini qualitativi con il rame e in termini prospettici con la rete di nuova generazione.
Insomma, se vogliamo dare un'accelerazione al processo, ci sono già delle risposte prioritarie. Tutto dipende dalla priorità che vogliamo dare a questo «progetto Paese». Tutti i soggetti che abbiamo ascoltato in audizione ci hanno ricordato che la rete tecnologica moderna vale più di un'autostrada, più di una ferrovia, più di un aeroporto, più di un porto, perché il grado di aumento della produttività di una rete di telecomunicazioni è sicuramente superiore a quello di qualsiasi altra singola infrastruttura.
Abbiamo previsto sicuramente due ipotesi più di scuola, che abbiamo lasciato per ultime, sullo sfondo. Una di queste è la condivisione delle reti già sviluppate. Voglio ricordare che il pubblico ha già delle reti, e sono tante. Credo che sia fondamentale, al riguardo, il censimento delle reti, che abbiamo ricordato nella nostra relazione, e il fatto di mettere a sistema tutte le reti pubbliche. Non passa giorno, infatti, che non scopro nuove reti, in Friuli-Venezia Giulia, in Trentino-Alto Adige, in Abruzzo, in Emilia-Romagna (la Lepida). Parlo di reti pubbliche, quindi dei cittadini, che oggi sono indipendenti tra


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loro e che, probabilmente, se coordinate, sarebbero utilizzate molto più rispetto a quello che accade oggi.
L'ultima ipotesi è quella dell'intervento pubblico europeo. L'intervento pubblico europeo viene in evidenza nel momento in cui si prende atto che una rete tecnologica moderna è una struttura rilevante, rispetto alla quale tutti i Paesi europei, tutto sommato, sono abbastanza arretrati. Se l'Europa volesse dare un segnale di tipo keynesiano, per cercare di cambiare l'andamento dell'economia internazionale, l'intervento potrebbe essere quello di favorire lo sviluppo di questa grande infrastruttura europea, che sarebbe utile all'intero continente e non al singolo Paese.
È chiaro, tuttavia, che l'ipotesi di maggior rilievo è quella relativa alla «società delle reti», ma questo si evince senza necessariamente indicare una priorità, a meno che sulla stessa non vi sia una condivisione da parte di tutta la Commissione. Penso che la Commissione abbia compiuto un lavoro importante, avendo svolto quarantadue audizioni , e avendo ricevuto memorie da altri quattro o cinque soggetti. Sarebbe utile, pertanto, far sì che questo lavoro potesse essere effettivamente utilizzato da chi dovrà decidere quali sono le priorità nelle scelte.
Poiché, come Commissione trasporti, ci occupiamo anche delle altre infrastrutture, penso che possiamo indicare la priorità di queste infrastrutture tecnologiche rispetto alle altre.
Ho parlato fin troppo, ma ho voluto solo chiarire alcuni aspetti che potrebbero emergere strada facendo. La rete non potrà certamente essere completamente in fibra ottica, ma ricordo che le tecnologie sono numerose: la fibra ottica, il Wi-MAX, quello che viene definito il «white space», ossia lo spazio bianco anche sul digitale terrestre (si tratta di quelle frequenze che sono insufficienti a ricevere il segnale televisivo, ma che potrebbero essere sufficienti a ricevere il segnale Internet). Ci sono tecnologie, dunque, che potranno essere sviluppate anche senza l'ausilio della fibra ottica e potranno dare probabilmente dei buoni risultati.
Naturalmente la priorità dovrà essere data alla fibra ottica. Non abbiamo voluto quantificare le risorse necessarie per realizzare questa rete di nuova generazione nel nostro Paese. Considerato quali sono le reti che già esistono, probabilmente anche i preventivi che circolano sul mercato - 10, 15, 18 miliardi - sono eccessivi, se riusciamo a mettere a sistema le reti già esistenti. Cito solo l'esempio dell'Emilia-Romagna, dove la fibra ottica raggiunge tutti i comuni. Si tratta solo di far sì che questa fibra ottica dal comune, cioè dalla sede municipale, arrivi nelle case dei cittadini, ma la maggior parte della infrastrutturazione è già stata fatta. Se poi consideriamo la possibilità, con le nuove tecnologie, di usare fibra ottica e wireless, potremo sfruttare ancora di più le reti esistenti. Lo stesso discorso vale per il Friuli-Venezia Giulia e per il Trentino-Alto Adige. Per quanto riguarda, ad esempio, le Poste, esiste una rete in fibra - ne ha parlato il presidente Sarmi - che collega 11 mila uffici postali. Pensiamo, inoltre, agli 8 mila chilometri di rete in fibra ottica delle Ferrovie dello Stato, di fatto inutilizzata. Il Paese, insomma, ha a disposizione investimenti fatti che possono essere sfruttati - e sicuramente si tratta di soldi ben investiti - ma queste strutture devono essere messe a rete.
Infratel, ad esempio, ha realizzato una parte di rete importante creando in alcuni comuni il collegamento tra la rete Lepida e le abitazioni. Ha incominciato a farlo nei comuni più importanti, ma potrebbe farlo - e ha in programma di farlo - anche nei comuni più piccoli. Anche questo è un dato importante.
Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvio il seguito dell'esame del documento conclusivo ad altra seduta.

La seduta termina alle 15,40.

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