Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Strumento di esplorazione della sezione Lavori Digitando almeno un carattere nel campo si ottengono uno o più risultati con relativo collegamento, il tempo di risposta dipende dal numero dei risultati trovati e dal processore e navigatore in uso.

salta l'esplora

Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

Torna all'elenco delle indagini Torna all'elenco delle sedute
Commissione X
9.
Mercoledì 19 settembre 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Vignali Raffaello, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE CARATTERISTICHE ATTUALI DELLO SVILUPPO DEL SISTEMA INDUSTRIALE E IL RUOLO DELLE IMPRESE PARTECIPATE DALLO STATO, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL SETTORE ENERGETICO

Audizione di rappresentanti di GSE - Gestione Servizi Energetici:

Vignali Raffaello, Presidente ... 3 5 9 11
Cimadoro Gabriele (IdV) ... 7
Formisano Anna Teresa (UdCpTP) ... 6
Pasquali Nando, Presidente e amministratore delegato di GSE - Gestione Servizi Energetici ... 3 6 9
Quartiani Erminio Angelo (PD) ... 7
Saglia Stefano (PdL) ... 5
Testa Federico (PD) ... 7
Torazzi Alberto (LNP) ... 6
Vico Ludovico (PD) ... 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

COMMISSIONE X
ATTIVITÀ PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 19 settembre 2012


Pag. 3

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAFFAELLO VIGNALI

La seduta comincia alle 15.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti di GSE - Gestione Servizi Energetici.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle caratteristiche attuali dello sviluppo del sistema industriale e il ruolo delle imprese partecipate dallo Stato, con particolare riferimento al settore energetico, l'audizione di rappresentanti di GSE - Gestione Servizi Energetici.
Saluto la delegazione presente e do la parola al presidente e amministratore delegato di GSE - Gestione Servizi Energetici, dottor Nando Pasquali.
Al termine del suo intervento i colleghi che vorranno potranno intervenire per porre ulteriori domande e formulare osservazioni.

NANDO PASQUALI, Presidente e amministratore delegato di GSE - Gestione Servizi Energetici. Ringrazio il presidente e il vicepresidente per questo invito. È la prima volta che sono chiamato per un'audizione innanzi alla X Commissione della Camera dei deputati.
Mi accompagnano l'ingegner Montanino, direttore della Divisione operativa, l'ingegner Lato, direttore della Direzione studi e ricerche, l'ingegner Buttaro, dello staff dell'amministratore per quanto riguarda i lavori parlamentari e le norme ministeriali dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, e la dottoressa Cannata, dell'Ufficio rapporti esterni e comunicazione.
Sono il presidente e l'amministratore delegato del Gestore dei servizi energetici, società del Ministero dello sviluppo economico che ha il compito di seguire tutte le attività relative alle fonti di energia rinnovabile cui successivamente è stato affidato il compito di seguire altre attività, come la cogenerazione e i rapporti con alcune istituzioni estere.
Il GSE è capogruppo di altre tre società, una delle quali si chiama Acquirente Unico e acquista energia con aste alle migliori condizioni sul mercato per i clienti che non hanno scelto di passare tra quelli cosiddetti liberi. Abbiamo, inoltre, il Gestore dei mercati energetici, che gestisce le piattaforme su cui si scambia energia tra produttori e richiedenti. L'ultima acquisizione è di due anni fa ed è di un'importante società con sede a Milano che oggi si chiama RSE - poca fantasia, GSE, GME, RSE e AU - che a Milano segue il settore relativo a studi e ricerche nel campo di base per il settore energetico. Siamo un gruppo di circa 1.100 persone direttamente impiegate per le aziende che lavorano per noi.
Il Gestore dei servizi energetici ha questo compito: qualificare, prima dell'inizio


Pag. 4

dell'attività, gli impianti a fonte rinnovabile, una volta autorizzati dagli enti territoriali, realizzati e collegati alla rete. Ciò significa che i nostri ingegneri vanno sul posto, analizzano l'impianto, verificano che le autorizzazioni siano quelle stabilite dalla legge e, una volta qualificato, l'impianto per la sua produzione è destinatario degli incentivi e, eventualmente, del ritiro di energia prodotta, se così richiesto dal produttore. Naturalmente, collochiamo quest'energia in borsa e ne traiamo il ricavo che la borsa riconosce.
Oltre a queste attività, gestiamo gli impianti e ne seguiamo la produzione giornaliera. Collocando l'energia in borsa, siamo responsabili anche dei cosiddetti oneri di sbilanciamento pur non essendo proprietari, pur non gestendo la produzione ora per ora.
Nel tempo, al Gestore dei servizi energetici sono stati affidati molti altri compiti. Rappresentiamo l'Italia in alcuni consessi internazionali, all'Agenzia internazionale dell'energia e alle sue ramificazioni. In base alla legge n. 99 del 2009, cosiddetto decreto Sviluppo, abbiamo anche il compito, ove richiesto, di aiutare le amministrazioni pubbliche che chiedono al GSE di essere assistite nei loro problemi energetici, con eventuali consulenze o altro.
In base ad uno degli ultimi provvedimenti, il decreto legislativo n. 28 del 2011, ci è stato affidato anche il compito di produrre relazioni e studi sulle possibili ricadute sul sistema produttivo nazionale nella materia delle energie rinnovabili. Stiamo portando a termine e riteniamo che nei primi mesi del 2013 sarà completata un'attenta analisi su quali potrebbero essere le ricadute sul sistema produttivo derivanti dall'uso di tali fonti di energia.
Per dare un'idea di quello che stiamo facendo, gestiamo oltre 4 mila impianti di produzione in Italia tra impianti idroelettrici, eolici, a biomasse, geotermici e - sono dati di questi giorni - circa 450 mila impianti fotovoltaici. Si tratta di una novità che si è sviluppata negli ultimi anni, ma che si è talmente radicata che oggi i dati sono in aumento continuo e abbiamo raggiunto questo alto numero.
Un impianto di produzione da 3 chilowatt sul tetto di una costruzione familiare ci dà la stessa preoccupazione di una grande centrale di Edison, di ENEL, di EON, perché la sua produzione deve essere validata. Quando ci troviamo a dialogare con ENEL e con questi soggetti siamo agevolati perché parliamo a volte la stessa lingua. Molti impianti tra questi 445 mila sono impianti domestici, con una potenza tra 1 e 3 chilowatt. Spesso l'interfaccia non è istruita sulla materia, per cui se chiediamo notizie tecniche riceviamo le risposte più strane. Finisce che per rispondere alle nostre richieste spesso sono costretti a chiamare il tecnico di fiducia che ha installato l'impianto e questo rende la nostra attività complessa e molto dispersiva. In ogni caso, credo che non esista oggi al mondo una società centralizzata che gestisca 445 mila centrali di produzione.
Per quanto riguarda il nostro ruolo, in occasione di quest'audizione, ci siamo posti la domanda su cosa possiamo fare anche per il sistema industriale nazionale, per facilitare lo sviluppo di nuovi settori di attività. In particolare, questo tipo di approccio è stato applicato quando, soprattutto con lo sviluppo del fotovoltaico, ci siamo resi conto che all'inizio gran parte, se non tutti, i pannelli fotovoltaici erano materiale di importazione. All'inizio, infatti, c'erano anche gli altri componenti, ma successivamente, a cominciare dal settore dell'inverter, sono sorte aziende validissime. Partendo da quest'idea, ci siamo inventati un portale ad adesione volontaria, senza costi per censire le aziende che in Italia lavorano nel settore sia delle energie rinnovabili sia del risparmio energetico; tale iniziativa è partita di soppiatto senza particolari annunci, anche a seguito di un'indagine interna che abbiamo condotto per decidere il nome di questo nuovo portale. Il nome del portale è «Corrente» e oggi siamo arrivati a circa 1.600 aziende iscritte che lavorano nel settore delle energie rinnovabili e del risparmio energetico.


Pag. 5

Il risparmio energetico è una bella realtà. In Italia, infatti, contrariamente a quello che è stato, almeno nel passato, abbiamo realtà veramente valide nel campo del fotovoltaico che, a seguito dell'orientamento al risparmio energetico da parte del Governo e del Parlamento, potrebbero offrire un contributo nazionale allo sviluppo di questo settore.
Mettiamo in contatto le aziende tramite il portale, comunichiamo con loro, le mettiamo al corrente di iniziative nel mondo cui spesso partecipiamo seguendo il Ministero dello sviluppo economico nelle missioni all'estero, così come il Ministero degli affari esteri. Abbiamo avuto la soddisfazione che in alcuni di questi incontri le aziende coinvolte hanno anche incontrato operatori esteri e stretto con loro accordi, benché poi non vengano a riferirci di averli conclusi, ma c'è grande corrispondenza di intenti.
Il prossimo 27 settembre seguiremo il Ministro degli affari esteri a New York per la sessione annuale dell'ONU, dove si parlerà di energia. Ci è stato chiesto di portare con noi una serie di aziende. Abbiamo lanciato la notizia e 25 aziende nazionali verranno a New York e illustreranno agli operatori americani contattati dal il Ministero degli affari esteri e le loro attività. Li abbiamo portati in Cina, a Tokyo, in Argentina. Questo è il compito che abbiamo voluto assumerci.
Quest'iniziativa è nata soprattutto considerando alcune esperienze concrete. Proprio grazie alla verifica degli impianti, ci è capitato di andare presso una grande società nazionale con il programma di rifacimento di una serie di centrali idroelettriche: hanno sostituito in un paio d'anni 28 gruppi di generazione, dall'interno di queste caverne hanno estratto le turbine, gli alternatori, quindi attività veramente importanti. Con nostro grande stupore abbiamo visto uscire macchine da questi alloggiamenti, peraltro in perfetto stato, neanche arrugginite, di Marelli, Ansaldo, Riva, De Pretto Escher Wyss, tutte macchine italiane, che installavano giù ABB, Alston, Siemens, Andritz. Di 28, soltanto 2 erano italiani dell'Ansaldo e questo ci ha stimolato ancora di più a cercare di essere utili pur nella nostra piccola dimensione. Questa è, in sintesi, la nostra attività.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che desiderano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

STEFANO SAGLIA. Ringraziamo l'amministratore Pasquali e i suoi collaboratori. È, sicuramente, un'occasione importante alla quale forse vale la pena dare un seguito, non solo con il materiale che già ci hanno fornito, ma ricevendo anche successivamente qualche numero in più rispetto al censimento delle iniziative italiane. Ognuno di noi, anche il sottoscritto, che ha avuto qualche responsabilità di Governo, sa quale sia il problema di coscienza quando si ha una mole di investimenti così importante in tempi in cui lo Stato e gli enti pubblici fanno fatica a determinare crescita economica, al contempo non riuscendo ad avere una visibilità reale ed un ritorno tangibile da un punto di vista industriale.
Vorrei chiederle se si possono ricevere approfondimenti, magari anche successivamente con qualche dato statistico, sulle aziende che in Italia hanno una capacità industriale di un certo rilievo e in quali settori. Sicuramente, nel settore fotovoltaico, la parte relativa agli inverter ha avuto una crescita interessante; molto meno, purtroppo, nel campo dei pannelli, ma potreste illustrarci in questa sede una vostra prima impressione sulla differenziazione dei settori presenti all'interno delle rinnovabili. Quali settori, a vostro avviso, sono - visto che «i buoi sono fuori dalla stalla» - tecnologicamente più promettenti? Credo che sarebbe un'informazione interessante.
La seconda domanda riguarda proprio il campo della ricerca. Naturalmente, dove c'è un'industria c'è a monte anche una capacità di indirizzo della ricerca importante. Il GSE ha seguito l'indirizzo del legislatore e del Governo, quindi ha assorbito opportunamente l'iniziativa dell'RSE: vorrei capire, rispetto al piano


Pag. 6

industriale, quali iniziative ritenete più opportuno dedicare al campo della ricerca a supporto di quei settori che possono sembrare più promettenti nel campo delle rinnovabili.

ANNA TERESA FORMISANO. Mi associo ai ringraziamenti del collega Saglia.
Sulle ultime considerazioni, proprio rispetto alla ricerca ho due domande: quali sono i vostri partner per la ricerca? Noi conosciamo tutte le difficoltà che oggi il nostro Paese incontra in questo campo e questa Commissione, dottor Pasquali, è molto attenta per quello che riguarda il rapporto tra aziende e ricerca, nonché e tutto quello che si può intraprendere per favorire gli investimenti, in particolare per la ricerca applicata allo sviluppo delle aziende. In caso non abbiate ancora partner, avete intenzione di avviare una collaborazione col settore della ricerca scientifica?
In secondo luogo - non è necessario avere oggi una risposta - proprio alla luce di quanto notava l'onorevole Saglia, mi piacerebbe capire quali sono i benefici delle piccole e medie imprese del nostro Paese nel rapporto con voi e con tutto il mondo che rappresentate. Sappiamo - come, d'altra parte, ci è stato detto - che questo settore è soprattutto rivolto alle grandi imprese. Noi abbiamo, però, un sistema di tipo capillare nel nostro Paese rappresentato dalla piccola e media impresa: esistono iniziative o rapporti consolidati con questo mondo che, a mio e a nostro avviso, potrebbero essere molto utile. Se attualmente non esistono, a vostro giudizio, si può creare questo tipo di collaborazione? Sono soprattutto le piccole e medie imprese oggi, infatti, a essere in affanno per problemi di carattere energetico.

ALBERTO TORAZZI. La mia prima domanda riguarda la questione degli incentivi al fotovoltaico. Avete fatto riferimento, infatti, al discorso degli incentivi e dei posti lavoro che potrebbero essere creati. Siccome l'incentivo al fotovoltaico pesa tantissimo sulla bolletta, sarebbe utile avere un confronto sulla creazione del valore, non solo sui posti di lavoro. Quanti posti si perdono nell'industria manifatturiera per gli aumenti a carico delle bollette e quanti se ne guadagnano nel settore del fotovoltaico?
In secondo luogo, avete intenzione di ulteriormente premere perché possano essere incrementati gli incentivi per il settore del fotovoltaico per la produzione e non per l'installazione in modo che ci sia un vantaggio per tutta la filiera, ad esempio, del solare a concentrazione che in Italia sta muovendo passi importanti?
Inoltre, sempre nell'ambito del discorso delle fonti rinnovabili, avete intenzione di prendere iniziative per rendere evidente il differenziale che con l'ultimo progetto mi sembra si stia comunque riducendo - ma ritengo importante che la gente ne abbia coscienza - tra le rinnovabili termiche, da un lato, e il fotovoltaico, dall'altro? Mi risulta, infatti, che i risparmi in termini di CO2, di energia e di valore aggiunto determinato per l'incentivo sulle termiche sia molto migliore ed esista una leadership italiana in Europa per quanto riguarda questo tipo di meccanismi.
L'ultima osservazione che vorrei svolgere riguarda i sistemi di accumulo che dovrebbero essere associati al fotovoltaico. Vorrei sapere se nella vostra ricerca abbiate preso in considerazione lo sviluppo, il sostegno e, comunque, la collaborazione sia per i tipi di batterie al sale - so che esiste uno studio particolare di Fiamm - sia per alcuni brevetti che mirano a utilizzare il fotovoltaico per produrre idrogeno. Quest'ultimo, potrebbe essere a sua volta, immagazzinato e rigenerato come energia elettrica con un vantaggio ambientale e anche di rendimento, che dovrebbe essere facilmente traducibile e molto forte dal punto di vista della flessibilità e dell'economicità.
Sulle questioni che ho sollevato potrebbe essere utile avere anche una risposta scritta.

NANDO PASQUALI, Presidente e amministratore delegato di GSE - Gestione Servizi Energetici. Abbiamo portato una


Pag. 7

memoria scritta, ma sono disponibili molti altri dati che, all'occorrenza, possiamo fornire se avete delle richieste specifiche.

GABRIELE CIMADORO. Perché paghiamo l'energia più alta d'Europa? Potete dare una risposta a questo dilemma? Probabilmente, anche a causa del mio pannello fotovoltaico. Tutti i cittadini se lo chiedono.
Dall'inizio dell'anno, forse non solo da questa legislatura, ma anche dalle precedenti, stiamo chiedendo ai Governi che si sono susseguiti un piano energetico nazionale. Mi pare che nella vostra esposizione ci sia un'anticipazione su quale dovrebbe essere una strategia nazionale: siete in grado di proporre un piano energetico nazionale al Governo? Siete in grado di fare anche solo alcuni suggerimenti da destinare ad un piano di energia nazionale complessivo?
Avete una produzione di circa 30 miliardi 400 milioni euro e realizzate 9 milioni di utile: li facevo io quando la mia azienda andava bene! Spero che abbiate fatto ultimamente grossi investimenti. Sarà pure una partita di giro, ma parliamo sempre di 30 miliardi.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Sono molte le domande che vorrei porre, ma mi limito a una perché riguarda una delle storiche piaghe in quell'ambito energetico di cui questa Commissione si occupa da oltre un decennio, ossia dal momento in cui è entrata in vigore la liberalizzazione del settore elettrico.
Ho guardato i dati molto chiari che avete fornito sulla questione del CIP6, gradualmente sostituito dai vari conti energia e incentivazioni, che però ha ancora una certa consistenza. Se leggo bene i dati, infatti, siamo oltre i 3 miliardi di euro di CIP6, oltre il 70 per cento dal punto di vista monetario e oltre l'80 per cento dal punto di vista dell'energia installata e incentivata riguarda fonti assimilate. Quasi 2,5 miliardi, infatti, sono fonti assimilate.
Capisco che, probabilmente, siano legati a quelle convenzioni che non potevano essere messe a regime diversamente dal CIP6 del 1992, che quindi risalgono agli anni Ottanta e anche Settanta, ma a maggior ragione sono impianti non solo obsoleti, ma che dal punto di vista delle politiche industriali probabilmente costerebbe meno riconvertire o chiudere piuttosto che non incentivare.
Capisco anche che continuiamo, probabilmente, a inserire tra gli obiettivi europei di raggiungimento di quote di rinnovabili, anche le fonti di energia assimilate, per cui ci sono pro e contro, ma interessa comunque capire quando, in termini di tempo, scadranno queste convenzioni, quando si libereranno questi 2,5 miliardi di fonti assimilate non rinnovabili, che quindi possono lasciare risorse da destinare a politiche industriali e al rafforzamento delle FER, delle fonti rinnovabili.
Ho verificato che, dal punto di vista territoriale, la gran parte delle fonti assimilate insiste su territori del Centro-Sud: a maggior ragione, questo significa che sono legate a politiche industriali venute maturando dal punto di vista anche della logica economica e quindi sono, da un certo punto di vista, cattedrali nel deserto. Non so neanche se producano di notte ovvero di giorno, se producano energia immessa in rete, ma sono comunque acquistate.

FEDERICO TESTA. Chiedo scusa se, rispetto alle questioni di grande portata che hanno affrontato i colleghi, mi limiterò a «volare» un po' basso sui ruoli del GSE, che tra i suoi compiti non ha quello di elaborare la Strategia energetica nazionale.
Parlate molto della diffusione delle energie rinnovabili perché hanno rappresentato la novità degli ultimi anni, che ha determinato per voi un notevole carico di lavoro. In realtà, alcune scelte non sono state vostre, ma derivano, come era giusto che fosse, dai provvedimenti approvati che hanno previsto gli incentivi. Ritengo, in proposito, che vi sia un ulteriore aspetto, però, che probabilmente può in qualche modo può interessarvi: al di là dei costi


Pag. 8

diretti dell'incentivazione, per esempio, esistono, rispetto allo sviluppo delle rinnovabili, una serie di costi «indiretti» che fanno riferimento al mantenimento in equilibrio del sistema. Avere tutte queste fonti rinnovabili, al di là del costo rappresentato dal sistema degli incentivi delle rinnovabili deciso da Parlamento e Governo, cioè da chi effettivamente doveva decidere, comporta una maggiore difficoltà nel tenere in equilibrio il sistema nel suo complesso perché le fonti rinnovabili sono discontinue.
Recentemente, in un documento di Terna si è sostenuto che una parte significativa dell'incremento dei costi della bolletta del primo trimestre 2012, quando c'è stato il salto dei 10 punti, divisi i 4 prima 6 dopo, era riferibile non a costi di incentivazione, ma di bilanciamento del sistema. Una parte di questi costi sarebbe derivata dal fatto che GSE, vista la mole di impianti attivati in un certo momento, era in strutturale ritardo nella presa d'atto che esistevano altri produttori e, mancando quest'informazione, Terna non poteva che programmare l'offerta di energia sulla base degli impianti che a loro risultavano essere presenti.
Questo avrebbe comportato che nel mercato del giorno prima mancassero impianti in offerta, che si chiamassero impianti meno efficienti, che il giorno dopo entrassero le rinnovabili degli altri impianti e questo alla fin fine avrebbe significato pagare l'energia sia alle rinnovabili che entravano sia a quelli che sarebbero stati chiamati il giorno prima perché, comunque, avevano fatto l'offerta e in discesa bisognava pagarli. Questo è un costo di cui sistema si è dovuto fare carico. Me ne date conferma?
Inoltre, in quel documento di Terna si accennava a un ritardo significativo: è stato recuperato? Se non è stato effettivamente recuperato, ciò sarà comunque possibile? In questo modo, i costi che dobbiamo sostenere sulla bolletta saranno relativi all'incentivazione, non anche a un mancato accertamento degli impianti che entrano in produzione.

LUDOVICO VICO. Desidero porre alcune domande e svolgere alcune brevi riflessioni.
La vostra funzione è quasi esclusivamente di monitoraggio, per ricondurla a una delle mission fondamentali che vi è affidata. Per l'attività di monitoraggio utilizzate una piattaforma satellitare di tecnologia francese. Ho letto anche i suoi comunicati, ma il punto non è se si tratta di tecnologia francese o altro. Mi chiedo perché una società del Ministero dello sviluppo economico sia giunta a un accordo importante come quello tra Astra e GSE, invece di prendere in considerazione Finmeccanica. Rilevo, inoltre, che in periodi recenti molti atti non sono stati resi noti neanche al Parlamento.
In secondo luogo, intendo chiarire che per il 2012, che il corrispettivo trasferito alla vostra società non è superiore a 32 milioni di euro, solo per evidenziare al collega che i 30 miliardi sono di altri, che il corrispettivo reso a GSE è di 32 milioni di gestione. Pur apprezzando la memoria che oggi ci è stata consegnata e che ho letto con rapidità, sarebbe opportuno per l'anno prossimo avere a disposizione anche il vostro bilancio perché sia comprensibile il ruolo importante che il GSE svolge in base ai compiti e funzioni che gli sono attribuiti e tenendo presente che ogni delibera dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas deve avere un suo risvolto anche nel vostro bilancio.
Rispetto a questo aspetto, siamo peraltro consapevoli che ogni ulteriore onere si ripercuote quasi esclusivamente sulla componente A3 della bolletta, ciò significa prelevare esclusivamente dagli utenti, dalla tariffa. Non so se ci siano stati altri rapporti di così pregevole fattura non solo nei contenuti, ma forse è utile che, da questo punto di vista, sia ancora meglio compresa la missione che vi è affidata.
Della funzione di monitoraggio, infatti, abbiamo certamente bisogno, ma devo sottolineare che, come è scritto nella vostra memoria, che per uno degli impianti fotovoltaici controllati nel 2011 ne abbiamo altri 22.314 da controllare. Ciò significa che abbiamo davanti un lavoro lunghissimo.


Pag. 9

Il monitoraggio per avere una sua utilità deve essere svolto in tempi rapidi, al fine di avere elementi precisi su come il mercato interviene sugli impianti, quando investe e quanto disinveste. Soprattutto nell'area delle rinnovabili siamo diventati gli installatori del fotovoltaico, ma abbiamo una separazione netta tra promozione industriale e installazione. In questi anni abbiamo installato tantissimi pannelli realizzati altrove - bisogna capire se tale funzione non compete a GSE ma ad altri.
Per un parlamentare è utile sapere a chi compete. Ritengo che tale compito competa a voi. Non so se dal report che ci avete sottoposto oggi sia possibile evincere come la funzione di monitoraggio - vostra funzione fondamentale - si possa coordinare con quella di controllo sul numero degli impianti operativi e se sia possibile comprendere l'impatto sul piano industriale delle numerose installazioni di pannelli solari che sono state registrate. Queste sono decisioni che rientrano nella politica industriale ed energetica. Nel nuovo piano questi sono elementi fondamentali perché la madre di tutte le ragioni è sempre il costo dell'energia e il sistema nel suo insieme.
Sarebbe importante che nel rapporto di attività del 2012 fosse anche descritto il bilancio, trattandosi di un organismo pubblico. Si tratta di informazioni che è bene siano rese pubbliche, non solo consegnando i relativi documenti ai parlamentari, che potrebbero avere la possibilità di attingere altrove informazioni, ma che comunque rischiano sempre di trovarsi in un ginepraio, cosa che certo non si può dire per il GSE.

PRESIDENTE. Lo la parola al nostro ospite per la replica.

NANDO PASQUALI, Presidente e amministratore delegato di GSE - Gestione Servizi Energetici. Preferirei cominciare dall'ultima domanda. Premetto che non siamo proprietari degli impianti, non interveniamo nelle fasi di autorizzazione, ma prendiamo in carico gli impianti e la relativa produzione di energia quando il produttore ce la consegna. Diversamente, il produttore potrebbe consumarla da sé, cederla al macellaio di fronte con un contratto diretto. Se la cede a noi, ne siamo responsabili per il collocamento sulla rete elettrica. Se, quindi, il produttore una mattina si sveglia e stacca l'interruttore o un'acciaieria spegne un altoforno e non ha il gas con cui alimentare la centrale, ne siamo responsabili perché prendiamo materialmente l'energia dall'uscita della centrale e da quel momento siamo responsabili. A Taranto esiste una grandissima centrale all'interno dell'acciaieria di 600 megawatt, che non è nostra, ma è gestita da noi: ne siamo responsabili ai fini del collocamento in borsa e dello sbilanciamento.
Quando questo compito è stato assegnato al GSE, il sistema pagava per questi sbilanciamenti 100 milioni di euro l'anno. Il GSE, in un anno e mezzo, proprio perché abbiamo comunque una esperienza notevole in questo settore, ha ridotto lo sbilanciamento a 10 milioni di euro l'anno. Si pagavano 100 milioni perché, trattandosi di fonti rinnovabili ciò era consentito. Quando Terna faceva la contabilità a fine mese sapere comunicava - se non si era prodotta la quantità d'energia assicurata, che bisognava pagare e il sistema - cioè il GSE, attingeva dalla componente A3 l'ammontare di 100 milioni e li dava a Terna, che provvedeva a distribuirli a chi aveva sopperito con la proprie produzioni a quella mancanza o, viceversa, era uscito dalla produzione perché l'impianto produceva di più.
Proprio perché gli impianti sul territorio sono moltissimi, non potevamo certo arrivare con una linea telefonica fino al monte dove c'era una turbina o in una gola con una centrale e abbiamo pensato invece a un sistema satellitare. Abbiamo fatto una gara europea e, se ricordo bene, si sono presentate cinque ATI. Telespazio, ad esempio, non è riuscita a vincere e hanno vinto le ATI di due aziende italiane. Astra, che è semplicemente la proprietaria, forse belga o francese, dei satelliti, come Eutelsat, mette a disposizione una banda dei suoi satelliti da cui queste antenne


Pag. 10

mandano il segnale, antenne modeste, di 70 centimetri che, installate in centrale, mandano il segnale ricevuto, mentre noi mandiamo le ultime figure, che peraltro pubblichiamo sul sito.
I mitici tedeschi, come dico sempre, che sembra che siano migliori in tutto, commettono importanti errori di previsione sull'eolico. Si tenga conto che l'eolico tedesco funziona 4 mila ore su 8.760 l'anno; i nostri, se va bene, 1.700 ore: c'è maggiore incertezza su un totale di 8 mila. I tedeschi hanno un margine di errore pari a circa il 40 per cento. Noi prevediamo oggi per domani con meno del 20 per cento di errore.
Abbiamo ideato, infatti, un sistema per il quale ci serviamo delle 5.000 stazioni di rilevamento che in Italia sono sui sedimi aeroportuali dell'aeronautica e messi a nostra disposizione. Statisticamente, le previsioni sono possibili grazie al calcolo della velocità del vento che ci arriva dal sito, con gli anemometri della centrale che misurano la forza del vento, della direzione, del flusso di acqua del fiume, un valore medio senza grossi discostamenti tranne quelli prevedibili nel passaggio delle stagioni. Abbiamo bandito una gara perché siamo un soggetto pubblico e così deve essere per cifre maggiori di 20 mila euro, mentre credo che adesso il limite sia stato portato a 40 mila euro.
Mi riallaccio anche al discorso dell'onorevole Cimadoro e, quanto al corrispettivo di funzionamento, la nostra società l'anno scorso ha erogato per chi accetta di venderci l'energia - dobbiamo dare incentivi - 11 miliardi 300 milioni di euro. Quello è il nostro fatturato. Di questa cifra, abbiamo recuperato circa 3 miliardi.
Va ricordato che siamo una specie di treno che va sul binario rappresentato dalle norme del Parlamento, dei due Ministeri di riferimento ambiente e sviluppo economico, dell'Autorità. Siamo solo il braccio operativo di queste strutture. Il Governo ci chiama, ci chiede i dati, ci dice di partecipare a riunioni, ma la Strategia energetica nazionale non è compito nostro. Possiamo solo dare il nostro contributo in quanto siamo dei semplici esecutori.
Tornando al corrispettivo di funzionamento, di questi 11 miliardi 300 milioni che abbiano erogato, abbiamo recuperato 3 miliardi vendendo l'energia, ma dobbiamo venderla in borsa, ricavandone il corrispettivo di borsa. Siccome, però, l'incentivo riconosciuto è molto più alto e dobbiamo vendere al prezzo stabilito, scarichiamo la differenza tra gli 11,3 miliardi e i 3 miliardi che recuperiamo vendendo sull'A3, ma così prevede la norma.
Il bilancio civilistico del GSE, quindi, è 11,3 miliardi. Il nostro utile deriva dal costo di funzionamento. Ogni anno, secondo legge, dobbiamo presentare il budget all'Autorità, la quale ci dice di tagliare, di fare altro e poi di andare avanti garantendoci l'anticipo. Mese dopo mese dobbiamo mandare tutta l'analisi all'Autorità, che memorizza e gestisce.
Nel nostro bilancio ci sono, comunque, le partite passanti, i famosi 11,3 miliardi con i 3 miliardi che incassiamo e il resto che attingiamo all'A3, ma il nostro vero bilancio è su quello che ci riconosce l'Autorità su costi di funzionamento, su quello che dobbiamo fare in termini di sviluppo dell'informatica, affitto, gestione del personale, tutte le spese che attengono alla gestione della società, monitorate dalla Corte dei conti, dal Collegio sindacale, dal Ministero dello sviluppo economico e dall'Autorità, il cui controllo è ancora più incisivo. Prima di redigere il bilancio hanno sempre emanato per noi una delibera, almeno da quando sono lì. Abbiamo una buona gestione. Su quanto ci è dato, quindi, i 31 miliardi, in realtà 6,5 milioni di anticipo in mano nostra, riusciamo ad arrivare ai 9 milioni di utile.
Abbiamo, ad esempio, un notevole ammontare di denaro perché il conto A3 genera un gettito e nel primo semestre dell'anno; mettiamo in cassa proprio il gettito dell'A3. A giugno ci svuotiamo di tutto perché le leggi approvate dal Parlamento ci obbligano a pagare i certificati verdi dell'anno precedente entro il 30 giugno. In questo modo, i conti passano in


Pag. 11

rosso, ma le banche sanno che siamo solvibili e possiamo cominciare ad accumulare soldi nel secondo semestre, dopo il mese di luglio, in genere il nostro periodo di massima esposizione.
Verso dicembre ricominciamo ad accumulare di nuovo una certa cifra perché gli utenti non possono a giugno vedersi applicare un aumento dell'aliquota. Il sistema bancario ce lo consente, quindi riaccumuliamo denaro tra novembre e dicembre e il resto del semestre dell'anno successivo per poi procede ai pagamenti a giugno. Realizziamo, quindi, il nostro utile soltanto con quanto ci è anticipato e quanto ci è sottratto alla fine, gestendo al meglio questi flussi finanziari.
Tenete conto che il nostro direttore di amministrazione di finanza e controllo a volte riesce a contrattare con qualche banca, per cui sostiene che può essere conveniente essere in rosso in una banca per portare i soldi in un'altra. In questo modo, riusciamo a realizzare quei 7-8 milioni di margine come interessi che, sommati al resto, permettono all'Autorità di emanare una delibera che fino adesso ci ha sempre portato via. Attingendo, infatti, alla componente A3 della bolletta elettrica, senza oneri a carico dello Stato, abbiamo diritto a un margine per dimostrare di essere in attivo. Da due anni l'Autorità, non il GSE, ha stabilito di avere, come fanno Terna o ENEL, una remunerazione del patrimonio netto investito, portata al 7,92 per cento.
Siccome Sna, Rete Gas, Terna e Enel, per la parte regolata, hanno remunerazioni di questo tipo, ci è stata fissata al 7,92: il nostro patrimonio netto, quindi, è di 130 milioni, compreso il valore del nostro immobile. L'Autorità, vedendo il risultato annuale con tutte le spese e i proventi finanziari che ci arrivano, ci lascia il 7,92 per cento. Ecco il nostro vero utile, che non si calcola sugli 11,3 miliardi, ma sui 40 milioni che ci sono concessi per il nostro funzionamento.
Per quanto riguarda il gruppo, sommando i fatturati e togliendo le partite comuni con le altre due società, Acquirente Unico, che acquista e vende energia alle società di distribuzione per circa 8 miliardi di euro, e GME, che invece movimenta sulle sue piattaforme tra chi compra e chi acquista importi molto più alti, si redige quindi il bilancio consolidato di gruppo, ma anche loro sono obbligati a redigere un proprio bilancio civilistico con tutta la mole di finanziamenti e anche loro realizzano gli utili sul corrispettivo di funzionamento. Mi sembra che all'Acquirente Unico l'Autorità abbia lasciato l'anno scorso circa 700 mila euro.

PRESIDENTE. Ringrazio gli intervenuti anche per l'accuratezza delle risposte. Quanto a quelle mancanti che ancora non sono state fornite chiederei di poterle acquisire agli atti della Commissione attraverso una nota scritta, di cui vi saremmo grati poiché, purtroppo, saremo a breve impegnati con i lavori dell'Assemblea.
Dichiaro quindi conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16.

Consulta resoconti delle indagini conoscitive
Consulta gli elenchi delle indagini conoscitive