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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione XIII
19.
Mercoledì 4 maggio 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Russo Paolo, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SITUAZIONE DEL SISTEMA AGROALIMENTARE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AI FENOMENI DI ILLEGALITÀ CHE INCIDONO SUL SUO FUNZIONAMENTO E SUL SUO SVILUPPO

Audizione del prefetto di Reggio Calabria, dottor Luigi Varratta:

Russo Paolo, Presidente ... 3 6 8 10
D'Ippolito Vitale Ida (PdL) ... 6
Delfino Teresio (UdCpTP) ... 7
Dima Giovanni (PdL) ... 7 10
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD) ... 6
Varratta Luigi, Prefetto di Reggio Calabria ... 3 8 10
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IR; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta pomeridiana di mercoledì 4 maggio 2011


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO

La seduta comincia alle 14,45.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del prefetto di Reggio Calabria, dottor Luigi Varratta.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione del sistema agroalimentare, con particolare riferimento ai fenomeni di illegalità che incidono sul suo funzionamento e sul suo sviluppo, l'audizione del prefetto di Reggio Calabria, dottor Luigi Varratta.
Do subito la parola al dottor Varratta, ringraziandolo per aver accolto tempestivamente il nostro invito. Al suo intervento seguiranno eventuali domande da parte dei colleghi deputati, alle quali il nostro ospite potrà replicare.

LUIGI VARRATTA, Prefetto di Reggio Calabria. Mi servirò delle schede, ma ho anche preparato una relazione che posso consegnare agli atti.
Occorre inquadrare, anche se è a vostra conoscenza, la situazione dell'agricoltura, non solo in provincia di Reggio Calabria, ma dell'intera Calabria. Nel 1951, l'agricoltura della Calabria produceva il 43 per cento della ricchezza totale della regione; tale percentuale si è ridotta, attualmente, al 7,9 per cento. Lo stesso ridimensionamento si rileva nel numero degli occupati in agricoltura che dal 1951 a oggi è sceso dal 65 per cento al 16 per cento.
Nonostante questi dati così marcati l'agricoltura ha un peso ancora notevole in Calabria, se è vero che in termini di occupazione e di reddito il suo peso è quasi il doppio rispetto a quello della media nazionale.
Per quanto riguarda i settori più redditizi al primo posto vi è l'olivicoltura, al secondo il settore agrumicolo, seguono poi la cerealicoltura e la vitivinicoltura. Tuttavia i grandi settori interessati sono il settore olivicolo e quello dell'agrumicoltura.
In provincia di Reggio, a parte le olive, i prodotti più diffusi e quindi esportati sono le clementine, le arance e i mandarini. Le clementine sono di ottima qualità, i mandarini sono di qualità discreta, di pessima qualità sono le arance. Perché ho detto questo? Perché sul problema delle arance è nata la questione Rosarno dove è emerso un sistema di illegalità non solo locale ma dell'intera piana di Gioia Tauro.
L'agrumicoltura si suddivide principalmente tra la piana di Gioia Tauro e la piana di Sibari (siamo al 75-80 per cento), in minima percentuale nelle zone di Lamezia e di Reggio Calabria. I comuni interessati da questa produzione sono 18 in tutta la Calabria. In sofferenza, oltre al prodotto e all'occupazione, sono anche i settori della commercializzazione, della trasformazione e dell'associazionismo.


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L'agricoltura attraversa un periodo di forte crisi che, tra l'altro, ha provocato quei disordini a Rosarno, ai quali, ribadisco (come risulta dagli atti giudiziari dell'operazione «Migrantes»), la criminalità organizzata non ha partecipato limitandosi a gestire il sistema precedente, quello delle assunzioni fittizie. Infatti, trattandosi di un mercato povero la criminalità organizzata non aveva molto interesse.
Ci troviamo quindi di fronte ad una tipologia di lavoro artigianale con una percentuale molto bassa di addetti ai lavori con redditi molto bassi e anche lavoro in nero.
L'altro carattere precipuo di questo fenomeno in Calabria è la sua stagionalità, tranne che nella fascia ionica, a sud, dove l'immigrazione è più stanziale perché composta di pachistani e indiani che sono impiegati nelle serre florovivaistiche (nella parte tirrenica sono invece impiegati esclusivamente nella raccolta delle olive e degli agrumi).
Queste persone lavoravano 180 giorni l'anno, ma adesso non più perché, alla luce di quello che è accaduto l'anno scorso, quest'anno vi è stata una riduzione del periodo di lavoro. Pochi di questi extracomunitari che stanno sulla fascia tirrenica sono stanziali, africani (in particolare maghrebini), ma c'è anche qualche comunitario, bulgari e i rumeni, sempre sulla fascia tirrenica.
Questa è la caratteristica dei migranti stagionali che arrivano a Reggio dopo il periodo invernale, perché il raccolto delle olive dura tre mesi, mentre la raccolta degli agrumi dura sei mesi fino a marzo-aprile (l'anno scorso a maggio c'erano ancora arance sugli alberi - e soprattutto a terra - ma non erano state raccolte per i motivi noti). Si tratta di extracomunitari di provenienza maghrebina e nordafricana che fanno il giro dell'Italia, raccolgono gli agrumi nel Reggino, in tutta la Calabria e anche nella Sibaritide, poi si spostano nelle province di Foggia e di Napoli per la raccolta di pomodori e uva. A noi risulta che alcuni si siano recati, in precedenza (nel periodo di giugno e luglio), addirittura in Trentino dove hanno raccolto le mele, per poi scendere a sud e dividersi tra Foggia e Napoli per la raccolta dei pomodori e dell'uva, per far ritorno, infine, a settembre in Calabria.
I noti fatti di Rosarno del 7 gennaio dello scorso anno hanno messo in luce un sistema di illegalità diffusa in questo settore, le arance di carta, i succhi di carta, un sistema che era lì da vent'anni e che è scoppiato quando la Commissione europea ha mutato il parametro di riferimento per la concessione dei contributi, che è passato da un parametro legato al quantitativo raccolto, bensì dell'estensione del terreno. Con il nuovo parametro il contributo si è abbattuto da 8.000 euro per ettaro come era con le arance di carta, a 1.500-1.600 euro per ettaro.
L'abbattimento di questo contributo ha chiaramente messo in difficoltà le aziende, che non hanno avuto più interesse a raccogliere gli agrumi. Il grande problema non è rappresentato dalle clementine, che hanno ancora mercato, ma il problema è quello di Rosarno (le violenze sono scoppiate proprio dal 7 gennaio), dove sono prodotte le arance industriali, che non hanno un mercato e che non vengono utilizzate nemmeno per succhi bevibili. Vengono utilizzate per altri succhi in minima parte ma non esiste un succo d'arancia fatto con le arance della nostra terra perché si realizzano succhi non appetibili per il mercato.
La criminalità ha fatto la sua parte nelle assunzioni fittizie, che riguardavano la manodopera locale e non quella extracomunitaria. Nel caso di assunzione fittizia, c'era la connivenza e la collaborazione dell'INPS che per tanti anni non ha controllato, finché non ha scoperto la truffa. I lavoratori locali venivano iscritti all'INPS al fine di percepire l'indennità di malattia o di disoccupazione per usufruire della quale credo che occorrano solo 51 giorni e in caso di calamità pochissimi giorni; quindi lì hanno stipulato questi contratti con i lavoratori locali mentre nei campi andavano i migranti. Quando il contributo si è abbattuto i 2.500 migranti che per vent'anni erano andati là sono spariti, quindi un po' per quello che è successo lo


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scorso anno, un po' per la crisi di mercato, i migranti che sono arrivati quest'anno, oltre quelli che erano rimasti, sono circa 700-800.
Ciò che è risultato sconvolgente nell'operazione «Migrantes» - si tratta di atti giudiziari di cui sono in possesso - è che tra i caporali c'erano cittadini extracomunitari e comunitari tanto è vero che sono stati arrestati otto extracomunitari e una donna bulgara, che estorcevano soldi ai loro connazionali. Dunque, l'anno scorso è emersa una rete clandestina di collocamento parallelo, se così si può definire.
A distanza di un anno non si è fatto molto, la situazione non è cambiata totalmente, ma intanto sono migliorate le strutture e sono spariti i ghetti. Per alcuni, che abitavano ancora in casolari di campagna, è stato realizzato in collaborazione con il comune, con le organizzazioni sindacali, le associazioni di categoria e con la stessa regione, un centro di accoglienza che ha operato fino a pochi giorni fa (fino al 30 aprile).
Nell'arco dell'anno 2010 sono state effettuate numerose verifiche fiscali - anche se non vi sto a tediare con il numero delle verifiche fiscali, evasioni di tasse, truffe ai danni dell'INPS e mancato versamento dei contributi - grazie alle quali sono state controllate un numero notevole sia di aziende che di lavoratori regolari.
Si può dire che quest'anno, per la prima volta in vent'anni, non solo a Rosarno, ma in tutta la piana di Gioia Tauro, sono stati registrati all'INPS 800 contratti regolari di migranti extracomunitari (dati INPS). Ma 800 migranti, con riferimento alla qualità del prodotto e alla crisi del mercato, è un numero ancora rilevante e il territorio non è preparato ad affrontare questo impatto, anche se i controlli hanno avuto il loro effetto.
Ho verificato direttamente che le aziende avevano timore ad assumere, a dare in locazione abitazioni che loro hanno all'interno delle aziende. Si tenga presente che in Calabria, un calabrese su sette conduce un'azienda agricola, una famiglia su quattro vive di agricoltura, quindi con reddito prevalente in agricoltura. Qualcuno è riuscito a sistemarsi lì, però le aziende per rispettare le norme di sicurezza degli ambienti non hanno affittato.
Questo da un lato denota che c'è una svolta, una volontà di cambiare, una volontà di intraprendere un percorso di legalità, dall'altro chiaramente ha aggravato ancora di più la crisi tenuto conto anche che le arance costano cinque centesimi al chilo e che pertanto non vi è convenienza a raccoglierle. Ho girato la provincia. A Galatro ho visto tappeti arancioni sotto gli alberi. Ma quelle arance non si raccoglieranno più se le cose rimarranno così.
La prefettura si è fatta carico anche di altri interventi tra cui la realizzazione, con il Programma Operativo Nazionale (PON) sicurezza, dei centri di accoglienza e di integrazione. Sono tutti fondi del PON e progetti in avanzato stadio di esecuzione. Per quanto riguarda il primo, addirittura è in corso la gara da parte della Stazione Unica Appaltante (SUA) della provincia, nel secondo caso invece il progetto è in corso di approvazione presso l'autorità di gestione dei PON e inoltre sono stati fatti interventi di demolizione che hanno eliminato i ghetti ma non sono stati risolutivi e anche su questi sono in corso progetti per creare delle aree mercatali. C'è un contenzioso in atto però sono tutti progetti approvati e finanziati.
Un'altra cosa importante è che abbiamo sottoscritto un protocollo di intesa con la regione e la commissione regionale per l'emersione del lavoro nero e per la formazione; è stato sottoscritto in prefettura e prevede un tavolo tecnico per il quale abbiamo fatto già delle sedute monotematiche. Obiettivo del tavolo non solo il contrasto al lavoro nero, quindi all'occupazione illegale, ma anche la creazione di un sistema di assistenza ordinario, a regime, che segua il migrante regolare munito del permesso di soggiorno che poi diventa stanziale. Ho dimenticato di dire, ma lo hanno detto ampiamente gli atti l'anno scorso, che non c'è stato un problema di razzismo. L'episodio del 7 gennaio è stato un episodio particolare. Certo,


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qualcosa bolliva, e quella è stata la scintilla che ha fatto emergere questa situazione.
Il tavolo previsto dal protocollo tra regione, commissione regionale e prefettura, vede coinvolte le parti sociali (associazioni di categoria, sindacati, enti territoriali) e le forze dell'ordine.
L'unico modo per affrontare questo punto è andare avanti con interventi tampone, a parte le politiche agricole forti, perché le arance sono un prodotto che non tira.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

IDA D'IPPOLITO VITALE. Grazie presidente, non volevo sottrarmi al piacere di dare il benvenuto a sua eccellenza il prefetto di Reggio da parlamentare nazionale, ma ancor prima da parlamentare calabrese.
Mi scuso in anticipo, ma sono componente della Commissione giustizia e c'è un voto che mi attende, su un provvedimento, tuttavia prima di andare pongo una domanda velocissima.
Nell'esprimere naturalmente soddisfazione per l'inversione di tendenza di cui lei ci ha dato segnali importanti riferendo i dati sui contratti forniti dall'INPS e quant'altro e naturalmente dell'attività di controllo più attenta che è stata realizzata, mi chiedevo che tipo di attività si registra nell'ambito delle frodi ambientali o comunque delle frodi nell'ambito del segmento di cui ci interessiamo.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Rivolgo intanto un ringraziamento a sua eccellenza il prefetto per questa attenzione che ci rivolge e per il lavoro che fa sul territorio, per il lavoro che ha sempre fatto a favore anche degli immigrati. Il prefetto di Reggio Calabria è stato a Crotone e conosco il lavoro che ha svolto in quella realtà, tanto da essere considerato il sindaco dei sindaci da parte di tutto il territorio, quindi la ringrazio anche per questo tratto di professionalità che ha mostrato a Crotone e che sta mostrando a Reggio Calabria.
Lei è arrivato a Reggio Calabria in un momento particolare, con gli attentati e la rivolta dei migranti: è successo di tutto in quella settimana. Però, proprio perché mostra tanta attenzione e tanta professionalità, provo a fare qualche domanda che mi ha suggerito questa audizione.
Intanto, un dato che finora non era emerso, signor presidente, è quello degli 800 contratti registrati a Reggio Calabria, che rappresentano un dato significativo e che probabilmente questa Commissione dovrà valorizzare, perché nulla passa sulla testa delle persone senza poi incidere realmente. A Reggio Calabria ha inciso fortemente, se ci sono questi 800 contratti registrati.
L'altra cosa che in effetti ci fa notare il prefetto è la vicenda delle assunzioni fittizie, un tema che avevo sollevato proprio ieri nel corso dell'audizione del direttore della DIA e in effetti credo che vada sottolineato e valorizzato.
Vorrei inoltre approfondire alcuni punti. Ad esempio, vorrei sapere se a Rosarno, signor prefetto, ci sono stati due pesi e due misure, se ci sono due tipi di immigrazione nel senso che il problema riguardava gli immigrati di colore, laddove in quella realtà ci sono immigrati che non sono di colore e che non hanno partecipato a queste rivolte e che credo continuino ancora ad essere domiciliati in quel territorio.
Un'altra osservazione riguarda l'incidenza dei fenomeni malavitosi nel settore agroalimentare. Ci sono dei mediatori, o in Calabria forse dei sensali, che operano una intermediazione tra i produttori e il mercato, la grande distribuzione? Capisco che quando si parla di agrumi a quel prezzo, questa attività non è particolarmente remunerativa, però in altri settori c'è questo problema?
Un'altra vicenda riguarda le truffe alla regione e agli enti locali oppure agli enti nazionali che si interessano di finanziamenti all'agricoltura e poi c'è la difficoltà dell'accesso al credito. Questo crea un


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mercato parallelo fondiario? È una domanda che ho rivolto spesso ai nostri auditi, per capire se la malavita o la delinquenza organizzata sta tentando di impadronirsi di questa attività agricola e imprenditoriale.
Un'ulteriore vicenda che mi suscita una particolare attenzione riguarda l'esperienza della Stazione Unica Appalti (SUA), so che lei l'ha realizzata anche a Crotone e normalmente quando ci sono gli appalti c'è sempre un'organizzazione criminale, capisco che non è obbligatorio, però per alcuni importi credo che la concessione dell'appalto da parte della SUA è obbligatoria per 100.000 euro, allora questa nuova misura, questa nuova possibilità, aiuta a monitorare almeno i fenomeni di infiltrazione mafiosa nella pubblica amministrazione e negli appalti?
L'ultimo aspetto, forse l'ho detto un po' disordinatamente, però ho tentato di seguire un po' anche la relazione, riguarda la vicenda del caporalato: si parlava dell'attività illecita svolta da extracomunitari e da comunitari, ma la svolgono anche gli italiani?
La ringrazio e le chiedo scusa anche per come ho posto le domande, ma nascevano anche da un'esigenza di «affezione territoriale».

TERESIO DELFINO. Signor presidente, mi intriga molto la natura di questa indagine e l'intervento di sua eccellenza il prefetto, che saluto. Mi scuso per il ritardo, mi limiterò a fare qualche richiesta di chiarimento sulle cose che ho sentito, per il resto aspetto le risposte agli interventi articolati dei colleghi già intervenuti.
La prima cosa che ho sentito quando ho potuto ascoltarla, è un suo accenno al cambiamento della situazione; poiché ero appena arrivato vorrei una precisazione, cioè i cambiamenti sono stati strutturali o no? Questa è la mia domanda.
Per quanto riguarda il fenomeno del caporalato, l'altra questione che ho ascoltato, lei ha detto anche che vi è un caporalato particolarmente odioso che sfrutta gli immigrati imponendo loro misere condizioni reddituali. Evidentemente, la nostra è una battaglia non solo come Commissione, ma come forze politiche in generale, contro il caporalato, e vorrei chiedere qual è la sua valutazione sul campo sanzionatorio contro lo sfruttamento compiuto dal caporalato.
D'altronde, mentre ho annotato positivamente il passaggio sui controlli che sono stati numerosi, intensi e ripetuti su aziende e lavoratori, lei ha fornito un dato che mi ha rallegrato molto, parlando di oltre 800 contratti registrati per la prima volta dopo vent'anni. È possibile capire rispetto alla manodopera immigrata, europea ed extraeuropea che percentuale rappresenta? Normalmente, quale era la presenza di immigrati che lavoravano? Lo chiedo per capire comunque qual è il senso del processo positivo.
Concludo con un'ultima domanda: rispetto agli interventi da fare, mancano risorse sia finanziarie che di personale dei vari soggetti interessati o è più un dato culturale?

GIOVANNI DIMA. Desidero anzitutto ringraziare sua eccellenza il prefetto di Reggio Calabria per la sua presenza qui con noi in Commissione agricoltura. Le mie considerazioni e quindi le mie domande scaturiscono dalle questioni di cui ci stiamo occupando da un po' di tempo a questa parte. Se c'è sfruttamento della manodopera, se c'è lavoro nero di diversa natura, extracomunitario, neocomunitario o nazionale, è tutto legato non solo al problema della speculazione in quanto tale, ma anche al mancato ricavo proveniente da quel tipo di produzione. Le arance bionde della piana di Rosarno oggi valgono sul mercato da 0,5 a 0,10 centesimi al chilogrammo. Significa cento vecchie lire e questo non può assolutamente essere considerato economico per poter mandare avanti un'azienda.
Detto ciò, mi sorge spontanea qualche riflessione e quindi la domanda. Se ieri, fino a quando non è avvenuta la protesta o il caso Rosarno, questo andamento faceva sostanzialmente quadrare i conti all'agricoltore, speculando sulla mano d'opera, oggi che - e ringrazio molto il


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prefetto per averci fornito una novità assoluta - sono stati registrati 800 contratti, va da sé che evidentemente il peso finanziario degli 800 contratti grava sull'azienda per cui c'è anche da interrogarsi se, quando si va a legalizzare il lavoratore, ci siano le condizioni e i margini di economicità rispetto alle produzioni.
Pertanto, se c'è stata appunto l'intenzione di regolarizzare questi lavoratori, evidentemente ci sono forse ancora margini di guadagno sufficienti. Mi permetto di chiedere questo al prefetto: questi 800 contratti sono forse relativi alle aziende che hanno produzioni di eccellenza, come le clementine o i kiwi (nella piana di Rosarno è presente un segmento di kiwi abbastanza consistente)? Ciò significa che, evidentemente, bisogna approfondire la ricerca per capire se gli 800 occupati sono presso le aziende di eccellenza o piuttosto nelle aziende delle cosiddette produzioni di bassa redditività. Compiere questo approfondimento significa capire meglio il fenomeno.
L'ultima domanda riguarda il PON sicurezza. Sappiamo benissimo che le risorse ci sono e che, sostanzialmente, essendo in capo alle prefetture, questi segmenti di finanziamento cominciano a dare i primi frutti. Forse sarebbe il caso immaginare una politica più organica in questa direzione, perché da quello che mi è parso di capire i comuni fanno le richieste più disparate.
Siccome il PON sicurezza ha determinate finalità, sarebbe forse auspicabile una conferenza regionale in questa direzione, attraverso le cinque prefetture della Calabria, per delineare meglio il programma del PON sicurezza e avere quindi una ricaduta più organica sui territori.

PRESIDENTE. Do la parola al prefetto Varratta per la replica.

LUIGI VARRATTA, Prefetto di Reggio Calabria. L'onorevole D'Ippolito mi ha posto una domanda sulle frodi alimentari. Ci sono stati interventi, ma non radicali. Si è trattato di un'attività di controllo - porto alcuni esempi - svolta dal nucleo carabinieri dell'ispettorato del lavoro di Reggio Calabria, che riguardava proprio l'occupazione irregolare degli stranieri; altre attività sono state svolte anche dalla Guardia di finanza: sono state segnalate parecchie imprese che usufruivano dei famosi contributi rientranti nel Progetto integrato di filiera (PIF), corrisposti a titolo di incentivo alle imprese operanti nella filiera della carne di pollo.
La stessa operazione «Migrantes» ha portato a un sequestro di dieci milioni di euro in venti aziende. Sono stati denunciati 200 lavoratori extracomunitari e sono state fatte anche verifiche fiscali per l'IVA evasa. Tuttavia, non sono dati sensibili, dati rilevanti, parliamo di 700.000 euro, parliamo di numeri bassi, perché tutto questo è partito nel 2010 inoltrato. Sono state effettuate verifiche anche nei confronti delle cooperative agricole e nel settore delle frodi agli enti previdenziali e assistenziali, ma i numeri non sono significativi (se volete un aggiornamento posso darlo: si parla di dieci aziende a livello provinciale, non solo nella piana di Gioia Tauro). Però questi controlli ci sono stati e hanno portato alla denuncia di braccianti agricoli e titolari delle imprese.
Dicevo prima che siamo a una svolta, che abbiamo intrapreso un percorso nuovo, però siamo appena all'inizio di un percorso lungo dove c'è bisogno di una miriade di interventi che vanno dalle politiche agricole alle politiche di integrazione e alle politiche di assistenza.
Altre denunce sono scaturite dall'attuazione del piano straordinario di vigilanza, limitato solo all'anno scorso. Si è trattato di un piano straordinario approvato dal Governo proprio alla luce dei fatti di Rosarno.
Per quanto riguarda gli 800 contratti registrati, sono compresi alcuni braccianti locali ma anche lavoratori comunitari che ormai stazionano nella Piana di Gioia Tauro, quindi il dato di 800 non è riferito solo ad extracomunitari. Sono in grado di fornire, se occorre, il dettaglio degli 800 contratti con le generalità dei lavoratori agricoli. Posso dare un seguito alla relazione che deposito.


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Per quanto riguarda le assunzioni fittizie, c'è stato l'intervento della criminalità, ma solo a livello di assunzioni. Assumevano solo i locali, si stipulavano contratti fittizi ma nei campi ci andavano gli extracomunitari. Si trattava di assunzioni fittizie solo di locali, non comunitari o extracomunitari.
In effetti, c'era un doppio tipo di immigrazione nella piana di Gioia Tauro, quella stagionale quella più stanziale. Per quanto riguarda quest'ultima, ci sono pochi africani e maghrebini. La maggior parte sono comunitari, cioè bulgari e rumeni che stanno lì tutto l'anno, non sono interessati dal famoso giro Trento-Foggia-Napoli-Reggio, ma sono lì perché durante il resto dell'anno si riciclano in attività artigianali. Devo dire che questi comunitari si sono meglio integrati rispetto agli extracomunitari.
Occorre dire tuttavia che gli extracomunitari, i migranti africani, sono efficaci collaboratori di giustizia, sono gli unici che parlano. L'operazione «Migrantes» nasce da loro. Vi sto riferendo dati di atti di cui sono in possesso in quanto pubblici. Sono grandi collaboratori di giustizia (perché gli altri non parlano), anche i comunitari locali che hanno ovviamente interesse ad avere un'assunzione fittizia e il doppio lavoro. Prendono l'indennità di malattia o di prima occupazione, non so se si chiama così, però fanno altri lavori.
Questo emerge dall'operazione «Migrantes» della procura di Palmi dell'aprile 2010, se volete posso anche inviarvi qualche atto giudiziario perché non sono coperti da segreto istruttorio, quindi sono ormai pubblici.
I mediatori sono i caporali, la massima parte sono locali. Ne hanno presi 8, extracomunitari, più una donna bulgara tutti assicurati alla giustizia. L'interesse che ha la criminalità è soltanto per le assunzioni fittizie, anche perché gli impianti che sono lì sono di piccole dimensioni, come i frantoi che macinano le olive e quelli che provvedono alla trasformazione e alla selezione degli agrumi. Siamo a livello artigianale, quindi non c'è un grande interesse economico da parte della criminalità organizzata, la 'ndrangheta, che in questi ultimi tempi è orientata a fare affari - ho dimenticato di dirlo prima - nel settore boschivo. Questo riguarda più la zona delle serre al confine tra le province di Reggio Calabria, Catanzaro e Vibo dove ci sono imprese boschive che danno in appalto il taglio degli alberi. La criminalità organizzata si occupa della manodopera illegale e questo è un altro settore, però lo stiamo scoprendo e riguarda il confine tra Reggio, Catanzaro e Vibo. Anche il settore dell'eolico sta prendendo piede, nella zona della piana di Sibari.
L'accesso al credito è difficoltoso. Noi, come istituzioni, abbiamo grandi problemi con le banche, perché ci sono grandi difficoltà di accesso al credito, e non soltanto in questo settore. Mi riferisco alle vittime di estorsione, alle vittime dell'usura, a coloro che falliscono e vendono le aziende. In questo settore, però, le aziende agricole non sono state ancora assorbite dalla criminalità se non in qualche caso sporadico. In altri settori invece sì.
Per quanto riguarda la SUA, è una bella scoperta e a Reggio l'hanno copiata (non si trova in tutte le province calabresi, mi sembra che a Cosenza non ci sia). Hanno fatto quella regionale, c'è un progetto di Buscema con il quale stiamo tentando di mettere in rete tutte le SUA che funzionano fino a quando si deve espletare la gara di appalto. Però la competenza della SUA termina con l'affidamento provvisorio.
Il problema che ci siamo posti e che dobbiamo affrontare come prefettura, come forze dell'ordine e come società civile, è quello di verificare quello che accade dopo la stipula del contratto, con i subappalti. È lo stesso problema che noi abbiamo vissuto e viviamo sull'autostrada A3. I subappalti vanno fuori controllo perché non sono previsti dalla normativa ministeriale. Questa è una lacuna della stazione unica appaltante. Tuttavia funziona fino all'aggiudicazione provvisoria. Dopo, i tempi sono lunghi e purtroppo molti sindaci si lamentano perché sono fermi.


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L'onorevole Delfino mi ha chiesto se è cambiata la situazione. Siamo all'inizio di un nuovo percorso, ma intanto non ci sono più i ghetti, ci sono i casolari, ci sono 800 contratti registrati che adesso andiamo a verificare, con l'azienda e con l'agricoltore, ci sono gli interventi col PON sicurezza di cui ci siamo già occupati nella Conferenza regionale delle autorità di pubblica sicurezza che abbiamo svolto a Lamezia Terme nel giugno dello scorso anno. Lei sa meglio di me che la procedura è molto farraginosa; le risorse ci sono, dobbiamo fare in fretta perché si avvicina la scadenza del 2013. Occorre pensare a politiche di integrazione, a politiche di accoglienza che devono secondo me andare al di là dell'assistenza spicciola, dell'assistenza ordinaria.
Bisogna creare un sistema, un habitus intorno all'immigrato e portarlo avanti. Bisogna prevedere borse di lavoro per le aziende e borse di studio per i migranti. Ci sono molti migranti che studiano e a questi deve essere consentito di completare il percorso di studi e di acquisire un titolo accademico.
Sulla questione dei PON stiamo lavorando e credo che qualche risultato positivo sarà raggiunto. Anche il vostro intervento è necessario a livello nazionale, più che altro per sollecitare questo flusso di finanziamento.
Le sanzioni per il caporalato: non ho memoria di sanzioni particolari, ho un dato che riguarda solo le denunce, ma come dicevo prima sono poche. Però le aziende, tutte, dalle più grosse alle più piccole, hanno paura ad assumere in nero, sono intimorite. Molte fornivano a questi lavoratori alloggi annessi alle stesse aziende, ma ora non li danno più, perché magari non c'è l'impianto elettrico a norma, i servizi igienici non sono a norma. Ciò significa che hanno cominciato a capire, vuol dire che si sono messi a disposizione della legalità, che stanno passando dalla parte giusta: probabilmente sono i più forti, i più grandi, quelli che hanno ancora una capacità di mercato.
Bisogna ripensare alle politiche per l'agricoltura, bisogna pensare ad una riqualificazione a una conversione, perché queste arance non hanno mercato, bisogna sostituirle con qualche altro prodotto.

GIOVANNI DIMA. Il problema è solo a Rosarno.

LUIGI VARRATTA, Prefetto di Reggio Calabria. Il problema è solo a Rosarno e allora si può pensare ad una conversione delle coltivazioni: alla vitivinicoltura, ai kiwi, ai bergamotti, (che però appartengono a un'altra area, - Reggio Calabria - che riesce a coprire l'intero fabbisogno). Non sono calabrese e non so quali siano le condizioni ideali per poter pensare a un altro tipo di coltura.
Ma, insomma, sono necessarie politiche di conversione perché questi aranci non servono più.
Mi riservo infine di approfondire la questione degli 800 contratti regolari di migranti extracomunitari perché è interesse anche nostro capire meglio il fenomeno dall'interno, poi, se siete interessati provvederò a far arricchire la relazione che deposito oggi.

PRESIDENTE. Ringrazio il prefetto di Reggio Calabria per l'esauriente relazione che è stata per noi sicuramente preziosa e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,30.

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