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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione XIV
12.
Mercoledì 29 aprile 2009
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Consiglio Nunziante, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA ALLA FORMAZIONE E ALL'ATTUAZIONE DELLA NORMATIVA E DELLE POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA: ATTUAZIONE DELLA LEGGE N. 11 DEL 2005 E PROSPETTIVE DI RIFORMA

Audizione del presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò:

Consiglio Nunziante, Presidente ... 3 9 10 12 13
Calabrò Corrado, Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 4 10 12
Gozi Sandro (PD) ... 12
Pini Gianluca (LNP) ... 9

ALLEGATO: Osservazioni conclusive prodotte dal presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni: ... 14
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE.

[Avanti]
COMMISSIONE XIV
POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA
Comitato permanente per il monitoraggio sull’attuazione delle politiche dell’UE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 29 aprile 2009


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE NUNZIANTE CONSIGLIO

La seduta comincia alle 15,20.

(Il Comitato approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea: attuazione della legge n. 11 del 2005 e prospettive di riforma, l'audizione del presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò.
Sono inoltre presenti Roberto Viola, segretario generale, Guido Stazi, capo di Gabinetto e Antonello De Tommaso, relazioni istituzionali.
L'audizione odierna presenta una particolare importanza in quanto ci consente di avviare, nel più ampio contesto dell'indagine, uno dei principali e più innovativi filoni di analisi che ci siamo proposti: la valutazione dell'idoneità dell'attuale quadro normativo relativo alla formazione della posizione italiana nel processo decisionale comunitario, in relazione a settori - come quello delle comunicazioni - caratterizzati, per un verso, dalla forte tecnicità della materia e, per altro verso, dal ruolo peculiare svolto dalle autorità di regolazione e garanzia.
In particolare, il settore delle comunicazioni si caratterizza, analogamente ad altri quale quello dei servizi finanziari, per il ruolo svolto dai comitati di rappresentanti dei governi e delle autorità di regolazione, che operano sia nell'ambito delle procedure di comitatologia, per l'adozione di misure esecutive, sia quale sedi di cooperazione tra le autorità stesse. Cito, a titolo di esempio, il Comitato per le comunicazioni, istituito dalla direttiva 2002/21/CE.
La presenza di questa rete di comitati è un fattore sicuramente positivo in quanto consente anzitutto di delegare alla Commissione europea, con l'assistenza d comitati composti di rappresentanti qualificati degli Stati membri, l'adozione di decisioni dettagliate o di elevato contenuto tecnico, sgravando il processo legislativo di negoziati su aspetti troppo puntuali.
Inoltre, sappiamo che, anche in seno ai comitati, le autorità di vigilanza hanno consolidato prassi e scambi di informazioni che favoriscono l'emersione di una sorta di standard comuni per la convergenza delle rispettive attività di regolazione. Al tempo stesso, tuttavia, il sistema di comitati determina, anche nel settore delle comunicazioni, alcuni rischi - da non sottovalutare - in relazione alla coerenza della formazione e della rappresentazione della posizione negoziale italiana.
In primo luogo, non è detto che le posizioni tenute dal nostro Paese nella fase propriamente legislativa, in seno al Consiglio,


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siano poi coerentemente mantenute in quella esecutiva, in seno ai comitati.
In secondo luogo, è oggettivamente difficile per il Parlamento italiano - così come per tutti gli altri parlamenti nazionali - acquisire informazioni tempestive e sistematiche e definire quindi indirizzi in relazioni a queste fasi decisionali caratterizzate da una minore trasparenza.
Anche per l'attuazione della normativa europea in materia, il settore delle comunicazioni presenta alcune peculiarità, in considerazione degli specifici poteri regolativi e di vigilanza attribuiti all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Vorremo pertanto verificare nell'ambito dell'audizione odierna: una valutazione generale del funzionamento, nel settore delle comunicazioni, dei meccanismi previsti dalla legge Stucchi, sia in fase ascendente sia in fase discendente; l'esistenza di meccanismi di raccordo tra il CIACE, i ministeri competenti e l'autorità, al fine di garantire la coerenza della posizione italiana nelle varie fasi del processo decisionale comunitario; l'esistenza di prassi e strumenti per la consultazione, da parte delle autorità, dei soggetti interessati, al fine specifico di tutelare gli interessi italiani a livello europeo; l'opportunità, anche mediante una modifica della legge Stucchi, di introdurre ulteriori meccanismi e procedure, applicabili anche al settore delle comunicazioni.
Vi prego pertanto di fornirci valutazioni e proposte puntuali di cui terremo sicuramente conto in vista di un'eventuale revisione della Legge Stucchi e del regolamento della Camera.
Do la parola del presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò.

CORRADO CALABRÒ, Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Ringrazio il presidente e tutta la Commissione per la sensibilità che ha dimostrato nel voler acquisire il contributo di questa Autorità sulle riflessioni in corso su questi temi e su altri, che compongono il quadro delle riflessioni all'esame.
Considerata la competenza e la full immersion di codesta Commissione in questo genere di problemi emersi anche in questa esposizione introduttiva, non spenderò troppe parole per richiamare lo strettissimo rapporto che lega le Autorità nazionali di regolamentazione settoriale all'ordinamento comunitario. Per inquadrare la posizione dell'Autorità, è tuttavia opportuno fare qualche cenno.
La stessa esistenza e i princìpi in base ai quali le Autorità sono chiamate a operare, gli obiettivi perseguiti, i poteri esercitati, persino i procedimenti amministrativi e, in qualche misura, la loro struttura amministrativa, tutto risulta puntualmente conformato dall'ordinamento comunitario. Non senza fondamento, dunque, alcuni ravvisano nei settori economici sottoposti a disciplina comunitaria la frontiera più avanzata del modello istituzionale comunitario fondato sull'integrazione agli ordinamenti giuridici, nel cui ambito si realizza una sorta di concerto tra livello nazionale e livello comunitario di regolamentazione.
Ciò comporta un forte coinvolgimento delle Autorità nazionali sia, benché imperfettamente, nella fase ascendente di formazione della normativa comunitaria, sia, in modo pressoché esclusivo, nella quotidiana specificazione e applicazione delle norme europee di settore a valle del loro formale recepimento nell'ordinamento nazionale.
I più recenti sviluppi del dibattito legislativo per la revisione della disciplina comunitaria e le comunicazioni elettroniche lasciano presagire che il coordinamento delle Autorità nazionali e il loro ruolo risulteranno considerevolmente rafforzati nel nuovo contesto istituzionale. L'accordo di seconda lettura tra Parlamento e Consiglio annunciato nei giorni scorsi prevede infatti una collaborazione sempre più stretta tra regolatori nazionali e fra essi e la Commissione. È il Mercato comune, a postulare una maggiore armonizzazione delle regole valevoli nei singoli Stati. Niente più delle comunicazioni elettroniche è insofferente di barriere amministrative e anche di barriere geografiche.


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La creazione di un mercato interno della comunicazione elettronica è una prospettiva sempre più ravvicinata. Questo disegno è destinato ad avverarsi nel nuovo disegno comunitario mediante un maggiore coinvolgimento delle Autorità nazionali nei processi regolamentari comunitari, nonché mediante la costituzione di un nuovo organismo di rango comunitario, il Body of european regulators in electronic communications (BEREC), preordinato a svolgere una vasta gamma di compiti di coordinamento regolamentare: dal supporto tecnico alle istituzioni comunitarie sino alla partecipazione, a ben determinate condizioni, dopo un lasso di tempo lasciato alle singole Autorità, agli specifici procedimenti regolamentari nazionali.
Le Autorità costituiscono quindi un riferimento certo nel contesto comunitario in termini di responsabilità istituzionale e competenza specialistica per il presidio dei processi di formazione e di trasposizione interna del diritto comunitario di settore, così come per un'efficace e qualificata gestione della interlocuzione tecnica con gli uffici della Commissione nelle fasi procedimentali propedeutiche all'apertura di una procedura di infrazione nei confronti degli Stati membri. In questo campo abbiamo dimostrato la nostra valenza.
Come giustamente osservato da codesta Commissione nella nota di indirizzo alla presente indagine conoscitiva, i vari profili di interrelazione in un ordinamento giuridico ormai sempre più multilivello sono inscindibilmente connessi e necessitano di un presidio non frammentario, al fine di assicurare a un tempo la massima considerazione degli interessi e delle priorità nazionali nel processo di formazione del diritto comunitario e, per converso, come auspicato nell'esposizione introduttiva, il massimo grado di conformità e tempestività dei processi di trasposizione al regolamento dell'ordinamento nazionale al dettato comunitario.
Un coinvolgimento anticipato delle Autorità nazionali di regolamentazione fornirebbe un importante contributo in relazione a filoni legislativi, che, sebbene non strettamente attinenti alle rispettive competenze settoriali, risultano caratterizzati da un forte tasso di tecnicismo. Si pensi, con specifico riferimento ai settori di competenza dell'AGCOM, alle iniziative comunitarie in tema di Information and communication technology (ICT), alle politiche di tutela dei consumatori, alla gestione delle risorse scarse.
In tutti tali ambiti, le Autorità possono fornire al Governo e al Parlamento, sia in fase ascendente che discendente, un importante contributo di expertise specialistica nell'elaborazione delle posizioni negoziali nazionali in sede di Consiglio europeo e nell'elaborazione dei testi nazionali di recepimento.
La vigente legislazione nazionale di partecipazione ai processi legislativi comunitari recata dalla legge n. 11 del 2005 costituisce senza dubbio uno dei modelli più elaborati e laboriosi nel panorama comunitario in termini di organizzazione dei processi, di trasparenza e di coinvolgimento formale delle istituzioni nazionali interessate. In particolare, innovando nel solco della legge La Pergola, la legge n. 11 ha introdotto meccanismi comportanti un maggiore coinvolgimento del Parlamento e delle regioni. Parimenti sviluppata è l'attenzione alla fase discendente, con particolare riguardo al miglioramento delle condizioni di adeguamento del diritto interno alle pronunce della Corte di giustizia e a un maggior controllo sulle procedure di infrazione.
In tale contesto, nell'esperienza che ho avuto modo di maturare nell'esercizio del mio mandato, il contributo dell'Autorità a tali processi è costante e qualificato. In relazione ai processi comunitari, che impattano sulle proprie competenze, l'Autorità intrattiene rapporti pressoché quotidiani con la rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione europea e organizza incontri periodici con i referenti del Sottosegretariato alle comunicazioni, che è il riferimento governativo specifico in relazione ai settori di competenza dell'Autorità, soprattutto in occasione della fase di avvio dei processi legislativi, al fine di rappresentare il proprio punto di vista e di fornire tutte le delucidazioni tecniche utili


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al negoziato politico presso il Consiglio e in preparazione delle riunioni del Consiglio delle telecomunicazioni.
Contatti intercorrono anche con gli uffici del Ministro per le politiche europee, a cadenze periodiche e in relazione a iniziative legislative settoriali i cui effetti trascendono i limiti della regolamentazione dei settori. Tale pur significativo coinvolgimento si atteggia peraltro più secondo carattere di consuetudine e informalità, e non sempre trova un corrispondente riscontro nella vigente legislazione nazionale.
Questa Autorità ritiene di poter dare un contributo all'indagine in oggetto, descrivendo attraverso quali modalità si realizza la propria partecipazione ai processi di formazione e attuazione della normativa comunitaria, e fornendo, come è stato richiesto, le proprie considerazioni ai fini del miglioramento del sistema in atto. Desidero precisare come non si tratti di proposte miranti a estendere il ruolo dell'Autorità o a intaccare l'attuale impostazione della legge. Ritengo di non andare oltre le nostre competenze nel formulare questi suggerimenti, peraltro così cortesemente richiestimi, perché la stessa nostra legge istitutiva, la n. 249 del 1997, ci attribuisce il potere di segnalazione al Governo, in merito alle esigenze legislative in materia di comunicazione, sia sul piano interno, che sul piano internazionale.
Nell'esercizio delle proprie competenze, l'Autorità intrattiene rapporti quotidiani con gli uffici incaricati di elaborare le proposte legislative della Commissione e siamo coinvolti nei processi a partire dalla fase iniziale di individuazione delle materie e successivamente nelle fasi di consultazione pubblica sulle proposte legislative, relative a regolamenti e direttive, e sugli atti cosiddetti soft law e di indirizzo normativo: raccomandazioni, linee-guida, comunicazioni.
Accanto alla trama di rapporti bilaterali con la Commissione europea, un ruolo progressivamente sempre più forte e istituzionalizzato nel processo legislativo comunitario è riconosciuto alle Autorità nazionali di settore nell'ambito dell'European regulators group (ERG), organo consultivo della Commissione europea, con il quale la Commissione svolge ordinariamente consultazioni preliminari, per riflettere congiuntamente in merito all'esigenza regolamentare del settore, e in una fase più avanzata per ottenere dai regolatori nazionali un punto di vista qualificato sulle bozze preliminari dei provvedimenti da sottoporre alla consultazione pubblica europea.
Desidero citare qualche esempio tratto dalla recente esperienza. Nelle proposte per la revisione del quadro regolamentare europeo in materia di comunicazioni elettroniche, la Framework review, il coinvolgimento dell'Autorità è iniziato già dalla seconda metà del 2005 attraverso un primo scambio di vedute con la Commissione in sede ERG. Lo scorso anno, abbiamo avuto la presidenza dell'ERG ed è stato un periodo piuttosto attivo, propositivo e di lavoro di scavo. Sulla base di questa discussione, la Commissione ha quindi avviato il processo di elaborazione di proposte legislative dapprima mediante una call for input avviata nel novembre del 2005, quindi mediante la consultazione pubblica europea lanciata nel giugno del 2006.
A entrambi i processi di consultazione l'Autorità ha partecipato attivamente in seno all'ERG, assumendo anche, attraverso propri esponenti, responsabilità di coordinamento e rappresentanza esterna delle posizioni comuni dell'ERG.
In parallelo alle consultazioni ufficiali, il confronto tra Commissione e Autorità nazionali si è focalizzato su una serie di temi specifici, quali quello della separazione funzionale delle rete e quello relativo all'istituzione dell'Autorità europea di settore. Questa interlocuzione, pur nella permanenza di alcune divergenze di vedute, ha prodotto importanti riflessi sulle proposte finali della Commissione.
La fase di elaborazione delle proposte legislative e, ancora prima, quella della selezione dei temi dell'agenda regolamentare costituiscono momenti chiave in cui è indispensabile una interlocuzione tecnica qualificata tra livello nazionale e livello


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comunitario. Come autorevolmente rappresentato dagli auditi che mi hanno preceduto in questa indagine, in particolare dall'ambasciatore Nelli Feroci nello scorso 26 marzo, in questa fase è più semplice riuscire a influire sul contenuto delle proposte legislative e veicolare specifiche esigenze nazionali. Una volta che la discussione si trasferisce a livello di Parlamento europeo e Consiglio, il disegno regolamentare è già consolidato e le dinamiche della discussione assumono una connotazione politica, per cui diviene più difficile proporre soluzioni tecniche alternative.
Un analogo coinvolgimento viene correntemente sperimentato dall'Autorità in relazione ad attività di predisposizione degli atti comunitari di normazione «secondaria» quali raccomandazioni e linee guida, e di indirizzo regolamentare. Tra i casi più recenti, ricordo le proposte di raccomandazione della Commissione in materia di prezzi di terminazione all'ingrosso e di politiche regolamentari per la promozione delle reti di nuova generazione, entrambe destinate, una volta approvate, ad avere un forte impatto sul quadro regolamentare nazionale.
In relazione a tali tipologie di atti, l'Autorità, oltre a interagire con la Commissione nella fase di elaborazione e nelle procedure di consultazione pubblica, partecipa anche alle procedure consultive e regolamentari presso i comitati di settore, fornendo supporto tecnico ai rappresentanti nazionali presso i comitati ed eventualmente integrando la delegazione nazionale con propri esperti.
Questa tipologia di atti è destinata ad assumere un rilievo sempre maggiore nel panorama regolamentare comunitario. Sempre più spesso, infatti, la Commissione provvede a regolamentare di fatto importanti aree tematiche attraverso raccomandazioni o linee guida tecniche, evitando quindi di percorrere l'ordinario procedimento legislativo e riservando agli Stati membri esclusivamente la possibilità di esprimere un parere ai sensi delle regole di comitologia.
Ciò accade soprattutto per quanto riguarda la regolamentazione economica di specifici settori di mercato. In tali settori, infatti, la Commissione sfrutta la forte caratterizzazione tecnica del settore per sottrarre alla discussione politica generica una larga parte di interventi, che, a dispetto della loro natura formalmente esecutiva, sono in grado di conformare la legislazione nazionale: una sorta di surrettizia «delegificazione», che risponde peraltro a innegabili esigenze di concludenza del processo di armonizzazione, se non di unificazione europea.
È comunque opportuno riconoscere l'esigenza di riservare una particolare attenzione alla fase ascendente di tali provvedimenti. Focalizzare l'attenzione soltanto sui processi legislativi rischia infatti di far perdere di vista un importantissimo pezzo di «regolamentazione mascherata», che viene discussa e approvata attraverso i percorsi laterali della comitologia.
Abbiamo già sottolineato il ruolo sempre più rilevante degli organismi multilaterali di settore (reti di regolatori, comitati) ai fini di un'adeguata interlocuzione a livello tecnico, in vista - e in alcuni casi addirittura in sostituzione - del negoziato politico a livello di Consiglio. In questi ultimi anni, l'Autorità sta quindi fortemente investendo in un coinvolgimento sempre maggiore in tali organismi, assumendo anche responsabilità organizzative. L'assidua e qualificata presenza consente di valorizzare il punto di vista nazionale sui temi di maggiore rilevanza e di promuovere i modelli già sperimentati in ambito nazionale come possibili best practice comunitari, influenzando sin dall'inizio il processo di elaborazione nel quadro comunitario di settore.
In relazione alla fase discendente, occorre prendere le mosse dalla considerazione che l'ordinamento interno assegna all'Autorità una competenza pressoché esclusiva, in relazione al «governo» dei settori ad essa attribuiti. Emblematicamente, l'articolo 7 del Codice delle comunicazioni designa l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni come Autorità nazionale di regolamentazione. L'Autorità è pertanto chiamata a definire la specifica disciplina regolamentare di settore in ambito


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nazionale sulla base di princìpi, linee-guida, norme procedimentali direttamente definiti a livello comunitario ad opera di direttive e provvedimenti di dettaglio.
A fronte di un recepimento pressoché letterale delle direttive comunitarie e nel contesto di una regolamentazione «cooperativa di settore» concertata tra livello comunitario (Commissione europea) e livello nazionale (Autorità di settore), la fase di trasposizione applicativa assume un'importanza cruciale per l'effettiva conformazione del diritto interno al dettato comunitario. A questo fine, è naturalmente fondamentale la conoscenza degli aspetti di dettaglio della disciplina comunitaria di settore e delle conseguenti dinamiche applicative. Qui viene massimamente in luce il contributo dell'Autorità al processo di trasposizione della disciplina comunitaria di settore non solo e non tanto al fine di assicurare la formale conformità della legislazione nazionale di recepimento, ma soprattutto, in chiave sostanziale, al fine di perseguire la migliore e più conducente applicazione delle norme comunitarie nel contesto nazionale.
Determinante si è rivelata l'expertise degli uffici dell'Autorità nella risoluzione di complessi casi di difettosa trasposizione del diritto comunitario, che, ove non tempestivamente trattati, avrebbero potuto condurre all'apertura di procedure di infrazione nei confronti dell'Italia. Limitandomi ai casi recenti, l'Autorità ha definito alcune linee-guida interpretative in materia di pubblicità televisive, finalizzate a chiarire alcuni rilievi mossi dalla Commissione europea in merito all'impropria applicazione della direttiva 89/552/CE, e due giorni fa il Consiglio di Stato, sia pure in sede cautelare, ha avallato la nostra interpretazione, respingendo la richiesta di sospensiva, con l'osservazione che la modifica regolamentare portata all'Autorità appariva conforme alla posizione assunta dalla Commissione in sede di procedura di infrazione contro l'Italia.
Gli uffici dell'Autorità e del Sottosegretariato alla comunicazione hanno lavorato a stretto contatto per superare il difetto di coerenza con le norme comunitarie segnalato dalla Commissione europea in relazione ad alcuni aspetti relativi alla disciplina della transizione alla tecnologia digitale terrestre, recata dalla legge n. 112 del 2004 (cosiddetta legge Gasparri).
Dopo trenta anni, con una svolta che considero storica, con la deliberazione n. 181 del 7 aprile di quest'anno, l'Autorità ha approvato i criteri per il definitivo spegnimento delle reti analogiche e la conversione delle reti digitali esistenti. Questo intervento, che fa seguito alla serie di misure pro-concorrenziali adottate dall'Autorità in materia televisiva, ha contribuito a determinare un quadro che assicura finalmente in Italia il raggiungimento di un assetto pluralistico, tanto che i Commissari Kroes e Reding con lettera del 3 aprile hanno espresso il loro apprezzamento per le misure da noi prese, decidendo di non procedere nella procedura avviata, che sarà formalmente chiusa al momento dell'esecuzione completa della nostra delibera.
Tale vicenda, che investiva leggi nazionali emanate nell'arco di tre legislature e impingeva in una situazione doppiamente sui generis del sistema televisivo italiano, consolidatasi a partire da un'occupazione di fatto delle frequenze, ma poi ratificata da provvedimenti amministrativi e consacrata da varie leggi, trova dunque una conclusione conforme ai princìpi comunitari e a un assetto ordinato ed evolutivo.
In estrema sintesi, dovendo concludere, ritengo che mentre nella fase discendente non emergono problemi, perché il costante colloquio con la Commissione ci consente di essere perfettamente sintonizzati con gli intendimenti messi a punto dalla Commissione e nell'applicazione concreta abbiamo il controllo della Commissione e il controllo morale delle altre Autorità che guardano alle modalità di applicazione di queste regole e che spesso hanno adottato anche i nostri modelli come best practice, nella fase ascendente, invece, la nostra partecipazione è informale e inadeguata.
Sono consapevole di come le esigenze di snellezza, rapidità ed elasticità richiedano talvolta di improvvisare la risposta, perché poi alle controproposte bisogna


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reagire, rispondere e acconsentire, ma il fatto che alla vigilia di ogni riunione il rappresentante dell'Autorità e quello del Governo debbano discutere chi debba dire cosa, complica la discussione, emargina il rappresentante dell'Autorità, indebolisce la nostra posizione, fa sì che le considerazioni tecniche non siano fatte valere tempestivamente e nel momento più appropriato. Altre Autorità sono presenti nelle delegazioni, hanno una presenza formalmente qualificata, oltre che sostanzialmente di supporto, quale indubbiamente abbiamo.
Il nostro rapporto con la rappresentanza a Bruxelles è ottimo, con il sottosegretario è eccellente, con il Ministro delle politiche comunitarie va benissimo, ma in tempi di comitologia le regole nascono nei comitati e spesso il rappresentante dell'Autorità non può interloquire tempestivamente, per cui si perde l'occasione.
Consegno ala Commissione le mie osservazioni conclusive in cui specifico maggiormente i momenti e i modi in cui a nostro avviso la nostra presenza deve essere tonificata.

PRESIDENTE. Grazie, presidente, per il contributo offerto e per la documentazione fornita, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

GIANLUCA PINI. Ringrazio il presidente Calabrò per l'audizione. Senza alcun intento polemico, sottolineo come questa fosse stata richiesta mesi fa quando si era sviluppato un dibattito molto puntuale su alcuni aspetti. Per questo inizialmente era stata richiesta la sua audizione in Commissione mentre in seguito abbiamo opportunamente optato per il Comitato permanente presieduto dal collega Consiglio, per svolgere un discorso più ampio.
Il dibattito si era sviluppato in virtù delle dichiarazioni del commissario Reding relativamente alle tariffe di terminazione. In virtù di uno dei princìpi fondanti dell'Unione europea come la libertà di concorrenza principalmente in settori strategici come quello delle comunicazioni, a questa Commissione arrivavano segnalazioni molto puntuali di atteggiamenti assunti anche da AGCOM che necessitavano di un chiarimento. Da qui nasce la richiesta di audizione partita in primis dal sottoscritto.
La ringrazio per la sua presenza e per quella dei suoi collaboratori, perché ritengo che questo possa essere il viatico a un confronto più diretto. Sono anche relatore della legge comunitaria già all'esame di questo ramo del Parlamento e, in considerazione degli sviluppi delle ultime ore, potrebbero esserci interventi normativi anche nel campo delle telecomunicazioni. A maggior ragione, la sua presenza fa gioco a uno sviluppo normativo armonico e coordinato con gli obiettivi dell'Unione europea.
Desidero porle tre domande tecniche per capire quanto AGCOM possa intervenire su talune situazioni, che a una prima analisi possono sembrare distorsioni di mercato, e quanto trapeli dalle notizie della stampa specializzata, quali Il Sole 24 Ore o Finanza e Mercati, che si occupa in maniera puntuale del valore intrinseco del pacchetto comunicazione e telecomunicazioni.
Con l'assenso di AGCOM, Telecom ha aumentato sia il canone retail che l'unbundling, per il 100 per cento su utenze già attive. Subito dopo aver ottenuto l'assenso da parte di AGCOM per effettuare questi due aumenti del canone - modus operandi che lascia perplessi in una situazione di crisi economica, anche se l'incidenza sulla spesa delle famiglie è minima - sorprendentemente Telecom propone offerte senza canone e senza costi di attivazione in territori non colpiti dal digital divide, investendo quindi non per raggiungere tutti con il telefono e con la banda larga, ma per affermarsi in territori di concorrenza.
In base a un conto algebrico, sembra che l'aumento del canone sia una compensazione per poter operare scorrettamente


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sul mercato con una falsa concorrenza, ovvero che ci sia una strategia anticompetitiva da parte di Telecom. Non metto in capo ad AGCOM la responsabilità, ma la strategia di Telecom, quindi chiedo ad AGCOM come consideri questo tipo di operazione.
La seconda domanda riguarda la tematica delle tariffe di terminazione dal quale era originata la richiesta di audizione. I principali analisti del settore delle comunicazioni quali Between e Gartner indicano per i prossimi anni la tendenza a una diminuzione del valore per quanto riguarda la telefonia fissa e un continuo aumento per quanto riguarda la telefonia mobile.
Se questa è la tendenza generale, come evidenziato anche nell'ultima relazione di AGCOM, non si capisce perché i livelli di terminazione del mobile rimangano altissimi, mentre c'è una compressione su quelli del fisso. Ormai, infatti, sul mobile l'investimento è saturo, perché oltre a 3G magari passeranno altri dieci anni prima di sviluppare una tecnologia innovativa, mentre sul fisso c'è una pesante richiesta di investimento da parte degli operatori sulle reti di nuova generazione.
Da una parte, si lascia quindi alta la tariffa di terminazione mobile, dove non c'è più necessità di investimenti, mentre invece gli investimenti servirebbero per superare il digital divide, quindi la banda larga, perché adesso è possibile raggiungere tutti con il mobile grazie alle nuove tecnologie, però il fisso rappresenta una comodità non tanto per un privato, ma soprattutto per le centinaia di migliaia di aziende non ancora coperte da banda larga. Poiché non capisco le motivazioni di questa discrepanza, vorrei conoscere la sua opinione.
Vorrei infine chiederle un chiarimento. Uno dei princìpi cardine dell'Unione europea è rappresentato dalla libera concorrenza e anche AGCOM mira a mantenere un'ampia libertà di concorrere sul mercato, ma ultimamente, anche a Vodafone AGCOM ha permesso non solo l'aumento dei canoni retail e unbundling, ma anche di cedere le frequenze senza una gara, oltre alla citata questione della terminazione mobile. Sembra dunque di assistere alla creazione di un duopolio, che secondo la mia valutazione personale, contrasta con i princìpi ispiratori dell'Unione europea, che in questa Commissione dobbiamo tenere saldi, ma anche con l'obiettivo e con la mission di AGCOM.
Considero importanti queste tre domande tecniche, laddove si dibatte di libero mercato, di concorrenza e di possibilità di far sviluppare la concorrenza in modo tale da superare il digital divide, primo obiettivo di questo Paese per non rimanere indietro rispetto agli altri Stati membri dell'Unione europea.

PRESIDENTE. Do la parola al presidente Calabrò per la replica.

CORRADO CALABRÒ, Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Se le cose stessero come lei ha esposto, onorevole Pini, sarei il primo ad essere preoccupato. In effetti, il quadro è diverso.
Per quanto riguarda il quadro complessivo, da quando è stata istituita l'Autorità, i prezzi nel settore delle telecomunicazioni sono diminuiti del 18 per cento a fronte di un aumento del costo della vita del 20 per cento e di un aumento dei prezzi dei servizi di pubblica utilità del 15 per cento. Lo scorso anno, sono diminuite del 6 per cento e ulteriormente nel corso dell'anno.
Nel nostro mercato, quindi, i consumatori beneficiano di prezzi estremamente convenienti e di un'evoluzione tecnologica che ci pone all'avanguardia nel mondo. Non rinunciamo all'orgoglio di ricoprire in un settore una posizione di spicco, che viene imitata dagli altri.
Nel settore del mobile, nel nostro Paese si rileva la concorrenza maggiore. Abbiamo operatori egiziani, svizzeri, inglesi, fondi multinazionali, cinesi di Hong Kong, con una competizione apertissima. Gli utili calano nel settore del fisso in maniera preoccupante non perché l'incumbent, che peraltro da quando ci siamo noi, in questi tre anni, è sceso dal 94 all'84 per cento del fisso, veda diminuire i propri introiti, ma


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perché senza regole incentivanti non ci sarà l'investimento nelle reti di nuova generazione, che giustamente lei auspicava. Ha veramente messo il dito sulla piaga, giacché l'Italia è uno dei sistemi più progrediti, ma è arrivata al capolinea. Se non si fa il salto di qualità e non si realizza il collegamento in cavi di fibra ottica, non avremo l'alta velocità e il nostro sarà un Paese emarginato. In un mondo che va alla velocità di 100 megabit, resteremo alla velocità di 2, 3 o 7 megabit.
Questo è un problema rilevante perché, a differenza del Giappone, della Corea, della Cina, dell'Australia e degli Stati Uniti, lo Stato italiano non può fare investimenti diretti. Attualmente non ne avrebbe i mezzi finanziari, ma comunque le regole europee ci frenano. Si tratta di un enorme problema, che costituisce il mio cavallo di battaglia, il mio leitmotiv nella relazione di ogni anno e sul quale ci intratterremo quando riterrete opportuno.
Nel mobile la riduzione delle tariffe di terminazione è meno ripida di quanto in un primo momento non volesse la Commissione, poi abbiamo incontrato pieno consenso. Mi spiace di non essere venuto prima, ma eravamo impegnati nel traghettamento nel sistema televisivo italiano dall'analogico al digitale, operazione che sfidava l'improbabilità, e nella definizione degli impegni di open access.
Il tempo però è galantuomo, perché il brontolio iniziale si è totalmente sopito, in quanto abbiamo potuto dimostrare che, ancorché le tariffe di terminazione non scendano a precipizio ma abbiano un décalage più morbido, i prezzi italiani si collocano sotto la media europea. È vero che non tutti realizzano guadagni nel settore. In particolare Vodafone, che è la prima compagnia nel mondo, in Italia realizza ricavi e utili forse come in nessun'altro Paese del mondo, mentre non così Telecom. Questa è la situazione nel settore del mobile.
Abbiamo autorizzato un aumento del canone dell'1,2 per cento, rimasto invariato dal 2002. Nel frattempo, l'inflazione è aumentata del 15 per cento e l'aumento del canone è una misura pro-competitiva, perché, se deve applicare quel canone, Telecom ci rimette nei confronti dei competitori, tanto più che l'Italia è il secondo Paese in Europa per sviluppo dell'unbundling dopo la Germania, ma il primo per limitatezza del prezzo. I concorrenti quindi si innestano sulla rete Telecom e traggono un enorme vantaggio.
Abbiamo aumentato il prezzo dell'unbundling dello 0,8 per cento, ovvero di 2 centesimi, laddove non si aumentava dal 2003, mentre in questi ultimi sei anni i prezzi al consumo sono aumentati del 15 per cento. Tutti cercano ovviamente di aumentare i propri profitti, però i brontolii erano veramente fuori luogo e ispirati a considerazioni non certo equilibrate e obiettive.
Se Telecom, avendo ottenuto questo modestissimo aumento dell'unbundling e del canone che non cambia proprio niente, promuove campagne per esentare dal canone, questo si pone fuori dalle giuste regole. Siamo dunque intervenuti chiedendone la modifica e siamo eventualmente disposti ad attivare i nostri poteri di intervento più incisivi.
Tutte le frequenze sono a gara competitiva e sono le ex frequenze IPSE, non nuove frequenze. Purtroppo, in Italia abbiamo poche frequenze perché il mercato del mobile è sviluppatissimo, con 1,5 telefoni cellulari per abitante. Siamo i primi nel mondo, superando il Giappone e gli Stati Uniti. Questo comporta anche un forte uso di frequenze. Da quando ricopro questo ruolo, lo sottolineo particolarmente a Vodafone, che tanto si è allargato. Siamo aperti a tutto, ma devono essere bandite gare trasparenti e con procedure garantistiche per le poche frequenze esistenti, privilegiate rispetto alle altre ormai intasate.
Se a suo tempo l'Italia avesse comunicato all'Ufficio internazionale telecomunicazioni di Ginevra l'uso delle frequenze televisive nel Paese, avremmo potuto avere più frequenze televisive e quindi assegnarne un numero maggiore alle telecomunicazioni. Nel 2006, quando il Ministro delle telecomunicazioni italiano si è presentato a Ginevra, nessuna frequenza risultava


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utilizzata dall'Italia, mentre dalla Francia 9.000, dalla Russia 10.000. Di fatto, il nostro Paese ne utilizzava 20.000. Sulla base della credibilità di questa Autorità ci hanno attribuito 3.943 frequenze. Forse, se avessimo comunicato che ne utilizzavamo 20.000, ce ne avrebbero date 5.000 e avremmo avuto anche un dividendo da spartire tra le telecomunicazioni, oltre che fare la quadratura del cerchio nel passaggio dall'analogico al digitale nell'audiovisivo.
Quindi, onorevole Pini, non abbiamo decampato di un centimetro dall'asse della rotta istituzionale e, con perfetta neutralità di atteggiamento, consentiamo a tutti di competere. Quando però, come nel mobile, c'è una concorrenza così aperta e libera, c'è un risvolto: i più forti possono anche proporre prezzi più bassi e quindi erodere qualcosa agli altri. Non mi riferisco a Telecom, che è in condizioni non facili e comunque non può farlo per varie limitazioni impostele almeno nel fisso come incumbent e per qualche riflesso nell'utilizzazione della rete per altri usi.
Prima di revisionare questo sistema ribaltando il sistema di libero mercato, è opportuno riflettere, anche perché, seppure con un décalage di un anno in più, alla fine del glide path, il percorso di discesa, giungeremo a tariffe simmetriche di 4,5 centesimi di euro, che saranno le più basse in Europa.
In definitiva, ammorbidendo la prima fase, abbiamo evitato di mettere in crisi alcuni operatori, particolarmente i piccoli, che avevano effettuato forti investimenti in Italia o erano entrati da poco nel mercato, perché si tratta di una regola comunitaria. Non facciamo niente che non sia conforme a regole comunitarie, come innumerevoli pronunce del TAR hanno verificato. Non c'è il minimo cedimento a istanze di parte. Se all'inizio avessimo stabilito una discesa più ripida, qualche operatore minore sarebbe entrato in grave crisi, mentre, nonostante la forte competizione sul mercato del mobile, desideriamo non ridurre, ma aumentare il numero degli operatori, tanto che abbiamo favorito e realizzato l'ingresso di operatori mobili virtuali, aspetto che ci pone all'avanguardia in Europa.

PRESIDENTE. Grazie, presidente. Do la parola all'onorevole Gozi per una domanda velocissima.

SANDRO GOZI. Abbiamo poco tempo, per cui vorrei pregare il presidente Calabrò di inviarci per iscritto delle proposte relative all'eventuale modifica della legge n.11 del 2005 perché ha fatto riferimento a due aspetti di grande importanza. Lei ha fatto riferimento a un imperfetto coinvolgimento da parte del Governo dell'AGCOM nella formazione della posizione italiana in materia di comunicazioni e ai problemi che incontrate nello svolgere il vostro ruolo in materia di comitatologia.
Vorrei dunque chiederle di esprimerci nel pochissimo tempo a disposizione la sua posizione rispetto al commissario Reding per quanto riguarda la vicenda delle notifiche relative a Telecom, che appare di difficile comprensione anche per chi conosce le procedure di infrazione.

CORRADO CALABRÒ, Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Certamente, è di difficile comprensione perché è difficile comprendere l'incomprensione. È la realizzazione di un modello molto avanzato - va al di là perfino di quello fino ad oggi più avanzato dell'Ofcom, l'openreach, - perché si estende anche alle reti di nuova generazione. Il commissario Reding ha espresso il suo pieno soddisfacimento sul piano sostanziale per il progresso in termini concorrenziali, di apertura, di trasparenza di controllo che esso realizza. Gli organi di stampa si sono focalizzati su un aspetto assolutamente marginale e secondario.
Il dissenso verte su questo punto: se dovesse essere notificato il nostro provvedimento, in quanto comportava una modifica degli impegni e delle remedy, come ritenuto dal commissario Reding, o, come riteniamo, sia necessario aspettare l'analisi di questo mercato e notificare eventualmente gli impegni in remedy in quella sede.


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All'inizio la questione non era marginale, perché, se la Commissione avesse preteso la notifica ai sensi dell'articolo .8 del Codice delle comunicazioni, avrebbe avuto un'ingerenza diretta e una possibilità di intervento autoritativo, che avrebbe presupposto la mancanza di condizioni di concorrenza in Italia, enorme falsità in un Paese di ampia concorrenza.
Poiché inoltre gli impegni concordati con Telecom presuppongono un accordo volontario, un intervento autoritativo avrebbe fatto venire meno quegli impegni, perché una clausola impone di sganciarsi in caso di intervento autoritativo dell'Autorità.
Questo accordo con Telecom ha due pilastri: la legge Bersani e il diritto amministrativo italiano, che ha visto gradualmente declinare l'intervento autoritativo avulso a favore di una negoziazione e del raggiungimento di un accordo con la controparte privata. Come il giudice amministrativo ha voluto, i docenti hanno assecondato e le leggi consacrato, il diritto amministrativo italiano è evoluto e ora prevede questo modo di procedere. La legge Bersani a sua volta presuppone un regolamento comunitario voluto dal Commissario europeo alla concorrenza Monti. È quindi perfettamente conforme al diritto interno, al diritto comunitario, matrice da cui nasce e si sviluppa.
Non potevamo consentire questi interventi ex articolo 8. Siamo pronti a condividere il merito di questo open access, giacché non soffriamo di queste piccole gelosie, ma l'intervento ex articolo 8 avrebbe fatto saltare tutto. Una volta chiarito questo, la questione è assolutamente marginale. Si potevano anche notificare subito e non sarebbe successo niente, ma si possono notificare entro maggio con l'analisi di mercato senza alcun problema. Si tratta di polemiche di contorno, che hanno avuto un'enfatizzazione fuori luogo, perché il nostro colloquio con gli uffici della Commissione è quotidiano e non c'è frase o riga dei nostri provvedimenti che non sia conosciuta e discussa in anticipo da loro. Infiniti paper vengono scambiati per via telematica con la Commissione e si arriva a prendere deliberazioni solo dopo un vaglio estremamente accurato e puntuale da entrambe le parti.

PRESIDENTE. Nel ringraziare il presidente Calabrò e i suoi collaboratori per la disponibilità manifestata e per l'intervento utile alla revisione della legge Stucchi, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16,15.

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