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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione XIII
8.
Mercoledì 30 settembre 2009
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Russo Paolo, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SUL SISTEMA DI FINANZIAMENTO DELLE IMPRESE AGRICOLE Audizione dei rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome:

Russo Paolo, Presidente ... 3 7 11
Beccalossi Viviana (PdL) ... 9 10
Cenni Susanna (PD) ... 9
Di Giuseppe Anita (IdV) ... 7
Prato Andrea, Assessore all'agricoltura e riforma agro-pastorale della regione autonoma Sardegna ... 7 9 11
Ruvolo Giuseppe (UdC) ... 7
Stefano Dario, Assessore della regione Puglia, coordinatore della Commissione politiche agricole della Conferenza delle regioni e delle province autonome ... 3 7 8 10
Zucchi Angelo (PD) ... 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP.

COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 30 settembre 2009


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO

La seduta comincia 14,45.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione dei rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul sistema di finanziamento delle imprese agricole, l'audizione dei rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome.
Ricordo che la Commissione ha deliberato questa indagine conoscitiva nella seduta del 16 settembre 2008.
Sono presenti il dottor Dario Stefano, assessore della regione Puglia e coordinatore della Commissione politiche agricole della Conferenza delle regioni e delle province autonome, il dottor Andrea Prato, assessore all'agricoltura e riforma agropastorale della regione autonoma della Sardegna, e il dottor Paolo Alessandrini, dirigente responsabile rapporti con il Parlamento.
Do subito la parola agli auditi per lo svolgimento della relazione.

DARIO STEFANO, Assessore della regione Puglia, coordinatore della Commissione politiche agricole della Conferenza delle regioni e delle province autonome. Signor presidente, la commissione politiche agricole della Conferenza ha predisposto una relazione che lasceremo agli atti, ma di cui intendo dare lettura, anche per dare maggiore linearità alla nostra posizione.
Nel momento in cui si trova il paese, le conseguenze della crisi finanziaria internazionale si fanno sentire pesantemente sull'intero tessuto economico produttivo, agricoltura compresa. Tra gli effetti più preoccupanti, è da segnalare la consistente contrazione dei volumi di capitale liquido disponibile presso il sistema bancario per gli investimenti e le anticipazioni alle imprese, che ha portato a una stretta negli impieghi creditizi e a una contestuale richiesta di maggiori garanzie per l'erogazione del credito.
Questo incide sul settore primario in maniera particolarmente negativa, in quanto le imprese agricole sono oggi fortemente impegnate nei processi di ristrutturazione produttiva e di riposizionamento sui mercati interni e internazionali. In questi ultimi anni, i redditi agricoli hanno subìto una consistente erosione a causa sia dello sfavorevole andamento dei prezzi all'origine dei prodotti, sia del forte incremento registrato sui costi di produzione. Spesso, l'andamento sfavorevole dei prezzi all'origine dei prodotti viene appesantito o determinato dall'incursione costante di produzioni di aree terze, che arrivano sui mercati nazionali e molto spesso vengono vendute come prodotti italiani.


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Per molte produzioni i tempi di vendita sono particolarmente lunghi, e quindi determinano forti immobilizzazioni finanziarie, anche in relazione alle caratteristiche di molti prodotti di qualità, che richiedono periodi di stagionatura. I meccanismi che normalmente contraddistinguono il mercato del credito creano un'oggettiva situazione di svantaggio alle imprese agricole rispetto a quelle attive negli altri settori. Le prime scontano maggiori difficoltà nell'accesso e costi più alti per la provvista del denaro. L'accesso al finanziamento è stato individuato quale obiettivo primario su cui fare leva nel piano di ripresa messo a punto dall'Unione europea, per superare l'attuale crisi finanziaria ed economica.
All'interno di tale approccio metodologico, che è del tutto condivisibile, le misure temporanee adottate non hanno però tenuto nella dovuta considerazione le specificità, anche normative, del settore della produzione agricola, che è così rimasta in parte esclusa.
È stato infatti aumentato da 200.000 a 500.000 euro il massimale degli aiuti concedibili in regime de minimis per gli altri settori produttivi, mentre non è stato nemmeno menzionato il regolamento n. 1535 del 2007, che reca il massimale di 7.500 euro, palesemente insufficiente per efficaci interventi su cui possano contare le imprese agricole. È opportuno che all'interno dei provvedimenti che sono in fase di adozione a livello nazionale, per la notifica alla UE e la successiva attivazione delle misure anticrisi, trovino i dovuti spazi anche gli interventi per il settore agricolo.
Per quanto attiene alle politiche di incentivazione e al credito agrario, nella fase attuale, le politiche regionali sono essenzialmente volte a dare piena attuazione a importanti programmi pubblici, che recano ingenti somme da mettere a disposizione a favore dei soggetti che operano sul territorio e sulla filiera produttiva. Tali programmi, quali ad esempio quelli riguardanti lo sviluppo rurale e le organizzazioni comuni di mercato dei comparti ortofrutticolo e vitivinicolo, rappresentano sicuramente una leva capace di stimolare la ripresa stessa, in quanto volti a sostenere in via prioritaria il ricambio generazionale e le migliori aziende, quelle più competitive, orientate al mercato e alla innovazione dei prodotti e dei processi produttivi.
In tale contesto, pur caratterizzato da una forte contribuzione pubblica, il ruolo che il sistema bancario è chiamato a svolgere è determinante anche ai fini della piena e ottimale attuazione delle politiche regionali. L'effettuazione degli investimenti e dei progetti da parte delle imprese è infatti strettamente dipendente dalla loro possibilità di reperire sul mercato, a prezzi contenuti, le risorse finanziarie necessarie per integrare il contributo e i capitali propri e in alcuni casi per anticipare anche l'aiuto pubblico normalmente erogato a consuntivo.
È dunque necessario essere consapevoli degli effetti che la stretta creditizia potrebbe determinare sulle aziende migliori, che sono anche quelle più indebitate, in quanto hanno investito per essere competitive sui mercati e trovano maggiori difficoltà a reperire capitali sia per l'ordinaria conduzione aziendale che per nuovi investimenti.
Oltre agli aspetti richiamati in premessa, alcuni dei motivi che determinano difficoltà maggiori nell'accesso al credito possono essere individuati nelle condizioni strutturali, tra le quali la scarsa capitalizzazione, la frammentazione, le piccole dimensioni in genere, e nelle condizioni economico-finanziarie, quali la prevalenza di imprese a conduzione familiare, la mancanza di bilanci, una forte attenzione all'aspetto produttivo rispetto a quello finanziario, tutti elementi che caratterizzano il nostro tessuto produttivo agricolo.
Per superare tali criticità, occorre puntare su specifiche azioni, alcune delle quali prive del carattere di incentivo, in grado di accompagnare in maniera sinergica l'attuale sistema degli aiuti che arrivano alle imprese. Possiamo citare al riguardo gli accordi con il sistema bancario indispensabili affinché lo stesso, anche sulla base delle iniziative assunte contro la crisi a livello nazionale, renda disponibili specifici plafond


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da destinare alle piccole e medie imprese del settore agricolo, per gli investimenti e la gestione aziendale.
Pur nella gravità del momento, tali iniziative dovrebbero anche individuare costi di provvista contenuti rispetto al mercato, nonché degli specifici prodotti, anche innovativi, in grado di cogliere gli articolati bisogni finanziari delle imprese, quali ad esempio l'anticipazione del contributo pubblico nella fase di avvio e completamento degli investimenti.
La strada degli accordi convenzionali con le banche è già stata percorsa in questi ultimi anni a livello regionale. Affinché però nell'attuale fase di turbolenza e crisi finanziaria questi possano produrre risultati, è necessario agire anche a livello centrale per reperire e rendere disponibili i capitali di credito per gli affidamenti. All'interno di tali accordi, dovranno trovare la giusta considerazione anche le problematiche riguardanti la ricontrattazione delle ipoteche accese sui finanziamenti bancari, al fine di ridurre le stesse proporzionalmente al debito residuo.
Un altro tema è quello dello sviluppo dei confidi agricoli. Nell'ambito della filiera del credito agrario, gli organismi di garanzia assumono un ruolo fondamentale di cerniera rispetto ai diversi attori che agiscono all'interno del sistema, e in particolare tra le banche e le imprese, funzione centrale e strategica che consente di migliorare le possibilità di accesso ai finanziamenti dei loro soci e di contrattare tassi più bassi rispetto a quelli riscontrabili sui mercati. Forniscono elementi conoscitivi utili alle banche per la individuazione del merito creditizio delle singole imprese e possono essere interfaccia della pubblica amministrazione nel veicolare i contributi pubblici. Al riguardo della bontà della loro azione e dell'affidabilità delle strutture di garanzia collettiva, è sufficiente rilevare come le percentuali di insolvenza delle operazioni garantite dagli organismi di garanzia siano molto al di sotto dei valori medi del settore.
A livello regionale, il ruolo dei confidi agricoli è sostenuto attraverso una legge, che prevede contributi per l'integrazione dei fondi di garanzia, contributi in conto interesse per l'abbattimento del tasso dei prestiti garantiti e per attività di assistenza economico-finanziaria. In questa fase, l'obiettivo primario è quello di favorire processi di aggregazione e fusione tra gli otto organismi presenti in regione, anche attraverso la loro capitalizzazione, al fine di accrescerne ulteriormente l'operatività.
Nell'ambito delle misure adottate dal Parlamento contro la crisi, sono state destinate risorse specifiche al fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Poiché lo stesso rappresenta uno strumento che interessa solo in via marginale le imprese di produzione agricola, sarebbe opportuno destinare a queste ultime delle somme da trasferire per gli stessi scopi ai confidi agricoli o, per le regioni dove questi non sono operativi, al fondo di garanzia ISMEA. La richiamata dotazione è strategica, in quanto la garanzia rimane la leva principale per favorire l'accesso al credito e superare la stretta operata dalle banche.
Un'altra misura da prendere in considerazione è quella del credito agevolato e del consolidamento delle passività a breve termine. Il credito che supporta l'attività agricola è ormai quasi interamente non agevolato. Negli ultimi anni, per una serie di motivazioni, abbiamo assistito alla progressiva riduzione degli stanziamenti a favore del settore agricolo e al contestuale passaggio nella modalità di erogazione dalla forma creditizia a quella contributiva, il cosiddetto «fondo perduto». Quest'ultima però non sempre riesce, come succede nell'attuale congiuntura, ad assicurare l'effettuazione degli investimenti senza il necessario apporto di risorse aggiuntive da parte del sistema creditizio. L'attuale crisi impone quindi una seria riflessione anche sulle scelte riguardanti le modalità di concessione degli aiuti pubblici, e mette in evidenza come le stesse dovrebbero mantenere il massimo grado di flessibilità, per consentire alle aziende di operare la propria scelta sulla base delle condizioni economico-finanziarie.
Gli altri aspetti di criticità riguardano sia il credito di gestione che lo spostamento


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delle passività esistenti dal breve-medio termine al lungo termine. Le regole introdotte dai nuovi orientamenti per gli aiuti di Stato 2007-2013 non consentono di assumere misure di aiuto volte a garantire o ad abbattere i tassi per queste tipologie di credito. Ciò rappresenta un forte limite alle azioni pubbliche, in quanto l'imprenditore deve necessariamente anticipare tutti i capitali di conduzione necessari al ciclo produttivo colturale, anche attraverso l'indebitamento bancario a breve termine.
Le analisi dei dati sull'andamento del credito evidenziano come la richiamata tipologia di prestiti incida per oltre il 40 per cento sul totale erogato dalle banche. D'altro canto, l'iniziativa di incentivazione pubblica non può essere attuata in maniera efficace nemmeno attraverso lo strumento del regime de minimis agricolo. Il massimale di aiuto di 7.500 euro in tre esercizi finanziari ad azienda e un plafond complessivo nazionale di poco superiore ai 320 milioni di euro rendono il citato regolamento uno strumento insufficiente ad affrontare in maniera seria le problematiche del credito di conduzione o di consolidamento delle posizioni debitorie. Stesso discorso vale per la garanzia che, sottesa a un prestito di 56.000 euro, corrisponde da sola al massimale assentito dal regolamento.
Per quanto riguarda gli strumenti per la gestione dei rischi, la normativa sul fondo di solidarietà nazionale costituisce per le nostre aziende un valido strumento, attraverso il quale garantire il proprio reddito contro i danni causati dalle avversità atmosferiche, dalle fitopatie e dalle epizoozie. Tra questi strumenti, vi sono le assicurazioni agricole. La riforma del 2004 ha puntato in maniera decisiva e decisa sullo strumento assicurativo e ha consentito di sviluppare il mercato delle assicurazioni, fino ad allora incentrato unicamente sulle polizze monorischio grandine. Sono così aumentati i valori della produzione assicurata e contestualmente si sono ridotti i costi medi delle polizze. Nella campagna 2008, l'incidenza percentuale della garanzia monorischio grandine ha rappresentato solo il 47 per cento del totale, mentre le polizze pluririschio sono salite al 34 per cento, le multirischio al 5 per cento e strutture e zootecnia rispettivamente all'8 e al 6 per cento.
A fronte di tale performance, le incertezze determinate in questo ultimo anno dal mancato stanziamento del contributo pubblico previsto dalla norma rischiano di determinare pesanti ripercussioni sugli imprenditori e di portare il mercato indietro di dieci anni. Mancano infatti risorse per circa 95 milioni di euro per chiudere il saldo del contributo sulla campagna assicurativa del 2007, e manca lo stanziamento per il 2008, che ammonta a circa 250 milioni di euro.
Nonostante siamo ormai in autunno, la situazione di incertezza in cui si sono venuti a trovare i consorzi di difesa e le compagnie di assicurazione non consente più il normale avvio della campagna assicurativa. Per la sopravvivenza delle nostre aziende agricole, è indispensabile che tali fabbisogni trovino immediata copertura.
Come sistema delle regioni, ci siamo già fatti carico di mettere a disposizione risorse pari a circa 90 milioni di euro, 20 con lo strumento del vitivinicolo e 70 con la recente ripartizione dei fondi relativi all'ex articolo 68. Come regioni, ci siamo quindi fatti carico di un peso che non ci competeva perché il sistema è in notevole sofferenza: manca completamente il saldo del 2008 e non si è pensato alla dotazione finanziaria del 2009.
Un'altra misura è quella degli interventi compensativi. Per i danni non ammissibili ad assicurazione agevolata dal piano assicurativo nazionale, la norma prevede interventi volti alla compensazione dei danni. Lo stanziamento nazionale per tali interventi ha subìto forti decurtazioni, tanto che negli ultimi riparti la copertura dei danni segnalati dalle regioni è stata inferiore al 5 per cento del fabbisogno.
Relativamente ai danni del 2007, tali risorse del tutto insufficienti sono state ulteriormente tagliate di un altro 70 per cento. Trattandosi di interventi di soccorso, percentuali così esigue di aiuto


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finiscono per togliere qualsiasi efficacia agli interventi stessi. È quindi necessario uno sforzo straordinario da parte del Governo per trovare maggiori risorse anche per queste misure.
Per quanto riguarda infine il credito di imposta, la concessione di aiuti pubblici attraverso il credito di imposta nelle aree più produttive del Paese ha trovato anche per il settore agricolo altissimi indici di gradimento. Poiché oggi lo stesso è limitato al sud, sarebbe forse opportuno estenderlo nuovamente a tutto il territorio nazionale.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

GIUSEPPE RUVOLO. Grazie presidente. Vorrei rivolgere due domande. Per quanto riguarda il fondo di solidarietà, lei ha citato una mancata copertura per 98 milioni di euro per il 2007 e nulla per il 2008 e per il 2009. Vorrei sapere da quale fonte siano tratti questi dati, perché in audizione il responsabile del fondo ci ha fornito dati diversi.

DARIO STEFANO, Assessore della regione Puglia, coordinatore della Commissione politiche agricole della Conferenza delle regioni e delle province autonome. Evidentemente, i nostri dati provengono dal sistema ministeriale. Non possiamo dare seguito alle richieste, perché manca la dotazione finanziaria.
Recentemente, quando sono stato nominato in questo ruolo di coordinatore, il mio primo atto di un certo peso è stato ripartire le somme di cui all'articolo 68. In quel caso, abbiamo ricevuto la pressante richiesta di mettere a disposizione 150 milioni di euro, ma abbiamo fatto capire al Governo che darne 150 su 316 ci toglieva l'ossigeno necessario per supportare tutte le filiere.
I nostri dati derivano quindi dal nostro sistema ministeriale. Noi interloquiamo con il Ministero, che ci segnala la mancanza di dotazione finanziaria, per cui non possiamo dar seguito all'iter.

ANDREA PRATO, Assessore all'agricoltura e riforma agro-pastorale della regione autonoma Sardegna. Vorrei fare una piccola integrazione, non perché ci sia molto da aggiungere, ma perché ho partecipato alla Conferenza Stato-Regioni nella fase preliminare all'ingresso del dottor Stefano.
Per quanto riguarda il 2008, le regioni italiane non hanno avuto alcun trasferimento di risorse dal fondo di solidarietà nazionale finalizzato al piano assicurativo. Al di là del problema dell'informativa del Ministero, quindi, abbiamo fatto fronte agli impegni concernenti i danni con risorse regionali. Nel 2007 i fondi sono pervenuti e la discussione in atto a seguito della ripartizione dell'articolo 68 è coerente con quanto evidenziato dall'onorevole Stefano.
Ribadisco l'esigenza per le regioni italiane del piano assicurativo, che è fondamentale, e confermo che tale esigenza è ben distante dai 90 milioni di euro che già stiamo ripartendo e che, aggiungo, provengono dalle tasche degli agricoltori, perché prelevati dal primo pilastro della PAC. Si tratta quindi non di risorse pubbliche stanziate a supporto, ma di soldi versati dagli agricoltori, che li avrebbero presi in funzione del premio unico. Il sistema assicurativo sarà quindi interamente pagato dal mondo contadino, senza alcun supporto di risorse aggiuntive, come invece normalmente accadeva.

ANITA DI GIUSEPPE. Vi ringrazio per i vostri interventi, anche perché dovremmo rivolgere domande non tanto a voi, che siete stati molto chiari nel relazionare sulle difficoltà di accesso e sugli eventuali criteri - ringrazio anche l'onorevole Ruvolo, per aver nuovamente evidenziato la questione del mancato rifinanziamento del fondo di solidarietà -, quanto piuttosto al Governo. Occorrono infatti misure anticrisi, fondi e risorse.
Vi ringrazio quindi di aver esposto una situazione esistente, ma dovremmo rivolgere le domande al Governo, perché occorrono misure anticrisi e risorse adeguate per fronteggiare la crisi in agricoltura.


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ANGELO ZUCCHI. Ringrazio per la relazione, in cui è stato delineato un quadro complessivo e approfondito del settore creditizio nei confronti del mondo agricolo. Conosciamo le fragilità del nostro sistema agricolo e quindi le difficoltà che incontra nell'avvicinarsi al settore bancario. Sono stati ben riportati i motivi che spesso impediscono agli imprenditori agricoli di favorire una necessaria garanzia per gli investimenti, a seguito della sottopatrimonializzazione delle imprese e dell'assenza di bilanci.
Al presidente dell'ABI, in audizione, abbiamo chiesto in modo deciso come, soprattutto in questo periodo di forte crisi che riguarda tutto il settore produttivo ma rischia di interessare maggiormente il settore agricolo, l'ABI intenda promuovere iniziative in grado di aiutare un settore così esposto come quello del mondo agricolo. In quella circostanza, ci è stato risposto che il problema non esisteva, perché l'economia aveva bisogno di messaggi di fiducia positivi, e che il rapporto delle banche con il settore produttivo, sebbene investito da una crisi così profonda, non aveva subìto ripercussioni.
A quell'affermazione, facilmente smentita dalla quotidiana lettura dei giornali, abbiamo risposto di non comprendere questo atteggiamento, giacché il problema nei confronti delle imprese è grave, tanto che abbiamo promosso un'iniziativa chiedendo che il Governo istituisse un fondo di garanzia per gestire questa fase di emergenza e intervenire sulle situazioni di maggiore difficoltà delle imprese agricole.
Come spesso accade, non sempre le iniziative dell'opposizione riscuotono successo sui banchi della maggioranza, e neanche questa ha riscosso un successo. Siamo rimasti con questa indicazione di massima, ma tutti i nostri emendamenti in questa direzione sono stati respinti.
Viene giustamente indicato il ruolo attivo delle regioni nel tentativo di dare una prima risposta al fondo di solidarietà nazionale, laddove per il momento le risorse reperite per il fondo di solidarietà nazionale provengono ancora dal mondo agricolo. Le risorse recuperate dentro l'articolo 68 sono infatti 70 milioni di euro che vengono tolti ad altri interventi del mondo agricolo. Purtroppo, siamo vittime di un taglio molto profondo che ha investito l'agricoltura.
Questa Commissione ha un'opinione unanime, soprattutto sul fondo di solidarietà, e da circa un anno, ovvero da quando abbiamo cominciato a occuparci delle questioni economiche e finanziarie del nostro Paese a seguito della prima legge finanziaria Tremonti, chiede unanimemente che il fondo di solidarietà possa ancora beneficiare di un investimento.
Tutti i tentativi sia dell'opposizione che della stessa maggioranza sono stati però vani, come probabilmente sono anche i tentativi del Ministro dell'agricoltura, che continua a condividere con noi l'esigenza di rifinanziare il fondo. Temo però che non abbia particolare forza nell'imporre il suo parere rispetto al Ministro dell'economia, che determina i tagli e custodisce le chiavi del cassetto per aprirlo solo in alcune circostanze.
Domani, nella nostra iniziativa politica per l'approvazione del decreto-legge sullo scudo fiscale, chiederemo che parte dei soldi provenienti dall'ingresso dei capitali mantenuti all'estero sia destinata anche al finanziamento del fondo di solidarietà nazionale. Pur dichiarandoci infatti totalmente contrari al decreto, chiediamo però che eventualmente una parte sia investita nel fondo. Ribadisco il ringraziamento per la vostra relazione molto compiuta.

DARIO STEFANO, Assessore della regione Puglia, coordinatore della Commissione politiche agricole della Conferenza delle regioni e delle province autonome. Per concludere sull'argomento, come sistema delle regioni siamo seriamente preoccupati per le difficoltà che attraversa l'agricoltura sul piano finanziario.
Come regione Puglia, mi accingo da qui a qualche giorno a pubblicare tutti i bandi del nostro programma di sviluppo rurale (PSR), per cui possiamo distribuire 1,6 miliardi di euro previsti dallo stesso PSR, ma, pur non avendo concesso ferie agli uffici per poter arrivare ai bandi, sto


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esitando a pubblicarli perché ho difficoltà a ritenere che il sistema sia pronto al cofinanziamento del 50 per cento. Se non si riesce a ottenere risorse dal Governo e un'interlocuzione con il sistema del credito, che metta in essere strumenti ad hoc per il settore agricolo così come fa per gli altri settori industriali, rischieremo di non essere in grado di impegnare le risorse comunitarie, perché con la crisi attualmente sofferta dal sistema pochissime aziende saranno in grado di cofinanziare il 50 per cento degli interventi.

SUSANNA CENNI. Intervengo brevemente, per porre poi una domanda ai rappresentanti qui presenti, che ringrazio. Avendo svolto fino a poco tempo fa questo lavoro, infatti, considero sempre rilevanti le audizioni del sistema delle regioni in questa sede.
Ritengo che le considerazioni esposte non ci sorprendano, perché siamo consapevoli della situazione dell'agricoltura italiana soprattutto in alcune aree, e di come, sia per le esigenze legate al fondo di solidarietà sia per altre partite, quali la serie di anticipazione che molte regioni sono state costrette a fare rispetto ad erogazioni dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) non soltanto sui Centri di assistenza agricola (CAA), si stia verificando una situazione paradossale.
Da un lato, infatti, le regioni anticipano risorse che sarebbero di competenza dello Stato, dall'altro si utilizzano fondi regionali per partite diverse, laddove ad esempio buona parte della partita degli ammortizzatori sociali è stata messa in campo utilizzando i fondi FAS.
Dalla mia esperienza ho appreso che in materia di agricoltura c'è un frequente confronto fra il sistema delle regioni e il Governo, quindi Ministro e uffici. Vorrei quindi sapere quali impegni il Governo abbia assunto nei vostri confronti.

VIVIANA BECCALOSSI. Intervengo innanzitutto per ringraziare della esaustiva relazione sulla situazione del mondo agricolo italiano, in particolare per quanto riguarda il sistema creditizio.
Ritengo anch'io che qualcosa non torni tra le dichiarazioni di un audito eccellente in questa Commissione, il presidente dell'ABI, Corrado Faissola, e quanto viene invece riportato dal mondo agricolo sul sistema creditizio agricolo.
Condivido molte preoccupazioni sottolineate dal sistema regionale, a partire dall'esigenza di trovare una copertura per il fondo di solidarietà. Vorrei sapere se la mancata pubblicazione dei bandi sul piano di sviluppo rurale sia una situazione peculiare della Puglia o riguardi tutte le regioni. Mi è sembrato di capire che non siano stati pubblicati i bandi sul piano dello sviluppo rurale nel timore che non sarebbe coperta la restante parte.
Questo sarebbe un errore perché, come da ex assessore mi è stato spesso ripetuto che prima è necessario spendere le risorse che si hanno per poterne chiedere altre. Sarebbe quindi molto grave, se il sistema regionale rallentasse la spesa dei fondi sui piani di sviluppo rurale, anche perché un agricoltore fa domanda se ne rileva la necessità e conosce il tipo di cofinanziamento di cui ha bisogno. Se dunque ha bisogno di migliorare l'azienda per l'importo di 1 milione di euro, coperto per il 50 per cento dal fondo regionale del piano di sviluppo rurale, ma non è sicuro di poterlo fare economicamente, eviterà di farlo. Questo aspetto mi ha preoccupato.

ANDREA PRATO, Assessore all'agricoltura e riforma agro-pastorale della regione autonoma Sardegna. Si tratta di argomenti estremamente importanti, per i quali considero opportune alcune puntualizzazioni.
Il mondo agricolo è senz'altro fragile e in difficoltà, ma oggi è molto più in difficoltà il mondo bancario. A seguito della crisi dei derivati, infatti non esiste provvista sufficiente di lungo termine, il mondo degli investitori non mette più denaro per investimenti di lungo termine e, nonostante quello che viene affermato, le banche fanno una fatica enorme a dare finanziamenti di lungo termine. Hanno quindi una liquidità senza precedenti entro


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i cinque anni, ma non riescono a trovare provviste oltre questo arco di tempo.
Il problema è che, andando a fare investimenti strutturali, dobbiamo fare un ammortamento legato al valore del bene e all'ammortamento del bene stesso, per cui o le banche sbloccano la capacità di erogare finanziamenti di lungo termine oppure non danno risposte. Sostengo che non diano risposte, perché normalmente il mondo bancario in audizione racconta quanto è esposto nel lungo termine, ma è esposto con molti soggetti estranei al mondo agricolo, mentre a noi non concede un soldo nel lungo termine.
Cito l'esempio della mia regione, ma quasi tutta l'Italia si trova in questo stato. Il mondo bancario in Sardegna è impegnato per 11 miliardi di euro con le imprese, mentre con il mondo agricolo per soli 800 milioni di euro, quindi un'inezia rispetto al totale dell'esposizione.
Dal 1989 ad oggi, il mondo agricolo complessivamente ha generato sofferenze per 200 milioni di euro, incluso quanto previsto dalla legge n. 44. Questo significa che siamo il settore imprenditoriale in assoluto più affidabile rispetto a quelli presenti in Italia, quindi oggi abbiamo diritto ad avere credito di lungo termine. Il problema è che, come riportato nella relazione dal collega Stefano, abbiamo una difficoltà strutturale legata al sistema delle garanzie. Occorrono quindi maggiori risorse nelle garanzie fideiussorie, che devono però essere investite non nei vari consorzi fidi, che, essendo troppo frammentati, fanno perdere tempo e soldi, ma in fondi rotativi come quelli ipotizzati, e soprattutto nel fondo ISMEA, che va a ponderazione zero altra cosa che le banche fanno volentieri, evitando accantonamenti, come il fondo ISMEA permette di fare.
Nel fondo ISMEA, però, non sono state messe le risorse che sarebbero state necessarie. Per quanto riguarda l'osservazione dell'onorevole Beccalossi, il problema è proprio questo. Non credo che fermeremo i PSR, ma, se, ottenuto il finanziamento al 50 o 40 per cento del PSR, un soggetto appartenente al mondo agroindustriale non ottenesse un finanziamento di lungo termine dalla banca, sarei il primo a suggerirgli di non farlo per evitare di rovinarsi.
Oggi, infatti, molte aziende sono in difficoltà perché hanno chiuso i POR, ma incontrano difficoltà ad ottenere finanziamenti di breve o medio termine su investimenti di lungo periodo, per cui adesso, all'arrivo delle scadenze, non hanno un flusso di cassa (cash flow) in grado di garantire la capacità restitutoria. Il problema quindi è serio ed è prettamente finanziario e bancario, e non agricolo.

DARIO STEFANO, Assessore della regione Puglia, coordinatore della Commissione politiche agricole della Conferenza delle regioni e delle province autonome. Solo per dovere di precisazione, non intendevo affermare la volontà di fermare il PSR. Stiamo infatti gradualmente pubblicando tutti i bandi e termineremo entro fine ottobre. Esprimevo solo la mia preoccupazione.

VIVIANA BECCALOSSI. Questi sono i primi bandi che vengono pubblicati dopo quelli di oltre un anno fa?

DARIO STEFANO, Assessore della regione Puglia, coordinatore della Commissione politiche agricole della Conferenza delle regioni e delle province autonome. Non sono i primi. Ho detto che stiamo via via pubblicando i bandi ed entro ottobre li pubblicheremo tutti su tutte le misure.

VIVIANA BECCALOSSI. I primi quando sono stati pubblicati?

DARIO STEFANO, Assessore della regione Puglia, coordinatore della Commissione politiche agricole della Conferenza delle regioni e delle province autonome. Sono stati pubblicati tra la fine dell'anno scorso e l'inizio di quest'anno, con tutte le misure. In questi giorni, pubblicherò le misure del PIF e del pacchetto giovani. Esprimevo soltanto la preoccupazione che rilevo dal sistema agricolo, che lamenta


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difficoltà di interlocuzione con le banche, perché queste non hanno linee di credito dedicate al sistema agricolo.
In ogni caso, assumo ufficialmente l'impegno a rendervi partecipi degli accordi che avremo con il Governo. Fino ad oggi non ne abbiamo avuti, e abbiamo lamentato una scarsa interlocuzione con il Governo sul tema dell'agricoltura. Come coordinatore della Commissione politiche agricole, venerdì prossimo, a Lecce, avrò un incontro con il Ministro Zaia, nel corso del quale proporrò una piattaforma condivisa dal sistema delle regioni di interventi prioritari ai quali dare assolutamente seguito. Assumo l'impegno a rendervi partecipi delle indicazioni che ci perverranno dal Governo.

ANDREA PRATO, Assessore all'agricoltura e riforma agro-pastorale della regione autonoma Sardegna. La scorsa settimana, ho ospitato in Sardegna il commissario europeo e l'onorevole De Castro, che mi ha confermato che oggi il Ministro dell'agricoltura incontra con il Ministro delle finanze le stesse difficoltà che lui incontrava con il Ministro Padoa-Schioppa per identiche ragioni. Se fossimo no partisan sul tema dell'agricoltura, ne trarremmo tutti un grande vantaggio.

PRESIDENTE. In realtà lo siamo, ma purtroppo il risultato è di complessiva criticità.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,30.

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