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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione XIII
4.
Giovedì 3 giugno 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Russo Paolo, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SITUAZIONE DEL SISTEMA AGROALIMENTARE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AI FENOMENI DI ILLEGALITÀ CHE INCIDONO SUL SUO FUNZIONAMENTO E SUL SUO SVILUPPO

Seguito dell'audizione dei rappresentanti della Confagricoltura, della Coldiretti, della Cia, della Copagri, dell'AGCI Agrital, della Fedagri-Confcooperative, della Legacoop Agroalimentare e dell'Unci-Coldiretti:

Russo Paolo, Presidente ... 3 5 11
Caponi Roberto, Responsabile della direzione sindacale della Confagricoltura ... 5
Di Giuseppe Anita (IdV) ... 4 9
Fiorio Massimo (PD) ... 3
Grossi Paola, Capo dell'ufficio legislativo della Coldiretti ... 7
Menesatti Ugo, Responsabile del dipartimento economico normativo della Fedagri-Confcooperative ... 10
Negro Giovanna (LNP) ... 5
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD) ... 4
Perna Romano, Rappresentante della Unci-Coldiretti ... 10
Riciputi Claudio, Rappresentante dell'ufficio relazioni industriali della Legacoop Agroalimentare ... 9 10
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia: Misto-NS/LS Ausonia.

COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di giovedì 3 giugno 2010


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO

La seduta comincia alle 14,10.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione dei rappresentanti della Confagricoltura, della Coldiretti, della Cia, della Copagri, dell'AGCI Agrital, della Fedagri-Confcooperative, della Legacoop Agroalimentare e dell'Unci-Coldiretti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione del sistema agroalimentare, con particolare riferimento ai fenomeni di illegalità che incidono sul suo funzionamento e sul suo sviluppo, il seguito dell'audizione dei rappresentanti della Confagricoltura, della Coldiretti, della Cia, della Copagri, dell'AGCI Agrital, della Fedagri-Confcooperative, della Legacoop Agroalimentare e dell'Unci-Coldiretti.
Sono presenti per Confagricoltura il dottor Roberto Caponi, responsabile della direzione sindacale; per la Coldiretti la dottoressa Paola Grossi, dell'Ufficio legislativo; per la CIA il dottor Alberto Giombetti, coordinatore della Giunta nazionale; per la Copagri, Alessandro Ranaldi, vicepresidente vicario; per l'AGCI Agrital, il dottor Sandro Grande, membro della Giunta consultiva agricola nazionale; per la Fedagri-Confcooperative, Ugo Menesatti e Matteo Milanesi, del Dipartimento economico normativo; per la Legacoop Agroalimentare, il dottor Claudio Riciputi dell'Ufficio relazioni industriali; per l'Unci-Coldiretti, Romano Perna.
Ricordo che nella precedente riunione non era stato possibile concludere l'audizione per la ristrettezza dei tempi a disposizione.
Chiedo ai nostri ospiti se intendano integrare i loro interventi prima di dare la parola ai colleghi per eventuali domande, alle quali gli auditi potranno replicare.
Non essendovi richieste in tal senso, do la parola ai commissari che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

MASSIMO FIORIO. Ringrazio naturalmente i rappresentanti delle associazioni per essere tornati in Commissione, visto che abbiamo iniziato un interessante lavoro di approfondimento. Anche con i sindacati abbiamo avuto un doppio incontro su quesiti del medesimo tenore.
Siamo partiti da una questione locale, anche nella disamina che abbiamo affrontato, ovvero sui fatti drammatici di Rosarno, per poi fotografare una questione più prettamente nazionale. Partirei da quel tema e poi cercherei di affrontare questioni di carattere nazionale più ampio. La vicenda in questione ha evidenziato una situazione davvero tragica, per molti aspetti, come sappiamo, con trattamenti al limite anche della schiavitù. Abbiamo sentito i sindacati, i quali hanno riferito che tale situazione era, per molti versi, palese. Mi sento di affermare, però, che è anche emersa e soprattutto che


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alcuni responsabili sono stati fermati dalle istituzioni, grazie a segnalazioni dirette da parte degli immigrati stessi.
Occorre, quindi, affrontare una situazione relativa a una realtà concreta molto complicata e tutti devono fare la propria parte. Audiremo anche le forze di governo sul territorio, quindi le forze dell'ordine, però da tali fatti abbiamo appreso di altre situazioni lungo la filiera non solo produttiva, ma anche di distribuzione, relative alla presenza di organizzazioni criminali.
Volevo sapere da voi che cosa ne pensate e qual è la vostra opinione rispetto alla pervasività delle organizzazioni criminali nel settore agroalimentare. Abbiamo affrontato la questione della manodopera e vi abbiamo rilevato tale presenza. Sono stati registrati casi anche nel sistema della distribuzione. Soltanto quindici giorni fa sono stati messi in atto interventi della DIA in quella direzione. Quanto è presente e quanto sta crescendo il fenomeno delle organizzazioni malavitose nella filiera agroalimentare?
Un altro interrogativo riguarda, invece, gli strumenti per intervenire. Nella scorsa legislatura fu messo in campo in via sperimentale uno strumento che è poi stato ampliato dall'attuale Governo. Come gruppo, abbiamo un atteggiamento diverso rispetto alla torsione che ha avuto, secondo noi, tale strumento, che è quello dei voucher. Poiché si trattava di mezzi da utilizzare in via sperimentale, non abbiamo mai affrontato fino in fondo la loro efficacia e abbiamo, peraltro, in merito dati parziali.
Rispetto all'innovazione di allora, volevo sapere che cosa pensate e che tipo di risultato hanno avuto i voucher in termini di efficacia.

ANITA DI GIUSEPPE. Innanzitutto, buongiorno a tutti. Chiedo scusa, ma ho pochissima voce.
Durante tutte le audizioni ho ascoltato, come gli altri colleghi, ma ho preso anche alcuni appunti, da buona scolara. Soprattutto nell'ultima è emerso che l'illegalità ha i suoi riflessi nella questione sociale, come ci insegnano i fatti di Rosarno. Definire l'illegalità, tuttavia, va a toccare anche la questione della civiltà del nostro Paese.
Nel dibattito che si è instaurato sono venute fuori alcune proposte. Ho sentito parlare di voucher e di costruire un percorso di legalità contro il caporalato, che addirittura sta diventando di tipo etnico. Ho sentito anche suggerire di istituire un reato contro la persona, con la confisca addirittura dei beni, come i terreni, e dei mezzi di trasporto, il che sicuramente potrebbe rappresentare un deterrente.
Un'altra proposta è stata quella di costituire una commissione tripartita, che potrebbe avere rapporti con la prefettura stessa, nonché prevedere premi per le aziende che si mantengono nella legalità.
Sono tutte proposte che provengono dagli auditi. Volevo sapere che cosa pensate soprattutto della commissione tripartita all'interno dei centri per l'impiego, se ho capito bene. Vorrei conoscere il vostro pensiero, la vostra opinione.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor presidente, abbiamo tenuto diverse audizioni sullo stesso argomento, ma ovviamente partiamo dai fatti di Rosarno per capire che cosa non funziona nella filiera agroalimentare e che cosa possiamo fare per evitare devianze e distorsioni.
L'altro giorno, in Assemblea, abbiamo approvato un ordine del giorno che invitava il Governo a lavorare per creare i presupposti per la previsione del reato di caporalato, prevedendo sia la possibilità di sequestrare i beni immobili, i terreni, sia i mezzi con cui viene commesso il reato.
Ci troviamo di fronte a una pervasività enorme di questi fenomeni, come ricordava prima anche il collega Fiorio. Ci sono i problemi della manodopera, dei mercati ortofrutticoli, che in alcune zone del Paese - dobbiamo fare attenzione a non limitare il fenomeno e a non fare di tutta l'erba un fascio - presentano caratteristiche particolarissime. Ci sono anche le frodi per contributi agricoli versati per persone che non prestano servizio e, quindi, non lavorano nelle colture. Inoltre, un altro problema che si sta verificando ultimamente,


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è quello dell'acquisto delle proprietà da parte di società a delinquere. Sappiamo, infine, quali sono i problemi relativi all'accesso al credito, specialmente in alcune zone.
Tutto ciò nasce anche da un altro aspetto, ossia dal fatto che all'interno della filiera agricola il valore è distribuito in maniera non equa, per cui soltanto il 17 per cento resta all'agricoltura. Nessuno di noi pensa di giustificare tali fenomeni, però si pone un problema, che va affrontato e risolto. Avete proposte su cui possiamo lavorare sulla vicenda della distribuzione nella filiera, ossia su come il valore viene distribuito all'interno della filiera stessa e sul fatto che solo il 17 per cento resta in agricoltura?
Dei voucher hanno tutti parlato, però il sindacato si è lievemente irrigidito su posizioni preconcette. Noi pensavamo allora, quando l'abbiamo adottato, che per alcune categorie di persone che non lavorano stabilmente oppure per alcuni periodi o per alcune raccolte, tale strumento rappresentasse un'occasione per far emergere un po' il lavoro. Capita spesso che i fenomeni di lavoro sommerso avvengano anche laddove i contributi e gli oneri sono inferiori. Non si tratta di abbassare il livello dei costi del lavoro per fare emergere quello che attualmente non si vede. Esiste, dunque, un aspetto in più e voi, che siete i rappresentanti delle aziende italiane, forse potete darci alcuni suggerimenti.

GIOVANNA NEGRO. Buongiorno a tutti. Formulo due semplici domande, visto che i colleghi che mi hanno preceduto hanno già posto una parte di quelle che avevo in mente.
Il primo quesito è se non ritenete troppo alto il costo del voucher rispetto al guadagno reale dell'agricoltura, soprattutto in questo momento di difficoltà.
L'altro è se non ritenete opportuno riverificare il costo orario o a giornata nelle tre fasce attualmente presenti, nonché intervenire in merito alla difficoltà per alcune zone, ritenute favorite, nel sostenere il costo a giornata per chi intende mettere in regola i lavoratori.

PRESIDENTE. Aggiungerei la seguente considerazione, ovvero vi chiederei di aiutarci a comprendere come si orientano la vostra sensibilità e le vostre idee, prospettive, soluzioni e suggerimenti su un tema.
Una questione più volte rappresentata come lagnanza da parte delle imprese è la difficoltà ovunque, in modo particolare in alcune aree del Paese, a reperire in forma ordinaria o, se volete, ordinata la manodopera in agricoltura. Pensate di suggerire soluzioni normative, come, per esempio, centri per l'impiego dedicati? Alla luce dell'evidente condizione di criticità dal punto di vista non solo delle infiltrazioni delle organizzazioni criminali, ma anche della difficoltà organizzativa delle aziende stesse, quale può essere, secondo voi, uno strumento che agevoli un normale percorso ordinato e che possa rappresentare un elemento di impermeabilità alle organizzazioni malavitose?
A questo proposito, avrei piacere di ascoltare da voi anche la vostra idea sui controlli, se sono efficienti, se vanno meglio mirati e se non sia utile prevedere un protocollo per evitare che le solite aziende sane vengano controllate più volte e quelle meno in vista vengano talvolta dimenticate. Vi chiedo, dunque, di aiutarci anche da questo punto di vista.

GIOVANNA NEGRO. In merito all'ultima domanda, chiederei anche se non ritenete troppo aggressive le sanzioni comminate quando i lavoratori vengono trovati fuori norma.

PRESIDENTE. Do la parola agli auditi per la loro replica.

ROBERTO CAPONI, Responsabile della direzione sindacale della Confagricoltura. Mi concentro maggiormente sulla parte del lavoro, visto che è la materia di cui mi occupo.
Innanzitutto, volevo segnalare un fatto. Nella scorsa occasione si era accennato


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all'opportunità che anche le organizzazioni assumessero posizioni forti nei confronti dei fenomeni di cui parliamo. Per quanto riguarda la mia organizzazione, tali posizioni forti sono state assunte in tutte le sedi. Nel precedente incontro si era detto - e intendo chiarirlo anche in questa sede - che la Confagricoltura è pronta a espellere dalla propria associazione le aziende che dovessero macchiarsi di reati quali lo sfruttamento della manodopera, in particolar modo con riferimento ai lavoratori extracomunitari.
Forse non c'è attinenza con questo fatto, ma il nostro presidente di Reggio Calabria due giorni fa ha subìto un incendio doloso nella propria azienda, che ha distrutto un importante agrumeto. Francamente, non siamo in grado di affermare se fra i due episodi vi sia un collegamento, ma di certo quello che vi ho riferito è un fatto importante, che testimonia l'impegno della Confagricoltura nei confronti di questi fenomeni, soprattutto nelle zone considerate a rischio.
Prima di indicare quello che devono fare gli altri, vediamo quello che abbiamo fatto noi. Abbiamo rinnovato pochi giorni fa il contratto per gli operai. Si è trattato di un rinnovo denotato da un grande senso di responsabilità, perché, in un momento di crisi come questa, alla vigilia di una manovra economica di un determinato tipo, con tutte le incertezze sul rinnovo per le agevolazioni contributive per le zone montane e svantaggiate, come parti e soprattutto come parte datoriale, abbiamo ritenuto necessario e opportuno per lo sviluppo dell'agricoltura che il contratto venisse comunque rinnovato.
Peraltro, proprio nel contratto è stata prevista l'introduzione di un sistema di bilateralità che sicuramente potrà aiutare anche a combattere i fenomeni in questione. La bilateralità, infatti, può essere utile in diverse direzioni per aiutare e indirizzare anche, per quanto possibile, l'intermediazione di manodopera, nonché la materia della vigilanza. Anche questi sono strumenti importanti, dei quali abbiamo ritenuto opportuno dotarci per poter portare anche il nostro contributo rispetto ai fenomeni indagati.
Devo confessare che nutriamo alcune preoccupazioni forti, perché il quadro non è molto confortante. Siamo fortemente preoccupati per il fatto che a luglio scadono le agevolazioni per le zone montane e svantaggiate. Per tutte le aree del sud, che sono destinatarie di queste agevolazioni (oltre ovviamente ad altre del centro nord) e più a rischio, questo fatto non sarà di aiuto al mantenimento della trasparenza nei rapporti di lavoro e soprattutto alla loro emersione. Questo è un punto per noi fondamentale, che va affrontato nel più breve tempo possibile e risolto positivamente.
Si pone poi l'altro tema, vecchio, della semplificazione. Nel nostro Paese si parla tanto di semplificazione e si tengono convegni; tutti sono d'accordo in merito, ma, quando si arriva al momento concreto, in realtà non se ne vede molta. Magari ci si ferma al momento del legislatore e poi, quando si procede all'attuazione pratica, le intenzioni del legislatore non sempre vengono tradotte dall'amministrazione in maniera coerente rispetto alle finalità. Anche quello della semplificazione è un tema sicuramente da sviluppare, perché può aiutare a favorire l'emersione.
Per quanto riguarda il discorso dei voucher, essi hanno rappresentato senz'altro uno strumento utile, ma di nicchia, nel senso che non possono risolvere il problema, né sostituire il rapporto di lavoro normale, che è quello di tipo subordinato. In determinate situazioni, di fronte a particolari esigenze, sono uno strumento che può sicuramente aiutare, però non rappresentano la soluzione fondamentale del problema: bisogna intervenire sul rapporto di lavoro vero e proprio, sui costi e sulla semplificazione amministrativa.
Per quanto riguarda i costi del voucher, su cui è stata posta una domanda, va detto che quello di dieci euro, oggi previsto, in effetti non è trascurabile, però bisogna tenere presente che il voucher non è commisurato all'ora di lavoro, ma è uno strumento che può essere utilizzato in


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maniera flessibile tra le parti per determinare il compenso, anche perché siamo fuori dal rapporto di lavoro subordinato, in cui la prestazione è commisurata al tempo. È, dunque, rimessa alle parti la possibilità di risolvere il problema, anche perché dieci euro per un voucher può essere poco in alcuni casi e tanto in altri. Il tutto è, quindi, come ripeto, rimesso alla negoziazione tra le parti.
Abbiamo chiesto e ottenuto dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali un chiarimento per cui il voucher potesse essere applicato anche ai disoccupati e ai cassintegrati. È importante perché, in un momento di crisi occupazionale, poter accedere a tale strumento anche da parte di queste categorie di soggetti può essere d'aiuto.
L'altro tema fondamentale è quello dell'intermediazione. In effetti, il grande problema in alcune aree del nostro Paese è costituito dal fatto che essa è in mano a soggetti che non dovrebbero essere istituzionalmente preposti a svolgere tale attività. Le prime vittime spesso sono le aziende, che subiscono ricatti e imposizioni per quanto riguarda l'assunzione di manodopera.
Vediamo, dunque, con favore la proposta di istituire una commissione tripartita presso i centri dell'impiego, composta dalla parte datoriale, da quella sindacale e dalle amministrazioni pubbliche competenti, per cercare di intervenire in maniera più trasparente sul mercato del lavoro. Vorremmo anche, se ci riusciamo, attraverso interventi bilaterali, magari con la collaborazione delle amministrazioni pubbliche, ove necessario (eventualmente con un intervento legislativo che la renda possibile), trovare un modo per gestire, come parti, il mercato del lavoro, perché ciò potrebbe contribuire a limitare determinati fenomeni, che sono provocati da alcuni soggetti.
Chiudo sull'ultimo aspetto, quello della vigilanza, un altro tema molto delicato. Nonostante abbiamo accolto con favore il piano straordinario recentemente varato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali per le quattro macroregioni del sud, che prevede 20 mila ulteriori accertamenti in agricoltura e in edilizia, abbiamo sempre sostenuto che bisogna migliorare l'attività di intelligence. La nostra impressione - che non è soltanto un'impressione, perché ho riscontri concreti - è infatti che si controllino sempre le stesse aziende, sempre i soliti noti, là dove è un po' più facile sapere che l'azienda esiste, che è di un determinato tipo e che i rischi sono contenuti.
Spesso le nostre aziende ci riferiscono che al di là della strada ci sono altre realtà molto meno trasparenti, completamente sommerse, che raramente vengono interessate da accertamenti. Bisognerà adoperarsi per cercare di trovare soluzioni per far sì che la vigilanza si concentri soprattutto nei confronti dei macrofenomeni di illegalità in materia di lavoro e delle aziende sommerse, piuttosto che verificare inadempienze di lieve momento in aziende emerse, che lavorano tutti i giorni con le difficoltà che conosciamo.

PAOLA GROSSI, Capo dell'ufficio legislativo della Coldiretti. Signor presidente, ringrazio lei e la Commissione per averci nuovamente chiamati per approfondire questi aspetti, che per noi sono importanti.
Vorrei, in premessa, scusare l'assenza del collega Magrini, che si occupa specificatamente di lavoro. Mi riservo, quindi, per rispondere alle domande della Commissione, di inviare anche una memoria con specifico riferimento alle vicende attinenti al contrasto della criminalità nell'ambito del lavoro.
Posso, in linea generale, affermare che l'esperienza dei voucher è per noi favorevole, ma che concordiamo sulla necessità di introdurre comunque percorsi di carattere generale per quanto riguarda sia la semplificazione, sia i costi.
Naturalmente, uno dei problemi è rappresentato dalla scadenza delle agevolazioni per il Mezzogiorno e per le aree svantaggiate. È evidente, infatti, che, soprattutto in regioni dove, purtroppo - è inutile negarlo - si concentrano fenomeni di criminalità e illegalità su questo versante, si pone il rischio che l'aumento del


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costo del lavoro possa creare maggiori problemi e portare in braccio alla criminalità aziende che magari, invece, con costi sopportabili ne rimarrebbero fuori.
A questo proposito, è certamente molto importante il discorso dei controlli e dell'intelligence. Purtroppo, in Italia il fenomeno che lei, presidente, evidenziava, cioè quello di controllare sempre gli stessi, soprattutto coloro che si autodenunciano e pagano i contributi, è molto diffuso. È evidente, infatti, che è più facile controllare le aziende di cui si conosce l'esistenza; forse, però, premesso che l'illegalità e la mancanza di rispetto della norma vanno comunque perseguite, tra chi paga un'ora di meno e chi non paga nulla si dovrebbe cercare di concentrare gli sforzi innanzitutto su questi ultimi.
Ricorderò i raid, che mi sembra siano stati effettuati l'anno scorso o due anni fa, compiuti con elicotteri in Veneto nel periodo della vendemmia. Ripeto che si tratta di controlli giusti, ma è anche evidente che gli stessi metodi potrebbero essere estesi in tutte le regioni.
A questo proposito, non so se si ritiene possibile utilizzare lo strumento del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica (il cosiddetto decreto-legge della «manovra») per implementare ulteriormente fenomeni connessi poi anche con il recupero dell'evasione, sia previdenziale, sia tributaria.
Per esempio, l'articolo 23 di questo decreto-legge, è rivolto al contrasto al fenomeno delle imprese cosiddette «apri e chiudi», un fenomeno tipicamente connesso con il pagamento illecito di indennità di disoccupazione. Evidentemente, per noi si tratta di concorrenza sleale e, quindi, ci tocca molto da vicino il problema di aziende che fanno illecitamente acquisire ad altri indennità di disoccupazione o usufruiscono di contributi previdenziali agevolati. Se il budget dei contributi previdenziali e il costo di un'eventuale proroga delle agevolazioni è, per esempio, pari a X, se ne usufruissero soltanto coloro che effettivamente rientrano nella legalità, il budget stesso potrebbe anche diminuire.
Nel valutare positivamente l'intenzione, manifestata attraverso il decreto-legge della manovra, di contrastare questo tipo di fenomeno, mi chiedo se il Parlamento non possa cogliere quest'occasione per implementare ulteriormente questi fenomeni di contrasto. Riteniamo, quindi, che sia perseguibile il discorso della confisca nei confronti, per esempio, di soggetti che hanno evidenziato percorsi di questo tipo.
Per quanto riguarda la domanda sull'invasività dei fenomeni criminali all'interno della filiera, i dati sono evidentemente complicati da accertare. Qualcuno sostiene che il giro d'affari della criminalità, comprese le ecomafie e l'usura, ammonti a 50 miliardi di euro. Ci sono dati che riferiscono come il fenomeno della contraffazione alimentare consista in circa 7 miliardi di euro. Come è possibile, però, effettivamente computarle? Conosciamo con certezza l'ammontare delle merci confiscate, perché corrisponde a procedimenti della Guardia di finanza o dei NAS, che lo testimoniano. Il fenomeno è comunque sicuramente molto rilevante e incide in maniera pesantissima anche sui bilanci delle aziende, che poi si trovano a dover contrastare i fenomeni di concorrenza sleale.
Quali sono le proposte di ridistribuzione del valore all'interno della filiera? Questo è un argomento che, come Coldiretti, ci tocca molto da vicino. Siamo stati anche talvolta attaccati da qualcuno sui dati che abbiamo fornito, ma che riconfermiamo in pieno: riteniamo il settore agricolo quello maggiormente penalizzato nell'ambito del costo finale del prodotto, che ricade pesantemente sui consumatori.
A questo proposito, sarebbe certamente opportuno uno studio di questi problemi, soprattutto alla luce della legislazione comparata, e, quindi, delle esperienze di altri Paesi, come, per esempio, la Francia, dove sono state introdotte negli ultimi dieci anni alcune normative che hanno tentato di contrastare tali fenomeni attraverso


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sanzioni per comportamenti illeciti e norme contrattuali, che però purtroppo non hanno dato grandi risultati positivi. Inoltre, anche se le clausole non sono illecite in linea di diritto, molto spesso si verifica che, da parte di un contraente nei confronti degli altri, vi è un sostanziale abuso di posizione dominante - in merito, il fenomeno della grande distribuzione andrebbe, secondo noi, evidenziato e maggiormente studiato - o di dipendenza economica. È evidente, infatti, che situazioni di grande squilibrio economico incidono sull'assetto di contratti in linea teorica legittimi.
Penso, dunque, che uno degli aspetti che si potrebbe approfondire potrebbe essere quello, per esempio, di individuare maggiori poteri in capo all'Antitrust. Forse un atteggiamento della legislazione maggiormente pervasivo nei confronti di queste specifiche ipotesi potrebbe essere più utile.
Richiamo un'altra esperienza di norma legislativa che forse, nonostante le migliori intenzioni, non ha dato i suoi frutti. Mi riferisco alla norma sui termini di pagamento, che peraltro è all'esame del Parlamento europeo e della Commissione; si tratta di una modifica della direttiva in materia, che è stata recepita nel nostro ordinamento con un decreto legislativo.
Dopo una vita abbastanza difficile - debbo dire la verità, con nostra grande sorpresa - siamo riusciti a inserire una norma secondo cui le merci deperibili vanno obbligatoriamente pagate entro 60 giorni. È stato, dunque, stabilito un termine legale, il quale comporta che, allo scadere dei 60 giorni, qualunque pagamento ulteriore non solo sia soggetto al pagamento di interessi di mora, ma possa dar luogo anche a ulteriori rimedi.
Purtroppo, mi risulta che questa norma sia totalmente inapplicata, per il motivo di cui sopra, cioè che la differenza di poteri nel bilanciamento economico del contratto, cui ovviamente siamo soggetti come imprese agricole, fa sì che nessun imprenditore agricolo, ma anche nessun piccolo artigiano o industriale che si trovi in condizioni di evidente debolezza nei confronti della grande distribuzione, attivi le tutele che pure tale norma gli consentirebbe. Notate bene che la norma in questione è di maggior favore rispetto a quella che si sta pensando di introdurre come modifica nella direttiva europea.
Effettivamente, quindi, gli strumenti nei confronti degli abusi all'interno della catena alimentare sono molto difficili da individuare e, secondo noi, vanno individuati attivando autorità terze di controllo, che siano in grado di entrare nei casi concreti e proporre deterrenti diversi dai rimedi contrattuali che la debolezza della parte agricola nella filiera o - ripeto - anche degli artigiani che producono prodotti alimentari deperibili può attivare.

CLAUDIO RICIPUTI, Rappresentante dell'ufficio relazioni industriali della Legacoop Agroalimentare. Per rispondere ad alcune domande, parto dall'ultima, sulla questione dei controlli. È stato chiesto se sono efficienti.
Sicuramente, come abbiamo affermato nella passata occasione, il piano straordinario va bene, però, come dice la parola stessa, è straordinario. Inoltre, riguarda solamente quattro regioni. Sono state concentrate numerose forze - si parla di 500 ispettori nei territori, più altri 50 - e vedremo che risultati porteranno. Il problema è che cosa facciamo sul resto del territorio, perché le illegalità si verificano ovunque.
Per implementare l'efficacia dei controlli, vanno sicuramente migliorate le tecniche di intelligence, proprio per evitare il rischio che paventava prima il collega Caponi: vanno bene i controlli, ma a noi risulta che si controllino sempre le stesse aziende, di grandi dimensioni e facilmente individuabili, mentre non si controllano magari quelle che aprono e chiudono.
Il problema, dunque, esiste e va migliorata la tecnica di intelligence. In proposito, nello scorso incontro avevo avanzato una proposta, quella sugli osservatori. Non so se l'onorevole che ha sollevato la questione delle commissioni tripartite si riferisse a tale proposta.

ANITA DI GIUSEPPE. No.


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CLAUDIO RICIPUTI, Rappresentante dell'ufficio relazioni industriali della Legacoop Agroalimentare. In ogni caso, la riprendo. Come movimento cooperativo, non dell'agricoltura, abbiamo un'esperienza piuttosto positiva: abbiamo sottoscritto un protocollo con il Ministero dello sviluppo economico e con quello del lavoro e delle politiche sociali, in cui sono previste diverse misure per contrastare la falsa cooperazione.
Si prevede, in particolare, anche l'azione degli osservatori, che hanno la funzione di orientare l'attività ispettiva. Chi ne fa parte, in questo caso i rappresentanti del movimento cooperativo e quelli delle organizzazioni sindacali, segnala agli ispettori del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dell'INPS e dell'INAIL le situazioni di irregolarità a sua conoscenza, il che è utile per orientare l'attività ispettiva.
L'esperienza degli osservatori potrebbe - e noi l'abbiamo proposto - essere ripresa anche per il mondo agricolo. Ovviamente, deve comprendere tutte le organizzazioni del mondo agricolo e non essere limitata all'aspetto della cooperazione.
Se mi è permesso, vorrei poi rispondere all'ultima domanda che era stata posta la volta scorsa dall'onorevole Brandolini, il quale, se non ricordo male, aveva avanzato la proposta di estendere il permesso di soggiorno pluriennale, proprio per evitare i problemi che si sono verificati quest'anno con l'emanazione del decreto flussi, avvenuta il 21 aprile. Siamo perfettamente d'accordo, tanto che la proposta è contenuta nell'avviso comune che abbiamo sottoscritto l'anno scorso tra le organizzazioni del mondo agricolo e quelle sindacali.

UGO MENESATTI, Responsabile del dipartimento economico normativo della Fedagri-Confcooperative. A completamento di quanto riferito dal collega della rappresentanza delle altre organizzazioni cooperative, volevo avanzare un invito a una riflessione molto chiara e secca.
In Italia ci sono, come risulta da un nostro documento, circa 6 mila cooperative agricole. Tuttavia, se andiamo a vedere i dati dell'albo del Ministero dello sviluppo economico, ne risultano circa 10 mila. Le 6 mila cooperative agricole sono, dunque, sottoposte a revisione da parte delle rispettive organizzazioni, mentre le altre 4 mila dovrebbero esserlo da parte del Ministero.
Quando sui giornali emerge talvolta un fatto malavitoso attribuibile a cooperative, nel 90 per cento dei casi - non ho stilato una statistica precisissima, ma forse sono anche di più - si scopre che tali cooperative non aderiscono ad alcuna organizzazione. Su questo punto le istituzioni debbono riflettere: evidentemente, sulle 4 mila cooperative regolarmente costituite, che sfuggono alle organizzazioni ma dipendono da controlli istituzionali da parte del Ministero dello sviluppo economico, non si svolge un effettivo controllo.

ROMANO PERNA, Rappresentante della UNCI-Coldiretti. Buonasera a tutti. Tra le numerose osservazioni che sono state sviluppate oggi soffermerei l'attenzione soltanto, per quanto mi riguarda, sul richiamato aspetto della trasparenza della filiera.
Una filiera trasparente, in cui le relazioni contrattuali si svolgono all'insegna della trasparenza, significa redistribuzione equa, all'interno e per tutte le sue componenti, di un reddito in grado di poter sostenere le aziende nei singoli segmenti di attività e, di conseguenza, dovrebbe essere già un presupposto importante per poter arginare determinati fenomeni.
L'aspetto economico verrebbe automaticamente anche implementato sotto il profilo del controllo e del monitoraggio, perché significherebbe anche che in molti segmenti e in molte attività si inseriscono gli aspetti dei servizi. Mi sembra che tale aspetto sia uno degli strumenti spesso utilizzati da organizzazioni criminose per poter gestire fenomeni di delinquenza sul territorio in alcune aree dove non si riesce ad avvertire in maniera evidente la presenza istituzionale.
Credo che su questo filone la cooperazione si stia impegnando da tempo, nelle


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relazioni contrattuali che si stanno cercando di impostare, dando la giusta rilevanza alla qualità e all'identità del prodotto italiano, nella direzione di favorire la trasparenza complessiva, che potrà essere meglio gestita anche in relazione a questi aspetti problematici.

PRESIDENTE. Se non vi sono altre sollecitazioni, ringrazio gli auditi per la cortesia di essere stati con noi, peraltro più volte, nonché per le utilissime considerazioni, che saranno per noi preziose ai fini dell'approfondimento dell'indagine conoscitiva che stiamo conducendo.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14,55.

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