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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione III
8.
Mercoledì 10 febbraio 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Stefani Stefano, Presidente ... 3

Audizione del sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Vincenzo Scotti, sull'assistenza umanitaria alla Repubblica di Haiti in occasione dei recenti eventi sismici (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Stefani Stefano, Presidente ... 3 6 10 11
Antonione Roberto (PdL) ... 8
Corsini Paolo (PD) ... 8
Di Stanislao Augusto (IdV) ... 9
Narducci Franco (PD) ... 9
Scotti Vincenzo, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri ... 3 10
Tempestini Francesco (PD) ... 6
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia: Misto-NS/LS Ausonia.

COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 10 febbraio 2010


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE STEFANO STEFANI

La seduta comincia alle 15,15.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera.

Audizione del sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Vincenzo Scotti, sull'assistenza umanitaria alla Repubblica di Haiti in occasione dei recenti eventi sismici.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Vincenzo Scotti, sull'assistenza umanitaria alla Repubblica di Haiti in occasione dei recenti eventi sismici.
Ringrazio il sottosegretario Scotti, sempre disponibile ad accogliere le nostre richieste. Avete molto da fare, ma vedo che riuscite a fare fronte ai vostri impegni.
Ringrazio, pertanto, il sottosegretario per la sua disponibilità e gli cedo volentieri la parola.

VINCENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Grazie, presidente. Il terremoto che ha colpito Haiti lo scorso 12 gennaio ha esacerbato una situazione già molto difficile. Il fragile tessuto istituzionale del Paese è stato totalmente spazzato via, crollato sotto il peso di un evento - le ultime stime parlano di 200 mila morti - che la piccola Repubblica caraibica non è assolutamente in grado di gestire.
L'aiuto internazionale diventa, ancora più di prima, l'unico modo non solo per fronteggiare l'emergenza delle prime drammatiche giornate, ma anche per tentare la difficile opera di ricostruzione delle infrastrutture di base, della società e delle stesse istituzioni.
Le Nazioni Unite dovranno assumere un ruolo sempre più rilevante, non solo per la stabilizzazione del Paese, ma anche nella successiva fase di ricostruzione.
La catastrofe aumenta la consapevolezza internazionale sulla situazione dell'isola e, quindi, dell'impegno da mettere in atto, ma deve essere, allo stesso tempo, uno stimolo per gli stessi haitiani a prepararsi, superata la prima emergenza, a prendere in mano il proprio futuro.
La ricostruzione non potrà restare ostaggio delle impasse politiche che hanno, purtroppo, caratterizzato gli ultimi anni, attenuando l'effetto dello sforzo della comunità internazionale già in atto a sostegno del Paese.
Appena diffusa la notizia del sisma, l'unità di crisi della Farnesina si è attivata per cercare informazioni sul possibile coinvolgimento di connazionali. Fin da subito sono arrivate più di duecento segnalazioni attinenti a persone localizzabili nell'area colpita più duramente.
Nelle ore successive, si è deciso di inviare un primo funzionario dell'unità di crisi ad Haiti, che si è integrato nell'allora costituenda squadra italiana composta da persone della Cooperazione allo sviluppo,


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del Comando operativo di vertice interforze, della Protezione civile, della Guardia di finanza e della Croce rossa internazionale, per offrire una risposta rapida all'esigenza di assistere i connazionali coinvolti nell'emergenza e allestire i primi aiuti umanitari.
L'unità di crisi è stata poi rinforzata con l'invio di un funzionario diplomatico e di un ulteriore collaboratore per moltiplicare le possibilità di azioni sul terreno.
Anche a causa delle difficoltà di comunicazione, la squadra dell'unità di crisi ha effettuato riscontri incrociati sul campo, contatti diretti o indiretti con segnalanti e segnalati e, in coordinamento con il vice console onorario De Matteis, ha definito il quadro di coinvolgimento degli italiani in tempi relativamente rapidi.
La squadra ha anche effettuato visite sui luoghi dove sono state riportate vittime italiane e ha mantenuto e promosso un costante coordinamento con i rappresentanti dell'Unione europea e dell'ONU a Port-au-Prince.
Allo stato attuale, si conferma quanto già emerso una settimana dopo il sisma: il decesso di tre connazionali, Guido Galli e Cecilia Corneo, dipendenti della missione ONU, e la signora Gigliola Vitiello, residente ad Haiti da lungo tempo. Un quarto connazionale, Antonio Sperduto, segnalato sotto le macerie di un supermercato, non è stato tuttora rinvenuto.
Il funzionario dell'unità di crisi sul posto ha assicurato il collegamento con i familiari delle vittime e, nel caso dei due dipendenti delle Nazioni Unite, ha facilitato il collegamento con la missione ONU.
Già in data 17 gennaio si è predisposta l'evacuazione di tredici connazionali verso l'Italia. Diversi altri cittadini sono stati successivamente messi in salvo in Paesi vicino ad Haiti, come Stati Uniti e Repubblica Dominicana. Altri ancora sono giunti in Europa, grazie a trasferimenti facilitati e favoriti dalla squadra italiana con i vettori dei Paesi dell'Unione europea. Si è qui rivelato fondamentale l'ormai rodato coordinamento a livello di unità di crisi europee, del quale è stato un esempio il recupero di un connazionale da una zona inaccessibile con un elicottero francese.
L'evacuazione degli ultimi due connazionali rimasti che avevano manifestato l'intenzione di partire è stata completata sabato 23 gennaio, ricorrendo a vettori civili in partenza da Santo Domingo. Per un caso in particolare, quello del minore Yury Sabalat, figlio di un medico italiano impegnato nei soccorsi, Serge, il funzionario sul posto dell'unità di crisi, si è assunto la responsabilità della custodia fino all'affidamento alla famiglia italiana amica del padre all'aeroporto di Fiumicino, la sera del 25 gennaio.
L'unità di crisi ha fornito e continua a fornire la massima assistenza alle famiglie delle persone coinvolte nel sisma. Tra l'altro, di concerto con l'ambasciatore a Santo Domingo, si è facilitato il rientro in Italia delle salme di Guido Galli e Cecilia Corneo, d'intesa con gli uffici competenti delle Nazioni Unite, rispettivamente il 5 e il 6 febbraio.
Si sono, infine, forniti all'ambasciata a Santo Domingo gli strumenti per realizzare un punto crisi ad Haiti presso il consolato onorario che, a seguito dell'arrivo a Port-au-Prince di personale di detta rappresentanza, si occuperà dell'assistenza residuale a coloro, fra i connazionali rimasti in loco, che risultano particolarmente colpiti dal sisma.
Un collaboratore dell'unità di crisi resta in allerta a Roma per un pronto invio in caso di nuove emergenze che avessero riflesso sugli italiani (200 circa, più diverse decine giunte successivamente nell'isola).
Per quanto riguarda l'aiuto di emergenza, la Farnesina si è attivata fin dalle prime ore per acquisire informazioni e organizzare le prime operazioni di soccorso, mantenendo uno stretto coordinamento con le Nazioni Unite e con le agenzie umanitarie dei principali partner, in particolare quelli dell'Unione europea, al fine di assicurare una risposta coerente e unitaria.
Al contempo, la Protezione civile, che con l'ordinanza del Presidente del Consiglio del 19 gennaio scorso ha assunto il coordinamento delle attività sul terreno,


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d'intesa con la Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo ha attivato il consueto coordinamento con gli altri attori del sistema Italia (enti locali, Croce rossa italiana, ONG, associazioni e altri donatori privati).
L'Italia ha deciso di istituire a Port-au-Prince un'unità permanente dedicata alle operazioni di soccorso umanitario presso l'ospedale pediatrico della Fondazione Rava. L'impegno finanziario globale del nostro Paese ammonta, in questa prima fase, a circa 6,2 milioni di euro, di cui 3 milioni da parte della Protezione civile e 3,2 milioni da parte del Ministero degli esteri, Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo.
La Cooperazione allo sviluppo ha stanziato sinora sul canale multilaterale 2,5 milioni di euro per fronteggiare gli effetti del terremoto. Di questa somma, 500 mila euro sono stati destinati alla Federazione internazionale della Croce rossa e della Mezzaluna rossa, per assistenza medica ed aiuti di prima necessità: coperte, alloggi di emergenza, acqua potabile, kit per l'igiene e medicinali destinati a 100 mila haitiani colpiti dalla calamità. In risposta all'Haiti Earthquake Flash Appeal delle Nazioni Unite, lanciato il 15 gennaio 2010, sono stati erogati: 500 mila euro al Programma alimentare mondiale, per aiuti umanitari di emergenza alle popolazioni vulnerabili di Haiti; 500 mila euro per assicurare il coordinamento sul terreno da parte delle Nazioni Unite; 500 mila euro all'Organizzazione mondiale della sanità, per assicurare il ripristino di centri sanitari, al fine di garantire cure mediche di base; 500 mila euro all'UNDP per avviare i lavori di rimozione delle macerie e prima riabilitazione degli edifici pubblici, scuole ed ospedali.
Inoltre, il 13 gennaio scorso, su richiesta dell'Organizzazione mondiale della sanità, la cooperazione italiana ha messo a disposizione dieci kit trauma necessari per la cura di 500 persone traumatizzate, per un periodo di tre mesi, del valore di 103 mila euro.
La Protezione civile, d'intesa con il Comando operativo di vertice interforze, ha organizzato il 14 gennaio un volo per trasportare ad Haiti funzionari dell'unità di crisi della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo e della Croce rossa italiana. È stato così possibile costituire in loco un advanced team italiano che ha il compito di preparare il terreno per l'arrivo dei successivi aiuti, in coordinamento con le Nazioni Unite.
Un primo volo umanitario C-130, organizzato dalla Protezione civile, è giunto a Port-au-Prince il 16 gennaio per montare una prima postazione medico-chirurgica. Il 16 gennaio è giunta ad Haiti una squadra medica che opererà presso la postazione medico-chirurgica nonché alcuni vigili del fuoco. Un secondo volo organizzato dalla Protezione civile, contenente 80 tonnellate di beni di prima necessità, anche per il supporto della postazione medico-chirurgica, è giunto a Port-au-Prince il 19 gennaio. Analogamente la Direzione per la cooperazione allo sviluppo della Farnesina ha predisposto un terzo volo per l'invio di 47 tonnellate di beni umanitari, giunto a Port-au-Prince il 19 gennaio, per un valore totale di 565 mila euro.
L'Italia, infine, ha accolto una richiesta del PAM e metterà a disposizione 20 tonnellate di razioni alimentari - razioni K - donate dalla Protezione civile, per un valore totale di 140 mila euro, che saranno trasportate ad Haiti con il citato volo della Protezione civile e saranno distribuite in loco dal PAM stesso, con costi a carico della Direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo.
Un quarto volo umanitario, predisposto dalla Protezione civile in raccordo con le regioni e contenente 382 tende da campo e beni e medicinali per un totale di circa 80 tonnellate, è giunto a Port-au-Prince il 3 febbraio per procedere all'allestimento di tendopoli gestite d'intesa con ONG e associazioni presenti sul terreno.
Un quinto volo umanitario della Protezione civile, in accordo con le regioni, è partito il 5 febbraio con a bordo 287 tende familiari ed altri beni umanitari, con l'obiettivo di procedere all'allestimento di tendopoli.


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Oltre a tali contributi, va valorizzata la missione umanitaria della nave Cavour, che ha iniziato la propria attività ad Haiti il giorno 3 febbraio. Tra le attività previste, vanno sottolineate quelle di fornire adeguate capacità sanitarie grazie ai servizi di bordo, di concorrere alle attività logistiche e di sgombro di macerie, movimento terra e ripristino della viabilità, offerte da una task force di genieri imbarcata, e quelle connesse all'utilizzazione di sei elicotteri.
La nave Cavour ha inoltre trasportato beni umanitari della Croce rossa e di alcune ONG italiane. L'invio della nave Cavour ha inoltre permesso di valorizzare in termini politici la collaborazione con il Brasile, che ha potuto imbarcare a Fortaleza personale sanitario, materiali e mezzi di soccorso destinati all'aiuto umanitario ad Haiti.
Allo stato attuale, la Croce rossa italiana è impegnata con 28 elementi, fra infermieri e logisti. Sono dispiegati nel campo della Federazione internazionale della Croce rossa unità di cucine da campo, potabilizzatori e servizi igienici. L'impegno finanziario della Croce rossa italiana, fra uomini e beni umanitari inviati, ammonta a 1,8 milioni di euro.
Le riunioni di coordinamento finora indette dalla Protezione civile hanno inoltre il compito di definire il contributo che le singole regioni potranno fornire allo sforzo del sistema Italia per far fronte all'emergenza di Haiti. Un contributo che può rivelarsi molto importante, come dimostrato dalla recente operazione umanitaria della regione Lombardia, per la quale lo stesso Ministro Frattini ha espresso tutto il suo apprezzamento.
In questo momento, gli sforzi di tutta la comunità internazionale sono concentrati sull'aiuto di emergenza. Finita questa fase emergenziale, occorrerà riflettere su come aiutare l'isola a riprendersi dal durissimo colpo subìto. È stata già convocata una conferenza internazionale, che si terrà a New York il 23 e 24 marzo prossimo, proprio con lo scopo di avviare la pianificazione e coordinare gli sforzi della comunità internazionale per le successive fasi di ricostruzione dell'isola.
In vista del passaggio dallo stato di emergenza alla fase di ricostruzione, la Cooperazione allo sviluppo potrà avviare un programma degli interventi da effettuare in loco, anche alla luce dei rilevanti elementi di analisi della situazione sul terreno, che potranno essere raccolti in queste settimane.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole sottosegretario Scotti. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
Ricordo che abbiamo tempo fino alle 16, quindi dovremo recarci in Aula dove si prevedono votazioni immediate. Chiedo, dunque, ai colleghi che interverranno di tenerne conto, se vogliamo dare al sottosegretario Scotti il tempo di replicare.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor sottosegretario, vorrei porle domande molto semplici, partendo da una valutazione positiva di quanto lei ha riferito in merito agli sforzi messi in campo per fronteggiare l'emergenza. Lei ci ha fornito delle cifre e anche delle indicazioni relativamente alla distribuzione e alla destinazione degli aiuti.
In primo luogo, fuori di polemica, vorrei sollevare una questione che riguarda i costi dell'invio della portaerei Cavour in quel teatro. Mi auguro che lei possa smentire o comunque ridimensionare le cifre a mia conoscenza, che sono molto elevate. Il costo per movimentare la nave Cavour è tra i 100 e i 200 mila euro giornalieri. Pertanto, le spese per lo spostamento della Cavour dal porto di stazionamento in Italia ad Haiti sono talmente elevate da farmi ritenere doveroso chiederle se è stato fatto un raffronto tra i benefici e i costi di questa operazione.
Ho letto alcune dichiarazioni del Ministro della difesa che riferivano anche di un'azione promozionale delle attività industriali connesse, quindi delle grandi aziende che sembrerebbe abbiano sponsorizzato questa operazione.


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Le sarei grato se su questo punto, che non è un punto di dettaglio o minore, lei ci fornisse qualche indicazione più precisa, perché si tratta di cifre consistenti che rendono plausibile la domanda: si poteva fare diversamente e impegnare quelle grosse cifre per un altro tipo di intervento, che avrebbe potuto sortire gli stessi risultati?
Prendo atto, naturalmente, del complesso degli interventi che lei ci ha illustrato e che rientrano in una tradizionale capacità del Paese di essere presente nei momenti di difficoltà, in qualunque parte del mondo, come è accaduto molte altre volte.
Tuttavia, le chiedo se può confermare o meno l'impressione che ho ricavato dal suo intervento, ossia che il quadro ordinamentale che regola questa materia oggi si è ulteriormente complicato. Partirò da un provvedimento che avremo in discussione nei prossimi giorni, il decreto-legge - approvato proprio ieri dal Senato - n. 195 del 30 dicembre 2009. Ebbene, in quel decreto, sul quale il Partito Democratico ha espresso un voto contrario, la Protezione civile viene incaricata del «coordinamento degli interventi di prevenzione in ambito europeo e internazionale rispetto ad eventi di protezione civile». Non ho a disposizione il dibattito del Senato, ma ragiono con la mia testa e le domando: non sarebbe più opportuno delimitare meglio questi interventi di ambito europeo e internazionale alla fase della sola emergenza? Lei sa, onorevole sottosegretario, che il nostro gruppo ha guardato e guarda con qualche preoccupazione all'introduzione di questa nuova famiglia di atti, dal momento che le ordinanze di Protezione civile, avendo peraltro valore quasi di legge, hanno spesso superato e bypassato l'intervento ordinario, quello fondato sull'applicazione della legge medesima. In questo caso, la legge è quella che riguarda la cooperazione ed è - ahimè - di lontana fattura. Comunque, tornerò su questo punto.
Non voglio entrare nel merito di tutte le questioni, ma richiamo l'ordinanza a cui lei stesso ha fatto riferimento, quella relativa ad Haiti. Non si capisce bene se ci troviamo di fronte ad una riduzione del ruolo, della funzione e delle attività della Direzione per la cooperazione allo sviluppo e a un ingresso della Protezione civile in questo medesimo campo.
A nostro giudizio, questo è un tema molto delicato e molto importante che bisogna affrontare. Non sarà certo questa l'unica sede nella quale discuteremo di una materia così delicata, ma su questo punto vorrei chiederle qualche precisazione. In primo luogo, vorrei sapere se, attraverso il decreto-legge approvato dal Senato poche «ore» fa, si sta intervenendo in modo tale da consentire alla Protezione civile l'attuazione di veri e propri progetti di ricostruzione, occupando in qualche modo il campo tradizionale della cooperazione.
Dico tutto questo non solo perché la questione ha una rilevanza in sé, ma perché intendo porre a lei - e come gruppo del Partito Democratico lo porremo in modo molto chiaro nel corso delle prossime settimane - un tema più generale. Non si tratta soltanto di fare ordine e di prefigurare un quadro trasparente e chiaro. Al riguardo, c'è poco da smentire. Le nostre proposte di legge sono agli atti, ugualmente alla nostra reiterata volontà di riproporre la tematica della riforma della cooperazione. Da questo punto di vista, però, siamo ancora fermi, come Governo e come Parlamento, e ci troviamo quindi di fronte a una cooperazione allo sviluppo che ha avuto una drastica riduzione di fondi e all'immissione di nuovi soggetti, con una modalità che si presta a elementi di valutazione critica.
Ebbene, mi domando se questo sia il modo per affrontare - in presenza, tra l'altro, di risorse sempre più scarse - una questione che è diventata, come ben sappiamo, molto importante ed ha una sua centralità: la questione degli interventi umanitari in casi di emergenza e nel più generale settore della cooperazione.
Queste le domande che le rivolgo, alle quali gradirei una prima risposta.


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ROBERTO ANTONIONE. Voglio dare atto al Governo di aver fatto tutto quello che era necessario, nel tradizionale solco di efficienza che ha sempre dimostrato il nostro Paese quando è stato chiamato a dare un sostegno e un supporto a popolazioni che hanno sofferto tragedie così importanti come quella che purtroppo ha colpito Haiti. Devo dire che, una volta di più, l'unità di crisi e tutto il Ministero si sono dimostrati all'altezza. Credo che anche le attestazioni che abbiamo ricevuto a livello internazionale del nostro aiuto, del nostro contributo, testimonino che obiettivamente il nostro Paese ha svolto e continuerà a svolgere un ruolo importante.
Sulle questioni che sono state sollevate dal collega dell'opposizione, non mi sembra - nemmeno io ho voglia di far polemica - che sia questa la sede appropriata. Se dovessimo discutere di quanto viene a costare l'impiego di navi militari o, più in generale, delle questioni relative alla Difesa, si aprirebbe un capitolo complesso. In questo ambito, credo che sia corretto che ognuno possa avere le sue posizioni, ma penso che l'interlocutore appropriato sia diverso da quello che oggi è qui a rappresentare il Governo. Onestamente, il Ministero degli esteri può dare un aiuto, un supporto, un sostegno alle attività che anche la Difesa dispiega in teatri internazionali, ma certamente non può rispondere per quel che riguarda le spese, le scelte e quant'altro.
Sarebbe interessante conoscere esattamente quali sono i costi dell'impiego di certe unità, che stiano in Italia o che vadano all'estero, che siano ferme o in movimento, ma il discorso sarebbe molto più ampio.
Per quel che riguarda la necessità di avere un quadro di chiarezza, anche sul piano normativo, sugli interventi che si svolgono all'estero da parte dell'unità di crisi e della Protezione civile, questo tema è stato discusso a lungo nella scorsa legislatura, quando c'era una Commissione ad hoc, quantomeno al Senato, che si interessava di rivisitare le norme che attengono alla cooperazione.
Le opinioni sono molteplici. Noi non abbiamo una pregiudiziale opinione di chiusura rispetto a proposte che sono state avanzate. Quando arriverà alla Camera il decreto potremo esaminarlo e nel merito esprimere il nostro giudizio, ma allo stato attuale mi sembra difficile e complicato poter giudicare una norma che non abbiamo ancora avuto modo di conoscere e tanto meno di sentire al riguardo l'esposizione del Governo.
Quanto alla riforma della cooperazione, questo è un tema presente nell'agenda parlamentare credo da quindici anni o forse qualcosa di più. Personalmente ho seguito la questione negli ultimi dieci anni, ma mi dicono che prima ci sono stati innumerevoli tentativi di porvi mano. Le opposizioni, qualunque esse fossero, hanno sempre puntato il dito sul Governo chiedendo la riforma della cooperazione e, comunque, al di là delle maggioranze che si sono alternate, questa riforma non ha trovato la luce.
Sappiamo tutti che il Senato sta lavorando, anche sulla base dell'esperienza della passata legislatura, che aveva obiettivamente prodotto un testo quasi finale e quasi totalmente condiviso. Poi, però, la legislatura è andata a finire come sappiamo e anche quella proposta si è arenata.
Comunque, mi pare che il Governo stia sostenendo gli sforzi dei nostri colleghi in quel settore e da parte nostra siamo disponibili, dopo aver appreso quelle che saranno le decisioni e le scelte, a dare il nostro contributo.
Questi temi, però, esulano dalla ragione per la quale ci avete convocato, quella di sentire quali attività il nostro Governo ha messo in campo nel dramma di Haiti, che abbiamo vissuto fortunatamente da lontano.
Da questo punto di vista, ribadisco il ringraziamento a nome di tutto il gruppo e il compiacimento per quello che il Governo e il nostro Paese è riuscito a fare.

PAOLO CORSINI. Non proporrò un intervento compiuto, ma piuttosto tre temi di interrogazione, al di là del fatto che


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credo sia doveroso, da parte nostra, associarci agli sforzi, agli impegni e alla generosità con la quale gli italiani presenti ad Haiti certamente operano a sollievo delle popolazioni locali.
Ringrazio il sottosegretario per l'ampiezza della documentazione che ci ha proposto e dei riferimenti che ci ha offerto. Non sono assolutamente in grado di valutare la portata delle cifre che sono state impegnate. Credo che sarebbe interessante un'analisi comparativa, volta a istituire un raffronto con gli impegni che sono stati assunti, ad esempio, da altri Paesi europei - penso alla Francia, alla Spagna, alla Germania - per capire quale misura e quale collocazione assume il nostro impegno nell'ambito europeo e internazionale.
La seconda riflessione è anche una domanda, che non vuole essere provocatoria né polemica. Personalmente, avendolo peraltro conosciuto in una certa occasione, stimo la competenza tecnica e la capacità operativa del sottosegretario Bertolaso. Ho, tuttavia, l'impressione che qualche volta non ci sia, da parte sua, la volontà o la capacità di istituire un rapporto equilibrato tra la sua natura di tecnico e il suo ruolo politico.
Bertolaso non è soltanto un tecnico della Protezione civile, è un esponente del Governo, è un sottosegretario. Ora, chiedo se a voi risulta che le esternazioni critiche che egli ha manifestato all'indomani della sua visita ad Haiti - peraltro, ci sono stati interventi del Ministro Frattini, dello stesso Presidente del Consiglio, c'è stata una conferenza stampa con Hillary Clinton, nel corso della quale mi pare che il nostro Paese abbia vissuto un momento abbastanza difficile, sotto il profilo delle relazioni internazionali - in qualche misura abbiano creato difficoltà nell'operatività delle nostre forze presenti ad Haiti, in relazione alla loro capacità di rapportarsi ad altre presenze, soprattutto statunitensi.
Le dichiarazioni a cui mi riferisco, che tutti abbiamo ascoltato e letto sui giornali, al di là del giudizio che possiamo esprimere, a mio avviso hanno certamente rischiato di creare qualche difficoltà. Credo che un Paese, quando è presente con le sue forze, debba relazionarsi all'operatività e all'attività di altri Paesi. Ebbene, quelle dichiarazioni hanno creato disfunzioni o difficoltà di relazione con la presenza americana, che è quella preponderante ad Haiti?
Infine, nella sua relazione il sottosegretario ha espresso una valutazione positiva in ordine agli impegni dispiegati o promessi da parte del presidente Formigoni. Tutti sappiamo che c'è stato un momento di frizione non indifferente tra il presidente Formigoni e il sottosegretario Bertolaso. Qual è stata la linea di uscita di questo rapporto, che a me è parso in alcuni momenti decisamente conflittuale?

FRANCO NARDUCCI. Al di là delle considerazioni che sono state svolte dai miei colleghi sulle preoccupazioni riguardanti il sistema della cooperazione italiana nel mondo, che è una nostra bandiera e una nostra forza, sappiamo che quando entra in funzione l'apparato a cui si è fatto riferimento si creano tensioni e problemi che si potrebbero evitare.
Signor sottosegretario, in base a quale ratio una nave parte dall'Italia per recarsi tempestivamente ad Haiti, ma passa da Fortaleza, parecchio più in giù, per imbarcare sessanta tecnici e risalire nel Mar dei Carabi? Credo che un grande Paese come il Brasile non abbia bisogno che parta una nave dall'Italia per portare sessanta tecnici e infermieri da Fortaleza ad Haiti.
Anche alla luce dei costi che sono stati richiamati, non vedo alcuna razionalità in questa scelta, a meno che non ci siano altri elementi che non ci è dato conoscere.

AUGUSTO DI STANISLAO. Ho avuto modo di visitare la Cavour, che è un'eccellenza italiana. Devo dire che, siccome tenerla alla fonda o farla partire comporta gli stessi costi, è meglio che sia partita, con il suo patrimonio di capacità e professionalità formidabili.
Signor sottosegretario, nel momento in cui il 19 gennaio si è deciso il coordinamento


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della macchina degli interventi europei per massimizzare e dare efficienza ai fondi, qual è stato il ruolo dell'Italia e qual è il ruolo che si è ritagliata la Protezione civile attraverso il sottosegretario Bertolaso?

PRESIDENTE. Do la parola al sottosegretario Scotti per la replica.

VINCENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato agli affari esteri. Per quanto riguarda la nave Cavour, in questo momento non ho i dati né la competenza ministeriale per riferirle i numeri riguardanti i costi. Tuttavia, bisognerebbe discutere dei costi aggiuntivi, non dei costi complessivi. Non ha nessun senso parlare di costi complessivi, ma soltanto dei costi aggiuntivi che si sono determinati per l'impiego specifico.
In secondo luogo, la richiesta della nave è venuta dai brasiliani e dalle considerazioni sul campo. Essendo l'aeroporto totalmente ingolfato e non avendo nessun'area di movimento, la portaerei è stata ritenuta uno strumento indispensabile, come si sta rivelando sul campo.
Da tempo la cooperazione italiana lavora con il Brasile per iniziative congiunte. I brasiliani, per loro valutazioni politiche e funzionali, hanno ritenuto essenziale il coordinamento e il lavoro con l'Italia e hanno offerto di lavorare insieme. Per questo la nave è passata da Fortaleza e ha imbarcato i tecnici brasiliani, che stanno lavorando nelle attività che la portaerei sta svolgendo in campo logistico, sanitario, attraverso l'impiego di genieri. Noi non avremmo neppure avuto il posto dove collocare le attrezzature necessarie a far funzionare i genieri sul campo ad Haiti. Bisognerebbe avere presente la dimensione del dramma haitiano. Voglio sottolineare che vi sono stati 200.000 morti: se li rapportiamo ai drammatici episodi dell'Aquila, possiamo avere un'idea di quale fosse la dimensione del problema da fronteggiare.
Per quanto riguarda il rapporto tra Protezione civile e Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo, in questo momento nella vicenda di Haiti c'è stata la perfetta sintonia e la perfetta divisione di compiti. Siamo di fronte all'emergenza e la responsabilità del coordinamento, come l'ordinanza del Presidente del Consiglio ha sottolineato, spetta alla Protezione civile.
Verrà il tempo della ricostruzione. Ma come si può parlare di ricostruzione in questo momento, quando si devono ancora tirare fuori i morti dalle macerie e sistemare la situazione sul campo? Tutti i dibattiti sul futuro, sulle competenze, sulle responsabilità appartengono non certamente ad oggi. Quando anche i nostri alleati europei chiesero l'immediata conferenza per la ricostruzione, qualcuno rispose loro - ero presente a quel Consiglio dei ministri - che prima era necessario affrontare la drammaticità del momento, senza dare l'impressione di non rendersi conto di quale dramma sta vivendo Haiti.
Ringrazio per le osservazioni svolte da tutti. Voglio dire all'onorevole Antonione, che ha ricordato la riforma e il lavoro del Senato, che siamo impegnati, per gli accordi con l'OCSE, a puntare alla riforma e all'adeguamento della legislazione in materia di cooperazione. Su questo il Ministro ha dato disposizioni e l'amministrazione, insieme al Senato, sta lavorando in questa direzione.
Onorevole Corsini, per una valutazione e un paragone di cifre, in questo campo non farei confronti tra i diversi Paesi. Infatti, le responsabilità politiche, umane e storiche sono totalmente diverse: la Francia da noi, la Spagna da noi, noi dagli Stati Uniti.
Credo che lo sforzo che stiamo compiendo, considerate le difficoltà del nostro Paese, sia significativo e che certamente alla conferenza per la ricostruzione prevista a marzo a New York verrà considerato.
Al di là delle dichiarazioni verbali e delle considerazioni - che alla fine si trasferivano in una osservazione molto semplice, ampliata forse, come ha detto Frattini, inopportunamente - il problema, in una situazione come quella, era il coordinamento. Tuttavia, in una catastrofe di quel tipo, il coordinamento era saltato


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totalmente, perché non c'era alcun interlocutore istituzionale sul posto che assumesse la responsabilità degli eventi.
Abbiamo sempre detto che le Nazioni Unite sono responsabili dell'operazione, quindi la nostra Protezione civile fa riferimento alle Nazioni Unite e con le sue strutture si coordina quotidianamente. Posso dire che, sul piano operativo, non c'è stata nessuna interferenza e le operazioni sono andate avanti positivamente nel rapporto tra la nostra Protezione civile, che ha la responsabilità limitata e concordata con le Nazioni Unite, e l'apparato delle stesse.
Comunque, nella visita del Ministro Frattini al segretario di Stato Hillary Clinton, ogni problema è stato superato, come hanno dimostrato le dichiarazioni stesse della Clinton.
Quanto alla questione del presidente Formigoni, credo che in concreto la situazione stia marciando positivamente. Molto spesso, nel nostro Paese, abbiamo il difetto di fare le cose e poi di creare la polemica intorno a quello che abbiamo realizzato. Credo che i fatti siano stati positivi, quindi le polemiche sono inutili e servono soltanto a distogliere l'attenzione da ciò che occorre fare effettivamente.

PRESIDENTE. Nel ringraziare il sottosegretario per la disponibilità manifestata, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16.

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