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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione XIII
9.
Giovedì 19 maggio 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Zucchi Angelo, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SITUAZIONE DEI MERCATI DELLE SEMENTI E DEGLI AGROFARMACI

Audizione dei rappresentanti della SIS - Società italiana sementi Spa:

Zucchi Angelo, Presidente ... 2 4 6 7
Cenni Susanna (PD) ... 5
Cristofori Gabriele, Presidente della SIS - Società italiana sementi Spa ... 2 6
Fogliato Sebastiano (LNP) ... 4
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IR; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di giovedì 19 maggio 2011


Pag. 2

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANGELO ZUCCHI

La seduta comincia alle 9,20.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione dei rappresentanti della SIS - Società italiana sementi Spa.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione dei mercati delle sementi e degli agrofarmaci, l'audizione dei rappresentanti della SIS - Società italiana sementi Spa.
È presente il presidente della SIS, dottor Gabriele Cristofori, al quale do subito la parola, dopo averlo naturalmente ringraziato. Al suo intervento faranno seguito eventuali domande dei deputati.

GABRIELE CRISTOFORI, Presidente della SIS - Società italiana sementi Spa. Ringrazio per l'occasione e penso che sia il caso di dare lettura del documento che verrà poi lasciato in copia anche alla Commissione.
Desideriamo innanzitutto ringraziare il presidente e i componenti della Commissione per l'invito che la nostra società ha ricevuto, ringraziamento ancora più sentito in considerazione del fatto che la nostra è a tutt'oggi l'unica società sementiera invitata. Riteniamo opportuno fornire di seguito alcune informazioni che possono sinteticamente illustrare l'attività della nostra società.
La SIS - Società italiana sementi Spa nasce nel 1947. L'azienda, controllata dai consorzi agrari, è oggi, per fatturato, la prima azienda sementiera attiva nel settore delle grandi colture a capitale 100 per cento italiano, ossia tutto saldamente nelle mani degli agricoltori.
La SIS svolge direttamente attività di miglioramento genetico nel settore dei frumenti teneri e duri e nel settore del riso, si occupa di screening varietale per tutte le specie del proprio portafoglio e ha il catalogo più ampio del settore, con oltre 150 prodotti appartenenti a diverse specie.
Il presidente, il sottoscritto Gabriele Cristofori, relatore nella presente audizione, è anche presidente del Consorzio agrario di Bologna e Modena e dell'Unione nazionale dei seminativi.
Al fine di calarsi direttamente nei temi dell'indagine conoscitiva e particolarmente, per ovvi motivi di competenza, in quelli relativi alla situazione del mercato delle sementi, si ritiene fondamentale discernere tra i settori in cui la SIS è attiva, tra le specie per le quali sono commercializzate sementi ibride, per esempio mais e girasole, e quelle per cui sono commercializzate varietà, per esempio frumenti, soia, riso ed erba medica.
Nel settore delle sementi ibride, notoriamente caratterizzate da maggior marginalità e dal fatto che, essendo non riproducibili, devono essere necessariamente acquistate annualmente, il mercato è dominato da un limitato numero di aziende


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multinazionali attive nel settore degli agrofarmaci, in cui detengono circa l'80 per cento delle quote di mercato.
È importante rilevare che, come affermato in audizione dal dottor Nardi dell'Assosementi - il richiamo è a un'audizione precedente del 23 marzo 2011 - il 100 per cento delle sementi ibride è certificato.
Nel settore in cui le sementi commercializzate non sono ibride e in cui si vendono, di conseguenza, varietà, la situazione è molto diversa. Le società attive sul mercato sono numericamente assai superiori e sono principalmente aziende nazionali o filiali di aziende di altri Paesi dell'Unione europea.
È importante rilevare come in questo settore le sementi certificate sono nelle diverse specie ben inferiori alla percentuale degli ibridi, variando, in base alle stime, dal 15 per cento dell'avena all'80 per cento del riso, passando dal 65 per cento dell'erba medica e dei frumenti.
Le percentuali suddette, purtroppo, sono previste in ulteriore calo se si pensa che, da dati recentemente forniti dall'ENSE-INRAN, le superfici destinate alla produzione di sementi certificate e di cereali a paglia nel corrente anno 2011 sono, per esempio, globalmente circa il 40 per cento in meno di quelle che furono destinate alle moltiplicazioni di sementi e di cereali a paglia solo due anni fa nel 2009. È un dato veramente eclatante.
In particolare, è da rilevare la forte diminuzione delle sementi certificate di frumento duro, la coltura che più evoca l'agroalimentare italiano, che sono calate in due anni di circa il 50 per cento, e il calo delle sementi di frumento tenero, diminuite di circa il 30 per cento.
Il crollo dell'uso di sementi certificate e di cereali è legato al fatto che oggi, contrariamente al passato, non esistono nel nostro Paese contributi destinati a supportare il loro utilizzo, come accadeva con il vecchio articolo 69 e successivamente con l'articolo 68 della PAC.
Ricordiamo, inoltre, che dal 2012 non saranno più erogati gli aiuti comunitari alla produzione di sementi di riso e di piante foraggere, il che non potrà che portare a un incremento dei prezzi e a una riduzione degli agricoltori moltiplicatori specializzati, con un forte rischio di decremento qualitativo.
L'uso di sementi certificate e di cereali è estremamente importante per assicurare la massima sanità della produzione, nonché l'identità e la tracciabilità delle stesse, fornendo anche le migliori garanzie di elevata produttività legata agli ottimali investimenti ottenibili che consentono anche un più razionale e inferiore utilizzo di diserbanti.
Inoltre, il minor uso di sementi certificate, oltre a far peggiorare il livello qualitativo della nostra produzione, che è invece indispensabile per mantenere ai massimi livelli l'eccellenza del settore agroalimentare italiano, riduce anche le risorse, perché svolge attività di miglioramento genetico che derivano essenzialmente dal sistema delle royalty percepite sul seme certificato. Questa situazione accresce ancor di più il divario di risorse destinate alla ricerca tra il nostro Paese e i Paesi confinanti, Francia in testa, con il conseguente incremento di varietà estere diffuse sul nostro territorio.
Tra le specie in cui è palese l'avvio verso una fase di oligopolio, o ancora meglio di monopolio, c'è sicuramente il riso, a causa della crescente diffusione di varietà con tecnologia clearfield della multinazionale BASF.
Essa consiste nella resistenza a un erbicida, il Beyond, ottenuta, secondo quanto dichiarato da BASF, da mutagenesi. Tale tecnologia, oltre che sul riso, è utilizzata commercialmente anche sul girasole ed è stata resa disponibile su altre specie, tra cui il frumento duro. Chiaramente il Beyond è un diserbante che BASF stessa produce e distribuisce.
Nel 2011, le due varietà di riso clearfield attualmente commercializzate, ossia Libero e Sirio Cl, saranno coltivate su una superficie che dovrebbe aggirarsi sul 20 per cento dell'intera superficie nazionale. Due varietà con tecnologia clearfield sono già state iscritte nel Registro nazionale delle specie agrarie e, in mancanza di


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interventi, sono destinate a diffondersi sempre più nei prossimi anni, spingendo ai margini del mercato la quasi totalità delle società sementiere nazionali attualmente attive.
È bene ricordare tutti gli interrogativi che queste varietà di riso hanno fatto nascere negli osservatori più attenti in tema di tutela ambientale. Ricordiamo, per esempio, il forte rischio di immigrazione del carattere di resistenza per incrocio spontaneo al riso crodo, che è un infestante del riso, e di salvaguardia della salute, come riporta, del resto, anche il dottor Masini nella sua audizione dello scorso 14 dicembre 2010, oltre alle considerazioni legate alle clausole contrattuali particolarmente restrittive cui sono vincolati gli agricoltori che seminano questa varietà, clausole che sono assolutamente sovrapponibili a quelle utilizzate dalle multinazionali detentrici dei brevetti sulle sementi OGM oggi bandite dal territorio italiano.
È chiaro che tali tecnologie favoriscono, come già osservato, i monopoli o gli oligopoli, danneggiando irreparabilmente tante imprese sementiere italiane che sono state protagoniste della formazione della qualità di riso italiano in Europa e nel mondo.
In tal senso, vogliamo ricordare tra chi ci ha preceduto il riconoscimento dell'eccellenza italiana per quanto riguarda le sementi di riso da parte del dottor Bianchi dell'ENSE-INRAN nell'audizione del 26 gennaio 2011 e, nello stesso giorno, l'affermazione della dottoressa Lupotto del CRA, la quale ricordava come il riso sia l'unica specie in cui si usi il seme al 100 per cento italiano derivante dalla ricerca italiana.
Il rischio che corre la risicoltura italiana è che la predetta qualità non sia più percepita come tale e che le nostre produzioni siano assimilate a quelli di Paesi tradizionalmente più attenti a puntare alla quantità che alla qualità a causa di una mancanza di retroterra culturale correlato alle proprie abitudini alimentari.
Facciamo riferimento ora ai prezzi delle sementi, che, come sappiamo, hanno avuto incrementi nell'ultimo decennio del 19 per cento, ben inferiori agli aumenti dei mezzi di produzione, quali, per esempio, i fertilizzanti.
Come ricordato in precedenza, riteniamo che si debba considerare, per quanto riguarda i prezzi, la differenza tra sementi ibride e varietà. In queste ultime le marginalità sono, infatti, decisamente inferiori.
Per quanto riguarda l'evidenziata mancanza di contrazione dei prezzi in caso di riduzione della richiesta, contraddicendo in tal modo la legge della domanda e dell'offerta, riteniamo che ciò sia dovuto principalmente all'elevata incidenza del costo della materia prima sul prezzo delle sementi, in particolare su quelle non ibride, e ai costi costantemente crescenti dell'energia utilizzata per produrre e per la manodopera.
Riteniamo che si possa affermare che il problema dell'incremento dei costi dei mezzi di produzione a fronte di una stagnazione dei prezzi dei prodotti agricoli, con conseguenti produzioni economicamente svantaggiose, sia purtroppo dovuto alla concorrenza di Paesi con costi produttivi decisamente più bassi.
Ciò che è possibile fare per tamponare e arrestare questa tendenza è fornire agli agricoltori adeguate informazioni per l'ideale utilizzo dei mezzi tecnici, per esempio le sementi di qualità, compito che oggi viene accuratamente svolto dai consorzi agrari, oltre a valorizzare le nostre produzioni attraverso contratti di filiera che focalizzino il legame tra ottima materia prima locale e produzione alimentare d'eccellenza, di cui l'Italia è, senza timore di smentita, il Paese più dotato al mondo.

PRESIDENTE. Ringraziamo il dottor Cristofori per le riflessioni che propone alla nostra Commissione nell'ambito dell'indagine conoscitiva che ci siamo prefissi di svolgere.
Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

SEBASTIANO FOGLIATO. Ringrazio la Società italiana sementi per il contributo


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che ha dato nell'ambito di questa indagine conoscitiva sulla situazione dei mercati delle sementi e degli agrofarmaci.
Abbiamo proposto che si aprisse in questa Commissione un approfondimento con lo strumento dell'indagine conoscitiva, che ci è permesso dai regolamenti parlamentari, perché volevamo evidenziare ciò che sta emergendo praticamente da tutte le audizioni che vengono effettuate in questa Commissione e analizzare l'impatto che i mezzi tecnici hanno sui costi di produzione delle filiere agricole.
Sta emergendo in pieno quanto già pensavamo su questo impatto. Siamo di fronte a oligopoli che fanno il bello e il cattivo tempo, impongono prezzi e condizionano le situazioni anche dal punto di vista delle varietà.
È in discussione anche la legge sulla biodiversità. Soprattutto nel settore sementiero si verifica l'appropriarsi di queste multinazionali, che avranno anche svolto ricerca e alcune attività, ma stanno ritagliando, a nostro avviso, una fetta troppo grossa della torta, il che sta impattando in modo negativo sulla filiera e sui costi di produzione dei nostri prodotti. Raccogliamo, quindi, la sollecitazione positiva che avete presentato. Dovremmo anche pensare, al termine di questa indagine conoscitiva, di poter legiferare affinché ci sia una tutela per le aziende sementiere nel nostro Paese, un patrimonio che non può essere in concorrenza con le multinazionali, anche perché le multinazionali non curano propriamente gli interessi della nostra agricoltura, ma prevalentemente i loro, imponendo regole non in linea con le nostre idee.
Esse non sono ancorate ai valori dei nostri territori come lo sono le aziende italiane. Abbiamo colto questo spunto, che è contenuto nel vostro documento, per cui ringrazio. È stato allegato e sarà sicuramente parte del dossier che prepareremo sull'indagine conoscitiva.
Le aziende sementiere italiane hanno avuto una loro storia e alla fine vediamo che cosa sta succedendo negli ultimi anni. Le aziende di piccole dimensioni vengono inglobate e acquistate da queste multinazionali, soprattutto nel settore orticolo, dove negli ultimi anni ci sono state aggregazioni, e finiscono in mano ai grossi gruppi multinazionali che le acquistano.
Il nostro patrimonio di ricerca, costituito di anni di lavoro, va disperdendosi, senza calcolare l'impatto negativo di questa concentrazione nelle mani di pochi che impongono i prezzi. I dati che ci vengono forniti sull'aumento dei costi di produzione e, quindi, su come impatta sulla filiera il costo delle sementi e degli agrofarmaci presentano queste dinamiche.
È vero che l'aumento annuale non è del tutto esagerato e che è forse in linea con l'inflazione, ma se ci si vuole approvvigionare, si incorre da parte delle aziende multinazionali in un continuo cambiare di varietà e di prodotti. Se si vuole acquistare l'ultimo tipo di varietà prodotto da queste aziende, si vede che l'aumento del prezzo non è più in linea con l'inflazione.
Ogni anno queste aziende propongono prodotti nuovi, che vengono aumentati di un dato valore. Alla fine vengono tenute a catalogo vecchie varietà che non sono più in uso e che magari hanno subìto un aumento in linea con l'inflazione, però, se si va ad acquistare l'ultimo prodotto nato nella determinata azienda, lo si paga anche il 20-30 per cento in più rispetto all'anno prima. I dati che vengono pubblicati sull'aumento delle sementi non sono, a mio avviso, attendibili rispetto alla realtà dei fatti.

SUSANNA CENNI. Voglio ringraziare per l'audizione, soprattutto per due ordini di ragioni. Nella relazione e nel documento che ci è stato consegnato sono, a mio parere, molto ben spiegate due questioni, che contraddicono una tendenza alquanto generalizzata a considerare la riflessione sulle filiere OGM-free o comunque sulle sementi certificate una discussione ideologizzata.
Lei spiega molto bene nel suo intervento la differenza fra selezione genetica e modificazione genetica, che sono due questioni completamente diverse, e spiega bene anche le conseguenze che la modificazione genetica comporta, per esempio,


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sviluppando la resistenza non solo agli erbicidi, ma, come sappiamo, in alcuni casi anche agli antibiotici, con possibili conseguenze sulla salute delle persone. Credo che questo Paese debba sostenere e sviluppare la ricerca per aiutare la selezione genetica e il miglioramento genetico delle nostre sementi.
L'altra questione interessante nella sua relazione riguarda l'impatto di questo mercato sulla diffusione delle sementi di qualità. Anche questo è un tema, almeno per quanto ci riguarda, di grande interesse e, quindi, penso che anche nell'ambito del lavoro che noi stiamo svolgendo sulla biodiversità possiamo raccogliere da questa audizione, come da molte altre che abbiamo potuto avere in Commissione in questi mesi, suggerimenti per implementare la tutela del lavoro sulle sementi certificate, quindi sulla reale tracciabilità di quel lavoro, frutto di una reale selezione genetica e di un reale miglioramento generico.

PRESIDENTE. Vorrei aggiungere anch'io una riflessione e porre una domanda, cogliendo l'occasione della presenza del dottor Cristofori.
Quando voi parlate della nuova tecnologia clearfield, per la quale si prevede una coltivazione del 20 per cento della superficie a riso attraverso le varietà Libero e Sirio Cl, che utilizzano questa tecnologia, fate riferimento al fatto che, in mancanza di interventi, questa tecnologia e le varietà che la utilizzano sono destinate a diffondersi sempre di più nei prossimi anni.
Poiché noi sappiamo che le tante varietà del riso che coltiviamo in Italia hanno una particolare specificità e insieme costituiscono un patrimonio made in Italy significativo per la ragione del fatto che l'Italia è la più grande produttrice in ambito europeo e che esiste da noi una tradizione consolidata sulla produzione del riso, volevo sapere da lei che cosa intendete per mancanza di interventi e quali possano essere gli interventi che aiutano ad ammortizzare, tutelare e arginare la diffusione di questi processi.
Do la parola al nostro ospite per la replica.

GABRIELE CRISTOFORI, Presidente della SIS - Società italiana sementi Spa. Innanzitutto vi rivolgo un apprezzamento sincero, perché è stato veramente colto il messaggio che, come sementiere, volevamo lanciare, con un'attenzione focalizzata su alcune tematiche.
Quella del clearfield ci tocca particolarmente in quanto selezionatori e costitutori di varietà di riso. Vi ricordo che comunque, come è riportato anche in un passaggio del documento, noi produciamo interamente il nostro fabbisogno di riso in termini di seme e anzi esportiamo segmenti di riso.
La tecnologia clearfield si è inserita anche un po' sottotraccia, perché non abbiamo sentito parlare in maniera eclatante, come poteva essere per gli OGM, su cui invece c'è stata una discussione molto approfondita.
Chiaramente, essa non può essere additata a una modifica genetica parificabile agli OGM, però va sottolineato che, secondo me, bisogna verificare con attenzione questa metodologia, derivante da mutagenesi, la quale oltretutto presenta alcuni aspetti da verificare, perché le mutagenesi a volte sono casuali e a volte indotte. È molto strano che su tutte queste varietà avvenga lo stesso tipo di mutagenesi e che esso abbia lo stesso genere di risultato. È un inserimento di un dubbio che, secondo me, è necessario porsi. Oltretutto, ci sono meccanismi per cui si crea, anche solo grazie a questa nuova tecnologia in fase di registrazione della varietà, un carattere di distintività tale che può essere comunque reso oggetto di registrazione con una varietà a parte. Le nostre varietà, il Carnaroli o il Volano, varietà che tradizionalmente sono più diffuse, con l'inserimento di un carattere modificato con la tecnologia clearfield e con la resistenza al Beyond, possono essere classificate come nuova varietà, mantenendo tutte le caratteristiche della varietà di provenienza, ma con questa leggera modifica, ed essere vendute e commercializzate


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in completa autonomia dalla BASF con questo nuovo carattere e questa nuova ricerca. Su questo tema si vuole porre l'attenzione oggi.
Oggi siamo al 20 per cento circa, ma potremmo arrivare in maniera esponenziale al 70-80 per cento in 3-4-5 anni al massimo e non di più. Pongo veramente l'attenzione su questo punto e sul fatto che la contrattualistica, come è già specificato in parte nel documento, è la stessa applicata per le sementi OGM, con gli stessi vincoli per le aziende agricole, quindi con divieto assoluto di produzione, divieto assoluto di costituire scorte in magazzino di qualsiasi tipo, molto più vincolanti delle contrattualistiche normali sul settore sementiero.
Per questo motivo ci siamo sentiti di porre l'attenzione su quello che chiaramente può rappresentare un carattere concorrenziale per le nostre aziende - è innegabile - ma che presenta caratteristiche che, secondo me, sono molto al limite, se non già dall'altra parte, per quanto riguarda il settore della ricerca, della sperimentazione e della diffusione, con la contrattualistica che vi ho riportato.
Vi ringrazio per l'attenzione che state dedicando a queste tematiche, che sono importantissime, perché il tema della difesa della biodiversità e della distintività per il nostro Paese, come è stato già accennato, è fondamentale per noi. Per un Paese come l'Italia avere produzioni che si possano distinguere dal resto delle produzioni che possiamo importare e che possano creare all'interno della filiera caratteri ulteriori di distintività è essenziale.
Per questo motivo, ci rammarichiamo di una perdita di superfici per semi di grano duro nel nostro Paese, perché il grano duro è l'elemento essenziale per produrre pasta. I caratteri di distintività e di biodiversità sono per l'Italia molto più importanti che per gli altri Paesi. Ricordiamocelo, perché questo è alla base di un percorso di salvaguardia delle nostre produzioni passato attraverso la difesa dagli OGM, che noi apprezziamo moltissimo, e che deve essere comunque portata avanti in maniera convinta.
È un appello che rivolgo alla politica in questo caso, perché penso che sia interesse dell'Italia intera salvaguardare le nostre produzioni e il nostro settore agroalimentare da elementi che, in base sia a un criterio di precauzionalità, sia a criteri di salvaguardia delle produzioni tipiche, possono veramente portare a una standardizzazione percepita dei nostri prodotti dannosissima per tutto il nostro sistema agroalimentare.
Se vogliamo davvero implementare la diversificazione, l'identificazione e la distintività delle nostre produzioni, dobbiamo cercare di curare che tutti i caratteri vadano nella giusta direzione, cercando di porre la giusta attenzione sulle tecnologie nuove, che in parte possono sicuramente essere utili per un settore, ma in parte devono anche essere verificate, perché sono veramente molto al limite.

PRESIDENTE. La sua relazione è stata molto utile e le sue considerazioni sono anche le nostre, perché il dibattito, come emerge, rappresenta una sensibilità molto comune. Ringraziandola per essere stato con noi, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 9,55.

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