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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione IX
20.
Giovedì 20 novembre 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Velo Silvia, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ASSETTO E SULLE PROSPETTIVE DELLE NUOVE RETI DEL SISTEMA DELLE COMUNICAZIONI ELETTRONICHE

Seguito dell'esame del documento conclusivo:

Velo Silvia, Presidente ... 3 7
Biasotti Sandro (PdL) ... 6
Crosio Jonny (LNP) ... 3 6
Misiti Aurelio Salvatore (IdV) ... 4
Moffa Silvano (PdL) ... 6
Montagnoli Alessandro (LNP) ... 7
Sarubbi Andrea (PD) ... 5 6 7
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONE IX
TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNICAZIONI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di giovedì 20 novembre 2008


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SILVIA VELO

La seduta comincia alle 14,30.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non ci sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Seguito dell'esame del documento conclusivo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'assetto e sulle prospettive delle nuove reti del sistema delle comunicazioni elettroniche, il seguito dell'esame del documento conclusivo.
Ricordo che nelle sedute precedenti è stato avviato il dibattito sulla proposta di documento finale. È in distribuzione un nuovo testo nel quale è stata inserita, all'inizio, una sintesi dei contenuti e sono state evidenziate, in neretto, le parti modificate rispetto al testo presentato inizialmente dal presidente Valducci.
Ricordo, altresì, che i deputati che intendano proporre modifiche o integrazioni al documento sono invitati a presentarle in forma scritta presso la segreteria della Commissione.
Il presidente ha proposto di chiudere la votazione sul documento indicativamente nella giornata di martedì. Quindi, vi chiedo di far pervenire le vostre eventuali osservazioni con un po' di anticipo - lo dico facendo l'avvocato difensore degli uffici - per permettere agli stessi di lavorare.
Do la parola ai deputati che intendono intervenire nel seguito della discussione.

JONNY CROSIO. Signor presidente, come avevamo preannunciato in sede di discussione, premettendo che sicuramente l'impianto di questo documento ci soddisfa molto, vorremmo comunque fare due considerazioni che riteniamo fondamentali, rispettivamente sul ruolo dell'amministrazione digitale e sulle reti di nuova generazione (NGN).
Per quanto riguarda il ruolo dell'amministrazione digitale, anche il Ministro Brunetta ritiene che il potenziamento dei servizi informatici in alcuni settori chiave dell'amministrazione pubblica sia uno strumento fondamentale per raggiungere gli obiettivi di efficienza della pubblica amministrazione, che a loro volta condizionano, anche in misura decisiva, la crescita e lo sviluppo del Paese.
In considerazione di ciò, noi proponiamo di aggiungere nel documento - depositeremo il testo scritto - nel paragrafo relativo al ruolo dell'amministrazione digitale, la seguente frase: «Queste disposizioni, che per essere veramente efficaci necessitano di essere affiancate anche da azioni di sensibilizzazione e di informazione, hanno l'obiettivo di creare una vera rete di interoperabilità fra le diverse amministrazioni a livello nazionale, regionale, provinciale e comunale».
Condividiamo gli obiettivi del Ministro e l'idea che egli ha sottolineato di un virtuosismo che si deve creare nell'amministrazione digitale fra cittadino e amministrazione


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pubblica, ma riteniamo che si debba porre l'accento su questo aspetto all'interno di tutto il sistema delle amministrazioni. Se l'amministrazione regionale e l'amministrazione provinciale non dialogano con la stessa performance che si vuole creare fra cittadino e amministrazione pubblica, cade tutto il castello. Occorre, dunque, un'opera di sensibilizzazione da parte del Governo all'interno della macchina amministrativa, che aiuti questo processo innovativo e virtuoso, con i conseguenti benefici per il cittadino. Questa nostra indicazione, in definitiva, non esclude gli indirizzi espressi dal Ministro.
Per quanto riguarda, invece, le reti di nuova generazione (NGN), anche in questo caso interpretando fino in fondo in maniera più decisa le indicazioni del Ministro, che ha affermato testualmente che le reti di nuova generazione devono essere fatte con un'architettura di progetto che tenga conto di dove veramente si trasportano i dati, chiediamo che questo venga scritto in maniera chiara e proponiamo di inserire, laddove si parla di certezza del quadro regolamentare, che tale piano, a parere di questa Commissione, debba essere preceduto da uno studio attento della qualità dei dati trasmessi nelle diverse aree territoriali, al fine di sviluppare le NGN laddove se ne avverte concretamente la necessità.
Questo anche in virtù della considerazione emersa nella nostra Commissione, che è riportata all'interno del documento, in base alla quale - ahimè - abbiamo reti a disposizione che risultano paradossalmente essere sovradimensionate. In altre parole, si sostiene che abbiamo a disposizione un sistema di rete consolidato, che risulta essere sovradimensionato.
Sarebbe un gravissimo errore studiare le nuove reti prima di occuparsi delle reti che già abbiamo, visto che le nuove reti dovranno avere una performance incredibile. Chiediamo solo - non è un vincolo - che venga fatto uno studio che concretizzi questa idea.
Ribadiamo la piena condivisione per quanto riguarda il resto del documento. Per quanto attiene alla divisione della rete aggiungiamo che siamo d'accordo sul fatto che, in questo frangente, la Commissione tenga le mani libere, considerato che sia lo stato dell'arte, sia la storia non ci indicano ancora quale possa essere il percorso giusto al riguardo.
Le ipotesi che sono state scritte nelle conclusioni del documento, a nostro giudizio, sono soddisfacenti. Ieri il collega Misiti ha proposto di individuare una priorità fra le varie soluzioni, ma forse questo non è così semplice. Io mi permetterei di osservare che si potrebbe eventualmente fare un'ulteriore valutazione anche in virtù di quello che potrebbe succedere in un futuro, anche prossimo, quando avremo un quadro di riferimento più chiaro e quindi la possibilità di operare scelte un po' più solide.
Sono questi i punti che crediamo debbano essere sottolineati.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor presidente, ho posto quel problema e lo ripropongo, ma vorrei tranquillizzare tutti: non dico di fare una vera e propria graduatoria tra le varie ipotesi, ma di rafforzare quanto è scritto, qualificando in qualche modo il lavoro di questa Commissione e rendendolo molto più utile per chi dovrà assumere le decisioni, visto che in questa sede non decidiamo, ma diamo solo degli indirizzi.
Per quanto riguarda il testo, ho già detto che è esaustivo rispetto alle audizioni che abbiamo svolto, che hanno impegnato molto la Commissione. Anche nelle quattro proposte mi pare che ci sia una chiarezza di contenuti.
Tuttavia, ieri abbiamo ascoltato una sorta di relazione-conclusione del presidente della Commissione che mi ha un po' preoccupato, non perché non ne condivida i contenuti, ma per le notizie che ci ha fornito. Mi riferisco, ad esempio, al fatto che ci sono alcune regioni con proprie reti; questo mi fa venire in mente un luogo con tante piccole reti idriche, ma privo dell'acquedotto.
Mi preoccupava, ascoltando il presidente, il fatto che alla fine si rafforzerebbero


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tutte quelle zone che attualmente, per esempio, sono abbastanza servite da iniziative regionali e comunque economicamente più forti, e si potrebbero trascurare le altre zone. Come parlamentari, abbiamo maggiore sensibilità verso i territori, quindi dobbiamo salvaguardare l'unità del territorio nazionale.
Condivido il collega che mi ha preceduto sulla necessità di inserire nel documento l'aspetto del dialogo tra le amministrazioni.
Vengo alla circostanza dell'esistenza di reti - ad esempio, quella delle Ferrovie dello Stato o di altre amministrazioni importanti - che non sono adeguatamente utilizzate. Noi dobbiamo avere la convinzione che il lavoro che facciamo, e quello che si apprestano a fare l'Esecutivo e le regioni, certamente non vale solo per la situazione attuale. Il presidente faceva giustamente riferimento alla fotografia attuale e sosteneva che c'è poca cultura informatica e scarsa diffusione dei computer. Dobbiamo pensare che queste situazioni hanno picchi eccezionali; probabilmente possiamo, in poco tempo, utilizzare le reti esistenti e successivamente anche capire che non bastano più. Credo che si stia andando in quella direzione.
Non dobbiamo progettare la rete di trasmissione dati sulla base della fotografia attuale, ma dobbiamo programmarla per un certo numero di anni: non cento anni, come per la ferrovia, ma almeno per un medio periodo di dieci-quindici anni. Dobbiamo prevedere un piano che possa far funzionare questa «autostrada» (così la definisce in un articolo recente il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò) per un certo numero di anni. Attualmente il flusso è del 30 per cento, ma arriverà al 90 o al 100 per cento in poco tempo.
Ritengo che non si debbano avere remore nel programmare un'«autostrada» a fibre ottiche anche laddove oggi non sembrerebbe essercene la necessità. Dobbiamo collegarci con i piani di sviluppo del Paese per sapere se realizzare o meno un ramo o l'altro della fibra ottica.

ANDREA SARUBBI. Farò alcune considerazioni che, in qualche modo, ho già comunicato via e.mail al presidente Valducci, con il quale ho avviato un confronto. Poiché il presidente mi ha comunicato che ha esaminato e inserirà nel documento una delle mie proposte, vorrei renderne partecipi tutti.
L'aggiunta riguarda il concetto di qualità del servizio, non solo di quantità. Partiamo dal digital divide, che è il mio «pallino» fin dall'inizio di questa indagine conoscitiva. Mi è arrivata una e.mail, che ho fatto leggere anche al presidente, di un giovane imprenditore che racconta di dover trasferire la sua attività lavorativa, per la quale sfrutta intensamente la banda larga, e di trovarsi nell'impossibilità di scegliere per il suo nuovo ufficio un servizio di qualità professionale ADSL2plus senza pagare migliaia di euro l'anno, a causa della inadeguatezza della rete Telecom. Aggiunge che la zona in cui si trasferirà risulta coperta da ADSL; quindi, ai fini della regolamentazione, non rientra nel digital divide. Addirittura lo scrivente sostiene - ho voluto lanciare la provocazione anche al presidente Valducci - che c'è un problema di struttura, perché fino a quando Telecom è monopolista, non ha alcun interesse a investire nella rete. Infatti, una rete all'avanguardia, veloce e affidabile finirebbe per ridurre i margini di chi si occupa della rete stessa (implementazione e manutenzione) a favore di chi utilizzerebbe questa infrastruttura per venderci i propri servizi (Eutelia, Tiscali, Tele 2, eccetera). Secondo questa persona - e io faccio mio il suo parere - l'errore è stato commesso l'anno scorso, quando l'AGCOM ha permesso a Telecom di chiedere un canone per i servizi di ADSL naked (quelli base) offerti dai concorrenti in cambio dell'impegno della stessa Telecom a rendere più rapida la diffusione dell'ADSL2Plus. Tutto questo dinamismo, però, in seguito è stato frenato.
La prima considerazione, dunque, riguarda il concetto di qualità del servizio, che oggi è fermo.
A questo punto, mi permetto di avanzare altre due proposte. La prima è quella


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di imitare la Svizzera, che ha inserito la banda larga, a livello normativo, nel servizio universale. La Commissione federale delle comunicazioni ha dato mandato a Swisscom di inserire la banda larga nel servizio universale. Qualora questo avvenisse in Italia impegnerebbe l'operatore che è tenuto all'adempimento degli obblighi di servizio universale, dunque Telecom Italia, a fornire la banda larga all'utenza che ne faccia richiesta. Potrebbe, dunque, essere un'idea quella di inserire la banda larga nel servizio universale. Con questo non intendo che si debba garantire una new generation network a tutti. Su questo concordo con l'impostazione dell'onorevole Crosio: i 100 mega nel piccolo paese della Garfagnana probabilmente non servono, ma una rete di livello accettabile serve a tutti.
La seconda proposta prevede una possibilità di soluzione tecnica che riguarda il Wi-MAX, che probabilmente è il sistema migliore per aggirare il problema geografico e orografico dell'Italia. Considerato che stiamo attuando lo switch off televisivo verso il digitale terrestre, rimangono libere delle frequenze (UHF) che si potrebbero assegnare al Wi-MAX.
Credo che qualcosa di simile sia avvenuto in Sardegna o in Valle d'Aosta. Comunque sia, la Sardegna sicuramente ha seguito una strada che forse non è impraticabile per il resto del Paese.

SILVANO MOFFA. Sono sovrapponibili?

ANDREA SARUBBI. No, non credo. Credo che restino degli spicchi nella rete. Anche questa potrebbe essere un'idea da approfondire, anche perché non ci sarebbe inquinamento elettromagnetico.

JONNY CROSIO. La fondazione Bordoni ha realizzato uno studio e ha creato un prototipo - non ricordo bene dove - proprio in base a questo discorso riferito dal collega Sarubbi. A mio avviso, forse varrebbe la pena di fare una verifica. Mi era sembrato di capire che per quanto riguarda le frequenze su Wi-MAX ci sono dei problemi di ordine tecnico, insomma il passaggio non è così scontato. Condivido comunque il fatto che il Wi-MAX sia la migliore soluzione per risolvere i problemi derivanti dalla conformazione geografica del nostro Paese.

ANDREA SARUBBI. Esatto. Bisognerebbe almeno verificare se è possibile usare queste frequenze televisive, se non dovessero servire più. Sarebbe veramente l'uovo di Colombo.
Questo era il senso del mio intervento.

SANDRO BIASOTTI. Condividiamo questa relazione che è stata illustrata ieri dal presidente. Tuttavia, anch'io, come altri colleghi, ho un «pallino»: il problema dell'alfabetizzazione della popolazione, almeno per chi si affaccia per la prima volta a queste tecnologie. Quello che riscontro è una grande difficoltà nell'uso di Internet da parte della gente normale, senza considerare le imprese, sebbene anche in quel comparto ci siano forti carenze da questo punto di vista. Ho cercato di capire le ragioni di questa difficoltà. A mio parere - lo dico perché vorrei che rimanesse agli atti - noi stiamo creando questo sistema di «autostrade», ma non abbiamo ancora creato la Cinquecento. Insomma, Internet costa obiettivamente troppo. L'apparecchio costa centinaia di euro, la stampante idem e l'abbonamento, come minimo, costa dai 30 euro in su. È troppo.
Poiché il compito dell'alfabetizzazione della popolazione è dello Stato, mi permetto di suggerire al presidente, se voi siete d'accordo, di rafforzare questo concetto. Lo Stato, ad oggi, se è vero che ha migliorato l'informatizzazione del settore pubblico, non ha fatto niente - o poco, almeno a mia conoscenza - per il settore privato. In questo senso, rivolgerei una raccomandazione al Governo affinché si faccia di più, si individuino delle soluzioni. Del resto, quando sono state costruite le autostrade non c'erano tante macchine; poi sono arrivate perché la FIAT ha prodotto la Cinquecento, che costava un quinto rispetto alle altre macchine. Credo che siamo oggi nella stessa situazione.


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In merito alle quattro ipotesi conclusive, che peraltro potrebbero contribuire a definire un prezzo competitivo, mi è stata riferita la preoccupazione di tanti operatori rispetto a Telecom, perché sembrerebbe che, nei giorni scorsi, abbia aumentato del 25 per cento le tariffe. È vero che le tariffe sono verificate dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ma questa impiega un anno e mezzo per svolgere questa verifica, mentre le tariffe saranno aumentate dal 1o gennaio. Questo crea un ostacolo alla concorrenza e alla trasparenza che abbiamo chiesto in questa relazione.

ANDREA SARUBBI. Signor presidente, vorrei replicare a un'osservazione dell'onorevole Biasotti. Quando ho detto che AGCOM ha permesso a Telecom di chiedere un canone per i servizi di ADSL naked, offerti dai concorrenti, ho omesso di dire - l'ho fatto senza accorgermene, ma secondo me è importante - che l'ADSL alla fine non è una linea voce, ma solo dati. Anche dal punto di vista normativo, dunque, è da verificare se sia giusto prevedere, per una linea dati, il pagamento del canone telefonico.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor presidente, conosciamo i limiti del nostro Paese in merito al digital divide. Su tanti aspetti penso che dovremmo intervenire con legge. C'è già stata la circolare del Ministro Tremonti sul taglio delle spese, nella quale si dice che la Gazzetta Ufficiale non dovrà obbligatoriamente essere pubblicata su supporto cartaceo. Penso che anche in questo campo dovremo dare il via a scelte pesanti, utilizzando sistemi elettronici per le gare di appalto, per le fatturazioni e via dicendo, visto che siamo un Paese inserito nella globalizzazione a livello mondiale.
Bisogna, insomma, prevedere l'obbligatorietà per incentivare alcune iniziative. Questo non riguarda tanto i giovani, quanto soprattutto gli imprenditori che non vogliono assolutamente utilizzare il computer, a svantaggio della loro stessa impresa e della società in generale. Credo, dunque, che un aggiustamento della normativa, rendendo obbligatori alcuni procedimenti, potrebbe rappresentare un aiuto valido. Dobbiamo compiere una scelta immediata che consenta soprattutto agli imprenditori di competere con gli altri partner internazionali.
Infine, il dato che è stato riferito in varie audizioni del 95 per cento di copertura della rete ADSL non corrisponde assolutamente alla realtà.
In ultimo, a mio avviso, sarebbe opportuno che, rispetto alle quattro opzioni indicate, si disegnasse una preferenza su una linea, cui anche il Governo dovrebbe attenersi.

PRESIDENTE. Dopo aver rinnovato la richiesta ai colleghi che hanno avanzato proposte di farle pervenire agli uffici in forma scritta, in considerazione dell'imminente ripresa dei lavori dell'Assemblea, rinvio il seguito dell'esame del documento conclusivo ad altra seduta.

La seduta termina alle 14,55.

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