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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissioni Riunite
(Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale e V Camera)
AUDIZIONE
17.
INDAGINE CONOSCITIVA
3.
Mercoledì 1° giugno 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

La Loggia Enrico, Presidente ... 3

Seguito dell'audizione di rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome e dell'Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI) nell'ambito dell'esame dello schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle regioni, degli enti locali e dei loro enti e organismi (Atto n. 339) (ai sensi dell'articolo 5 del Regolamento della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale e dell'articolo 144 del Regolamento della Camera dei deputati):

La Loggia Enrico, Presidente ... 3 5 7 10
Armao Gaetano, Assessore all'economia della regione Sicilia ... 4 8
Causi Marco (PD) ... 6
Delrio Graziano, Sindaco del comune di Reggio Emilia e vicepresidente dell'ANCI ... 3 7
Lanzillotta Linda (Misto-ApI) ... 7
Nannicini Rolando (PD) ... 5

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Seduta dell'1/6/2011


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...
Seguito dell'audizione di rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome e dell'Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI) nell'ambito dell'esame dello schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle regioni, degli enti locali e dei loro enti e organismi (atto n. 339).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 5 del Regolamento della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale e dell'articolo 144 del Regolamento della Camera dei deputati, il seguito dell'audizione di rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome e dell'Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI) nell'ambito dell'esame dello schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle regioni, degli enti locali e dei loro enti e organismi (atto n. 339).
Abbiamo ritenuto opportuno dar seguito al precedente incontro, per il quale c'era stato un fraintendimento che mi auguro si sia risolto senza conseguenze. Avremmo, infatti, voluto incontrare degli esponenti politici oltre che i tecnici, come è ovvio, della rappresentanza sia della Conferenza delle regioni sia dell'ANCI.
Ringrazio molto per la loro presenza il professore Gaetano Armao, assessore all'economia della regione Sicilia, e il sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio, ai quali do la parola.

GRAZIANO DELRIO, Sindaco del comune di Reggio Emilia e vicepresidente dell'ANCI. Farò solo alcune considerazioni politiche poiché quelle di ordine tecnico sono già state ampiamente illustrate e ragionate in precedenza.
Per noi, sostanzialmente, i problemi da sottolineare sono tre. Il primo è rappresentato dal fatto che siano state avviate contemporaneamente due riforme, quella relativa alla legge n. 196 e questa relativa all'applicazione della legge n. 42. Questa contemporaneità non ha, però, a oggi determinato una sintesi organica e coordinata, almeno per quello che riguarda i comuni. Il mancato confronto con la contabilità statale e la incongruenza dei sistemi contabili può determinare una serie di problemi nell'applicazione della necessaria armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle regioni e degli enti locali.
Noi riteniamo che siano fondamentali per una piena attuazione del federalismo fiscale elementi contabili uniformi. Oltretutto, gli obiettivi dello Stato sono comuni


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e non si capisce come si potranno dare obiettivi di comparto senza sistemi di contabilità uniformi. Mi pare, quindi, che sia presupposto di buon funzionamento di qualsiasi sistema federale l'omogeneità dei sistemi e dei linguaggi.
Questo primo punto accompagna immediatamente la seconda considerazione. Come voi sapete, esiste una divergenza sul principio della competenza finanziaria tra i provvedimenti all'esame del Parlamento: ad esempio nello schema di decreto attuativo della legge 196 sulla contabilità degli enti pubblici, il cosiddetto atto n. 359, sono stati inseriti tutti i paragrafi in cui si esplicita il criterio di imputazione di entrate e spese con l'obbligazione giuridica. Divergenze come questa ci fanno considerare che sia da preferire il sistema di aggiornamento e di armonizzazione dei bilanci degli enti territoriali. Quindi intendiamo sollecitare la Commissione e la Presidenza in direzione di una sperimentazione vera, e non di una coesistenza di sistemi di contabilità paralleli, vecchio e nuovo regime gravanti sugli stessi enti. È necessario che vi sia un gruppo di enti che faccia una sperimentazione vera, in maniera che nell'arco di un periodo congruo si possano raggiungere notizie efficaci sulla validità di questo sistema, che noi riteniamo molto più efficace rispetto al precedente.
Il nostro giudizio è, infatti, che questo sistema sia più efficace rispetto al precedente per una serie di ragioni, specialmente nel campo degli investimenti, che consentono anche la regolarizzazione di una serie di problemi, come quelli dei residui passivi. Crediamo, dunque, il sistema valido, ma anche che la sperimentazione non debba essere annacquata. Si scelgano alcuni comuni e si scelga, appunto, di procedere in maniera efficace, si faccia una sintesi alla fine della sperimentazione dei problemi e delle opportunità che dal nuovo sistema contabile emergono, senza creare alcun regime ibrido.
Quanto alla terza osservazione di tipo politico, riteniamo che anche l'introduzione della contabilità economico-patrimoniale sia utile, ma è indispensabile sottolineare che è utile anche per tutto il tema dei fabbisogni standard, quindi, per applicare in maniera adeguata tutto il tema del federalismo.
Allo stesso tempo sottolineiamo che l'applicazione della contabilità economico-patrimoniale debba avvenire con una certa gradualità, a meno che non si affronti la discussione della sua applicazione anche all'interno di un discorso di revisione del Patto di stabilità. Diventa difficile fare bilanci consolidati, infatti, se non si rivede anche il Patto di stabilità.
Credo di avere riassunto le considerazioni politiche dell'ANCI. Resto a disposizione per eventuali chiarimenti.

GAETANO ARMAO, Assessore all'economia della regione Sicilia. Ringrazio il presidente e tutti i componenti della Commissione.
La posizione delle regioni è stata palesata in sede di Conferenza unificata e oggi tocca a me puntualizzarla alla luce anche degli approfondimenti svolti in ordine alla portata dello schema di decreto legislativo concernente l'armonizzazione dei sistemi contabili.
Ovviamente, le regioni guardano con grande attenzione e positività a questo sistema integrato di contabilità che, peraltro, rientra pienamente in una dinamica europea di armonizzazione dei sistemi contabili e delle procedure di bilancio.
Per quanto concerne l'unico tema posto alla Conferenza delle regioni, e cioè il regime peculiare da riconoscere a quelle ad autonomia differenziata, ci troviamo di fronte a un riconoscimento puntuale inserito nell'articolo 35-bis proprio dalle regioni a statuto speciale, per le quali l'attuazione non viene ritardata, né differita né tanto meno si postula un'esenzione per loro nell'ambito di questo processo, che deve mantenere, invece, tutte le autonomie fortemente interconnesse.
Tuttavia, la sede per realizzare questo tipo di adeguamento è la norma di attuazione. Parliamo di norme, che sono da applicare in attuazione appunto dell'articolo 27, che vanno lette non in una visione verticale, attuativa solo dell'articolo 27, ma


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orizzontale: l'intera legge n. 42 deve trovare, cioè, una proiezione nell'ambito delle norme di attuazione di ogni singola regione ad autonomia differenziata. Questo non modifica in alcun modo la portata innovativa del federalismo fiscale, né ne diminuisce la potenzialità nei confronti delle regioni ad autonomia differenziata, le quali non intendono minimamente sottrarsi al processo di riforma che l'ordinamento giuridico ha avviato e che ha delle implicazioni assolutamente condivisibili.
Tuttavia, non si può bypassare un sistema di gerarchia delle fonti ampiamente consolidato, che la legge n. 42 giustamente riconosce e, pertanto, per una disciplina puntuale anche di questi profili, come peraltro di altri di cui la Commissione avrà modo occuparsi nelle prossime seduta ma che certamente vanno anch'essi ricondotti esclusivamente all'ambito attuativo mediante norme di attuazione, è necessario un riferimento alla gerarchia delle fonti che tenga in debito conto quanto sancito dagli statuti si autonomia. L'articolo 35-bis pienamente riconosce questo tipo di specialità e, giustamente, prevede un regime che, ripeto, non vuole in alcun modo bypassare o eludere la tempistica del federalismo fiscale e i suoi princìpi.
L'unico rilievo che devo fare concerne la circostanza che in sede di Conferenza unificata si convenne, oltre all'articolo 35-bis, una serie di modifiche che, peraltro, sono state oggetto di un documento che la Conferenza delle regioni ha depositato, riguardante per l'appunto una sorta di armonizzazione interna al testo. Per dare coerenza, analogamente a quanto è avvenuto, per esempio, con il decreto legislativo n. 68 del 2011, sarebbe opportuno che anche questo decreto legislativo avesse sotto il profilo formale una sua ricaduta puntuale. Il decreto che è stato oggetto di approfondimento da parte della Conferenza unificata opportunamente prevedeva all'articolo 1, per esempio, e soprattutto nella rubrica del Titolo I, «Princìpi contabili generali applicati alle regioni a statuto ordinario», mentre qui cade l'espressione originariamente riferita alle province autonome, ma non si specifica per le regioni a statuto ordinario. Per motivi anche di coerenza, quindi, rispetto all'impianto del decreto 68 sarebbe opportuno che la specialità riconosciuta e declinata dall'articolo 35-bis trovasse un puntuale riferimento in tutti gli altri articoli con un esplicito riferimento alle regioni a statuto ordinario e non solo alle regioni tout court poiché potrebbero insorgere, probabilmente soltanto astratte, questioni del tutto inappropriate rispetto a una ratio legis e a una visione del legislatore che mi sembra assolutamente puntuale.

PRESIDENTE. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

ROLANDO NANNICINI. Io condivido le riflessioni dell'ANCI. Per quanto riguarda la questione della competenza finanziaria, considerando che i comuni italiani sono 8.094, di cui 5.700 sono sotto i 5.000 abitanti e 2.400 sopra i 5.000 abitanti, perché non pensiamo di effettuare una sperimentazione ampia? Tenere fermo il sistema delle autonomie in attesa che 3-400 comuni facciano sperimentazione - non sappiamo come saranno scelti - credo che significhi tenere il Paese fermo rispetto a delle novità.
Considerando che nel bilancio dello Stato si conserva la competenza giuridica, che le regioni a statuto speciale avranno un trattamento a sé, e pertanto, se escludiamo i comuni delle cinque regioni a statuto speciale, i comuni interessati dalla sperimentazione saranno ancora meno di 2.500. Sarebbe interessante effettuare la sperimentazione anche nei comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti, ma ad essi non si applica il monitoraggio previsto dal Patto di stabilità.
Tornando ai comuni con popolazione sopra i 5.000, mi domando perché limitare la sperimentazione solo ad alcuni soggetti e non a tutti quelli che hanno più di 5.000 abitanti?
Questi comuni hanno bisogno di partecipare, di promuovere un'attività interna.


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Tenere una parte di Paese fermo rispetto a un processo così importante, con riflessi sugli investimenti, sul Patto di stabilità, è abbastanza originale, per cui vale la pena discutere e lavorarci. Mi sembra questa visione minimalista della sperimentazione sia uno degli elementi da correggere rispetto all'andamento del procedimento.
Quanto al rapporto tra Stato, comuni, regioni a statuto speciale e regioni a statuto ordinario, non lo risolveremo mai se non apriremo quei famosi Tavoli con le cinque regioni a statuto speciale.
Mi scuso per la domanda all'ANCI, ma ritengo necessario su questo fronte che ci sia una sperimentazione molto più larga, perché dobbiamo dare fiducia al lavoro dei comuni.

MARCO CAUSI. Al sindaco Delrio rivolgo la domanda già posta dal collega Nannicini: i comuni avrebbero problemi ad avviare la sperimentazione della competenza finanziaria su una platea molto vasta? A questo punto, stiamo discutendo di quanto deve essere vasta la platea, per cui è importante sapere se da parte dell'ANCI c'è una valutazione positiva.
All'assessore Armao, che ringrazio per la sua presenza, ho due domande da rivolgere. Una è relativa alle regioni a statuto ordinario. In questo momento, se capisco, l'assessore Armao rappresenta tutte le regioni: il decreto sulla contabilità prevede, per quanto riguarda la finanza regionale, un recepimento ex lege anche nelle regioni a statuto ordinario. Stiamo ragionando in Commissione se questo non debba essere in qualche modo stringente, prevedere dei paletti, dei tempi. Conosciamo la storia: i bilanci degli enti locali sono già sufficientemente armonizzati tra di loro, facendo riferimento tutti al testo unico del 1992 e poi del 2000, mentre i grandi problemi di divergenza, disomogeneità e qualche volta anche di scarsa trasparenza sono nati proprio sui bilanci regionali. Rendere stringente, quindi, la riforma per l'armonizzazione per i bilanci regionali è un elemento di cui in Commissione stiamo discutendo.
La seconda domanda riguarda la specialità. Non so se l'assessore può rispondermi per tutte le regioni a statuto speciale, ma almeno vorrei una sua risposta relativamente alla Sicilia, che rappresenta pienamente: al di là degli aspetti di tipo istituzionale e costituzionale, che vorrei per un attimo mettere da parte, le domando per la regione Sicilia qual è la volontà politica di andare velocemente nelle forme istituzionalmente e costituzionalmente corrette al recepimento di almeno tre delle più forti innovazioni che stanno generando da questo processo e che riguardano i comuni e gli enti locali che stanno dentro alle regioni a statuto speciale, come il passaggio da una contabilità storica a una a fabbisogni e costi standard.
Tra l'altro, come lei sa, assessore, uno dei nuovi elementi di queste riforme è che la perequazione si fa con i fabbisogni standard, quindi senza questi non c'è neanche l'architrave per la perequazione. È importante, dunque, la volontà politica almeno di procedere velocemente verso la valutazione dei costi e dei fabbisogni standard.
Inoltre, quanto alla riorganizzazione dei trasferimenti erariali, abbiamo oggi alcuni trasferimenti ai comuni che si trovano in quei territori che sono in qualche modo nel limbo, perché la fase provvisoria è stata avviata con difficoltà per i comuni delle regioni a statuto ordinario, ma non per gli altri.
Infine, l'innovazione che discutiamo in questo decreto, cioè la sperimentazione di una contabilità degli enti locali col nuovo principio della competenza finanziaria, che è in qualche modo un traguardo di equilibrio raggiunto - con il lavoro un po' di tutti, dalla tecno-struttura alla Ragioneria generale, all'ANCI, all'UPI - tra il nostro tradizionale concetto di competenza giuridica e il bilancio di cassa che ci chiede l'Eurostat, considerato che loro non fanno riferimento alla competenza giuridica. Alla fine abbiamo trovato questo elemento, come diceva anche il sindaco Delrio, molto innovativo: qual è allora la volontà politica almeno della Regione Siciliana


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di procedere speditamente a consentire ai suoi comuni - me lo auguro anche per le altre regioni a statuto speciale - di ottenere questi benefici, questa innovazione?

LINDA LANZILLOTTA. Vorrei rivolgere due domanda all'ANCI. Sulla questione della competenza finanziaria, vorrei sapere se, oltre alle difficoltà denunciate dalla Ragioneria, cioè di gestire la sperimentazione per una platea molto ampia, non vede anche la difficoltà, nell'ipotesi che invece la sperimentazione fosse ristretta, che poi ci sia un passaggio immediato senza sperimentazione per tutti i comuni che eventualmente ne fossero esclusi. Credo che questo sia un meccanismo che modifica profondamente anche il modo di operare, sia a livello del decisore politico, sia a livello della gestione, e che quindi il problema della sperimentazione riguarda la gestione finanziaria e contabile, il consolidamento da parte della Ragioneria, ma riguarda molto i singoli enti. Come sarebbe possibile per quelli che non fanno parte della sperimentazione passare poi direttamente dal vecchio sistema all'altro senza avere avuto una fase di formazione?
Vorrei anche conoscere, non so se lo ha accennato nella sua introduzione, la sua valutazione nella prospettiva del consolidamento nella contabilità economico-patrimoniale delle società partecipate dal punto di vista dell'impatto dei disavanzi e del debito. È chiaro, infatti, a noi tutti come sono stati utilizzati questi contenitori; quindi si stava immaginando una fase di consolidamento ai fini della trasparenza e in seguito un processo graduale di rientro: avete un'idea di massima anche dimensionale di che cosa può esserci in questo mondo delle partecipate, che alla luce dell'esito probabile del referendum rischia di moltiplicarsi - mi sembra di capire - piuttosto che ridursi?
Vorrei rivolgere una domanda anche all'assessore Armao. Noi ci stiamo molto interrogando, perché abbiamo una norma di delega ex articolo 119 della Costituzione, ma questo decreto attua dei princìpi generali dell'ordinamento che prevalgono anche sulle norme statutarie, che sono l'obbligo di adempimento degli obblighi comunitari e la funzione esclusiva, per quanto riguarda le regioni a statuto ordinario, dell'armonizzazione dei sistemi fiscali. Credo che una parte di questo decreto non abbia neppure bisogno di norme concorrenti delle regioni, che possono integrare e specificare, ma che i princìpi del decreto debbano applicarsi automaticamente.
Alla luce di questa considerazione e anche del fatto che il decreto attua un principio generale di leale collaborazione tra istituzioni e tra i livelli dello Stato, del fatto che, evidentemente, di questo processo o si prende o si lascia tutto - non si può del federalismo fiscale prendere quello che fa comodo e lasciare quello che non fa comodo - vorrei capire, visto che non mi risulta che ci siano state norme pattizie ancora che hanno attuato secondo la procedura dell'articolo 27 la legge parallelamente all'attuazione in base alla delega, se pensate di stare fuori o dentro questo sistema.
Il punto è che non si può rimanere a metà: se si vuole accedere alla perequazione delle capacità fiscali, bisogna stare dentro un sistema che sia leggibile e comparabile. Vorrei capire se parte il sistema per tutte le altre regioni, o le regioni a statuto speciale ritengono che, tutto sommato, è meglio non rientrare nella perequazione dei fabbisogni, perché oggi sono molto convenienti e quindi è meglio non stare dentro questo processo. Vorrei capire l'orizzonte strategico che vi ponete.

PRESIDENTE. Do la parola gli auditi per la replica.

GRAZIANO DELRIO, Sindaco del comune di Reggio Emilia e vicepresidente dell'ANCI. Non siamo assolutamente contrari a una sperimentazione larga. Lo dico perché forse ho ingenerato l'idea che abbiamo problemi con essa. Non li abbiamo. Come vicepresidente ho sperimentato personalmente il tema dell'applicazione della


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legge Brunetta: c'è stata un'adesione volontaria dei comuni maggiori, quindi abbiamo più di 400 comuni che aderiscono e possiamo trovare una forma che assolutamente consenta anche dei meccanismi di formazione, di adeguamento progressivo.
Siccome crediamo che questo sia un passo avanti in termini di trasparenza e di efficienza anche dei comuni, l'ANCI non è assolutamente indisponibile. È chiaro che vanno poi messi in campo tutti gli strumenti tecnici, organizzativi, una Commissione mista per questo motivo. Credo di rispondere così alle sollecitazioni dell'onorevole Nannicini, dell'onorevole Causi e anche all'iniziale osservazione dell'onorevole Lanzillotta.
Avevo detto, ma ripeto volentieri, che per noi è senz'altro un elemento di trasparenza il bilancio consolidato. Questo è fuori discussione. Abbiamo detto che siamo disponibili, appunto, a una sua applicazione in maniera che emerga soprattutto l'elemento di trasparenza dei bilanci dei comuni. Ho affermato contestualmente che, però, questo richiede anche un'attenzione particolare al Patto di stabilità, cioè alla revisione degli obiettivi di patto dei comuni. È evidente, infatti, che mettere dentro al bilancio consolidato, faccio un esempio, il personale e avere il tetto del 40 per cento, significa trovarsi davanti a questioni che vanno coordinate con il Patto di stabilità.
Siamo disponibili a farci analizzare ai raggi x, ma siamo anche disponibili, nel momento in cui ci emergono elementi di efficienza ed efficacia del sistema consolidato, a lasciare la libertà a questo sistema di agire in maniera da offrire stimoli e servizi ai cittadini, perché a questo siamo chiamati. Ci va benissimo, si tratta di un principio sacrosanto di trasparenza; però chiediamo fortemente anche una revisione del Patto di stabilità, perché la sola contabilizzazione di questi elementi porterebbe delle distorsioni enormi nella valutazione dei comuni.

GAETANO ARMAO, Assessore all'economia della regione Sicilia. Ringrazio i componenti della Commissione per le questioni che hanno voluto sollevare, dando così la possibilità sia nell'interesse delle regioni a statuto ordinario sia di quelle a statuto speciale di svolgere alcune puntualizzazioni. Per quanto concerne la tesi che a me pare condivisibile di una sorta di canalizzazione delle previsioni normative sancite da questo schema di decreto legislativo quando esso diventerà efficace, cioè una diretta applicazione anche attraverso alcuni vincoli alla legislazione ordinaria delle regioni, credo che sia ragionevole anche per le questioni di livello costituzionale che sono state evocate dall'onorevole Lanzillotta, laddove si segnala la pertinenza della materia non esclusivamente al tradizionale tema del federalismo fiscale, ma a questioni che coinvolgono problemi di adeguamento dell'ordinamento interno del diritto europeo o l'applicazione generale dei princìpi in materia fiscale.
È plausibile e condivisibile, quindi, questo approccio che, certamente, in una materia peraltro così connessa all'esigenza di armonizzazione, sarebbe paradossale far scattare elementi che rallentano questa armonizzazione, che demoltiplicano gli effetti di una disciplina che, invece, ha il proprio punto di forza nell'esigenza di correlare i bilanci, di renderli agibili, confrontabili, parametrabili e utilizzabili ai fini della perequazione.
Nessuno intende, quindi, sfuggire alla perequazione, né tanto meno si può ipotizzare la specialità come un elemento che diventi un riparo dal federalismo fiscale, che le regioni a statuto speciale hanno condiviso nella sua impostazione della legge 42.
Altre questioni attuative magari sono oggetto di confronto, in taluni casi anche in Corte costituzionale: la regione Sicilia ha impugnato il federalismo fiscale municipale in Corte costituzionale per alcune questioni che concernono la sua diretta applicabilità, tuttavia che non ci si trinceri dietro la specialità è dimostrato dal fatto che è stata già avviata sia in sede di Commissione paritetica sia da parte di altre regioni, che addirittura hanno concluso


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un accordo con lo Stato, un'attuazione del federalismo fiscale a livello regionale. Col ministro Calderoli abbiamo addirittura avviato un tavolo nel quale si è già avanti con proposte di confronto tra la regione e lo Stato, quindi siamo lungi dal giocare in termini inerziali nel cammino che deve essere di tutto il Paese verso il federalismo fiscale, con una scelta che è condivisa nei princìpi e nelle regole.
È chiaro che, quando si scende nel concreto, i numeri diventano argomenti ostinati, pertanto ci sono confronti che vanno effettuati, ed è ciò che stiamo facendo.
Per quanto concerne la necessaria interposizione normativa che, appunto, a mio avviso, non è necessaria, estensibile per tutta la portata di questo schema di decreto, le regioni a statuto speciale sono già avanti anche nell'elaborazione di schemi attuativi. Personalmente, come Assessorato all'economia ho già nominato una commissione presieduta dall'ex presidente della sezione regionale della Corte dei conti, che sta per l'appunto elaborando una legislazione regionale addirittura parametrata alla legislazione in fieri in modo da poter essere pronti ad avere una legge di contabilità che possa essere tempestivamente varata rispetto a quella che entrerà in vigore anche per lo Stato e che individuerà paletti come quelli di cui ci stiamo occupando.
Il tema giustamente e opportunamente evidenziato dall'onorevole Causi riguarda l'applicazione del federalismo fiscale municipale nelle regioni a statuto speciale, tema delicato sia per gli elementi di forza, sia per quelli di debolezza. Io non voglio qui lederne in alcun modo la figura e il ruolo, ma le autonomie locali delle regioni a statuto speciale hanno vissuto per molto tempo di finanza derivata, di trasferimento pieno, con una fiscalità locale non di dimensioni rilevanti, con grandissima evasione, come è noto, e pertanto soprattutto i comuni delle regioni a statuto speciale sono passati dal trasferimento dello Stato al trasferimento della regione. Il trasferimento dello Stato si sta a mano a mano prosciugando e sta prendendo nuove forme mediante la compartecipazioni e quant'altro, non sto qui a evocare cose a voi ben note.
Abbiamo tentato quest'anno in legge finanziaria di introdurre elementi di approssimazione verso un modello di nuova fiscalità locale e una piccola reazione c'è stata da parte delle autonomie locali, che hanno voluto invece il vecchio trasferimento dal Fondo per le autonomie locali; quindi anche lì dobbiamo, in sede di norme di attuazione, immediatamente portare le autonomie locali delle regioni a statuto speciale, in particolare quelle siciliane e sarde, che sono in questo senso meno abituate al confronto con la fiscalità, velocemente nel nuovo assetto. Intendiamo farlo anche attraverso un diretto coinvolgimento delle autonomie locali.
Personalmente, ho chiesto alla prossima seduta della Conferenza unificata di esaminare in confronto con le province e con i comuni il tema del federalismo fiscale municipale per poterlo portare al tavolo del confronto col Governo nazionale e inserirlo e incastonarlo nelle norme di attuazione che devono, peraltro, riguardare anche il federalismo fiscale e municipale.
C'è un'ultima considerazione che trovo suggestiva, molto importante, che peraltro si rifà all'allarme della Corte dei conti in materia di società partecipate: è un tema ampiamente noto che, con riguardo ai servizi pubblici, sembra lasciare intravedere per i prossimi mesi certamente sorti non progressive per i bilanci delle nostre amministrazioni, ma complessivamente è un sistema difficile da gestire, da inserire in un sistema di consolidamento dei conti.
Addirittura, abbiamo già norme che in tal senso disciplinano la fattispecie. Il bilancio della regione Sicilia deve tenere conto dei bilanci delle partecipate. Gli articoli 14 e 20 della legge finanziaria dello scorso anno già prevedono non una forma di consolidamento, ma forme di correlazione di documentazione collegata, il DPEF deve recare esattamente l'indebitamento, le posizioni delle varie società, pertanto un percorso di raccordo economico-finanziario si è già avviato.


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Tuttavia, è evidente che il problema si pone in modo rilevante soprattutto per la complessità della raccolta dei dati inerenti queste società, che spesso hanno grandi esposizioni debitorie, ma hanno anche esposizioni creditorie non sempre di facile lettura, poiché spesso generate da consolidamenti negli anni di crediti e sommatorie più o meno puntuali di posizioni contabili, per sarebbe necessaria una due diligence società per società per un'indagine precisa. Si verifica, infatti, un pareggio, ma quale sia il monte crediti e cosa ci sia dietro quelle posizioni creditorie è tutto da verificare.
Si tratta di un percorso che va assolutamente intrapreso. Credo che la via giusta sia quella, come sempre quando si tratta con l'amministrazione - qui ci sono autorevoli docenti universitari di questa materia - di andare sempre con grande delicatezza, senza riforme che dell'oggi al domani pensino di cambiare tutto, ma con una incisività della mano d'acciaio in guanto di velluto che è l'unico modo per cambiare veramente l'amministrazione: progressività, dunque, prima consolidamento in termini formali poi a mano a mano termini economico-finanziari.
Ripeto per quanto riguarda la regioni a statuto speciale, col ministro Calderoli andremo avanti e pensiamo entro breve di concludere un'opera a tutto campo che dia veramente respiro della specialità nel federalismo fiscale.

PRESIDENTE. Vi ringrazio molto anche a nome di tutti i componenti della Commissione.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14,50.

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