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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione VI
41.
Martedì 31 gennaio 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Conte Gianfranco, Presidente ... 3

Audizione del Direttore dell'Agenzia delle entrate, sulle tematiche relative all'azione di contrasto dell'evasione fiscale ed ai rapporti tra fisco e contribuenti (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Conte Gianfranco, Presidente ... 3 9 15 21 26
Befera Attilio, Direttore dell'Agenzia delle entrate ... 3 10 15 21 23 24
Barbato Francesco (IdV) ... 9
Cera Angelo (UdC) ... 20
Comaroli Silvana Andreina (LNP) ... 14 15 23
Fluvi Alberto (PD) ... 16
Fogliardi Giampaolo (PD) ... 10 11
Fugatti Maurizio (LNP) ... 11
Leo Maurizio (PdL) ... 13
Pagano Alessandro (PdL) ... 12
Pugliese Marco (Misto-G.Sud-PPA) ... 15 24
Strizzolo Ivano (PD) ... 18
Vaccaro Guglielmo (PD) ... 19
Ventucci Cosimo (PdL) ... 15
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA.

COMMISSIONE VI
FINANZE

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di martedì 31 gennaio 2012


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO CONTE

La seduta comincia alle 12,10.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Direttore dell'Agenzia delle entrate, sulle tematiche relative all'azione di contrasto all'evasione fiscale ed ai rapporti tra fisco e contribuenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Direttore dell'Agenzia delle entrate, sulle tematiche relative all'azione di contrasto all'evasione fiscale ed ai rapporti tra fisco e contribuenti.
Sono presenti il dottor Attilio Befera, direttore dell'Agenzia delle entrate, il dottor Marco Di Capua, direttore della Direzione centrale dell'amministrazione, la dottoressa Antonella Gorret, responsabile del settore comunicazione, il dottor Paolo Savini, direttore centrale servizi ai contribuenti.
Do quindi la parola al dottor Befera.

ATTILIO BEFERA, Direttore dell'Agenzia delle entrate. Grazie, presidente. Nel corso del 2011 l'Agenzia delle entrate ha continuato le attività finalizzate alla semplificazione del rapporto con i contribuenti, che rappresenta un importante fattore di successo per il conseguimento del massimo livello di adesione spontanea agli adempimenti tributari. Per il raggiungimento di questo obiettivo, le azioni intraprese negli anni precedenti hanno portato a risultati significativi.
Riteniamo quindi che per migliorare i rapporti con i cittadini, evitando complicazioni nell'assolvimento degli obblighi tributari, si debba continuare a intervenire sulle seguenti aree: innanzitutto, ricerca di soluzioni per evitare che, pur nel rispetto del complesso quadro normativo, errori dei contribuenti che non incidono sul versamento delle imposte dovute e non costituiscono ostacolo per i controlli comportino per i cittadini onerosi iter burocratici e per l'Agenzia l'indisponibilità di risorse da dedicare a processi a più alto valore aggiunto.
La possibilità di correggere gli errori non sostanziali in modo semplice consente di far percepire ai cittadini la disponibilità dell'amministrazione finanziaria all'intelligente applicazione della norma, guidandoli al rispetto degli adempimenti previsti.
La seconda area riguarda l'erogazione di servizi sempre più efficienti, in grado di soddisfare una domanda crescente. È stato riscontrato, infatti, che nel corso degli anni il numero dei contribuenti assistiti è aumentato. L'incremento degli utenti serviti nel 2011 presso gli uffici territoriali è significativo: si è superata la quota dei 9,5 milioni. Il fenomeno è da ricondursi alla continua evoluzione delle norme tributarie e dei relativi adempimenti, che comporta una forte richiesta di assistenza nella fase di avvio delle novità.
In questa ottica, sono state realizzate iniziative volte, da un lato, a incrementare


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i servizi di assistenza presso i nostri front office e, dall'altro, a distribuire in modo ottimale l'affluenza presso gli uffici. Ne cito solo alcune: il prolungamento degli orari di apertura degli sportelli e l'aumento del numero degli stessi, con particolare riferimento alle aree metropolitane che hanno manifestato maggiori criticità; la pianificazione della distribuzione temporale degli invii delle comunicazioni di irregolarità, per evitare concentrazioni degli accessi presso gli uffici; lo sviluppo dei servizi telematici.
Siamo convinti, infatti, che il potenziamento dei servizi on line, oltre a rendere più agevole per i contribuenti l'esecuzione degli adempimenti fiscali, contribuisca anche alla diminuzione della richiesta di assistenza diretta presso gli uffici e quindi a una maggiore fruibilità dei servizi che devono essere necessariamente erogati presso gli uffici stessi.
Il successo dell'iniziativa è confermato dall'incremento del numero dei codici PIN attivi, cioè i codici per l'accesso ai servizi telematici, che sono passati da circa 1.600.000 nel 2010 a oltre 2.100.000 nel 2011, con un incremento del 30 per cento.
È quindi in costante crescita il numero dei contribuenti che possono usufruire dei nuovi servizi realizzati, che consentono di ottenere telematicamente alcuni certificati, di registrare i contratti di locazione e optare eventualmente per il regime fiscale della cosiddetta «cedolare secca» introdotto nel 2011, di richiedere la sostituzione di tessere dei codici fiscali e tessere sanitarie smarrite, di ottenere assistenza tramite il canale Civis, non solo per le comunicazioni di irregolarità, ma anche per le cartelle di pagamento che scaturiscono dal controllo automatizzato delle dichiarazioni.
In proposito, è stato registrato un forte incremento delle richieste di assistenza attraverso questo canale, da circa 270.000 nel 2010 a oltre 410.000 nel 2011, pari a più del 50 per cento. Questo è il segnale del livello di soddisfazione dell'utenza verso il nuovo sistema di assistenza, che è in grado di assicurare gran parte delle risposte in pochi giorni.
In questo modo, si possono inoltre trasmettere le richieste di rimborso dell'IVA annuale unitamente al modello di dichiarazione, nonché le istanze per l'utilizzo di alcune nuove agevolazioni fiscali, migliorare ulteriormente l'efficienza dei processi di gestione tributi, con particolare riferimento ai controlli automatizzati della dichiarazione dei versamenti eseguiti, che assicura tempestività nell'erogazione dei rimborsi.
Nel 2011 sono state liquidate, cioè controllate, circa 40 milioni di dichiarazioni, attività che ha consentito, oltre che il recupero delle imposte non versate, anche l'esecuzione di circa 1.900.000 rimborsi, per un valore complessivo di oltre 8,7 miliardi di euro.
Grazie all'accelerazione, negli anni, del processo di controllo automatizzato delle dichiarazioni, lo scorso anno sono stati erogati anche i rimborsi IRPEF delle dichiarazioni presentate nel 2010, e il numero dei rimborsi eseguiti è cresciuto di circa il 60 per cento rispetto all'anno precedente. In particolare, nel 2011 l'importo rimborsato per imposte dirette a famiglie e imprese sfiora i 2,5 miliardi di euro, oltre a quanto rimborsato direttamente da sostituti d'imposta attraverso il Modello 730.
Di questi, circa 1,1 miliardi di euro è riferibile all'IRES, mentre la residua parte, di 1,4 miliardi, riguarda l'IRPEF. Relativamente all'IVA, l'importo rimborsato alle imprese è stato pari a 6,1 miliardi di euro. Importanti volumi di produzione sono inoltre stati realizzati in materia di registrazione di atti pubblici, atti privati e giudiziari, settori che nel tempo non hanno beneficiato della spinta innovativa della telematica. Oggi, sono in fase avanzata le iniziative intraprese per colmare questo gap attraverso la progettazione di procedure di servizio e assistenza telematica sempre più efficienti e comode per il cittadino contribuente.
Il 2012, inoltre, vedrà l'Agenzia impegnata nelle attività necessarie all'avvio del nuovo regime premiale della trasparenza, previsto dal decreto cosiddetto «Salva Italia». Si tratta di un regime contraddistinto


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da alcune caratteristiche innovative, finalizzato a incoraggiare la trasparenza fiscale e l'emersione. L'idea centrale è di abbinare la volontaria accettazione di adempimenti, in grado di rafforzare i controlli e l'accertamento da parte del fisco, ad una serie di vantaggi di tipo premiale, quali la drastica semplificazione degli adempimenti amministrativi, il tutoraggio prestato dall'amministrazione fiscale ai fini degli adempimenti IVA e degli adempimenti in qualità di sostituto d'imposta, una corsia preferenziale per i rimborsi e le compensazioni dei crediti IVA.
La norma si basa sull'assunto che non tutti i contribuenti con partita IVA siano evasori: accanto a soggetti con elevata propensione all'evasione, esistono, infatti, altri contribuenti, che tendono essere tax compliant e che, se messi in condizione di scegliere, potrebbero sottoporsi a forme di trasparenza potenziata nei confronti del fisco, in cambio di vantaggi in termini di adempimenti, tutoraggio e rimborsi IVA.
L'obiettivo è quello di rafforzare il rapporto di fiducia tra contribuente e amministrazione finanziaria. A fronte della scelta del contribuente di rendersi maggiormente trasparente nei confronti dell'Amministrazione, quest'ultima è impegnata a farsi integralmente carico degli adempimenti documentali e dichiarativi del contribuente, spingendo, anche in un'ottica premiale, verso l'adempimento spontaneo.
Appare evidente che si tratta di un nuovo modello di rapporto, che richiede, da parte dell'Agenzia delle entrate, rilevanti investimenti in termini di risorse umane e di adeguamenti informatici e procedurali.
In base alla prima analisi dei risultati conseguiti nel 2011, l'attività di recupero dell'evasione si è ulteriormente rafforzata rispetto agli anni precedenti, facendo registrare un trend estremamente positivo. I risultati monetari conseguiti testimoniano un netto miglioramento della qualità e, quindi, dell'efficacia della complessiva azione di contrasto agli inadempimenti tributari.
A seguito delle attività di accertamento per tutti i settori impositivi, di controllo formale delle dichiarazioni dei redditi e degli atti delle dichiarazioni sottoposte a registrazione, nonché di liquidazione delle dichiarazioni, sono state recuperate nel 2011 entrate per almeno 11,5 miliardi di euro: tale dato provvisorio è stato elaborato sulla base dei flussi informativi finora acquisiti.
In continuità con le strategie adottate a partire dal 2009, i predetti risultati sono il frutto della valenza strategica attribuita all'analisi e alla valutazione del rischio di evasione e di elusione tarata sulle peculiarità locali, ai fini della selezione delle posizioni da sottoporre a controllo riferita a ciascuna macrotipologia di contribuenti.
Per quanto riguarda i volumi della complessiva attività di controllo, posso fornire alcuni dati di sintesi ancora provvisori. Sono stati eseguiti oltre 700.000 accertamenti ai fini dell'IVA, dell'IRAP e dell'imposta di registro, di cui 300.000 automatizzati, circa 1 milione di controlli formali sulle dichiarazioni dei redditi e oltre 300.000 controlli sulle agevolazioni in materia di registro.
Gli accertamenti assistiti dalle indagini finanziarie risultano in costante crescita (sono ormai oltre 11.500) e hanno fatto registrare un'ottima performance, in quanto le maggiori imposte accertate hanno superato il miliardo di euro. Nel 2012, l'attività sarà diretta a incrementarne ulteriormente la qualità e la capacità dissuasiva, attraverso la selezione mirata dei soggetti da sottoporre a controllo, sulla base dell'analisi del rischio effettuata per ciascuna macrotipologia di contribuenti.
Questo obiettivo potrà essere conseguito anche grazie alle recenti previsioni normative: in particolare mi riferisco all'accertamento sintetico (il nuovo «redditometro»), al cosiddetto «spesometro», alle nuove funzionalità dell'archivio dei rapporti finanziari e al tutoraggio dei grandi contribuenti.
Le modifiche apportate all'articolo 38, commi 4, 5 e seguenti, del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973 hanno profondamente modificato


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l'istituto dell'accertamento con la determinazione sintetica del reddito, recependo il mutato contesto socio-economico in cui si manifesta la capacità di spesa del contribuente.
Con particolare riferimento al cosiddetto «redditometro», è stato individuato un modello di valorizzazione degli elementi indicativi di capacità contributiva, attraverso l'analisi di campioni significativi di contribuenti, differenziati in funzione del nucleo familiare e dell'area territoriale di appartenenza. L'analisi ha riguardato oltre 22 milioni di famiglie, ovvero circa 50 milioni di soggetti. Nel nuovo redditometro sono state individuate e valorizzate ben 100 voci di spesa.
Attualmente, il modello di valorizzazione predisposto è in fase di sperimentazione da parte delle organizzazioni sindacali, delle associazioni di categoria e degli ordini professionali che hanno aderito alla richiesta di collaborazione e confronto da parte dell'Agenzia. L'attività di sperimentazione si concluderà nel febbraio 2012.
Sulla base del lavoro svolto e degli esiti della citata attività di sperimentazione, verrà realizzato e messo a disposizione dei contribuenti un software «standing alone», che costituirà per il contribuente uno strumento di orientamento sulla coerenza del reddito dichiarato rispetto alla capacità di spesa sostenuta nel corso dell'anno.
Parallelamente, si sta procedendo alla realizzazione di un software applicativo basato sul citato modello di valorizzazione, per potenziare l'attività di analisi del rischio di evasione e quindi di selezione di significative posizioni soggettive, nei cui confronti procedere con l'attività di controllo. Il nuovo redditometro sarà operativo entro il primo semestre del corrente anno.
L'articolo 21 del decreto-legge n. 78 del 2010 ha introdotto l'obbligo della comunicazione telematica delle operazioni rilevanti ai fini IVA. Per quanto riguarda l'invio della comunicazione, sono previste due diverse scadenze. La prima, che scade oggi, riguarda la comunicazione delle operazioni relative all'anno 2010 di importo non inferiore a 25.000 euro, se soggette all'obbligo di fatturazione.
La seconda comunicazione, da inviare entro il 30 aprile, si riferisce alle operazioni relative al 2011 di importo non inferiore a 3.000 euro, al netto dell'IVA, per i soggetti passivi IVA, ovvero 3.600 euro, comprensivi dell'IVA, per gli altri soggetti. A partire dal 2011, infatti, la comunicazione è estesa anche alle cessioni e alle prestazioni di servizi effettuate nei confronti di privati.
I dati acquisiti confluiranno in un'apposita banca dati e, tramite gli incroci con le altre informazioni contenute nell'Anagrafe tributaria, consentiranno un'analisi del rischio finalizzata alla selezione dei soggetti da sottoporre a controllo, che potrà incidere in misura più che efficace sulla proficuità degli accertamenti e, quindi, sul contrasto all'evasione.
In particolare, per le persone fisiche non titolari di partita IVA gli elementi acquisiti saranno posti a confronto, insieme agli altri elementi di maggiore capacità contributiva, con i redditi dichiarati, e, in caso di incongruenza, saranno utilizzati nell'ambito del nuovo procedimento di accertamento sintetico.
Per i soggetti titolari di partita IVA, le informazioni acquisite consentiranno di verificare il volume di affari e i ricavi, nonché i costi e gli acquisti, indicati nella contabilità e nelle relative dichiarazioni fiscali, ovvero, in caso di omessa presentazione della dichiarazione, di ricostruire la base imponibile IVA e la posizione reddituale del contribuente.
Con riguardo alle novità introdotte dal decreto-legge n. 201 del 2011, cosiddetto decreto-legge «Salva Italia», in materia di comunicazione di ulteriori informazioni all'archivio dei rapporti, è in corso di predisposizione il provvedimento con cui, sentite le associazioni di categoria degli operatori finanziari e il Garante per la protezione dei dati personali, saranno stabilite le modalità della comunicazione.
Questo provvedimento dovrebbe stabilire che, oltre ai dati identificativi del rapporto, saranno comunicati i dati relativi


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ai saldi e ai movimenti; in particolare, per questi ultimi saranno comunicati i dati aggregati con l'evidenza del totale della voce «dare» e del totale della voce «avere». Il provvedimento, per espressa volontà di legge, conterrà le indicazioni più adeguate di natura tecnica-organizzativa in merito alle misure di sicurezza da adottare per la trasmissione dei dati e per la relativa conservazione.
Tengo a sottolineare che le predette informazioni, una volta comunicate dagli operatori finanziari, saranno utilizzate solo a livello centrale e all'esclusivo fine di individuare posizioni a più alto rischio di evasione, da segnalare alle strutture operative per i necessari controlli. Nessun ufficio dell'Agenzia delle entrate avrà dunque la possibilità di accedere alle informazioni medesime. Solo qualora sia attivato un controllo, l'ufficio potrà ottenere informazioni di dettaglio sul contenuto dei rapporti finanziari, seguendo le ordinarie procedure vigenti ormai da molti anni, mediante specifica richiesta telematica agli intermediari finanziari.
Nel 2012 anche l'istituto del tutoraggio dei soggetti di grandi dimensioni entra a pieno regime. La platea dei soggetti si estende a tutti quelli con volumi di affari o ricavi non inferiori a 100 milioni di euro. I grandi contribuenti, nei cui confronti sarà svolto il tutoraggio, passano quindi dai 2.000 dell'anno 2011 a oltre 3.100 nel 2012.
Sempre con riguardo al mondo dei grandi contribuenti, desidero segnalare infine che l'Agenzia ha da tempo intrapreso, anche attraverso il ruling internazionale, un percorso ispirato alla strategia delle cosiddette enhanced relationship. Tale strategia, fortemente raccomandata a livello OCSE e finora pienamente sposata solo da pochi Paesi, consiste nella ricerca di un dialogo con gli organismi esponenziali delle grandi realtà aziendali o con le singole grandi aziende, finalizzato alla prevenzione piuttosto che alla repressione delle violazioni fiscali. Si tratta di un'innovazione di straordinaria importanza, che dimostra il livello di attualità che la funzione del controllo fiscale comincia ad assumere sempre di più nel nostro Paese.
L'efficacia dell'azione di contrasto all'evasione, anche in termini di deterrenza, non può comunque prescindere dalla capacità della filiera di portare effettivamente a riscossione le somme accertate. Questa è la ratio che ha spinto il legislatore a ricondurre in mano pubblica il servizio nazionale della riscossione, affidando la relativa funzione all'Agenzia delle entrate, che la esercita per il tramite di Equitalia. Del resto, i risultati di riscossione che hanno contraddistinto la gestione pubblica del servizio, come più volte evidenziato, sono più che positivi, con un trend di crescita riscontrato annualmente sin dal primo anno di attività.
Questo trend ha trovato conferma fino alla fine del primo semestre 2011. Nel secondo semestre, invece, l'acuirsi del clima di tensione e di ostilità verso Equitalia, alimentato da una campagna denigratoria, nonché la necessità di adeguare i sistemi informatici alle misure legislative approvate dal Parlamento in luglio hanno inciso sui risultati dell'attività di riscossione.
Nell'emergere delle difficoltà del Paese, si è tentato di assegnare a Equitalia un improprio ruolo di ammortizzatore sociale, cercando di limitarne l'azione di recupero coattivo. È bene ricordare, tuttavia, che l'attività delle società del gruppo Equitalia è interamente regolata da norme di legge, e che l'affidamento di una somma in riscossione comporta l'obbligo di porre in essere tutte le azioni del recupero coattivo concretamente esperibili.
Durante gli ultimi sei mesi del 2011 si è verificato un crescendo di iniziative di contestazione, cominciate con attacchi verbali e degenerate in vere e proprie manifestazioni di violenza contro il personale e le sedi. Già a maggio un dipendente di Equitalia è stato sequestrato e aggredito per il solo fatto di dover notificare una cartella di pagamento.
L'ostilità ha toccato l'apice lo scorso 9 dicembre, quando un pacco bomba è esploso nelle mani del Direttore generale. Al grave attentato hanno fatto seguito


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lettere minatorie e atti intimidatori di vario tipo che, dall'inizio dello scorso anno, hanno superato il numero di 250, di cui 70 solo a gennaio di quest'anno.
Tutto ciò ha provocato demotivazione e paura nei dipendenti del gruppo Equitalia, con evidenti e prevedibili riflessi sull'attività, come peraltro evidenziato anche dalle organizzazioni sindacali di categoria con una lettera al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio.
Equitalia comunque prosegue nel miglioramento della propria attività: si continua a lavorare all'affinamento delle modalità di recupero, alla ricerca del massimo grado possibile di compliance con i cittadini, alla razionalizzazione dei processi, all'individuazione di eventuali fattori di distonia, che possano essere gravosi per i contribuenti senza risultare strategici per l'efficacia dell'attività di riscossione.
Dal punto di vista strettamente operativo, il gruppo ha completato il processo di riorganizzazione societaria e sta lavorando per approntare iniziative volte a migliorare sia la qualità della riscossione, sia il rapporto con i cittadini, attraverso interventi mirati, come l'apertura di ulteriori sportelli di assistenza ai contribuenti nelle sedi di Equitalia e la prossima uscita di un nuovo modello di cartella con indicazioni più semplici e chiare.
Siamo perfettamente consapevoli di dover agire spesso nei confronti di soggetti che versano in situazioni di particolare difficoltà economica, acuita dalla crisi globale, ma abbiamo anche ben presente che il nostro intervento è a favore di tutti coloro che, pur attraversando momenti di pari difficoltà, hanno fatto tutto quanto in loro potere per pagare tempestivamente il dovuto al fisco.
In conclusione, posso affermare che l'Agenzia farà fino in fondo il suo dovere per raggiungere tutti i rilevanti obiettivi assegnati, ma lo sforzo che ci viene richiesto non può prescindere dal fattore umano, e proprio su questo versante abbiamo bisogno di alcuni strumenti di natura legislativa, finalizzati a risolvere criticità destinate altrimenti a compromettere la nostra azione. In particolare, ritengo indispensabile un intervento normativo almeno su tre punti.
Il primo punto racchiude due esigenze strettamente connesse tra loro. La prima è avviare procedure concorsuali realmente idonee a reclutare dirigenti che abbiano le caratteristiche professionali e manageriali rispondenti alla peculiare caratterizzazione operativa delle funzioni tipiche dell'Agenzia.
La seconda esigenza è quella di potere, nel frattempo, continuare ad affidare la direzione degli uffici vacanti ai nostri migliori funzionari. Nel documento consegnato è illustrato in dettaglio lo stato dell'arte di tale critica situazione. È necessario prevedere una deroga al blocco delle assunzioni, per rimpiazzare il personale in uscita. L'amministrazione fiscale italiana presenta un rapporto tra contribuenti e addetti molto più alto di quello che si registra in altri grandi Paesi europei, come la Francia e il Regno Unito.
Non chiediamo tuttavia aumenti di organico, ma per potenziare l'azione di contrasto all'evasione fiscale e sviluppare la tax compliance abbiamo la necessità di assumere personale in misura almeno pari alle uscite. Queste ultime, nel triennio 2012-2014, ammonteranno a circa 1.800 unità, ma i limiti massimi previsti dall'attuale normativa sul turnover consentirebbero di rimpiazzarne solo il 20 per cento (360 unità). Occorre pertanto una specifica autorizzazione di legge per assumerne altre 1.440.
È opportuno assicurare la necessaria flessibilità nell'attribuzione degli incarichi dirigenziali. Nel decreto-legge n. 1 del 2012 è stata introdotta una disposizione che consente anche alle Agenzie fiscali di operare con maggiore flessibilità nell'attribuzione degli incarichi dirigenziali. In base a questa norma, le Agenzie possono decidere di mantenere inalterato il trattamento economico in godimento di un dirigente nel caso in cui, per esigenze organizzative, quel dirigente venga preposto senza demerito a un ufficio di livello retributivo inferiore. Ciò non comporterà oneri finanziari aggiuntivi, giacché è previsto


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che le Agenzie, nell'ambito della propria autonomia, applichino la norma mediante variazioni di spesa compensative. Si tratta di una disposizione importante in un momento di forte cambiamento organizzativo, perché consente di procedere ai necessari avvicendamenti negli incarichi dirigenziali senza penalizzare ingiustamente gli interessati. È necessario che la norma venga approvata dal Parlamento.
L'Agenzia delle entrate ha sempre dimostrato di saper raggiungere gli obiettivi assegnati. Determinante è stato innanzitutto l'impegno del proprio personale, che ha accresciuto in questi anni la preparazione, la professionalità e la competenza, grazie anche a un vasto rinnovamento generazionale dei funzionari, reso possibile da una continua e attenta selezione di giovani laureati. Prezioso è stato poi l'ausilio delle avanzate risorse tecnologiche di cui disponiamo. Ce ne avvaliamo ogni giorno, affinando sempre più la capacità di utilizzare efficacemente le banche dati da cui attingere.
Il legislatore ci ha fornito oggi una strumentazione ancor più incisiva per contrastare l'evasione fiscale. L'Agenzia saprà applicare queste norme in modo corretto ed efficace, nel pieno rispetto dei diritti dei contribuenti, perché siamo profondamente convinti che l'adesione spontanea agli obblighi fiscali abbia il suo fondamento più saldo nel rapporto di fiducia che riusciamo a stringere con i cittadini.
La leva su cui dobbiamo poter contare è l'autonomia gestionale e organizzativa, di cui l'Agenzia è stata a suo tempo dotata. I risultati conseguiti dimostrano che il modello istituzionale delle Agenzie fiscali è stata una felice scelta innovativa nel panorama delle amministrazioni pubbliche italiane, e proprio per questo l'autonomia che caratterizza quel modello va ulteriormente valorizzata e rafforzata, senza improvvidi indietreggiamenti. In questa direzione vanno i provvedimenti normativi cui ho appena fatto riferimento e di cui auspico con forza l'approvazione: li ritengo essenziali per consolidare i risultati raggiunti e puntare a nuovi e più sfidanti traguardi.
Nella grave crisi che il nostro Paese sta oggi attraversando, sembra affermarsi una forte e diffusa esigenza di equità fiscale. In quella che è la dimensione più critica del patto sociale - l'assolvimento degli obblighi tributari - ha sinora dominato il campo una furbizia individuale di assai corto respiro. I tratti di brillantezza e di simpatia di cui si è sempre ammantata sembrano quasi improvvisamente scolorire e ne appare la cifra autentica, che è solo mediocrità umana e morale. Può essere veramente, nella coscienza civile della Nazione, l'inizio del cambiamento culturale così a lungo atteso. L'Agenzia delle entrate farà di tutto per essere all'altezza di questa attesa. Grazie.

PRESIDENTE. Bene, finale elegiaco. Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

FRANCESCO BARBATO. Ringrazio a nome del gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori e mio personale il dottor Befera, il dottor Di Capua, la dottoressa Gorret e il dottor Savini per l'audizione di oggi.
Mi permetto di ringraziare anche un assente, il dottor Marco Cuccagna, direttore di Equitalia, che come voi è un servitore dello Stato. Considero doveroso ringraziarlo e sostenerlo, perché purtroppo ha perso i polpastrelli e l'udito dal lato destro. A lui va quindi tutto il sostegno dell'Italia dei Valori e di tutti i gruppi parlamentari.
Nell'ambito delle sue funzioni l'Agenzia delle entrate si dedica prevalentemente all'attività di accertamento, riscossione e contenzioso, perché la parte di controllo e verifica viene svolta principalmente dalla Guardia di Finanza, per la sua struttura organizzativa e capillare sul territorio, ma soprattutto per l'impegno quotidiano sul territorio. Tanto è vero che essa ha effettuato 800.000 controlli strumentali nel 2011, mentre l'Agenzia delle entrate ne effettua mediamente 50.000 all'anno. Vorrei avere conferma di queste indicazioni.


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A proposito del recente, primo blitz di Cortina (dove non avete una struttura organizzata come Agenzia delle entrate, tanto che avete fatto ricorso a 80 ispettori) vorrei sapere quanto costi al contribuente questa sacrosanta attività di controllo. Avete dovuto prendere 80 ispettori, mandarli a Cortina, pagare missioni, con costi maggiori rispetto a una struttura organizzata come la tenenza della Guardia di finanza presente a Cortina. Vorrei sapere perché non avete interessato la tenenza della Guardia di finanza, avete forse maggior fiducia nei vostri uomini? Nell'ultimo blitz effettuato a Milano è stato seguito lo stesso copione, con più di 200 ispettori. Vorrei sapere quanto costa organizzare un simile intervento.
Vorrei chiederle anche perché la procura della Repubblica di Milano, nelle attività di indagine e di approfondimento, si serva dell'Agenzia delle entrate in misura maggiore rispetto alla Guardia di finanza e che sia l'unica procura che utilizza i vostri uomini con queste modalità. Forse questa scelta è operata anche dalla procura di Firenze, mentre il resto delle procure, specialmente per indagini economico-finanziarie, utilizza il Corpo della guardia di finanza. Vorrei chiederle perché a Milano succede questo. La procura si fida dell'Agenzia delle entrate più che della Guardia di Finanza?
A proposito di questa «competizione» tra Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza - un aspetto che mi preoccupa - vorrei sapere se non sia sufficiente la piattaforma di coordinamento, la cosiddetta procedura MUV (Modello Unificato di Verifica), che prevede la consultazione obbligatoria prima di procedere ad accertamenti, e se eventualmente possiate indicarci cosa vada migliorato. Poiché esiste anche un concerto a livello regionale tra voi e la Guardia di Finanza durante le verifiche, vorrei sapere se noi legislatori dobbiamo disegnare norme migliorative rispetto all'attuale situazione. Mi chiedo se sia il caso di creare queste sovrapposizioni e competizioni.
Ritengo infatti che in questo Paese ciascuno debba specializzarsi nel proprio lavoro: analogamente, quando i vigili urbani effettuano i controlli delle grosse auto, con un'attività dedicata al controllo fiscale, mi sembra che svolgano il compito di altri.
Infine vorrei chiedervi se siete organizzati per sviluppare al meglio un'attività di controllo su base internazionale, così come la Guardia di finanza, che ha propri ufficiali in Cina.

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Ringrazio il dottor Befera per l'audizione e per le sue analisi, che indubbiamente rispecchiano un enorme lavoro e i risultati concreti raggiunti sul territorio.
Mi riferisco alla parte finale della sua relazione, dottor Befera, laddove lei accenna a un rinnovato rapporto di fiducia, che è fondamentale per cambiare l'atteggiamento in questo Paese verso una materia che ne ha sicuramente bisogno.
Credo che nel rapporto tra cittadini e amministrazione finanziaria sia fondamentale il rapporto con i professionisti e le associazioni di categoria. Da tempo sostengo, modestamente, che esse possano assumere un ruolo di garanti, di canali di trasmissione, come sono in realtà.
Pur riconoscendo i progressi e gli ottimi risultati raggiunti, tanti aspetti suscitano ancora amarezza e diverse difficoltà. Cito alcuni esempi concreti, che esulano dagli aspetti evidenziati dall'onorevole Barbato e ricadono nella quotidianità. Giustamente lei ha ricordato come oggi vi sia la prima scadenza per lo «spesometro» per operazioni fino ai 25.000 euro. Ma oggi c'è un'altra scadenza molto importante: gli studi che si sono muniti di archiviazione con dischetti devono trasmettere la comunicazione dell'impronta relativa ai documenti informatici. Un versione del software è stata rilasciata il 3 novembre, il 25 novembre ne è stata rilasciata un'altra, ma il controllo multifile è stato rilasciato solo il 16 gennaio 2012!

ATTILIO BEFERA, Direttore dell'Agenzia delle entrate. Abbiamo fatto oggi un comunicato stampa.


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GIAMPAOLO FOGLIARDI. Lei ha fatto benissimo. Noi abbiamo passato venerdì, sabato e domenica in studio; ieri sera alle 22 nel mio studio gli impiegati stavano ancora lavorando e oggi avrebbero fatto altrettanto. Poi, all'ultimo giorno, c'è il rinvio, e la ringrazio perché altrimenti ci saremmo trovati in difficoltà. Quando ci si riesce a collegare, il personale è estremamente diligente e cortese, ma su alcuni passaggi neanche i dirigenti di Entratel sono in grado di rispondere. Mi creda, è stato un inferno.
Ora il termine è stato rinviato, ma il 28 febbraio c'è la scadenza della comunicazione della dichiarazione dei dati ai fini dell'IVA; il 31 marzo c'è una nuova comunicazione sui beni assegnati ai soci. I clienti si chiedono a cosa serva: sono dati di cui spesso l'Agenzia già dispone. È un lavoro molto oneroso andare a individuarli.
Il 30 aprile c'è la seconda comunicazione per lo «spesometro», e qui viene spontaneo chiedersi, dottor Befera, perché non abbiamo mantenuto gli elenchi clienti e fornitori di vecchia memoria, in cui c'era sia chi superava, sia chi era al di sotto dei 3.000 euro? Non lo dico solo per gli studi professionali, i quali hanno dovuto munirsi di nuovi software per individuare gli elenchi che superano queste cifre. La vecchia normativa «Visco» obbligava a fine anno ad inviare - in automatico tramite il computer, come sa l'onorevole Leo - gli elenchi completi.
Il 30 aprile ci saranno la comunicazione per lo «speso metro» e l'approvazione dei bilanci, il 30 maggio le assemblee dei soci, il 30 giugno le dichiarazioni dei redditi e gli studi di settore. Ho portato la modulistica degli studi di settore dei commercialisti e degli avvocati e - mi permetta la battuta - per i commercialisti manca solo una domanda relativa a quanti strofinacci usa la donna delle pulizie: è una follia!
Possiamo impiegare il tempo in maniera più redditizia nel rapporto con l'amministrazione e con l'Agenzia, direttore. I cittadini sono esasperati e non solo per la questione delle imposte. I piccoli, medi e grandi imprenditori - dal lattaio al grande industriale - vogliono fare impresa, concorrere economicamente. Vogliono che i consulenti - associazioni di categoria, commercialisti e consulenti del lavoro - siano di ausilio per insegnare loro a crescere, facendo gli aziendalisti più che i fiscalisti, cosa che è fondamentale.
Credo che nell'ottica del miglioramento del rapporto di fiducia, gli aspetti di natura burocratica debbano essere affrontati in maniera diversa: devono essere semplificati, perché è ancora enorme il peso sulle aziende e sugli studi, che potrebbero invece perseguire il principio, sancito dall'articolo 53 della Costituzione, che tanto ci sta a cuore. La ringrazio.

MAURIZIO FUGATTI. Ringraziamo anche noi il direttore per l'audizione. Non c'è dubbio che negli ultimi anni l'azione di contrasto all'evasione dell'Agenzia delle entrate abbia portato risultati che, se non ci fossero stati, avrebbero reso necessario individuare diverse modalità di recupero delle risorse, magari attraverso altre imposizioni fiscali sui contribuenti. Si tratta di un'azione che questo Governo, così come i precedenti, ha portato avanti.
Nelle ultime fasi rinveniamo però una particolare forma di spettacolarizzazione della lotta all'evasione, che in un momento di crisi economica - ma la lotta all'evasione, lo ricordo, si è fatta anche prima delle azioni di Cortina e di Milano - rischia di far deteriorare i rapporti con una particolare categoria di contribuenti rispetto ad altre.
Nel momento in cui si organizza un'azione come quella effettuata a Milano l'altra sera - che avrà sicuramente portato risultati significativi, perché quando si spara nel mucchio si ottengono i grandi numeri - è automatico che il contribuente di Milano si chieda perché un'operazione di questo tipo non sia svolta nel quartiere cinese. È normale che il contribuente di Cortina si chieda perché questa attività di contratto all'evasione non venga fatta anche a Napoli.
Questo non significa che a Napoli non sia stata fatta, anche se i numeri sono


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diversi nelle varie zone del Paese; d'altra parte, siamo consapevoli che da qualche parte bisogna reperire le risorse, altrimenti diventa necessario aumentare le tasse. Ciò non toglie che comprendiamo le reazioni di quei contribuenti, che hanno suggerito di fare un giro nella Chinatown di Milano, oppure a Napoli o a Palermo, per verificare se i risultati sono gli stessi.
Per quanto riguarda, in secondo luogo, la questione dell'aumento del personale, ritengo sia necessario valutare con cautela norme ad hoc per eludere il blocco delle assunzioni; nel momento in cui Equitalia e Agenzia delle entrate sono in questa posizione particolare, parlare anche di sblocco delle assunzioni è una cosa su cui come Lega vorremmo riflettere. Grazie.

ALESSANDRO PAGANO. Buongiorno e complimenti per la sua relazione, che come al solito è contraddistinta da grande efficacia. Innanzitutto - lo dico ben conoscendo gli antichi rapporti che ci sono - si continua a ricercare efficienza, e per fortuna in questo ramo dell'amministrazione è stata trovata, ma il problema serio è che questo Paese ha bisogno di tagliare i costi, le spese superflue, non solo di aumentare le entrate. Dico questo a margine, in premessa, perché ovviamente lei non può rispondermi su questa questione.
Le chiederei invece un chiarimento su un aspetto che ha inquietato molti e che sicuramente non è piacevole per tutti, perché c'è una sorta di «dialettizzazione» che in questo momento si vuole realizzare in Italia: un fatto che attiene ad antiche origini ideologiche, ma a mio modesto parere non sta portando a nulla di buono. In questo momento il Paese ha bisogno di migliorare la coesione sociale, e quanto sta accadendo a Equitalia - lei lo ha descritto bene in un passaggio della sua relazione - rientra nell'ambito delle giuste ragioni. Fa piacere che il Direttore difenda il suo personale e soprattutto identifichi un male che potrebbe covare sotto le ceneri, però la sua frase nella puntata di Baobab dell'11 dicembre scorso non è stata molto felice. Lei ha testualmente dichiarato: «su Equitalia c'è disinformazione perché ci sono interessi estranei al pagamento delle imposte: avvocati, commercialisti e pseudo-politici». Io credo che la stragrande maggioranza dei professionisti voglia lavorare nell'ottica di una proficua collaborazione con l'Amministrazione, non certo in conflitto; naturalmente, ci sono anche i disonesti, un male tipico dell'uomo. Un conto è considerare percentuali minime che non sono adeguate al momento storico, un conto è fare un ragionamento complessivo.
Capisco l'aspetto emotivo che ha colpito la direzione il giorno successivo ai fatti incresciosi, ma considero importante buttare acqua sul fuoco e creare le condizioni per un rapporto di fiducia. Preferisco poi sorvolare sull'espressione «pseudo-politico»: in questo clima ci può stare anche una frase di questo genere.
Passando a un aspetto più tecnico, da tre anni le pongo sempre la stessa domanda: il 90 per cento dell'evasione deriva da truffe all'IVA e non si tratta solo di un problema meridionale, nonostante le affermazioni di qualche collega. L'ultima evasione di 415 milioni di IVA si è verificata in Veneto e nel nord est, ma non voglio fare ragionamenti geopolitici; si tratta di un problema grosso, che non è più localizzato, ma è nazionale, e non vedo nessuna soluzione legislativa, che ovviamente presuppone un'istruttoria tecnica da parte di chi vive sul campo, cioè da parte vostra.
D'altra parte le società off-shore continuano a evadere somme ingenti, spostando fondi con fatture false. Lei dice giustamente che è stato avviato il tutoraggio verso i grandi contribuenti, ma deve tenere conto che lì si annida il vero problema. Quando si parla di 100 miliardi di evasione, bisogna riconoscere che il 90 per cento è lì, per cui possiamo fare tutta la demagogia che vogliamo inseguendo a Cortina piuttosto che a Milano coloro che giustamente devono essere perseguiti, ma si tratta di uno specchietto per le allodole, perché il problema è altrove e non vedo capacità di soluzione.
Da questo punto vista c'è una preoccupazione sociale, perché ci sono molte


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imprese «marginali»: significa che non ce la fanno più, e non soltanto nel territorio meridionale, ma ormai in tutta Italia, e vengono regolarmente perseguitate. Quando queste imprese chiudono, passano in carico allo Stato sotto altre voci. Non sto facendo un ragionamento demagogico chiedendovi di chiudere un occhio (me ne guarderei bene), però è chiaro che gli atti di indirizzo devono andare verso altre direzioni. È troppo facile pubblicare un intervento sulla prima pagina de Il Corriere della sera e alimentare le tensioni in chi è disperato.
Ritengo che questa sia una riflessione seria che la direzione dell'Agenzia deve fare. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente e sarebbe stato troppo facile fare interrogazioni: stiamo facendo un ragionamento costruttivo; noi siamo fuori da ogni sospetto perché collaboriamo da dieci anni, da quando ero assessore al bilancio della Regione Sicilia. Non si tratta di ragionamenti demagogici, però la direzione deve fare queste riflessioni, perché altrimenti non riusciamo a risolvere questa questione.
Sarò ancora più duro dei colleghi della Lega: non dovete avere deroghe per l'assunzione di personale. C'è la mobilità, ci sono le leggi che oggi vanno in questa direzione, il Ministro Brunetta ha iniziato questo percorso: si prenda il personale in mobilità da altre amministrazioni e si smetta di fare ragionamenti demagogici. Capisco che vogliate i superlaureati tutti per voi, e questo mi fa piacere perché avete dimostrato efficienza, ma il contenimento dei costi deve diventare la priorità del Paese.
Basta aumentare imposte, perché quelli che evadono talvolta lo fanno perché abbiamo la più alta pressione fiscale tra i Paesi OCSE. Alcuni vorrebbero pagare le imposte regolarmente, ma quando queste arrivano al 50-60 per cento non ce la fanno.
Spero che lei mi dia delle risposte, perché è un ragionamento che potrebbe anche contenere sfumature o fughe in avanti. Naturalmente, lei non deve rispondere di tutto, ma oggi in questo Governo tecnico o tecnocratico, come tanti lo definiscono, lei forse svolge un ruolo anche di «Governo ombra», quindi deve dare risposte.

MAURIZIO LEO. Desidero ringraziare il direttore Befera per le osservazioni puntuali e sicuramente convincenti. Colgo l'occasione anche per rivolgere un saluto e un ringraziamento al Direttore Cuccagna, che è stato colpito da questi eventi deprecabili e condannabili.
Vorrei riferirmi ad alcuni passaggi del suo intervento, a cominciare dal primo sul personale. Ritengo che investire sull'amministrazione finanziaria sia assolutamente necessario e lo si debba fare con personale qualificato: sia nelle posizioni dirigenziali, sia nei quadri è necessario avere personale che sappia fare il suo mestiere, altrimenti rischieremmo di far fare atti di accertamento da soggetti inesperti che potrebbero generare conseguenze molto più negative per i contribuenti.
Condivido quindi l'impostazione del dottor Befera: occorre fare in modo che il personale che attualmente svolge funzioni di reggente venga stabilizzato, perché si tratta di persone che hanno dimostrato sul campo di saper lavorare, e mi sembra opportuno che proseguano la loro attività nelle diverse articolazioni dell'Agenzia; occorre inoltre avviare un nuovo reclutamento. Non sarei d'accordo con l'onorevole Pagano sull'opportunità di utilizzare la mobilità, perché acquisendo risorse giovani, come mi sembra che negli ultimi tempi sia avvenuto, l'Agenzia delle entrate può dotarsi di personale altamente qualificato, che con una sapiente regia può ottenere i risultati che abbiamo visto.
Un altro tema, accennato dall'onorevole Fugatti, riguarda il rapporto creatosi tra contribuenti e amministrazione finanziaria negli eventi degli ultimi tempi. È emerso un certo malessere in seguito alle azioni intraprese, ma le ritengo importanti per acquisire gli elementi informativi necessari al contrasto all'evasione fiscale.
Mi chiedo se sia possibile, superata la fase acuta che è sotto gli occhi di tutti,


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acquisire questi elementi informativi e svolgere un'attività di back office. L'amministrazione finanziaria, una volta in possesso di tanti e tali dati patrimoniali e reddituali, derivanti anche da indagini finanziarie, potrebbe svolgere questa attività in casa, evitando che, a seguito degli accessi in momenti particolarmente sensibili, si possa causare nocumento agli esercizi commerciali. Superata questa fase necessaria per individuare gli elementi di criticità, si potrebbe dunque agire all'interno dell'Amministrazione, senza limitare il risultato dell'accertamento tributario, ma cercando di fare attività più interna che esterna.
Le ultime due domande dovrebbero essere rivolte al legislatore, ma un vostro intervento potrebbe già permettere di superare una serie di criticità. Per effetto dell'articolo 37, comma 25, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, e a seguito di un'interpretazione della Corte costituzionale, l'Agenzia delle entrate, laddove ci sono conseguenze di natura penale, può fruire di un meccanismo di raddoppio dei termini per l'accertamento tributario. Questa norma può avere un senso laddove l'attività venga posta in essere prima della scadenza del termine: quindi, con riferimento all'anno 2006, il cui termine per l'accertamento è scaduto il 31 dicembre 2011, qualora l'Amministrazione avesse riscontrato violazioni di natura penale, sarebbe stato legittimo fruire di un raddoppio dei termini per l'attività di accertamento. Qualora però il termine per l'accertamento fosse già scaduto, supponiamo che nel 2012-2013 in seguito a un accesso da parte dell'Agenzia delle entrate si scoprissero violazioni di anni precedenti, mi sembrerebbe ingiusto proporre un raddoppio dei termini. Il legislatore dovrà quindi intervenire su questo settore: lo dimostra anche la vostra sensibilità nell'evitare che nell'attività di accertamento si rimettano in discussione situazioni che possano arrecare un notevole pregiudizio ai contribuenti, i quali magari non hanno più la contabilità perché facevano affidamento su di un termine certo.
Ritengo che il principio della certezza del diritto, che nel corso del tempo è venuto meno, debba essere riconquistato e occorra consapevolezza e buonsenso, sia da parte dell'Agenzia, sia da parte del legislatore nel porlo a presidio di tutto il sistema tributario, altrimenti si vanifica l'intero assetto. Grazie.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Vorrei ringraziare il dottor Befera per il suo contributo, per tutte le azioni intraprese, nonché cogliere l'occasione per esprimere la mia solidarietà a tutto il personale dell'Agenzia per gli attacchi subìti, in quanto la violenza è sempre da condannare.
Vorrei porre due domande con riferimento ad Equitalia, utilizzando una frase del dottor Befera, secondo cui non tutti i contribuenti sono evasori. Alla luce del momento critico che il nostro Paese sta attraversando dal 2008, molte imprese faticano a pagare quanto dovuto al fisco: ma attenzione, non vogliono evitare di pagare. Pensiamo, ad esempio, al circolo vizioso che si crea quando alcune amministrazioni non pagano le imprese e gli artigiani (in certi casi al sud si raggiungono i due anni): le imprese non hanno liquidità per pagare le tasse, perché considerano prioritario il pagamento degli stipendi dei loro dipendenti.
Ci lascia perplessi che Equitalia, per somme non pagate, proceda subito al pignoramento della casa e dei beni strumentali, mentre non si pignora lo Stato quando non rispetta le proprie scadenze. In talune situazioni particolari, anziché procedere subito al pignoramento, sarebbe auspicabile concordare piani di pagamento rateale: ciò permetterebbe alle imprese di assolvere al regolare pagamento delle tasse e dei contributi, senza condannarle a fallire.
Vorrei sottoporle un caso particolare che mi ha lasciato perplessa. Un'azienda, che non aveva effettuato con regolarità il pagamento di contributi e versamenti, ha fatto ricorso allo strumento del ravvedimento operoso, stabilendo con l'Agenzia delle entrate un piano di rientro per circa


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un milione di euro. L'Agenzia delle entrate ha però chiesto a questa azienda una fideiussione per il piano di rientro, fideiussione che le banche non hanno concesso. Questa azienda voleva assolvere al suo dovere, ma voleva essere messa in condizioni di farlo. Grazie.

ATTILIO BEFERA, Direttore dell'Agenzia delle entrate. Il legislatore l'ha soddisfatta perché recentemente il Parlamento ha approvato una norma che ha eliminato la fideiussione.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Mi scusi, è un fatto di due giorni fa. Forse è stata l'Agenzia delle entrate locale a chiedere quanto non doveva.

PRESIDENTE. Onorevole Comaroli, le avrei detto la stessa cosa. Tuttavia ritengo che segnalare queste disfunzioni sia opportuno, anche per sollecitare l'adozione di adeguati provvedimenti.

MARCO PUGLIESE. Ringrazio anch'io il dottor Befera per la sua audizione. Lei ha parlato di rapporto fiduciario tra contribuenti e Agenzia delle entrate: credo che la cosa più intelligente che avete fatto sia stata lo spot televisivo sul parassita, che ha colpito tutti in termini di rivoluzione culturale. Quando mi reco in un esercizio commerciale e penso allo i, sono il primo a chiedere insistentemente lo scontrino ai commercianti. Però si può fare di più, visto che ci troviamo in un momento in cui il fisco sta portando avanti una riforma strutturale e culturale, giacché oggi si paga lo scotto del passato.
Vivo il conflitto di interessi in famiglia, perché la mia compagna lavora all'Agenzia delle entrate, mentre io sono imprenditore e sono membro della Commissione finanze, quindi i punti di vista sono diversi. Oggi, il sistema fiscale in Italia è pieno di paradossi: lo scorso anno abbiamo votato lo scudo fiscale per il rimpatrio di capitali dall'estero e oggi, leggendo su un noto quotidiano una sua intervista, ho concluso che la rigidità dei controlli fiscali purtroppo incrementa l'esportazione di capitali verso la Svizzera. Se da una parte si intensifica il controllo, dall'altra parte aumenta l'esportazione di capitali all'estero, perché purtroppo quando noi italiani ci vediamo troppo tassati portiamo i risparmi al di là dei confini.
Lei giustamente ha lamentato una carenza di personale con alta qualificazione professionale: tutti riconosciamo che il personale più giovane e preparato garantisce un ottimo servizio anche ai fini dei rimborsi, mentre il personale più anziano appare non funzionale al sistema. Se questo aumento di organico deve servire per ridurre gli oneri burocratici, considerando che il rapporto fiduciario con il contribuente è garantito anche da un servizio di snellimento degli adempimenti delle piccole e medie imprese, ben venga già da domani; in questo caso accogliamo la sua richiesta di aumentare l'organico.
Concludo con una domanda provocatoria. Prima dell'insediamento del Governo Monti stavamo pensando di proporre un condono fiscale, che a gran voce veniva richiesto da tanti piccoli e medi imprenditori e commercianti, perché, in un momento di recessione internazionale, poteva servire a risolvere alcune situazioni, attraverso una ristrutturazione del debito per imprenditori o famiglie che non arrivano nemmeno alla fine del mese. Purtroppo il Governo Monti si è detto categoricamente contrario a qualsiasi logica di condono. In questa Commissione ero tra i promotori di questa proposta, che nella situazione di difficoltà che il sistema Italia sta attraversando avrebbe potuto risolvere alcune questioni burocratiche e mitigare i debiti che le imprese e i cittadini hanno con l'Agenzia delle entrate.

COSIMO VENTUCCI. Anch'io ringrazio il dottor Befera per queste diciassette pagine di relazione, per la chiarezza e soprattutto per il nuovo intendimento di non vessare il contribuente con l'accertamento tributario, ma di andargli incontro: mi fa piacere che questa sia una delle soluzioni citate nella prima pagina della sua relazione.


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Gli ultimi due periodi della sua relazione fanno piacere anche a noi, che da anni siamo in questo Parlamento, perché le modifiche apportate al decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973, in materia di accertamento delle imposte sui redditi, dal decreto-legge n. 78 del 2010 testimoniano la presenza di strumenti per potere accedere a un rapporto più qualificato nei confronti del contribuente.
Credo che lei occupi una poltrona che è sempre stata particolarmente delicata, dottor Befera, perché il contribuente non nasce nel 2010 o nel 2011. Nell'ascoltare le sue ultime affermazioni mi sono venuti in mente due film che lei avrà sicuramente visto, I tartassati e un episodio di Non ci resta che piangere, con l'indimenticabile battuta «un fiorino»: il comportamento di certi funzionari messi a tutela dei tributi crea un atteggiamento negativo in tutti gli operatori.
Credo però che questo sia un problema - lo dico da vecchio parlamentare - più della politica che degli organi di accertamento, però questi sono stati coinvolti in un processo di irrigidimento della pubblica amministrazione da cui, come ha scritto e dice apertamente, lei tenta di uscire anche con proposte come l'apertura di concorsi e l'acquisizione di avere personale qualificato.
Devo dire che non è il solo, perché diversi settori della pubblica amministrazione stanno cercando di mettersi al passo con i tempi. Sia l'Amministrazione autonoma dei monopoli dei Stato sia l'Agenzia delle dogane chiedono la stessa cosa: personale qualificato, e non certo aumento di organici. Ciò è fondamentale perché la pubblica amministrazione possa cambiare atteggiamento anche nei confronti del Parlamento, in quanto a volte assistiamo a norme primarie che vengono disattese da norme secondarie.
Lei sarà coinvolto in una risoluzione che stiamo predisponendo in materia di depositi fiscali IVA, con riferimento a multe milionarie che daranno adito ad un contenzioso tributario. Il problema serio è che, in pendenza del contenzioso, è comunque necessario versare il 30 per cento delle somme dovute. Credo che un collega abbia già posto la stessa domanda, evidenziando come l'imprenditore non sia in grado di accedere al pagamento di quel 30 per cento. Le chiedo se sia possibile verificare caso per caso, per fare in modo di non distruggere l'impresa che incappa in questi accertamenti, con dolo o senza. Le chiedo solamente questo perché mi pare che lei sia stato esaustivo.
Anch'io desidero esprimere solidarietà a Equitalia e a tutti gli uffici che esercitano attività di accertamento e riscossione. Questo è un momento molto delicato, in cui dovrebbe emergere la civiltà di un Paese, perché stiamo parlando di Cortina e di Milano e lei questa mattina giustifica le accuse che le hanno mosso, dicendo che è opera dei giornalisti che hanno spettacolarizzato i vostri interventi. Mi auguro che lei abbia lo stesso successo a Forcella e a Portici, che non succeda nulla, così come non è successo a Milano e a Cortina; in ogni caso valuto questi interventi in maniera più serena, non con quel sentimento di rabbia che è emerso quando i giornali li hanno enfatizzati in modo eccessivo.
Credo si tratti di un'attività che lei dovrebbe svolgere continuamente, giornalmente, come penso stia facendo, altrimenti non saremmo qui a ringraziarla per le sue parole. L'attività che svolgono i suoi uomini è come quella dei militari che vanno a difendere i princìpi della democrazia. Credo che anche il Parlamento debba sostenere questi funzionari, sottolineando come il loro compito sia diverso da quello degli altri impiegati dello Stato, in quanto devono essere preparati anche psicologicamente.

ALBERTO FLUVI. Mi unisco ai ringraziamenti rivolti al direttore dell'Agenzia delle entrate, ma vorrei partire da una considerazione. Se i dati che ci ha fornito oggi il dottor Befera sono veri - come ovviamente lo sono - credo che quando parliamo di circa 11,5 miliardi recuperati attraverso la lotta all'evasione fiscale siamo di fronte a un'azione quotidiana,


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capillare sul territorio, dal nord al sud dell'Italia, al di là dei blitz enfatizzati sui giornali a Milano, Roma, Cortina o in altre parti d'Italia. Questi risultati si raggiungano con una presenza costante e con una copertura capillare sul territorio, con un'azione dell'Agenzia delle entrate che inizia ogni giorno alle otto di mattina e termina la sera.
Vorrei attenuare il sensazionalismo creato da alcune testate ed evidenziare come spesso si tratti proprio di quelle stesse testate che in altri casi hanno creato il caso in senso opposto, diffondendo attorno a Equitalia un clima che ha portato a quanto abbiamo purtroppo assistito con l'attentato al Direttore generale di Equitalia, al quale va la nostra solidarietà, così come a tutti i funzionari di Equitalia e dell'Agenzia delle entrate impegnati nella lotta contro l'evasione fiscale. Sarei tentato di proporre un invito a tutti i direttori di giornali o di testate televisive a inserire una sorta di codice deontologico: i professionisti che fanno servizi su Equitalia dovrebbero dichiarare di non avere conflitti di interesse, perché altrimenti il sospetto monta.
Vorrei porre alcune domande specifiche, senza ribadire le considerazioni già espresse dai miei colleghi. Vorrei avere i dati sulla cedolare secca, perché nel decreto sul federalismo municipale si stimava un maggiore introito di circa 3,4 miliardi. Vorrei conoscere la stima delle maggiori entrate grazie all'introduzione della cedolare secca e il reale gettito ottenuto, anche se probabilmente dovremo aspettare qualche mese per avere i dati definitivi.
Lei ha fatto riferimento a circa 11,5 miliardi, dato superiore a quello dell'anno passato, ma vorrei sapere come siano composti questi 11,5 miliardi. Qui è scritto, ad esempio, che attraverso le indagini finanziarie - che risultano in crescita - sono state accertate maggiori entrate per circa 1 miliardo. Vorrei sapere come sono composti questi 11,5 miliardi con riferimento ai grandi evasori ovvero ai controlli formali. In concomitanza con la discussione del decreto-legge n. 201 del 2011 (cosiddetto «Salva Italia») abbiamo assistito alla pubblicazione di alcuni dati riportati sui maggiori quotidiani, che facevano riferimento ai possessori di aeromobili e di natanti, la gran parte dei quali aveva redditi dichiarati inferiori ai 20.000 euro. Sulla base di questi dati - sui quali non mi risultano smentite - sarebbe facilissimo colpire in questa direzione.
Lei ha fatto un riferimento, seppur fugace, all'attività di Equitalia, dichiarando che nel primo semestre l'attività è andata secondo la norma, mentre nel secondo semestre ha avuto un calo a causa dei noti problemi. Vorrei sapere cosa significa: quanto ha riscosso Equitalia nel 2011? Abbiamo un dato abbastanza preciso, anche se i conti devono essere ancora chiusi?
Abbiamo assistito a un periodo di crescita delle entrate da accertamento e lotta all'evasione, da circa 3,5 miliardi nel 2005 a quasi 9 miliardi nel 2010: grazie all'attività di Equitalia siamo riusciti a recuperare alle casse dello Stato una quantità importante di risorse. Credo che questa attività di recupero non debba interrompersi, anche perché, soprattutto in momenti di crisi come quello che stiamo attraversando, il concetto di equità è fondamentale. Quando ciascuno è chiamato a uno sforzo di risanamento del Paese è importante avere la certezza che il sacrificio serva a qualcosa e sia distribuito in maniera equa.
Dovremmo tenere sempre presente il tema dell'equità e quindi della riscossione - vorrei ringraziare Equitalia per il lavoro svolto - perché in questi ultimi mesi con il decreto-legge «Salva Italia» c'è stato uno sforzo importante di autoriforma di Equitalia, che va nella direzione, auspicata da molti, di aiutare il contribuente (cittadino o impresa) ad adempiere ai propri obblighi nei riguardi dell'amministrazione finanziaria: la possibilità di rateizzare il debito fino a 72 rate, che si somma alle precedenti modalità di rateizzazione, il superamento dell'aggio, e via dicendo. Si tratta di interventi che sono stati resi possibili dall'attività di Equitalia negli anni


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precedenti, altrimenti credo che non sarebbe stato possibile inserirli nel decreto-legge «Salva Italia».
Per quanto riguarda le richieste, condivido le considerazioni dell'onorevole Leo sul personale. Se noi assegniamo un obiettivo all'Agenzia delle entrate, dobbiamo prevedere che sia dotata di personale adeguato e qualificato. Credo che potremmo fare considerazioni analoghe per tutto il sistema delle Agenzie, in modo da destinare personale qualificato alle sedi più opportune, per combattere la lotta all'evasione fiscale. Grazie.

IVANO STRIZZOLO. Anch'io ringrazio il direttore Befera per la relazione e, condividendola, vorrei evidenziare la parte finale del suo intervento, in cui ha sottolineato l'aspetto civico e morale del sostegno a una ritrovata condivisione, da parte del singolo cittadino, dell'impegno, sancito dalla Costituzione, di contribuire, in un rapporto sempre più corretto e trasparente con lo Stato, agli adempimenti tributari e fiscali.
Mi permetto di avanzare l'ipotesi che forse le vicende drammatiche ed esecrabili che hanno coinvolto alcuni funzionari e alcune sedi di Equitalia, con violenze e aggressioni, siano state determinate anche dal fatto che in passato autorevoli personaggi nel nostro Paese avevano dato una giustificazione morale a chi evadeva le tasse. Siamo quindi passati da quel tipo di messaggio a quello dello spot, che francamente non amo molto, ma che avrebbe dovuto essere proposto anche prima.
Condivido quindi la sua considerazione finale, secondo cui nel Paese sta cambiando la valutazione del cittadino nei confronti dell'evasore: fino a poco tempo fa l'evasore era considerato come un individuo da imitare, capace di far bene i propri interessi, guardato quasi con invidia, mentre chi corrispondeva compiutamente ai propri doveri fiscali era spesso considerato incapace di gestire al meglio le proprie finanze. Questo cambiamento di valutazione civica e morale, prima ancora che giuridico-amministrativa e procedurale, è un aspetto molto importante.
Vorrei porre alcune domande, condividendo le considerazioni del nostro capogruppo, onorevole Fluvi. Nella sua relazione, a proposito dell'accertamento sintetico e del nuovo redditometro, lei afferma che è stato individuato un modello di valorizzazione attraverso l'analisi di campioni significativi di contribuenti; l'analisi ha riguardato oltre 22 milioni di famiglie, ovvero circa 50 milioni di soggetti: quindi la quasi totalità dell'Italia, che ha circa 60 milioni di abitanti. Mi chiedo quindi come possa esistere ancora nel nostro Paese un'area così forte di evasione, nonostante tale analisi approfondita che ha riguardato un così considerevole numero di soggetti.
L'altra richiesta di informazioni riguarda il rapporto con gli altri Paesi e in particolare con la Confederazione elvetica per lo scambio di informazioni. Vorrei sapere infatti a che punto siamo, perché mi pare che un giorno si faccia un passo avanti e il successivo due indietro.
Nella relazione si mette in evidenza il problema del personale, ma non trovo un'altra valutazione che lei dichiara spetti al legislatore: l'attuale Statuto del contribuente ha subìto modifiche attraverso decreti-legge che hanno introdotto una serie di deroghe rispetto a quanto stabilito dallo Statuto. Vorrei sapere se, a suo giudizio, l'attuale struttura dello Statuto sia sufficientemente idonea a garantire un equilibrio tra la legittima, doverosa azione di accertamento effettuata dall'Agenzia e la tutela del contribuente.
Sull'abuso del diritto - ho letto che dovrebbe essere oggetto di un futuro provvedimento in un provvedimento e lei ha segnalato alcune richieste di intervento normativo - vorrei chiederle se, alla luce delle ultime vicende, consideri superato il problema, in quanto si è finalmente in una fase di definizione di un profilo più compiuto e dettagliato della fattispecie dell'abuso del diritto e dell'elusione fiscale, oppure se - come ritengo - ci sia bisogno di una puntuale iniziativa legislativa.
Quando fa riferimento al numero dai dipendenti chiede di adottare particolari misure. Ritengo che questo ragionamento


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debba essere inquadrato in un più ampio processo di riorganizzazione della macchina pubblica, in particolare del Ministero dell'economia e delle finanze. Con un processo di riorganizzazione e di semplificazione si potrebbero recuperare risorse umane e professionali utili in tempi più rapidi rispetto a un percorso concorsuale, pur necessario, mettendole a disposizione dell'Agenzia per la sua attività.

GUGLIELMO VACCARO. Le pongo direttamente tre domande, per recuperare tempo, dovendo poi scusarmi se non riuscirò a rimanere perché ho un impegno alle 14, ma leggerò il resoconto.
Mi riconosco in molte osservazioni dei colleghi e mi unisco al moto di solidarietà espresso da tutte le parti politiche nei confronti di Equitalia e dell'Agenzia delle entrate per le manifestazioni clamorose e deprecabili di attacco allo Stato: quando si colpisce un funzionario si attacca lo Stato.
Durante le audizioni fatte a dicembre nella seduta delle Commissioni riunite Bilancio e Finanze, il Presidente dell'Istat ha rilanciato la proposta di svolgere in maniera più scientifica e puntuale la valutazione e definizione del quantum evaso. Si tratta di un tema che rimane sempre sullo sfondo della nostra riflessione e su cui non riusciamo a fare un passo deciso. Le chiedo quindi un'opinione sul punto, per poi magari lavorare insieme in Commissione. Dobbiamo capire perché se l'Agenzia, come anche il Presidente dell'Istat e il Presidente della Corte dei Conti, hanno una comune valutazione, non si possa provvedere immediatamente.
Da questi dati, che saranno non solo quantitativi ma anche qualitativi, potranno discendere miglioramenti nella convenzione che regola l'attività dell'Agenzia sul territorio. Questa attività, dal punto di vista di chi si relaziona alla realtà economica (come i colleghi commercialisti), risente di un automatismo che spesso rimanda a logiche aziendali: si parte dal fatto che si deve raggiungere una determinata cifra, c'è un incentivo e si va in quella direzione, senza considerare quanto si può fare e dove puntare maggiormente l'attenzione.
Questa è ormai una consapevolezza diffusa tra gli operatori, di fronte alla quale in un momento come questo non si può assumere un atteggiamento dilatorio, perché la crisi è tale che si rischia di concentrare il fuoco in una sola direzione e, come ho sentito dire anche da alcuni colleghi, ci sono reazioni da evitare a monte.
Per quanto riguarda le cifre connesse all'evasione fiscale, si parla addirittura di 255 miliardi (la parte bassa della forbice) di evasione, il 18 per cento del PIL nazionale: sono cifre iperboliche, se collegate agli 11 miliardi, ma soprattutto al clamore di questi giorni, ridondante, fumoso e anche pericoloso (perfetto e puntuale come sempre l'intervento del mio capogruppo Fluvi sul punto). Al riguardo credo che debba prevalere un approccio equilibrato, anche rispetto ad azioni significative di intervento concentrate su specifici territori o settori. Non è possibile indulgere in commenti, riflessioni e lezioni, utili solo nella misura in cui producono effetti positivi, ma che in questo momento rischiano di esacerbare gli animi.
C'è già un'azione sostanziale di lotta all'evasione, c'è una tendenza verso la tax compliance che voi interpretate in maniera tendenzialmente illuminata, ma ci sono anche delle zone d'ombra. Cito ad esempio una legge che la Camera ha votato all'unanimità, la legge n. 238 del 2010. I tanti problemi nel rapporto tra Agenzia e contribuenti fanno venire meno la reciproca disponibilità all'ascolto e alla collaborazione che serve a tenere in tensione positiva il sistema. La legge n. 238 del 2010 consente a tutti i giovani italiani che abbiano risieduto per due anni all'estero di rientrare nel nostro Paese e di godere di un abbattimento della base imponibile del 70 per cento per gli uomini e dell'80 per cento per le donne per un periodo di tre anni (che il decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, cosiddetto «mille proroghe», ha prorogato al 2015).


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Oggi tanti giovani laureati esperti di finanza internazionale si rivolgono a noi scrivendo migliaia di commenti (siamo a tre cifre) e lamentando un'inadeguatezza nella capacità di interpretare la legge da parte di chi ha in mano i cordoni della borsa, cioè l'Agenzia delle entrate; tale atteggiamento determina una sfiducia crescente in chi è rientrato e sta iniziando a pensare di dover ripartire, a causa del momento critico vissuto dal Paese, facendoci perdere intelligenze, risorse, competenze, capitale sociale e relazionale.
Era previsto un provvedimento attuativo del Direttore dell'Agenzia delle entrate, da emanare entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge, ma per il quale ci sono voluti 180 giorni: quando si fissano delle scadenze per i contribuenti siamo meno flessibili. Con quel provvedimento sono stabilite le disposizioni necessarie per l'applicazione della legge. Da questa norma non può discendere un termine perentorio, oltre il quale chi non ha letto la circolare - pubblicata il 29 luglio 2011 - è escluso dai benefici di legge. Questa è la mia valutazione, da commercialista abilitato alla professione qualche anno fa, anche se arrugginito da altre attività e incombenze.
Raccomando quindi grande attenzione, soprattutto in momenti come questi, verso chi vi scrive o vi interpella. Occorre inoltre fare in modo che le risposte siano coordinate a livello centrale per materie comuni, perché non ci può essere una risposta diversa da sede a sede, dato che nell'era globale di internet tutte le risposte finiscono immediatamente in rete e se non sono coerenti gli utenti ci ridicolizzano. Grazie.

ANGELO CERA. Vorrei salutare il direttore Befera ed esprimere la nostra totale solidarietà a Marco Cuccagna, in quanto ogni azione delinquenziale è sempre da condannare.
Vorrei raccontarle la mia esperienza di parlamentare sui generis. Mi è capitato di accompagnare tre operatori economici in difficoltà presso Equitalia. Si tratta di tre storie diverse, ma vi racconterò una di quelle che mi ha toccato di più. Una società lattiero-casearia, molto nota nella nostra Provincia, si è trovata in difficoltà perché, anche a causa di responsabilità di chi era preposto a controllare, ha accumulato un debito nei confronti dello Stato di circa 300.000 euro. Ho accompagnato il suo rappresentante, perché sono stato sempre convinto che fosse una delle aziende più serie della mia provincia: ne conoscevo il proprietario e si trattava di un'azienda con quasi 40 dipendenti. Mi ha rappresentato tutte le difficoltà, mostrandomi un mazzo di assegni: oggi non si paga più a 30, 60, 90, 120 giorni, ma chi consegna latte è costretto a incassare dopo 4-5 mesi, con la preoccupazione di dover pagare gli stipendi a fine mese.
Mi sono quindi trovato di fronte a una situazione che mi è apparsa molto strana: partendo da un debito di 300.000 euro, questo imprenditore si è trovato a dover pagare una somma lievitata sino a 600-800.000 euro. Questo amico si è rivolto anche alla famiglia, che ha fatto la sua parte, è stato aiutato per un certo periodo; poi si è rivolto agli amici e infine alle banche: l'ultima speranza per pagare Equitalia era che la storia dell'azienda potesse incidere sul giudizio delle banche.
Vorrei sapere come funziona, direttore: le aziende sane sono nella mente di uno Stato padre che in qualche momento comprende le loro difficoltà, considerando la loro storia, oppure devono «passare nella macina»? Mi chiedo come si possa rilanciare l'economia, se il protagonista nell'uccisione di un'azienda è lo Stato, che da 300.000 porta il debito a 600-800.000 euro.
Vorrei capire come funziona questo meccanismo, perché da politico mi sono interessato a queste vicende per tre volte e il sistema adottato è stato sempre lo stesso: ci si è ritrovati con somme tremendamente lievitate. Almeno una di queste tre aziende si è rivolta agli usurai, come purtroppo succede quando la disperazione è grande, ma mi chiedo in questo caso se fosse più usuraio chi prestava i soldi o chi sferrava l'ultimo colpo per far morire un'azienda sana, ovvero, in questo caso, lo Stato.


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Vorrei sapere se voi che siete al vertice della burocrazia ci mettete anche un po' di coscienza. Se il sistema non va qualcosa va cambiato, anche nell'approccio verso i debitori. Le chiedo quindi se nei confronti di chi si trova in difficoltà lo Stato sia un alleato o l'ultimo assalitore, quello che sferra il colpo mortale.

PRESIDENTE. Grazie. Do la parola al direttore dell'Agenzia delle entrate, Attilio Befera, per la replica.

ATTILIO BEFERA, Direttore dell'Agenzia delle entrate. Grazie. L'onorevole Barbato ha posto alcuni problemi che riguardano principalmente il lavoro svolto recentemente e, più in generale, i rapporti con la Guardia di Finanza. I rapporti con la Guardia di finanza sono ottimi e in piena e continua collaborazione. Facciamo controlli sul territorio separati perché loro ne fanno molti di più e per aumentare l'effetto deterrenza, che è lo scopo principale di questi controlli.
Non mi risulta che la procura di Milano usi per le proprie indagini dipendenti dell'Agenzia delle entrate. Presso la procura di Milano un paio di nostri dipendenti svolgono un'attività di predisposizione formale degli atti che l'Agenzia delle entrate trasmette alla procura. Si tratta quindi di un'attività puramente formale, non di assistenza particolare alla procura. Al contrario mi risulta che, come in tutte le altre procure italiane, le attività di polizia giudiziaria sono svolte dalla Guardia di finanza e dalle altre forze dell'ordine. Noi non svolgiamo attività di polizia giudiziaria, anche se ovviamente quando presentiamo una denuncia possiamo essere chiamati a spiegarla. I rapporti sono ottimi, il MUV (Modello Unificato d i Verifica) funziona, abbiamo una collaborazione continua a livello nazionale, regionale e provinciale. I rapporti sono sempre coordinati per evitare di creare situazioni negative per i contribuenti, derivanti dalla nostra scarsa capacità di coordinamento. Esiste quindi una fortissima collaborazione.
Per quanto riguarda il costo di queste attività sul territorio, è vero che a Cortina l'Agenzia non ha uffici, ma ci siamo dati un'organizzazione provinciale per l'attività di controllo. C'è generalmente un costo di missione, ma abbiamo ridotto il costo della nostra attività: il rapporto tra i tributi gestiti e i costi di struttura è passato dall'1,5 degli anni precedenti allo 0,7 del 2011. L'Agenzia delle entrate, quindi, costa sempre meno allo Stato. Non abbiamo spese di rappresentanza, non abbiamo spese di consulenza (perché facciamo tutto da soli), non abbiamo auto blu, non abbiamo spese superflue: le nostre sono principalmente spese di personale e per i servizi per l'attività istituzionale, quindi l'F24 e le dichiarazioni, e spese di informatica, che sono investimenti più che spese.
Per i controlli internazionali abbiamo un nostro ufficio, l'Ufficio centrale per il controllo agli illeciti fiscali internazionali (UCIFI) che si occupa di controlli internazionali in piena collaborazione con la Guardia di Finanza, che sul territorio estero ha strutture predisposte ad essere l'interfaccia verso di loro e verso di noi. Sarebbe una duplicazione, se andassimo anche noi, e del resto loro lo fanno da sempre e lo fanno bene, quindi questo è coerente con l'intero disegno.
Per quanto riguarda il rapporto di fiducia, onorevole Fogliardi, a parte le molte lettere che ho scritto e gli interventi effettuati sui Direttori provinciali, alla base del recupero di questi 120 miliardi c'è il cambiamento del rapporto di fiducia, quindi la nascita di una forte fiducia fra Stato (Agenzia delle entrate) e contribuente. È chiaro che non tutto funziona ancora bene e i casi che lei ha elencato derivano da quel problema che speriamo venga presto superato. Il sistema fiscale italiano è nato nel 1970, abbiamo fatto una marea di leggi (anche l'Agenzia delle entrate ha contribuito a proporle) che hanno reso estremamente complesso il sistema, per cui abbiamo una serie di adempimenti, peraltro utilissimi, in quanto non facciamo collezionismo da informazione: l'Agenzia delle entrate chiede i dati che usa perché sono necessari per una determinata azione di controllo.


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Per raggiungere l'obiettivo di ridurre il fatto evasivo, disturbiamo anche i contribuenti onesti. Con il decreto-legge «Salva Italia» è stato introdotto l'istituto della trasparenza, per cercare di distinguere i contribuenti onesti che si presentano al fisco - aiutandoli, agevolandoli, addirittura svolgendo noi delle funzioni - da quelli disonesti. Lei quindi ha perfettamente ragione e oggi siamo intervenuti con un comunicato stampa perché ieri sera tardi abbiamo avuto notizia di questi disservizi. C'è una continua richiesta di dati: per la seconda comunicazione dello spesometro stiamo proponendo - sarà poi il Parlamento a decidere - di prevede che la comunicazione riguardi l'elenco completo delle operazioni effettuate, perché il limite a 3.000 euro causa solo fastidio agli addetti ai lavori. Mi auguro che la delega sulla riforma fiscale sia fatta in modo da eliminare o almeno concentrare tutti questi adempimenti inutili.
Per quanto riguarda la spettacolarizzazione dei nostri interventi citata dall'onorevole Fugatti, vorrei precisare che non abbiamo mai avuto la volontà di spettacolarizzare né di fare interventi nel mucchio. Ogni anno facciamo decine di questi interventi, la Guardia di finanza ne fa sicuramente molti più di noi e non se ne è mai parlato, se non localmente (ricordo soltanto il caso di uno yacht che era finito sui giornali). La spettacolarizzazione non è stata quindi voluta o richiesta da noi. A noi interessa essere presenti sul territorio e non spariamo nel mucchio: al contrario, i nostri controlli riguardano gli esercizi precedentemente selezionati in base a una particolare situazione di pericolosità fiscale. Tanto è vero che i risultati sono eclatanti, perché sapevamo già che in taluni esercizi commerciali c'era un elevato rischio di evasione.
Non vogliamo spettacolarizzare e, in generale, vogliamo lavorare in silenzio su queste cose, perché ci interessa testimoniare la presenza fiscale sul territorio: dal punto di vista fiscale lo Stato è presente sul territorio. Questi interventi sono molto importanti sia in termini di presenza, sia in termini pratici, e qui rispondo al problema dei costi. C'è un appiattimento sugli studi di settore: il soggetto è congruo per gli studi di settore, però non dichiara tutto. I questionari degli studi di settore non sempre sono compilati con onestà e correttezza, quindi la presenza sul territorio serve per verificare queste posizioni.
Onorevole Pagano, ci conosciamo da tanti anni, credo che la preoccupazione che non vengano colpite le imprese marginali sia anche nostra, al punto tale che non perseguiamo tali imprese, ma quelle che hanno un indice di pericolosità fiscale molto elevato. Anche in risposta ad altre osservazioni tengo a precisare che non abbiamo alcun interesse a creare problemi alle aziende: desideriamo che l'azienda paghi il dovuto ma sopravviva, perché soltanto in questo modo può continuare a garantire l'occupazione necessaria e il gettito per lo Stato. Questa è la nostra massima preoccupazione.
Per quanto riguarda le truffe internazionali sull'IVA e le società off-shore, credo che sia la legislazione, sia le nostre strutture e le task force dedicate (prima citavo l'UCIFI) alla fiscalità internazionale e all'evasione dovuta a spostamento di risorse internazionali, nonché l'attività stessa di ruling sul transfer price delle grandi imprese (che tende a riportare in Italia basi imponibili spostate) costituiscano un'attività quotidiana. Non svolgiamo soltanto attività sul territorio a Cortina e a Milano, ma facciamo principalmente queste ulteriori attività.
In relazione ai dati, posso citare quelli del 2010, perché non abbiamo ancora l'analisi del 2011, ma su 10,5 miliardi riscossi l'anno scorso solo 2 miliardi sono da controllo della liquidazione. Quest'anno la maggior parte delle somme deriva dalle grandi imprese, dalle grandi elusioni, quindi credo che l'Agenzia delle entrate stia facendo tutto perché questo approccio funzioni e non si infierisca sull'impresa marginale, la cui sopravvivenza è a rischio. Tendiamo ad evitarlo nei limiti del possibile, ma ovviamente la legge non ci impone di non colpire chi è in difficoltà, per cui dobbiamo cercare di essere imparziali. Quello che ci guida però è l'indice di


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pericolosità fiscale, valutato sulla base di incroci di dati, e non credo che l'impresa marginale abbia degli elevatissimi indici di pericolosità fiscale.
Sulla questione del personale tengo a precisare che noi non abbiamo personale di prima fascia, ovvero di supporto, e quasi non abbiamo più personale di seconda fascia. L'Agenzia delle entrate ha principalmente funzionari laureati, grazie alla splendida scelta compiuta dieci anni fa: in dieci anni abbiamo sostituito 12.000 dipendenti, anche di prima e seconda fascia, esclusivamente con elementi di terza fascia. I risultati ottenuti sono basati essenzialmente sulla qualifica professionale e sulla competenza dei nostri funzionari laureati. Chiederei quindi una deroga per continuare su una strada che ha dato risultati soddisfacenti per tutti.
Anche per i reggenti la stabilizzazione è essenziale: se non avessimo i reggenti, visto che da dodici anni non si fanno concorsi, nessuno potrebbe firmare gli atti, con tutte le conseguenze che questo potrebbe comportare. Stiamo anche valutando la possibilità di modificare la struttura dirigenziale dell'Agenzia delle entrate per dare maggiore spazio ai soggetti che possono assumersi la responsabilità degli atti.
Rispondo all'onorevole Leo: noi facciamo continuamente attività di back office, di incrocio dei dati. Controlliamo i proprietari di tutte le autovetture cosiddette «di lusso» e l'anno scorso un controllo su 3.000 autovetture di lusso ha dato luogo a una maggiore base imponibile di 160 milioni di euro, e mi pare che un migliaio di soggetti abbia pagato con adesione.
Vorrei aprire un discorso sull'adesione, perché si parla tanto di accertamento con adesione come sconto che noi facciamo ai grandi contribuenti, ma non è vero: l'accertamento con adesione costituisce non uno sconto, ma una procedura stabilita per legge, per cui possiamo modificare il nostro accertamento sulla base di elementi documentati portati dal contribuente. Lo facciamo tanto per il grande contribuente (come Valentino Rossi, continuamente evocato), quanto per piccoli contribuenti che avevano differenze di reddito non particolarmente elevate, individuate attraverso l'acquisto di autovetture di lusso.
Per quanto riguarda il raddoppio dei termini nel caso di indagine penale siamo perfettamente d'accordo, ma c'è stata una sentenza che dobbiamo rispettare, quindi ci auguriamo che il Parlamento a breve intervenga.
Per quanto riguarda il problema di Equitalia, è vero che non tutti i contribuenti sono evasori, ma non è possibile per le leggi dello Stato e per l'applicazione dell'articolo 53 della Costituzione operare un distinguo fra chi non può pagare e chi non vuole pagare con dolo. Poiché la legislazione attuale non lo consente, Equitalia deve agire nei confronti di entrambi i soggetti.
Per quanto riguarda il fatto che le amministrazioni non pagano, e quindi molti soggetti che vengono sottoposti alle azioni di Equitalia vantano contemporaneamente crediti commerciali verso lo Stato, una norma approvata due anni fa sulla compensazione fra crediti commerciali e ruoli non ha trovato ancora il suo decreto applicativo, ma fu proposta da Equitalia.
Per quanto riguarda quel ravvedimento operoso, onorevole Comaroli, se è un ravvedimento operoso la fideiussione non c'è più da mesi.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Anche sulle transazioni?

ATTILIO BEFERA, Direttore dell'Agenzia delle entrate. Cosa intende per transazioni? Non si possono fare transazioni con lo Stato: esiste solo l'articolo 182-ter della legge fallimentare...

SILVANA ANDREINA COMAROLI. È stato sottoposto all'Agenzia delle entrate tutto il fascicolo e l'Agenzia ha fatto un piccolo sconto per quanto riguarda le sanzioni.

ATTILIO BEFERA, Direttore dell'Agenzia delle entrate. Quella è una procedura prevista dall'articolo 182-ter della legge


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fallimentare, per la quale è stato sicuramente presentato un piano industriale. Non mi risulta però che tale procedura preveda la fideiussione, perché il piano è omologato dal giudice.
Abbiamo tolto la fideiussione proprio perché nessuno poteva più rilasciarla, a riprova del fatto che siamo e vogliamo continuare ad essere molto attenti alle esigenze dei contribuenti. La prima che ha tolto la fideiussione è stata Equitalia.
Ringrazio l'onorevole Pugliese di aver detto che la cosa più intelligente che ha fatto l'Agenzia delle entrate è lo spot, ma mi auguro di fare anche altro!

MARCO PUGLIESE. In un momento di attacco alla casta ha colpito.

ATTILIO BEFERA, Direttore dell'Agenzia delle entrate. È vero che c'è una fuga di capitali all'estero. Ogni volta che lo Stato interviene pesantemente nella lotta all'evasione c'è qualcuno che, non contento di aver evaso fino a quel momento, continua a evadere e cerca di trasferire capitali all'estero. Purtroppo è una realtà, che comincia a trovare però dei punti di riferimento importanti nei nostri dati. La movimentazione finanziaria, sia pure nei totali, ci consente di capire chi trasferisce o fa sparire denaro, per cui la pericolosità fiscale viene in evidenza e possiamo agire più facilmente di prima. Effettuiamo quindi controlli fiscali soltanto sulla base di attività di selezione, quindi spero di aver risposto alle sue osservazioni.
Considero molto interessante il riferimento ai film I tartassati e Non ci resta che piangere, ma si può ricordare anche Qualunquemente, in cui c'è l'effetto contrario. Noi non vogliamo vessare i cittadini, e le lettere che ho scritto e gli interventi che stiamo facendo con i miei collaboratori mirano a basare il rapporto fra funzionario e contribuente sulla fiducia. Alcuni interventi sono necessari: di depositi fiscali abbiamo parlato mille volte e mi auguro che adesso il legislatore intervenga a normalizzare questa situazione.
Non accuso i giornalisti per le spettacolarizzazioni, ma sostengo che si enfatizzino troppo certe situazioni sull'onda delle emozioni o di quelle che si ritengono le esigenze di lettura dei nostri cittadini. Forse è vero quanto diceva l'onorevole Fluvi sull'esigenza di prestare un'attenzione maggiore prima di enfatizzare quello che Equitalia o l'Agenzia delle entrate fanno di cattivo o di buono.
A questo proposito, questa mattina ho letto una pseudo-intervista in cui ho trovato dei virgolettati che qui sconfesso, perché non è nel mio stile parlare di «noti evasori» - e mi scuso pubblicamente di quello che è stato scritto, che non era nel mio pensiero - né intervenire su questioni di natura politica. Come Direttore dell'Agenzia ho fatto una chiacchierata con un giornalista al fine di difendere 32.000 dipendenti dell'Agenzia delle entrate, e in particolare 8.000 dipendenti di Equitalia, che per fare il loro dovere oggi vanno in ufficio con un po' di preoccupazione; infatti, non solo il Direttore generale, ma anche altri dipendenti sono stati oggetto di attacchi, intimidazioni e violenze. In quanto capo delle due strutture credo di avere il dovere di difenderli. Questo era il senso del discorso fatto con quel giornalista, senza alcun attacco di natura politica o pretesa di individuare evasori, come credo sia testimoniato da quanto ho dichiarato pubblicamente negli ultimi tre anni. Sento profondamente il dovere di difendere questi 40.000 soggetti e lo farò sempre.
Riprendo, quindi, quanto diceva l'onorevole Fluvi: noi raggiungeremo gli 11,5 miliardi, e forse più, grazie a un'azione continua dell'Agenzia delle entrate. Per quanto riguarda i numeri che ci chiede, prima ho accennato ai 2 miliardi dell'anno scorso da liquidazione e da controllo, mentre per i dati sulla cedolare secca l'opzione sarà esercitata il 30 giugno, quindi potremo fornirli a breve ma non sono ancora particolarmente importanti. L'attività di riscossione di Equitalia ammonta a 8,6 miliardi nel 2011, mentre era di 8,9 miliardi nel 2010, per cui quanto ho affermato dipende da questo. Mi auguro che il trend positivo riprenda, anche perché ormai le modifiche all'organizzazione


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sono state apportate, abbiamo ulteriormente migliorato la qualità dei nostri dati, stiamo aprendo quello che definisco «sportello amico», cioè uno sportello presso ogni ufficio di Equitalia a cui il contribuente che abbia difficoltà a pagare può rivolgersi per trovare una soluzione.
Uno sforzo di cambiamento è stato fatto su proposta di Equitalia nel decreto-legge «Salva Italia», sia in termini di aggio sia di rateazione, e stiamo ragionando per compiere ulteriori passi su questa strada. Sono possibili ulteriori miglioramenti, che ovviamente dovranno essere recepiti per legge perché Equitalia non ha facoltà di operare autonomamente, per cui presto li proporremo.
Per quanto riguarda il problema del redditometro, onorevole Strizzolo, per determinare la metodologia su cui fondare la base del redditometro abbiamo preso i dati di 50 milioni di soggetti. Questi ci servono come base per determinare i cluster su cui basare i nuovi dati dei contribuenti, quindi abbiamo considerato una base storica. Attraverso il redditometro raggiungeremo l'obiettivo indicato, realizzando una lotta all'evasione a tutto campo, prendendo i dati dei singoli contribuenti e confrontandoli con quanto hanno speso e risparmiato con i movimenti finanziari. Questa è la strada che è stata intrapresa adesso perché abbiamo cambiato il redditometro l'anno scorso.
Per quanto riguarda i rapporti con la Svizzera, mi permetto di non rispondere perché è un problema politico, di competenza del Ministero dell'economia, noi non siamo partecipi di questa attività. Lo Statuto del contribuente a mio avviso è sufficiente, e mi permetto di dire che vi derogano maggiormente il Parlamento e il Governo che l'Agenzia delle entrate. Sull'abuso del diritto siamo perfettamente d'accordo: è necessaria una norma che lo regolamenti.
Il Presidente dell'Istat, onorevole Vaccaro, ha proposto di realizzare uno studio sistematico sulla quota di evasione, credo che l'abbia detto anche il Presidente della Corte dei conti. Noi siamo perfettamente d'accordo e siamo pronti: abbiamo già collaborato con queste due istituzioni per avere i dati, anche certificati da parte di un soggetto terzo, sulla quota di evasione in Italia. Noi comunque rileviamo una serie di dati per valutare se la nostra azione stia andando nel verso giusto.
Noi non diamo ai nostri dipendenti soltanto un obiettivo quantitativo per ottenere un premio, ma da un anno diamo anche degli obiettivi qualitativi. Non diamo il premio soltanto perché si raggiungono gli 11 miliardi, ma andiamo a valutare la qualità dell'azione di servizio al contribuente e di contrasto all'evasione, attraverso alcuni indici che l'Agenzia ha creato per misurare questo tipo di performance. Abbiamo scelto di farlo per attenuare quelle critiche - in qualche caso giuste - sul fatto che basassimo la nostra azione sull'obiettivo, per cui i nostri dipendenti pur di raggiungerlo effettuavano attività non sempre corrette. Abbiamo quindi eliminato questo aspetto.
Non conosco bene la legge n. 238 del 2010 per l'abbattimento delle imposte dei ricercatori che rientrano in Italia. In ogni caso, la norma prevede un decreto del Ministero, quindi non sono in grado di dare risposte sul ritardo, perché non si tratta di un atto dell'Agenzia delle entrate.
Per quanto concerne il problema delle cifre che lievitano nel caso di accertamenti, non faccio riferimento al caso specifico, che non conosco. Tuttavia, nel caso di mancato pagamento delle imposte bisogna sempre ricordare che all'imposta non pagata occorre aggiungere una sanzione, che non è di Equitalia, ma va a favore dello Stato. Se non ci fosse una sanzione pesante, nessuno pagherebbe le imposte. La sanzione è pesante e va dal 30 al 100 per cento, ma non può essere definita usura perché non c'è il credito: l'usura nasce quando si riceve un finanziamento e si pagano interessi elevatissimi. Se non c'è il credito - e in questo caso non c'è - l'usura non esiste. Le sanzioni comunque sono elevate e a queste vanno aggiunti gli interessi di mora dalla data in cui si sarebbe dovuto pagare l'imposta al momento in cui l'infrazione è accertata, e normalmente si tratta di 4-5 anni di


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interessi di mora; attualmente il tasso di mora è il 5,02 per cento, per cui dopo 4 anni è pari al 20 per cento. Se si aggiunge un 50 per cento di sanzione, si arriva al 70 per cento, ma è la legge dello Stato a prevederlo a difesa dell'obbligo tributario. Equitalia prende un 9 per cento flat, che adesso verrà modificato; poiché si tratta di un importo fisso, esso incide sempre meno con il passare del tempo, per cui il primo anno è il 9 per cento, il secondo anno il 4,5, il terzo anno 3, e così via.
Si continua a dire che Equitalia fa usura, ma Equitalia non c'entra assolutamente niente: è la sanzione ad essere elevata. Il Parlamento può ridurre la sanzione o modificarla, ma credo che una sanzione pesante debba rimanere, a tutela dell'obbligo tributario.
Un'ultima considerazione: noi lavoriamo sempre con coscienza. La stampa riporta sempre i casi in cui apparentemente o realmente Equitalia sbaglia, ma per nostra scelta non vengono mai portati all'attenzione della stampa i casi in cui noi aiutiamo il contribuente, e ce ne sono tanti.
Credo di aver risposto a tutto.

PRESIDENTE. Nel ringraziare il direttore dell'Agenzia delle entrate, Attilio Befera, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14,25.

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