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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione VI
24.
Martedì 25 maggio 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Conte Gianfranco, Presidente ... 3

Audizione del sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero, sulle tematiche relative allo stato di attuazione del trasferimento delle funzioni catastali ai comuni (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento): ... 3

Conte Gianfranco, Presidente ... 3 6 7 8 10 11
Casero Luigi, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze ... 3 7 8 10
Causi Marco (PD) ... 6
Fluvi Alberto (PD) ... 7 10
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia: Misto-NS/LS Ausonia.

COMMISSIONE VI
FINANZE

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di martedì 25 maggio 2010


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO CONTE

La seduta comincia alle 13,45.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero, sulle tematiche relative allo stato di attuazione del trasferimento delle funzioni catastali ai comuni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero, sulle tematiche relative allo stato di attuazione del trasferimento delle funzioni catastali ai comuni.
Il sottosegretario è accompagnato dal direttore dell'Agenzia del territorio, dottoressa Alemanno, la quale, dimostrando di possedere un alto senso delle istituzioni, interviene all'audizione odierna pur essendo stata colpita da un grave lutto. Colgo l'occasione per esprimere alla dottoressa Alemanno, anche a nome dell'intera Commissione, la più sentita partecipazione al suo dolore.
Come sapete, colleghi, abbiamo svolto una serie di audizioni, a seguito della presentazione della risoluzione Fluvi n. 7-00301, sulle tematiche relative allo stato di attuazione del trasferimento delle funzioni catastali ai comuni.
Nell'audizione del 21 aprile abbiamo ascoltato la dottoressa Alemanno, la quale ci ha informato sugli sviluppi nel frattempo intervenuti. A conclusione del ciclo di audizioni, vorremmo che il sottosegretario Casero ci aggiornasse ulteriormente sullo stato dell'arte ed esprimesse, inoltre, anche una prima valutazione sulla risoluzione presentata, in maniera da poter procedere, eventualmente, agli aggiustamenti che dovessero sembrare necessari. La risoluzione, come sapete, è un atto di indirizzo di cui il Governo deve tenere debito conto.
Do quindi la parola al sottosegretario Casero.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Cercherò di svolgere un intervento articolato, anche in considerazione del fatto che quella odierna dovrebbe concludere il ciclo di audizioni relative al tema del cosiddetto decentramento catastale.
Innanzitutto, rappresenterò alla Commissione la situazione attuale, per esaminare, successivamente, il percorso che il Governo sta cercando di seguire per raggiungere, in accordo con l'ANCI e con i comuni, l'obiettivo prefissato.
Premesso che l'obiettivo è quello di far partecipare il più possibile i comuni alla gestione del catasto edilizio urbano, è noto che tale azione, già impostata e avviata in passato, era stata bloccata da una sentenza del TAR, in un periodo in cui alcuni comuni si stavano preparando a dare attuazione al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 giugno 2007 (alcuni lo avevano già fatto, altri non ancora).


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Nel momento in cui si stabilisce di determinare la tassazione immobiliare come più propriamente locale e, di conseguenza, di coinvolgere il più possibile i comuni e gli enti locali nella determinazione complessiva dell'imposizione, si tratta di capire in quale modo i predetti soggetti possano partecipare alla gestione del catasto, attualmente amministrato a livello nazionale.
Chiaramente, l'obiettivo di fondo si evolve, a fronte di situazioni che a mano a mano si modificano, per effetto sia dell'evoluzione tecnologica - nella sua relazione, la dottoressa Alemanno ha descritto come la tecnologia ha molto modificato la gestione del catasto - sia della partecipazione dei comuni alla tassazione immobiliare.
Sottolineo l'evoluzione tecnologica in quanto, fra tutte le tipologie di tassazione, quella degli immobili è forse, ai giorni nostri, la più semplice. Gli strumenti tecnologici, innanzitutto i satelliti e gli strumenti informatici, permettono di individuare tutte le costruzioni presenti sul territorio. Mentre l'evasione è sicuramente più facile nel settore dell'imposizione sui redditi, ad esempio in quello della produzione dei redditi d'impresa, nel settore immobiliare, grazie all'incrocio delle varie banche dati e all'utilizzazione di strumenti informatici e satellitari, evadere diventa più complesso; anzi, un sistema bene organizzato dovrebbe avere un tasso di evasione dei tributi immobiliari pari a zero.
Ciò premesso - e ribadito che questo tipo di tassazione dovrebbe passare ai comuni -, bisogna cercare di adattare il sistema alla realtà dei nostri giorni, consapevoli del fatto che esiste un'Agenzia del territorio ben strutturata e organizzata, la quale si sta sviluppando sul territorio, anche dal punto di vista informatico, e che rappresenta, attualmente, uno dei punti di forza del contrasto all'evasione a livello nazionale. È chiaro che all'azione dell'Agenzia su tutto il territorio nazionale deve essere sottesa un'unitarietà di intendimenti. Allo stesso tempo, è necessario coinvolgere il più possibile gli enti locali, i quali dovranno intervenire nella gestione, nella predisposizione e nell'analisi delle partite catastali.
Come dicevo, dal momento in cui è stato emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 giugno 2007, poi impugnato, qualche passo, dal punto di vista empirico, è stato compiuto, e alcuni comuni hanno adottato le conseguenti delibere.
Il primo aspetto sul quale dobbiamo appuntare la nostra attenzione è proprio questo: non tutti i comuni si sono mossi, e la distribuzione geografica di quelli che hanno adottato le delibere è molto varia. Avete potuto constatare, prendendo conoscenza dei dati che l'ANCI vi ha fornito in audizione, come la situazione sia molto diversificata, avendo riguardo sia alla dimensione dei comuni sia alla distribuzione sul territorio.
Nel momento in cui abbiamo deciso di riaprire il progetto per definire il contenuto di un provvedimento del presidente del Consiglio dei ministri, abbiamo prioritariamente rappresentato all'ANCI la necessità di un'unitarietà di applicazione a livello nazionale: non è possibile che alcuni comuni svolgano funzioni catastali avanzate e che altri, invece, neanche vi si avvicinino; bisogna fare in modo che il sistema catastale possa essere unitario e uniforme a livello nazionale.
Tale esigenza è ancora più pressante perché, come capite bene, il passaggio verso una partecipazione gestionale più robusta da parte dei comuni, e il trasferimento a questi ultimi di alcune competenze, comportano anche conseguenze di ordine finanziario. Chiaramente, se i predetti costi passano al livello comunale, ciò deve avvenire per tutti i comuni: non può accadere che il passaggio di competenze e di costi avvenga soltanto per alcuni comuni, senza una diminuzione di costi per l'Agenzia, a livello nazionale.
Ribadisco, quindi, che la prima necessità è quella di un'applicazione abbastanza uniforme del livello cui si decide di far partecipare i comuni alla gestione del catasto. Se, infatti, immaginassimo di avere, anche in questo caso, un'Italia non


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a due, ma a tre, quattro o cinque velocità, rischieremmo di non ottimizzare il sistema e, nel contempo, di non risolvere il rilevante problema dei costi.
Quindi, nel confronto con l'ANCI, il primo passo consiste nel capire come si possa fare in modo che il livello di partecipazione dei comuni sia abbastanza unitario a livello nazionale. A tal fine è stato istituito un tavolo tecnico presso la Conferenza Stato-città ed autonomie locali. In tale sede, sulla base degli orientamenti in precedenza esposti, si sta cercando di capire come l'obiettivo cui miriamo possa essere raggiunto, nel medio periodo, attraverso passaggi successivi. Resta, tuttavia, la necessità di far decollare il decentramento, facendo sì che alcuni traguardi minimali siano raggiunti su tutto il territorio nazionale, mentre altri, più complessi, potranno essere perseguiti in maniera graduale, ma pur sempre a livello nazionale.
Sapete che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 giugno 2007 prevedeva tre modelli organizzativi - a), b) e c) -, di complessità crescente, per l'assunzione, da parte dei comuni, della gestione del catasto. Alcuni comuni hanno già attuato un modello di gestione avanzato, che comporta una partecipazione un po' più diretta nella procedura per la determinazione della rendita, benché questa sia comunque validata dall'Agenzia del territorio. Ebbene, questo modello più avanzato, che è stato adottato da comuni anche di grandi dimensioni (ad esempio, Milano e Torino), sta funzionando.
Ho chiesto all'ANCI se sia possibile ottenere un'attuazione unitaria, a livello nazionale, dell'anzidetto modello organizzativo. In questa fase, ciò permetterebbe di mantenere molte competenze e l'indirizzo complessivo in capo all'Agenzia, ma anche di fare in modo che i comuni comincino a predisporre le strutture locali atte a consentire un avvio forte della procedura di decentramento: la rendita sarebbe ancora attribuita dall'Agenzia, ma tutta la procedura, fino alla determinazione e alla proposta di rendita sarebbe di competenza degli enti locali. A tale proposito, ricordo che le proposte dei due comuni che hanno già adottato il modello organizzativo più avanzato sono di solito confermate dall'Agenzia del territorio.
Se fosse possibile estendere agli altri comuni il modello organizzativo che alcuni hanno già adottato, il processo di decentramento delle funzioni catastali farebbe un salto in avanti. La prima richiesta che intendiamo rivolgere all'ANCI è, quindi, che il modello di cui ho detto possa essere adottato da tutti i comuni, fatta eccezione per quelli piccoli, i quali potrebbero superare le difficoltà di realizzazione costituendo appositi consorzi. Ove ciò non dovesse avvenire, avremo, come al solito, enti locali che avanzeranno speditamente verso il decentramento delle funzioni catastali e altri che non attueranno neanche il modello organizzativo più elementare. A mio parere, il Governo e l'ANCI debbono fare in modo che il processo di decentramento possa avanzare su tutto il territorio nazionale, attraverso una serie di passaggi successivi.
La seconda parte del mio intervento riguarda gli aspetti finanziari.
Il trasferimento, così com'era stato impostato, prevedeva - e può prevedere - a carico dei comuni una serie di oneri che possono e debbono essere finanziati. Evidentemente, secondo la vecchia impostazione, al «dimagrimento» dell'Agenzia del territorio corrispondeva un rafforzamento degli uffici comunali. Ciò ha generato, relativamente alla distribuzione territoriale del personale, alcuni problemi sindacali, che debbono essere affrontati.
La fase attuale è caratterizzata da un'intensa informatizzazione delle procedure. L'Agenzia del territorio sta cercando di elevare l'accessibilità delle informazioni catastali, sia incrementando la qualità del proprio front office, sia rendendo disponibili altri punti di consultazione, non soltanto a livello comunale. Ad esempio, l'accordo siglato con Poste Italiane Spa permette al cittadino di interfacciarsi con l'Agenzia, in modo più diretto e semplice, attraverso gli uffici postali. Non bisogna dimenticare, inoltre, che l'utilizzo di Internet e l'evoluzione tecnologica hanno


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permesso di compiere notevoli progressi sotto il profilo dell'accessibilità delle informazioni catastali.
Ciò detto, vi è la necessità di stabilire in quale misura i comuni possono partecipare alla procedura di predisposizione delle rendite e quanto tale partecipazione possa e debba essere finanziata. Il tema è oggetto di discussione con l'ANCI, dalla quale attendiamo risposte. Deve essere garantita quella unitarietà di intenti e di intervento alla quale, in passato, non si è prestata, forse, molta attenzione.
Nella prospettiva del passaggio, che potrà avvenire in futuro, a una tassazione immobiliare locale, i comuni dovranno essere addestrati velocemente e dovranno diventare molto più interessati alle procedure catastali (ovviamente, mi riferisco a tutti i comuni, non immaginando una partecipazione a macchia di leopardo, com'è avvenuto finora). La nostra principale preoccupazione, che abbiamo espresso anche in sede di tavolo tecnico, è che un decentramento delle funzioni catastali realizzato soltanto in alcune zone del Paese sia negativo dal punto di vista dell'interesse generale e non porti alcun vantaggio; al contrario, combinando gli elementi dell'interesse diretto degli enti locali e della diffusione omogenea delle funzioni decentrate sul territorio nazionale, si farebbero notevoli progressi.
Stiamo lavorando, a livello di tavolo tecnico e di comitato, per stabilire se esista la possibilità che sia adottato un modello organizzativo evoluto su tutto il territorio nazionale (l'opzione b) di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2007). Ciò garantirebbe sia la partecipazione degli enti locali alla determinazione della rendita sia l'unitarietà di gestione a livello nazionale, che è quanto chiediamo e proponiamo.
Naturalmente, il tavolo rimane aperto, per capire quali passaggi ulteriori potranno e dovranno essere attuati.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

MARCO CAUSI. Richiamando il primo impegno della risoluzione Fluvi n. 7-00301, le chiedo, signor sottosegretario, in quale modo il Governo immagini di coordinare, nel corso del tempo (a quanto si apprende dalla stampa, entro un breve periodo di tempo), il trasferimento delle funzioni catastali ai comuni con la piena operatività del MUDE (Modello unico digitale per l'edilizia).
Sappiamo, infatti, che, mentre il trasferimento delle funzioni catastali ha avuto problemi di percorso, dovuti alla vicenda giudiziaria che il sottosegretario ha ricordato, è proseguito senza intoppi, invece, l'importante lavoro relativo al MUDE.
Sembrerebbe di capire (ancora una volta, leggendo i giornali) che l'aggiornamento del catasto costituisca uno tra gli ingredienti più rilevanti del provvedimento in corso di elaborazione da parte del Governo.
Mi riferisco alle cosiddette «case fantasma», dizione sotto la quale si possono ricomprendere le aree divenute fabbricabili e le costruzioni ancora invendute, ma già abitabili. Secondo la stampa, il lavoro sul MUDE sta alla base di un'ipotesi di intervento contenuta nel decreto-legge che l'Esecutivo si appresta ad adottare.
La risoluzione sottolinea l'estrema urgenza di una piena integrazione sul territorio delle funzioni catastali, nonché dell'attuazione del Modello unico digitale per l'edilizia, che appare fondamentale non soltanto per la ricostruzione, informatica o cartografica, della situazione del territorio, ma soprattutto per unificare in un unico procedimento l'atto urbanistico e l'atto catastale, con i conseguenti effetti di forte semplificazione e di grande trasparenza. Questo è il primo punto in relazione al quale vorremmo avere una risposta.
La seconda e ultima questione che vorrei sottoporre al sottosegretario riguarda l'informatizzazione. Siamo proprio convinti che basti un'ipotesi tecnologica di informatizzazione per realizzare il decentramento catastale? Personalmente, non ne sono convinto. Infatti, il colloquio fra un comune e un sistema informatico è


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cosa affatto diversa dal decentramento catastale, che implica una modificazione dei procedimenti a livello territoriale.
Non si tratta, quindi, semplicemente di facilitare il colloquio informatico tra un dipendente comunale e un portale o una banca dati, ma di riorganizzare le procedure, urbanistiche e catastali, all'interno delle amministrazioni comunali: l'interlocuzione deve essere legata alla conoscenza di ciò che accade nel territorio. I comuni sono sicuramente in grado di acquisire tale conoscenza, soprattutto se hanno la possibilità - e il MUDE li costringe a farlo - di far confluire in un'unica scheda informazioni e decisioni urbanistiche e catastali.
Mi sembra che il Governo e l'ANCI stiano percorrendo questa strada in modo condiviso. Non escludo, sulla base delle prime notizie di stampa, che si possa costruire un percorso condiviso anche in Parlamento, almeno per quanto riguarda questa parte del provvedimento che il Governo si accinge ad adottare. Mi chiedo, tuttavia, come possiamo allineare il decentramento delle funzioni catastali all'introduzione del Modello unico digitale per l'edilizia.

PRESIDENTE. Onorevole Causi, credo che presto dovremo organizzare una visita ai comuni, come si fece qualche legislatura fa, per verificare in loco lo stato di attuazione delle procedure di loro competenza.
Talvolta, l'immagine che abbiamo del funzionamento dell'amministrazione, in generale, è condizionata da quella che ci siamo costruiti vivendo le nostre esperienze nelle amministrazioni di cui abbiamo fatto parte.
In base alla conoscenza che ho personalmente acquisito in varie zone dell'Italia, penso che i comuni non funzionino tutti allo stesso modo. Del resto, è noto che si trovano ancora nei cassetti degli uffici comunali le pratiche relative al condono edilizio del 1985. Quindi, prima di dire che le strutture amministrative funzionano, bisogna verificarlo. Questa - lo ripeto - è la mia opinione. Ad ogni modo, credo che, se ci prendessimo la briga, appena saremo più liberi, di fare dei focus su alcune realtà sparse per l'Italia, troveremmo una disarticolazione nei comportamenti e nelle procedure, alla quale, presto o tardi, bisognerà mettere mano.

ALBERTO FLUVI. Mi sembra che il presidente avesse chiesto al sottosegretario di anticipare una prima valutazione sulla risoluzione a mia firma. Non l'ho sentita, anche se ho compreso l'orientamento del Governo. Mi piacerebbe che alla fine dell'audizione...

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor presidente, devo esprimermi oggi?

PRESIDENTE. Non è necessario; l'importante è focalizzare i temi sui quali vi può essere una condivisione.

ALBERTO FLUVI. Signor presidente, posso anche condividere la sua opinione in merito alla situazione degli oltre 8.000 comuni italiani. Il precedente Governo aveva adottato un provvedimento che contemplava tre modelli organizzativi proprio in considerazione del diverso stato di avanzamento - diciamo così - del processo di assunzione delle funzioni catastali da parte dei comuni. Infatti, vi sono comuni che hanno adottato il modello base, altri che svolgono funzioni più avanzate, ed altri ancora che non hanno adottato alcuno dei tre modelli.
Al di là delle questioni specifiche, vorrei porre un problema soprattutto di carattere politico. Noi stiamo discutendo, ormai da un po' di tempo, del cosiddetto federalismo fiscale. Non più di una settimana fa, in Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, abbiamo approvato un parere favorevole, con alcune condizioni e osservazioni, sullo schema di decreto legislativo recante attribuzione a comuni, province, città metropolitane e regioni di un proprio patrimonio (a nostro avviso, di una parte minimale dei beni statali, ma il percorso è incanalato nella giusta direzione).


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Ebbene, le parole del sottosegretario mi danno la sensazione che ci si trovi, oggi, di fronte a uno stop. In altre parole, ho l'impressione, signor sottosegretario, che, dietro la necessità di uniformare il comportamento di tutti i comuni, si nasconda, sostanzialmente, un rallentamento del processo di decentramento.
Pur prendendo atto delle differenti situazioni esistenti nel Paese, non capisco perché non si possa consentire ai comuni che sono in grado di farlo di compiere un passo in avanti rispetto agli altri: sarebbe anche un modo per differenziare, agli occhi degli elettori, il comportamento degli amministratori, della burocrazia e della macchina amministrativa.
Non vorrei che si scambiasse l'informatizzazione dell'apparato amministrativo con il decentramento, perché si tratta di fenomeni distinti. Diversamente, dovreste spiegare al Ministro Calderoli che, se si informatizzasse l'intero Paese, non sarebbe più necessario procedere al decentramento delle funzioni e delle competenze statali alle regioni (naturalmente, la mia è una battuta, non una parentesi polemica). Evidentemente, abbiamo fatto una scelta diversa.
Sui modi e sulle forme di gestione del catasto (ad esempio, se all'attribuzione delle rendite debbano provvedere i comuni o l'Agenzia) siamo disponibili a discutere.
Gli ultimi anni non sono trascorsi invano: si è pronunciata la magistratura amministrativa ed è stato istituito un tavolo tecnico al quale partecipano il Ministero e i comuni. A questo punto, però, si tratta di proseguire, con decisione, nel solco tracciato dai provvedimenti approvati nella scorsa legislatura (eccettuate le parti del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri annullate dal TAR).
Non vorremmo - lo ripeto - che si scambiasse l'informatizzazione del catasto con il decentramento delle funzioni catastali. Ribadisco, altresì, che possono coesistere - ne siamo convinti - modalità di gestione differenti: alcuni comuni sono in grado di adottare modelli organizzativi più avanzati, ma altri possono non essere in grado di fare altrettanto, almeno per il momento, per tanti motivi. Perché impedire ai comuni, se sono già in grado di farlo, di fornire ai cittadini un servizio migliore?

PRESIDENTE. Apro una parentesi. Mi risulta che gli ingegneri e i geometri abbiano già espresso alcune perplessità sul provvedimento che il Governo si accinge ad adottare, il cui testo, peraltro, non è ancora noto. In particolare, i predetti professionisti lamentano la brevità dei termini previsti per l'accatastamento dei cosiddetti immobili fantasma, dichiarandosi comunque disponibili a collaborare con gli uffici del catasto per assicurare il perfezionamento, in tempi brevi, delle procedure.
Poiché il tema emergerà nei prossimi giorni, ci può dare qualche anticipazione, signor sottosegretario?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Innanzitutto, per quanto riguarda l'informatizzazione, vorrei chiarire che non intendevo assolutamente confonderla con il decentramento.
Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2007 intendeva perseguire due obiettivi.
In primo luogo, era necessario avvicinare il più possibile il cittadino all'utilizzo della documentazione catastale. Non dimentichiamo che il catasto era considerato l'ufficio statale più inavvicinabile. Era talmente diffusa la convinzione che fosse impossibile ottenere l'attribuzione di una rendita o la sua modifica che erano nati molti luoghi comuni. Attraverso la partecipazione degli enti locali si ipotizzava di risolvere questo problema, e di far sì che, recandosi presso gli uffici comunali, ogni cittadino potesse affrontare tutte le problematiche attinenti alla gestione catastale degli immobili.
Il secondo obiettivo era quello di permettere agli enti locali di partecipare all'amministrazione complessiva del catasto, sia per unire tutte le informazioni sia per realizzare una maggiore vicinanza tra chi determina la rendita e chi si rapporta con


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il cittadino e, in questo caso, applica le imposte.
Questa era la filosofia alla base del decentramento catastale.
L'informatizzazione ha risolto il primo problema. In altre parole, il cittadino - semplicemente via Internet o attraverso gli uffici postali, seguendo una serie di procedure - può interfacciarsi con il catasto in maniera molto più semplice rispetto al passato. Sicuramente, quindi, i luoghi comuni di cui dicevo non hanno più ragion d'essere.
Esiste, tuttavia, l'altro problema. Forse, non mi sono spiegato bene, ma negli interventi avete considerato uniti due aspetti che, invece, ritengo completamente distinti. Cercherò, quindi, di spiegarmi meglio.
Informatizzare non vuol dire fare a meno del decentramento catastale: semplicemente, l'informatizzazione e la tecnologia hanno un po' risolto i problemi che caratterizzavano il rapporto tra i cittadini e l'Agenzia del territorio.
Quanto al decentramento, devo dire che condivido totalmente quanto è scritto nella risoluzione Fluvi n. 7-00301 in merito alla necessità di tale processo. Non è vero, pertanto, che è in atto un'azione di freno. Come Causi, sono stato assessore al bilancio e alle finanze di grandi città: il cosiddetto modello Milano è stato inaugurato quando ero assessore a Milano. È un'azione che ritengo giusta e dovuta.
Nella risoluzione si parla anche di unitarietà a livello nazionale. Tutti condividiamo il fatto che sia giusto raggiungere i due obiettivi che ci siamo prefissi, ossia di facilitare il rapporto tra catasto e cittadino e di avere una fiscalità immobiliare più equa e senza evasione.
Come ho detto anche all'ANCI, ritengo che, avendo in mente tali obiettivi, si debba arrivare a un più forte decentramento catastale.
Al di là delle battaglie ideologiche, tuttavia, occorre sapere a che punto si può arrivare su tutto il territorio nazionale. Che 200 comuni siano in grado di adottare il modello di decentramento più avanzato può essere utile per loro stessi e per i loro cittadini, ma penso che per l'insieme del Paese - mi allaccio a quanto diceva il presidente Conte - non sia utilissimo. Noi dobbiamo cercare di portare tutti i comuni al livello più alto possibile: questo deve essere il nostro obiettivo. È necessario spingere per portare tutti i comuni al livello che definirei «b avanzato»: un livello in cui tutti i comuni partecipino alla determinazione della rendita.
Non si vuole né penalizzare né privilegiare alcuni comuni nei confronti di altri. È noto che il federalismo comporterà un grande intervento dell'ente locale nel settore della tassazione immobiliare (è una cosa in cui tutti crediamo). Ebbene, se riteniamo che il federalismo fiscale debba e possa andare avanti, tutti i comuni devono avere gli strumenti per poterlo attuare al meglio. È necessario, quindi, uno stimolo, da parte nostra e da parte dell'ANCI, per fare in modo che anche i comuni i quali hanno adottato un modello organizzativo di tipo non avanzato, o non ne hanno adottato alcuno, possano salire di livello.
Al tavolo tecnico stiamo cercando, appunto, di indurre tutti i comuni ad adottare l'opzione evoluta, o avanzata, sulla quale, peraltro, anche l'ANCI è abbastanza d'accordo. Soltanto in questo modo, infatti, potrà esserci un ritorno diretto sui versanti dell'attuazione del federalismo fiscale e della tassazione a livello locale. Il cittadino giudica il sindaco o l'amministratore locale, ma lo strumento del federalismo fiscale è molto complesso: se non riusciamo a far partire bene il decentramento, per mancanza di mezzi, rischiamo di creare grandi disomogeneità sul territorio e di far saltare il sistema, nel quale, invece, tutti crediamo.
Fondamentalmente, sono d'accordo su quanto è scritto nella risoluzione presentata dall'onorevole Fluvi, che potremo definire nel dettaglio. Se gli obiettivi sono condivisi, dovremmo cercare di dare mandato al Governo di procedere sulla strada intrapresa, che, secondo me, ci fa progredire.
In questa fase, in realtà, si tende a superare la proposta originaria delle tre


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opzioni - che non ha trovato applicazione diretta, indipendentemente dalla sentenza del TAR - e a individuare due soli modelli organizzativi per l'esercizio delle funzioni catastali da parte dei comuni. A mio avviso, occorre stimolare i comuni, affinché adottino l'opzione più evoluta, consentendo al decentramento catastale di pervenire a uno stadio di attuazione più avanzato.

ALBERTO FLUVI. Signor presidente, fra le tre opzioni contemplate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2007, alcuni comuni hanno fatto propria la a), altri la b), altri ancora la c), ma la maggior parte dei comuni è rimasta inerte. Questa è la dimostrazione più evidente che il decentramento è possibile: alcuni comuni sono già in grado di adottare un modello organizzativo più o meno avanzato, altri sono ancora indietro.
Non capisco, allora, perché non si possa proseguire su questa strada. Se leghiamo il decentramento delle funzioni catastali, come lei giustamente sostiene, signor sottosegretario, all'imposizione immobiliare, connessa, a sua volta, all'attuazione del federalismo fiscale, è chiaro che, gradualmente, tutti i comuni saranno stimolati a fare propria non soltanto l'opzione b), ma anche la c), perché da tali scelte essi ricaveranno le proprie risorse.
I comuni, quindi, saranno tutti stimolati ad adeguarsi al livello massimo. Se il decentramento del catasto è collegato al federalismo fiscale, alla service tax e ad altre cose di cui si sente parlare, non capisco quale sia la preoccupazione del Governo.

PRESIDENTE. Vorrei ricordare che, quando si discusse, in questa Commissione, dei modelli organizzativi per attuare il decentramento catastale, tra le varie opzioni non figurava quella che oggi è definita più avanzata. Fu fatta una forzatura, tant'è che il meccanismo si è bloccato. La discussione si sviluppò in un certo modo, ma il Governo volle forzare la mano, aggiungendo l'opzione c), inizialmente non contemplata.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Come dicevo, ci troviamo in una fase transitoria, nella quale dobbiamo cercare, per così dire, di alzare l'asticella.
Facciamo l'ipotesi di una provincia nella quale un comune abbia adottato l'opzione c) e un altro l'opzione b), mentre gli altri non hanno reso operativa né la prima né la seconda. In questo caso, l'Agenzia deve rimanere sul territorio con la propria struttura. Insomma, si ha un'organizzazione monca. È molto più giusto perseguire l'omogeneità in ambito nazionale, anche su un livello di attuazione alto (perché l'opzione b) propone un modello molto avanzato di decentramento). Bisogna che i comuni siano quasi costretti - se è lecito usare tale termine - a partecipare al decentramento partendo da un livello più avanzato. Secondo me, se aspettassimo che tale effetto si produca dal basso, come suggerisce lei, onorevole Fluvi (lo spirito del federalismo fiscale sarebbe proprio questo), i tempi si allungherebbero e ci troveremmo con un sistema monco. In questo momento, invece, possiamo cercare di accelerare il processo, per ottenere una partecipazione più diretta dei comuni alla gestione del catasto.

PRESIDENTE. Mi pare che sull'emersione non vi siano anticipazioni...

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Per quanto riguarda l'emersione, aspettiamo stasera. Per il momento, non vi sono anticipazioni.
Come dicevo in apertura, devo fare i complimenti alla direttrice e agli altri dirigenti dell'Agenzia del territorio per i progressi compiuti. Un po' per la peculiarità dell'imposizione immobiliare, un po' perché disponiamo di strumenti tecnologici più avanzati, che consentono, tra l'altro, di incrociare le informazioni contenute in svariate banche dati, è veramente assurdo pensare che, in questo Paese, sia ancora possibile un'evasione nell'area della tassazione immobiliare.
Tuttavia, storicamente, il tema è stato poco considerato. Ad esempio, mentre


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siamo generalmente in grado di stabilire se abbiamo versato al fisco quanto dovuto a titolo di imposte sui redditi da lavoro, l'applicazione delle imposte basate sulle rendite catastali ci lascia spesso dubbiosi. Sappiamo con sicurezza, invece, se l'immobile è completamente «bianco», nel senso che non è mai stato denunciato al catasto. Si sta lavorando per porre fine, una volta per tutte, a tale situazione, per cercare di regolarizzare la condizione di tali immobili, visto che esistono strumenti di controllo sicuri ed efficaci.

PRESIDENTE. Avremo occasione di intrattenerci nuovamente sul tema oggetto dell'audizione odierna quando proseguiremo la discussione della risoluzione Fluvi n. 7-00301.
Ringrazio il sottosegretario Casero e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14,30.

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