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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione XIII
18.
Mercoledì 18 maggio 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Russo Paolo, Presidente ... 2

Seguito dell'audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Francesco Saverio Romano, sulle linee programmatiche del suo Dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Russo Paolo, Presidente ... 2 6 10 14 16 20 28
Agostini Luciano (PD) ... 13
Brandolini Sandro (PD) ... 14
Carra Marco (PD) ... 15
Cenni Susanna (PD) ... 17
Cuomo Antonio (PD) ... 19
De Camillis Sabrina (PdL) ... 20
Delfino Teresio (UdCpTP) ... 16
Di Giuseppe Anita (IdV) ... 6
Dima Giovanni (PdL) ... 10
Fogliato Sebastiano (LNP) ... 8
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD) ... 2
Rainieri Fabio (LNP) ... 19
Romano Francesco Saverio, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ... 21
Sardelli Luciano Mario (IR) ... 12
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IR; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 18 maggio 2011


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO

La seduta comincia alle 9,25.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Francesco Saverio Romano, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Francesco Saverio Romano, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.
Ricordo che l'audizione è iniziata lo scorso martedì 19 aprile. Chiederei innanzitutto al Ministro se intenda intervenire ulteriormente; diversamente, come convenuto, darei la parola ai colleghi e alle colleghe che vorranno intervenire, per poi ascoltare la replica del Ministro.
Do quindi la parola all'onorevole Oliverio.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Grazie, signor presidente.

PRESIDENTE. Immagino che questo primo intervento del collega Oliverio finirà un po' per dettare i tempi dei colleghi di tutti i gruppi che interverranno successivamente...

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Presidente, già iniziamo con mezz'ora di ritardo, se ci mette anche un altro «bavaglino» non è particolarmente delicato. Intanto prendo atto che il PdL è presente autorevolmente in questa Commissione con l'onorevole Dima: per il fatto che sia nato a Corigliano Calabro può rappresentare bene tutto il Popolo della libertà.
Quello dell'agricoltura è l'unico Ministero che ha cambiato tre volte la guida politica e una volta quella amministrativa, e non entro nel merito del massiccio spoil system che lo ha interessato in questo mese. I diversi ministri che si sono avvicendati hanno brillato per assenza politica ed anche istituzionale, e l'agricoltura mi è sembrata in questo periodo come quel vecchio cartone animato che vedevamo da giovani: il pulcino Calimero, brutto, piccolo e nero.
Basti pensare che Galan, che è stato ministro per un anno, è stato presente in Commissione in circa dieci giornate per venti sedute: quattro dedicate alle interrogazioni, cinque alle risoluzioni. L'ultima volta che il Ministro è venuto in Commissione e ha risposto alle interrogazioni è stata il 10 febbraio 2011 e alle risoluzioni il 25 gennaio 2011: e poi si parla del distacco dei cittadini dalla politica!
Vorrei dare qualche elemento per illustrare la presenza del Governo in questa Commissione. In questa XVI legislatura la Commissione agricoltura ha licenziato 4 progetti di legge: tutte le altre Commissioni ne hanno licenziati 265 (4 su 265 in sede referente). In sede legislativa 2 sono i


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provvedimenti licenziati da questa Commissione su un totale di 41 delle Commissioni. Questo è quello che abbiamo fatto per quanto riguarda la progettualità legislativa.
Per quanto riguarda il sindacato ispettivo, vorrei citare questi numeri non tanto per esporli e per far capire la situazione, quanto proprio per testimoniare l'amarezza che proviamo nell'assistere a un lavoro quasi inutile. Nella XVI Legislatura sono state presentate 299 interrogazioni e ne sono state concluse 139, pari al 46 per cento, mentre nelle altre Commissioni 4.726, di cui 2.945 concluse (il 62 per cento).
La capacità di lavoro e quindi anche l'interlocuzione del Ministero è andata sempre più decrescendo, tanto che nel 2011 su 60 interrogazioni presentate in questa Commissione soltanto 13 hanno trovato risposta (il 22 per cento), mentre per quanto riguarda le altre Commissioni siamo al 59 per cento. Per ciò che concerne poi le interrogazioni a risposta immediata, in questa XVI Legislatura per l'agricoltura ne sono state presentate 47, mentre per le altre Commissioni 759.
Signor presidente, comprendo che questi dati possono apparire molto scarni, ma danno l'esempio di quello che è avvenuto in questa Commissione e della presenza del Ministro. Auspichiamo, quindi, che il nuovo Ministro possa fare diversamente.
Anche sulle risoluzioni il rapporto è particolarmente indicativo: 89 quelle presentate, concluse 36 (il 40 per cento), mentre in tutte le altre Commissioni viaggiamo sul quasi 60 per cento delle risoluzioni approvate o, in ogni caso, discusse.
Siamo stati quindi senza guida politica e l'agricoltura attonita ha spesso assistito alle scaramucce tra i ministri che si sono succeduti. Il rapporto poi con l'Unione europea è stato difficile: si è passati dall'Europa matrigna di Zaia all'Europa della pesca sportiva di Galan, e in Consiglio d'Europa non siamo stati attivamente presenti e non abbiamo promosso alcuna alleanza.
I risultati sono davanti agli occhi di tutti, basti pensare alla crisi che vive il settore tabacchicolo e al fatto che probabilmente - ai miei tempi si diceva che a pensare male si fa peccato, ma si indovina - forse c'è stato uno scambio anche sulle vicende delle quote latte. Non mi sembra, signor Ministro, che con questo nuovo ritmo si possa cambiare qualcosa: non siamo di fronte a una palingenesi. Questo è un giudizio politico, non un giudizio personale: il Ministro è venuto qui in Commissione il 19 aprile e la discussione continua oggi per la prima volta, il 18 maggio.
Il giorno precedente all'audizione del Ministro, il 18 aprile, al Comitato per lo sviluppo della Banca mondiale Mario Draghi aveva parlato del boom dei prezzi alimentari che rappresenta un rischio per milioni di persone. «I prezzi dei beni alimentari - aggiungeva Draghi - sono in aumento dalla fine del 2010 e si stanno ormai avvicinando ai picchi raggiunti all'inizio del 2008».
Abbiamo svolto un'indagine conoscitiva che ha fornito diversi elementi per contrastare il fenomeno dell'aumento dei prezzi, ma tutto è finito in lettera morta e il Ministero non è intervenuto sulla razionalizzazione della filiera agroalimentare, che vede finire in mano ai produttori soltanto il 17 per cento del valore.
Nel corso dell'audizione, il Ministro ha enunciato un lungo elenco della spesa senza l'indicazione delle risorse e senza l'individuazione di un metodo per affrontare tante emergenze e le difficoltà strutturali del settore, insomma, signor presidente e signor Ministro, un libro dei sogni ben confezionato. E, siccome le bugie hanno le gambe corte, nelle stesse ore il Ministro Tremonti ha presentato il Documento di economia e finanza, in cui l'agricoltura era assente dal piano nazionale delle riforme.
Solo una piccola citazione: «realizzazione delle opere d'irrigazione soprattutto nel Mezzogiorno a beneficio del territorio e dell'economia». In quell'occasione abbiamo contestato il merito e presentato un parere, ma abbiamo contestato il merito e anche il metodo, la logica ragionieristica contabile che vi era in quel provvedimento, il rigorismo di bilancio, la sottrazione


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alle regioni di 4 miliardi nel 2011, di 4,5 miliardi nel 2012 e di 4,5 ancora nel 2013, e la penalizzazione delle politiche giovanili (300 milioni nel 2008, nessuna risorsa nel 2009 e nel 2010).
Su questo argomento parlerà a lungo anche l'onorevole Trappolino, ma nella sua relazione, signor Ministro, lei ha constatato che nel 2007 i giovani imprenditori agricoli erano 114.000, pari al 7 per cento, ovvero il 48 per cento in meno rispetto al 2000, ma nessuna proposta ha avanzato per mettere in moto la competitività del settore investendo innanzitutto sui giovani.
Mi chiedo poi cosa abbia sortito la boutade di Zaia sui terreni demaniali da assegnare ai giovani agricoltori - lo chiedo a lei, signor Ministro - e quale sarà il risultato dopo l'approvazione del federalismo demaniale.
Signor presidente, non ritengo opportuno soffermarmi sul lungo elenco della spesa elaborato dal Ministro, anche perché potrebbe essere ulteriormente integrato con altri temi e con l'inserimento di un apposito capitolo dedicato alle tante emergenze che investono il settore primario. Cito, per esempio, la riduzione dei costi energetici: il prezzo del gasolio è aumentato del 35 per cento e il Ministro, nella relazione depositata qui in Commissione, ha parlato di un problema che riguarda il gasolio da serra e delle procedure di infrazione, per cui bisogna probabilmente intervenire per il recupero di quei soldi.
Affronterò soltanto alcuni punti sui quali il Ministro ha sorvolato o che non ha trattato. Il primo è l'agricoltura e il sud. A pagina 16 della sua relazione, il Ministro dichiara che «l'agricoltura deve essere inserita tra i settori che possono contribuire allo sviluppo socio-economico del sud», poi parla dei piani di settore, delle infrastrutture, dell'ammodernamento e dell'innovazione e di coloro che dovrebbero esserne i beneficiari e della necessità di risorse per 2 miliardi. Vorrei sapere se si tratti di un auspicio, se questi soldi ci siano o quando e come arriveranno.
Ho un problema che lei stesso ha notato: la consistenza del Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS) ammontava a 875 milioni, ma sono stati ridotti a 750, poi tolti del tutto, e ne sono stati riassegnati solo 100 milioni. I fondi per le aree sottoutilizzate dovrebbero andare principalmente in forma più massiccia al sud, ma di questi 100 milioni, signor Presidente, 60 sono andati al settore bieticolo-saccarifero - e noi siamo d'accordo -, 4 al settore biologico, 4 a quello del pecorino romano, e 7 ai piani di settore. Anche su questo aspetto, quindi, abbiamo ripercorso la via dello sceriffo di Nottingham, e quindi i soldi del FAS sono andati a finire ovunque, tranne dove erano destinati.
Sulla volatilità dei prezzi, che è il principale problema dell'agricoltura negli ultimi cinque anni, bisogna fare qualche osservazione. Da una parte, i prezzi di alcuni prodotti agricoli come cereali e mais aumentano (anche il Governatore Draghi ha sottolineato questo problema), dall'altra parte alcuni settori soffrono di prezzi stagnanti e non remunerativi, come nel caso della suinicoltura. Su questo il collega Carra sarà più preciso.
Mi chiedo quali politiche stia promuovendo il Governo in Unione europea affinché la nuova Politica agricola comune (PAC), oltre a difendere giustamente il reddito degli agricoltori, assuma un ruolo di portata straordinaria e strategica negli assetti globale e, in particolare, quali strategie di politica agricola stia valutando il Governo per difendere il reddito degli agricoltori e per correggere gli effetti distorsivi della squilibrata filiera agroalimentare.
La riforma della PAC, oltre a contenere un reale sostegno alle imprese agricole, deve prevedere efficaci misure contro la crisi di mercato, in modo da intervenire per fronteggiare la volatilità delle quotazioni delle commodity. Dobbiamo fare qualche osservazione sulla PAC, signor presidente.
Ormai è entrato nel vivo il dibattito sulla riforma della PAC sia in Parlamento europeo che al Consiglio dei Ministri. Il Ministro ha espresso l'intenzione di ottenere per il nostro Paese, oltre alla difesa del budget comunitario, anche quello nazionale,


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ma uno dei temi centrali della nuova PAC è quello degli agricoltori attivi ai quali riservare la PAC.
Vorrei sapere quali siano gli orientamenti del Ministro in proposito - non li ho letti -, quale definizione di agricoltore attivo intenda sostenere a Bruxelles. Abbiamo preso atto di come ultimamente il Ministro si sia iscritto all'albo dei sostenitori del ministro Tremonti, spero con l'intento di arrecare giovamento all'agricoltore. Mi riferisco all'intervista del 16 maggio, in cui il Ministro dichiara: «da quando ho assunto la delega all'agricoltura ho visto da vicino che questo Paese ha due facce».
Complimenti, signor Ministro: essendo meridionale si è accorto un po' troppo tardi che questa Italia e questa agricoltura hanno due facce. Vorrei sapere però come intenda, oltre che fotografare questa situazione, modificare il volto dell'agricoltura italiana.
«In troppe regioni» - dice lei, signor Ministro, sempre nell'intervista del 16 maggio - «c'è un colpevole ritardo sull'uso delle risorse comunitarie», ma vorremmo sapere quali siano i dati a disposizione del Ministro, visto che quelli messi a disposizione dal suo predecessore e dal Presidente di questa Commissione evidenziano un soddisfacente e completo utilizzo dei fondi del Piano di sviluppo rurale (PSR).
Ci risulta poi che, nell'ambito della normativa di allineamento a Lisbona dello sviluppo rurale, il Parlamento europeo abbia recentemente approvato una norma che prevede il disimpegno centralizzato delle risorse regionali sullo sviluppo rurale, argomento che noi avevamo trattato in Commissione.
Tale importante novità eviterebbe la restituzione delle risorse a Bruxelles, come è capitato per molto tempo. Vorrei sapere se e come il Ministro intenda difendere questo importante strumento in sede di Consiglio d'Europa, quali siano gli orientamenti del Governo italiano circa il nuovo sistema dei pagamenti unici aziendali proposto dalla Commissione (con riferimento a componenti di base, greening, aree svantaggiate, piccoli agricoltori), quali iniziative intenda adottare per evitare un impatto distorsivo sui settori e i territori italiani in seguito alla non più rinviabile abolizione dei riferimenti storici per gli aiuti della PAC.
Sul problema del «pacchetto latte», pur avendo organizzato qualche riflessione, lascio spazio all'intervento della collega Cenni.
C'è un problema di IVA non rendicontabile su questo tema. La Commissione agricoltura del Parlamento europeo, tramite il suo presidente, ha introdotto, nell'ambito del processo di allineamento la politica di sviluppo rurale, l'importante novità che consente ai soggetti pubblici, e quindi alle regioni, il recupero dell'IVA, fino ad oggi considerato non rendicontabile. Vorrei quindi sapere quali provvedimenti il Ministro intenda adottare per difendere tali importanti opportunità finanziarie per le regioni italiane.
Sulle quote latte si soffermerà con maggior compiutezza anche l'onorevole Carra.
In questi giorni il Parlamento europeo, in seconda lettura, sta esaminando la proposta di regolamento del Parlamento e del Consiglio sull'etichettatura di origine dei prodotti agricoli, che era stata già approvata in prima lettura lo scorso anno e successivamente stralciata dal Consiglio dell'Unione europea anche con il voto del Ministro della salute Fazio.
Ricordo poi che il Parlamento italiano ha approvato all'unanimità una legge che il Partito Democratico ha approvato consapevolmente per dare forza all'Italia in Europa e per difendere i nostri prodotti made in Italy. Al di là di questa normativa approvata, vorremmo capire quali risultati intenda ottenere il nostro Paese e quali iniziative il Ministro intenda adottare per scongiurare un'ulteriore posizione avversa da parte del Consiglio nei confronti di quella che rappresenta la via principale per l'introduzione dell'etichettatura obbligatoria dei prodotti agroalimentari.
Sono tutti temi che bisogna affrontare seriamente, come anche quello del cattivo funzionamento della filiera alimentare, tema fortemente dibattuto a Bruxelles. La forbice tra i prezzi alla produzione e i


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prezzi al consumo aumenta sempre di più e la quota di valore aggiunto dell'agricoltura diminuisce. Vorrei chiedere quindi cosa intenda fare il Ministro, come migliorare la trasparenza dei prezzi: se, ad esempio, intenda modificare il decreto legislativo n. 102 del 27 maggio 2005 sulla regolazione dei mercati agroalimentari.
Sull'Associazione allevatori lascerei la parola ad altri, però c'è un tema: non possiamo rinviare la palla alla Regione ed è necessario capire cosa intenda fare il Ministro sull'argomento, perché è un compito sicuramente essenziale anche per quanto riguarda la politica nazionale.
Una sentenza del 13 aprile scorso, della quinta sezione del Tribunale della Corte di giustizia di Lussemburgo, nella causa T-576/08, ha annullato le disposizioni per la concessione di aiuti agli indigenti, previste dal Regolamento CE n. 983 del 2008, che in Italia assicurava una rete di distribuzione alimentare ai poveri, una rete di grande valore sociale, ad esempio tramite il Banco alimentare, specialmente in questo periodo di crisi economica e di aumento dei prezzi alimentari. Vorrei quindi sapere come il Governo intenda intervenire per rimuovere questi ostacoli.
Concludo con quello che abbiamo sempre affermato, come Partito Democratico lavoriamo al servizio dell'agricoltura, che riteniamo non abbia un colore politico, ma sia un obiettivo della politica, di quella politica che deve essere sempre indirizzata al bene comune: lavorare per l'agricoltura, per salvaguardare il livello occupazionale, per tutelare i redditi ed eventualmente per trasformare la qualità del comparto in reddito.
Non ci sono chiusure ideologiche: siamo in attesa di capire come intendano muoversi il Ministero e il Ministro, tenendo presente che la sua relazione e quello che ha pronunciato qui non ci ha soddisfatto, signor Ministro. Molte cose erano generiche, non è entrato nel vivo dei problemi mentre noi da molto tempo aspettiamo che un qualsiasi ministro, un terzo ministro, in questo caso, ci dica come intenda muoversi a favore dell'agricoltura e come creare le condizioni affinché questo comparto possa ridiventare primario.
Su questo obiettivo il Partito Democratico è qui, lavorerà in Commissione, sarà sempre presente e, al di là della presenza degli altri gruppi politici che spesso invece brillano per assenza, il Partito Democratico vuole confrontarsi costruttivamente: aspettiamo risposte e aspettiamo iniziative. Grazie.

PRESIDENTE. Darei la parola all'onorevole Di Giuseppe, consentendo un intervento esaustivo ad ogni rappresentante di gruppo per poi chiedere agli altri colleghi di essere più contenuti, affidando a loro la valutazione, come è costume di questa Commissione.

ANITA DI GIUSEPPE. Grazie, presidente. È importante la capacità di sintesi dei contenuti. Al Ministro dico che tre anni di legislatura e tre ministri ci hanno fatto capire che cambiare ministro non è stata la panacea di tutti i mali. Noi ci auguriamo che il rimedio universale sia il nuovo Ministro, ce lo auguriamo tanto, anche perché sicuramente non saremmo qui a ricordargli insistentemente i problemi dell'agricoltura.
Il Ministro è entrato in carica poco tempo fa, e chiaramente la sua relazione non è stata esaustiva, ma almeno ha tentato di individuare le problematiche di questo settore primario. Certo è che, se al nostro posto ci fossero degli agricoltori, qualcosa avrebbero da dire. Tante sono state le audizioni tenute in Commissione con gli addetti ai lavori e tutti i comparti - il Ministro lo sa perfettamente - presentano problemi (dal vitivinicolo all'oleario, al cerealicolo, al suinicolo, all'ortofrutticolo).
In Commissione sono state presentate risoluzioni e interrogazioni addirittura sulle ciliegie e sulle castagne, quindi tutti i comparti presentano problemi. Sicuramente il termine «epocale» che è tanto utilizzato da questa maggioranza risulta ad hoc per l'agricoltura, che sta attraversando appunto una crisi epocale.


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Prendiamo ad esempio il settore suinicolo, dove 60 milioni di cosce di maiale arrivano dall'estero. Questo sicuramente mette in discussione le nostre produzioni. Si tratta di un comparto preso a caso, perché pochi giorni fa leggevo un articolo su questo argomento che dà molto da pensare, ma comunque tutti i comparti sono in difficoltà per i costi produttivi e gli oneri contributivi che pesano sulle imprese agricole.
Tante imprese agricole stanno chiudendo i battenti e i prezzi al consumo dei prodotti alimentari aumentano ogni giorno. Si compra meno frutta, meno carne di manzo: gli italiani stanno imparando a risparmiare anche sui prodotti agroalimentari, perché questi prezzi alle stelle penalizzano molto tutta la filiera agricola.
Desidero citare solo un dato: i prezzi degli alimentari sono aumentati dello 0,3 per cento rispetto al mese di febbraio e addirittura del 2,2 rispetto al marzo 2010 proprio perché gli italiani sono costretti a spendere di meno anche per i prodotti alimentari, considerata la crisi che l'Italia sta attraversando ma che comunque è una crisi mondiale. Questo è da addebitare soprattutto al costo delle materie prime, prima causa, ma anche al caro-benzina, perché, secondo un'indagine fatta dalla Coldiretti, un alimento, prima di arrivare sulle nostre tavole, percorre parecchi chilometri. È dunque importante sostenere la filiera corta. Per questo motivo i redditi degli agricoltori sono fortemente diminuiti.
Sono molisana, ma le mie origini sono abruzzesi: c'è ancora la questione del terremoto in Abruzzo perché dopo due anni non sono arrivate risorse per l'agricoltura o sono arrivate al minimo e l'agricoltura abruzzese ha subito oltre 100 milioni di euro di danni ed è un'agricoltura in ginocchio. Sicuramente, si tratta di un altro dei problemi che il Ministero dovrà affrontare di petto.
Esiste anche l'esigenza improcrastinabile di ridurre il peso della burocrazia, realizzando un percorso di innovazione nelle pubbliche amministrazioni, per sfoltire tutte le norme esistenti valorizzando anche gli strumenti informatici. Gli imprenditori agricoli chiedono soprattutto la semplificazione di queste norme, altro problema che metto sul piatto del Ministro.
È inoltre necessario chiudere una volta per tutte la questione delle quote latte. Sono tre anni che ogni volta, al cambio di Ministro - va bene che repetita iuvant -, siamo costretti a ripetere le stesse cose. Chiaramente, il Ministro è nuovo e dovrà subire oggi anche queste repetita soprattutto dopo i dati dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) in riferimento all'anagrafe zootecnica. Quella delle quote latte è una questione che è costata molto (1 miliardo e 700 milioni di euro) all'Italia, quindi è anche questo un problema che bisogna risolvere al più presto.
Bisogna difendere anche i redditi degli allevatori perché sono sempre più a rischio per i prezzi del latte alla stalla, che non sono più remunerativi. Nella questione del latte, quindi, non esiste soltanto il problema delle quote latte, seppure sia antico, ma gli allevatori hanno problemi di reddito. Bisogna sostenere il ricambio generazionale. Oggi sono tante le aziende condotte da anziani che magari avranno il destino amaro della dismissione dell'attività.
Abbiamo svolto molte audizioni per quanto riguarda la sicurezza in agricoltura e anche la legalità. C'è in agricoltura il problema delle morti sul lavoro, monitorate con risultati che possono far pensare apparentemente a uno sviluppo favorevole, positivo, ma non è così, perché da quel monitoraggio non si evincono, non sono calcolate, le morti sul lavoro di chi lavora in nero.
Per quanto riguarda la legalità, abbiamo ascoltato in audizione il sindaco di Rosarno e l'assessore all'agricoltura della Calabria. Anche qui lo Stato deve intervenire sostenendo gli enti locali e soprattutto premiando le aziende che rispettano le norme. C'è anche un forte bisogno di educazione alla legalità. Insisto sempre sulla scuola, perché provengo da quel mondo ma è così: l'educazione alla legalità


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deve avvenire nella scuola, soprattutto in questi centri e soprattutto se si vuole veramente cambiare rotta.
È necessario passare attraverso la scuola anche per fare in modo che i giovani si avvicinino al mondo dell'agricoltura. C'è un bisogno assoluto di sostenere il passaggio dal mondo della scuola al mondo del lavoro. In questo caso, il lavoro è l'impresa agricola e, se si vuole veramente sostenere il ricambio generazionale, bisogna fare molta attenzione a questo passaggio.
La Politica agricola comune (PAC) è un argomento che è stato affrontato molto bene dall'onorevole Oliverio. L'Italia deve assolutamente fare in modo che la PAC sia in grado di premiare l'attività e la produzione dell'agricoltore, perché in Italia sono tante le produzioni di qualità, quindi c'è bisogno di difendere i prodotti italiani, che in larga maggioranza sono prodotti di alta qualità, anche perché il 47 per cento del territorio europeo è coltivato.
Bisogna soprattutto essere vicini al lavoro degli agricoltori, anche perché questi sono i primi tutori dell'ambiente, ruolo da riconoscere. L'agricoltura deve essere soprattutto competitiva, per cui è necessario insistere sul suo profilo economico, sociale, culturale e ambientale. Si deve inoltre fare molta attenzione al problema dell'etichettatura, perché la trasparenza dei prodotti che arrivano sulla nostra tavola è importante in quanto richiesta non soltanto dai consumatori, ma soprattutto dagli agricoltori.
Un altro problema importante è quello della pesca. Da pochi giorni, il 17 maggio scorso, il gruppo dell'Italia dei Valori ha presentato l'interrogazione n. 4-11941, a risposta scritta, sul problema della pesca, perché ormai in Italia c'è una dipendenza dal pesce importato e bisogna risolvere questo problema. Anche la marineria molisana - lei è stato in Molise, Ministro - ha chiesto, come da diversi anni stiamo chiedendo in Commissione, un piano organizzato a seconda delle caratteristiche dei fondali dei nostri mari riguardante il fermo biologico. Questo è un problema che lei conosce ma che non basta conoscere, Ministro: bisogna anche risolverlo!
Per quanto riguarda l'Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, alcune dichiarazioni sono contraddittorie (forse questo sarà affrontato ancora meglio dall'onorevole Servodio nel suo intervento). Lei, signor Ministro, ha sostenuto prima di aver convinto il ministro Bossi, ma poi, in un secondo momento, ha detto che si tratta di un problema del Ministero della salute. Il problema può essere di chiunque, ma è da risolvere.
Gli agricoltori chiedono anche la moratoria dei debiti con l'INPS, c'è inoltre il problema delle accise sul gasolio e, infine, c'è il problema dell'UNIRE ancora da risolvere. Insomma, Ministro, di tutto di più: le abbiamo ripresentato i problemi che l'agricoltura ha da sempre, che sono ormai più evidenti ma che comunque una buona volta bisogna affrontare.
La ringrazio e vedremo se veramente lei rappresenterà la panacea dei mali dell'agricoltura. Grazie.

SEBASTIANO FOGLIATO. Ringrazio il Ministro per il documento e la scorsa audizione in cui ha elencato le linee programmatiche del suo percorso di governo come Ministro delle politiche agricole.
Lo ringrazio a nome mio personale e a nome del Gruppo della Lega per il suo intervento e per le linee esposte che condividiamo, quindi da parte nostra ci sarà sicuramente attenzione nel seguire questo programma, che parte da una legge sull'etichettatura fortemente voluta e avviata dal Ministro Zaia, legge che ha avuto la definitiva approvazione del Parlamento, ma che necessita dell'avvio dei tavoli di filiera per essere attuata.
Vogliamo chiedere quindi la realizzazione di tavoli di filiera perché questa è una garanzia per il consumatore e farà recuperare valore alle nostre produzioni, in quanto il consumatore oggi vuole un consumo consapevole e vuole sapere da dove proviene ciò che mangia. Ciò privilegerà i nostri prodotti e garantirà valore alle nostre produzioni.


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Altro appuntamento importante è la Politica agricola comune (PAC). È inutile nascondere come da questo negoziato dipenda il futuro della nostra agricoltura post 2013 e fino al 2020: È quindi necessaria e vitale questa attività che deve essere svolta in Europa al fine di negoziare al meglio questa posizione, con la consapevolezza che nel nostro Paese si produce qualità. Abbiamo infatti investito sulla qualità e sulle nostre peculiarità. Il nostro made in Italy è invidiato in tutto il mondo, a volte ci viene copiato, ma non comprendiamo come mai certe filiere siano in crisi e non si riescano a vendere i nostri prodotti.
Molto dipende dalla contraffazione agroalimentare, fenomeno che fino a qualche anno fa non comprendevamo bene, ma sul quale oggi si gioca una partita che va contrastata con ogni mezzo, perché fa perdere valore alle nostre produzioni agroalimentari, soprattutto a quelle di qualità, sottraendo valore al nostro modello di agricoltura.
Si è parlato prima delle varie crisi, ad esempio, nel settore dei suini. La scorsa settimana sono stato a Mantova, dove abbiamo visitato degli allevamenti. Molti produttori lamentano un uso indiscriminato del nostro sistema agroindustriale, laddove ad esempio viene venduto come prosciutto crudo nostrano un prodotto che di nostrano non ha nulla, ma la legge consente di farlo anche se il suino arriva da altre parti del mondo.
È quindi necessaria la tutela dei prodotti DOP, laddove i prosciutti dichiarati DOP debbono esserlo. Con un'azione anticontraffazione si riesce a eliminare dal mercato questi prodotti evidentemente contraffatti e a far recuperare valore alle nostre produzioni non solo nel settore dei suini preso ad esempio, ma anche in altri.
Oggi, il nostro sistema agroalimentare mette la nostra agricoltura in competizione con agricolture di altre parti del mondo, dove i costi del lavoro e le norme sulla sicurezza alimentare non sono paragonabili ai nostri, dove le regole sulla sicurezza sul lavoro, forse, devono ancora essere scritte. Per anni, soprattutto nel periodo di governo del Dicastero dell'agricoltura in capo al centrosinistra, si credeva che l'agricoltura fosse un qualcosa da asservire al sistema agroindustriale del nostro Paese e che finanziare l'agroindustria trasformasse i prodotti e quindi garantisse valore alle nostre produzioni.
Oggi, il sistema agroindustriale nel nostro Paese mette in competizione la nostra con altre agricolture, quindi abbiamo un sistema agroindustriale che ha ricevuto finanziamenti pubblici per trasformare le nostre produzioni agroalimentari e che invece si approvvigiona in giro per il mondo con l'unica logica di reperire la materia prima dove costa meno.
Mi permetto anche di darle un consiglio. Oggi, signor Ministro, i fondi gestiti dal sistema agroindustriale del nostro Paese ed erogati da questo Governo sono in capo al Ministero dello sviluppo economico. Per attivare filiere più coerenti con la nostra realtà e per controllare meglio, sarebbe opportuno che questo capitolo dei finanziamenti al settore agroindustriale passasse dal Ministero dello sviluppo economico al Ministero dell'agricoltura, in modo da finanziare chi si impegna veramente a trasformare i nostri prodotti, anziché continuare a erogare finanziamenti indiscriminati al sistema agroindustriale del nostro Paese.
Molti politici sono infatti ancora convinti che questo serva a trasformare i prodotti della nostra agricoltura, mentre invece si trasformano i prodotti di agricolture di altre parti del mondo, ai quali magari si mette la bandierina dell'Italia spacciandoli come made in Italy in giro per il mondo. Se i fondi vengono erogati in virtù del fatto che trasformano prodotti locali, bisognerebbe spostare dallo sviluppo economico all'agricoltura questa competenza che non è marginale all'interno delle nostre filiere, per far recuperare valore alle nostre produzioni.
Le facciamo proposte concrete, signor Ministro, non come i nostri colleghi del Partito Democratico che evocano di tutto, a cominciare dai prezzi dei prodotti agricoli. Lo dico una volta per tutte: l'aumento dei prezzi dei prodotti agricoli è imputabile


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non all'agricoltura, ma a fenomeni speculativi. L'agricoltura subisce questo processo inflazionistico che attanaglia non solo il nostro Paese, ma tutta l'Europa. Portare all'attenzione del Ministro temi come l'aumento del prezzo del gasolio, se può essere anche suggestivo e accattivante nei confronti dell'agricoltura, non è certamente un tema risolvibile dal Ministro dell'agricoltura, perché questo è un fenomeno speculativo mondiale.
Certo, fanno politica e quindi cercano anche queste suggestioni, ma oggi l'agricoltore è attento anche a queste situazioni e quindi sa cogliere le differenze e non le suggestioni che lasciano il tempo che trovano per quanto concerne le considerazioni sull'aumento dei prezzi dei prodotti agricoli.
Non è il gasolio, onorevole Di Giuseppe, che fa aumentare il prezzo, l'agricoltore lo subisce l'aumento, ma poi la filiera va avanti. Da queste attività speculative non è certamente l'agricoltore a trarre vantaggio, come dal conseguente indiscriminato aumento dei prezzi.
Mi permetto inoltre di suggerire che il Ministero deve essere sinergico con altri Ministeri, perché a volte vengono varate nuove leggi che impattano sul settore agricolo. Mi riferisco, ad esempio, al recepimento della direttiva europea sui rifiuti che, parlando di burocrazia, ha avuto un impatto notevole. La legge l'ha realizzata il Ministero dell'ambiente, ma ritengo che chi è venuto prima di lei, signor Ministro, avrebbe dovuto interagire meglio con il Ministero dell'ambiente, al fine di evitare che alcune tipologie, che prima non erano classificate come rifiuti, dopo questo decreto lo diventassero. Penso, ad esempio, alle ramaglie.
Altre situazioni attanagliano la nostra zootecnia, come la cosiddetta «direttiva nitrati». La scorsa settimana, in Conferenza Stato-regioni si è arrivati a un punto importante: rimettere in discussione i criteri per l'inquinamento da nitrati. È opinione ormai comune che l'agricoltura non sia la principale fonte di inquinamento da nitrati, ma che le fonti siano plurime e derivino, in particolare, dagli scarichi dei depuratori dei Comuni, che spesso non funzionano, e dagli scarichi industriali. Far portare la croce all'agricoltura dell'inquinamento da nitrati non è giusto né corretto.
Sono stato all'inaugurazione di un depuratore in una zona vulnerabile ai nitrati e ho subito chiesto se avessero effettuato l'analisi dell'acqua. Mi hanno risposto di non essere tenuti a effettuarla, perché i comuni sotto i 10.000 abitanti, seppure in una zona vulnerabile ai nitrati, non sono tenuti a controllare il livello dei nitrati nelle acque che escono dal depuratore. Su quel territorio, però, l'agricoltore che ha cinquanta capi in stalla è assoggettato invece a tutte le norme sulle zone vulnerabili ai nitrati. Queste storture burocratiche e legislative devono quindi essere oggetto di attenzione e di intervento normativo.
Per quanto riguarda l'UNIRE, questo comparto va seguito con l'obiettivo di salvaguardare i nostri allevamenti e la nostra genetica, che è invidiata in tutto il mondo, facendo sì che i soldi per il mantenimento di questo ente vadano agli allevatori e non servano a mantenere una struttura non funzionale allo scopo che si prefigge.
Il Presidente mi fa segno, per cui ringrazio di nuovo il Ministro per la sua audizione dichiarandoci disponibili a un confronto continuo e costante sulle tematiche del settore primario. La ringrazio a nome mio e del Gruppo della Lega Nord in Commissione agricoltura.

PRESIDENTE. Non lo faccio per scortesia, ma ricordo che devono intervenire altri tre gruppi come primo intervento, quindi gli altri colleghi che desiderino farlo e poi abbiamo l'Assemblea alle 11.

GIOVANNI DIMA. Grazie, signor Ministro, soprattutto per averci dato la possibilità di confrontarci sulla relazione che lei ha presentato in occasione della sua nomina, circa un mese fa. Non voglio dilungarmi su questioni di merito, perché rischieremmo come spesso accade di ripetere questioni ben note.


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In questa Commissione, che si è sempre contraddistinta per aver cercato di lavorare in funzione dell'agricoltura italiana - i provvedimenti che abbiamo approvato ne sono la dimostrazione - si sono superate le questioni di carattere politico o di appartenenza per favorire il merito, perché per l'agricoltura italiana è necessario fare scelte mirate e risolutive.
Il Ministro deve consentirmi una prima considerazione di carattere storico. Noi paghiamo ancora a mio parere un prezzo altissimo: quello di aver detto una ventina di anni fa che questo settore non era indispensabile per il Paese sul piano sia economico e produttivo sia sociale, tanto che avevamo addirittura soppresso il Ministero.
L'Italia aveva immaginato di guardare alla sua prospettiva di benessere economico e civile mettendo l'agricoltura non all'ultimo posto, ma in posizione assolutamente marginale sul piano prima culturale che politico, forse perché dovevamo uscire da quel contesto agricolo e contadino, forse perché c'era la necessità di industrializzare ogni lembo di questa nostra Italia o di immaginare un futuro di questo Paese non legato anche al territorio e quindi al valore agricolo.
Credo che questo elemento abbia fortemente inciso nel momento in cui l'Europa svolgeva e attuava scelte fondamentali. Basta guardarsi intorno: non c'è Paese europeo che non collochi l'agricoltura al centro del suo programma economico. Francia e Spagna negli ultimi anni ce l'hanno abbondantemente dimostrato.
La Francia, che è sicuramente un Paese più progredito dell'Italia, dell'agricoltura fa anche una questione di vanto, di orgoglio nazionale legato anche a fattori immateriali, quali l'identità e la specificità del territorio. Basta arrivare a Parigi, partecipare a due delle più grandi e importanti fiere che si svolgono nel mondo, la Fiera agricola di Francia o il Salone agroalimentare, per avere un esempio plastico immediato del valore che la Francia dà all'agricoltura.
La Spagna ha utilizzato in modo intenso e massiccio le risorse comunitarie, tanto che nel momento in cui la Spagna va in produzione mette in forte crisi la parte del sistema produttivo italiano simile a quello spagnolo, quello olivicolo e quello agrumicolo. Questi due settori sono fortemente in crisi anche a causa della forte azione produttiva spagnola.
Cito questi esempi perché quando un Paese rinuncia a fare una politica forte in un determinato settore, subentra poi la concorrenza e si rimane indietro rispetto agli altri paesi.
Detto ciò, Ministro, credo che alcune questioni si possano affrontare. Parto da un dato molto semplice: noi non abbiamo un'agricoltura assimilabile a quella di altri Paesi, perché le caratteristiche fisiche, morfologiche e orografiche dell'Italia non sono come la prevalente pianura francese o come il territorio collinare o pianeggiante spagnolo o le aree pianeggianti tedesche. La nostra è un'agricoltura fortemente identitaria e legata alle tante specificità territoriali.
Questo è un tassello essenziale da cui partire, per cui, se ci meravigliamo nel trovare anche gli alberi di ulivo sul Garda piuttosto che le piante di limone, questa è un'evidente conferma che può sembrare in contraddizione rispetto al tema più complessivo di come poter utilizzare questo elemento.
Se questo è un elemento di base, affiancato anche alla debolezza strutturale perché la proprietà minima italiana è molto bassa rispetto all'estensione minima degli altri Paesi (addirittura in Inghilterra in media si arriva a 64 ettari di proprietà), capite bene che noi abbiamo a che fare con una pluralità di soggetti e con territori assolutamente diversi e per certi aspetti anche contraddittori.
Se questo è l'elemento di partenza, dobbiamo agire in questa direzione. Sulla qualità, che è un valore assoluto, nessuno mette in discussione il patrimonio storico dell'Italia, il made in Italy, come ribadisce con grande orgoglio anche l'onorevole leghista Fogliato, e questo sta a significare che evidentemente si tratta di un patrimonio comune. Su questo dobbiamo fare delle osservazioni.


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Se importiamo 11 milioni di capi di suini dall'estero, questo significa che la nostra qualità di trasformazione sono al top, ma evidentemente ci manca il livello produttivo. Ci chiediamo quindi se questo risieda prevalentemente nella logica del nord Italia, padana, perché lì si trova la grande produzione suinicola italiana, o se invece sarebbe utile immaginare, soprattutto per alcune produzioni di nicchia, il coinvolgimento, attraverso i programmi comunitari e regionali, anche delle regioni del sud, riscoprendo alcune razze specifiche di carattere territoriale.
C'è una serie di interrogativi che ci dobbiamo e vogliamo porre. C'è una serie di contraddizioni: siamo i migliori nella trasformazione, ma non abbiamo materie prime; nel caso degli agrumi e dell'olio siamo tra i primi in Europa però non siamo in grado di trasformarli e di essere competitivi sul mercato. Spesso l'olio delle regioni italiane viene veicolato in sistemi di trasformazione indefiniti, per cui anche lì emerge una connotazione di segno opposto rispetto all'esempio precedente.
Tutto questo, a mio parere, deve trovare collocazione nel ragionamento della nuova PAC, non fosse altro che soltanto in Italia risiede la maggiore difficoltà fra il momento produttivo e il momento finale del consumatore. C'è una stortura sui prezzi, una speculazione assolutamente insopportabile, soprattutto in alcuni settori. L'ortofrutta è in assoluto il più penalizzato: le nostre produzioni di agrumi e di pesche soffrono pesantemente la concorrenza, non solo europea.
Sapevamo che la Spagna faceva la triangolazione con i Paesi del nord Africa e adesso si pone anche un'altra domanda. Nel 2012, nel momento in cui si apriranno i mercati nella logica del libero scambio, nell'ambito del bacino del Mediterraneo, su alcuni settori la concorrenza avanzerà perché non ci saranno più quei limiti di carattere normativo.
Corro il rischio di dilungarmi troppo, Ministro, per cui le pongo due questioni. Una, che abbiamo anche marginalmente trattato in questa Commissione, è quella del sistema creditizio che non affianca e non aiuta affatto il sistema agricolo. In passato, le regioni hanno tentato di inserire nei programmi regionali delle misure di affiancamento del sistema creditizio. Purtroppo abbiamo avuto anche qui una conferma che le banche restano spesso indifferenti a certi momenti.
Vorrei sapere perché nel momento in cui l'agricoltore è beneficiario di un finanziamento certo le banche non debbano aiutare l'agricoltore già destinatario di un decreto di finanziamento di fondi comunitari per l'ammodernamento della sua azienda agricola. Le banche trovano infatti difficoltà dinanzi a un finanziamento certo, non presunto. Credo che su questo versante lei debba promuovere un'indagine con l'Associazione bancaria italiana per comprendere meglio questi meccanismi.
Sollevo un'ultima questione: facciamo con le regioni un ritorno di discussione. La Conferenza Stato-regioni che ho vissuto da assessore regionale è spesso il luogo della polemica, perché lì si spartiscono le poche risorse nazionali e di qualche discussione di carattere generale. Piuttosto, sui programmi delle regioni ad obiettivo 1, ancora una volta destinatarie di tante risorse comunitarie, potremmo fare un ragionamento complessivo per avere non un quadro omologato, ma almeno un quadro complessivo nazionale nel rispetto delle identità e delle specificità regionali.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Brevemente, presidente, solo per fare gli auguri al Ministro per il lavoro che l'aspetta e che ha cominciato a fare con grande attenzione, brillantemente, anche con qualche utile segno di discontinuità, quale il cambio nella direzione generale, nella burocrazia del Ministero che era un po' arrugginito nelle funzioni, e l'attenzione che ha rivolto verso la Commissione europea e il ruolo che il Ministero deve svolgere a questo livello.
Credo che, al di là delle osservazioni puntuali che ho ascoltato, il Ministro abbia contezza della situazione e che nei prossimi mesi riusciremo a lavorare proficuamente insieme.


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LUCIANO AGOSTINI. Ritengo che il disagio che noi proviamo nel discutere e commentare in tre anni la terza relazione programmatica di un Ministro sia forte e abbastanza imbarazzante per tutti, maggioranza e opposizione.
A questo imbarazzo si potrebbe rispondere: «riprendete gli interventi della prima relazione di Zaia senza che cambi nulla» ma noi siamo ostinati, signor Ministro, e quindi nel riprendere alcune di quelle considerazioni - perché in questi tre anni, come ricordato da alcuni colleghi, poco o nulla è stato fatto in termini di attenzione politica e di provvedimenti amministrativi - cerchiamo di riproporre alcune argomentazioni e alcuni temi che a noi sembrano centrali per il destino di un settore strutturalmente in crisi ormai da molto tempo. Questa ultima crisi economica ha acuito lo stato di malessere e di disagio.
Vorrei concentrare questi pochi minuti del mio intervento sul settore della pesca, anche perché nel documento di ventotto pagine che lei ha presentato qui circa un mese fa solo una paginetta scarsa è dedicata a un tema assolutamente importante per il nostro Paese. La crisi della pesca è ormai strutturale, le marinerie soffrono oramai da molti anni una crisi importante del settore e la crisi economica che ancora oggi attanaglia il nostro Paese si riverbera in maniera più forte sui settori strutturalmente più deboli, e la pesca è uno di questi.
La crisi del nord Europa e la conseguente crescita dei prezzi dei carburanti hanno aumentato il livello di difficoltà di questo settore. In questa paginetta non mi pare che si affrontino almeno sui grandi temi, almeno per titoli alcune delle difficoltà presenti nel comparto. Proverei a sottolinearle, cercando di cogliere un po' della sua attenzione - signor Ministro - e invitandola a cogliere l'occasione di una prossima seduta di questa Commissione per discutere nel merito di eventuali provvedimenti da assumere in questo settore.
La prima è ovviamente la crisi del costo del carburante. Su questo c'erano stati alcuni provvedimenti, ma mi pare che non siano sufficienti, la crisi del Maghreb poi ha aumentato questo livello di difficoltà, per cui occorrerebbe affrontare come prima questione, in maniera contingente, anche l'elevato aumento del costo dei carburanti.
Un'altra considerazione, un altro titolo che noi avevamo sollecitato ai suoi predecessori riguarda la politica della pesca, buona parte della quale è condizionata dalle politiche europee. In Europa c'è una difficoltà perché la pesca del nord Europa è molto diversa da quella del Mediterraneo, e quindi in questi anni il settore della pesca italiano si è trovato schiacciato tra le esigenze della grande pesca del nord Europa e una difficoltà di regolamentazione della pesca del Mediterraneo.
Tenendo in considerazione gli equilibri, le normative di carattere europeo, rivolgevamo un invito affinché il nostro Paese potesse svolgere un ruolo di protagonista, cercando di istituire un tavolo dei Paesi del Mediterraneo per iniziare ad affrontare i problemi della pesca che sono peculiarmente diversi da quelli del nord Europa, in un comparto diverso da quello cui siamo storicamente abituati.
L'altro punto, signor Ministro, che a me sembra molto importante è rappresentato dalle politiche di filiera. Da tempo parliamo di filiera agricola e credo che almeno sul piano della cultura politica dobbiamo incominciare a intaccare anche nel settore della pesca questo tipo di concetto, cercando di rivitalizzare quella che per molto tempo ha avuto un peso importante per il nostro Paese cioè la «catena del freddo» dalla produzione alla trasformazione e alla conservazione.
In questo settore, tra le tante difficoltà che noi riscontriamo c'è anche quella di non ragionare in termini di filiera, per cui alcuni provvedimenti di politica andrebbero orientati in questa direzione.
L'altro argomento molto importante che vorrei sottolineare è che la crisi strutturale del settore della pesca parte essenzialmente da una mancanza o forte diminuzione della materia prima cioè del pescato.


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In questi anni abbiamo cercato di collaborare anche con buone intenzioni del precedente sottosegretario, che vedeva nella riorganizzazione del fermo biologico uno dei provvedimenti più importanti per cogliere questo aspetto. Ritengo quindi che la riorganizzazione, la riforma del fermo pesca biologico sia un punto essenziale. Ci sono alcune regioni che insieme alle marinerie e alle associazioni di categoria si stanno organizzando per allargare e riorganizzare il fermo biologico.
Le chiederei un'attenzione particolare per queste sperimentazioni che si stanno organizzando nelle regioni, eventualmente anche coordinando questi progetti sperimentali che si cerca di mettere in campo, perché questo mi pare un punto importante.
La scorsa settimana, abbiamo chiesto al presidente della Commissione di tenere alcune audizioni in riferimento all'organizzazione di questi progetti sperimentali. Con la legge comunitaria del 2009 noi abbiamo votato una delega al Governo perché ci fosse un provvedimento di riorganizzazione della pesca: al suo buon cuore!

PRESIDENTE. Abbiamo tempi più che stretti. Tra l'altro, credo che sia non solo cortesia ma straordinariamente utile ascoltare la replica del Ministro, perché molte delle questioni qui affrontate e appena accennate nella relazione del Ministro in questo mese si sono significativamente evolute, tanto da rendere necessaria l'ulteriore informativa, al fine di evitare di essere distanti dalle questioni che si stanno sviluppando proprio in queste ore.
Pregherei pertanto i colleghi di essere davvero stringati sulle domande, in modo tale da consentire la replica del Ministro. L'Assemblea sarebbe alle 10,30 ma non è ancora iniziata e tentiamo di capire se verranno dati i venti minuti di preavviso. In quel caso, pregherei i colleghi di fermarsi ad ascoltare la replica del Ministro.

SANDRO BRANDOLINI. I tempi sono ristretti, ma, come diceva il capogruppo Oliverio nel suo intervento è evidente che, se dei problemi dell'agricoltura ci occupiamo soprattutto in occasione dei cambi di ministri - anche se è vero che questo avviene di frequente - il tempo non è sufficiente perché credo che ognuno di noi abbia dei problemi da porre.
Peraltro, la relazione del Ministro ha affrontato complessivamente la situazione, quantomeno dal punto di vista dell'analisi, sulla quale cerchiamo in modo puntuale di porre l'attenzione, soprattutto riguardo ad alcune questioni, prima delle quali l'operatività della Commissione, quindi cogliendo anche l'occasione per sollecitare un impegno del Ministro.
Abbiamo un nuovo Ministro dell'agricoltura ma anche un nuovo Sottosegretario, e quindi ci auguriamo che questo ci metta in condizione di recuperare i tanti ritardi che abbiamo non solo sul piano non delle risposte alle interrogazioni, che potrebbe essere la parte più facile, ma anche dell'approfondimento della discussione. Penso alle tante indagini che abbiamo aperto e non abbiamo chiuso, penso alle risoluzioni che abbiamo presentato e che giacciono lì.
Credo che le interrogazioni possano rappresentare la questione più rapida perché è un'interlocuzione diretta: il problema è che ci forniscano le risposte e poi finisce lì, mentre il lavoro della Commissione va ben oltre.
Mi soffermerò molto rapidamente su due questioni. La prima riguarda l'ippica. Anche qui siamo di fronte al terzo Ministro che, per la terza volta, dice cose diverse. Il problema è che in questi tre anni la situazione del mondo dell'ippica è notevolmente peggiorata e quindi bisogna agire. Poco tempo fa abbiamo audito il nuovo Commissario straordinario, che ha illustrato la situazione, ma si continua a fare analisi e diagnosi, la situazione peggiora e non vengono indicate soluzioni.
Peraltro, penso che non sia presunzione dire che questa Commissione a più riprese ha detto la sua in merito, e che comunque intende dare un contributo in questo senso, mentre invece il tutto si gioca nel rapporto fra Ministero e commissari che ogni tanto cambiano.


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L'ultima notizia: per chi non lo sapesse, il direttore generale dell'UNIRE, Riccardo Acciai, si è dimesso, e si vocifera di un decreto di scioglimento dell'ente. Vorremmo complessivamente affrontare la questione come da tempo abbiamo posto all'attenzione di questa Commissione, quindi chiediamo al Ministro di impegnarsi in questa direzione, cioè non solo di indicare che è uno dei temi su cui bisogna intervenire, ma anche di darci dei tempi ravvicinati nei quali aprire un approfondimento a partire dalle idee che vengono dal Ministro e dal Ministero, per poi deliberare insieme un percorso che sicuramente richiede una profonda trasformazione e innovazione perché le cose così non possono andare avanti.
L'altra questione su cui vorrei rapidamente fare alcune considerazioni riguarda in generale la situazione dell'ortofrutta. L'annata è iniziata molto male - diciamolo francamente - e questo indubbiamente spinge a una riflessione di fondo. Non c'è solo il problema della volatilità dei prezzi e dell'aumento dei costi, ma c'è l'esigenza complessiva di intervenire in un settore, che peraltro vede una quota consistente delle importazioni del settore agroalimentare del nostro Paese, per dare garanzie ai produttori. Infatti, i produttori, anche quest'anno, dopo un'annata più o meno sufficiente come quella passata anche quest'anno, se le cose non si modificano e se non interveniamo a loro supporto e sostegno, rischiano di dover sostenere costi superiori ai ricavi, con il rischio che nei prossimi mesi la frutta rimanga sugli alberi e nei campi.
Per quanto concerne un'altra questione di estrema emergenza, avevamo chiesto al presidente di unificare oggi in questa occasione la discussione riguardo al cosiddetto, ma reale, «cancro del kiwi». Noi abbiamo presentato una risoluzione, signor Ministro, e so che lei si è già attivato e dovrebbe incontrare nei prossimi giorni l'assessore della mia regione, l'Emilia-Romagna, una delle realtà assieme al Lazio più colpite, tenuto conto che noi siamo i maggiori produttori del mondo.
È stata dedicata un'intera pagina domenica su la Repubblica: il 31 per cento del kiwi mondiale viene prodotto in Italia. Oggi siamo alle prese con una malattia che rischia di estirpare, quindi non solo di creare dei danni ai produttori di kiwi, ma di far calare le nostre produzioni agroalimentari in un settore dove siamo leader a livello mondiale.
È necessario anche qui dare priorità a questa questione, iniziando da subito a mettere in cantiere la discussione sulla risoluzione. Abbiamo fatto alcune proposte, altre vengono dalle regioni e altre ne avranno i colleghi e soprattutto il Ministro, però è importante intervenire con urgenza perché la situazione è veramente grave.

MARCO CARRA. Signor Ministro, lei è venuto a Mantova alcuni giorni fa all'Assemblea generale provinciale della Confagricoltura e in quel contesto, in un'intervista rilasciata agli organi di informazione locali, ha fatto riferimento a un passaggio importante contenuto nella sua relazione del 19 aprile scorso relativo alla Conferenza nazionale, agli stati generali dell'agricoltura.
Ovviamente, noi contestiamo la tempistica: sei mesi ci sembrano tanti anche perché l'organizzazione degli stati generali dell'agricoltura a questo punto è solo un fatto organizzativo, in quanto tutti gli attori del comparto sanno perfettamente cosa dire e se ne conoscono le posizioni. Tentare di riunirli tutti insieme attorno a un tavolo, delineare in quel contesto anche alcune linee sulle quali lavorare credo che sia non semplice ma nemmeno tanto complicato da chiedere sei mesi di tempo.
Al di là di questo, il signor Ministro ha parlato dell'eventualità di tenere gli stati generali dell'agricoltura a Mantova. Ebbene - lo dico anche come parlamentare mantovano -, considerando il ruolo di Mantova nel comparto: siamo completamente d'accordo. Il punto è comprendere se la sua ipotesi rappresenti una boutade elettorale o sia un fatto concreto. In caso affermativo, le chiedo fin da ora di esprimersi in modo tale che si possa iniziare a fare determinati ragionamenti, fermo restando


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che tutto il mondo agricolo mantovano sarebbe estremamente d'accordo. Mi assumo presuntuosamente la responsabilità di rappresentarlo qui, ma mi sembra evidente che tenere a Mantova gli stati generali non può che trovare l'assenso di tutto il mondo agricolo quantomeno mantovano.
Nei giorni successivi, il Ministro Calderoli ha fatto una proposta analoga anche se più impegnativa, cioè il trasferimento di un Ministero a Mantova.
Penso che a Mantova - è un input che le lancio e sarà oggetto di una nostra battaglia che accompagnerà questa affermazione del Ministro Calderoli - possa insediarsi il Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali.
Siccome non penso che né nel primo caso, cioè il suo, né nel secondo caso siano state boutade elettorali, confidiamo - e su questo troverete il nostro appoggio - che tutto ciò accada e venga definito quanto prima. Il Ministro Calderoli ha parlato di un Ministero a Mantova e io penso che a Mantova non si possa portare il Ministero dell'industria.
Desidero affrontare alcune questioni in modo telegrafico. Crisi della suinicoltura: le chiedo se sia intenzione di questo Governo riconoscere lo stato di crisi del settore e, in ogni caso, quali provvedimenti il Governo intenda assumere per ridare ossigeno a un comparto in grave difficoltà (sospensione dei pagamenti delle tasse o dei pagamenti IVA, finanziamenti agevolati).
Seconda questione: se il Governo intenda corrispondere a quanto previsto dalla legge Zaia (45 milioni quote latte per la ristrutturazione del debito di quanti si sono indebitati in questi anni) e quale sia il suo giudizio su questa vicenda. Giovedì 12 maggio ho letto su Il Sole 24Ore un articolo intitolato «Romano riapre il dossier latte».
I carabinieri dicono una cosa, il Ministro Galan, a nome di tutto il Governo, ha detto cose esattamente opposte: parrebbe da quanto si legge che lei, signor Ministro, abbia intenzione di rifare questi conteggi, per cui diteci di che morte si debba morire, perché, se hanno ragione i carabinieri, ribadiamo che i soldi vanno restituiti a tutti; se non hanno ragione i carabinieri e si torna alla posizione di Galan e quindi del Governo di qualche tempo fa, bisogna procedere - mi pare che l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) abbia già dato mandato in tal senso a Equitalia -, però è del tutto evidente che qui si tratta di comprendere le reali intenzioni.
Il 30 giugno scade la proroga, la nostra posizione è nota, ma attendiamo di capire l'evoluzione di alcune situazioni, anche perché il Ministro Galan in Assemblea, rispondendo a un'interrogazione non della Lega ma dell'UdC, ha detto che, al di là dei 5 milioni stanziati, la proroga è costata alcune centinaia di migliaia di euro, quindi c'è una totale confusione.
Le chiedo inoltre di condurre una battaglia per rifinanziare le associazioni allevatoriali: lei richiama nella relazione i 60 milioni azzerati, ma il richiamo non è sufficiente. Relativamente alla zootecnia da carne, vorrei sapere se ci sia l'intenzione di mettere a punto un piano nazionale delle carni. Grazie.

PRESIDENTE. Se me lo consentite, darei la parola al collega Teresio Delfino in rappresentanza del suo gruppo e poi alle 11,10 al Ministro. Se il collega Teresio Delfino, com'è nel suo stile sarà stringato, consentirà anche qualche ulteriore intervento...

TERESIO DELFINO. Grazie anche per questa indicazione metodologica che mi consente di intervenire e grazie anche ai numerosi colleghi iscritti, per cui accoglierò il suo invito.
Nell'audizione del Ministro avevamo avuto un'indicazione molto larga di tematiche e di questioni che da tempo occupano la Commissione e il Governo, e avevamo anche avuto un'indicazione del Ministro secondo cui non conta quello che ci dice, ma conta quello che si fa.
Desidero partire quindi proprio da questa riflessione, sollevando, anche da parte della forza politica che rappresento,


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le questioni di fondo, cioè innanzitutto la questione della PAC.
Nel corso di un ottimo convegno il Ministro precedente aveva promosso un'iniziativa che aveva trovato una linea largamente convergente. Vorremmo allora conoscere il suo percorso - signor Ministro - e quali siano i risultati, perché il tempo avanza e bisogna siglare gli accordi necessari per far sì che la PAC venga definita tenendo conto anche delle peculiarità dell'agricoltura italiana.
In questo contesto ci sono misure diverse che vanno rivisitate: è di questi giorni una forte presa di posizione sulle misure per il ricambio generazionale in agricoltura. Su questo tema dobbiamo trovare un'indicazione che consenta al nostro mondo agricolo di veder crescere la presenza di imprenditori giovani.
Le altre questioni su cui ci si sta muovendo, con particolare impegno del Ministro e del suo Ministero, sono quelle del made in Italy, dell'etichettatura e dell'indicazione dell'origine. Su tutte queste questioni è importante mantenere la massima coesione di tutte le organizzazioni professionali agricole e cooperative, riuscire a modulare un'azione con altri Paesi europei che la pensano come l'Italia, perché altrimenti vincere le resistenze che ci sono in sede comunitaria diventa una possibilità molto remota.
Vorrei richiamare anche le grandi esigenze del mondo dell'agricoltura a partire dalle tematiche delle infrastrutture agricole. La prima questione è l'irrigazione, la seconda è la logistica, la terza questione è la commercializzazione, il rapporto con la grande distribuzione, con la modifica della vigente normativa.
Vorrei capire su queste questioni quali passi verranno concretamente fatti, perché è indubbio che dobbiamo avere un cambio di marcia rispetto al passato, per passare dalle enunciazioni che ci trovano tutti concordi a una possibilità di individuazione di risorse che diano qualche concreta risposta. Sul tema della commercializzazione e dei rapporti con la grande distribuzione, pur nulla togliendo al grande significato dei farmers' market e di altre iniziative sostenute con forza anche dal mondo professionale agricolo, credo che ci debba essere un rapporto diverso che tuteli sia il consumatore sia il produttore.
Chiudo richiamando alcuni dossier che sono stati citati nel precedente intervento. Non ho un particolare accanimento terapeutico sulla questione del dossier latte, ma credo che questa sia emblematica di un modo di affrontare le cose, di rapportarsi e di acquisire credibilità rispetto al mondo agricolo, perché con il tempo la verità emerge. Sulla questione delle risorse bloccate o sottratte ad altre filiere bisogna fare chiarezza ed essere coerenti con le norme che anche la maggioranza in questa legislatura ha assunto senza ulteriori proroghe, che non fanno che accrescere continuamente la possibilità di far marcire un settore anziché tutelarlo e dargli sviluppo.
La seconda questione è quella dell'associazione allevatori. Credo che aver tolto il sostegno all'Associazione italiana allevatori (AIA) sia stato un errore e mi auguro che il nuovo Ministro con la sua sensibilità al mondo produttivo del settore possa ripristinarlo.
In conclusione, ci sono state notizie positive e mi auguro che gli accordi siglati per quanto riguarda il settore bieticolo-saccarifero siano rispettati fino al completo soddisfacimento, perché anche qui si tratta di partite pregresse che, se non onorate, farebbero perdere credibilità. In un'altra occasione, signor Ministro, ai suoi predecessori avevo detto di saldare i debiti prima di intraprendere nuove iniziative, debiti contratti come Ministero.
Mi vengono in mente i contratti di programmazione agricola, che interessano larga parte del Paese. Molti sono al sud e diversi contratti agricoli sono fermi, non finanziati, benché siano state espletate tutte le procedure. Credo che prima di fare altre cose si debbano onorare gli impegni assunti e gli investimenti fatti, riconoscendo il sostegno che avevamo a suo tempo stabilito e assicurato.

SUSANNA CENNI. Signor Ministro, noi siamo qui numerosi e abbiamo ascoltato


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con grande attenzione la sua relazione, cosa che facciamo spesso perché siamo abbastanza presenti in questa Commissione. Ho anche riletto con attenzione la relazione che lei ci ha lasciato, però mi lasci fare una prima considerazione.
Spero che lei sia consapevole del fatto che questo non è il suo primo giorno di scuola: lei è il terzo Ministro in tre anni, come altri colleghi hanno ricordato, il Governo è il medesimo anche se c'è stato qualche cambiamento che vorremmo ben capire, però c'è un Governo che in questi tre anni in materia di politiche agricole ha caratterizzato la sua politica attraverso una grande oscillazione su alcuni temi, modificando anche il proprio orientamento, caratterizzato da alcune contraddizioni forti, con qualche ministro che ha rimesso in discussione tutto quello che era stato detto prima.
Non è quindi del tutto indifferente capire fino in fondo cosa lei pensi su alcune partite, e insieme ai miei auguri di buon lavoro le auguro francamente di rimettere in campo un po' di serietà in questo settore, serietà che non guasta, come abbiamo visto anche dal passaggio elettorale di qualche giorno fa.
Mi riferisco soprattutto ad alcune cose, perché ora abbiamo un nuovo Ministro, un nuovo sottosegretario e anche alcuni consulenti speciali sulla tracciabilità: penso che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi capiremo quale cifra di questa novità sia da annoverare a un presidio consistente in materia agricola e quale cifra invece dovremo contabilizzare a qualche operazione legata alla solidità del Governo.
I temi su cui vorrei da lei una risposta sono soprattutto due. Il primo riguarda la sua posizione sugli organismi geneticamente modificati, perché io ho trovato nella sua posizione una sorta di via di mezzo. Nella relazione lei evidenzia due temi e parla della contrapposizione in Conferenza Stato regioni, al cui interno non c'è alcuna contrapposizione: c'è una posizione unanime, che è stata concretizzata con un documento, che chiede al Governo di prendere una posizione netta e di avviare le pratiche e le procedure per la clausola di salvaguardia.
Le regioni chiedono questo, e vorrei capire il suo orientamento nei confronti di questa richiesta, perché anche a livello comunitario c'è stata un'evoluzione abbastanza interessante in questi anni, nella posizione assunta da Barroso, nella documentazione messa a disposizione sulle ricadute economiche, che riguardano la presenza o meno di OGM.
Sarebbe importante che il Ministero si spendesse per politiche a sostegno della filiera OGM-free e a sostegno della biodiversità.
Il secondo tema, sempre legato al peso del nostro Paese nell'ambito comunitario che a me pare abbastanza poco consistente in questa fase. riguarda il pacchetto qualità. È vero che sulla PAC, come ricordava il collega Delfino, c'è stato un passaggio, quindi a un certo punto il nostro Paese ha assunto una posizione, ma è anche vero che noi siamo arrivati un po' tardi in questa partita.
Sul pacchetto qualità non abbiamo molto tempo. A marzo è stata presentata una relazione, il 5 maggio la relatrice ha presentato gli emendamenti, il 20 giugno ci sarà una votazione. Su questo tema credo che i tempi siano abbastanza ristretti: siamo in presenza di un documento importante che l'Association des regions européennes et des produits d'origine (AREPO) ha presentato, con riferimento ad un coordinamento delle regioni sulle politiche della qualità delle denominazioni e altro.
Credo che, probabilmente, nei prossimi giorni le regioni italiane presenteranno un lavoro, però su alcuni temi mi sembra urgente un nostro attivo interessamento. Mi riferisco, in particolare, al tema dell'origine dei prodotti di qualità, mi riferisco, ancora, alla pressante richiesta, che riguarda l'agroalimentare e anche il vino, di dare un ruolo più forte ai consorzi, soprattutto nella gestione dei volumi produttivi, quindi definendo per loro un ruolo serio nella gestione sul mercato di questo tema.


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In conclusione, in questi anni abbiamo visto ministri che si sono caratterizzati francamente un po' troppo come «ministri nordisti», quindi: quote latte e prosecco. Nelle sue prime interviste lei ha dato un grande peso al sud e tutti noi siamo consapevoli che il sud ha un rilievo importante. Spero che lei si ricordi che siamo un Paese intero, visto che abbiamo celebrato anche i 150 anni, che abbiamo tante agricolture e che bisogna ricominciare a parlare dell'agricoltura di questo Paese complessivamente.

FABIO RAINIERI. Hanno detto tutto i miei colleghi, soprattutto il collega Fogliato. Mi permetterei di aggiungere alcuni suggerimenti al Ministro su alcune questioni specifiche.
Sui suini, ad esempio, occorre una valutazione della Commissione unica nazionale suini da macello (CUN): ci sono ipotesi che non funzioni esattamente in modo corretto, per cui questo sembra uno degli argomenti da prendere in considerazione.
Un'altra questione, poco discussa in quest'aula, ma di cui ha parlato nella sua relazione in modo molto esaustivo è la questione delle contraffazioni. Con altri colleghi sono componente anche della Commissione contraffazioni, e mi permetto di dire da agricoltore che, se riuscissimo a ridurre sensibilmente questo problema, avremmo risolto molti problemi dell'agricoltura italiana e degli agricoltori.
Sono d'accordo con le parole dell'onorevole Dima sulle banche. Noi agricoltori abbiamo un grande problema: difficoltà per ottenere il credito. Soprattutto chi, come me, fa formaggi stagionati, e prende i soldi dopo un anno e mezzo o due, rischia veramente di non arrivare alla fine del mese, perché non riesce ad avere la disponibilità necessaria per pagare le materie prime da utilizzare per l'allevamento.
Per il settore bieticolo-saccarifero ci sono soldi fermi nell'AGEA, che aspettano un provvedimento da parte del Ministero per svincolarli. Questi darebbero un grande aiuto al settore, visto che le semine sono appena state fatte e gli agricoltori dubitano di riuscire ad arrivare in fondo a questo capitolo, come evidenziato dall'onorevole Delfino.

ANTONIO CUOMO. Capisco che è difficile fare i conti con il tempo, però questa è un'occasione importante per avere la possibilità, da deputato del sud - lo dico senza enfasi - in un momento difficile per l'agricoltura, come prima sottolineato dal capogruppo del PD, di rivolgermi a un nuovo Ministro insediato da qualche giorno. Vorrei tentare di fare poche riflessioni su due punti sulla questione strutturale, di merito, del pianeta agricoltura.
Il problema è che in questi anni questo Governo, anche se in maniera debole e non decisa, ha tentato di dare un segnale di ripresa rispetto agli anni precedenti. Lo dico stando all'opposizione, con molta schiettezza. L'agricoltura ha però bisogno di una scossa per quanto già detto che non intendo ripetere.
Ci sono degli aspetti fondamentali come la vicenda della pressione contributiva rispetto agli agricoltori, in cui vi è una differenza tra il nord e il sud. Su questo direi al Ministro di impegnarsi al massimo, perché tre anni fa, con la legge 8 agosto 2002, n. 178, è stato stabilito anche per il mondo agricolo il cosiddetto «credito d'imposta», che però non è stato attuato. Questo prevede per il sud il risparmio di 1 euro a giornata lavorativa in più rispetto all'anno precedente e per il nord, zona più competitiva, di 0,30 centesimi. Questo è un segnale di visibilità, di concreta sensibilità verso il settore agricolo.
Vorrei ricordare un altro aspetto che considero fondamentale e sul quale lei, signor Ministro, si giocherà la sua credibilità e il futuro e che consiste nell'impostare due battaglie. C'è una posta in gioco interna al Governo, in riferimento alla quale lei potrebbe riuscire, con il ministro Tremonti in primo luogo, a mettere a punto una strategia di rilancio dell'agricoltura del nord e del sud. Ho già qualche perplessità perché nel decreto-legge sullo sviluppo, che arriverà tra qualche giorno -


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non so se prima al Senato o alla Camera - le parti riguardanti il settore dell'agricoltura sono pari a zero.
Lei ha poche settimane per dimostrare un'inversione di tendenza. Se quindi lei riuscirà - percepisco in lei una sorta di capacità pragmatica perché per esperienza, essendo meridionale, vedo nei meridionali una capacità pragmatica in più, senza nulla togliere ai colleghi del nord - entro l'estate, a chiedere al Governo in sede di Consiglio dei ministri di portare in Assemblea un decreto-legge esclusivamente sul rilancio dell'agricoltura, lei passerà alla storia come il Ministro che ha rilanciato questo settore per le cose dette da chi mi ha preceduto.
Abbiamo infatti un grande marchio: il made in Italy è una cosa straordinaria, il simbolo della dieta mediterranea, che è tutta italiana. Il parmigiano reggiano - per citare un prodotto del nord - è un orgoglio nazionale, come tanti altri prodotti. Se quindi lei riuscisse pragmaticamente a portare in Assemblea un decreto-legge che parlasse di agricoltura, avremo fatto un salto di qualità.
Lei ha un'altra cosa su cui spendersi, perché questi mesi serviranno ad accreditare la sua autorevolezza, poi spero - non so quale sarà il destino della legislatura - che potrà mettere in campo strutturalmente altre cose. Il negoziato sulla PAC dal 2013 in poi è fondamentale e lì c'è più tempo a disposizione per poterla mettere in campo. Mi aspetto però dal Ministro in questi giorni la forza, anche caratteriale, all'interno del Governo, per mettere mano a un decreto-legge sull'agricoltura, perché abbiamo l'esempio del decreto-legge sullo sviluppo.
Poiché il Presidente mi guarda con fare minaccioso, le rivolgo infine un augurio perché lei è il terzo Ministro di un settore e c'è un'analogia che sicuramente le porterà fortuna: anche noi del PD abbiamo avuto in questi tre anni tre segretari, ebbene il terzo segretario ha portato il PD a ridiventare un grande partito in questo Paese. Grazie.

SABRINA DE CAMILLIS. Al volo, perché io ho la capacità di sintesi. Ringrazio il Ministro anche per aver scelto in questi giorni di girare il territorio italiano dal nord al sud, segnale concreto di come, incontrando le associazioni di categoria, intenda raccogliere le notizie per riuscire a preparare quel progetto nazionale sul settore dell'agricoltura di cui abbiamo tanto bisogno.
Ritengo di poter fare una nota di apprezzamento sulle cose che ho sentito dire dal Ministro per quanto riguarda la tipologia di trattativa da fare a livello europeo. Abbiamo bisogno di difendere la nostra qualità e nessuno può mettere in discussione queste nostre potenzialità.
Due domande: la prima, sulla questione forestale, Ministro.
In Molise lei ha incontrato una delegazione nazionale rappresentativa di questo problema, per cui vorrei capire se sia stato intrapreso un percorso per queste persone che aspettano una risposta.
La seconda: filiera dello zucchero. Per quanto riguarda la nostra regione, lei sa con quanta fatica abbiamo mantenuto aperta quella struttura che dimostra di essere vincente sul mercato, considerato l'aumento del prezzo dello zucchero, ma che è vincente soltanto se si rispettano gli accordi e le cose messe in campo per la filiera dello zucchero. Per quanto riguarda la regione Molise mi interessa comprendere se sulla filiera dello zucchero ci siano novità. Grazie.

PRESIDENTE. Intanto ringrazio i colleghi che hanno partecipato al dibattito, ma soprattutto quelli a cui ho sottratto in questa occasione il diritto a intervenire, sapendo però che il Ministro potrà rassicurarci non solo sul suo desiderio di essere qui con noi, ma anche sulla necessità di rispondere alle troppe interrogazioni che attendono una risposta da molto tempo. Probabilmente, quindi, alcune delle questioni saranno risolte attraverso questo sistema.
Mi permetto di offrire alla valutazione del Ministro alcune questioni, senza aggiungere ulteriori commenti - questo


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modo di intervenire non rappresenta un modello per nessuno di noi - come la questione del tabacco, che egli ben conosce: senza il contratto in queste ore diventa difficile guardare al futuro per un comparto importante, che incide significativamente in alcune regioni. C'è la questione che è stata sollevata del settore bieticolo-saccarifero, c'è la questione del cinipide del castagno che potrebbe meritare attenzione. La volta scorsa fu sollevata dall'onorevole De Camillis la questione di come la filiera agricola istituzionale politica si stesse interfacciando sulla vicenda Lactalis Parmalat.
Rimangono due questioni che mi piace sottolineare: la vicenda relativa al riconoscimento della dieta mediterranea quale patrimonio dell'umanità (con varie sedi che si candidano per il summit Unesco nel nostro Paese) e la vicenda dell'agenzia di Foggia per la sicurezza alimentare.
Do la parola al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Francesco Saverio Romano, per la replica.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Ringrazio il presidente e la Commissione e ogni commissario intervenuto, perché ho ritrovato in ogni vostro intervento spunti anche critici, ma sicuramente costruttivi e comunque mai strumentali rispetto alla relazione del 18 aprile scorso.
Il giorno del mio insediamento avevo due strade davanti a me: chiudermi dentro gli uffici e utilizzare il meccanismo dello «smazzamento» delle carte oppure fare quello che ho fatto. Sono andato nei campi, sono andato dentro le stalle, sono andato sulle barche dei pescatori, perché riuscire a comprendere con un supplemento di fatica in più, ti restituisce meglio qual è la fotografia del nostro Paese, la realtà di un comparto agricolo per niente simile a se stesso. Dentro ogni regione vi sono delle caratteristiche, vi sono dei problemi, vi sono delle criticità, ma vi sono anche opportunità e potenzialità che dobbiamo saper cogliere.
Non ho fatto alcun procedimento di spoil system per la semplice ragione che la legge non me lo consente. Ho cambiato il capo di gabinetto e credo che sia buona regola per un Ministro non tenere sempre lo stesso capo di gabinetto, perché poi magari si sedimentano consuetudini che non fanno bene alla buona amministrazione. Poiché il capo di gabinetto è il capo dell'amministrazione e si relaziona con il Ministro, il Ministro deve avere la responsabilità di affidare l'amministrazione a una persona di cui si fida, così come io ho inteso fare non perché non mi fidassi del precedente, ma semplicemente perché non lo conoscevo.
Nel tempo di queste visite in giro per l'Italia abbiamo avuto modo di affrontare diverse questioni, moltissime, non tutte quelle che ho ascoltato anche attraverso le vostre sollecitazioni ma parecchie di queste questioni, da quelle più rapidamente risolte che riguardano l'aceto balsamico di Modena o la metodologia di lavoro che ci siamo dati.
Ho incontrato più volte le organizzazioni di categoria, ho incontrato i sindacati, ho incontrato gli agricoltori perché - lo dico al collega Carra - quando io penso di realizzare il Forum nazionale dell'agricoltura penso di realizzarlo in funzione dinamica. Questi incontri sono quindi preparatori a un evento che certamente terremo nel prossimo autunno, in novembre (stiamo stabilendo la data), e quell'impegno preso a Mantova potrebbe avere una variante su Cremona solo per ragioni logistiche.
Gli uffici, infatti, mi suggeriscono che la Fiera di Cremona possa avere una struttura tale da consentire, per il percorso che vogliamo fare, una maggiore disponibilità di spazi, ma non è che dico una cosa e non la faccio in funzione di una scelta ideologica, anche perché mi pare che Mantova e Cremona abbiano per certi versi le stesse caratteristiche: sono tutte e due capitali dell'agricoltura, di un'ottima agricoltura.
In questo Forum noi dobbiamo mettere insieme tutte quelle agricolture diverse che sappiamo essere nel nostro Paese, dobbiamo mettere insieme tutti gli interessi diversi e legittimi che qualche volta si contrappongono, dobbiamo mettere insieme


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le funzioni e le competenze diverse, perché sono convinto come voi che, se venti anni fa, data in cui il nostro comparto incominciò a perdere credibilità e autorevolezza presso l'Unione europea, non fosse stato abrogato il Ministero dell'agricoltura, forse oggi non ci troveremmo in queste condizioni. Infatti, se le funzioni e le competenze attribuite dal Titolo V devono essere esercitate da chi è delegato dalla legge, la proposta politica nel nostro Paese non può che essere unica.
Onorevole Cenni, io non ho mai detto che mi occuperò del sud, e lo dico non essendo andato ancora una sola volta in Sicilia - adesso le dico dove sono stato - perché io ho giurato sulla Costituzione di servire la Repubblica e per me è una, da Canicattì a Bolzano. L'ho fatto però sapendo che vi sono bisogni diversi, non l'ho fatto perché faccio una scelta di bandiera. Quando mi dicono «finalmente un Ministro del sud!» trovo in quello magari un tifo che mi fa piacere, ma non è significativo: l'origine non tradisce la vocazione a stare sul territorio, la rappresentanza di un territorio si ha se uno nel territorio ci va, ci vive, conosce i problemi e cerca di attrezzare qualche risposta.
Le dico dove sono stato - onorevole Cenni - perché a Reggio-Emilia ho incontrato gli allevatori del comparto suinicolo. Adesso diremo anche quale è lo stato dell'arte, ma sull'ordine generale ho ascoltato un intervento relativo alla difficoltà di approvvigionarci di suini nel nostro Paese stesso. Vi dico però che non sono le industrie di trasformazione che hanno questa difficoltà, perché per la nostra industria di trasformazione siamo autosufficienti, nel senso che il suino pesante da 170 chili viene prodotto e venduto tranquillamente nel nostro Paese alle nostre aziende di trasformazione. Manca, invece, una politica che sostenga la produzione del suino leggero, suino da banco, perché le nostre massaie, ovviamente, preferiscono un suino più morbido, più dolce al gusto e quindi preferiscono magari comprare una carne straniera perché nel nostro Paese un sostegno, ad esempio, al suino sardo per la peste suina e i problemi che non sono stati risolti in Sardegna obiettivamente non c'è stato.
Abbiamo messo la questione su un tavolo tecnico che ha già dato alcune risposte al comparto (adesso vi dirò nel dettaglio), ma si tratta adesso di mettere in marcia un meccanismo che ci consenta di investire anche in termini, non dico di ricerca, perché c'è la possibilità di produrre il suino leggero, ma di incentivo verso questa direzione, fermo restando che il problema degli allevatori suinicoli è anche un problema nazionale di bilancia dei pagamenti, perché ovviamente comprare 11 milioni di suini significa spendere danari verso l'Est.
Come ricordava il collega, sono stato in provincia di Mantova a occuparmi di latte così come a Parma, e sono stato a Brindisi per la dieta mediterranea. Su questo, voglio dire una cosa che deve essere chiara: io non ho candidato Lampedusa a sostituire Pollica.
In sede di conferenza a Barcellona, poiché gli spagnoli avrebbero voluto la sede a Barcellona e scrivere il protocollo a Barcellona, noi ci siamo imposti per ottenere che la prossima riunione e la scrittura del protocollo si facesse a Lampedusa in un momento in cui Lampedusa ha bisogno di un'attenzione, anche di richiamo internazionale turistico per i problemi che in quel momento stava per vivere, fermo restando che poi, una volta scritto il protocollo, noi avanzeremo la formale candidatura della realtà che ha dato vita alla dieta mediterranea. Su questo ho l'opportunità per essere molto chiaro.
Sono stato dai produttori risicoli di Pavia e di Vercelli. Non pensavo francamente che il nostro Paese avesse bisogno di nuove infrastrutture irrigue per il nord, e invece non è così: c'è un problema di approvvigionamento idrico, c'è un progetto che non trova ancora la luce che riguarda la Baraggia (dove sono stato), perché il canale Cavour serve un'altra zona del vercellese, l'Ovest Sesia.
Ci sono delle realtà che devono trovare una risposta perché vivono dell'approvvigionamento idrico. Il nostro riso, che è il migliore al mondo (anche se non ne produciamo molto, comunque siamo i primi produttori


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in Europa), rappresenta anche nel mercato globale quel made in Italy che noi vogliamo difendere, e non possiamo consentirci di non trovare una risposta. Per questo è un tema che pongono con forza in regione Piemonte e nel vercellese.
Sono stato a Campobasso a occuparmi delle questioni bieticole, e adesso dirò perché ho un appunto su ogni tavolo che abbiamo messo su, che trova già risposta a questioni che voi avete avanzato correttamente. Noi non ci vediamo da un mese e sarà mio impegno non soltanto far rispondere alle interrogazioni e alle risoluzioni ed essere anch'io più presente, ma suggerirei ai miei uffici di preparare su queste attività, che abbiamo posto in essere perché abbiamo montato su tanti staff di lavoro, un report aggiornato che vi possa essere consegnato almeno ogni mese, in modo tale che quando ci incontriamo anziché parlare del passato magari parliamo del futuro.
Ad esempio, sulle vicende della pesca è vero che in quella relazione sono stato deficitario di argomenti, ma alla pesca mi sono molto dedicato: abbiamo costituito un tavolo con tutte le organizzazioni di categoria, con i sindacati, con le marinerie, le cooperative, e abbiamo già trovato un primo accordo che si traduce in un provvedimento che oggi verrà votato alla Camera perché è un emendamento che portiamo sulla comunitaria, autorizzativo del fermo biologico che quest'anno diventa di 45 giorni anziché 30.
Abbiamo trovato le risorse: ci siamo impegnati in questa direzione per la semplice ragione che il Mar Mediterraneo e soprattutto il Mar Adriatico non ha più pesce. Lo dico con molta chiarezza: noi dobbiamo immaginare interventi strutturali per dare una risposta non soltanto alla marineria, ma anche al nostro ecosistema marino. Ieri, ho incontrato il Commissario europeo per la pesca e gli affari marittimi Maria Damanaki a Bruxelles, abbiamo tenuto un incontro bilaterale successivo al Consiglio dei Ministri dell'agricoltura che si era tenuto in mattinata. Abbiamo parlato del Fondo europeo per la pesca (FEP), della Politica comune della pesca (PCP), e devo dirvi che c'è un'intesa generale di fondo, anche se, rispetto agli strumenti che loro vogliono utilizzare, noi richiediamo qualche tempo in più perché possano essere acquisiti anche dalla nostra marineria.
Due direttrici fondamentali: poiché a Bruxelles ritengono che l'intervento sull'ammodernamento delle flotte o sulla rottamazione politicamente non abbia dato nessun risultato, perché la modifica sarebbe soltanto dell'1 per cento, loro vogliono raggiungere l'obiettivo politico di ridurre lo sforzo di pesca attraverso un sistema che ricollochi l'approvvigionamento delle risorse dentro il mercato (adesso dico come) e dall'altro lato vogliono realizzare un fermo definitivo che sia reale, sostituendo la misura che va a finanziare la rottamazione attraverso l'utilizzo dei diritti di pesca.
Sulla pesca multispecie, alla quale abbiamo ovviamente prestato maggiore attenzione, non hanno ancora chiara la procedura da utilizzare perché ho incalzato il Commissario in ordine alla negoziabilità dei diritti e alla possibilità che il pesce grosso mangi il pesce piccolo nel momento in cui c'è una negoziazione interna a quel mercato. L'obiettivo è quello di evitare una spesa comunitaria da questo punto di vista, facendo in modo che chi ha il diritto e vuole uscire lo possa vendere e quindi si approvvigioni dentro il mercato stesso.
Ho chiesto e ottenuto la disponibilità che questo meccanismo venga introdotto gradualmente, perché ancora oggi le marinerie fanno affidamento sulla spesa relativa alla rottamazione. L'onorevole Oliverio faceva riferimento alle regioni che spendono tutto quanto c'è da spendere, ma non è vero, perché io sarò costretto nei prossimi giorni a dire alle regioni che sulla rottamazione, per la quale ci sono ancora 85 milioni di euro, o si fanno aiutare e noi facciamo assistenza tecnica o li danno a noi e ci sostituiamo, oppure devo denunciare questo dato, perché non possono darmeli a novembre quando il Ministero non sarà nelle condizioni di spenderli. C'è un problema.
Ovviamente, quando Maria Damanaki parla di regioni si riferisce a nazioni, non alle nostre regioni. La preoccupazione è la


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difficoltà di spesa che c'è nel settore pesca e della quale noi ci dobbiamo in qualche misura far carico, nel senso che dobbiamo chiedere e ottenere fondi, ma dobbiamo essere anche capaci di spenderli, e ho trovato una porta apertissima in ordine al fermo temporaneo accompagnato da misure compensative.
Quest'anno - su questo abbiamo il «sì» unanime di tutti gli operatori che ho già riunito - utilizzeremo il fermo pesca per la bonifica dei fondali. Faremo in modo che il ripascimento lo facciano i pescatori, per restituire un mare più pulito, ma anche per dare la possibilità che questo si riproduca meglio e di più, e per guadagnare titolo in quell'opinione pubblica che deve sostenerci per trovare misure più rigorose.
Nell'Adriatico abbiamo bisogno di un fermo di almeno quattro mesi e non possiamo affrontarlo da soli: lo dobbiamo affrontare con l'Unione europea, che, attraverso progetti di ricerca e progetti come quello che io ho annunciato, è disposta a mettere dei quattrini affinché quel mare torni ad essere un mare ricco di pesce, perché oggi nell'Adriatico non c'è più nulla. Abbiamo trovato anche un'apertura a una piccola proroga sul «bianchetto», così come abbiamo trovato anche una certa disponibilità ad affrontare una questione in termini bilaterali che purtroppo ci penalizza.
Qualche giorno fa, presso alcune nostre marinerie i commissari europei hanno beccato delle spadare. Questo è il modo con il quale purtroppo il nostro comparto ci mette in difficoltà. Ho avviato subito un'indagine, che riguarda non soltanto le marinerie ma anche i controlli, quindi le capitanerie, perché rischiamo una multa di 100 milioni di euro, non una multa che si può prendere e si va avanti.
Ho denunciato alla stessa Damanaki la vicenda che conosceva già e abbiamo trovato una certa disponibilità a individuare una soluzione alla fine di questo accertamento, per fare in modo di evitare questa sanzione, che a noi andrebbe applicata in automatico perché siamo già vittime di un procedimento di infrazione con sentenza definitiva.
Ho voluto citare anche questo aspetto perché le questioni delle quali ci occupiamo non sono soltanto quelle della prospettiva, ma sono anche quelle di affrontare i problemi che emergono quotidianamente, che sono tanti, importanti e vanno affrontati anche con la presenza, che io ho assicurato in sede di Unione europea a Lussemburgo un mese fa, così come a Bruxelles ieri in un Consiglio dei Ministri, come in quello di un mese fa che si è occupato di etichettatura dei prodotti di montagna che vanno nella direzione che noi auspichiamo, cioè quella della difesa del made in Italy e delle peculiarità del nostro Paese.
Non ripeto ciò che è nella relazione, ma è ovvio che quella relazione è una relazione quadro dove poi vi sono dei provvedimenti che devono essere declinati e che, per evitare che non siano soltanto spot pubblicitari, devono trovare dei passaggi di accompagnamento o addirittura di accoglimento. Vi faccio un esempio: ho già pronto il decreto sull'etichettatura di olio, ortofrutta, bovini, miele, latte, tabella merceologica già autorizza dall'Unione Europea.
Potrei farlo domani, ma ho bisogno di incontrare Federalimentare, di incontrare le industrie e di evitare che questi vivano il provvedimento, che dà tempo per smaltire le vecchie etichette, come punitivo rispetto invece al fatto che questo provvedimento, attraverso misure che possono essere di promozione strategica in ambito globale quindi mondiale dei nostri prodotti italiani, possa trovare accoglimento, cioè a dire: tu fai il sacrificio di accompagnare senza alimentare tensioni in sede europea perché devo notificare il provvedimento per evitare che ci sia una censura e quindi il provvedimento sia inefficace.
Il provvedimento è già pronto da qualche giorno, però la prossima settimana incontrerò le industrie, poi farò il tavolo in cui metterò industrie, consumatori e organizzazioni di categoria, subito dopo andremo in Gazzetta Ufficiale. Ho voluto citare questo esempio perché le cose che si dicono poi devono trovare una loro concreta fattibilità, diversamente rischiamo di


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annunciarle per la premura di fare uno spot pubblicitario, ma non ne vediamo mai la luce.
Mi sono soffermato su questa vicenda dell'etichettatura perché ritengo che sia il modello con il quale dobbiamo procedere anche successivamente all'applicazione della legge approvata all'unanimità dal nostro Parlamento nel febbraio scorso, e fare in modo, attraverso un nuovo rapporto di relazione con la Commissione europea e anche con il Consiglio dei Ministri europei, con una presenza che ho assicurato costante, di fronteggiare un problema che trova già resistenze da parte di Paesi solo trasformatori ai quali non interessa che i nostri prodotti possano essere tracciati, etichettati e quindi promossi nel mercato mondiale con una loro peculiarità.
Con una moral suasion o con elementi compensativi che possano riguardare i loro interessi questi devono promuovere tutti quei provvedimenti che via via noi dobbiamo approvare, e che dobbiamo portare in sede di notifica e quindi di verifica del controllo di legittimità da parte dell'Unione europea o di accoglimento se non ancora autorizzati.
Potrei fare un elenco che riguarda tutte le questioni, a cominciare dalla mozzarella di bufala campana che riguarda un tema più importante, quello della contraffazione. Adesso troviamo anche il modo per rafforzare i controlli e renderli più funzionali e più trasparenti. La lotta alla contraffazione è di straordinaria importanza, prioritaria, se vogliamo difendere il made in Italy, e dobbiamo essere convincenti anche nei confronti di alcuni nostri produttori e trasformatori, che magari perché in crisi, perché hanno difficoltà nella programmazione, accedono o vorrebbero accedere a meccanismi che li facilitano come, ad esempio, quello del congelamento del latte.
Questo può essere una risposta immediata (non posso programmare, congelo e lo utilizzo) ma nel giro di poco tempo ci mette grandemente a rischio perché c'è la possibilità che il latte a quel punto arrivi dall'Argentina.
È quindi necessario che questi consorzi, con le migliori pratiche, trovino il modo per dare veramente quel valore aggiunto alla trasformazione, in un momento in cui il latte, tranne che in alcune regioni e per alcuni consorzi che conferiscono per il grana padano o per il parmigiano reggiano, soffre una crisi senza precedenti, così in Sicilia, in Sardegna, dove il latte viene pagato la metà del prezzo anche per ragioni infrastrutturali.
Quando dico «bisogni diversi» mi riferisco a quei bisogni ai quali bisogna dare una risposta, ad esempio in Sicilia, in termini di intermodalità, all'aeroporto di Comiso come hub commerciale, perché è impensabile che questi produttori non riescano a vendere il latte per la semplice ragione che il prezzo del trasporto copre la metà e non diventa competitivo, con una visione che ha bisogno di scelte e di tempo.
Sulla questione AGEA sono stato molto chiaro e vi chiedo di difendermi perché fiuto un grande rischio. Hillary Clinton è venuta alla FAO a fare un ragionamento per certi versi suggestivo. Il nostro mondo era prima eccedentario, adesso è deficitario: bisogna produrre di più. Certo, chi non pensa che sia giusto dare una ciotola di riso o un pugno di grano a tutti?
Dietro questa affermazione potrebbe però anche nascondersi una spinta verso le coltivazioni OGM per poter produrre di più. Il Ministro dell'agricoltura francese Bruno Le Maire è impegnato in giro per il mondo (Cina, Stati Uniti d'America, Brasile) per coinvolgere i maggiori nel G20, che quest'anno a Parigi avrà una sezione importante dedicata all'agricoltura, dove si discuterà di sicurezza alimentare, e noi siamo vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro.
Dentro questa filosofia, che è quella della difesa del mercato, della qualità, della tracciabilità, della sicurezza alimentare che per noi è una cosa diversa (non è il termine quantitativo, ma quello qualitativo) ci scontriamo con chi invece fa breccia dentro l'Europa e ha invece intenzione di produrre su larga scala, non fosse altro che la Cina in questo ultimo anno ha comprato 50 milioni di ettari in Africa. Non so se abbiamo la dimensione di quanti siano 50 milioni di ettari, e la Cina di ettari ne ha già tantissimi.


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Ho fatto questo ragionamento perché io non posso e non voglio oppormi alla ricerca scientifica, che deve anzi essere sostenuta perché può darci anche delle soluzioni in ordine al miglioramento in termini di qualità del prodotto, ci fa sapere cosa possiamo fare e cosa in coscienza possiamo non fare o liberamente scegliere, ma ovviamente il mio «no» agli OGM non è ideologico, non è riferito a una mia convinzione, che pure ho e che è quella salutistica, ma è soprattutto una scelta a difesa del nostro mercato. Non introduciamo misure protezionistiche (non possiamo), ma facciamo in modo che comunque questo diventi un mercato quasi unico al mondo e chi nel mondo vorrà consumare prodotti non OGM avrà questo nostro mercato come punto di riferimento, quindi non c'è nessuna contraddizione.
Dalle regioni, e soprattutto dalle regioni a statuto speciale, mi aspetto che legiferino e facciano provvedimenti che siano coerenti anche con le cose che affermano e stiamo affermando noi.
Tabacchi. Sono stato sia e Benevento sia Città di Castello - qualcuno di voi dirà: «hai fatto il Ministro o il messo viaggiatore?» - e ho incontrato i lavoratori preoccupatissimi. Abbiamo già messo in campo alcuni provvedimenti come ad esempio i protocolli d'intesa con le multinazionali. Abbiamo già firmato un protocollo con la Philip Morris, che per tre anni acquisterà il 10 per cento in più di quanto acquistato negli anni precedenti, mentre la British American Tobacco (BAT) sta aspettando di firmarlo. Stiamo svolgendo un lavoro anche d'accordo con le organizzazioni di categoria, con i sindacati, per trovare punti di equilibrio che favoriscano i nostri produttori.
Da questo punto di vista, quindi, gli uffici sono sul pezzo. Oggi avevamo un appuntamento con la British Tobacco per la firma, ma l'abbiamo spostato di una settimana perché vogliamo vedere meglio cosa si può spuntare in più a favore del nostro comparto, perché ad esempio la Philip Morris ha una fabbrica di filtri a Bologna con 500 dipendenti e, se anche British Tobacco, accanto all'approvvigionamento, mettesse anche qualche investimento nella nostra realtà, riusciremmo a rafforzare quella filiera che dobbiamo proteggere. Questo è un lavoro che va fatto chiaramente ai massimi livelli, nel senso che mi devo impegnare a farlo, a chiederlo e devo essere anche convincente nella richiesta stessa.
Ho parlato con Tremonti che era all'Ecofin perché capisco che la PAC la scriviamo prima noi attraverso quel meccanismo, ma dobbiamo avere accanto a noi l'Economia, che da questo punto di vista ci deve dare una grande mano per mantenere il pacchetto e poi a difendere il budget per l'Italia, che spero non debba essere ridotto di molto, perché ci sono i nuovi Paesi, anche se noi abbiamo bisogno di compensare mancate risorse con nuove regole.
Difenderci con le regole significa fare in modo che l'Unione europea in ordine alla tracciabilità, all'etichettatura, ai controlli faccia passare la nostra linea: recuperiamo così in termini di mercato, magari perdendo qualcosa in termini di aiuto.
È allo studio un provvedimento sui controlli statici che fanno l'AGEA, l'ISMEA, il Corpo forestale dello Stato stesso. Non mi riferisco ai controlli dinamici o a quelli che dipendono da denunce o di laboratorio dove c'è anche la competenza del Ministero della salute: sui controlli statici dobbiamo fare in modo che siano trasparenti, non siano vessatori, si facciano una sola volta all'anno e quindi iniziare quel processo di deburocratizzazione che dobbiamo portare presto all'esame del Parlamento, perché uno dei problemi più importanti - vi assicuro che lo sento spesso in giro - è quello della eccessiva burocratizzazione del settore.
Vado subito alle questioni che riguardano i tavoli che abbiamo già aperto per dare risposta ad alcuni temi che avete affrontato.
Bieticolo-saccarifero: già vi è una delibera del CIPE e abbiamo già provveduto a definire con il Ministero per lo sviluppo economico, che è titolare per il fondo e la sua struttura, la richiesta al Ministero dell'economia e delle finanze della cosiddetta «variazione di bilancio», che aspettiamo a giorni. Abbiamo già mandato una lettera in


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tal senso, sono circa 6 milioni di euro e speriamo entro la fine del mese di potere chiudere questa vicenda dell'impegno dei famosi 100 milioni.
Nitrati. Abbiamo firmato la direttiva e fatto passare l'impegno con le regioni interessate (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli, Emilia-Romagna). Entro il 31 dicembre 2011 avremo quindi un nuovo studio, che è comprensivo di valutazione di impatto sulle attività agricole, oltre alle misure di sostegno per le aziende.
Ci sarebbero da dire tante cose sulla vicenda nitrati perché ne tira dentro un'altra, che è quella delle bioenergie, delle quali mi sto occupando, ma stiamo procedendo verso un intervento. Vorrei parlarvi di questa vicenda dei terreni demaniali e siamo anche abbastanza avanti.
UNIRE: si è dimesso il segretario generale. È mia intenzione sopprimere la figura del segretario generale, per cui non intendo nominarlo. Non voglio sopprimere l'UNIRE: ho chiesto al commissario di portare alla nostra attenzione la modifica dello statuto e sto convocando un tavolo con tutti gli operatori per procedere a una riforma.
Linee principali della riforma stessa. Abbiamo un calo del 94 per cento di presenze negli ippodromi e non possiamo continuare a legare le scommesse al mantenimento di questo mondo. Visto che il volume è sceso sotto la soglia dei 2 miliardi, servono continui trasferimenti per il settore e abbiamo stanziato 150 milioni, la prima cosa che va fatta, e Tremonti è d'accordo, è che le scommesse vadano all'Economia, ai giochi, all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AMMS), e per quanto riguarda il settore occorrono trasferimenti che servono realmente all'incremento ippico, perché legare l'incremento ippico al fatto che i cavalli debbano correre e vincere e la gente debba puntare oggi non mi sembra attuale. Intendo portare avanti un progetto di riforma che provveda alla multifunzionalità dei nostri ippodromi.
Tanti ippodromi sono di proprietà statale e sono in gestione, però le società di gestione lamentano di non potere utilizzarli appieno come vorrebbero anche in ordine alla scelta del calendario gare. C'è tutta una materia che va affrontata e della quale ci stiamo occupando. Non vogliamo sopprimere il segretario generale perché poi non ci sia nessuno che se ne occupi: abbiamo pregato il sub-commissario, Francesco Ruffo della Scaletta, che è riconosciuto da tutti come un tecnico competente, di predisporre queste modifiche rispetto a provvedimenti che intendo assumere in breve tempo per quanto di mia competenza, mentre quelli che sono di competenza del legislatore vedranno presto un confronto e poi la luce in questa Commissione.
Pomodori da industria. All'esito del tavolo tecnico del settore del pomodoro che abbiamo convocato lo scorso 11 maggio, abbiamo attivato una revisione della normativa che è relativa alla regolazione dei mercati agroalimentari e che è finalizzata a favorire la programmazione della produzione e la promozione dell'integrazione di filiera, nonché ad agevolare e semplificare la stipula dei contratti quadro e a migliorare e stabilizzare le relazioni interprofessionali. Così abbiamo fatto anche per le ciliegie e per le castagne - poco fa è stato fatto riferimento alle castagne - e abbiamo previsto un finanziamento di 1 milione di euro per attivare le azioni prioritarie a supporto del piano medesimo.
Kiwi. Già dal mio insediamento ci interessammo presso il consiglio comunale di Formia. Abbiamo già istituito un tavolo tecnico e sto andando al Ministero per incontrare l'assessore regionale all'agricoltura dell'Emilia-Romagna Tiberio Rabboni, perché questi interventi dovrebbero prevedere delle compensazioni in favore dei produttori che sono costretti a espiantare.
Parliamoci molto chiaramente: noi non siamo in condizione di dare una risposta in termini di risanamento delle colture. In questo momento, visto che non abbiamo risposta da parte della ricerca scientifica, dobbiamo attrezzare interventi compensativi di aiuto al reddito per coloro che sono costretti a espiantare. Adesso ne parleremo anche con Rabboni e con gli altri interessati e vedremo di trovare una soluzione.
Associazione allevatori. Con l'Associazione italiana allevatori ho già trovato l'accordo, ma c'è sempre questa questione delle


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regioni. Abbiamo trovato la somma di competenza del Ministero, che è pari a circa 25 milioni di euro, e abbiamo chiesto un piano di ristrutturazione. Le regioni devono mettere gli altri 25. Ho incontrato informalmente l'assessore alle risorse agroalimentari della regione Puglia, Dario Stefàno, che mi ha detto che alcune regioni hanno difficoltà. Capisco bene, ho aspettato e aspetterò fino al 19 come mi sono impegnato con le regioni perché domani faranno un incontro, ma non possiamo immaginare che abbiamo le risposte pronte e poi gli allevatori protestino contro il Governo nazionale che non dà le risorse perché io comunicherò che i nostri fondi sono già a disposizione e le regioni vedano cosa vogliono fare.
Se destinano i fondi ad altro, dobbiamo trovare un modo. Lo dirò di certo, perché sono franco e schietto perché, oltre a passione civile, è mio dovere fare questo lavoro in questa maniera. Lo dico a tutti gli interessati, cercando di fare appieno il mio dovere, la mia funzione: non voglio applausi però voglio rispetto, perché poi non si può dire che il Governo non risolve questa partita.
Il Governo l'ha risolta e ora aspetterò domani e vediamo di fare il provvedimento. L'Associazione Italiana Allevatori (AIA) voleva già darne pubblicità tramite comunicati stampa, applausi, ma non ci interessano: li ho pregati di stare fermi per aspettare che le regioni decidano il da farsi nella riunione di domani.
Accorciamento della filiera, mercato del contadino: è mia intenzione fare un lavoro con la grande distribuzione - anche là - di moral suasion, cioè dire alla grande distribuzione che noi abbiamo due strade per consentirci di fare il chilometro zero. Poiché questi comunque si sono insediati in tutta Italia penalizzando il piccolo artigiano, il piccolo commerciante, la piccola bottega, loro riservino uno spazio pari al 10 per cento delle loro strutture ai prodotti a chilometro zero e facciamo un accordo nazionale.
Se questo non sarà possibile perché Carrefour o Auchan magari hanno interessi diversi, facciamo una piccola norma dove vincoliamo il rilascio dell'autorizzazione alle licenze alla possibilità che il «chilometro zero» trovi spazio dentro queste megastrutture. Altrimenti non ne usciamo, perché il mercato del contadino diventa il mercato di piazza e con 23 bancali in più di arance non arrivi da nessuna parte. I provvedimenti intanto devono essere quelli della buona persuasione e, se non ci sono, sarà mia cura presentare a questa Commissione un provvedimento in tal senso.
Ci sarebbero tante altre cose da dire, ma dobbiamo andare in Assemblea a votare, però vi prometto quel report mensile e di essere presente quanto più possibile ai vostri lavori per ogni altro incontro.

PRESIDENTE. Ringrazio i colleghi e soprattutto il Ministro Romano non solo per la cortesia ma anche per le cose che ci ha voluto e saputo dire.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 12.

XIII Commissione (Agricoltura)

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