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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione XIII
13.
Mercoledì 30 marzo 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Russo Paolo, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SITUAZIONE DEL SISTEMA AGROALIMENTARE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AI FENOMENI DI ILLEGALITÀ CHE INCIDONO SUL SUO FUNZIONAMENTO E SUL SUO SVILUPPO

Audizione del prefetto Nicola Izzo, vice direttore generale della pubblica sicurezza vicario, autorità di gestione del Programma Operativo Nazionale (PON) Sicurezza per lo sviluppo - Obiettivo Convergenza 2007-2013:

Russo Paolo, Presidente ... 3 8 12 13 14 16
Beccalossi Viviana (PdL) ... 12 14
Cuomo Antonio (PD) ... 7 11
Delfino Teresio (UdC) ... 10
Fiorio Massimo (PD) ... 11
Fogliato Sebastiano (LNP) ... 10 14
Izzo Nicola, Vice direttore generale della pubblica sicurezza vicario, autorità di gestione del Programma Operativo Nazionale (PON) Sicurezza per lo sviluppo - Obiettivo Convergenza 2007-2013 ... 3 7 9 14
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD) ... 8 13
Servodio Giuseppina (PD) ... 11
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IR; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 30 marzo 2011


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO

La seduta comincia alle 14.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del prefetto Nicola Izzo, vice direttore generale della pubblica sicurezza vicario, autorità di gestione del Programma Operativo Nazionale (PON) Sicurezza per lo sviluppo - Obiettivo Convergenza 2007-2013.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione del sistema agroalimentare, con particolare riferimento ai fenomeni di illegalità che incidono sul suo funzionamento e sul suo sviluppo, l'audizione del prefetto Nicola Izzo, vice direttore generale della pubblica sicurezza vicario, autorità di gestione del Programma Operativo Nazionale (PON) Sicurezza per lo sviluppo - Obiettivo Convergenza 2007-2013.
Ringrazio il prefetto Izzo per aver prontamente accolto il nostro invito insieme ai suoi collaboratori, il vice prefetto dottoressa Lodovica De Caro, direttrice della segreteria tecnica del Programma operativo nazionale, la dottoressa Caterina Sensenhauser, supporto esterno al Programma operativo nazionale, e la dottoressa Teresa Bifulco, vice questore aggiunto della Polizia di Stato.
Do subito la parola al prefetto Izzo. A conclusione del suo intervento potranno far seguito eventuali interventi dei colleghi e la replica del prefetto.

NICOLA IZZO, Vice direttore generale della pubblica sicurezza vicario, autorità di gestione del Programma Operativo Nazionale (PON) Sicurezza per lo sviluppo - Obiettivo Convergenza 2007-2013. Presidente, intendo innanzitutto ringraziare lei e tutti gli onorevoli componenti della Commissione per aver voluto ascoltare anche l'autorità di gestione del Programma operativo nazionale della sicurezza nell'indagine conoscitiva sulla situazione agroalimentare nel Paese. Non posso non ricordare, però, di essere anche il vice capo vicario della Polizia e, conseguentemente, farò una brevissima premessa sul sistema criminogeno che affligge anche il settore agricolo.
Al di là delle fattispecie tipiche ormai, in gran parte superate, di reati come l'abigeato, i furti di attrezzature e altro, oggi ci sono attività delittuose di più ampia ambizione, nel caso di specie racket, riciclaggio, frodi alimentari comunitarie e, soprattutto, sfruttamento della manodopera immigrata clandestina e non. Esiste anche una preoccupazione, benché non allarmante al momento, per le nuove frontiere del crimine. Mi riferisco, in particolare, al bioterrorismo nell'agricoltura. Non è esente il fenomeno dell'Italian sounding per la contraffazione delle merci alimentari del made in Italy e, comunque, di prodotti di grande notorietà per quanto riguarda il settore agroalimentare italiano, che certamente rappresenta un'eccellenza


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mondiale. Ultima, ma non ultima, è tutta l'attività criminale che si svolge tradizionalmente intorno ai mercati ortofrutticoli per quel che riguarda in modo particolare la trasposizione nel racket, nell'assunzione coatta di fornitori e personale.
Venendo al Programma operativo nazionale, anche l'impiego dei fondi non sfugge agli appetiti criminogeni che affliggono il resto del settore agricolo, specialmente per quanto attiene alla capacità e volontà di insinuarsi nei vari step in cui il Programma si svolge (finanziamenti, presentazione dei progetti, gare d'appalto). Anche in ragione di ciò il Programma ha dovuto dotarsi in itinere di una modalità di gestione estremamente complessa per salvaguardare gli investimenti, per rispondere alle regole che la Commissione impone nella gestione dei fondi e per i pregnanti e significativi sistemi di controllo di cui il Programma dispone proprio per assicurare una maggiore trasparenza e linearità nella gestione dei fondi. Devo aggiungere che il Programma non ha nella sua mission le aree rurali, per cui soltanto in maniera molto incidentale vedremo come il nostro intervento può riguardare il mondo dell'agricoltura.
Il Programma 2007-2013 ha nelle sue linee strategiche di sviluppo concordate con l'Unione europea la competitività, l'occupazione e l'inclusione sociale. Questi sono gli obiettivi generali, ripartiti in tre diversi assi: l'asse 1 (per la sicurezza e la libertà di impresa, in modo particolare l'economia imprenditoriale); l'asse 2 (per la diffusione della legalità e della giustizia per i cittadini e, soprattutto, per una linea specifica nella gestione dell'impatto migratorio); l'asse 3 (per l'assistenza e la comunicazione) - di cui parleremo pochissimo -, come momento di supporto all'autorità di gestione di diffusione di ciò che facciamo.
La dotazione complessiva è, per l'arco di tempo 2007-2013, di circa 1 miliardo e 258 milioni di euro. Il Programma si sviluppa con strategie ben individuate all'interno dei primi due assi, di cui uno prevalentemente a contenuto tecnologico, l'altro prevalentemente a contenuto sociale.
Il primo asse ha una dotazione di 573 milioni di euro e si suddivide in cinque obiettivi, che riguardano segnatamente: il miglioramento delle condizioni di controllo del territorio; il controllo del territorio applicato alle vie di comunicazione; la tutela dell'ambiente; la lotta alla contraffazione; la formazione integrata degli operatori di polizia. Si tratta prevalentemente di una gestione che riguarda le forze di sicurezza del Paese lato sensu in quanto tutti e cinque gli obiettivi sono gestiti, come vedremo, pressoché a livello centrale essendo le amministrazioni a gestire questi progetti.
L'asse 2 ha una dotazione di 538 milioni di euro e ha una forte connotazione sociale. Suo obiettivo è, infatti, la gestione dell'impatto migratorio. Esiste un'apposita linea di programma che prevede azioni volte a migliorare le condizioni di presenza e di integrazione per l'immigrazione regolare. Parliamo, infatti, esclusivamente di immigrazione regolare, non avendo nessuna altra competenza per quanto riguarda il mondo dell'immigrazione.
L'obiettivo 2.2 tratta della tutela del lavoro regolare; l'obiettivo 2.3 della trasparenza negli appalti pubblici; l'obiettivo 2.4 del contrasto a racket e usura. Qui si comincia a vedere il primo intervento nell'ambito della gestione anche delle authority in quanto l'obiettivo 2.4 fa capo all'Autorità antiracket e antiusura, portatore dei progetti presentati. L'obiettivo 2.5 attiene al recupero dei beni confiscati e anche in questo caso il riferimento è l'Agenzia nazionale che, nell'ambito del programma, ha un suo responsabile di obiettivo per seguire tutte le progettualità che si innestano nei beni confiscati. L'obiettivo 2.6 riguarda il recupero delle categorie a rischio di devianza; il 2.7 il miglioramento dell'efficienza e della trasparenza della pubblica amministrazione; il 2.8 il recupero alla legalità delle aree urbane. Sottolineo l'espressione «recupero alla legalità» perché per il recupero delle aree urbane, data la dotazione economica


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di cui dispone l'asse, forse non faremmo che una piccola stradina e nulla di più, mentre in questo caso si tratta esclusivamente di intervenire in azioni che possono portare un miglioramento della gestione dell'area sulla quale viene presentato il progetto. L'obiettivo 2.9 riguarda la formazione integrata degli operatori della sicurezza, nel senso più ampio di mediatori culturali, corsi per dipendenti degli enti locali per la conoscenza delle modalità di gestione degli appalti e tutto ciò che può concorrere a fare legalità.
L'asse 2, come dicevo, si connota per questa sua fisionomia particolare del voler fare legalità, e quindi, interviene pesantemente nel settore sociale.
L'asse 3 ha, invece, tre obiettivi che riguardano prevalentemente assistenza tecnica, studi e comunicazione. Tutto questo patrimonio di risorse e obiettivi è gestito attraverso una governance di indirizzo e di partecipazione, costituita dal Comitato di indirizzo e attuazione, di cui fanno parte, oltre alla struttura dell'autorità di gestione, anche i rappresentanti delle quattro regioni obiettivo, l'Associazione nazionale dei comuni italiani, l'Associazione delle province italiane e i prefetti coordinatori, che si identificano nei cinque prefetti dei capoluoghi di regione in quanto la Sicilia è stata sdoppiata in due parti tra Catania e Palermo.
Quest'organismo serve a confrontare gli investimenti del Programma Operativo Nazionale (PON) con gli investimenti del Programma Operativo Regionale (POR) per evitare accavallamenti e cercare tutte le sinergie possibili per l'impiego di queste risorse. Secondo e più pregnante momento di indirizzo è il Comitato di sorveglianza, di cui fa parte anche la Commissione, in cui sono presenti tutti i responsabili dei ministeri che hanno compartecipazione all'interno del Programma, segnatamente il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero dell'economia e delle finanze, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Dipartimento delle pari opportunità, il Ministero della giustizia, i prefetti del territorio, che coordinano le attività sul territorio del programma, e alcune associazioni datoriali in quanto individuate dal CNEL come rappresentative e destinate a essere presenti all'interno del Comitato di sorveglianza. Tale Comitato vigila sull'efficacia e la qualità dell'attuazione del Programma.
Si aggiungono due organismi di partecipazione, il più allargati possibile a tutto il partenariato socioeconomico a livello sia centrale sia periferico. Si tratta di una novità di questo Programma. È, infatti, la prima volta che nell'ambito delle cinque prefetture coordinatrici è creato anche un tavolo del partenariato periferico a composizione mista. Non tutti i tavoli di partenariato delle cinque realtà sono omogenei poiché la scelta ricade sui fenomeni più rappresentativi e degni di consultazione nell'ambito delle iniziative territoriali del Programma.
Venendo alla governance, ovvero a chi gestisce materialmente tutto il processo di realizzazione, l'autorità di gestione è individuata nella carica, non nella persona, quindi il vice capo vicario della Polizia è l'autorità di gestione del Programma operativo sicurezza affidato al Ministero dell'interno, è responsabile dell'andamento e della conformità dell'iniziativa, presiede tutti gli organismi collegiali di indirizzo e riferisce alla Commissione l'esecuzione del Programma. È affiancata in questa attività da due referenti, uno conoscitivo, che per lo più coordina i processi più complessi e i riferimenti alla Commissione, e uno per l'attuazione, che verifica materialmente, ovviamente a campione, le realizzazioni per far sì che non solo i progetti presentati vengano attuati nei tempi, ma seguano nella loro attuazione la finalità presentata senza subire diversioni.
L'autorità di gestione è affiancata da una segreteria tecnica amministrativa, che è il cuore dell'attività del Programma in quanto provvede non soltanto all'istruttoria di tutti i progetti per far sì che ci sia conformità rispetto a quanto presentato, ma si interessa anche della verifica di tutti i pagamenti attraverso un apposito ufficio in ragione della gestione centralizzata. Gli organi che beneficiano dei progetti trasmettono,


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infatti, le fatture per far sì che siano pagate attraverso la segreteria dell'ufficio pagamenti, che inoltra per il pagamento operativo all'Ispettorato generale per i rapporti finanziari con l'unione europea (IGRUE) il quantum da corrispondere.
Esistono, inoltre, un ufficio controlli di primo livello, a conferma di quanto dicevo in premessa di una gestione molto controllata e parcellizzata nell'attività di controllo nei diversi step, un ufficio contratti, che sopperisce solo alla contrattualistica per gli enti che non hanno capacità contrattuale propria.
Dall'autorità di gestione discendono tre responsabili di asse, i coordinatori dei diversi obiettivi, e sono previsti diciassette responsabili di obiettivo, che sono l'interfaccia di coloro che presentano i progetti e beneficiano dell'attuazione, curano l'andamento delle procedure dell'avanzamento finanziario e procedurale dei singoli progetti e approvano i contratti. La responsabilità primaria per la conclusione della procedura acquisitiva di qualsiasi bene o servizio passa, dunque, per l'autorizzazione finale del responsabile di obiettivo.
I responsabili di progetto sono coloro che materialmente redigono, presentano e seguono il progetto, beneficiari sono coloro che beneficiano del progetto in quanto fruitori finali dell'iniziativa finanziaria.
Tutte questi progetti affluiscono alla fine a un Comitato di valutazione, composto dai responsabili di asse e dai responsabili di obiettivo, relatori dei singoli progetti, presente l'autorità di gestione che, a seguito di una'esposizione del progetto, ne autorizza il finanziamento. Autorizzato il finanziamento, il beneficiario, ricevuto il decreto, dispone da quel momento delle risorse per realizzare il progetto presentato.
Quanto ai controlli successivi, c'è una governance di controllo effettuato dall'autorità di certificazione, che cioè verifica la congruità della documentazione presentata, la rispondenza e l'autenticità, come collaudi e fatture, e certifica il pagamento alla Commissione che l'Ispettorato generale per i rapporti finanziari con l'unione europea (IGRUE) ha già erogato. Esiste, inoltre, un'autorità di audit, che è il secondo controllore, che vigila solo su filoni scelti autonomamente per le procedure adottate, per la contrattualistica, per l'approvazione e per la rispondenza della finalità del progetto al programma nel suo assieme.
Abbiamo diviso i progetti in due grandi categorie: progetti di sistema, presentati dalle amministrazioni centrali, gestiti direttamente dagli apparati pubblici, ministeri o articolazioni dei ministeri, Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di finanza, e progetti territoriali, che possono essere presentati dagli enti del territorio (in questo programma possono essere presentati da regioni, province e comuni). Coloro che vogliono presentare progetti, come cooperative, associazioni e altro, devono far capo esclusivamente a questi tre enti territoriali. Questo è necessario perché il Programma, come si sa, eroga il finanziamento ma non assicura la prosecuzione dell'iniziativa, quindi serve chi si impegni materialmente e patrimonialmente per la continuazione dell'iniziativa nei cinque anni successivi al finanziamento.
Mi sono permesso di far pervenire a tutti i componenti della Commissione un supporto magnetico con le slide riassuntive di presentazione del Programma di cui questa è una sintesi. La procedura di selezione delle due tipologie di progetti vede il soggetto proponente in entrambi. Per quanto concerne i progetti a valenza di sistema, arrivano direttamente alla segreteria tecnica, che li istruisce, vanno al responsabile di obiettivo, che fa da referente, indi al Comitato per l'approvazione. I progetti del territorio, invece, proprio perché sono impostati sul criterio di un equilibrio anche economico tra le diverse regioni e politico-sostanziale nell'ambito delle diverse province, in modo che un po' dappertutto avvengano le erogazioni delle risorse, hanno due filtri territoriali: uno del prefetto della provincia, che lo valida, e uno del prefetto della regione che, in relazione alla capienza economica data alle quattro regioni - non abbiamo fatto


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altro che trasporre la percentuale CIPE per quanto riguarda l'assegnazione delle risorse - e sentito il tavolo territoriale del partenariato, lo invia alla segreteria tecnica per riaccordarsi in seguito in quel processo che abbiamo già visto e che porta all'erogazione del finanziamento.
Allo stato attuale, quindi, i progetti finanziati sono 171, di cui 64 progetti di sistema delle amministrazioni centrali e 107 progetti che riguardano il territorio. Della dotazione finanziaria della spesa di 1,158 miliardi di euro, a oggi sono stati assegnati, 716 milioni di euro. Come si vede, ci sono ancora 400 milioni di euro da destinare per lo più a progetti dell'asse 2. L'asse 1, infatti, quello gestito prevalentemente da progetti centrali, ha quasi esaurito la sua capienza. Resta molto, invece, sull'asse 2, che è quello che, come vedremo, presenta le maggiori criticità.
Le risorse impegnate a oggi, cioè quelle che obiettivamente si sono già concluse con le procedure contrattuali, riguardano 396 milioni di euro; i pagamenti effettuati sono 185 milioni di euro. Si tratta di un lavorio estremamente complesso. A fronte, infatti, di un'erogazione di 700 milioni di euro, è già stato impegnato il 65 per cento. Per il resto, sono ancora in corso tutte le procedure contrattuali per impegnare le risorse necessarie.
I 185 milioni di euro, che rappresentano ancora una percentuale più bassa, sono quasi tutti attestati sull'asse 1.

ANTONIO CUOMO. Il discorso è relativo a quali anni?

NICOLA IZZO, Vice direttore generale della pubblica sicurezza vicario, autorità di gestione del Programma Operativo Nazionale (PON) Sicurezza per lo sviluppo - Obiettivo Convergenza 2007-2013. Il Programma Operativo Nazionale è afflitto dalla spada di Damocle del cosiddetto N 2, ossia la quantità di spesa che dobbiamo produrre due anni dopo l'inizio: mentre fino al 2010 abbiamo superato la soglia, per il 2011 dobbiamo ancora colmare 100 milioni di euro di spesa. Mi conforta, però, il fatto che questo è il Programma più avanzato in assoluto rispetto anche agli altri fondi europei. Rischiamo, quindi, meno di altri di incorrere in problemi di definanziamento.
Vengo alla parte che forse può essere più interessante per questa Commissione e che definirei il PON dell'agricoltura. Sono previste alcune iniziative che possiamo definire quasi dedicate al settore. Mi riferisco a ciò che è stato fatto prima dei disordini del 2010 per Rosarno, dove abbiamo finanziato per 2 milioni di euro il recupero di un bene confiscato da destinare a una casa di accoglienza per i migranti e a un progetto effettuato con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per il monitoraggio, interno al territorio delle quattro regioni, degli impiegati in agricoltura, del loro rapporto con i datori di lavoro, delle norme che vengono applicate al settore e anche per le condizioni di ricettività. Si tratta di un progetto che sta portando avanti il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali attraverso una realizzazione in house da parte dell'INEA.
Esistono altri progetti che considero a cavallo tra le esigenze generali e quelle del mondo agricolo. Parlo, in modo particolare, dei 34 interventi per il miglioramento dell'impatto migratorio, centri polifunzionali volti all'inclusione e al supporto dell'immigrazione per località come Somma Vesuviana, Battipaglia, Pachino e Canosa, prevalentemente orientati verso quella parte del mondo dell'immigrazione dedicato al lavoro in settori agricoli.
Viene inoltre sviluppato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali un altro progetto che riguarda l'emersione del lavoro sommerso e le attività di controllo e monitoraggio volte anche a orientare il sistema della vigilanza e del controllo effettuato sui lavoratori in agricoltura.
È previsto, infine, l'utilizzo dei beni confiscati. Dei 27 progetti, 7 sono destinati al settore agricolo in quanto alcuni riguardano il turismo sociale, altri l'agriturismo, altri ancora centri di produzione agricola su beni confiscati. La stessa Corleone è


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stata ed è destinataria di progetti per il riutilizzo legale di terreni agricoli confiscati ai complessi criminali.
Credo di aver inviato un invito a tutti, ma segnalo anche in questa circostanza l'iniziativa di Vinitaly, dove presenteremo un vino prodotto su un bene confiscato alla criminalità organizzata da una cooperativa locale nell'ambito dello stand del Ministero dell'agricoltura. Il PON sarà presente proprio per dimostrare che anche su beni confiscati all'attività criminale possono essere sviluppati dei percorsi virtuosi che possono portare a una redditività del bene, ma soprattutto a creare occupazione in aree particolarmente martoriate da questi fenomeni.
Le difficoltà del Programma si possono riassumere essenzialmente nella regola della sostenibilità. Noi eroghiamo il finanziamento, ma l'impegno a proseguire la gestione del progetto è molto difficile da reperire, quindi molte volte le iniziative si arenano sulla scarsa disponibilità dei proponenti ad assumersi la responsabilità dell'ulteriore gestione dei progetti. Si tratta, in particolare, della difficoltà della progettualità dei comuni piccoli. Infatti, essendo molto complessa la macchina che porta alla presentazione e alla realizzazione del progetto, pur avendo dato quel po' di assistenza che possiamo - speriamo sempre di poter meglio coinvolgere gli enti territoriali non soltanto nel PON sicurezza, ma in tutti i programmi in modo da avere un momento di formazione del personale - le difficoltà nei piccoli comuni restano, per cui vanno seguìti passo passo.
In particolare, credo di dover segnalare a questa Commissione lo scarso interesse dei comuni a intraprendere percorsi su progetti che riguardano beni agricoli. Infatti, se non sono sostenuti da cooperative che vogliono impegnarsi, i comuni non hanno una grande disponibilità a presentare progetti su questo settore. Mai occasione quindi, è più propizia di questa per segnalare l'esigenza che anche la politica si interessi a questo particolare argomento.
Credo di essere rimasto nei tempi. Ringrazio tutti per l'attenzione prestata.

PRESIDENTE. Le criticità espresse, se capisco, sono sul sistema a regime, nel senso che una delle questioni è come rendere ordinario un intervento che, ovviamente, non ha il carattere della ordinarietà. Nei giorni scorsi e anche ieri abbiamo ascoltato, per esempio, la Guardia di finanza, che ci ha detto di avere utilizzato questo strumento per implementare la piattaforma per la lotta alle contraffazioni. Oggi viene un'ulteriore sollecitazione a far sì che le amministrazioni comunali si facciano parte diligente perché insieme alle organizzazioni, e non potrebbe essere diversamente, partecipino direttamente a iniziative gestionali per il sistema a regime.
Avrei piacere però, di capire un po' meglio: c'è una parte che riuscite a mettere in campo anche sul piano della formazione? Immagino che chi dovrebbe occuparsi materialmente dei beni confiscati con un profilo agricolo abbia necessità di un percorso formativo, di sollecitazione anche dal punto di vista della qualificazione professionale: il PON prevede anche una misura in questo senso? Riuscite a dare un contributo a questa iniziativa?
Inoltre, rispetto alla sollecitazione di Vinitaly, faremo in modo, come giustamente mi suggeriva anche il collega Oliverio, di essere presenti e toccare con mano una delle iniziative positive in corso nel campo dell'agricoltura.
Do la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Sono un parlamentare della Calabria e so cosa significa la presenza di questo settore nei singoli comuni, come so quante opere sono state avviate anche se in alcuni casi lo stesso prefetto ci faceva notare che ci sono problemi di continuità. Talvolta capita di vedere delle cattedrali nel deserto, che purtroppo restano incompiute. Probabilmente, bisognerebbe lavorare anche perché gli enti locali siano aiutati in un percorso per definire le opere avviate.
Vorrei, però, porre alcune questioni. Relativamente al lavoro che svolgete sull'emersione


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del lavoro nero in agricoltura, che tipo di intervento viene messo in campo? Quali sono i risultati che abbiamo conseguito?
Inoltre - lei lo ha già accennato - che tipo di rapporto è e come è possibile sviluppare ulteriormente il rapporto dell'INEA? Come si può essere di aiuto al settore agricolo, che tra l'altro subisce anche le conseguenze strutturali di una polverizzazione incredibile della proprietà che non aiuta sicuramente a essere concorrenziali e competitivi?
Abbiamo avviato questa indagine conoscitiva partendo da Rosarno: da quello che risulta alla Polizia di Stato, quale percentuale di immigrati era in possesso del permesso di soggiorno? Nella lettura dei giornali di allora si parlò moltissimo di questo aspetto e si rubricò direttamente asserendo che molti non ne erano in possesso, mentre a me risulta che fosse particolarmente elevata la percentuale di coloro che erano in possesso del permesso di soggiorno.
Non mi resta che complimentarmi per il lavoro che svolgete. Vengo dalla città di Crotone, Isola Capo Rizzuto, conosco il lavoro che viene svolto dalla Polizia di Stato e so anche che, oltre a mantenere l'ordine ed essere presenti come istituzione, si fa non dico del volontariato, ma si cerca di mostrare il volto di uno Stato più umano.
Su Rosarno, che è sempre il punto di avvio della nostra indagine, può dirci altro?

NICOLA IZZO, Vice direttore generale della pubblica sicurezza vicario, autorità di gestione del Programma Operativo Nazionale (PON) Sicurezza per lo sviluppo - Obiettivo Convergenza 2007-2013. Presidente, come ella sottolineava, la sostenibilità è uno dei grandi problemi che affliggono qualsiasi iniziativa su questi progetti. Le sinergie che possono essere messe in atto sono sicuramente il rapporto con i POR regionali che, avendo linee di intervento anche più vaste di quelle dei programmi operativi, e segnatamente di quello della sicurezza, possono integrare almeno il mantenimento di determinate iniziative nel corso ulteriore degli anni avendo anche maggiore disponibilità di fondi strutturali.
Abbiamo cercato di offrire supporto attivando dei workshop di formazione presso tutte le prefetture su come presentare i progetti e poi eventualmente seguirli, ma questo, va da sé, obiettivamente non è sufficiente. Anche le amministrazioni, infatti, ruotano, i responsabili dei progetti cambiano. Sarebbero, quindi, necessari un rinnovo e una formazione continui, la cui responsabilità non può essere destinata esclusivamente a un Programma operativo. Si possono intraprendere delle iniziative, ma certamente non si possono coprire tutte le esigenze.
La Guardia di finanza ha un progetto di controllo della contraffazione della produzione, ma devo dire molto poco indirizzato verso la contraffazione alimentare. Si tratta, piuttosto di una contraffazione di altri beni, marchi e prodotti.
Sono state destinate risorse alla formazione non soltanto di operatori di Polizia sull'asse 1, ma di quanti si interessano di sicurezza. Infatti, nell'ambito, degli interventi di cui abbiamo parlato a proposito dei centri per l'accoglienza e per migliorare l'integrazione del mondo extracomunitario, i progetti consisteranno anche di fondi per la formazione al lavoro e alla conoscenza della lingua in maniera che possa essere sviluppato un circuito virtuoso. Abbiamo un'intesa in corso che speriamo si sviluppi il più presto possibile con l'ANCI proprio per finanziare corsi di formazione per gli enti locali che vogliano accedere a finanziamenti comunitari.
Onorevole Oliverio, quello per l'emersione del lavoro nero, che sta sviluppando il Ministero del lavoro e delle politiche sociali congiuntamente all'Arma dei carabinieri, è un progetto in itinere, quindi non possiamo parlare ancora di risultati. Si tratta prevalentemente di creare una banca dati su cui far confluire i risultati delle verifiche effettuate sul territorio. Il software è orientato a controllare le vere


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condizioni di lavoro e le modalità con cui i lavoratori si muovono sul territorio nazionale.
Il rapporto dell'INEA è partito e sicuramente può essere sempre meglio sviluppato. Siamo più che disponibili soprattutto nei confronti delle società in house in quanto non si pone neanche il problema di poter procedere a una selezione dei contraenti dal momento che interviene direttamente un'intesa tra il Ministero dell'interno e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
È vero che a Rosarno c'erano anche dei migranti regolari, circa 300 quelli che sono rimasti coinvolti a vario titolo in quel momento di protesta. Attualmente, la situazione è abbastanza sotto controllo, non del tutto perché in questo momento non credo di dover essere io a rilevare l'emergenza dell'immigrazione. Almeno ora, prima di questa fase di particolare fibrillazione, la situazione a Rosarno, dove peraltro vi è stato anche il potenziamento delle attività di vigilanza e controllo mediante dispositivi di sicurezza adoperati dalla questura di Reggio Calabria d'intesa con l'Arma dei carabinieri, è abbastanza controllata. Non penso di dover aggiungere altro sulla questione.

SEBASTIANO FOGLIATO. Anch'io ringrazio a nome del gruppo della Lega Nord il prefetto Nicola Izzo per l'esaustiva relazione che ci ha fornito nell'ambito della nostra indagine conoscitiva sulla situazione del sistema agroalimentare avviata da questa Commissione, la quale sta svolgendo diverse audizioni importanti che contribuiscono a rendere uno spaccato di questo settore che va preservato, oltre che dalla contraffazione, anche da queste situazioni di illegalità che influiscono in modo negativo sulla concorrenza delle aziende che vogliono stare seriamente sul mercato.
Ha raccolto alcuni spunti, ad esempio, sulla situazione dei mercati ortofrutticoli all'ingrosso. Penso che, quando delle filiere per intere stagioni alimentano i mercati ortofrutticoli all'ingrosso con un prodotto venduto a prezzi irrisori, come venti o trenta centesimi di euro al chilo, non si possono che scoprire necessariamente delle illegalità sotto il profilo della mano d'opera e dei contributi previdenziali. Non si tratta, insomma, di aziende che producono rispettando le regole. I prezzi non coprirebbero, infatti, i costi di produzione di un'azienda che rispettasse tutte le regole. Si tratta di vere e proprie situazioni di concorrenza sleale create a danno degli operatori che sul mercato vogliono operare in altro modo.
In una recente audizione, l'Associazione Integra ONLUS ha raccontato di avere allestito delle tendopoli con finanziamenti dell'Unione europea proprio in Calabria. Vorrei chiedere se si tratta di finanziamenti del PON. In quella circostanza sono stati ospitati lavoratori extracomunitari e io credo che, se si tratta di progetti di enti locali realizzati con finanziamenti pubblici, sia necessario accertarsi se queste persone sono lavoratori regolari e se le aziende paghino i contributi. Diversamente, si favorirebbe una situazione peggiorativa che alimenterebbe ancora di più la concorrenza sleale.
Ci complimentiamo per il progetto che sarà presentato a Vinitaly, cui sicuramente il gruppo della Lega non mancherà di presenziare. L'esortazione è a continuare su questa strada affinché siano affermati i princìpi della legalità.

TERESIO DELFINO. Intervengo solo per esprimere un apprezzamento per la documentazione e la relazione e per soffermarmi brevemente sulla questione finanziaria. Ho sentito una certa soddisfazione nel nostro illustre relatore rispetto alla gestione dei fondi strutturali con cofinanziamento nazionale.
Siccome il periodo, se non vado errato, è il 2007-2013 e siamo al primo trimestre del 2011 con una somma realmente impegnata di 396 milioni di euro, rispetto anche alla maggiore, così si dice, severità dell'Europa sul mancato o ritardato utilizzo dei fondi, vorrei avere qualche elemento sulla certezza che non perderemo neanche un euro di questi finanziamenti.


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Ancora seguendo un ragionamento di tipo finanziario, vorrei sapere se le risorse dei cofinanziamenti nazionali sono tutte certe. Anche questo è, infatti, un elemento che rischierebbe di farci smarrire qualche risorsa comunitaria.

GIUSEPPINA SERVODIO. Sono stata preceduta dal collega Delfino nel cercare di capire quali potrebbero essere, ad avviso del prefetto, che anch'io ringrazio per il documento veramente interessante che ci ha offerto, le cause per cui, giunti quasi al termine, somme considerevoli non sono state ancora impegnate.
Vorrei anche sapere se esiste una diversificazione tra le regioni, se ci sono regioni più disponibili, attrattive, che presentano condizioni migliori perché queste iniziative vengano promosse.
Inoltre, abbiamo visto in tutta l'esperienza del Mezzogiorno una serie di risorse utilizzate per una quantità di iniziative in tanti settori, ma che, alla fine di questo processo di grandi investimenti anche da parte dell'Unione europea, sono risultate fini a se stesse, non in grado di creare un circuito virtuoso per eliminare le cause strutturali delle condizioni di emarginazione e differenziazione del Mezzogiorno. Ho dato uno sguardo ai dati e li approfondirò, se vorrà offrirci altri documenti. Ricordo che anche nella scuola vi fu una grande enfasi qualche anno fa sui progetti sulla legalità. Purtroppo, però, in questo Paese non si fanno mai i riscontri (è un po' una caratteristica direi non solo del Mezzogiorno, ma di tutta l'Italia). Leggo di iniziative che potrebbero in maniera virtuosa incidere su alcuni nodi strutturali con la condizione, lei lo sottolineava, di non piena partecipazione degli enti locali: non ritiene che forse avremmo dovuto puntare molto di più sull'asse 3? Il problema è anche, infatti, come assistere non solo da un punto di vista tecnico, ma in maniera continuativa queste iniziative. Spesso si riceve aiuto all'inizio, ma non nel corso del progetto. La mia insistenza sull'asse 3 ovviamente non prevede convenzioni e una proliferazione di competenze, tuttavia l'asse che avrebbe dovuto ricevere più finanziamenti doveva coinvolgere proprio la burocrazia degli enti locali. L'assistenza tecnica, infatti, dovrebbe essere garantita da tutti quegli enti che sono territorialmente vicini.
Rinnovo il mio ringraziamento e apprezzamento per il lavoro che sta svolgendo col suo staff.

MASSIMO FIORIO. La scorsa audizione abbiamo avuto modo di sentire il sindaco di Rosarno. Quest'indagine è partita in seguito a quella situazione e devo dire che dalla relazione del sindaco della scorsa settimana non sono emersi molti elementi incoraggianti. Dal punto di vista strutturale il sindaco ha evidenziato un deficit strutturale di quell'area accompagnato anche - e sono parole su cui credo che dobbiamo avere un momento di riflessione anche rispetto al lavoro che stiamo conducendo in questa Commissione - da un uso distorto delle risorse pubbliche. I motivi sono di ordine differente, come la presenza della criminalità. Si è trattato, in ogni caso, di dichiarazioni piuttosto gravi. Oltretutto, ha affermato che la situazione attuale dell'integrazione degli stranieri e della situazione sociale in generale non è sicuramente migliorata rispetto ai fatti dell'anno scorso.
Si tratta, allora, di due ambiti separati, ossia di un'incapacità strutturale non in grado di reggere la competitività dei mercati, e quindi di produrre un prodotto che stia sul mercato, ma anche la presenza di qualche elemento non trasparente e distorto che si è inserito nell'uso degli strumenti delle risorse pubbliche.
Ritengo che queste siano dichiarazioni gravi. Vorrei sapere se ci sono elementi per un ulteriore chiarimento e se la situazione è migliorata o può migliorare.

ANTONIO CUOMO. Condivido l'apprezzamento dei colleghi al prefetto per l'esaustiva e concreta relazione. Peraltro, il dato, che sembrava negativo, di non avere speso il 35 per cento delle risorse del progetto potrebbe risultare utile a tentare di confrontarsi su qualche suggerimento. Io vengo dalla Campania, nella fattispecie


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dal nucleo Battipaglia, Eboli, Piana del Sele, dove viviamo un'emergenza particolare, quella che riguarda l'immigrazione e il rapporto tra il mondo agricolo e questi nuovi cittadini che ormai vivono abbastanza saldamente sul territorio. Ormai la manodopera, infatti, soprattutto nel nostro comparto agricolo, è per l'80 se non addirittura per il 90 per cento costituita da immigrati.
Leggevo di alcuni impegni rispetto ai vari commi del progetto. Ora - lo dico anche al presidente - questa Commissione ha anche il compito di cercare di diventare un punto di congiunzione con gli enti territoriali per tentare di offrire un supporto al soggetto attuatore del progetto nella persona del prefetto o di chi lo sta curando. In quest'ottica, credo sia opportuno rafforzare anzitutto il sistema del regime, ridurre i costi per renderli più specifici nelle criticità che rappresentano i veri limiti del sud. Uno dei problemi del Mezzogiorno d'Italia, infatti, rispetto al resto del Paese, è che oltre ai ritardi delle infrastrutture abbiamo anche il problema - che lei prima ha citato - della sicurezza in senso generale, ma soprattutto della legalità che mette la nostra economia in una condizione di disagio rispetto al resto del Paese. Non credo che sia un luogo comune considerare la fragilità dell'economia meridionale rapportata al problema della legalità. I colleghi del nord, a sentir parlare di Napoli, Caserta, Salerno o Crotone, hanno già un pregiudizio perché si rendono conto di qualcosa che induce a uno stato d'allerta.
Credo, allora, che, rispetto all'eventualità di un processo che si avvia ma poi si perde nel tempo, sia necessario essere ancora più selettivi, fiscali, rispetto alle poche risorse che l'Unione europea ci mette a disposizione. Si tratta di dare una speranza all'economia meridionale che può servire anche a migliorare i rapporti all'interno del Paese.
Peraltro, a proposito dell'obiettivo di convergenza che riguarda le nostre regioni, Puglia, Calabria, Sicilia e Campania, spero che con il prefetto possiamo avere rapporti di confronto, cercando di utilizzare quello che c'è e non solo richiedendo politicamente anche ulteriori risorse. Se garantiamo anche al Mezzogiorno d'Italia, nella fattispecie alle regioni, maggiore sicurezza e legalità, probabilmente nel corso dei prossimi anni saremo più competitivi e miglioreremo le condizioni sociali di tutti.

PRESIDENTE. Credevo di aver capito che conditio sine qua non per la progettualità fosse assicurare da parte dell'ente proponente la gestione a regime.

VIVIANA BECCALOSSI. Molto di quanto volevo dire è già stato detto e quindi non mi ripeterò. Ringrazio il perfetto per la relazione e per la documentazione che ci ha fornito. Questo programma, che abbraccia un periodo temporale che coincide con il secondo Piano di sviluppo rurale, ha visto un accordo tra le regioni, siglato ormai qualche anno fa, che prevedeva che alle «regioni a convergenza» venissero destinate molte risorse in più rispetto ad altre, non tenendo conto di altri parametri che, francamente, per quanto mi riguarda, sarebbero stati più equi. Nella divisione delle risorse che l'Europa ha erogato all'Italia per l'agricoltura, forse lo ricorda anche l'ex e nuovamente collega Cenni, prima regionale e oggi nazionale, alcune regioni ritenevano che uno dei parametri che dovesse essere tenuto presente era il numero delle aziende agricole presenti nella varie regioni, il numero degli addetti ai lavori e il PIL agricolo. Si terrà, invece, conto di altri criteri, a partire dal fatto che le cosiddette regioni ex Obiettivo 2, poi convergenza, conquistarono maggiori risorse rispetto ad altre. Questo significa che alcune regioni con vocazione agricola decisamente inferiore rispetto ad altre, ossia con più stakeholder, avevano a disposizione meno risorse di regioni che avevano più agricoltori sul loro territorio.
Non più tardi di un anno fa il Ministro, mi pare fosse Galan, venne a ricordarci che molte risorse destinate ai piani di sviluppo rurale non erano state ancora investite e questo portava il Governo a una preoccupazione forte. Siccome non valeva


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più, infatti, il principio del vecchio Piano di sviluppo rurale, per cui le risorse che non erano state spese da queste regioni venivano divise tra le regioni che avevano meglio speso, si rischiava di perdere risorse. Tanto per essere chiari, se la Sardegna non spendeva le risorse, col vecchio Piano di sviluppo rurale avrebbe potuto spenderle il Veneto, l'Emilia-Romagna, la Lombardia, mentre con il nuovo sistema, che ha visto tanti piani di sviluppo rurale presentati e approvati a Bruxelles in maniera singola e non congiunta, nazionale, le risorse che sono state assegnate alla regione Sardegna e non sono state spese tornano a Bruxelles.
Faccio questa premessa perché mi sembra che anche qui oggi leggiamo, a differenza di quanto viene spesso strumentalmente denunciato, che c'è un progetto stupendo. Annuncio che anch'io andrò a visitare, come tutti gli anni ormai, Vinitaly e riserverò uno spazio per venire a vedere il vostro programma sicuramente positivo, ma troppe volte il Governo viene pretestuosamente accusato di spendere le risorse destinate al sud laddove, alla luce anche di quanto leggo, spesso le risorse assegnate al sud non vengono spese.
Anche da questo piano emerge, infatti, che rispetto a quanto assegnato poco è stato speso. Non basta, quindi, assegnare le risorse, bisogna anche avere capacità di spenderle perché altrimenti sono buttate via due volte, peraltro a discapito di zone dove invece le risorse, seppur poche, e forse proprio per quello, vengono spese meglio.
Se poi, e mi auguro che così non sia, anche su quelle poche risorse che vengono spese al sud e, in particolare, per quanto riguarda il settore agricolo, rischiamo di subire l'intromissione da parte della malavita, la cosa è veramente molto preoccupante.
Per il resto, è ovvio che condivido molte delle cose dette prima, però dico che il ragionamento globale va tenuto in considerazione. Non si dica sempre che le risorse al sud sono rubate dalle regioni del nord. Tante volte nei vari dibattiti in Assemblea e anche sul territorio - e non mi sto riferendo a voi, qui, oggi - si sentono opinioni di questo tipo, però alla fine le risorse distribuite sono sempre moltissime e spesso non vengono investite o sono investite male. Non è questo il caso del fatto che siano investite poco bene, ma certamente molto meno rispetto a quelle assegnate. Non basta scrivere su un foglietto che alle regioni del sud deve andare 1 miliardo di euro o più se poi non si trova il modo di spenderlo. A mio avviso è una logica estremamente preoccupante, specie se - e so quello che sto dicendo - molti altri italiani che risiedono in molte altre regioni, non certo in Calabria, in Sicilia, in Sardegna, saprebbero come spenderli facendo il bene di tutto il Paese.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Intervengo «per fatto personale» perché mi sento meridionale. Ritengo che sia necessario precisare che qui non c'entrano niente i fondi per il Piano di sviluppo rurale. L'altra precisazione che vorrei fare alla collega è che la capacità di spesa in questo caso non è in capo ai singoli comuni e alle singole regioni, che non c'entrano niente, ma dipende soltanto da un programma che viene gestito, credo, a livello nazionale. Probabilmente, quindi, i comuni presentano domande che non vengono esaudite, ma non è dato alla capacità delle regioni fare queste spese. Il discorso nord e sud in questa vicenda, quindi, non c'entra niente. Lo dico per i rapporti normali che abbiamo e anche perché in questa Commissione tentiamo di non inserire la politica, tentando di valorizzare solamente l'agricoltura e ciò che dobbiamo fare per essa. Oggi il quadro politico è molto diverso, tra l'altro molte regioni del sud sono gestite anche dal centrodestra, quindi mi sembra veramente fuori luogo questo tipo di osservazione.

PRESIDENTE. Se mi consentite, cercherò io di interpretare. Le considerazioni che faceva la collega Beccalossi riferite al PSR ovviamente hanno una loro validità, anche se è altra vicenda, che non ha nulla a che fare con questa. Peraltro questa Commissione, come ricorderete, ha messo


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in campo l'iniziativa sul PSR che, per quanto utile forse in futuro, non è servita per il passato perché al 31 dicembre 2010 il sistema dei PSR del nostro Paese ha prodotto una spesa sufficiente a evitare qualsivoglia restituzione in sede europea.
Altro caso è quello posto dalla collega Beccalossi, che credo sia largamente condivisibile da parte di tutti, che ci sono risorse utilmente poste in campo per la valorizzazione del Mezzogiorno. Si tratta di risorse cospicue che, oltretutto, siccome hanno un arco temporale così vasto, hanno incrociato più Governi, quindi non hanno un profilo politico di segno, semmai un profilo politico di Paese.

VIVIANA BECCALOSSI. Faccio solo presente che del PD sono intervenuti quattro colleghi, del PdL uno e deve chiedere il permesso.

SEBASTIANO FOGLIATO. Nella mancanza da parte degli enti locali del sud di uno stimolo a presentare progetti - mi rendo conto che in certi comuni per il sindaco possa essere difficile aprire uno sportello per situazioni di illegalità - c'è un condizionamento territoriale?

PRESIDENTE. Do la parola al prefetto Izzo per la replica.

NICOLA IZZO, Vice direttore generale della pubblica sicurezza vicario, autorità di gestione del Programma Operativo Nazionale (PON) Sicurezza per lo sviluppo - Obiettivo Convergenza 2007-2013. Cercherò di fare un po' di raccordo tra le diverse domande che sono state poste. Anzitutto, mi corre l'obbligo di dire che sono sempre disponibile a qualsiasi confronto si renda necessario con i rappresentanti del Parlamento. Forse la domanda comune riguarda il motivo per cui non è stato ancora impegnato tutto. Siamo partiti nel 2007 e abbiamo l'obiettivo 2013, ma va considerato che la spesa si esaurisce due anni dopo, infatti l'n 2 è riferito proprio a questo. Il Programma comincia nella sua fase operativa nel 2009, quindi porta le sue conseguenze fino all'anno 2015, quando si ultimeranno gli ultimi pagamenti e ci sarà una relazione finale che, ad esempio, per il vecchio Programma è stata prorogata di un anno e mezzo. Questo significa che andremo a giugno 2017 se dovessimo conservare lo stesso sviluppo temporale del programma precedente. Parlo in termini di possibilità di impegno e di spesa.
Sull'asse 2 si concentra la necessità di dover divulgare il programma, di doverlo far comprendere, di formare le persone a presentare dei progetti, e quindi è ovvio che nell'anno 2007-2008 la parte territoriale risulta estremamente esigua e molto difficile per quanto riguarda la presentazione di queste progettualità. Se andassimo a verificare i trend di crescita delle domande, vedremmo che l'asse 2) col passare del tempo aumenta verticalmente. Agli attuali 107 progetti già la settimana prossima si aggiungeranno altri 20 progetti territoriali, che ovviamente qui non considero fin quando il Comitato di approvazione non avrà dato il suo assenso. C'è, dunque, una forza che a mano a mano si sviluppa per quanto riguarda il territorio.
Il problema del territorio è dovuto proprio a questa esigenza formativa e di conoscenza che si è sviluppata, ma noi non possiamo fare formazione territoriale solo su questo. Gli accordi con la Commissione europea, peraltro - mi riferisco, in particolare, alla domanda sul perché l'asse non avesse avuto un ulteriore sviluppo - contingentano le esigenze in relazione agli obiettivi. Di conseguenza non è nella disponibilità del Programma nazionale incentivare o meno la formazione. L'unica facoltà che ci viene data è lo spostamento nell'ambito degli assi tra i diversi obiettivi di risorse. Se, per esempio, risultano delle disponibilità sull'obiettivo 1.1, possono essere trasferite all'obiettivo 1.2 ma non c'è possibilità di trasferire le risorse da un asse all'altro.
Ci sono, quindi, difficoltà di divulgazione del Programma anche perché è molto diverso dal vecchio programma in quanto si muove su 17 obiettivi, mentre il precedente si muoveva soltanto su 5 misure, quindi era più concentrato. A questo


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l'Unione europea ha voluto dare una maggiore diffusione, inserendo in particolare un obiettivo specifico per quanto riguardava l'impatto migratorio, a cui ha voluto destinare una linea di 150 milioni di euro.
Per la gestione successiva, forse posso fornirvi una notizia utile che ho dimenticato di menzionare nella risposta all'onorevole Oliverio: stiamo tentando dei patti territoriali, segnatamente una sperimentazione che stiamo facendo per la Locride, in cui per la gestione successiva è stata coinvolta anche la Curia, che si sta assumendo l'onere di gestire dei progetti di giovani in modo da seguire materialmente la realizzazione dell'intervento per migliorare e ampliare la valenza del progetto. L'iniziativa è accettata, ovviamente, dall'Associazione dei comuni della Locride, che hanno fatto un'unica convenzione, dalla prefettura di Reggio Calabria e da noi come ente che erogherà il finanziamento.
Quanto all'esigenza di legalità dei progetti a cui faceva riferimento l'onorevole Fogliato, la verifica territoriale avviene proprio attraverso i due step centrati sulle prefetture. La prima prefettura, quella provinciale, ne fa una verifica all'interno del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, che vaglia il progetto ai fini della sulla valenza territoriale per sicurezza, legalità e sviluppo; la seconda, invece, ha un ulteriore vaglio non solo dal tavolo allargato, come dicevo, della partecipazione territoriale di tutti i rappresentanti, ma dall'equilibrio economico che viene assicurato dal prefetto regionale che coordina anche i rapporti con i programmi regionali.
Qui torno a sottolineare l'esigenza che il coordinamento tra il PON e i POR sia sempre più efficace. Non nascondo che non siamo pervenuti a un accordo quadro con le regioni proprio perché c'erano parecchi ritardi nelle gestioni dei programmi regionali e, di conseguenza, se avessimo voluto aspettare gli sviluppi del territorio, non saremmo potuti andare avanti. Capisco le difficoltà che ogni singolo ente può avere, ma il nostro percorso di legalità viene vagliato a livello di territorio dagli organi di polizia e, successivamente, da un'ulteriore verifica a livello regionale.
Escludere il condizionamento sarebbe un esercizio virtuale, però mi sentirei di poter escludere un condizionamento sull'iniziativa del Programma da parte di patologie criminali, anche se resta una materia, come credo sia di facile comprensione per tutti, sulla quale mai nulla può essere assicurato al 100 per cento.
Relativamente alle cause del mancato impiego, è chiaro che c'è stata l'esigenza nata dalla conoscenza del Programma e dai meccanismi stessi, ai quali stiamo cercando di dare supporto, ma esiste anche un apposito programma del Ministero dello sviluppo economico di governance territoriale dei fondi comunitari, a cui tutti gli enti interessati possono eventualmente attingere.
Esiste un PON scuola destinato specificamente a questa esigenza, per cui nelle intese che prendiamo anche con il competente Ministero partecipiamo solo se ci sono dei programmi molto mirati. Ne abbiamo fatti otto sperimentali all'interno della scuola, due per ogni regione, con un programma in cui i ragazzi stessi hanno sviluppato un loro progetto che noi abbiamo finanziato. Si è vista, dunque, una compartecipazione delle scolaresche alla creazione del progetto, alla richiesta di fondi e anche al momento decisorio. Li abbiamo fatti partecipare, infatti, al Comitato di approvazione per far verificare anche a loro le modalità di gestione di un programma operativo.
Siccome da un'indagine svolta risulta che gli impianti sportivi nelle quattro regioni sono notevolmente inferiori a quelli delle altre regioni del Paese, stiamo portando avanti un progetto per la realizzazione di 100 campetti di calcio in 100 comuni, quattro per ogni provincia, destinati esclusivamente ai giovani. Una parte di questo progetto prende le mosse in maniera sperimentale nella Locride, dove c'è il coinvolgimento della Curia.
Quanto all'uso distorto delle risorse, al momento devo dire, almeno per quello che riguarda il Programma operativo, che non abbiamo nessuna particolare emergenza


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che ci sottolinei o ci dia pensiero circa l'impiego delle risorse in maniera più che regolare. Proprio per questo ci sono lungaggini sulle procedure acquisitive: si cerca sempre di privilegiare i momenti di gare aperte in modo che ci siano tutte le garanzie necessarie per il loro svolgimento in modo da dare anche maggiore spazio ai controlli.
Certo, i suggerimenti sull'impiego delle risorse sono sempre non solo bene accetti, ma addirittura auspicati. Il tavolo del partenariato territoriale è stato creato proprio perché volevamo quanta più partecipazione possibile per ottenere delle indicazioni. È vero, infatti, che le risorse possono apparire tante, ma dobbiamo dire che essere risolutivi del problema della sicurezza in alcune aree del Paese con 1,2 miliardi può essere un bel sogno, ma certamente è una difficile esperienza da portare nella realtà. Dico soltanto che, se c'è partecipazione, deve trattarsi di certe linee perché il Programma non ci consente grandi voli di fantasia per esperienze diverse da quelle che ci vengono indicate.
Cito per curiosità della Commissione che quando abbiamo proposto di potere mettere nei beni confiscati degli uffici delle forze di polizia, siccome questa è considerata una priorità delle spese nazionali, ci è stato impedito. Credo ci sia dell'emblematico nel fatto che la ex casa di Totò Riina diventi caserma dei Carabinieri, con in più la sostenibilità assicurata dall'intervento dello Stato. Ce ne hanno concesse solo quattro in tutta Italia, una per regione. C'è anche, quindi, un'inflessibilità da parte della Commissione nel consentire di rincorrere esigenze vere del territorio e così spesso la spesa si orienta sul collaterale, su quello che può sembrare un esercizio di ricchezza piuttosto che di necessità. È uno dei limiti al quale cerchiamo di fare fronte proprio orientandoci il più possibile verso progetti che coinvolgano i giovani, la formazione e la partecipazione giovanile perché l'esiguità della risorsa in quel campo può essere significativa, mentre in altri campi lo sarebbe molto meno.
Spero di avere risposto a tutti. Se c'è qualche ulteriore esigenza, siamo a disposizione.

PRESIDENTE. Ringrazio il prefetto Nicola Izzo per le indicazioni che ha voluto offrirci e anche per il bagaglio di conoscenze che ha saputo trasferire. Questa Commissione ne farà sicuramente tesoro e saprà utilizzare le sollecitazioni nel modo migliore. Ovviamente, ci riserviamo, laddove avessimo la necessità di ulteriori approfondimenti, magari di non disturbare di persona, ma di richiedere una puntualizzazione su questioni specifiche per iscritto.
Ringrazio anche la dottoressa De Caro, la dottoressa Sensenhauser e la dottoressa Bifulco che hanno accompagnato il prefetto.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,35.

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