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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione XIII
12.
Martedì 29 marzo 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Russo Paolo, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SITUAZIONE DEL SISTEMA AGROALIMENTARE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AI FENOMENI DI ILLEGALITÀ CHE INCIDONO SUL SUO FUNZIONAMENTO E SUL SUO SVILUPPO

Audizione dei rappresentanti della Guardia di Finanza:

Russo Paolo, Presidente ... 2 10 13 16
Delfino Teresio (UdC) ... 10
Dima Giovanni (PdL) ... 12
Fogliato Sebastiano (LNP) ... 11
Martinelli Fabrizio, ColonnelloCapo dell'Ufficio tutela uscite e mercati del III Reparto operazioni del Comando generale della Guardia di finanza ... 2 14
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD) ... 11

ALLEGATO: Documentazione depositata dai rappresentanti della Guardia di finanza ... 17
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IR; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

[Avanti]
COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 29 marzo 2011


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO

La seduta comincia alle 14.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione dei rappresentanti della Guardia di Finanza.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione del sistema agroalimentare, con particolare riferimento ai fenomeni di illegalità che incidono sul suo funzionamento e sul suo sviluppo, l'audizione dei rappresentanti della Guardia di finanza.
Ringrazio i nostri ospiti insieme con il comandante generale della Guardia di finanza per aver accolto il nostro invito. Sono presenti il colonnello titolato ISSMI Fabrizio Martinelli, capo Ufficio tutela uscite e mercati del III Reparto operazioni del Comando generale della Guardia di finanza, il maggiore Jonathan Pace, capo Sezione frodi comunitarie, il maggiore Agostino Tortora, capo Sezione mercato beni e servizi, e il capitano Francalberto Di Rubbo, capo Sezione lavori parlamentari.
Darei subito la parola agli auditi per lo svolgimento della relazione. Al loro intervento faranno seguito eventuali domande da parte dei colleghi della Commissione, alle quali i nostri ospiti potranno replicare.

FABRIZIO MARTINELLI, Capo dell'Ufficio tutela uscite e mercati del III Reparto operazioni del Comando generale della Guardia di finanza. Signor presidente, onorevoli deputati, buongiorno a tutti. Porgo innanzitutto il saluto e il ringraziamento del comandante generale, generale di corpo d'armata Nino Di Paolo per l'invito rivolto alla Guardia di finanza a fornire il proprio contributo ai fini dell'indagine conoscitiva sulla situazione del sistema agroalimentare con particolare riferimento ai fenomeni di illegalità che incidono sul suo funzionamento e sul suo sviluppo.
Le riflessioni e le proposte sulle quali mi soffermerò prendono le mosse dall'attività posta in essere dalla Guardia di finanza in questo specifico settore. In questo mio intervento, quindi, mi concentrerò su tre aspetti in particolar modo. Dapprima, fornirò una sintetica analisi sulle manifestazioni di illegalità che insidiano il settore agroalimentare quali appaiono alla luce dell'esperienza maturata sul campo dai nostri reparti. Richiamerò poi i tratti salienti della missione istituzionale della Guardia di finanza illustrando la struttura e le modalità operative del dispositivo di contrasto predisposto dal Corpo della Guardia di finanza. Infine, farò alcune considerazioni in termini prospettici sulle iniziative che potrebbero essere assunte per migliorare ulteriormente l'azione di contrasto.
Partendo dall'analisi dei fenomeni illeciti, l'attività di servizio dei reparti della Guardia di finanza conferma, in modo peraltro non dissimile da quanto si verifica in molti altri settori dell'economia italiana, la presenza anche in questo comparto


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di eterogenee manifestazioni di illegalità, che vanno dall'evasione fiscale e contributiva al lavoro nero, alle illecite percezione di finanziamenti pubblici, alle contraffazioni, alle frodi commerciali per arrivare fino alle infiltrazioni della criminalità organizzata.
Questo complesso di condotte delittuose determina conseguenze dannose in termini di perdita per l'erario, nazionale e comunitario, per la bilancia commerciale, per il livello occupazionale, per una distorsione della libera concorrenza, ma anche per la salute dei consumatori e, non ultimo, anche per i conseguenti riflessi che può avere sull'ordine pubblico.
Prendendo le mosse dall'evasione fiscale e contributiva, negli ultimi tre anni la Guardia di finanza ha eseguito in questo settore quasi 24 mila verifiche e controlli, pervenendo alla scoperta di elementi di reddito non dichiarati pari a circa 4,3 miliardi di euro e IVA evasa per quasi 600 milioni di euro. Agli atti lasceremo la relazione che sto illustrando corredata da una serie di allegati, nei quali troverete anche il dettaglio dei dati che sto fornendo. Per darvi, però, nell'immediatezza un'idea della dimensione di questa evasione, a fronte di un numero di verifiche che riguardano il settore agroalimentare pari a circa il 7 per cento del totale, l'evasione si attesta sul 4 per cento, mentre il numero di evasori totali e paratotali che vengono scoperti si attesta intorno al 5 per cento del totale scoperto a livello nazionale. Questo significa che negli ultimi tre anni i reparti del Corpo hanno scoperto quasi 1.200 evasori totali che operano nel ramo agricolo o alimentare, ovvero soggetti completamente sconosciuti al fisco. Si pensi, a questo proposito, che qualche mese fa un nostro reparto di Ascoli Piceno, ad esempio, ha scovato un consorzio agroalimentare che si occupava della lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi completamente sconosciuto al fisco, che ha sottratto a tassazione una base imponibile per circa 21 milioni di euro.
Il Corpo, inoltre, ha individuato in questi comparti quasi 9 mila lavoratori in nero e irregolari. Questo significa che una posizione lavorativa sommersa su dieci tra quelle complessivamente scoperte dal corpo fa riferimento al settore agroalimentare.
In questo contesto, uno dei fenomeni illeciti più ricorrenti è quello dell'intermediazione abusiva di persone non autorizzate, meglio noto sotto il nome di «caporalato» a opera di soggetti che assoldano, in cambio di compenso, lavoratori da impiegare in nero, principalmente quali braccianti agricoli. Spesso a questo illecito si accompagnano gravi forme di prevaricazione e violenza in danno dei lavoratori, che vengono sottopagati e costretti a lavorare in condizioni igienico-sanitarie precarie e spesso anche in violazione delle regole di sicurezza.
Un altro fenomeno di illecito particolarmente pernicioso per la filiera agroalimentare è costituito dalle frodi perpetrate a danno dei fondi comunitari e della spesa pubblica nazionale. In questi ultimi tre anni, la Guardia di finanza ha scoperto condotte fraudolente ai danni della politica agricola comune per quasi 440 milioni di euro, registrando metodologie fraudolente legate soprattutto all'artificioso sovradimensionamento delle domande di aiuto. Si tratta di un fenomeno che riguarda tutto il territorio, tenendo presente che dai dati forniti dall'Unione europea in Italia è stato riscontrato il 40 per cento circa del complesso delle frodi nel settore riscontrato in Europa. È un dato indicativo che, però, soprattutto negli ultimi anni, è stato letto dal Parlamento europeo anche quale testimonianza dell'efficacia del modello organizzativo adottato dal nostro Paese. Questa incidenza criminosa nel nostro Paese non indica, dunque, solo tante frodi scoperte e un Paese di frodatori, ma un sistema di controllo efficace.
Accennando al fronte delle truffe perpetrate ai danni degli enti previdenziali, nel biennio 2009-2010 il Corpo ha scoperto indebite percezioni di sussidi destinati ad aziende operanti nell'agroalimentare per oltre 45 milioni di euro. Si è trattato per lo più di false assunzioni di braccianti agricoli fittiziamente avviati al lavoro


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nei campi per consentire agli stessi di maturare il beneficio delle indennità di disoccupazione.
Nell'attuale contesto economico, che vede una perdita del potere d'acquisto delle famiglie per effetto del perdurante periodo di crisi, il settore agroalimentare risulta particolarmente esposto anche a vere e proprie frodi commerciali che interessano alimenti e bevande. Si tratta per lo più di condotte delittuose che possono essere molto pericolose per la salute dei consumatori, dietro le quali spesso si celano interessi di imprese criminali. La lievitazione della domanda di beni di largo consumo di prima necessità a basso costo, infatti, ha fatto notevolmente aumentare il margine dei profitti illeciti delle aziende che lavorano nell'illegalità. I comportamenti delittuosi che possiamo considerare in questo ambito sono riconducibili essenzialmente a tre fattispecie di reato: l'importazione e l'immissione in commercio di prodotti con falsa indicazione made in Italy o comunque con fallaci indicazioni di origine, provenienza e qualità; la commercializzazione di prodotti che riportano ingannevolmente la denominazione di origine o un'indicazione geografica protetta, quindi l'indebito utilizzo dei marchi DOP, IGP e simili. La tipologia di frodi più diffusa in questo contesto è sicuramente il cosiddetto italian sounding, ovvero quella forma di pirateria agroalimentare internazionale che utilizza denominazioni geografiche, disegni, marchi o slogan riecheggianti i prodotti di eccellenza italiani per pubblicizzare e commercializzare alimenti e bevande che nulla hanno a che fare con la realtà produttiva del nostro Paese. In proposito, si tenga conto che nell'ultimo rapporto Eurispes si stima che il giro d'affari a livello mondiale dell'italian sounding supera i 60 miliardi di euro l'anno, cifra quasi due volte e mezzo superiore all'attuale valore delle esportazioni italiane di prodotti agroalimentari.
L'ultima categoria cui facevo riferimento è, invece, quella della vera e propria contraffazione dei marchi e dei segni distintivi dei prodotti. Per dare un'idea concreta di questo mercato, basti pensare che a livello di Unione europea il sequestro di prodotti alimentari contraffatti effettuati in dogana sono passati da 1,2 milioni di pezzi del 2006 ai 2,7 milioni del 2009, con l'aumento quindi del 128 per cento. Sul versante nazionale nell'ultimo triennio i reparti della Guardia di finanza hanno sottoposto a sequestro complessivamente oltre 3.700 tonnellate e quasi 6,5 milioni di litri di prodotti alimentari contraffatti o recanti etichettatura ingannevole sull'origine o sulla qualità del prodotto.
Un genere a parte rispetto a quelli sopra elencati sono le sofisticazioni alimentari, delle quali la Guardia di finanza si occupa solo incidentalmente quando, nell'esercizio dei suoi compiti di polizia economica e finanziaria, si imbatte in prodotti adulterati. In questi casi i reparti del Corpo operano sistematicamente in collaborazione con le autorità competenti per questi specifici aspetti.
Il comparto agroalimentare, per altro verso, soffre in modo sempre più pervasivo la presenza di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata. Le ingerenze dei sodalizi criminali non interessano soltanto i territori meridionali, ma riguardano anche le aree del centro-nord, seguendo quindi le direttrici del trasporto e del commercio di prodotti agricoli e alimentari.
Come è più ampiamente evidenziato nell'ultima relazione annuale della Direzione nazionale antimafia, proprio di recente è stato dimostrato in atti giudiziari un fitto intreccio della criminalità organizzata nella gestione dell'intera filiera, che va dall'accaparramento dei terreni agricoli alla produzione, dal trasporto, su gomma per lo più, allo stoccaggio della merce, dall'intermediazione commerciale alla fissazione dei prezzi fino ad arrivare a ingenti investimenti destinati all'acquisto di catene di supermercati o centri commerciali.
Le risultanze investigative dei nostri reparti confermano che l'agroalimentare rappresenta per le organizzazioni criminali un ambito privilegiato di impiego dei proventi illeciti anche per finalità di riciclaggio.


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In specie, qualche mese fa il nucleo di polizia tributaria di Napoli ha tratto in arresto due imprenditori del settore alimentare ritenuti affiliati a un clan camorristico, i quali, operando sia sul territorio nazionale sia all'estero, si occupavano della ripulitura di proventi illeciti derivanti dai traffici di sostanze stupefacenti realizzati dal gruppo criminale di riferimento. Nei loro confronti si è proceduto al sequestro delle disponibilità finanziarie di società e immobili, gestiti anche attraverso prestanome e società off-shore collocate in paradisi fiscali, per un valore di circa 7 milioni di euro.
Un'ulteriore conferma degli interessi della criminalità organizzata nel settore agroalimentare può essere costituita indirettamente dalle statistiche dell'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Da questi dati emerge, infatti, al 31 dicembre 2010 che il 6 per cento delle aziende definitivamente confiscate opera nel settore agricolo e che il 22 per cento dei beni immobili confiscati alla criminalità organizzata è rappresentato da beni destinati ad attività in agricoltura.
La Guardia di finanza è una forza di polizia specializzata per la prevenzione e la repressione di tutti gli illeciti di natura economica e finanziaria. La missione istituzionale del Corpo è stata definita da ultimo con il decreto legislativo n. 68 del 2001, che ha disciplinato il ruolo prioritario di forza di polizia economico-finanziaria. Il conferimento per legge di questa missione istituzionale è stato ribadito in occasione della ridefinizione dei comparti di specialità delle forze di polizia dal cosiddetto decreto Pisanu, ovvero la direttiva del pro tempore Ministro dell'interno dell'aprile 2006.
Le molteplici attività di servizio in cui la Guardia di finanza è costantemente impegnata hanno la finalità di presidiare la legalità e il rispetto delle regole in cinque distinti segmenti principali: la tutela delle entrate che si estrinseca nella lotta all'evasione fiscale e contributiva in tutte le sue manifestazioni; la vigilanza sulle uscite, che comprende tutte le attività di contrasto alle frodi e ai finanziamenti che arrecano danno al bilancio comunitario nazionale e degli enti locali, soprattutto per quelli destinati a sostegno delle politiche agricole strutturali e di coesione economica e sociale; il controllo del mercato dei capitali attraverso la lotta a riciclaggio, usura, falsificazione degli strumenti di pagamento; il mantenimento della sicurezza attraverso il contrasto ai traffici illeciti e alla criminalità organizzata; il settore della tutela del mercato dei beni e dei servizi, nell'ambito del quale trovano collocazione le azioni di contrasto ai fenomeni del carovita nelle politiche commerciali anticoncorrenziali e ingannevoli, della contraffazione e della pirateria nonché del traffico illecito di merci insicure o pericolose per la salute.
Il dispositivo della Guardia di finanza quotidianamente impegnato nel settore alimentare è costituito a livello centrale dai reparti speciali. Questi esplicano funzioni di analisi di rischio, incroci di banche dati, elaborazione di metodologie operative e supporto tecnico specialistico. Questa attività affianca quella di alta strategia riservata al comando generale e si concretizza attraverso l'approntamento anche di piani ispettivi ad ampio raggio in modo da rilanciare a livello nazionale le migliori esperienze investigative maturate sul campo dai vari reparti, il tutto per fornire un supporto tecnico specialistico ai reparti territoriali e operativi.
Per il settore che qui ci interessa maggiormente e più da vicino i reparti speciali che hanno funzioni più dirette sono: il Nucleo speciale tutela mercati, il Nucleo speciale spesa pubblica e repressioni frodi comunitarie e il Servizio centrale sulle investigazioni alla criminalità organizzata. Il dispositivo è completato a livello periferico da circa 700 reparti territoriali, costituiti da nuclei, gruppi, compagnie, tenenze e brigate, che rappresentano la struttura portante dell'attività operativa del Corpo sia in termini di controllo economico del territorio sia in chiave investigativa stricto sensu. La finalità di fondo delle attività che vengono complessivamente sviluppate in tale segmento risponde


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alla duplice esigenza, da un lato, di difendere le imprese reali e legali, che rispettano le regole e non devono subire la concorrenza sleale di soggetti che operano nell'economia sommersa o fanno parte dell'economia illecita gestita dalla criminalità, dall'altro, di tutelare i cittadini consumatori da rischi di frode e traffici illeciti, che possono ledere i loro diritti e interessi economici, le legittime aspettative e, in alcuni casi, perfino la loro salute o incolumità personale.
Venendo alle concrete modalità attraverso cui la Guardia di finanza ha ritenuto opportuno improntare la sua azione di contrasto, partiamo da un dato di fatto sperimentato sul campo. Molto spesso le fenomenologie illecite che si manifestano nell'agroalimentare tendono a intersecarsi essendo finalizzate a conseguire indebiti profitti di diversa natura. Dietro le aziende del settore che operano attualmente nel sommerso, ad esempio, di frequente si muovono traffici illeciti di prodotti contraffatti o insicuri. La falsificazione della documentazione fiscale in diverse occasioni si è dimostrata funzionale, oltre che, ovviamente, per finalità di evasione, anche per indebita percezione di contributi pubblici. Inoltre, i profitti illeciti derivanti dalla commissione di questi reati sempre più di frequente costituiscono la base finanziaria che serve alla criminalità organizzata per consolidare le sue attività delinquenziali.
Di fronte a queste commistioni tra fattispecie empiricamente riscontrate risulta indispensabile ricorrere a un approccio operativo interdisciplinare, basato su moduli operativi trasversali. Si tratta di un modus operandi in grado di garantire la sinergica combinazione tra investigazioni, controllo del territorio e analisi dei rischi, consentendo di cogliere i più ampi ed efficaci risultati attraverso quella virtuosa combinazione di tecniche di polizia giudiziaria, accertamenti finanziari e analisi contabili che costituisce il valore aggiunto dello strumento della Guardia di finanza, speculare alle potestà riconosciute dal Legislatore.
Volendo fornire uno spaccato delle nostre più recenti operazioni di servizio di maggiore spessore, è stato, ad esempio, più volte verificato dalle nostre pattuglie che il ricorso alle fatture false che attestano transazioni commerciali inesistenti non solo è strumentale a conseguire un fraudolento abbattimento della base imponibile, ma propedeutico per ottenere finanziamenti pubblici a copertura di spese artatamente sostenute per investimenti assolutamente fittizi. È il caso, ad esempio, di recenti servizi dei nostri reparti di Parma e Lamezia Terme, nell'ambito dei quali è stato accertato che, per ottenere indebitamente 7 milioni di euro di erogazioni pubbliche, due società operanti nel settore agricolo avevano falsificato la documentazione fiscale e commerciale relativa all'acquisto di macchinari, di opere edili e semilavorati.
Incrociando, inoltre, i dati delle erogazioni pubbliche effettuate con quelli indiziati degli appartenere ad associazioni mafiose, il Corpo ha appurato, nell'ambito di due piani di azione centralizzati, altri 7 milioni di euro di contributi indebitamente percepiti proprio nel settore agricolo da ben 277 persone che sono risultate appartenere alla criminalità organizzata. In altre circostanze è stato rilevato che gli stessi esponenti di organizzazioni mafiose imponevano agli imprenditori agricoli l'assunzione fittizia di loro sodali come braccianti, in modo da far ottenere a questi ultimi l'indennità di disoccupazione. Nell'ambito, inoltre, di un piano d'azione finalizzato a individuare l'esistenza di irregolarità nella percezione di indennità erogate dall'INPS, non solo è stata svelata una corresponsione non dovuta di contributi previdenziali per quasi 10 milioni di euro, ma è stato anche constatato che ben 63 società, le quali avevano assunto fittiziamente 2.500 braccianti, erano totalmente sconosciute al fisco e avevano evaso oltre 50 milioni di euro.
Sempre seguendo le tracce documentali presenti nella contabilità aziendale e ricostruendo i flussi finanziari di alcune aziende agricole veicolati attraverso il sistema del money transfer, i nostri reparti di


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Ragusa hanno anche svelato una frode commerciale di ampie dimensioni: due società siciliane tra loro collegate, falsificando la documentazione contabile, commerciale e fiscale delle aziende, hanno importato dall'Africa oltre 18 tonnellate di pomodori, destinandoli poi ai mercati nazionali ed europei come pomodorini siciliani.
Un accenno merita anche l'attività della Guardia di finanza finalizzata a presidiare gli spazi doganali con la finalità di intercettare traffici illeciti di prodotti prima ancora che vengano immessi nel circuito commerciale nazionale e internazionale.
Nel porto di Salerno i nostri reparti hanno recentemente sequestrato quasi 100 mila litri di olio destinato parte al mercato interno e parte agli Stati Uniti d'America e al Canada, recante una falsa etichettatura sull'origine e sulla qualità. Non si trattava, come indicato sull'etichetta, di olio extravergine di oliva e, soprattutto, il prodotto non era italiano, bensì spagnolo.
Il gruppo di Napoli nel febbraio 2009 ha sequestrato 80 tonnellate di pomodoro in barattolo, falsamente etichettato come «San Marzano», prodotto inserito nell'elenco ufficiale delle denominazioni protette dell'Unione europea.
Nel settembre 2010, nel porto di Ancona, abbiamo sottoposto a sequestro 63 tonnellate di pasta prodotta in Grecia, che riportava sulle confezioni segni e scritte ingannevoli tali da indurre il consumatore a ritenerla di origine italiana.
Lo scorso giugno, nel porto di Taranto, abbiamo anche intercettato e sottoposto a sequestro oltre 24 tonnellate di formaggio, proveniente da Amburgo e destinato alla Libia, il quale però riportava sulle etichette la denominazione di «mozzarella» e il tricolore italiano unitamente ad altri segni distintivi nazionali, con un disegno degli scavi di Pompei, atti a ingannare il consumatore finale sull'effettiva origine del prodotto.
A corollario di questa versatilità nell'approccio alle diverse manifestazioni illecite, va richiamata un'ulteriore peculiarità operativa delle nostre unità investigative, che sistematicamente riservano attenzione all'individuazione delle disponibilità economiche, finanziarie e patrimoniali dei soggetti coinvolti in condotte o traffici illeciti. La finalità è quella di colpire al cuore le consorterie criminali aggredendo i patrimoni che costituiscono il frutto e il reimpiego delle loro attività delittuose per evitare che le ricchezze indebitamente accumulate possano conseguentemente inquinare l'economia legale.
Applicando le norme che negli ultimi anni hanno esteso anche alla fiscalità, alla contraffazione e alle frodi al bilancio statale e comunitario i poteri speciali che consentono di sequestrare per la successiva confisca i proventi di natura illecita, i reparti del Corpo hanno sottoposto a sequestro patrimoni per un valore complessivo di 1,3 miliardi di euro.
In sostanza, se una delle principali finalità dell'attività criminale è quella di fare soldi, detto in termini molto concreti, la nostra azione mira esattamente ad aggredire quei patrimoni che costituiscono il provento delle attività illecite.
Il descritto carattere trasversale delle manifestazioni di illiceità che contraddistinguono la filiera agroalimentare impone una strategia di contrasto basata anche sulla cooperazione tra tutte le componenti istituzionali impegnate a vario titolo per combattere i fenomeni delinquenziali che si insinuano in tale mercato. Nell'ambito della lotta alla contraffazione si colloca, ad esempio, l'importante collaborazione a carattere interforze realizzata sin dal 2004 presso la Direzione centrale polizia criminale, che si è concretizzato in un sistematico confronto tra gli esperti della Guardia di finanza, dell'Arma dei carabinieri e della Polizia di Stato in un gruppo di lavoro che ha visto anche la partecipazione dell'Associazione nazionale dei comuni d'Italia. Il manuale operativo all'uopo redatto è stato impostato in funzione di un approccio graduale e sistematico alle strategie anticontraffazione, che muovono dalla ricerca dei singoli casi di commercio di prodotti contraffatti nel mercato di sbocco per giungere ad aggredire gli anelli a monte dell'intera filiera del falso.


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Sono state consolidate anche linee di collaborazione con il Ministero dello sviluppo economico nell'ambito in uno specifico protocollo d'intesa stipulato nel 2007 per rafforzare le nostre relazioni informative e operative. La Guardia di finanza, inoltre, unitamente all'Arma dei carabinieri, al Corpo forestale dello Stato e all'Agenzia delle dogane, opera nella prevenzione e repressione delle frodi delle contraffazioni alimentari in concorso con l'Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti alimentari e con i nuclei antisofisticazione dell'Arma dei carabinieri.
È previsto per legge un comitato tecnico cui partecipano tutte queste amministrazioni e che ha il compito di rendere più agevole la concertazione di azioni volte a ottenere una più sinergica lotta alle frodi e un efficace controllo del territorio.
Sul fronte della lotta al lavoro sommerso, invece, nel 2010 il Corpo ha assicurato la propria disponibilità al Ministero del lavoro per contribuire all'attuazione del Piano straordinario di vigilanza per l'agricoltura e l'edilizia nel Mezzogiorno, approvato all'indomani del grave allarme provocato dai noti fatti di Rosarno. Il piano ha previsto l'esecuzione di 20 mila controlli in materia di lavoro nero e irregolare da eseguire in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia nei confronti di imprese operanti nei citati settori, selezionate congiuntamente dai rappresentanti di tutte le istituzioni coinvolte nel corso di riunioni coordinate dal prefetto del capoluogo di regione.
La positiva esperienza maturata nel corso degli interventi ispettivi svolti in quest'ambito ha costituito l'occasione per sviluppare, di comune accordo con il citato Dicastero, nuove forme di coordinamento informativo e operativo tra le unità del Corpo e quelle della Direzione generale dell'attività ispettiva del menzionato Ministero, formalizzate con la stipula di una convenzione nell'ottobre 2010. Sulla base di questo accordo sono stati definiti i canali di raccordo operativo tra i comandi provinciali della Guardia di finanza e le direzioni provinciali del lavoro mediante la riorganizzazione del relativo scambio informativo.
La Guardia di finanza ha consolidato anche le proprie linee di collaborazione con il Ministero della salute, fornendo il proprio contributo alla predisposizione del Piano nazionale integrato dei controlli in materia di sicurezza alimentare e assicurando il necessario flusso informativo per l'attivazione del sistema di allarme rapido attraverso la notifica agli altri Stati membri di eventuali rischi per la salute dei consumatori, il RASFF (Rapid alert system for food and feed).
Per il coordinamento dell'attività di contrasto alle frodi comunitarie è, invece, stato istituito il COLAF (Comitato per la lotta contro le frodi comunitarie), al quale partecipano i rappresentanti di tutte le amministrazioni interessate nella gestione e controllo dei flussi finanziari derivanti dall'Unione europea. Allo scopo di supportare l'attività di questo Comitato istituito nell'ambito del Dipartimento per le politiche comunitarie è stato costituito anche un apposito nucleo della Guardia di finanza, il cui comandante ricopre anche l'incarico di membro permanente del Comitato consultivo per la lotta antifrode della Commissione europea.
Una menzione a parte merita, infine, il supporto operativo fornito dal Corpo all'Autorità garante della concorrenza e del mercato sulla base di quanto stabilito in materia dalla normativa di settore per lo svolgimento di indagini conoscitive di vere e proprie istruttorie finalizzato alla verifica della corretta osservanza delle norme nazionali e comunitarie che fissano il divieto di intese restrittive, abusi di posizione dominante e pratiche commerciali ingannevoli o scorrette. In tale ambito, la Guardia di finanza ha partecipato, tra l'altro, a un'indagine conoscitiva sulla distribuzione alimentare, volta ad analizzare il funzionamento della filiera distributiva del comparto ortofrutticolo, al fine di verificare se le caratteristiche strutturali e organizzative del settore fossero tali da ostacolare, tramite specifiche inefficienze o deficit concorrenziali, una corretta trasmissione


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dei prezzi lungo la catena distributiva. L'indagine, condotta nel 2007, ha riguardato 267 specifiche filiere distributive ed è consistita nella rilevazione dei prezzi e nel riscontro delle modalità di approvvigionamento di cinque tra i principali prodotti ortofrutticoli partendo da un campione di punti vendita al dettaglio e proseguendo a ritroso sino all'ultimo anello della catena, ovvero il produttore.
In particolare, è emerso che l'approvvigionamento diretto presso i produttori da parte dei punti vendita finali è un fenomeno assai limitato e prevalentemente circoscritto agli acquisti effettuati dalla catena e dalla grande distribuzione. All'opposto, è risultata significativa l'incidenza delle filiere caratterizzate da tre o quattro intermediari. Il ricarico medio sul prezzo finale delle 267 filiere osservate è risultato pari al 200 per cento, valore ottenuto come media tra i ricarichi del 77 per cento nel caso della filiera cortissima e di poco meno del 300 per cento nel caso delle filiere più lunghe. È, inoltre, risultato che l'allungamento della filiera tende a ridurre i margini dei produttori e ad aumentare quelli degli intermediari, producendo comunque un aumento dei prezzi per i consumatori finali.
Accingendomi a concludere questo mio intervento, ritengo indispensabile rivolgere uno sguardo al futuro e sottoporre alla Commissione alcune riflessioni. Lo scenario che così sinteticamente ho cercato di delineare vede un settore agroalimentare gravemente insidiato da diverse forme di illegalità con ricadute dannose per l'economia del Paese e svantaggiose per i consumatori. A fronte di questa situazione, l'attenzione della Guardia di finanza è alta e si pone nel solco proficuamente segnato dalle accennate linee di cooperazione interistituzionale, avvalendosi, tra l'altro, di un efficace dispositivo normativo di contrasto messo a punto dal legislatore negli ultimi anni.
La possibilità di aggredire in maniera più penetrante i patrimoni accumulati dalle imprese illecite, le innovazioni introdotte dalla cosiddetta legge Sviluppo anche in materia di contraffazione dei prodotti alimentari, la stretta sul lavoro nero o irregolare apportata dal collegato lavoro dello scorso anno, la recentissima legge in materia di etichettatura dei prodotti e il disegno di legge che risulta in itinere sul reato di caporalato sono tutte iniziative sintomatiche della grande importanza riservata a questa tematica.
Anche sul piano comunitario la sensibilità delle competenti istituzioni dell'Unione europea ha trovato espressione in diversi provvedimenti volti a valorizzare un comparto di mercato peraltro considerato come essenziale nella vita economica e sociale europea.
Sul piano internazionale, al fine di rafforzare maggiormente la tutela dei prodotti europei, soprattutto del made in Italy, fuori dai confini comunitari, sarebbe opportuno valutare la possibilità di estendere ad altri Stati gli accordi convenzionali per lo più di natura bilaterale sottoscritti dall'Unione Europea stessa. Mi riferisco, in particolar modo, agli accordi sottoscritti con la Svizzera e con la Corea del Sud.
Tornando al piano interno, la Guardia di finanza ha avviato due iniziative che riguardano l'implementazione di una piattaforma informatica in materia di contraffazione e l'esecuzione di un progetto in materia di frodi comunitarie. Questi sistemi non sono mere banche dati con funzionalità statistiche, ma strumenti telematici in grado di fornire un supporto per l'attività investigativa attraverso l'elaborazione e la circolarità di elementi informativi utili per indirizzare in maniera mirata l'attività di indagine. In uno di questi casi, il sistema sarà a fattor comune per tutte le forze di polizia nazionali e locali. Sono entrambe iniziative finalizzate dal PON 2007-2013 e, per certi aspetti, vedono il coinvolgimento di tutte le componenti istituzionali impegnate nell'attività di contrasto, non solo polizie, ma anche ministeri, associazioni di categoria, associazioni di consumatori.
Tali progettualità si basano fondamentalmente su tre pilastri: la collaborazione interistituzionale, il perfezionamento dei criteri di analisi e di rischio per l'individuazione


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dei soggetti nei confronti dei quali concentrare l'attenzione delle indagini e la creazione di una piattaforma informativa funzionale per affrontare operativamente i diversi fenomeni illeciti in maniera trasversale. Si tratta proprio di tre direttrici nelle quali come amministrazione crediamo fermamente e che stanno ispirando anche nell'anno in corso la quotidiana attività di servizio di tutti i nostri reparti.
Con questa riflessione concludo e mi auguro di aver contribuito in maniera concreta alla realizzazione degli obiettivi della vostra indagine conoscitiva. Per quanto di mia competenza, posso garantire che il Corpo della Guardia di finanza proseguirà con il massimo impegno e dedizione nella propria missione al fine di garantire livelli di sicurezza e legalità sempre maggiori in linea con gli obiettivi assegnati dall'autorità di Governo per il bene dei cittadini e del Paese. Ringraziamo per l'attenzione e restiamo a disposizione per eventuali domande, precisazioni o approfondimenti.

PRESIDENTE. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti della Guardia di Finanza (vedi allegato).
Do la parola ai deputati che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

TERESIO DELFINO. Devo congratularmi per questa relazione assolutamente imponente anche sotto il profilo della messa a disposizione di dati ed elementi su cui occorrerà certamente riflettere. Vorrei partire proprio dal dato della nostra efficienza molto puntuale, la nostra capacità di far emergere l'illegalità fa sì che ci sia una concentrazione delle frodi nel nostro Paese pari a circa il 38 per cento del totale dei comportamenti illeciti. Sono molto colpito dai dati contenuti nella tabella perché ho guardato, ad esempio, l'1,68 per cento della Germania: gli altri la fanno franca o sono molto più virtuosi di noi? È la prima domanda che vorrei porre perché, davanti a uno scarto di questa natura, certamente non diciamo che ci sia un accanimento della Guardia di finanza contro i nostri produttori agricoli ed agroalimentari. Questo dato, però, suscita in noi delle perplessità, quindi magari inviteremo il Governo a capire come funziona presso gli altri Paesi la lotta contro determinate infrazioni comunitarie, e non mi riferisco solo alla specificità e al valore del made in Italy, che sicuramente è una tentazione molto più forte perché, con la capacità che gli abbiamo dato e con la sua forza di comunicazione, i 60 miliardi di euro dell'Italian sounding rappresentano un dato effettivamente molto significativo.
In secondo luogo, voi avete fornito una tabella limitatamente, almeno per quanto ho sfogliato, ai contributi percepiti in modo irregolare nel nord e in Sicilia: sarebbe possibile, rispetto a questo vostro pregevole lavoro, capire come si distribuisce l'attività di indagine e di contrasto della Guardia di finanza nelle diverse regioni? Mi piacerebbe, infatti, avere un ulteriore spunto di riflessione e di analisi per una collocazione territoriale del fenomeno. Sono sempre dell'avviso, infatti, che non tutte le cose sono uguali, siamo in un Paese molto articolato, quindi bisogna usare, come si suol dire, i pesi buoni e quelli cattivi nel modo corretto rispetto ai fatti che accadono.
Apprezzo moltissimo questi moduli operativi trasversali, la collaborazione interforze, il coordinamento, ma vorrei capire - la lettura mi ha indotto una percezione che potrebbe essere sbagliata - come mai il Corpo forestale non sempre viene citato, nelle pagine dove si parla di questa attività comune, quindi vorrei capire qual è il livello, che mi pare più alto per Guardia di finanza, Carabinieri e Polizia, di cooperazione e coordinamento.
Vorrei porre, infine, due questioni. Vorrei sapere se, rispetto alla molteplicità di illegalità che si manifestano accanto alla pur valida legislazione che lei ha rammentato - bisogna dare atto di alcuni passi compiuti - avreste ulteriori misure da suggerire per dare più efficacia alla vostra attività. Ci sono proposte di carattere normativo e legislativo che il Parlamento potrebbe


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intraprendere per predisporre un corpo legislativo sempre più aderente alle fattispecie del vostro intervento?
Ancora sul piano dell'efficacia per migliorare la vostra già validissima e riconosciuta capacità di intervento, vorrei sapere se gli strumenti e le risorse messe a disposizione, soprattutto sotto il profilo informatico, sono adeguati o, invece, quella piattaforma informatica che dovrebbe essere estesa in materia di frode comunitaria ha bisogno di qualche intervento straordinario del Ministero dell'economia per far sì di recuperare maggiore incisività.

SEBASTIANO FOGLIATO. Ringrazio a livello personale e a nome del gruppo della Lega Nord in Commissione Agricoltura per questa importante relazione, i rappresentanti della Guardia di finanza che ci ha fornito utile materiale nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione del sistema agroalimentare.
Da sempre come movimento politico sosteniamo quest'azione a tutela del nostro made in Italy. Siamo, infatti, un Paese che può vantare alcuni primati nel settore agroalimentare, che spesso viene intaccato da fenomeni come la contraffazione e una serie di illeciti compiuti da persone poco oneste che si infilano all'interno della filiera.
Penso che sia necessaria anche una riflessione politica più attenta riguardo alla nostra industria agroalimentare, che spesso ha realizzato stabilimenti produttivi con finanziamenti comunitari e risorse nazionali e ha poi trasformato prodotti agricoli provenienti da diversi Paesi del mondo, mettendo di fatto la nostra agricoltura in concorrenza diretta con l'agricoltura di Paesi in cui certe regole sulla previdenza e sulla sicurezza sul lavoro non sono ancora state previste.
Il made in Italy ci è invidiato in tutto il mondo, ma a causa dei fenomeni citati si trova in difficoltà, nelle campagne e nella collocazione sul mercato anche per il prezzo divenuto non più remunerativo per il produttore. Una riflessione può essere fatta in particolare sui formaggi e sul latte fresco. Con la produzione di latte fresco che c'è nel nostro Paese per fare i formaggi DOP, infatti, diventa difficile capire se sia sufficiente per alimentare la filiera dei formaggi.
L'azione di Governo svolta nella prima parte della legislatura dal Ministro Zaia era improntata alla tolleranza zero verso questi fenomeni di contraffazione. Avete fatto emergere dati anche sulle frodi comunitarie dove abbiamo il primato delle DOP, ma anche quello delle frodi. Penso che questo dato ci dica che va intensificato e innalzato il livello di guardia sui controlli per la tutela del nostro patrimonio agroalimentare, che è la cosa più importante.
Vi ringrazio per il lavoro che svolgete tutti i giorni. È importante, infatti, che il nostro territorio venga preservato da questi attacchi a causa dell'appeal dei nostri prodotti. A volte non riusciamo a capire come mai dobbiamo ricevere delegazioni o, girando per il territorio, scoprire che non si riesce a vendere un determinato prodotto. Bisogna porsi, quindi, degli interrogativi, e ben vengano maggiori controlli all'interno della filiera agroalimentare che sanzionino chi vi si infiltra in modo fraudolento danneggiando l'intero comparto! Già in passato abbiamo avuto in audizione il Consorzio del Parmigiano Reggiano, del Grana Padano, del prosciutto di Parma e del prosciutto di San Daniele che lamentavano difficoltà con la grande distribuzione organizzata: erano presi a pretesto come prodotti civetta per attirare la gente nei negozi, dove erano continuamente venduti in offerta.
Ringrazio dell'apporto fornito alla nostra indagine sulla situazione del sistema agroalimentare nel nostro Paese. L'esortazione che mi sento di fare è ad andare avanti.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Un ringraziamento veramente sentito va al Corpo della Guardia di finanza per la disponibilità, ma soprattutto per questa magistrale relazione che ci consente di vedere uno spaccato particolarmente interessante che sicuramente in noi susciterà delle


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riflessioni e anche, probabilmente, un'azione legislativa più forte e convinta su come affrontare meglio questo problema. Mi ha colpito moltissimo il dato relativo alle condotte fraudolente: è possibile uniformare la posizione di controllo che utilizza l'Italia rispetto anche alle altre nazioni europee? Non accade per caso che in Italia siamo più fortemente convinti, ed è giusto così, nel contrastare tali comportamenti fraudolenti mentre in altre parti non accade? Anche la percentuale del 38 per cento circa, attribuita all'Italia, è particolarmente rilevante.
Vorrei porre altre due questioni. In primo luogo, esiste un controllo della criminalità organizzata su mercati agricoli, ortofrutticoli in particolare, come quello di Fondi o di Vittoria o anche di altri territori del nord? Avete elementi che quantificano questo fenomeno e lo mettono in luce? Credo, infatti, che tutti ne parlino, ma non so come potremmo avere questo genere di riscontri.
In secondo luogo, a proposito della vicenda della filiera e di come è distribuito il valore, dal 77 al 200 per cento, in effetti quelli che subiscono le conseguenze negative sono agricoltori e produttori. Probabilmente, non aiuta neanche la polverizzazione dell'offerta a fronte di una concentrazione della domanda, e quindi la grande distribuzione ha un peso determinante. Non contesto il dato di questo squilibrio eccessivo quanto come possa accadere che in un Paese democratico, in cui il valore della produzione è sempre stato importante, i produttori siano così soccombenti all'interno di questa filiera.
Mi complimento per come aggredite i patrimoni dei componenti delle associazioni a delinquere. Questo è un fenomeno eccezionale. Sicuramente, il fatto che ci sia un Corpo così convintamente favorevole ad aggredire i patrimoni è una garanzia per tutti i cittadini.
Vorrei ancora chiedere: esiste un mercato fondiario parallelo in Italia? Come è possibile evidenziarlo e cosa può fare la politica, un'istituzione come il Parlamento per tentare di mettere in evidenza questo fenomeno e debellarlo?
Ringrazio e chiedo scusa anche ai colleghi se mi sono dilungato per qualche minuto, ma credo che fosse necessario.

GIOVANNI DIMA. Rivolgo un ringraziamento alla Guardia di finanza per questo notevole contributo. Rivolgerò innanzitutto una serie di domande per meglio comprendere il dato statistico-informativo che ci avete fornito e farò poi qualche considerazione di carattere più politico.
Vorrei, per esempio, chiedere a coloro che hanno riepilogato i dati - vorrei capire l'ordine di misura - se il 38 per cento circa rispetto al totale delle frodi della Comunità europea che coinvolge il nostro Paese è relativo al rapporto europeo o ai fondi erogati per l'Italia? Questa differenziazione può far variare notevolmente l'incidenza delle frodi.
Non vuole essere un elemento di pignoleria, ma dall'elenco dei Paesi manca la Grecia, solitamente una di quelle nazioni che, insieme all'Italia, passano nell'immaginario collettivo europeo tra le prime nazioni che frodano la Comunità europea: non sono disponibili i dati oppure sono talmente sconvolgenti - la mia è una battuta - per averli a disposizione? Mancherebbe anche il dato relativo al ventisettesimo Paese europeo.
Accanto a questa domanda vorrei fare una battuta: come non mai, caro collega Fogliato, nella distribuzione territoriale delle frodi l'estremo sud equivale all'estremo nord? Infatti, se ho capito bene, il riepilogo del totale delle frodi su base regionale e territoriale riportato alla pagina 5 dell'allegato descrive la medesima concentrazione (con il colore blu) sia all'estremo nord sia all'estremo sud del Paese.
Faccio un'ulteriore puntualizzazione, e scusate se posso apparire anche in questa circostanza un po' pignolo: perché, sempre a pagina 5 dell'allegato, la Puglia non è colorata di blu con volume pari a 9,352 milioni di euro mentre la Campania, che ha il volume molto più contenuto di 1,582 milioni di euro, è colorata di blu? C'è stata


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una distrazione o c'è da capire meglio come viene operata la valutazione di merito?
Con riferimento ai dati che ho potuto leggere riguardo al lavoro nero (che è uno degli aspetti che questa Commissione ha tenuto fortemente in considerazione in questi ultimi mesi, tant'è vero che questo tipo di indagine muove soprattutto dall'esigenza di monitorare il lavoro nero), voi ci parlate del 5,7 per cento di lavoratori in nero su un totale di circa 18.500, quindi 1.000 lavoratori in nero: rispetto alle altre categorie l'agricoltura è al primo posto oppure non siamo in grado di sapere qual è il rapporto tra i vari settori produttivi, come commercio, industria e artigianato? Questo dato sarebbe interessante per capire e studiare meglio il fenomeno.
Se tutto ciò ha un senso, arrivo su questo punto a una conclusione, e cioè che alla fine, nonostante i limiti, le insufficienze della tenuta sociale degli agricoltori in Italia, il lavoro nero, se questo dato è consolidato, non incide in modo evidente rispetto ad altri settori. Questo significa che, accanto alla valutazione drammatica, di cui avete parlato nella relazione, di Rosarno, non c'è una forte presenza di lavoro nero in agricoltura e sarebbe interessante sapere se siamo in grado di ottenere anche una tabella di carattere regionale per capire se ci sono differenze tra regione e regione.
Mi limito a sollevare un'ultima questione: cosa significa il dato evidentissimo degli ortaggi circa il quantitativo degli alimenti sequestrato dal Corpo nelle annualità 2008-2010 per quanto riguarda le contraffazioni? Gli ortaggi sono solitamente prodotti freschi: di che tipo di contraffazione si tratta? Generalmente, la contraffazione è fatta su prodotti trasformati, olio, vino, un aspetto anche qui citato. Quando parliamo di vini e spumanti, infatti, troviamo proprio questa voce ampiamente al primo posto. Caro Nicodemo, noi che siamo calabresi sappiamo, ad esempio, che spesso è accaduto, lo cito perché è noto alla cronaca non solo della Guardia di finanza, ma di questo intero Paese, che il mercato di Fondi fosse il luogo della triangolazione delle clementine, che erano spacciate come prodotto calabrese o siciliano, ma erano di provenienza nordafricana o spagnola. Se il dato è riferito a questo tipo di triangolazione ha un senso, altrimenti vorrei capire meglio.
Mi fermo qui sulla valutazione dei flussi numerici e statistici per chiedere, come hanno già fatto i colleghi che mi hanno preceduto: in che misura la legislazione nazionale può intervenire e come le regioni con il coordinamento nazionale possono contribuire a una valorizzazione più complessiva del settore?

PRESIDENTE. Intanto, se mi è consentito, esprimerei davvero i complimenti per l'approfondita relazione e per le utili sollecitazioni che sono già in sé straordinariamente stimolanti, come è stato testimoniato dalle domande che i colleghi hanno voluto rivolgervi. Il merito di una relazione così approfondita comporta anche la necessità, ovviamente, di valutarla e approfondirla, quindi ci riserviamo anche, laddove fosse necessario, ulteriori sollecitazioni.
Mi permetterei soltanto di sottolineare due questione, già poste dai colleghi. Sarei interessato ad una vostra considerazione sull'attendibilità del dato offerto alla nostra valutazione rispetto alla distribuzione delle frodi comunitarie, con l'incidenza per Stato membro. Questo dato, come è stato da più parti rilevato, indica l'Italia campione delle frodi. Vorremmo capire se questa è la misura dell'eccellenza del sistema dei controlli, se è la misura del vostro esercizio straordinario nell'individuare puntualmente frodi e quant'altro, e se tale sistema è articolato in forme diverse Paese per Paese.
Gradirei una vostra considerazione anche a proposito delle indebite percezioni di erogazione rilevate regione per regione, laddove, rispetto alla vulgata comune di un Mezzogiorno tendenzialmente più incline a indebite percezioni, i dati che appaiono ci indicano un'Italia diversa.
Do la parola ai nostri ospiti per la replica.


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FABRIZIO MARTINELLI, Capo dell'Ufficio tutela uscite e mercati del III Reparto operazioni del Comando generale della Guardia di finanza. Per quanto possibile cercherò di rispondere in questa sede ai quesiti posti. Eventualmente, potremo fornirvi anche un contributo successivamente per iscritto, nel quale approfondiamo alcuni aspetti di interesse della Commissione. In ogni caso, siamo a Roma, quindi siamo sempre disponibili.
Vengo nell'immediato a qualche precisazione. Partirei dal dato delle frodi comunitarie citato da più di qualche onorevole membro di questa Commissione. La tabella che vedete riportata a pagina 3 dell'allegato è estratta tal quale da un rapporto sulle frodi 2009 della Commissione europea, quindi non ci eravamo accorti che mancasse qualche Stato membro. Le percentuali qui rappresentate descrivono l'incidenza delle irregolarità rispetto al totale delle frodi comunitarie registrate nel 2009 nell'ambito dell'intera Unione europea. Qui si parte dal numero delle irregolarità riscontrate in tutti i Paesi dell'Unione europea, dove l'Italia rappresenta il 38,59 per cento. Nell'immediato questo può portare a dire che l'Italia è il Paese delle frodi, però da qualche anno a questa parte, essendo sempre additati come il Paese delle frodi, grazie anche alla attività svolta in questo senso dal Dipartimento per le politiche comunitarie e dal nostro nucleo che ha sede presso quel Dipartimento, abbiamo cercato di far prendere consapevolezza alle istituzioni europee dell'efficacia del nostro sistema di controllo. L'individuazione di queste irregolarità, beninteso, non derivano solo da attività della Guardia di finanza, ma anche dei Carabinieri, dell'AGEA, del Corpo forestale, di tutte le istituzioni che sono a vario titolo impegnate in questo settore.
Parlando per Guardia di finanza, posso dire che nel panorama comunitario rappresentiamo un unicum. Non esistono altri Paesi che abbiano una polizia economico-finanziaria organizzata come la Guardia di finanza che, quando affronta il problema delle frodi comunitarie, lo fa utilizzando quegli stessi sistemi e metodi che tradizionalmente usa nella lotta all'evasione fiscale. Questo è un po' il nostro core business, ormai consolidato negli anni. L'approccio a questo problema avviene, innanzitutto, con una programmazione annuale. Il comando generale decide quante risorse minimali dedicare a questo settore e provvede anche a ripartire i programmi di lavoro tra tutte le regioni italiane.
I reparti speciali che affiancano il comando generale svolgono attività di analisi di rischio, che si traducono in progetti, ovvero attività nelle quali viene disciplinata un'azione di servizio che, a partire da un'analisi normativa e di risultanze, propone ai reparti un determinato complesso strutturato e sistematico di attività. Ho citato, ad esempio, nella relazione, il progetto «Athena»: centralizzando l'analisi sui beneficiari di finanziamenti comunitari e i condannati per associazione di stampo mafioso, laddove i dati coincidano, vengono sviluppate ulteriori attività di approfondimento e di affinamento dell'attività di analisi di rischio e si giunge a isolare un certo numero di posizioni che si ritiene meritevoli di essere verificate e si propongono all'attenzione dei reparti operativi.
Allo stesso modo, il progetto «Fauno» riguardava le percezioni delle indennità di disoccupazione dell'INPS. Anche in questo caso c'è stata un'analisi complessiva su datori di lavoro, dichiarazioni rese all'INPS, storia delle società che presentavano gli elenchi di tutti questi assunti, incrocio di dati dal punto di vista fiscale. Tutto questo porta anche alla scoperta di frodi comunitarie. Quando andiamo presso una contribuente, una società, il nostro approccio non è necessariamente solo quello unisettoriale della verifica fiscale: non accade infatti che, se scopriamo che una società ha beneficiato di un finanziamento illecito, non ce ne occupiamo. Questo comporta anche che le modalità di sviluppo e di origine di un servizio possono essere molto diverse. Ho citato l'esempio dei pomodori provenienti dall'Africa e spacciati come italiani. Si tratta di un traffico illecito scoperto partendo da un'attività di antiriciclaggio condotta


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nei confronti di money transfer, in un controllo effettuato quindi per tutt'altra finalità: il fatto che si registrassero con una certa regolarità delle rimesse con movimentazione di contanti in capo a soggetti di origine nordafricana ha portato alla scoperta della frode. Si intende anche questo quando si parla di trasversalità: partire da un settore e arrivare a un altro.
La descritta complessità che riguarda sia la nostra organizzazione che la programmazione dell'attività operativa ci porta a dire - come è stato riconosciuto dallo stesso Parlamento europeo l'anno scorso, ma anche dalla Commissione bilancio del Parlamento europeo, che qualche mese fa è venuta in visita a Roma e ha audito, tra gli altri, anche la Guardia di finanza - che l'Italia dispone di un dispositivo di controllo particolarmente efficace.
Forse qui si impone una precisazione ulteriore. Quando si parla di irregolarità per Stato membro vengono conteggiate anche tutte le irregolarità che non sono frode vera a e propria. È pur vero che, purtroppo, da anni il nostro Paese vanta una primazia in questo settore, ma registra anche, al tempo stesso, una piena consapevolezza delle problematiche con le quali ci confrontiamo e la presenza del dispositivo che riteniamo adeguato, compatibilmente con le risorse di mezzi, per contrastare questo tipo di fenomeni che riguardano tutto il Paese.
I colori utilizzati nell'allegato alla relazione servono solo a dare un'idea esemplificativa. I fenomeni illeciti riguardano tutto il Paese e come tale cerchiamo di affrontare il problema, con le peculiarità e le specificità, però, presenti in ogni regione.
Anche a livello più generale di presenza e distribuzione dell'attività ispettiva della Guardia di finanza all'interno del territorio nazionale, la nostra programmazione tiene conto di molteplici parametri. Si tratta di un'attività abbastanza complessa. Contano, innanzitutto, il numero delle partite IVA presenti in ogni regione, i settori in cui sono suddivise queste partite IVA, la tipologia di attività economica presente nella regione, le risultanze delle attività degli anni precedenti. Analizzando tutti questi dati si cerca anche di diversificare l'azione svolta per renderla più possibile aderente alle manifestazioni concrete di illiceità o di evasione che si manifestano in ogni singola regione.
Per quanto riguarda la cooperazione con le altre forze di polizia e, in particolar modo, con il Corpo forestale dello Stato, non registriamo problemi di sovrapposizioni o di concorrenza. Questo dell'agroalimentare è, piuttosto, un settore nel quale svolgiamo anche attività congiunte, su piani di azione coordinati spesso anche sotto l'egida del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e dell'Ispettorato centrale per il controllo della qualità: intorno a un tavolo, tutti insieme, si preparano dei piani d'azione di controllo che prevedono anche accessi congiunti presso gli operatori. Un accesso congiunto, ovviamente, della Guardia di finanza e della Forestale, come di fatto avviene, permette agli agenti della Forestale di occuparsi degli aspetti di loro competenza, e a noi di occuparci degli aspetti contabili, amministrativi, di ricostruzione documentale e sinergicamente di effettuare un controllo a tutto tondo.
I miei collaboratori mi dicono che la Puglia è considerata nel 42 per cento, nella tabella che vi abbiamo proposto, e quindi è colorata erroneamente a pagina 5, però anche qui ripeto che, per esempio, nel mondo delle frodi comunitarie, nel mondo dei finanziamenti, non esiste un confine di regione. In altri settori, che non sono proprio quelli dell'agricoltura, assistiamo a società di qualunque regione che istituiscono nuove sedi operative al sud o costituiscono lo stesso nuove società per avere accesso a finanziamenti riservati alle regione che rientrano nel cosiddetto Obiettivo convergenza e quindi godono di maggiori finanziamenti, proprio per cercare di sfruttare queste possibilità. C'è chi lo fa


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nella piena liceità, chi per scopi del tutto fraudolenti.
Faccio un'ultima precisazione. È chiaro che, se potessimo contare su maggiori risorse umane e finanziarie, saremmo molto contenti, però, per quanto riguarda in special modo gli strumenti informatici citati, le due iniziative cui ho fatto cenno sono finanziate dal PON 2007-2013 proprio per consentirci il rafforzamento delle dotazioni informatiche, ma anche per lo sviluppo di nuove tecnologie che siano dedicate in modo particolare all'attività antifrode del settore della contraffazione e dei finanziamenti comunitari.

PRESIDENTE. Veramente grazie per il prezioso lavoro che avete offerto alla nostra valutazione.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,20.

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