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salta l'esplora

Temi dell'attività Parlamentare

Immigrazione
Gli interventi legislativi in materia di immigrazione sono stati in prevalenza finalizzati al contrasto dell'immigrazione clandestina e sono stati originati da iniziative governative, tra cui quelle del "pacchetto sicurezza". Le Camere hanno esaminato tali misure apportandovi diverse modifiche.

Nella XVI legislatura, soprattutto nella prima metà, le questioni relative all’immigrazione sono state oggetto di dibattito politico e di attività legislativa. In particolare, è stata intensa l’attività legislativa in relazione al contrasto dell’immigrazione clandestina e dei reati ad essa connessa. Si registrano, inoltre, alcuni interventi in materia di integrazione (per tale aspetto si veda il tema Integrazione).

Immigrazione e "pacchetto sicurezza"

I due provvedimenti principali del pacchetto sicurezza, il decreto-legge 92/2008 e la legge 94/2009 recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica, dedicano ampio spazio alle disposizioni volte a contrastare l’immigrazione illegale e a fare fronte a questioni di ordine e sicurezza pubblica connesse con il fenomeno migratorio.

Fanno parte del pacchetto anche:

  • la legge 85/2009 recante ratifica ed esecuzione del Trattato di Prum sulla cooperazione transfrontaliera a fini di contrasto del terrorismo, della criminalità e della migrazione illegale;
  • tre schemi di decreto legislativo rispettivamente in materia di ricongiungimento familiare, diritto di asilo e libera circolazione di cittadini comunitari, i primi due dei quali poi emanati;
  • una dichiarazione di stato di emergenza volta (successivamente dichiarata illegittima da Consiglio di Stato, sent. n. 6050/2011) a far fronte alla situazione di criticità in Campania, in Lombardia e nel Lazio, poi estesa anche al Veneto e al Piemonte, per la presenza di insediamenti di stranieri irregolari e di nomadi.

Le numerose modifiche apportate da questi provvedimenti alla normativa vigente riguardano vari aspetti delle politiche migratorie, dal diritto dell’immigrazione (l’insieme delle regole e delle procedure relative alla gestione complessiva dei flussi migratori e le sanzioni alle violazioni di tali regole), al diritto all’integrazione (comprendente l’estensione, per quanto possibile, ai migranti dei diritti propri dei cittadini). Tuttavia, gran parte degli interventi nascono dall’urgenza di affrontare i problemi di sicurezza ricondotti al fenomeno migratorio.

Il Parlamento ha altresì dibattuto sulle questioni dell’immigrazione e dell’asilo in occasione di un’informativa del Ministro dell’interno (Senato, seduta del 25 maggio 2009) che ha fornito informazioni sui respingimenti di immigrati clandestini nel Mediterraneo avvenuti nei giorni precedenti.

Nella seduta dell’8 giugno 2011 la I Commissione della Camera ha respinto la risoluzione 7-00478 Zaccaria e ha approvato la risoluzione 7-00578 Bertolini che impegna il Governo a proseguire nell'azione finora intrapresa in materia di politiche per il controllo del fenomeno migratorio.

Sucessivamente, il Comitato parlamentare Schengen ha svolto una indagine conoscitiva sul diritto di asilo, immigrazione ed integrazione in Europa (deliberata il 25 ottobre 2011) nel corso del quale è intervenuto il Ministro dell’interno Cancellieri che ha ribadito la necessità di una politica europea, in materia di controllo delle frontiere esterne dell’Unione, che tenga conto delle peculiarità dei Paesi della sponda nord del Mediterraneo, maggiormente esposti al fenomeno migratorio (seduta del 25 settembre 2012).

Il permesso di soggiorno

Una prima serie di disposizioni del pacchetto sicurezza riguarda l’ingresso e il permesso di soggiorno dei cittadini non comunitari.

La legge sulla sicurezza (legge 94/2009) rende più restrittive le condizioni per l’ingresso in Italia, che è consentito solo in assenza di condanne penali, anche non definitive, per gravi reati.

Il medesimo provvedimento richiede:

  • il versamento di un contributo (tra gli 80 e i 200 euro) per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno;
  • l’esibizione del permesso di soggiorno per chi intenda sposarsi, ottenere licenze o autorizzazioni, accedere a pubblici servizi (eccettuate le prestazioni scolastiche obbligatorie e quelle sanitarie).

È stata invece eliminata dal Parlamento l’abrogazione della disposizione (che pertanto rimane in vigore) secondo cui l’accesso alle strutture sanitarie dello straniero irregolare non può comportare la sua segnalazione all’autorità.

Alla richiesta del permesso di soggiorno, l’immigrato deve poi sottoscrivere un accordo di integrazione (in proposito si veda il tema Integrazione. Per i soggiornati di lungo periodo il rilascio del permesso è subordinato al superamento di un test di conoscenza della lingua italiana.

Le sanzioni penali

Varie disposizioni aggravano le sanzioni per infrazioni connesse con l’immigrazione, o creano nuove fattispecie criminose.

Di particolare rilievo il reato di ingresso e soggiorno illegale, introdotto dalla legge sulla sicurezza.

Inoltre, la legge 94/2009 introduceva una nuova circostanza aggravante comune, che comportava l’aumento della pena fino ad un terzo, se il reato fosse stato commesso da soggetto che si trovasse illegalmente sul territorio nazionale (mod. art. 61 c.p.); la Corte costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità di tale disposizione in quanto il rigoroso rispetto dei diritti inviolabili implica – secondo la Corte - l’illegittimità di trattamenti penali più severi fondati su qualità personali dei soggetti che derivino dal precedente compimento di atti del tutto estranei al fatto-reato (sent. 249/2010).

In proposito si rinvia all'approfondimento Sicurezza pubblica: profili penali.

L'espulsione

Sono ridefinite anche le regole relative all’espulsione: la legge sulla sicurezza da un lato rende più stringente il rispetto del principio per cui l’espulsione deve essere eseguita di norma con l’accompagnamento forzato alla frontiera e solo in casi ben precisi con il foglio di via; dall’altro reca una complessiva riformulazione dei reati legati all’inottemperanza all’ordine di lasciare il territorio dello Stato. Si è previsto anche un inasprimento della pena per lo straniero rintracciato nel territorio nazionale dopo essere già stato espulso per non aver ottemperato a una precedente intimazione di allontanamento, ma sulla relativa disposizione è intervenuta la Corte costituzionale dichiarandone la parziale incostituzionalità (sen. 359/2010).

È istituito un Fondo rimpatri per finanziare le spese di rimpatrio degli stranieri verso i Paesi di origine o di provenienza.

Inoltre, il sindaco può segnalare alle competenti autorità, giudiziaria o di pubblica sicurezza, la condizione irregolare dello straniero, per l’eventuale adozione di provvedimenti di espulsione.

Da ultimo si segnala il decreto-legge 89/2011, di recepimento della direttiva 2008/115/CE (direttiva rimpatri), che apporta modifiche ed integrazioni al testo unico in materia d’immigrazione (si veda in proposito il tema Recepimento della direttiva rimpatri).

L'accordo con la Libia

Il trattato Italia-Libia, ratificato dal Parlamento con la legge 7/2009, prevede il rafforzamento della collaborazione tra i due Paesi nella lotta al terrorismo, alla criminalità e alla immigrazione clandestina, attraverso la creazione di un sistema di controllo delle frontiere terresti libiche e il pattugliamento congiunto in mare con equipaggi misti e mezzi messi a disposizione dall’Italia.

I centri di identificazione ed espulsione

I centri di permanenza temporanea e assistenza (CPTA), dove sono trattenuti gli stranieri in attesa di espulsione, sono stati ridenominati centri di identificazione ed espulsione (D.L. 92/2008); per rispondere al grande afflusso di immigrati clandestini sono stati stanziati fondi per l’ampliamento e il miglioramento dei centri (D.L. 151/2008).

Gli stanziamento sono finalizzati anche a far fronte al prolungamento del periodo di trattenimento degli stranieri nei centri, che passa da 60 a 180 giorni. L’aumento della permanenza dei centri anticipava una disposizione prevista dalla citata direttiva rimpatri

Le regolarizzazioni

Il decreto-legge "anti-crisi" ha previsto la possibilità di regolarizzare i lavoratori occupati irregolarmente nelle attività di assistenza personale o del lavoro domestico (decreto-legge 78/2009, convertito dalla legge 102/2009, art. 1-ter). L’intervento riguarda sia i lavoratori stranieri (con o senza permesso di soggiorno) che i lavoratori italiani.

Dal 1° al 30 settembre 2009 i datori di lavoro hanno potuto presentare una dichiarazione di emersione, previo pagamento di un contributo forfetario di 500 euro per ciascun lavoratore. Secondo i dati del Ministero dell'interno sono state presentate quasi 300.000 domande.

Una seconda regolazione è stata disposta dal D.Lgs. 109/2012 di attuazione della direttiva 2009/52/CE, relativa alle sanzioni nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare. Il decreto prevede anche una disposizione transitoria volta a permettere ai datori di lavoro di dichiarare l’esistenza di rapporti di lavoro irregolari pregressi.

Le procedure di presentazione delle domande di emersione si sono concluse il 15 ottobre 2012 con l’invio di oltre 130.000 istanze.