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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione I
11.
Mercoledì 1° febbraio 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Bruno Donato, Presidente ... 3

Seguito dell'audizione del Ministro dell'interno, Anna Maria Cancellieri, sulle linee programmatiche del suo Dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Bruno Donato, Presidente ... 3 14 15 16
Bressa Gianclaudio (PD) ... 14
Calderisi Giuseppe (PdL) ... 15
Cancellieri Anna Maria, Ministro dell'interno ... 3 15
Lo Moro Doris (PD) ... 14
Sbai Souad (PdL) ... 3
Vanalli Pierguido (LNP) ... 16
Vassallo Salvatore (PD) ... 14
Volpi Raffaele (LNP) ... 15
Zaccaria Roberto (PD) ... 14
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA.

COMMISSIONE I
AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 1° febbraio 2012


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DONATO BRUNO

La seduta comincia alle 14,15.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione del Ministro dell'interno, Anna Maria Cancellieri, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione del Ministro dell'interno, Anna Maria Cancellieri, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.
Ricordo che nella seduta del 21 dicembre 2011 il Ministro ha svolto la sua relazione e che sono intervenuti per porre quesiti o formulare osservazioni i colleghi Bertolini, Bressa, Calderisi, Fiano, Giachetti, Giovanelli, Lanzillotta, Lusetti, Minniti, Pastore, Pollastrini, Stasi, Tassone, Vanalli, Vassallo e Zaccaria.
Do la parola ad altri deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

SOUAD SBAI. Grazie, Ministro. Volevo sapere se la Consulta per l'Islam italiano, istituita presso il suo ministero, sarà convocata per parlare di tematiche importanti, quali ad esempio la questione dei due minareti sorti a Roma all'improvviso. Inoltre ho notizia che l'emiro del Qatar ha comprato una terra in Sicilia, dove vorrebbe costruire la più grande moschea in Europa.
Che cosa intende fare su questi temi di grande rilevanza? La Consulta per l'Islam italiano ha iniziato a occuparsene sia con il Ministro Pisanu che con il Ministro Amato, i quali hanno svolto un lavoro molto importante. In Italia l'Islam non ha una struttura gerarchica e non potrà mai avere un'intesa con lo Stato italiano, ai sensi dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione, proprio perché non esiste una gerarchia.
La Consulta è importantissima per creare un punto di riferimento per la comunità musulmana. Ne sono membri studiosi musulmani moderati. Avendo fatto parte per anni della Consulta, ne conosco direttamente la rilevanza e ritengo che sarebbe un peccato non continuare il lavoro iniziato. Grazie.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, do la parola al Ministro per la sua replica, ringraziandola a nome mio e della intera Commissione per la sua disponibilità.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Rispondo subito all'onorevole Sbai. La Consulta sarà convocata entro febbraio. Non conosco ancora la data, però le prometto che entro febbraio sarà convocata.
Signor presidente e onorevoli deputati, le comunicazioni che ho reso il 21 dicembre scorso sulle linee programmatiche del


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mio dicastero hanno avuto lo scopo di sollecitare il dibattito, che è stato particolarmente ricco di contributi da parte di tutti i deputati che sono intervenuti e che ringrazio nuovamente per il loro prezioso apporto in termini di suggerimenti e indicazioni.
Come già ieri in Senato, voglio rinnovare oggi anche davanti a questa Commissione il più profondo rispetto e la massima attenzione verso il Parlamento, dal quale mi aspetto ogni utile sostegno e al quale intendo sottoporre, in quello spirito di ascolto al quale ci ha invitato il Presidente del Consiglio, ogni mia iniziativa e proposta.
Vengo ora alle questioni affrontate dai singoli deputati, alle quali risponderò ordinandole per materia. Comincio, quindi, con le questioni di particolare rilievo che attengono alla mission istituzionale della tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Gli onorevoli Fiano e Minniti si soffermano sul modello di sicurezza delineato dalla legge 1o aprile 1981, n. 121, recante il nuovo ordinamento dell'Amministrazione della pubblica sicurezza, e sull'opportunità di procedere a una revisione nell'ottica di una riorganizzazione e di una razionalizzazione delle Forze di polizia sul territorio. È un tema che ho affrontato anche nel corso del dibattito svolto ieri in Senato e le cui linee di indirizzo intendo qui ribadire.
Sono trascorsi più di trent'anni dall'approvazione della citata legge n. 121 del 1981. È vero che ci troviamo con scenari mutati e un clima profondamente evoluto in tema di cultura del coordinamento, ma non è meno vero che quella legge rappresenta oggi un caposaldo e l'architrave di un sistema di sicurezza che ha dato un'ottima prova di sé.
Da più parti continua comunque a essere avvertita l'esigenza di verificare l'attualità dell'assetto ordinamentale del sistema di sicurezza. Un'indagine conoscitiva è stata già condotta tra il 2006 e il 2008 proprio da questa Commissione, volta a offrire un'analisi dello stato della sicurezza in Italia collegato alla percezione del fenomeno da parte dei cittadini.
L'attuale assetto normativo, come ha sottolineato il Presidente Napolitano in occasione del centenario del Palazzo Viminale, è basata ancora oggi su alcuni capisaldi fondamentali, che attengono all'indiscussa centralità del Ministro dell'interno come autorità nazionale di pubblica sicurezza, all'individuazione dei diversi livelli di governo centrali e periferici della sicurezza, nonché all'imprescindibilità del coordinamento in un sistema pluralistico delle Forze di polizia.
L'impianto legislativo mantiene tutta la sua modernità in quanto è improntato a un pluralismo partecipativo e alla tutela della specificità e delle competenze di ciascuna Forza di polizia nel quadro del principio funzionale del coordinamento.
Peraltro, la legge n. 121 del 1981 non è rimasta immutata nel tempo ed è stata progressivamente integrata da provvedimenti che le hanno consentito un'evoluzione rispetto ai mutamenti nel frattempo intervenuti. Il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, fulcro della pianificazione e della sicurezza sul territorio, è stato da tempo integrato con la partecipazione del sindaco e del presidente della provincia.
Le questioni poste dagli onorevoli Fiano e Minniti meritano un'attenta riflessione. È un problema su cui ritengo si debba procedere con estrema cautela. Ho riferito ieri al Senato, rispetto a una proposta interessante di indagine conoscitiva avanzata in quella sede, che presso questa Camera veniva prospettata l'istituzione di un Comitato ristretto in parallelo tra i due rami del Parlamento.
Voglio qui brevemente ribadire che il profondo rispetto dell'autonomia delle due Camere richiede al Governo l'esigenza di corrispondere alle sollecitazioni che perverranno dal Parlamento. Sono convinta che dovrà comunque essere verificata l'attualità della legge n. 121 rispetto alla rinnovata prospettiva derivante dal contesto internazionale e dagli obiettivi strategici delineati dall'Unione europea dopo


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l'approvazione del Trattato di Lisbona. Va, inoltre, riconosciuta la necessità di una valutazione approfondita degli strumenti e dei meccanismi di coordinamento, che certo non mancano e che interventi normativi successivi alla legge n. 121 hanno via via arricchito in maniera significativa.
Il coordinamento delle Forze di polizia è oggi sul piano operativo una realtà di indiscutibile rilievo anche grazie alla rivisitazione, peraltro recente, dei diversi comparti di specialità attuati in un'ottica di razionalizzazione e di ottimizzazione delle risorse, rispettosa della vocazione di ciascuna componente del sistema sicurezza. L'esigenza di far cooperare le diverse expertise ai fini di produrre livelli incrementali di sicurezza ha toccato svariati ambiti, spaziando dal contrasto alle mafie alla lotta al terrorismo interno e internazionale.
Il modello di coordinamento adottato si basa anche sul coinvolgimento dell'Agenzia nazionale dell'intelligence, come, per esempio, nell'esperienza del CASA (Comitato Analisi Strategica Antiterrorismo), dando vita a processi di analisi improntati allo scambio informativo e all'integrata lettura dei dati e delle realtà sensibili.
Reso questo giusto omaggio a un'intensa attività sinergica, che si propone come modello di eccellenza anche rispetto ad altre omologhe realtà internazionali, è indubbia l'esigenza di rafforzare le azioni di coordinamento generale, rendendole più adeguate rispetto alle potenzialità insite nel sistema e perciò ancora più incisive.
Nell'immediato comunque le stringenti necessità di contenimento della spesa pubblica in un'ottica di spending review impongono l'ottimizzazione delle risorse, una questione evocata anche dall'onorevole Tassone, e un'attenta analisi della sostenibilità finanziaria del sistema nel suo complesso, che consentano comunque di continuare a garantire adeguati livelli di sicurezza ai cittadini. Il primo passo, al quale si sta già lavorando, è quello della rivisitazione dei presidi delle Forze di polizia sul territorio per evitare duplicazioni e razionalizzare le risorse umane e finanziarie.
Quanto poi all'ulteriore questione della razionalizzazione delle cosiddette Forze speciali sollevata dall'onorevole Tassone, rispondo che strutture ad alta valenza investigativa, come il Servizio centrale operativo della Polizia di Stato (SCO), il Reparto operazioni speciali dell'Arma dei carabinieri (ROS) e il Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata della Guardia di Finanza (SCICO), rappresentano una risposta ad alto tasso di specializzazione indispensabile nell'attività di polizia giudiziaria, che presenta un grado elevatissimo di complessità anche in ragione delle proiezioni internazionali e delle alleanze transnazionali che connotano la minaccia globale rappresentata dalle organizzazioni criminali. La contestuale presenza di siffatte strutture di indagine non può che rappresentare un valore aggiunto.
Devo segnalare che ogni intervento che andasse a incidere su tali organismi comporterebbe non poche conseguenze anche riguardo ai loro rapporti con l'Autorità giudiziaria, con la necessità di dover riflettere sull'individuazione di nuovi equilibri che preservino l'attuale livello di operatività della Polizia giudiziaria in settori sensibili come quello del contrasto alla delinquenza organizzata.
Tali considerazioni valgono anche per la DIA (Direzione investigativa antimafia), struttura investigativa interforze di grande profilo strategico operativo, la cui rinnovata centralità si è andata arricchendo di ulteriori competenze in materia di segnalazione di operazioni finanziarie sospette di riciclaggio e di controllo degli appalti pubblici, non solo di quelli delle cosiddette grandi opere, oltre che dello straordinario impegno di aggressione ai patrimoni accumulati dalle organizzazioni mafiose.
L'incremento dell'attività operativa della DIA impone, inoltre, la necessità di consolidare il dispositivo territoriale distribuendo le risorse disponibili in aree sensibili e rafforzandone la presenza sul territorio.
In questa prospettiva voglio segnalare che è già in atto l'istituzione a Bologna di una sezione operativa dipendente dal centro


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di Firenze, utilizzando, almeno in questa prima fase, le risorse a disposizione a invarianza della forza organica della DIA.
L'onorevole Fiano pone anche, nel quadro più generale di una riorganizzazione che eviti duplicazioni, una questione che reputo importante per garantire, soprattutto nell'attuale congiuntura economica, l'efficientamento della macchina della sicurezza. Si riferisce, in particolare, al numero inusitato di stazioni appaltanti che corrispondono a ciascuna forza dell'ordine per l'acquisto di mezzi e strumentazione. Ritengo che la questione sollevata possa formare oggetto di approfondimento per verificare i possibili margini di razionalizzazione. Naturalmente, occorre tenere conto anche delle specificità che caratterizzano l'esigenza di ciascuna forza di polizia, le quali sono destinate a riflettersi anche sulle dotazioni strumentali da approvvigionare.
L'onorevole Fiano considera insufficienti gli strumenti per contrastare il fenomeno e la diffusione di idee naziste e discriminatorie attraverso la rete Internet e pone la questione dell'adeguamento della cosiddetta legge Mancino. Voglio subito dare atto della straordinaria attività di monitoraggio della rete Internet che la Polizia postale e delle comunicazioni svolge, a livello sia centrale, sia territoriale, con grandissima specializzazione. È evidente che proprio l'avvento e il proliferare dei siti informatici fanno registrare oggi tutti i limiti oggettivi di quella legge. Sono convinta che la globalizzazione della criminalità online debba necessariamente corrispondere a una stretta collaborazione internazionale fra i diversi Paesi. Soprattutto in questo settore la cooperazione della polizia è di vitale importanza, ma è necessario che lo stesso comportamento sia perseguibile in tutti gli altri Paesi.
Di particolare utilità per l'attività di prevenzione si è rivelato il decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70, che, adeguando la legge Mancino, ha disposto che i fornitori di servizi Internet informino l'Autorità giudiziaria o quella amministrativa avente funzioni di vigilanza delle attività illecite riguardanti i destinatari del servizio, ovvero forniscano informazioni in loro possesso per individuare e prevenire comportamenti illeciti.
In questa stessa direzione assume grande rilievo, tra le più recenti innovazioni normative sul piano internazionale, il Protocollo addizionale alla Convenzione sulla criminalità informatica del Consiglio d'Europa relativa all'incriminazione di atti di natura razzista e xenofobica commessi a mezzo di sistemi informatici. L'atto, firmato dall'Italia lo scorso 9 novembre 2011, estende la portata della Convenzione sulla cybercriminalità e mira a rendere più efficace la lotta contro il razzismo e la xenofobia, impegnando l'Italia ad adeguare la propria legislazione penale per perseguire i reati riguardanti la diffusione tramite Internet di idee razziste e xenofobe, nonché il negazionismo di atti di genocidio. Pertanto, con il recepimento del Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d'Europa potranno essere ulteriormente perfezionati gli strumenti a disposizione per il contrasto al cybercrime.
Desidero, inoltre, ricordare che nel 2010 è stato istituito presso la Direzione centrale della polizia criminale l'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (OSCAD), che intende offrire uno spaccato conoscitivo sull'eterogeneo mondo delle discriminazioni, istituendo un polo di raccolta delle segnalazioni provenienti da tutte le fonti esterne che necessitino di interventi mirati da parte degli organi investigativi. Nel primo anno di attività dell'Osservatorio sono stati 130 gli atti segnalati, 52 dei quali relativi a reati.
L'onorevole Minniti pone poi il delicatissimo tema del terrorismo cybernetico e della protezione delle infrastrutture critiche. Le condotte di terrorismo cybernetico e di agevolazione del terrorismo realizzate con mezzi informatici o attraverso le reti telematiche sono monitorate dalla Polizia delle comunicazioni, che svolge un'intensa attività di prevenzione e di contrasto attraverso il costante monitoraggio delle reti, con particolare riferimento alle aree di comunicazioni telematiche dedicate all'attività di radicalizzazione, integralismo e


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addestramento ad azioni violente, eversive e terroristiche; l'esecuzione di un'attività di indagine sulla rete con modalità sotto copertura, nonché di servizi di intercettazione di comunicazioni telematiche con finalità preventive; l'esecuzione di attività investigative di natura tecnica e informatica in collaborazione con gli organismi antiterrorismo centrali e periferici della Polizia di Stato.
Proprio in materia di protezione delle infrastrutture critiche il servizio di Polizia postale e delle comunicazioni con competenza esclusiva nel settore assicura l'attività di prevenzione e contrasto dei crimini informatici che hanno per obiettivo i sistemi e i servizi informatici o le reti telematiche degli enti o delle aziende di interesse strategico per il Paese.
Dal 2008 è stato istituito, nell'ambito del servizio di Polizia postale e delle comunicazioni, il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture, che svolge attività di acquisizione, analisi e interscambio di informazioni utili ai fini di prevenzione della minaccia attraverso una sala operativa disponibile ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette; attività di investigazione sugli attacchi realizzati ai danni delle infrastrutture critiche nazionali attraverso un'unità composta da personale altamente specializzato nel contrasto ai crimini informatici; collaborazione a livello nazionale con tutte le articolazioni della pubblica amministrazione interessate ai temi della protezione delle infrastrutture critiche e della sicurezza dello spazio cybernetico, nonché con gli organismi di livello internazionale.
Il quadro di riferimento che ho illustrato concorre a definire l'insieme delle misure con le quali una moderna società dell'informatica contrasta la nuova frontiera del crimine. Sono consapevole che quanto più alto è il grado di informatizzazione di una società, tanto maggiore è la sua vulnerabilità nei confronti di un attacco cybernetico. È, pertanto, in questa direzione che occorre implementare ulteriormente gli strumenti a disposizione degli operatori della Polizia postale e della comunicazione, che hanno ormai acquisito un ruolo internazionalmente riconosciuto.
Allo specifico quesito posto dagli onorevoli Bertolini e Giachetti riferisco che le camere di sicurezza idonee sono 327 per la Polizia di Stato, 658 per l'Arma dei Carabinieri e 72 per la Guardia di Finanza. Conosco bene le preoccupazioni di cui si sono resi interpreti i rappresentanti dei sindacati di polizia, che rappresentano l'esigenza di uno specifico adeguamento dell'organico. D'altra parte, si tratta anche di fornire una risposta in termini collaborativi a un'esigenza di decongestione del circuito carcerario, richiamata anche dal Presidente del Consiglio nel corso del dibattito sulla fiducia.
Mi soffermo adesso su un tema, quello delle molestie e della violenza sulle donne, evocato con grande passione dall'onorevole Pollastrini, che ringrazio per aver posto l'accento su un problema che rappresenta, come lei giustamente sostiene, una vera e propria pagina tragica. Questo, unitamente a quello dei minori, è un fenomeno a cui da tempo il Ministero dell'interno rivolge la migliore attenzione, coinvolgendo in sede locale gli uffici delle questure con iniziative non solo di contrasto, ma anche di assistenza alle vittime.
In particolare, presso le squadre mobili sono state costituite unità ad hoc con personale qualificato per affrontare i casi di violenza sessuale e uffici minori, con funzione di raccordo con gli altri enti e organismi che si occupano delle problematiche dell'infanzia. Tali articolazioni sono coordinate a livello centrale dalla Direzione centrale anticrimine, nell'ambito della quale è stata costituita un'apposita unità organizzativa che ha realizzato un articolato sistema di monitoraggio.
Sempre presso le squadre mobili sono state, inoltre, istituite sezioni specializzate per lo svolgimento delle indagini sui reati relativi allo sfruttamento della prostituzione, alla pornografia e al turismo sessuale in danno di minori.
Particolare attenzione è riservata alla formazione del personale - l'esigenza è posta proprio dall'onorevole Pollastrini - nella consapevolezza che in questo settore


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investigativo così delicato gli operativi devono essere dotati di competenze idonee a costruite un valido rapporto di collaborazione interpersonale con le vittime.
È questo un profilo degli operatori di polizia che non sempre viene conosciuto nelle sue reali dimensioni e che testimonia come la dimensione sociale delle donne e degli uomini della Polizia di Stato sia cresciuta nel tempo. Sono aspetti che non hanno evidenza e che forse non devono averla, ma sui quali il Ministero dell'interno ha investito molto in questi anni per implementare il bagaglio tecnico e operativo di approccio psicologico e di ascolto alle vittime, oltre che ovviamente la specializzazione delle strategie investigative.
In questo contesto si colloca anche la collaborazione già avviata con il dipartimento per le pari opportunità, che sono convinta potrà ulteriormente continuare con il Ministro Fornero per sviluppare un approccio sempre più adeguato alle esigenze di categorie così vulnerabili.
In relazione all'intervento dell'onorevole Lusetti, voglio sottolineare come in Abruzzo, per la prima volta nella storia dei processi di ricostruzione avviati a seguito di eventi calamitosi, è stato introdotto, in base all'articolo 16 del decreto legge 28 aprile 2009, n. 39, un sistema di controllo finalizzato a prevenire le ingerenze della criminalità organizzata, esteso anche all'impiego dei fondi pubblici che vengono erogati per la ricostruzione di edifici di proprietà privata.
Uno dei punti di novità è rappresentato dalla tracciabilità del percorso compiuto dai contributi pubblici concessi a privati, di cui si è occupato anche il Ministero dell'interno attraverso le linee guida del Comitato grandi opere del 31 dicembre 2010, che sono state concertate con il Commissario delegato per la ricostruzione, i rappresentanti delle autonomie e, per gli aspetti finanziari, con la UIF (Unità di informazione finanziaria) della Banca d'Italia.
Inoltre, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 ottobre 2011 ha confermato il controllo dei flussi finanziari attraverso strumenti di trasparenza anche in chiave di lotta al riciclaggio, assistiti da apposite sanzioni amministrative e pecuniarie.
Presso le prefetture dell'Aquila, di Teramo e di Pescara sono stati istituiti appositi elenchi liberamente consultabili anche in via telematica dei fornitori di beni e prestatori di servizi preventivamente sottoposti alle verifiche previste dalla legislazione antimafia da parte del prefetto ove ha sede l'impresa interessata all'iscrizione.
Sul piano della prevenzione sono state attuate azioni di controllo anche presso i cantieri dove si svolgono i lavori commissionati dai proprietari per la ristrutturazione di edifici lesionati. Nel corso del 2011, su richiesta dei prefetti, sono state eseguite 44 ispezioni in 57 comuni.
Un contributo importante è giunto anche dal monitoraggio sugli appalti pubblici svolto dai Gruppi interforze, con l'ausilio di una dedicata unità interforze di analisi istituita presso il Dipartimento della pubblica sicurezza, che, a partire dal 2009, ha consentito alla rete delle prefetture di emettere 19 interdittive nei confronti di altrettante imprese e di segnalare alle stazioni appaltanti altri 77 casi meritevoli di particolare attenzione. A quest'attività fornisce un importante contributo anche la sezione specializzata del Comitato grandi opere, organismo interistituzionale operante presso la prefettura de L'Aquila.
Negli ultimi dodici mesi la procura della Repubblica de L'Aquila ha ottenuto l'adozione di misure di prevenzione e di provvedimenti antimafia nei confronti di diversi soggetti e, più di recente, ha sviluppato un importante filone d'indagine, che ha permesso di disarticolare un tentativo di ingerenza della criminalità calabrese nei lavori di ricostruzione.
Assicuro, quindi, che è altissima l'attenzione su questi temi, che coinvolgono in rapporto di stretta collaborazione l'Autorità di pubblica sicurezza e l'Autorità giudiziaria.
Vengo ora alle questioni poste in riferimento alle autonomie locali e al ruolo delle province, all'attuazione del federalismo fiscale e agli uffici territoriali del


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Governo. Su questi temi si sono soffermati gli onorevoli Bressa, Pastore, Vassallo, Lusetti, Giovanelli, Lanzillotta, Tassone e Stasi.
L'onorevole Bressa ha posto il problema del futuro delle province a seguito delle disposizioni contenute nel cosiddetto decreto-legge salva Italia. È un tema politicamente sensibile, che ho richiamato anche ieri al Senato e in merito al quale desidero anche in questa sede ricordare che è oggetto di confronto nell'ambito della Commissione speciale paritetica mista Governo, regioni ed enti locali per il rinnovamento delle istituzioni della Repubblica e per il sostegno allo sviluppo e alla crescita economica istituita presso la Conferenza unificata.
La prima mission della Commissione speciale è proprio l'elaborazione di una proposta di riordino istituzionale che prenda in considerazione la legislazione vigente e i provvedimenti relativi di rango costituzionale e ordinario che impattano sull'assetto ordinamentale di regioni, province e comuni, nonché sull'assetto istituzionale e amministrativo, al fine di pervenire a una riforma condivisa e complessiva in senso federale, valorizzando l'autonomia del territorio.
L'avvio di tutte queste iniziative, che hanno lo scopo principale di ascoltare soprattutto la voce delle autonomie territoriali, anche quelle dissonanti, nel pieno rispetto del principio di leale collaborazione, considera di non interrompere il confronto già avviato, nella prospettiva di individuare un percorso condiviso che possa essere rassegnato alla sensibile valutazione del Parlamento.
Gli onorevoli Giovanelli e Lanzillotta, nell'ambito delle politiche di riduzione delle spese, invitano a una riflessione sull'attuazione degli uffici territoriali del Governo e sulla revisione degli ambiti territoriali delle prefetture. A entrambi intendo far presente che l'obiettivo che ci vede già impegnati nell'ambito della spending review, vale a dire nella razionalizzazione delle reti di Governo sul territorio ai fini dell'ottimizzazione della spesa e nella prospettiva di una più razionale presenza dello Stato sul territorio, ovviamente non potrà non tenere conto dell'evoluzione delle province e degli altri enti territoriali.
L'onorevole Lanzillotta, nel suo intervento sostiene - cito testualmente - che «al di là di quella che sarà la ridefinizione delle province, l'automatismo tra organizzazione dello Stato e l'articolazione delle prefetture non è un dato obbligato e scontato».
Come ho già accennato, sul tema del riordino delle prefetture UTG, inserito nel programma di spending review, il Ministero dell'interno ha già avviato un serio lavoro di approfondimento.
È anche vero che il collegamento fra ambito territoriale delle prefetture e circoscrizioni delle province è previsto dall'articolo 1, comma 425 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, la legge finanziaria 2007, che stabiliva di fatto una simmetria tra le missioni degli ambiti territoriali e degli uffici periferici del Ministero dell'interno e circoscrizioni provinciali.
Con riferimento alla specifica questione posta dagli onorevoli Tassone e Stasi sulla riorganizzazione degli uffici centrali e periferici del Ministero dell'interno non posso che ribadire quanto affermato in precedenza, aggiungendo che intendo perseguire questo obiettivo con equilibrio e rigore, chiedendo a ciascuna articolazione ministeriale la necessaria disponibilità ai sacrifici.
In relazione alla questione relativa al federalismo fiscale, sollevata dagli onorevoli Pastore e Tassone, non posso che ribadire, come ho già riferito ieri in Senato, l'impegno già assunto dal Presidente del Consiglio dei ministri nel dibattito sulla fiducia a operare per l'attuazione del federalismo fiscale, che, come ha sottolineato proprio ieri il Presidente della Repubblica, non può costituire opzione, ma è un dovere di attuazione costituzionale.
Da parte mia in sede della Conferenza Stato-Città e autonomie, che ho presieduto il 21 dicembre scorso, ho già disposto la costituzione di un apposito tavolo tecnico di finanza locale i cui lavori procedono a


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ritmo serrato. Mi risulta che con altrettanto impegno si stia procedendo anche al Ministero dell'economia.
All'onorevole Lanzillotta, che su una serie di temi che investono lo sfaccettato universo delle autonomie mi chiede se intendo raccordarmi con il Ministro per gli affari regionali, rispondo che sono già da tempo avviate con il Ministro Gnudi e tra i nostri rispettivi uffici alcune iniziative condivise nei settori di rispettiva competenza e che sono già all'opera tavoli di lavoro congiunti per la definizione delle relative proposte.
Con il Ministro per gli affari regionali condivido anche il rinnovato dialogo con gli enti territoriali nell'ambito della Commissione speciale paritetica mista Governo, regioni ed enti territoriali, che ho citato in precedenza. Ritengo particolarmente importante il confronto in corso presso la Commissione in seno agli specifici tavoli tecnici per ascoltare le istanze delle autonomie con un autentico spirito di leale collaborazione.
Quanto all'eventuale iniziativa di deroga al Patto di stabilità evocato dall'onorevole Lanzillotta, che investe più direttamente il Ministero dell'economia, segnalo che una delle mission della Commissione speciale paritetica è anche l'elaborazione di una proposta di revisione delle regole del Patto di stabilità interno.
All'onorevole Lusetti, che segnalava per i cosiddetti piccoli comuni, vale a dire quelli inferiori ai mille abitanti, le difficoltà derivanti dall'esercizio obbligatorio delle funzioni in forma associata previsto dalla cosiddetta manovra estiva, ricordo che sono stati prorogati di nove mesi tutti i termini e le disposizioni dell'articolo 16 del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, proprio per disporre di uno spazio di riflessione sulle modalità attuative di questa previsione normativa.
L'onorevole Minniti ha chiesto di valutare con attenzione la situazione del comune di Reggio Calabria, in cui segnala l'incrocio tra le questioni di bilancio e questioni relative a infiltrazioni. Al riguardo riferisco che si è recentemente conclusa l'attività di verifica amministrativo-contabile effettuata presso il comune da parte dei servizi ispettivi della Ragioneria generale dello Stato. I risultati sono al momento in corso di valutazione. Inoltre, il 20 gennaio scorso il prefetto di Reggio Calabria esercitante i poteri di deroga conferiti ha disposto l'accesso presso l'amministrazione comunale.
Sono state poste poi alcune questioni relative all'immigrazione e alla cittadinanza. Gli onorevoli Bressa e Zaccaria sollevano il tema della cittadinanza per i minori stranieri nati in Italia.
Come è noto, la normativa italiana sulla cittadinanza è in gran parte basata sul principio dello ius sanguinis. Nella legislatura in corso risultano all'esame del Parlamento alcune proposte di legge tendenti a un'estensione del principio dello ius soli, collegandolo non solo alla nascita sul territorio o all'ingresso in Italia in tenera età, ma anche al sussistere di determinate condizioni, basandosi sostanzialmente sulla verifica che il minore faccia parte di un nucleo familiare stabilmente e legalmente residente in Italia.
La materia dello status civitatis riveste grande importanza, poiché coinvolge in prospettiva la partecipazione del singolo cittadino alla vita economica, sociale e soprattutto politica del Paese.
Per tali ragioni i presupposti di naturalizzazione sono sempre ancorati all'accertamento dei requisiti di collegamento con l'ordinamento internazionale - residenza, matrimonio, prestazione di servizi presso uffici pubblici - nonché all'assenza di controindicazioni sotto il profilo della sicurezza. La procedura per la concessione della cittadinanza agli stranieri residenti sul territorio della Repubblica risulta, pertanto, necessariamente complessa appunto perché basata su un'articolata fase istruttoria.
Il dibattito sulle proposte parlamentari in materia di cittadinanza, che ferve anche a livello di opinione pubblica, registra una lunga pausa. Rispetto alla prospettiva di passare da una visione culturale che àncora lo status civitatis al sangue a una prospettiva in cui prevale la permanenza sul territorio, non abbiamo alcuno spirito


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di chiusura, ma neppure un'apertura incondizionata davanti a un orizzonte che muterà la struttura socio-culturale del Paese.
D'altra parte, occorre dare una risposta a quanti vivono da tempo nel nostro Paese e i cui discendenti stanno maturando un concreto progetto di vita nel nostro Paese.
Le mie valutazioni, che rassegno a questa Commissione, sono di consentire questo fenomeno con grande realismo politico, avendo ben fermo il principio che la concessione della cittadinanza a coloro che sono nati in Italia non possa avvenire per mero automatismo, ma debba essere inserita in un processo di reale integrazione e, quindi, derivante da una serie di fattori, quali la residenza per un certo periodo di tempo della famiglia in Italia e il completamento degli studi nel nostro Paese.
Credo, quindi, che insieme Governo e Parlamento possano trovare un giusto punto di equilibrio e di sintesi.
L'onorevole Zaccaria segnala tempi lunghi per la concessione della cittadinanza. Sul punto ricordo che l'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 362, prevede un termine ampio di 730 giorni per la definizione del procedimento di naturalizzazione, proprio per la necessità di acquisire le informazioni sulla stabilità della condizione del richiedente e sulla regolarità dell'assolvimento degli obblighi fiscali e, in definitiva, la coincidenza tra l'interesse pubblico e l'interesse del richiedente all'ottenimento della cittadinanza.
I tempi sono imputabili, oltre che all'adempimento istruttorio, anche all'incremento esponenziale del totale delle istanze presentate nell'ultimo quinquennio. I dati vanno in questa direzione: dalle 30.573 nuove istanze del 2006 si è passati alle 70.358 del 2010, con un incremento del 130 per cento circa. In altri termini, sono in aumento sia i nuclei familiari interamente composti da immigrati che presentano istanza di cittadinanza, sia i figli delle prime generazioni di immigrati giunti in Italia che in questi anni stanno conseguendo la maggiore età dopo un periodo ininterrotto di permanenza nel nostro Paese.
Sono state comunque individuate e attuate misure di semplificazione e di informatizzazione delle procedure che hanno certamente ridotto i tempi di attesa. I dati relativi ai procedimenti definiti dal 2006 a oggi registrano comunque un trend crescente delle pratiche definite.
Quello della cittadinanza agli stranieri è per me un tema sensibile, anche dal punto di vista dell'accelerazione, a normativa invariata, delle fasi temporali del procedimento. È una questione di civiltà giuridica e per questo motivo ho dato impulso alla costituzione di un gruppo operativo per l'individuazione di misure organizzative che consentano una significativa contrazione dei tempi.
L'onorevole Zaccaria segnala - cito testualmente - «la grande parsimonia nell'accoglimento della domanda di asilo». Nella tabella che lascio agli atti della Commissione sono riportati relativamente agli ultimi quattro anni gli esiti in percentuale delle domande d'asilo riferite ai richiedenti. Mi limito a dare come chiave di lettura il fatto che l'andamento del fenomeno è influenzato dai casi di emergenza umanitaria che hanno avuto riflessi importante per il nostro Paese piuttosto che alla variabilità degli orientamenti delle Commissioni territoriali.
Per semplificare, sono state accorpati in un'unica voce i richiedenti che hanno comunque conseguito una forma di protezione, come lo status di rifugiato, la protezione sussidiaria e la protezione umanitaria. L'esame obiettivo dei dati evidenzia che la percentuale di accoglimento del 2011 (39 per cento, dato peraltro al momento non stabilizzato), è pressoché coincidente con quella relativa al 2009 (40 per cento). Coincidenti sono anche le percentuali di diniego relativo agli stessi due anni. Sensibilmente superiori risultano, invece, le percentuali di accoglimento negli anni 2008 (55 per cento) e 2010 (54 per cento).
Desidero comunque evidenziare all'onorevole Zaccaria che le percentuali dei


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riconoscimenti in Italia degli ultimi quattro anni, raffrontate con quelle conseguite in Paesi quali Francia, Spagna, Germania e Austria, rimangono ben al di sopra di quelle registrate nei quattro Paesi indicati.
Intendo conclusivamente evidenziare che la distribuzione su dieci Commissioni territoriali della funzione decisoria sulle domande di protezione internazionale e la natura collegiale di tali organi, che includono anche un rappresentante dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, sono di per sé garanzia di neutralità ed equità delle decisioni.
Voglio assicurare agli onorevoli Bertolini, Tassone e Pollastrini che per garantire la puntuale attuazione dell'Accordo di integrazione è già stato predisposto un sistema informatico che consentirà di rendere più celere il procedimento di asilo, tra cui l'agenda delle prenotazioni per la frequenza del corso di formazione civica, la registrazione a cura degli operatori della prefettura dei debiti e dei crediti accumulati dallo straniero nel biennio di durata dell'accordo, le funzioni di sospensione e proroga e l'appuntamento per la verifica dei crediti entro la scadenza dei termini.
A un apposito portale potranno accedere direttamente i cittadini stranieri per verificare i crediti acquisiti e gli eventuali debiti assegnati. È stato anche predisposto un pacchetto formativo per la sessione di formazione civica della durata variabile da cinque a dieci ore.
Per l'attuazione dell'accordo, inoltre, viene utilizzato il Fondo europeo per l'integrazione, grazie al quale è stato possibile programmare specifiche azioni volte a sostenere la conoscenza e l'apprendimento della lingua italiana da parte di cittadini dei Paesi terzi. In particolare, è stato recentemente pubblicato un avviso rivolto a enti locali, università, associazioni e organismi del terzo settore per la selezione di progetti volti a promuovere l'alfabetizzazione e l'apprendimento della lingua italiana.
Per realizzare le azioni di sistema a livello nazionale è imminente la pubblicazione di un ulteriore avviso, rivolto alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano, per il finanziamento di interventi che sostengono l'apprendimento linguistico di cittadini stranieri attraverso lo sviluppo di reti locali in collaborazione con i Centri provinciali per l'istruzione degli adulti.
Collegato a quanto ho appena riferito è il quesito posto dall'onorevole Giovanelli sulla possibilità di confermare le 650 unità di personale in servizio presso gli sportelli unici delle prefetture e gli uffici immigrazione delle questure. In proposito, ricordo che, con l'approvazione del decreto legge recante proroga di termini, è stato autorizzato il rinnovo per ulteriori sei mesi, fino al 30 giugno 2012, dei relativi contratti di lavoro e che si sta valutando, compatibilmente con le disponibilità finanziarie, la possibilità di un'ulteriore proroga.
In merito ai progetti di ampliamento dei CIE (Centri di identificazione ed espulsione), sui quali si sono soffermati gli onorevoli Bertolini e Zaccaria, ricordo che con ordinanza della Protezione civile n. 3935 del 21 aprile 2011 è stato previsto che le strutture presenti nei comuni di Santa Maria Capua Vetere, Caserma Fornaci e Parisi, di Trapani, località Kinisia, e di Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza, già esistenti per l'accoglienza degli immigrati giunti in Italia a seguito dell'emergenza umanitaria in Nord Africa, operassero come Centri di identificazione ed espulsione in un numero massimo di 500 posti fino al 31 dicembre 2011.
Il Ministero dell'interno si è, nel frattempo, attivato perché tali strutture operassero come CIE in via definitiva, ampliando così la ricettività generale di ulteriori 700 posti. È in atto un'attività di verifica e di miglioramento dello stato di qualità dei servizi resi e, in particolare, delle attività ricreative, di svago e di natura sociale e culturale.
Voglio anche precisare che il periodo massimo di trattenimento di 18 mesi, oltre a essere in linea con quanto stabilito dalla direttiva del Parlamento europeo, è necessario in relazione ai tempi medi utili per addivenire all'identificazione degli immigranti


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ospitati e che esso non influisce in maniera significativa sulla indisponibilità dei posti.
L'onorevole Zaccaria si sofferma sulla possibilità di ripristinare il documento triennale sui flussi. La congiuntura economica mondiale di carattere recessivo che ha portato a un rallentamento della produzione e a crisi e difficoltà occupazionali ha avuto ripercussioni anche sui fenomeni migratori. Il quadro di incertezza a livello nazionale e internazionale ha reso impossibile una programmazione a lungo termine, ragion per cui sono stati adottati provvedimenti a carattere transitorio al fine di soddisfare specifiche esigenze di determinati settori produttivi.
Le principali linee di azione in materia di immigrazione sono state comunque individuate nel Piano per l'integrazione approvato dal Governo nel giugno del 2010 su proposta dei ministri dell'interno, del lavoro e delle politiche sociali e dell'istruzione, università e ricerca. Nel Piano si evidenzia come sia indispensabile ricorrere a una programmazione dei flussi di eccesso coerente con le rilevazioni dei fabbisogni di manodopera. Infatti, la programmazione dei flussi di lavoratori stranieri è modulata sulla base delle indicazioni fornite dal Ministero del lavoro sull'andamento dell'occupazione e sui tassi di disoccupazione, nonché del fabbisogno di manodopera del mercato del lavoro per gli specifici settori economici anche attraverso il coinvolgimento delle regioni. La programmazione tiene conto, altresì, delle riserve di quote in favore dei Paesi che hanno concluso accordi o intese bilaterali di cooperazione in materia immigratoria.
Gli onorevoli Giovanelli e Lanzillotta pongono la questione di un'eventuale riorganizzazione del dipartimento della protezione civile nell'ambito del Ministero dell'interno, nonché la riproposizione dell'Agenzia di protezione civile. L'esperienza acquisita in occasione di eventi calamitosi ha dimostrato come i Vigili del fuoco e le Forze di polizia, colonne portanti del servizio di protezione civile, abbiano svolto e continuino a svolgere, grazie alla straordinaria professionalità e al massimo impegno, un ruolo fondamentale e insostituibile nella sollecita risposta operativa finalizzata a fronteggiare e a superare emergenze anche eccezionali, assicurando il tempestivo soccorso alle popolazioni colpite.
Da qui la centralità delle strutture del Ministero dell'interno nell'ambito della Protezione civile, in ragione sia delle sue attribuzioni, sia della sua struttura ramificata sul territorio con la rete delle prefetture, delle articolazioni territoriali delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.
Del resto, molteplici sono state nel Paese le emergenze che hanno visto l'attivo coinvolgimento delle diverse articolazioni del soccorso urgente, con il concorso anche delle Forze armate, sotto il coordinamento dei prefetti, che hanno assicurato una direzione unitaria e sinergica degli interventi.
Con riferimento alle specifiche richieste degli onorevoli dobbiamo ricordare che fin dalla legge istitutiva il sistema della Protezione civile fa riferimento alla Presidenza del Consiglio, anche se non sono mancate nel corso degli anni vicende governative che hanno portato la stessa Presidenza alle sistematiche deleghe al Ministro dell'interno di tali specifiche competenze. Il mio atteggiamento non può, dunque, che essere improntato al più grande rispetto verso le decisioni che il presidente Monti riterrà di assumere.
L'onorevole Amici pone la questione degli appalti pubblici relativi alle prefetture, soprattutto quelle che registrano situazioni di sotto organico. Le manovre economiche degli ultimi anni per il contenimento della spesa hanno notevolmente inciso sulle politiche dell'assunzione delle pubbliche amministrazioni. La media percentuale della presenza delle prefetture rispetto alle dotazioni organiche si attesta al 70 per cento circa per il personale della carriera prefettizia e al 76 per cento per il personale contrattualizzato di livello non dirigenziale, a fronte delle rispettive complessive dotazioni di personale.
Per quanto attiene, in particolare, alla prefettura di Latina, su cui si è soffermata


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l'onorevole Amici, comunico che vi prestano servizio sette funzionari della carriera prefettizia su un organico di otto e che vi è una presenza di personale contrattualizzato pari al 79,61 per cento superiore alla media nazionale.

PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro, anche per la corposità della replica. Sempre in considerazione della cortesia del Ministro, che ringrazio, domando se c'è qualche collega che intende eventualmente proporre altri argomenti. Ci potrebbe essere, infatti, qualche argomento che può essere sfuggito.
Il Ministro ha dichiarato la sua disponibilità anche in una seduta successiva, proprio per continuare lo scambio di idee e di opinioni che ci deve essere necessariamente tra il Governo e il Parlamento.
Do quindi la parola ai deputati che intendano intervenire per porre ulteriori quesiti o formulare richieste di chiarimento.

ROBERTO ZACCARIA. Solo una breve domanda. Vorrei conoscere lo stato della situazione sulla cosiddetta tassa sulla carta di soggiorno.

GIANCLAUDIO BRESSA. Ringrazio il Ministro per la replica che ha svolto. Sarebbero molte le questioni su cui soffermarsi, ma mi limito a evidenziare una questione che, a mio modo di vedere, è dirimente.
Il Ministro ha fatto riferimento alla Commissione speciale presso la Conferenza unificata che si occupa dei temi del riordino istituzionale, con particolare rilievo e attenzione alla questione delle province. Le conclusioni, se non ho capito male, sono le seguenti: è bene non interrompere il percorso avviato per assegnare al Parlamento un progetto condiviso. Tutto ciò potrebbe, in una condizione di normalità, avere un senso, ma noi abbiamo la disposizione del decreto-legge cosiddetto salva Italia che stabilisce un termine, entro il 31 dicembre di quest'anno, per una ridefinizione delle province e per un ridisegno delle medesime.
Poiché si tratterebbe non solo di leggi ordinarie, ma anche di leggi di riforma costituzionale, non credo che i tempi da lei indicati per il permanere dei lavori della Commissione speciale, con i ritmi che quella Commissione ha, siano compatibili con i ritmi che il Parlamento deve darsi, se vuole arrivare a compimento della riforma costituzionale e poi della riforma ordinaria.

DORIS LO MORO. Ministro, io mi vorrei riferire, molto brevemente, al fenomeno degli attentati agli amministratori locali, che lei sicuramente conosce e che è particolarmente radicato in Calabria. So che nei giorni scorsi c'è stata una riunione di tutti i prefetti a Reggio Calabria su questo fenomeno, che è stato denunciato in più occasioni, ma che recentemente è stato rilanciato anche dal punto di vista dell'opinione pubblica e dei mass media da un report della Lega delle autonomie. Peraltro, io ho presentato una proposta di istituzione di una commissione d'inchiesta sull'argomento che sarà esaminata in un tempo successivo dalla Commissione affari costituzionali.
Vorrei sapere se è a conoscenza della riunione che ho citato, se la vicenda è seguita dal ministero e se si tratta di una consultazione stabile o solo di una riunione occasionale.

SALVATORE VASSALLO. Anch'io sarò telegrafico, riprendendo sostanzialmente quanto affermava il collega Bressa. Intervenendo, avevo chiesto se il Governo intendesse operare anche per favorire il coordinamento tra ciò che si sta discutendo in questa Commissione e ciò che si sta discutendo nella Commissione affari costituzionali al Senato.
Consideri, signor Ministro, che è all'ordine del giorno della Commissione una riunione del Comitato ristretto che dovrebbe esaminare i progetti di legge e di revisione costituzionale sul tema delle province.
A prima vista sembrerebbe che quello che lei ci riferisce riguardo ai tempi di svolgimento del lavoro del tavolo di consultazione


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non siano compatibili con gli attuali tempi dell'attività parlamentare e nemmeno con i tempi molto stringenti che lo stesso Governo ci ha voluto deliberatamente fissare con le norme inserite nel decreto-legge Salva Italia.

RAFFAELE VOLPI. Signor Ministro, la ringrazio. Anch'io vorrei innanzitutto dare sostegno a quanto espresso dal collega Bressa, però le rivolgo una richiesta più specifica.
Il decreto-legge cosiddetto milleproroghe, approvato dalla Camera, adesso va al Senato. Se c'è una consapevolezza da parte del Governo di aver forzato eventualmente una situazione che riguarda le province e che ci sta mettendo in condizioni difficili sui territori, auspico che la stessa consapevolezza si trasformi, se possibile, in un emendamento del Governo all'interno del decreto-legge di proroga di termini.

GIUSEPPE CALDERISI. Anch'io intervengo sulla questione delle province. I giornali in prima pagina riferiscono del discorso del Presidente della Repubblica Napolitano sul problema di arrivare alla conclusione.
In Commissione esistono proposte di legge di diverse parti politiche che sono molto vicine e, quindi, io mi auguro che ciò avvenga. Il Comitato ristretto è stato convocato per domani, ma credo che, se non domani, al massimo in un'altra seduta, si possa concludere. Questa è la richiesta che formalmente proporrò al Presidente della Commissione, ossia che entro al massimo due sedute del Comitato ristretto il Comitato si chiuda e riferisca alla Commissione, in modo da consentirle di procedere al varo della riforma costituzionale sulle province.
Siamo di fronte a una situazione che è stata citata da tutti. Mi auguro che anche da parte del Governo si voglia assecondare questo processo di riforma, che va anche a recuperare la situazione che si è determinata con il provvedimento ordinario del Governo, il quale ha indubbiamente operato un'accelerazione. A tale accelerazione noi stiamo corrispondendo. Bisogna che Governo e Parlamento si sintonizzino su di essa, altrimenti metteremo in difficoltà anche il Capo dello Stato.

PRESIDENTE. Non so se il Ministro su questi argomenti - soprattutto quello delle province, che mi pare un tema dominante - abbia la necessità di svolgere un ulteriore approfondimento ed eventualmente anche di relazionarci con un documento scritto, se lo dovesse ritenere opportuno.
Allo stato ringrazio il Ministro e credo che tutta la Commissione sia soddisfatta delle sue risposte. Noi attendiamo una risposta scritta alle ulteriori domande poste; su un punto il Ministro intende comunque fornire subito una risposta.
Do la parola al Ministro Cancellieri per la replica.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Mi riservo comunque di darvi una risposta scritta e puntuale, però garantisco la massima sintonizzazione.

PRESIDENTE. Lei nella relazione ha fatto riferimento a due tabelle. In più oggi il collega Zaccaria ha avanzato un'altra richiesta, quella sul contributo sulla carta di soggiorno.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Su questo punto sono in grado di dare una risposta precisa. Il contributo di 200 euro nasce da una precisa disposizione di legge che prevede alcuni frazionamenti del costo ed è legata a un dato tipo di organizzazione del conseguimento del permesso di soggiorno. Stiamo mettendo a punto una norma, che penso riusciremo a completare nel giro di una o due settimane, che rivoluziona completamente il sistema di rilascio dei permessi di soggiorno e, quindi, nel rivoluzionarlo, probabilmente porterà anche alcuni cambiamenti.
Viene effettuata una riorganizzazione per quanto riguarda proprio tutta l'attuazione dei permessi di soggiorno e delle richieste di cittadinanza, perché su queste ultime, per quanto si sia fatto molto, c'è


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ancora moltissimo da fare per renderle più agevoli. Abbiamo bisogno di attuare questa nuova semplificazione, che porterà ad alcuni cambiamenti, che poi si rifletteranno anche sull'aspetto economico.
Ciò che conta è che svolgeremo un intervento molto ben fatto e ragionato sul tipo di difficoltà che incontra chi si trova a presentare domanda di permesso di soggiorno. È un riordino completo della materia. Abbiamo preferito scegliere la strada della razionalizzazione e della semplificazione della materia, piuttosto che andare a toccare contributi che sono previsti dalla legge e sui quali avremmo potuto avere poi anche problemi con la Corte dei conti. Svolgeremo, dunque, un discorso molto più ampio, che si rifletterà successivamente in un beneficio maggiore.

PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Vanalli per una precisazione.

PIERGUIDO VANALLI. Volevo rassicurare il Ministro sul fatto che tutti noi pensiamo, quando attuiamo degli interventi, di farli bene. È quello che succederà poi che ci dimostrerà se ciò sia vero o meno.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro a nome della Commissione per la sua replica e mi auguro di avere presto una nuova occasione d'incontro.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,20.

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