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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione XIII
5.
Mercoledì 2 marzo 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Roberto Rosso, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SITUAZIONE DEI MERCATI DELLE SEMENTI E DEGLI AGROFARMACI

Audizione dei rappresentanti dell'Associazione nazionale imprese agrofarmaci (Agrofarma):

Rosso Roberto, Presidente ... 3 4 5 7
Barella Andrea, Vicepresidente dell'Agrofarma ... 3 5
Delfino Teresio (UdC) ... 4
Fogliato Sebastiano (LNP) ... 5

ALLEGATO: Relazione consegnata dai rappresentanti dell'Agrofarma ... 9
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IR; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 2 marzo 2011


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO ROSSO

La seduta comincia alle 14,10.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione dei rappresentanti dell'Associazione nazionale imprese agrofarmaci (Agrofarma).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione dei mercati delle sementi e degli agrofarmaci, l'audizione dei rappresentanti dell'Associazione nazionale imprese agrofarmaci (Agrofarma).
Sono presenti il dottor Andrea Barella, vicepresidente dell'Agrofarma, il dottor Marco Rosso, direttore dell'Agrofarma, e la dottoressa Francesca Igliozzi, direttrice delle relazioni istituzionali della Federchimica.
Do la parola agli auditi, precisando che al loro intervento faranno seguito eventuali domande da parte dei deputati, cui i nostri ospiti potranno replicare.

ANDREA BARELLA, Vicepresidente dell'Agrofarma. Vorrei riassumere brevemente i dati salienti relativi al comparto degli agrofarmaci descritti anche nella relazione che abbiamo inviato alla Commissione.
Innanzitutto, relativamente ai prezzi degli agrofarmaci, dalla nota che è stata consegnata alla Commissione si evince che il comparto è aumentato di circa il 15 per cento in dieci anni, quindi circa l'1,5 per cento all'anno negli ultimi dieci anni. Il comparto interessa nel 2010 un mercato di circa 780 milioni di euro di fatturato al rivenditore, ma vale la pena vedere in dettaglio quali sono le caratteristiche di questo mercato.
In Italia abbiamo un mercato ancora molto frazionato, costituito da una media aziendale degli agricoltori che non supera i 7-7,5 ettari per azienda e con un numero di unità che vendono agli agricoltori molto elevato, circa 4.000 rivendite. Questo valore va suddiviso tra rivenditori privati, che occupano circa il 64 per cento del mercato, e consorzi agrari e cooperative per altri, rispettivamente, 23 e 13 per cento.
È chiaro che tale frazionamento della nostra agricoltura comporta anche dei costi superiori per raggiungere i nostri agricoltori, per mettere a loro disposizione questi prodotti, essenziali e fondamentali per una produzione di qualità e di quantità.
Vale la pena sottolineare a questo proposito che il mezzo tecnico agrofarmaco nel suo complesso rappresenta dal 2 fino ad un massimo del 12 per cento dell'impegno economico che l'agricoltore deve sostenere per la sua produzione, quindi una media del 5-6 per cento. Per contro, va anche detto che questi mezzi tecnici, se non impiegati o impiegati male, potrebbero portare anche a mancate produzioni


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in termini sia qualitativi sia quantitativi di gran lunga superiori a quell'impegno del 5-6 per cento di investimento.
È importante notare anche l'impegno delle società operanti in questo settore, soprattutto per l'innovazione e per la ricerca, che noi riteniamo essere fondamentali per continuare ad avere un'agricoltura di qualità. Circa il 6 per cento di tutto il fatturato è impegnato, infatti, in ricerca e sviluppo. Se, inoltre, consideriamo le nuove normative che stanno diventando sempre più cogenti per quello che riguarda il nostro settore, è chiaro che l'impegno delle aziende diventa ancora più importante. Faccio riferimento alle nuove normative europee, tra cui l'ultima, il regolamento (CE) n. 1107/2007 del Consiglio, che verrà applicato nel giugno del 2011, che ulteriormente riduce il numero dei princìpi attivi disponibili, quindi impone una ricerca di ulteriori ingredienti attivi per l'agricoltura. È vero, infatti, che dall'implementazione della direttiva 414/1991/CE al 2011 circa un terzo dei prodotti che erano disponibili per gli agricoltori non lo sono più. Ho richiamato questo dato per sottolineare ancora una volta quale deve essere l'impegno anche economico e finanziario delle società operanti in questo settore per garantire prodotti all'avanguardia per la produzione di qualità e di quantità di cui parlavo.
Vale la pena anche sottolineare che siamo molto favorevoli a un'impostazione di difesa integrata, quindi di agricoltura sostenibile, ma difesa integrata non significa, naturalmente, soltanto difesa dell'agricoltura biologica, ma anche di una agricoltura che tenga conto di tutti i mezzi tecnici che possono proteggere le colture correnti tenendo presente anche la salvaguardia dell'ambiente.
Siccome è l'industria a farsi carico di questi agrofarmaci e tornando al tema prezzi, che mi sembra fosse l'argomento principale di oggi, direi che nella formulazione di un prezzo bisogna anche tenere conto dei termini di pagamento e dei costi di distribuzione per questi prodotti. A questo proposito, voglio cogliere l'occasione per ricordare che l'Italia è, purtroppo, il Paese che soffre maggiormente rispetto a tutti gli altri in Europa per i termini di pagamento, molto lunghi, 177-180 giorni contro i 40 della Germania, i 70 della Francia, i 90 circa di Spagna e Regno Unito.
Sottolineo questo aspetto perché implica un grande impegno a carico dell'industria, che penalizza le risorse a disposizione per aumentare la disponibilità, appunto, di mezzi finanziari per ulteriore ricerca e sviluppo. Si tratta di un tema che vorremmo riprendere in futuro anche, alla luce dell'ultima normativa europea approvata e già fatta propria dalla Francia - lo sarà a breve anche dalla Spagna - per capire come armonizzarci con gli altri Paesi europei.
Del comparto degli agrofarmaci illegali ci occuperemo nella prossima audizione.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

TERESIO DELFINO. Mi scuso per il ritardo, ma ho scorso rapidamente l'indice di quanto credo lei abbia illustrato. Vorrei avere qualche elemento di confronto con altre audizioni che abbiamo svolto.
La prima questione che sollevo, e che è emersa già anche in altri confronti, riguarda la quantità degli agrofarmaci che usiamo nel nostro Paese, che da documenti ho appreso essere molto elevata, con particolare riferimento, ad esempio, alla Francia e alla Germania. Siccome noi basiamo la nostra agricoltura sulla qualità e della qualità fa parte la sicurezza alimentare, dal momento che un prodotto tanto più è qualitativamente valido se ha un indice di salubrità accertato e garantito da residui zero di agrofarmaci di qualsiasi genere essi siano, vorrei capire se, rispetto all'utilizzo delle varie tipologie di sostanze, dagli antiparassitari agli anticrittogamici, ai diserbanti, agli insetticidi e così via, giudicate che ci sia un eccesso nel nostro Paese, e che siano corrette le modalità di utilizzo da parte dei produttori agricoli, soprattutto sui tempi di decadimento per evitare che ci siano residui.


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La seconda e ultima questione, ma non per importanza, riguarda il fatto che noi svolgiamo queste indagini - lo ricordavano altri colleghi in altre occasioni - anche per cercare di ridurre i costi, per cui chiedo: questa distribuzione presenta, sia nei prezzi degli agrofarmaci sia nella sua organizzazione, oltre ad elementi di sicurezza, anche aspetti che interessano il versante dei costi burocratici? L'obiettivo è che le nostre imprese non subiscano un aggravio ulteriore di costi a fronte di una competitività che per la nostra agricoltura, eccetto le punte di eccellenza, è sempre molto problematica.

SEBASTIANO FOGLIATO. Ringrazio i rappresentanti di Agrofarma per questa audizione che si svolge nell'ambito dell'indagine conoscitiva della nostra Commissione, nata per dare voce e ascoltare tutti gli attori della filiera sulle problematiche anche legate ai costi di produzione e su come questi mezzi tecnici impattano sui costi di produzione delle varie colture.
L'agricoltore si trova a operare nei confronti di aziende che agiscono come oligopoli. Noi non vogliamo processarle, ci mancherebbe, apprezziamo, piuttosto, il lavoro che svolgono nella ricerca, nell'innovazione e, soprattutto, perché contribuiscono a mantenere alta la qualità dei nostri prodotti, ma quando abbiamo avviato questa indagine avevamo e abbiamo ancora l'impressione che le componenti degli agrofarmaci e delle sementi, impattino molto negativamente sui costi di produzione.
Nel corso dell'audizione dell'ISMEA ci è stato fornito il grafico degli ultimi dieci anni dei costi di produzione e abbiamo constatato che, seppur non di molto, la crescita del costo di produzione è comunque costante. Inoltre, il grafico si interfacciava con i costi del prodotto dell'agricoltura, completamente altalenante da un anno all'altro, mentre il costo dell'agrofarmaco saliva in modo costante e continuo. È giusto che le aziende, che hanno investito, traggano degli utili, ma resta in evidenza il dato dell'aumento dei costi di produzione.
In fin dei conti, faccio la mia analisi dalla parte dell'agricoltore, che subisce il processo inflazionistico in corso. In realtà, anche i concimi hanno subìto un'esplosione del livello di prezzo, forse ancora di più che non gli agrofarmaci e sarebbe stato il caso di includerli in questa indagine conoscitiva in modo più pressante.
Ringrazio i rappresentanti dell'Agrofarma, che ci hanno fornito anche uno spaccato delle imprese che operano nel settore, e i dati di questi interessanti grafici, che praticamente danno anche notizia di come vengono venduti gli agrofarmaci e in quali strutture. Sono sicuramente notizie utili al dibattito che abbiamo in corso oggi in Commissione.
Oltretutto, a questa segue un'indagine sull'illegalità, che il nostro gruppo monitora con molta attenzione. In tema di qualità del prodotto, con riferimento all'uso dell'agrofarmaco, infatti, oltre a tenere conto del danno arrecato alle aziende che hanno investito nella ricerca a causa del mercato parallelo, dobbiamo anche porre il discorso della salute per il consumatore e di salubrità dei prodotti finali, ulteriore aspetto che preoccupa enormemente.
Vi ringraziamo, quindi, ancora come gruppo della Lega per questa audizione e ci dichiariamo disponibili a un confronto su ogni ulteriore sollecitazione che vogliate farci pervenire.

PRESIDENTE. Prima di darle la parola per la replica, vorrei rivolgerle una domanda: nella definizione di agrofarmaci sono esclusi i fertilizzanti? C'è soltanto la parte relativa agli antiparassitari?

ANDREA BARELLA, Vicepresidente dell'Agrofarma. Sì, per agrofarmaci intendiamo anticrittogamici, erbicidi e insetticidi.

PRESIDENTE. Chiedevo perché mi sembrava abbastanza basso l'indice di costo che forniva.

ANDREA BARELLA, Vicepresidente dell'Agrofarma. Riguardo alla quantità di


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agrofarmaci impiegati in Italia, vi darò una risposta da addetto ai lavori perché bisogna addentrarsi nelle specifiche dei prodotti. In Italia, forse anche per la tipologia di colture presenti, dove la vite è in qualche modo il segmento più importante dal nord al sud, il 50 per cento degli agrofarmaci impiegati è costituito di rame e zolfo, che voi sapete essere prodotti di antichissima generazione, al punto che da alcuni a volte non sono nemmeno considerati agrofarmaci perché si pensa che siano prodotti biologici o comunque naturali. Questo ha un'incidenza elevatissima in termini di volumi.
Lo sforzo prodotto dalle aziende aderenti all'Agrofarma è, dunque, proprio quello di ridurre le dosi dei princìpi attivi dati alle colture. Al di sotto di certi quantitativi lo zolfo e il rame non funzionano, quindi le tonnellate di zolfo e rameici che ancora oggi vengono distribuite in Italia sono circa 40 mila, e questo per diversi motivi: si pensa che siano prodotti naturali e quindi meno tossici, inoltre, effettivamente, con un costo per ettaro ancora modesto si riesce a coprire, per certi versi, la coltura in via preventiva da certe malattie.
Lo sforzo delle aziende produttrici di prodotti rameici è quello di abbassare anche su questo comparto la quantità di rame e metallo distribuita sulle piante, che però è sempre di gran lunga superiore rispetto ad altri princìpi attivi, per cui l'incidenza di volume rimane significativa.
Riguardo, invece, ai costi, devo tornare al discorso iniziale, legato soprattutto alla distribuzione. Lo scarto tra un'agricoltura come quella di Germania, Francia o Inghilterra, dove ci sono aziende mediamente di 50, 60 o 100 ettari, e un'azienda italiana da 6-7 ettari di media comporta, ovviamente, anche delle forti differenze nei costi di distribuzione se è vero che si parla di circa 4.000 addetti, cioè rivenditori o consorzi agrari o cooperative, che devono avere un punto vendita in ogni comune. Questo fa lievitare anche i costi di distribuzione, non ultimi quelli connessi alla consegna dei prodotti stessi, e in quest'operazione c'è un aggravio notevole di costi.
Mi preme sottolineare, inoltre, anche i costi registrativi: in Italia oggi impieghiamo circa dieci anni tra quando la molecola viene scoperta a quando viene messa in commercio. Ci sono, quindi, incidenze davvero molto diverse rispetto ad altri Paesi che ci penalizzano molto di più di quell'1,5 per cento di aumento dei prezzi.
Non si tratta di un'autodifesa, ma effettivamente ci sono delle diversità di aggregazione, che è una diversità che noi auspichiamo possa essere superata, perché porterebbe a un miglioramento in tutta la catena. Se, infatti, ci fosse un'aggregazione delle aziende agricole, dei distributori e dei rivenditori, vi sarebbe una diminuzione dei costi in tutta la catena e forse un miglioramento di margini per tutti. Purtroppo, l'Italia è un Paese abbastanza lento, non dobbiamo farcene troppe colpe, però dobbiamo lavorare per andare nella direzione già imboccata da altri Paesi.
Il discorso vale anche per le tipologie di coltura: noi abbiamo 50 differenti colture dal nord al sud, e non menziono le più piccole, ma tutte importanti, per cui diventa anche difficile poter raggiungere gli obiettivi che Inghilterra o Germania possono raggiungere occupandosi solo di poche colture, come per esempio cereali e patate.
Passando, invece, alle sue considerazioni più che domande, forse non era ancora presente all'inizio di questa breve relazione: citando il 15 per cento di aumento dei prezzi in dieci anni parlavo di qualcosa che è al di sotto dell'inflazione. Basti pensare soltanto all'aumento del costo di certe materie prime indispensabili per la produzione di questi prodotti, il rame su tutti, che in due anni è aumentato del 400 per cento, dai 2.700 dollari a tonnellata di due anni fa ai 10.000 di oggi. Ciononostante, l'aumento dei nostri prodotti all'agricoltore è aumentato poco significativamente. Direi, quindi c'è uno sforzo e un'attenzione per rendere comunque


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i nostri prodotti disponibili per un'agricoltura che sia sostenibile anche da questo punto di vista.
Inoltre, è vero che forse c'è stata una costanza di aumento di questo 1,5 per cento, ma è anche vero che il costo di produzione per l'agricoltore di questo mezzo si aggira intorno al 5-6 per cento, quindi probabilmente ci sono altri fattori della produzione che vanno, purtroppo, a impattare molto di più.
Oggi c'è grande attenzione a questo comparto perché forse è quello che maggiormente, a parità di impegno economico, può dare o non dare un risultato positivo. Ecco perché dobbiamo cercare di combinare questi fattori, anche aumentando lo sforzo per garantire una buona conoscenza dei prodotti, attraverso l'assistenza tecnica dei rivenditori qualificati e ponendoci in linea con le normative. È un impegno che l'industria ha preso da molti anni e cerca di portarlo avanti in modo interattivo con tutti gli altri interlocutori. Dagli anni settanta a oggi sono cambiate tante cose e tra queste anche il nostro approccio su come rendere disponibili questi prodotti.

PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi per le utilissime indicazioni, autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della relazione predisposta dai rappresentanti dell'Agrofarma (vedi allegato), e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14,35.


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