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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione XII
11.
Giovedì 31 maggio 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Palumbo Giuseppe, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SUGLI ASPETTI SOCIALI E SANITARI DELLA DIPENDENZA DAL GIOCO D'AZZARDO

Audizione del Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi:

Palumbo Giuseppe, Presidente ... 3 6 11
Barani Lucio (PdL) ... 6
Farina Coscioni Maria Antonietta (PD) ... 10
Miotto Anna Margherita (PD) ... 8
Mosella Donato Renato (Misto-ApI) ... 10
Patarino Carmine Santo (FLpTP) ... 6
Riccardi Andrea, Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione ... 3 11
Sarubbi Andrea (PD) ... 10
Sbrollini Daniela (PD) ... 7
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

COMMISSIONE XII
AFFARI SOCIALI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di giovedì 31 maggio 2012


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE PALUMBO

La seduta comincia alle 14,25.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli aspetti sociali e sanitari della dipendenza dal gioco d'azzardo, l'audizione del Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi.
Do la parola al Ministro per lo svolgimento della relazione.

ANDREA RICCARDI, Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. Signor presidente, onorevoli deputati, considero un evento importante la vostra indagine conoscitiva. Da parte mia, ho seguito con molto interesse i lavori di questa Commissione, che hanno consentito di aprire un confronto sulla problematica del gioco. Francamente, debbo dire che la ricchezza delle precedenti audizioni facilita molto il mio compito.
La ludopatia assume una rilevanza sempre maggiore e, in questo momento, rischia di avere forti ricadute sul tessuto sociale, anche a causa di quanto è già stato rilevato nelle precedenti audizioni, ossia della fragilità del tessuto sociale, della crisi economica e della mancanza di lavoro. Soprattutto, si registra in fasce crescenti della popolazione - penso, per esempio, ai giovani e agli anziani - uno sviluppo dell'indice di vulnerabilità in relazione all'attività di gioco e con il rischio di comportamenti dipendenti, che talvolta sfociano in vere e proprie forme patologiche.
Il miraggio di una ricchezza facile e immediata, incoraggiato anche da una pubblicità accattivante e ambigua, e il sogno di una vincita rapida si sono trasformati ormai in un onere grave, in una spesa pesante per numerose famiglie.
Particolarmente a rischio sono gli adolescenti, le persone sole e quelle affette da altre forme di dipendenza. Nel luglio 2011, la Commissione parlamentare di inchiesta sulla mafia e le associazioni criminali similari ha approvato all'unanimità una relazione sulle infiltrazioni mafiose nel gioco illecito. Nella trattazione è emerso che il gioco compulsivo sfrutta aree molto ampie di disagio sociale, soprattutto - ripeto - tra i giovani e gli anziani. Anzi, è stata accertata un'impennata significativa alla partecipazione ai giochi nei giorni immediatamente successivi alla riscossione delle pensioni.
A ciò si aggiunge un fenomeno nuovo, ovvero il proliferare dei giochi d'azzardo on line, a bassa o inesistente soglia d'accesso. Si aggiunge la carenza di efficaci sistemi di controllo che il nostro ordinamento garantisce nei confronti dei minori o dei soggetti influenzabili.


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La materia è stata affrontata a livello di Unione europea, là dove si è avvertita l'esigenza di uno studio approfondito. La Commissione europea ha, quindi, predisposto un «Libro verde» per lo studio dei servizi di gioco on line, partendo da un esame generale dell'attività del gioco d'azzardo nei vari Paesi dell'Unione.
La definizione di gioco d'azzardo, esistente da lunga data nel diritto che deriviamo dall'Unione europea, implica un posta pecuniaria in giochi di fortuna, compresi lotterie e scommesse. Per il servizio di gioco d'azzardo on line si intende, invece, un servizio che implica una posta pecuniaria in giochi dipendenti dall'alea, compresi lotterie e scommesse, forniti a distanza mediante strumenti elettronici e su richiesta del singolo destinatario di servizi.
Cito ancora il «Libro verde» della Commissione, cui si dà atto - in base a disposizioni adottate da alcuni Stati membri e a studi - che le comunicazioni commerciali possono incitare gruppi vulnerabili, per esempio giocatori a basso reddito o inesperti, giovani adulti, nonché le persone non consapevoli dei rischi connessi con il gioco d'azzardo.
In tutti gli Stati membri, la normativa intende tutelare i minori dai rischi connessi con il gioco d'azzardo. Il Parlamento europeo, da parte sua, ha adottato una risoluzione tesa a stimolare contributi sugli strumenti normativi e tecnici che gli Stati membri potrebbero utilizzare, o già utilizzano, a tutela dei consumatori e nella salvaguardia dell'ordine pubblico e di altri pubblici interessi.
Insomma, la facilità dell'accesso ai giochi d'azzardo, il volume e la frequenza potenzialmente elevati di una simile offerta a carattere internazionale costituiscono fattori idonei a favorire lo sviluppo della dipendenza dal gioco. Si tratta di fattori che provocano conseguenze negative in un ambiente, per di più, caratterizzato dall'isolamento del giocatore, dall'anonimato e dall'assenza di controllo sociale.
La Corte di giustizia europea, inoltre, ha rilevato che internet può essere una fonte di rischi in materia di tutela dei consumatori, specie se sono giovani o se sono persone con inclinazione al gioco. Alcuni Stati membri dell'Unione hanno, inoltre, già deciso di limitare la comunicazione commerciale in proposito.
Nel 2008, da una ricerca del CNR è emerso che il 40 per cento degli studenti della scuola superiore ha giocato d'azzardo almeno una volta nel corso dell'anno stesso. Tra i giochi preferiti dei giovani prevalgono quelli istantanei, il Lotto, il Superenalotto e simili.
È emerso, inoltre, in maniera evidente, che la crescente prevalenza del gioco patologico tra i giocatori è diventato un problema di interesse pubblico, a causa della rilevante esposizione pubblicitaria. La televisione, la radio, internet, le riviste, i giornali, le affissioni in città e sui mezzi di trasporto e la possibilità di utilizzare le carte di credito rappresentano messaggi ingannevoli studiati per indurre i giocatori a credere che il gioco d'azzardo sia divertente ed eccitante e anche a ingannare sull'alea, cioè sulle vincite facili e immediate.
La questione dei pericoli è stata affrontata in epoca recente con la Legge di stabilità 2011 che introduce nell'ordinamento - questo è un fatto importante - il concetto di ludopatia conseguente al gioco compulsivo (articolo 1, comma 70, della legge 13 dicembre 2010, n. 220).
Inoltre, sono stati introdotti il divieto ai minori di partecipazione ai giochi pubblici con vincita e sanzioni a carico dei titolari delle licenze o dei locali che ne consentano la partecipazione.
Tuttavia, onorevoli deputati, per migliorare il conseguimento degli obiettivi di tutela del giocatore e per contrastare la ludopatia e i fenomeni connessi alle attività di gioco, sono state avviate, in via sperimentale, procedure di analisi e di verifica dei comportamenti di gioco volti a introdurre misure di prevenzione dei fenomeni ludopatici.
Lo Stato si compone di diversi interessi e noi abbiamo la necessità di trovare un equilibrio, ma anche di tutelare i più fragili. Non si tratta, quindi, di una battaglia


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contro l'Amministrazione autonoma dei monopoli; bisogna, però, tutelare i più deboli, altrimenti rischiamo una contraddizione su cui si gioca la credibilità dell'Amministrazione stessa.
Va anche detto che, in un momento di crisi economica, il gioco appare come il miracolo impossibile e rappresenta una falsa, ma attraente speranza. Traendo spunto da queste considerazioni, ho formulato, nel circuito di Governo, alcune proposte per prevenire lo sviluppo del fenomeno con un'attività mirata di informazione e con l'idea di regolamentare la pubblicità.
In particolare, con il Ministro Balduzzi stiamo pure lavorando per considerare la ludopatia al pari delle altre dipendenze e, quindi, riconoscerla ufficialmente nell'ambito del servizio sanitario nazionale.
Il disegno di legge di delega fiscale all'esame del Parlamento contiene, tra i criteri di delega, le mie proposte, tra cui, in particolare, l'introduzione di specifiche disposizioni volte a prevenire, curare e recuperare i fenomeni di ludopatia; il divieto su ogni mezzo di comunicazione di pubblicità ingannevole, ovvero che non indichi l'alea della vincita - questo è un aspetto fondamentale, soprattutto in un momento come questo e di fronte a pubblicità ingannevoli - anche nei documenti; infine, la necessità di assicurare la tutela dei minori dalla pubblicità e dai rischi di partecipazione a giochi con vincite di denaro, anche disciplinando l'ubicazione dei locali adibiti a giochi sul territorio.
Non si intende compiere un'azione moralistica o di repressione. Bisogna, piuttosto, impostare una campagna educativa, che ha bisogno di regole. Occorre tutelare i più deboli, anche perché c'è un influsso negativo del martellante sistema pubblicitario che in altri tempi non esisteva. Personalmente, credo che uno dei motivi dello sviluppo e dell'incremento del gioco, anche nelle sue forme nuove, sia dovuto all'incremento della pubblicità. Il sistema pubblicitario prevede, infatti, l'offerta di scommesse con vincite di denaro; induce le categorie fragili alla pratica del gioco d'azzardo e soprattutto mette di fronte a una millantata speranza di una svolta nella vita che poi non arriva.
Debbo dire che, dopo le mie dichiarazioni in proposito sulla stampa, ho ricevuto molte lettere, soprattutto testimonianze toccanti e storie incredibili di persone e di famiglie rovinate dal gioco. Sono storie drammatiche, che mi hanno molto motivato nel proseguire su questa strada di attenta azione.
Di fatto, assistiamo a un'aggressione dei beni e dei patrimoni delle famiglie e ci troviamo di fronte a persone che cadono, senza reti, nell'abisso dell'impoverimento. Non possiamo sostituirci alla libertà delle persone; non possiamo certo pensare a uno Stato etico, ma dobbiamo far sì che la libertà delle persone si eserciti in un quadro di coscienza reale e non illusorio. Questo è il punto delicatissimo che bisogna raggiungere.
Lo Stato ha il dovere di tener conto, muovendo da un'attenta analisi costi/benefici, della circostanza che dagli introiti derivanti dall'industria del gioco legale scaturiscono spese conseguenti all'insorgenza di importanti patologie, che generano disagio sociale, disgregazione familiare e che danno impulso alla criminalità. Insomma, come Stato dobbiamo riflettere sul fatto che il gioco non solo permette di incassare denaro, ma produce anche perdite per la famiglia e per il Sistema sanitario nazionale. Inoltre, per il proliferare delle infiltrazioni criminali, impegna l'amministrazione dello Stato a investire sul fronte della repressione della criminalità.
Credo che la pratica del gioco d'azzardo debba essere prerogativa di soggetti maggiorenni, che siano consapevoli dell'alea della vincita in relazione alla posta in gioco. Questo è il punto. Non si vuole conculcare - ripeto - la libertà di nessuno, ma non si vuole nemmeno indulgere e incrementare il gioco d'azzardo.
Il mio impegno è di giungere a una regolamentazione degli spot televisivi in determinate fasce orarie e nei programmi e sulla stampa destinati ai minori, avendo una particolare attenzione ai luoghi dove


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vivono i minori. Soprattutto, occorre introdurre anche l'obbligo di informazione attraverso il ricorso ad avvisi espliciti riguardo all'alea della vincita. In sostanza, la pubblicità deve indicare le reali percentuali di possibilità di vincita e il montepremi, cioè dobbiamo rendere concreto il concetto di gioco responsabile e aiutare le giovani generazioni a giocare senza rovinarsi. Ogni cultura e ogni civiltà ha, peraltro, l'idea di gioco, che è una componente dell'esistenza, non una voragine che assorbe l'esistenza stessa.
Nel contempo, è necessario impedire che coloro che hanno perso la speranza di un futuro migliore brucino i pochi risparmi di una vita o le loro modeste pensioni sognando nel miracolo dell'azzardo.
Signor presidente, onorevoli deputati, vi ringrazio non solo della vostra attenzione, ma anche dell'invito che mi avete rivolto di intervenire su un tema che mi sta tanto a cuore.

PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro, della relazione.
Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

CARMINE SANTO PATARINO. Grazie, signor Ministro. Lei ha centrato il cuore del problema, individuando nella pubblicità il primo obiettivo su cui lo Stato deve intervenire. Noi stiamo assistendo a una pubblicità che, oltre a essere ingannevole, ormai dilaga in maniera spaventosa, coinvolgendo tutto e tutti, specialmente i bambini. Infatti, se è vero che negli esercizi ci sono cartelli che vietano il gioco ai minori di diciotto anni, è anche vero che quasi sempre ciò viene disatteso perché mancano i dovuti controlli. Del resto, fino a questo momento almeno, abbiamo visto che non è stato possibile effettuare i controlli.
Apprezzo, quindi, quando lei, signor Ministro, dice che lo Stato deve intervenire. Inoltre, ha indicato anche alcune proposte di cui si è fatto portatore per intervenire sulla pubblicità.
Tuttavia, oltre all'impegno da lei assunto con il Ministro della salute - ovvero quello di far riconosce la ludopatia come patologia nell'ambito del servizio sanitario nazionale - nel ringraziarla di essere intervenuto con la medesima passione e il medesimo interesse che ha riconosciuto a noi tutti, le chiederei se non sia opportuno intervenire anche con il Ministro della pubblica istruzione. Infatti, ciò che lei dice a proposito degli interventi sulla pubblicità serve come medicina del momento; viceversa, abbiamo bisogno di fare un'opera di prevenzione che non può che partire dalle scuole elementari.
Non ritiene, quindi, signor Ministro, che sia opportuno fare un protocollo di intesa con il Ministero della pubblica istruzione affinché, fin da subito, si intervenga in questo campo come accade, ad esempio, per la tossicodipendenza? Del resto, entrambi gli ambiti sono molto pericolosi.

LUCIO BARANI. Grazie, signor Ministro, della relazione molto esaustiva. Ho ancora in mente le parole che lei ha pronunciato nell'audizione sulle linee programmatiche del Governo in materia di politiche per la famiglia e di politiche antidroga, quando ha affermato che si è statisticamente constatato che le pubblicità contro il fumo, nelle settimane successive, determinano un aumento del consumo di tabacco.
In questa Commissione, quando abbiamo svolto l'audizione dell'Amministrazione dei monopoli non è venuto il pubblicitario, altrimenti mi sarei complimentato con lui per aver svolto appieno i suoi compiti. Se fossi stato il responsabile dell'Amministrazione dei monopoli, gli avrei dato ampie gratificazioni perché il suo lavoro ha prodotto un aumento delle entrate dell'Amministrazione che - mi corregga se sbaglio - incide per 1.200-1.300 euro per cittadino italiano, compreso l'ultimo nato e quelli in fasce. Difatti, le entrate ammontano a circa 80-90 miliardi di euro; noi siamo, stando all'ultimo censimento Istat, 60 milioni, per cui, facendo la divisione, ci ritroviamo con quelle cifre.


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Del resto, tutti noi abbiamo contezza del fenomeno. Personalmente, il martedì alle 5 di mattina, quando parto per venire a Roma, vado a prendere il caffè al bar e le assicuro che già vedo persone giocare. C'è una macchinetta - parlo di quelle volgarmente dette «mangiasoldi» - alla quale giocano degli operai. Poi, le rare volte che vado ad accompagnare i miei figli a scuola, mi fermo in un esercizio pubblico lì vicino, pieno di studenti che giocano alle macchinette. Se andiamo in autostrada e ci fermiamo in qualche Autogrill, ci capita di vedere esposto un cartello con scritto «qui si sono vinti - per esempio - 50 milioni». Io vengo dalla Lunigiana, presso Bagnone, dove è stata fatta la più grande vincita al Superenalotto; ebbene, nei mesi per successivi c'era un pellegrinaggio. In un comune di 1.000 anime, le entrate degli esercizi pubblici e dei ristoranti erano aumentate del 1000 per cento poiché tantissime persone arrivavano lì per giocare, come se fosse apparsa la Madonna (lo dico senza nessuna connotazione blasfema).
Vorrei fare una considerazione storico-culturale. Da quando c'è il mondo - dal tempo dei greci e dei romani, ma anche quando c'erano i Maya con il gioco della pelota - vi sono stati giochi nei quali si metteva in campo persino la vita. Il gioco fa parte del nostro DNA. Dico questo per concludere che non possiamo fare del populismo. Sarebbe come dire che, siccome vogliamo che nessuno si ammali più, non facciamo più gli ospedali. Sappiamo, infatti, che la vita ha sempre un termine e che ci sono malattie.
Stiamo parlando di gioco d'azzardo e di giochi controllati dall'Amministrazione dello Stato. Tuttavia, se dovessimo ridurre tali giochi, aumenterebbero di pari passo quelli clandestini. I giornali ci informano che persino nel gioco del calcio si giocava e si gioca anche all'estero sulle partite italiane e pare che ciò avvenga con qualche piccolo trucco per avere maggiori entrate.
Signor Ministro, è interessante ciò che sta realizzando con il Ministro Balduzzi, quindi le diamo atto, in continuità con il Governo precedente, di cercare di controllare il fenomeno sia con l'indice di vulnerabilità sia con la ludopatia inserita nel sistema sanitario nazionale come patologia, forse, rientrante nei livelli essenziali di assistenza (LEA). Insomma, occorre il giusto equilibrio. Sicuramente, si tratta di un problema di difficile soluzione il cui giro di affari è enormemente grande poiché si parla, ufficialmente, di 80-90 miliardi di euro, senza considerare che le cifre non ufficiali sono anche superiori.
Chiudo ritornando sulla battuta con cui ho iniziato il mio intervento. Ci complimentiamo con il pubblicitario dell'Amministrazione autonoma dei monopoli perché ha fatto veramente un ottimo lavoro, sortendo appieno il suo effetto. Peraltro, ciò è perfettamente legale; è inutile che ci strappiamo le vesti. Il pubblicitario ha fatto il suo dovere, ma ora lo Stato deve rincorrere e cercare di arginare i danni che qualcuno, legalmente, ha fatto.

DANIELA SBROLLINI. Grazie, signor Ministro, della sua relazione, che purtroppo conferma la situazione drammatica venuta a conoscenza di questa Commissione impegnata da quasi due mesi nelle audizioni delle associazioni e di tutti gli enti operanti sul tema del gioco d'azzardo, che ormai ha raggiunto dimensioni ampie, superando le dipendenze da alcol e da droghe.
Vorrei soffermarmi brevemente su due questioni, di cui una già accennata dal collega Barani. La contraddizione evidente è quella di dover fare, da una parte, cassa - sappiamo, infatti, quanto il gioco, da questo punto di vista, abbia aiutato non solo durante il Governo attuale, ma anche durante quelli precedenti - e, dall'altra, di aver preso coscienza di inserire, attraverso la delega fiscale, la ludopatia all'interno del servizio sanitario nazionale.
Peraltro, ci rendiamo conto - in modo particolare anche dalle richieste specifiche dei sindaci e dei nostri amministratori - che questo fenomeno si sta riversando sempre di più sul territorio e mancano le strutture idonee all'ascolto e all'aiuto. Infatti, ormai è la Caritas che sta prendendo


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in mano questi drammi e queste difficoltà familiari, che vanno oltre la dipendenza da gioco perché poi si scatena non soltanto il fenomeno drammatico del rimanere senza soldi, ma anche quello della violenza in famiglia.
Sotto questo aspetto, abbiamo dati che ci allarmano molto, visto che vi sono anche persone che si sono tolte la vita. Insomma, è un problema molto più ampio, che lei, giustamente e drammaticamente, evidenziava nella sua complessità. Questo, d'altronde, ci collega alla relazione che il Ministro ha svolto sul tema della famiglia e, inevitabilmente, al fenomeno della ludopatia in quanto tale.
Vorrei farle una domanda, ma soprattutto chiederle un aiuto. In assenza di una legge che possa regolamentare il fenomeno del gioco, come sta avvenendo in altri Paesi, ci rendiamo sempre più conto che gli amministratori non hanno, in questo momento, nessun potere di agire nell'ambito, per esempio, delle concessioni o delle licenze di sale giochi, per le quali arrivano ogni giorno delle richieste. Lei indicava, giustamente, tra le priorità, quella di individuare l'ubicazione più idonea dei punti scommesse e delle sale giochi. In questo momento, invece, stiamo assistendo all'esatto contrario. Le sale giochi vengono, infatti, aperte davanti alle scuole o comunque davanti a luoghi sensibili. Questo pone un altro problema. Per esempio, quando bisogna concedere nuovi spazi, bisognerebbe verificare, quantomeno, che siano lontani da questi luoghi cosiddetti «sensibili».
Infine, voglio sottolineare la contraddizione di una circolare di questi giorni, che mi hanno fatto notare alcuni sindaci, su cui ho presentato un'interrogazione al Ministro Cancellieri, ma chiederei anche a lei un appoggio in questo senso. Mi riferisco alla circolare ministeriale che, di fatto, conferisce ai questori un mandato esclusivo di concedere o meno l'apertura di nuove sale. Ecco, questo entra evidentemente in contraddizione con la richiesta dei sindaci, anche perché il tema verrebbe legato solo ed esclusivamente a considerazioni di ordine pubblico, quindi di sicurezza. Per contro, sappiamo, anche per le cose che ci siamo detti, che non è così.
Quindi, signor Ministro, nel sollecitare il Ministro Cancellieri a rivedere questa circolare, vorrei chiedere un suo sostegno pieno a questa azione per aiutare anche i territori, fino a quando non ci sarà una legge più severa in grado di regolamentare questo fenomeno.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Mi dispiace, signor Ministro, che abbiamo poco tempo per interloquire con lei che ha la competenza più ampia in questo materia, visto che le dipendenze afferiscono al suo dicastero. Questa Commissione, quando ha avviato l'indagine conoscitiva, aveva il compito di acquisire elementi di informazione sulle ricadute sociali e sanitarie di un fenomeno che ha una valenza sociale importante, ma delle quali si può discutere nei convegni. Insomma, è un tema cult, cosa che mi dispiace molto perché ne parlano in tanti, anche nostri colleghi (vi sono ordini del giorno, interrogazioni, progetti di legge e discussioni). Tuttavia, quando si tratta di dire chi fa cosa si può solo rispondere che nessuno fa nulla.
Siamo, pertanto, fortemente preoccupati dell'assenza di iniziativa in questo campo. Signor Ministro, lei sa bene che l'iniziativa in merito alle dipendenze riguarda la possibilità di finanziare i servizi. Se non è riconosciuto il LEA, non c'è, ovviamente, il finanziamento. Tuttavia, essendo abituata a tentare di affrontare i problemi indicando delle soluzioni, visto che è questo che ci chiede la nostra gente, vorrei dire che c'è un decreto interdirigenziale predisposto dal 2010 - in forza dell'articolo 1, comma 70 della legge n. 220 - inspiegabilmente fermo. Ebbene, quel decreto già individua alcune azioni per la prevenzione, per il contrasto e per il recupero dei fenomeni ludopatici, sulle quali sono intervenute le intese fra le regioni e il Governo.
Le regioni hanno un ruolo primario in questo campo poiché, sul piano organizzativo, sono totalmente responsabili della programmazione, della pianificazione e dell'organizzazione dei servizi dei SerT. In


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questo momento c'è un'intesa istituzionale importante mai avvenuta prima Perché, quindi, non va avanti quel decreto? La semplice ragione è che si prevede che il finanziamento delle azioni avvenga prelevando lo 0,50 per cento dal totale delle risorse destinate allo Stato.
Sia chiaro che non caldeggio questa modalità di finanziamento, anzi la ritengo moralmente censurabile perché, se dobbiamo prendere i soldi da un'attività che è fonte di patologie sociali per finanziare i servizi che tentano di curare i danni di quei comportamenti non positivi, entriamo in un corto circuito che, sul piano della coerenza, credo sia difficilmente districabile. Tuttavia, capisco che in una fase di avvio ci si possa riferire a quella regola che non possiamo mai dimenticare - ossia che l'ottimo è nemico del buono - e quindi si fa ciò che si può con le risorse che si hanno a disposizione, cercando soprattutto di reperirle dove è possibile.
Nonostante queste riserve, il decreto è fermo. Peraltro, abbiamo sollecitato anche il Ministro della salute perché riteniamo che una spinta dal Governo su questo punto sia necessaria.
Condividiamo le preoccupazioni che anche lei ha espresso relativamente alle ricadute di un fenomeno che, francamente, se non viene arginato, può rappresentare un problema sociale ancor più grave di quanto non lo sia, soprattutto per gli adulti perché è vero che i ragazzi sono più a rischio, ma, per fortuna, non hanno tanti soldi (al massimo si giocano la paghetta, cosa comunque gravissima perché è un modello educativo che va sicuramente censurato). Purtroppo, però, il sistema che si alimenta con il gioco d'azzardo punta e scommette sulla fragilità degli adulti perché presso di loro trova terreno fertile. Dalle numerose audizioni che abbiamo svolto, ci siamo resi conto che si tratta di un problema a 360 gradi, quindi dobbiamo rivolgersi soprattutto a coloro che sono più vulnerabili e meno attrezzati e capaci di reagire di fronte al miraggio di una facile e rapida ricchezza.
Per quanto riguarda il decreto serve una spinta, signor Ministro. Sappiamo, infatti, che in questo Parlamento, talora, ci sono priorità di altro tipo. Peraltro, siamo in fine di legislatura e non ci rimane molto tempo davanti per elaborare una legge organica sulla ludopatia, che forse non verrà mai approvata definitivamente. In definitiva, facciamo le cose che è possibile fare. Del resto, le misure individuate in quel decreto coprono abbondantemente tutta l'attuale capacità di esprimere proposte da parte degli operatori che, sul fronte dei SerT, combattono tutti i giorni questo problema.
Le pongo una seconda questione molto semplice. Serve maggiore collegialità nelle decisioni del Governo perché non è possibile che l'Amministrazione dei monopoli di Stato agisca in maniera difforme da quanto lei e il Ministro della salute invocate. Non è possibile che in queste settimane siano state autorizzate installazioni di alcune migliaia di nuove macchinette. Infatti, se sappiamo che le macchinette sono il problema largamente prevalente nell'ambito dei giochi d'azzardo, non si può continuare ad autorizzarne l'installazione.
D'altronde, la pubblicità che viene finanziata dai concessionari e dai Monopoli di Stato può essere tranquillamente revocata. Quegli incarichi vanno revocati. In questa Commissione abbiamo accertato che non c'è nessuna commissione tecnico-scientifica che riesca a validare i messaggi pubblicitari che vengono veicolati.
Vorrei fare, infine, un lievissimo distinguo rispetto a ciò che lei ha detto a proposito di consentire il gioco ai maggiorenni e del gioco responsabile. Attualmente, è già così poiché tutto ciò che riguarda i minorenni è fuori legge. Per cui, dobbiamo fare qualcosa di più; dobbiamo dissuadere dal gioco, intervenendo nella filiera del giocatore, sia esso occasionale, abituale, a rischio o compulsivo, agendo fra quello abituale e quello a rischio. In pratica, dobbiamo intervenire sul secondo step. Il gioco responsabile, poi, mi fa pensare all'effetto placebo, come per i farmaci. Ho visto molti messaggi pubblicitari girare, anche in questi giorni, che invitano al gioco responsabile, ma poi


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dietro si veicola un messaggio diverso. Su questo, quindi, sarei più prudente, anche se può darsi che sia solo una mia percezione.

DONATO RENATO MOSELLA. Ringrazio il Ministro, che ha toccato nella sua esposizione i temi che in questi due mesi abbiamo avuto modo di trattare nel dettaglio. Mi limito a fare due sottolineature.
Innanzitutto, siamo in un'emergenza economica e finanziaria che sta acuendo il problema. I dati che ci hanno portato le varie associazioni, le organizzazioni e gli enti che sono stati auditi sono ormai vecchi. Siamo di fronte a un fenomeno - ne abbiamo tutti la percezione - che sta avanzando in modo pericoloso anche per la crisi che stiamo vivendo. Pensate che, dai neonati agli ultracentenari, c'è una media calcolata di 1.300-1.400 euro di giocata mensile. Sono cifre veramente spaventose. Il Ministro, nell'audizione sulle linee guida del suo Dicastero nelle politiche della famiglia, ha toccato temi concreti e ha dato indicazioni programmatiche, credo, quindi, che questa problematica vada inserita in questo contesto.
Più di ogni altro, proprio per averne la competenza diretta, il Ministro deve tentare, alla fine di questo nostro lavoro, per non renderlo inutile, di mettere in campo qualche iniziativa, anche in riferimento - come dicevano prima altri colleghi - ai minori. Infatti, i dati sui minori sono impressionanti rispetto alla situazione che c'è stata prospettata, anche per le domande che vengono loro rivolte e per le risposte, ovvero per le motivazioni per cui i minori giocano. Visto che esiste un piano di iniziative tangibili che il Ministro ci ha rappresentato, credo che sarebbe interessante che cogliesse anche dal nostro lavoro alcuni aspetti e li traducesse in qualcosa di concreto. D'altronde, sarà difficile fermare la terza azienda del Paese, se non si comincia con qualcosa di positivo.

ANDREA SARUBBI. Vorrei riprendere due proposte che ho già rivolto al Ministro Balduzzi e che mi farebbe piacere ripetere al Ministro Riccardi.
La prima è legare il gioco alla tessera sanitaria, là dove ciò non sia ancora previsto. Infatti, on line già accade, ma non nelle sale giochi. Questo permetterebbe sia di controllare i giochi, sia di impedire che giochino i minori.
Inoltre, in altri Paesi esistono sistemi - soprattutto nel gioco on line - di autoesclusione dal gioco, superato un certo tetto. Peraltro, questi esistono anche per alcune concessionarie multinazionali presenti in Italia; penso, per esempio, alle scommesse sportive. Manca, però, in Italia una banca dati che passi per i Monopoli di Stato e metta in rete le persone che hanno chiesto un'autoesclusione. Infatti, se una persona si autoesclude per sei mesi perché crede di star spendendo troppo, dopo uno o due mesi, riavendone la voglia, potrà giocare con un'altra concessionaria che, non sapendo dell'autoesclusione, la accetterà. Ecco, se, invece, ci fosse questo sistema, l'autoesclusione sarebbe più efficace.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Dalla sua relazione, signor Ministro, pare di capire che l'ambiguità della pubblicità sia la causa di questo fenomeno. Anche quando è stato interpellato altre volte ha dichiarato che state studiando norme sulla pubblicità, per cui regolamentare la pubblicità sembra essere il fulcro della sua proposta.
Credo, però, che non ci sia bisogno di una legge per regolamentare il contenuto della pubblicità. Esistono, infatti, un Codice di autoregolamentazione, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e la Sipra, che è la società controllata del gruppo RAI che gestisce in esclusiva gli spazi pubblicitari su tutti i mezzi (radio, televisione e web). In pratica, quando viene chiesta la possibilità di poter mandare degli spot pubblicitari, si fa innanzitutto una disamina del contenuto. Se c'è, allora, il problema, che lei ha evidenziato, di una pubblicità ambigua, perché fino ad adesso non si è fatto nulla?
Inoltre, a che tipo di pubblicità fa riferimento? A quella nelle radio, nelle televisioni e nel web o nella carta stampata?


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Ci può fornire i dati relativi alle fasce orarie nelle quali vanno gli spot pubblicitari che, secondo lei, sono ambigui e quindi istigatori al gioco? Ci può fornire il numero di utenti destinatari di questa pubblicità, visto che per poter incidere sui destinatari, bisogna prima capire chi sono? Il Codice di autoregolamentazione - ripeto - esiste già.
Infine, vorrei dire che condivido in pieno l'intervento della collega Miotto. Credo, poi, che non possiamo accettare che il disagio economico sia una condizione per configurare una patologia, altrimenti non sarebbe solo la ludopatia a dovere essere definita una condizione esistenziale patologica.

PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Riccardi per la replica.

ANDREA RICCARDI, Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. Credo anch'io che la definizione della patologia della ludopatia non parta solo da un disagio economico, ma da un complesso di fenomeni. Per quanto riguarda l'ultima domanda sulla pubblicità, mi riservo di fornire una risposta.
Vorrei solo dire che ringrazio molto il presidente e tutti i deputati della Commissione per questa discussione che trovo molto stimolante. Da tempo, ho avuto modo di apprezzare la passione dall'onorevole Miotto in proposito. Anch'io, quindi, mi interpello con lei. Peraltro, anche grazie al lavoro fatto da questa Commissione, c'è stata una crescita di coscienza sul tema del gioco d'azzardo nel nostro Paese. Eccetto voci più o meno isolate, ci siamo mossi per anni, anche in modo incosciente. Oggi, invece, è cresciuta la coscienza dell'allarme sociale, ma, effettivamente, in questo scorcio di legislatura e con questo Governo arrivato da non molto, è necessario fare qualcosa.
Ribadisco che l'inserzione nel disegno di legge di delega fiscale dei criteri di delega sulla pubblicità ingannevole, sulle disposizioni di prevenzione e cura, sulla tutela dei minori e sui luoghi costituiscono un quadro e un'armatura necessaria per ulteriori e mi auguro rapidi sviluppi, a cui sarà necessario assicurare la collaborazione di noi tutti.
Mi avete sollecitato anche a un lavoro con il Ministro della pubblica istruzione, oltre a quello con il Ministro Balduzzi. Sotto questo aspetto, proprio con il Ministro Balduzzi abbiamo riconosciuto la necessità di coinvolgere, in questa operazione, le scuole, che, peraltro, ci risultano già sensibilizzate a livello locale, anche se occorre una direttiva.
Mi permetterà l'onorevole Sbrollini di farla contattare dai miei uffici con riguardo alla circolare di cui parlava. È mia intenzione intervenire presso il Ministro Cancellieri per evitare queste contraddizioni. A questo proposito, onorevole Miotto, già siamo in una grande contraddizione, quindi non aumentiamole, ma cerchiamo un po' di equilibrio.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Riccardi del contributo e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,15.

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