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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione XI
21.
Mercoledì 9 novembre 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Moffa Silvano, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SUL MERCATO DEL LAVORO TRA DINAMICHE DI ACCESSO E FATTORI DI SVILUPPO

Seguito dell'esame del documento conclusivo:

Moffa Silvano, Presidente ... 3 4 6 7 9 10 11 12
Bobba Luigi (PD) ... 7
Cazzola Giuliano (PdL) ... 5 8 9
Damiano Cesare (PD) ... 4 8 9 10
Fedriga Massimiliano (LNP) ... 4 7 10
Gatti Maria Grazia (PD) ... 3 7 11
Mattesini Donella (PD) ... 12
Mosca Alessia Maria (PD) ... 9
Poli Nedo Lorenzo (UdCpTP) ... 7
Rampi Elisabetta (PD) ... 11
Schirru Amalia (PD) ... 11
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud): Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP.

COMMISSIONE XI
LAVORO PUBBLICO E PRIVATO

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 9 novembre 2011


Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SILVANO MOFFA

La seduta comincia alle 14.30.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Seguito dell'esame del documento conclusivo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul mercato del lavoro tra dinamiche di accesso e fattori di sviluppo, il seguito dell'esame del documento conclusivo.
Ricordo che nella seduta di ieri è stata presentata una proposta di documento conclusivo dell'indagine conoscitiva in oggetto.
Do la parola ai colleghi se intendano intervenire.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor presidente, in questa Commissione abbiamo un costume di confronto che porta a conclusioni assolutamente comuni, con il tentativo di trovare sintesi anche fra posizioni a volte molto diverse.
Mi chiedo se il documento che è stato presentato, soprattutto in alcune sue parti - penso al punto 4 - sia stato scritto con questo spirito oppure se si voglia semplicemente determinare le conclusioni dell'indagine conoscitiva, che pure ha visto una partecipazione convinta di tutta la Commissione.
Devo dire che molte volte - citando l'onorevole Santagata - sembrava di essere a un seminario del PD a cui era stato invitato il collega Cazzola. Mi ritrovo, però, a leggere delle conclusioni in relazione alle iniziative da intraprendere che mi sembrano una presa di posizione molto forte da parte della maggioranza, con una serie di considerazioni, dal punto di vista economico e così via, che appaiono quasi una vendetta rispetto a quello che è successo ieri. Mi rendo conto che dal punto di vista dei tempi non ci siamo, ma il punto 4 del documento è completamente in contrasto con lo spirito di ricerca di una sintesi.
A questo punto chiedo al presidente se c'è una volontà di arrivare a considerazioni comuni e quali siano le disponibilità a mettere in discussione affermazioni di quel tipo. Condivido assolutamente la parte in cui si riporta il contenuto delle audizioni che abbiamo svolto e le considerazioni espresse, ma nella parte iniziale e nella parte finale si vede con chiarezza una presa di posizione molto precisa, del tutto legittima, della maggioranza. Se la vuole mantenere in quel modo, la maggioranza - o ex maggioranza - può farlo, ma vedrà il voto contrario dell'opposizione.
Non mi sembra questo un modo per concludere una discussione e un lavoro che invece ci ha visto partecipi in modo molto completo.

PRESIDENTE. La ringrazio molto anche per la sintesi con la quale ha illustrato una posizione molto netta.


Pag. 4

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor presidente, a me dispiace che la posizione del Partito democratico sia questa, perché mi sembra che, in realtà, anche nella parte conclusiva vengano riassunte tutte le posizioni, le criticità e le opportunità emerse durante le audizioni.
Detto questo, per quanto riguarda la Lega non c'è alcun problema a prendere un po' di tempo per verificare il testo e per capire se si può trovare una strada condivisa oppure soluzioni diverse, come ricordo abbiamo fatto per quanto riguarda l'indagine conoscitiva sul lavoro nero e sul caporalato, laddove giustamente - in quel caso la richiesta veniva dalla Lega - si è scelto di distinguere le posizioni dei gruppi durante l'indagine.
Non vedo, dunque, alcun problema trattandosi di un documento tecnico, non politico, in quanto semplicemente prende atto di un ciclo di audizioni nell'ambito di un'indagine compiuta dalla Commissione e quindi certifica dei fatti senza indicare soluzioni definitive né politiche.
Se quindi alcuni gruppi politici - ovviamente non spetta a me decidere - vogliono specificare la propria posizione all'interno della relazione stessa, non vedo alcun problema, perché questo non è un documento di indirizzo politico, ma semplicemente una constatazione dei fatti e delle considerazioni emerse dalle audizioni.
Da parte nostra, lo ripeto, non c'è alcun problema se vogliamo prenderci un po' di tempo per verificare come possiamo inserire questi distinguo almeno in riferimento al punto 4, in cui è riportata l'analisi conclusiva.

CESARE DAMIANO. Signor presidente, confesso con onestà di non aver ancora letto tutto il testo, però l'occhio mi è caduto - grazie all'onorevole Gatti - sul famoso punto 4.

PRESIDENTE. L'onorevole Gatti lo ha letto, però.

CESARE DAMIANO. Sì, io arrivo sempre dopo. Come spiego sempre, l'uomo può fare una cosa per volta, al contrario delle donne.
Facendo dunque una cosa per volta mi è cascato l'occhio laddove l'onorevole Gatti mi ha aiutato a guardare. Il punto 4 è un punto di conclusione del documento (conclusioni e proposte), quindi potrebbe anche apparire che l'orientamento di questa Commissione sia questo: «Alla luce di quanto esposto, si ritiene auspicabile l'adozione di misure volte, in linea con quanto richiesto dalla recente lettera trasmessa dalla BCE al Governo (...), un'accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti».
Ora, a prescindere dalla lettera della BCE e dalla lettera del Presidente del Consiglio all'Unione europea, per quanto mi riguarda sono radicalmente, ideologicamente, politicamente e filosoficamente contrario a questa affermazione. Lei potrà dire che è una mia posizione, però sicuramente è una posizione.
Inoltre, nel documento si legge: «In questa direzione un primo passo è stato compiuto con l'articolo 8 del decreto-legge 138 del 2011». Anche sull'articolo 8 io sono politicamente, ideologicamente, filosoficamente contrario.

PRESIDENTE. Non lo deve dire a me, ma a Bersani che vuole andare al Governo.

CESARE DAMIANO. No. Io spero che Bersani vada al governo, ma sono sicuro che noi terremo conto delle obiezioni dell'Unione europea senza indulgere a una politica neoliberista che sicuramente non fa parte del Dna del nostro partito.
Tuttavia, soluzioni ci sono senza necessariamente - mi passi un po' la demagogia - optare per il licenziamento dei lavoratori per motivi economici. Si possono trovare soluzioni, ma non necessariamente gettare un allarme sociale in un momento nel quale le imprese, dal 2008 ad oggi, hanno richiesto 3 miliardi di ore di cassa integrazione. Se passasse il principio della licenziabilità per motivi economici chi andrà a spiegare a quei 400-500 mila lavoratori


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in cassa integrazione che questo potrebbe significare che non rientrano nel posto di lavoro, essendo per il momento, per fortuna, ancora dipendenti delle loro aziende?
Credo che questo sia un problema che non va sottovalutato da nessuno, né di destra né di sinistra né di centro. Se vogliamo l'autunno caldo questa è la strada per averlo.
Nessuno vuole mettere in ombra le richieste dell'Unione europea, della BCE; siamo per quadrare i conti, ma vorremmo lo si facesse con un po' di equità, magari con un po' di patrimoniale, un po' di stato sociale, e non da una parte sola.
Questo, tuttavia, fa parte della discussione politica che avremo modo di fare.
Capisco l'argomento dell'onorevole Fedriga allorché, con buonsenso, dice che, come in altre occasioni, si possono produrre - io e l'onorevole Cazzola, che siamo stati a lungo insieme nella FIOM abbiamo pratica di questi argomenti - dei documenti per così dire «articolati», che illustrano le diverse posizioni. Vorrei però far notare che la questione dell'articolo 8, che secondo la scrittura è un passo avanti, non è una posizione di minoranza (ammesso che noi oggi siamo minoranza, ma questo non ci interessa molto, per il momento siamo all'opposizione). Non è la posizione di una minoranza del Paese, perché vorrei ricordare che sull'articolo 8 CGIL, CISL, UIL e Confindustria hanno risposto «grazie, non ci interessa».
Ugualmente, io non mi sento così in minoranza sulla questione dei licenziamenti per motivi economici, al di là delle interpretazioni che si possono dare: CGIL, CISL e UIL hanno all'unisono detto «no, grazie». L'opera di Sacconi di ricompattamento delle organizzazioni sindacali, da questo punto di vista, l'ho apprezzata molto, visto che fino a poco tempo prima ha fatto esattamente il contrario. Quindi, si deve parlare di articolazione, ma non di posizioni di minoranza, dal momento che si tratta di posizioni di pari dignità: ha una dignità la posizione che dice «viva l'articolo 8», quella che dice «abbasso l'articolo 8», quella che invoca la licenziabilità e quella che dice di non toccare l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori.
Se ci si muove in un'ottica di articolazioni, si può licenziare un documento che è la testimonianza - parliamoci chiaro - di posizioni. Qui abbiamo ascoltato una larghissima platea di persone, di associazioni, di sindacati, e ognuno giustamente ha espresso la sua opinione. Non si può ancora dire che, anche con la più grande e buona volontà di questa Commissione che lavora per la convergenza, da quelle audizioni nel loro complesso si possa trarre una sintesi o che la si possa trovare tra di noi. Mi pare che le soluzioni non siano molte.
O si produce un documento - che votereste voi - di interpretazione di quel che è successo oppure, essendo un documento corroborato da audizioni, deve contenere con pari dignità le tesi in campo. Per carità, magari tra di noi c'è persino un'articolazione; ormai non pongo limiti alla fantasia, quindi non è detto che sia tutto incatenato alla perfezione, ma sicuramente in campo ci sono posizioni contrapposte su questioni cruciali. Ad esempio, sulla questione della flessibilità io penso che si debba disboscare l'enorme numero di contratti flessibili che caratterizza il mercato del lavoro e via dicendo.
L'utilità di un discorso esiste, abbiamo fatto un lavoro anche lungo che può essere compendiato da un documento, però i documenti o sono di una parte e gli altri votano contro o ne presentano un altro, oppure sono di equilibrio. In questa situazione, francamente, non vedo altre possibilità.
Per come è scritto il testo, io non lo condivido.

GIULIANO CAZZOLA. Adesso non ricordo come si sono concluse le altre indagini conoscitive che abbiamo promosso. Probabilmente abbiamo cercato di formulare anche delle proposte articolate. Mi rendo conto che oggi la situazione politica per la maggioranza o l'ex maggioranza è molto precaria, quindi potrebbe anche sembrare un'ultima raffica prima di passare la mano.


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Tuttavia, purtroppo in materia di lavoro le cose sono molto complicate. In questa Commissione abbiamo cercato di lavorare il più possibile tenendo conto delle posizioni degli altri, però, sebbene io riconosca delle convinzioni sincere nei colleghi preparati che in questi tre anni ho avuto modo di apprezzare per la loro serietà e la loro competenza, vi chiedo di mettervi anche nei panni di chi vi parla, che ritiene che l'articolo 8 sia un contributo allo sviluppo del Paese, il miglior contributo che un Governo possa dare alle imprese, e che CGIL, CISL, UIL, Confindustria e tutte le parti sociali interessate abbiano perso un'occasione e abbiano sbagliato a non cogliere questa opportunità.
Ritengo inoltre che l'articolo 18 - è una storia vecchia - sia una delle cause del nanismo delle piccole imprese e uno dei problemi che questo Paese deve risolvere, come peraltro chiede anche la lettera della BCE.
Diciamoci la verità, proprio perché sappiamo come vanno le cose: confondere il licenziamento per motivi economici con i licenziamenti di carattere collettivo è una mossa che ha sapore politico. Capisco che sia venuta in aiuto anche la CGIA di Mestre a fare un'operazione di questo genere, ma il caso del licenziamento economico che viene in questione nella lettera di intenti che il Governo ha mandato a Bruxelles è quello di un'azienda con più di quindici dipendenti che licenzia un dipendente, perché se ne licenza cinque deve aprire una procedura di licenziamenti collettivi. Insomma, sono casi comunque abbastanza limitati.
Peraltro, io credo che sia abbastanza criticabile un Governo che, nel momento in cui va a mettere un dito nell'ingranaggio dell'articolo 18 lo fa per situazioni che possono sembrare assolutamente marginali, ad esempio quella del licenziamento economico, e lascia stare per esempio il licenziamento disciplinare, il caso più frequente, e la questione del reintegro.
Tuttavia, questo non significa che tutti coloro che sono in cassa integrazione corrano il rischio di essere licenziati attraverso l'alleggerimento delle sanzioni per quanto riguarda il cosiddetto licenziamento economico.
Il presidente farà delle proposte e le farà con il solito buonsenso. Credo, quindi, che potremo uscire da questa situazione; eventualmente, si potrebbe verificare la possibilità di articolare le conclusioni con due diversi pareri, oppure credo che si potrebbe allegare una riscrittura del quarto punto e lo si potrebbe qualificare come posizione della minoranza, se questo verrà fuori.
Mi pare che si possa verificare se la prima strada è percorribile, senza farsi ridere dietro (sia noi che voi); diversamente, la seconda è una strada assolutamente chiarificatrice, magari in termini completi e organici.

PRESIDENTE. Tenterei di tirare le fila del ragionamento che è stato fin qui sviluppato. Innanzitutto vorrei fare una premessa: abbiamo sempre concepito l'indagine conoscitiva ad ampio raggio, capace di audire tutti. Debbo dire che forse il minor contributo all'indagine conoscitiva - lo dico con tutto il rispetto, ma la circostanza è stata rilevata anche dall'onorevole Bellanova - è venuto proprio dalle parti sindacali.
Voglio ricordare che, per quanto riguarda il nostro ruolo di parlamentari e come Parlamento, non dobbiamo trovare il modo di sviluppare un documento di tipo concertativo con le posizioni della Confindustria piuttosto che della CGIL o della CISL o della UIL; dobbiamo svolgere la nostra funzione e anche dal punto di vista delle consuetudini questa è sempre stata la filosofia che ha ispirato i documenti di stampo ricognitivo.
Fatta la ricognizione sugli interventi, è evidente che nelle conclusioni ci sono posizioni difficili da conciliare, ma mi sembra altrettanto corretto quello che sosteneva poco fa l'onorevole Cazzola: poiché dobbiamo dare atto anche delle posizioni differenti presenti all'interno della Commissione, se il Partito Democratico ritiene di poter sviluppare un'analisi conclusiva diversa da quella che qui viene


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proposta dalla maggioranza nulla quaestio. È chiaro che verrà riportata all'interno del documento, come è giusto che sia.
In questo caso, visto che ci possiamo dare anche un'altra settimana di tempo - non è la fine del mondo - io inviterei le parti politiche dell'opposizione a farci avere un documento che loro ritengono più consono alle loro impostazioni e noi lo allegheremo, riportando esattamente la ricognizione oggettiva e in più le posizioni politiche che sono emerse all'interno della Commissione.
Credo che questa possa essere la strada migliore.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Questa posizione è giustissima, ma ho un dubbio con riferimento a quanto diceva l'onorevole Cazzola sulla votazione. Propongo di votare la relazione con le diverse posizioni.

PRESIDENTE. Possiamo votare o l'insieme del documento, in quanto rappresentativo delle varie posizioni...

MASSIMILIANO FEDRIGA. Esatto.

PRESIDENTE. Non giriamo attorno al problema. La sintesi è difficile trovarla.

MASSIMILIANO FEDRIGA. La sintesi non si trova, ma possiamo riportare le posizioni dei gruppi, come analisi conclusiva, in modo assolutamente oggettivo, senza dire chi ha ragione e chi ha torto. Ricordiamo che non è né una mozione né una risoluzione, è un documento conclusivo di un'indagine conoscitiva che fotografa quello che è stato detto e le posizioni assunte dai vari gruppi rispetto a quanto è stato detto. Non è un documento di indirizzo.

LUIGI BOBBA. Allora non si dovrebbero fare le conclusioni. Secondo me si dovrebbe fare uno sforzo di sintesi prima di abbandonare il campo.

PRESIDENTE. Non prendiamoci in giro. C'è una questione dirimente che è stata tracciata poco fa dagli interventi di Damiano e di Cazzola, sulla quale mi sembra davvero difficile che si possa trovare un punto di sintesi.

MARIA GRAZIA GATTI. Ma chi ha mai detto che l'articolo 8 era giusto?

PRESIDENTE. Questa è la sua opinione, la nostra è molto diversa. Non vedo perché dovremmo aderire alla sua impostazione.

NEDO LORENZO POLI. Mi sembra che ci siano posizioni abbastanza diverse su un punto essenziale, ma cerchiamo di ragionare - ci si può concedere un'altra settimana di tempo - e di confrontare le posizioni, anche cercando di discuterne nell'ambito di una sede più circoscritta. Trattandosi di un indagine conoscitiva, secondo me, dovremmo concludere con un testo unico.
Scusate, io non ho letto il testo, ma credo che dovremmo analizzarlo per individuare una mediazione. Peraltro, qui si parla di un'indagine conoscitiva, ma attraversiamo un momento abbastanza difficile dal punto di vista politico. Cerchiamo una sintesi, non è opportuno produrre due o tre documenti, né concludere, a mio avviso, un'indagine conoscitiva con due o tre posizioni diverse.

PRESIDENTE. Con la Lega nella scorsa occasione avvenne questo.

LUIGI BOBBA. L'altra volta, però, avevamo usato un metodo diverso; si era arrivati a una sintesi su quasi tutto e sul 20 per cento c'è stata una posizione distintiva della Lega. Ma è cosa diversa inserire tre o quattro posizioni distinte in un documento. Almeno un tentativo minimo di sintesi bisogna farlo.
La questione dei licenziamenti e l'altra questione su cui non si trova una sintesi verranno evidenziate.

PRESIDENTE. Vorrei spiegare meglio il mio ragionamento. Io non ho detto che bisogna necessariamente produrre un documento alternativo. Ho detto che se ci


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sono posizioni talmente complesse sulle quali non c'è una posizione di sintesi, ci sono due strade, la cui scelta lascio alla vostra decisione: o si produce e si allega un documento alternativo che illustra la posizione in questo caso dell'opposizione o del PD, come l'altra volta fu della Lega, oppure all'interno di questo documento si evidenziano le parti sulle quali non si è d'accordo.
È chiaro che, con riferimento al voto finale, se si dà conto di tutte queste posizioni, oggettivamente non vedo difficoltà ad aderire al documento, salvo che se ne voglia fare una questione meramente politica. Per carità, è legittimo, ma a quel punto ognuno vota la propria posizione.

CESARE DAMIANO. Come lei dice, presidente, non è che dobbiamo spaccarci il capo attorno a un documento che francamente non cambierà, credo, il corso della storia. Abbiamo problemi molto più importanti ai quali dedicarci nelle prossime settimane, si vada o meno a elezioni anticipate, insomma quel che succederà io non lo so.
Dunque, non voglio perderci più di tanto tempo, ma dico solo che questo documento è composto di quattro parti: programma e finalità dell'indagine; parte relativa alle audizioni; parte relativa ai punti emersi nelle audizioni; conclusione. Ci si potrebbe domandare se è necessario arrivare a una conclusione, perché francamente un documento può anche fermarsi al contenuto delle audizioni, sempre che questo sia riportato in modo coerente.
La conclusione è impossibile in questo contesto, ma lo sarebbe anche se fossimo in una situazione normale. Certo, in questo contesto è tanto più difficile perché immagino che se si va in campagna elettorale questo sarà un argomento della stessa. Siamo tutti esperti di questi campi di attività.
Si possono adottare diversi schemi, uno dei quali è molto semplice: c'è un documento che evidenzia le posizioni emerse e si scrive in modo tale che anch'io sia convinto che tutti abbiamo capito la stessa cosa. Ad esempio, se si evincesse che le organizzazioni sindacali sono per i licenziamenti chiederei una correzione. Ma facciamo finta che il documento evidenzi esattamente il contenuto delle audizioni, a quel punto sulle conclusioni potremmo anche non esercitarci. Perché dobbiamo esercitarci su una conclusione, se non con un generico auspicio di migliorare il mercato del lavoro, superarne la dualità, contemperare le esigenze dell'impresa con quella delle tutele? Nulla impedisce che, a quel punto, si possa concordare su un documento.
Con un altro schema, come lei suggeriva, si può arrivare al risultato di avere due conclusioni che hanno una pari dignità, perché credo che tutte quelle che abbiamo audito nel complesso siano forze importanti. Se, ad esempio, ho dalla mia parte, sul tema della licenziabilità, CGIL, CISL, UIL e Confindustria, non sto parlando di quattro gatti, e via dicendo. Le posizioni, quindi, vanno trattate come posizioni di pari dignità, non di maggioranza e opposizione.
Diversamente, se voi concludete con questo documento, noi voteremo contro, perché non ci convince. Non può essere accettato dall'onorevole Damiano - questa dichiarazione vale per me - il riferimento alla licenziabilità e all'articolo 8.

GIULIANO CAZZOLA. La seconda ipotesi è quella proposta dal presidente!

CESARE DAMIANO. Lo sto dicendo. Ci sono diverse ipotesi. Nel primo caso, non si riportano le conclusioni, ma ci si limita a un riepilogo delle audizioni, con un auspicio finale generico, sul quale tutti siamo d'accordo: superare la dualità del mercato del lavoro. Chi non sarebbe d'accordo? Io e Cazzola lo siamo; magari lui ci vuole arrivare togliendo l'articolo 18 e io mantenendolo, ma questo non lo diciamo e a nessuno importa.
Diversamente, nel secondo caso, il documento rimane così, noi non ci prendiamo nessuna briga particolare, votiamo contro e dichiariamo che votiamo contro perché riteniamo che questo documento non rispecchi, nelle conclusioni, i contenuti


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delle audizioni che per loro natura sono articolati.
Qui c'è una tesi di parte. Quello che mi stupisce è che, a differenza di altre circostanze, non si è fatto uno sforzo non dico di sintesi, ma di attenzione. Se voi scrivete frasi di quel tipo, come potete pensare che io non le consideri di parte?

PRESIDENTE. Se lei scrive esattamente il contrario sull'articolo 8 anche la sua è una tesi di parte.

CESARE DAMIANO. Ma certo che è di parte! Non è scritta, però. Come può pensare la maggioranza che noi riteniamo un primo passo l'articolo 8, quando io e Franceschini abbiamo presentato una proposta di legge per l'abrogazione? C'è anche un problema di buonsenso.
Come potete pensare che noi possiamo considerare un documento nel quale è scritto esattamente il contrario di quello che noi pensiamo? Una volta si sarebbe fatta più attenzione, non si sarebbe scritto, oppure si sarebbe specificato che per una parte della Commissione l'articolo 8 è un primo passo, per un'altra parte è il contrario.
Rispetto a stesure di documenti avvenute in precedenza trovo, in questo caso, una tesi di parte, una forzatura nel testo, che secondo me non è accettabile.
Lo ripeto, non dobbiamo spaccare il capello in quattro su un documento. Siamo in una situazione drammatica e abbiamo altro a cui pensare.

PRESIDENTE. Per arrivare a una conclusione, credo che si possa seguire una doppia strada: o voi scrivete un documento conclusivo che contiene le posizioni differenziate rispetto a questa stesura, in modo che lo alleghiamo, oppure si evidenziano le parti del documento sulle quali c'è una posizione contraria. Credo che sia il modo migliore per venire a capo di un documento finale. Non potete pretendere che, dopo aver svolto un'indagine conoscitiva, non ci siano conclusioni da parte della Commissione, sia pure a maggioranza, sia pure parziali. Francamente questo è molto limitativo del lavoro di questa Commissione.
Anche quando abbiamo svolto l'indagine conoscitiva sul lavoro nero, come sapete non eravamo tutti d'accordo...

ALESSIA MARIA MOSCA. Scusi se insisto. È vero che non eravamo tutti d'accordo, ma qui si tratta proprio del Dna di alcune posizioni...

PRESIDENTE. I Dna sono diversi, cosa vuole che le dica?

ALESSIA MARIA MOSCA. Però non possiamo utilizzare un'indagine conoscitiva per inserire in un documento le posizioni politiche diverse. Qui non siamo in una sede in cui...

PRESIDENTE. La politica non è una cosa astratta rispetto alle cose che si fanno qui dentro.

ALESSIA MARIA MOSCA. Certo che no! Tuttavia, se un'indagine conoscitiva ha l'obiettivo di darci il quadro di una situazione, noi prendiamo il quadro. È chiaro che le ricette di ciascuno in altre sedi vengono esplicitate. In questa sede, io credo che sia più utile tenere in conto ciò che attraverso l'indagine conoscitiva è emerso e le conclusioni sono quelle che ciascuno trae in base al proprio orientamento e alle proprie convinzioni.
Credo che, su questo particolare tema, non si possa arrivare a una conclusione così strettamente ideologica come quella sulla quale ci stiamo dividendo.
Se questa è, invece, la vostra convinzione dalla quale non intendete muovervi, noi non consideriamo come possibili le altre due opzioni, quindi voteremo contro.

PRESIDENTE. Siete liberi di fare quello che volete, ci mancherebbe altro!

GIULIANO CAZZOLA. C'è la seconda ipotesi Damiano che va bene.


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PRESIDENTE. Abbiamo tempo fino a martedì della settimana prossima.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Secondo me, c'è un'ulteriore strada, e chiedo se l'onorevole Damiano e l'onorevole Mosca la condividano.
Non si potrebbe pensare di inserire, da parte dell'opposizione, un'introduzione epurata dagli elementi che lasciano dei dubbi? Dopodiché, si può proseguire ed esplicitare le posizioni dei diversi gruppi. In tal modo, abbiamo un cappello introduttivo, quello che oggettivamente tutti riconosciamo.
Come ricordava l'onorevole Damiano, così non si darebbe una qualifica di maggioranza e una di opposizione, ma semplicemente si riconoscerebbe pari dignità alle diverse tesi, non essendo questo un documento di indirizzo programmatico, ma il risultato di un'indagine conoscitiva.
Penso che questa strada potrebbe trovare l'accordo di tutta la Commissione.

PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, io sono rispettoso di tutti i tentativi che si fanno per trovare una giusta mediazione - figuriamoci, sono l'uomo delle mediazioni - però noi dobbiamo capire come si può concludere un'indagine conoscitiva come quella che abbiamo svolto.
Credo che si debba essere molto lineari in questo, proprio per il rispetto che dobbiamo alla Commissione e alle posizioni di ognuno. Se c'è una posizione della maggioranza che viene esplicitata nella fase conclusiva, ci può essere una posizione dell'opposizione che viene ugualmente esplicitata e raccolta all'interno del documento. Così è molto chiaro, piuttosto che cercare equivoci e situazioni rabberciate che non soddisfano nessuno.
La Commissione può semplicemente prendere atto del lavoro ricognitivo, che rappresenta le posizioni in campo tra maggioranza e opposizione.
Abbiamo svolto un lavoro, credo, onesto e rispettoso di tutti, senza voler forzare nessuna ideologia. È chiaro che ci sono aspetti sui quali non troveremo un punto d'incontro, quindi è inutile che girarci intorno. Credo che questo sia rispettoso del lavoro che è stato svolto.
Dopodiché, martedì prossimo l'opposizione dovrà dirmi se è in grado di presentare, come io credo, una posizione scritta molto chiara, così che il documento diventi il risultato finale del lavoro che tutti hanno fatto, con le rispettive chiare posizioni.
Peraltro, che cosa possiamo aggiungere o togliere rispetto alla ricognizione? Non possiamo far finta che la Commissione abbia lavorato soltanto per audire i soggetti, perché questo avremmo potuto farlo senza svolgere alcuna indagine conoscitiva. L'indagine di per sé porta anche a delle conclusioni, altrimenti sviliamo anche il ruolo di una Commissione.
Le conclusioni possono essere condivise o meno, possiamo integrarle oppure possiamo dire di non essere d'accordo e registrare le conclusioni di altro tipo, come mi sembra corretto. Diventa una presa d'atto piuttosto che un voto che in qualche modo ci contrappone.

CESARE DAMIANO. Solo una battuta: non è che noi abbiamo fatto un'indagine conoscitiva per avere una conclusione preconfezionata che è la vostra.

PRESIDENTE. Io sono rispettoso della libertà intellettuale di Damiano e credo che debba avvenire anche il contrario.

CESARE DAMIANO. Siamo tutti molto rispettosi, anche più del necessario. Credo che non ci sia niente da discutere in questa Commissione. Tuttavia, semel in anno licet insanire! Possibile che debba stare sempre nei binari? Consentitemi di andare fuori, ogni tanto, di dire una parolina di troppo. Ci sono quelli che insultano o aggrediscono, ma non è nel mio stile e magari dico una parola di troppo.
Insomma, dico solo che non si svolge un'indagine su un tema sacrosanto per avere alla fine, come conclusione, una certa tesi. Viene il sospetto che sia una strada un po' precostituita, perché francamente la conclusione che ci è stata


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presentata è a tesi unica, la vostra tesi, e non ha minimamente tenuto in considerazione le altre.
Le varie possibilità di uscirne le abbiamo esaminate. Noi ci riserviamo di valutare se semplicemente non condividere il documento oppure di esplicitare la nostra tesi alternativa.

PRESIDENTE. In questo caso le conclusioni sarebbe almeno due.

AMALIA SCHIRRU. Fermo restando che abbiamo bisogno - almeno io personalmente - di vedere la sintesi di questa indagine, che ci ha visto prima di tutto ascoltare delle parti e mettere in evidenza, attraverso domande e qualche considerazione, ciò che ci è stato raccontato e come è stato visto da diverse angolature, l'indagine deve servire a fare sintesi di tutto quello che è emerso attraverso le audizioni e ad aprire un dibattito per arrivare a delle conclusioni. Ma questo deve avvenire dopo aver aperto un dibattito tra di noi dove si mettono in evidenza le criticità, i punti su cui anche la Commissione dovrebbe addivenire a proposte che possono essere più o meno unitarie.
Tuttavia, arrivare a fare la sintesi di un'indagine attraverso posizioni politiche di parte mi sembra esagerato, tanto più senza aver aperto un dibattito tra di noi su quello che è stato il risultato finale delle diverse audizioni.
Quanto ai punti che sono stati richiamati, come licenziamento e via dicendo, nelle audizioni, almeno in quelle cui ho partecipato, non li ho nemmeno sentiti. Introdurre elementi che peraltro sono esterni all'indagine mi sembra esagerato, dunque penso che noi dovremmo prenderci il tempo necessario per la lettura della sintesi oggettiva delle audizioni per arrivare insieme alle conclusioni sulle criticità e sulle emergenze di questo Paese.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor presidente, vorrei citare un esempio specifico. Una parte molto lunga del documento riflette sul lavoro atipico, sulla necessità - come si dice nell'introduzione - di aumentare le tipologie di lavoro tipico, su quanto esso sia in qualche modo legato alla rigidità in uscita, eccetera. Su questo tema ricordo di aver posto una domanda specifica - la cui presenza, peraltro, ho riscontrato nei verbali - al dottor Giovannini dell'Istat: ho chiesto se era possibile avere un dato sull'addensamento della presenza di lavoratori atipici in relazione alle dimensioni aziendali. Da altre fonti scopro, per esempio - ma su questo vorrei una verifica - che questo addensamento si riscontra nelle aziende piccolissime, dove il problema non è il raggiungimento dei quindici dipendenti (parliamo di aziende sotto i nove dipendenti). Questo ci dà delle indicazioni sugli interventi e anche sulla domanda se sia vera questa storia della rigidità. Noi abbiamo l'elemento dell'articolo 18 che vale solo per le aziende sopra i quindici dipendenti.
A questo punto il dottor Giovannini ha risposto che l'Istat non aveva condotto questa analisi, ma era disponibile a farla e avrebbe inviato i dati a questa Commissione. Questo non è avvenuto. Non dico di aspettare i dati del dottor Giovannini, ma lei si rende conto, presidente, che su un punto non indifferente rispetto ai contenuti del documento finale, c'è un tema che è rimasto in sospeso?

ELISABETTA RAMPI. Signor presidente, anche io penso a un documento conclusivo che rappresenti la sintesi di quanto è emerso durante il ciclo delle audizioni, che metta quindi in evidenza le emergenze del Paese, le criticità maggiori riscontrate, senza caricare il documento dal punto di vista ideologico e delle ricette, certamente diverse, di ciascuno di noi per far fronte a queste difficili problematiche.
Considerata la fase politica che stiamo vivendo, penso a questo documento anche come pacchetto di lavoro, come contributo importante al Paese per la nuova fase che comunque si aprirà. Ritengo, dunque, sbagliato caricare il documento di una visione ideologica, perché in tal caso ci troveremmo di fronte a un documento elettorale e non a una sintesi importante quale contributo per il Paese.


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DONELLA MATTESINI. Esprimerò solo valutazioni di carattere metodologico. Mi chiedo e chiedo a lei e agli altri qual è il senso di una Commissione d'indagine: a mio avviso, è quello di offrire i dati che ci hanno riferito i nostri interlocutori per farne un oggetto di lavoro. Abbiamo chiesto l'indagine perché avevamo bisogno di capire i punti di vista, conoscere i dati e così via.
A questo punto, credo che abbia ragione chi sostiene che dobbiamo limitarci a un documento che fa la sintesi dei problemi e delle criticità che sono state poste, non per rappresentare una parte politica, ma per farne oggetto di lavoro per i singoli gruppi parlamentari a cui sarà distribuito, ma anche per la Commissione stessa.
Si tratta di due corpi separati: una cosa è l'indagine, altra cosa è riportare le posizioni del Governo e della maggioranza. Non credo che questo serva alla Commissione. Per l'equilibrio e la capacità di ascolto e di dialogo sempre dimostrate da questa Commissione, penso che questa debba e possa essere la soluzione: limitarsi alla sintesi delle audizioni e usarla unicamente come strumento e indicazione di lavoro.

PRESIDENTE. La ringrazio per il suo contributo, anche se mi permetto di ricordarle che allora abbiamo sbagliato quando abbiamo svolto l'indagine conoscitiva sul lavoro nero, poiché ci siamo mossi esattamente nella stessa direzione in cui stiamo andando con questo documento.
Direi, a questo punto, di aggiornare i nostri lavori su questo tema a martedì prossimo. Delle due l'una: o il PD presenta un documento che ritiene corrispondente a un'analisi e a posizioni che sono state chiaramente espresse anche in questa seduta, oppure martedì decideremo come operare.
Rinvio il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15,15.

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