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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione XIII
8.
Martedì 27 ottobre 2009
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Rosso Roberto, Presidente ... 2

Audizione di rappresentanti dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, sulle questioni riguardanti la produzione di energia e combustibili con l'utilizzo di fonti rinnovabili di origine agricola, zootecnica e forestale (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Rosso Roberto, Presidente ... 2 6 7 8 10 12
Bellotti Luca (PdL) ... 6 11
Fanelli Tullio, Commissario dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas ... 7 8 11
Nastri Gaetano (PdL) ... 6
Ortis Alessandro, Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas ... 2 6 9 10 12
Servodio Giuseppina (PD) ... 7
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP.

COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di martedì 27 ottobre 2009


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO ROSSO

La seduta comincia alle 14,30.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, sulle questioni riguardanti la produzione di energia e combustibili con l'utilizzo di fonti rinnovabili di origine agricola, zootecnica e forestale.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas sulle questioni riguardanti la produzione di energia e combustibili con l'utilizzo di fonti rinnovabili di origine agricola, zootecnica e forestale.
Sono presenti, e li ringraziamo, il presidente dell'Autorità, ingegnere Alessandro Ortis, l'ingegner Tullio Fanelli, commissario, il dottor Alessio Borello, responsabile per i rapporti istituzionali nazionali, e l'ingegner Andrea Galliani, funzionario della direzione mercati.
Do il benvenuto e cedo la parola ai nostri auditi.

ALESSANDRO ORTIS, Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas. Grazie, presidente. Innanzitutto, desidero ringraziare lei e tutti i componenti della Commissione per aver voluto ascoltare anche l'Autorità per l'energia in merito al tema dell'utilizzo energetico di fonti rinnovabili di origine agricola, zootecnica e forestale.
È stata distribuita anche la nostra memoria, che io percorrerò, omettendo alcuni passaggi, che pure abbiamo ritenuto opportuno inserire nel documento scritto per completezza e per maggiore informazione.
Partirò rilevando come gli strumenti di incentivazione che esistono attualmente a supporto delle fonti rinnovabili vadano inquadrati nell'ottica del raggiungimento degli obiettivi europei attribuiti agli Stati membri con la direttiva n. 28 del 2009.
Assumendo lo scenario al 2020 indicato lo scorso anno dalla Commissione, in cui si mantiene costante il tasso di crescita dei consumi di energia primaria negli ultimi anni, l'obiettivo italiano - il 17 per cento - equivarrebbe a 28 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (megaTEP) attribuibili alle fonti rinnovabili, a fronte di un valore attuale di circa 8 megaTEP. È un bel salto.
Tale obiettivo è talmente rilevante che, secondo il position paper del Governo italiano del settembre del 2007, supera il potenziale massimo teorico di utilizzo delle fonti rinnovabili, stimato pari a 24,5 megaTEP, distribuiti secondo i diversi settori e filiere.
Per adeguare l'obiettivo assegnatoci alle dimensioni del potenziale, è quindi indispensabile adottare misure per ridurre, entro il 2020, il consumo finale tendenziale di circa il 13 per cento. Naturalmente,


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una riduzione ulteriore potrebbe consentire di portare l'obiettivo al di sotto del potenziale.
Non è scritto nel documento, ma approfitto per sottolineare l'importanza dell'uso razionale dell'energia - non è argomento di oggi - l'uso intelligente, o chiamiamolo risparmio, proprio al fine di centrare gli obiettivi individuati per le rinnovabili, ancorché sorgente virtuale e virtuosa per diminuire i costi e contribuire a migliorare la bilancia energetica del Paese.
Occorre evidenziare che tale potenziale massimo - quello di 24,5 megaTEP - teorico di sviluppo delle rinnovabili, pur essendo inferiore all'obiettivo europeo definito con la direttiva, è pari a circa tre volte l'attuale utilizzo di fonti rinnovabili. L'incremento, in termini assoluti, è pari a circa 16,5 megaTEP e sarebbe ripartito solo per 4,5 megaTEP al settore elettrico, per circa 4 ai carburanti e per ben 8 alla produzione termica. Con questo, voglio sottolineare il ruolo portante e importante che sarà da attribuire, e che è in capo, alle biomasse.
Tale obiettivo presenta numerose criticità. Solo a titolo di esempio, i 9,3 megaTEP di produzione termica da biomasse rispetto agli attuali 2 - ripeto 2 diventano 9 - vanno confrontati con i circa 25 di consumo di metano per uso civile.
Non potendo trattarsi di consumi aggiuntivi, si dovrebbe ipotizzare che alcuni milioni di famiglie passino dall'attuale tipo di riscaldamento a una forma di utilizzo di biomasse.
In ogni caso, il ruolo delle biomasse come combustibile per la produzione elettrica, termica e di biocarburanti, i tre filoni di uso, è di gran lunga il più rilevante nel contesto delle fonti rinnovabili. Oltre il 50 per cento del potenziale massimo teorico di sviluppo delle rinnovabili è legato alle biomasse e, dunque, lo sviluppo di queste ultime è il più determinante ai fini del raggiungimento dell'obiettivo europeo definito nel Climate package.
Nonostante tale evidenza, fino a oggi l'attenzione dei sistemi di incentivazione è stata rivolta più ad altre fonti rinnovabili, quali il solare, il fotovoltaico o l'eolico. Ciò è singolare, anche in considerazione del fatto che tali fonti, pur meritevoli, presentano, a differenza delle biomasse, una filiera di produzione fortemente basata sull'importazione della componentistica e apportano, quindi, un contributo più modesto in termini di valore aggiunto nazionale.
La motivazione di tale singolarità risiede, probabilmente, nel ricorso alle tariffe elettriche quale modalità principale di acquisizione delle risorse finanziarie per le incentivazioni, che presenta, tuttavia, aspetti di non equità redistributiva, come l'Autorità ha segnalato più volte. Si tratta di aspetti connessi all'attuale meccanismo di tipo parafiscale, che fa gravare gli oneri dell'incentivazione per le rinnovabili, peraltro maggiorate dell'IVA in bolletta, sui consumi di energia elettrica. Così, per esempio, una famiglia numerosa, con maggiori consumi, è chiamata a contribuire al sostegno delle rinnovabili più di un single benestante, che mediamente consuma di meno.
Pur tuttavia, l'integrale raggiungimento del potenziale di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, stimato in 104 terawattora, pur comportando un sostanziale raddoppio della produzione attuale, potrà contribuire - come evidenziato - per soli 4,5 megaTEP aggiuntivi all'obiettivo europeo definito dal Climate package. In sostanza, ciò equivarrebbe a incrementare solo del 3 per cento circa - si passerebbe, quindi, dal 6 al 9 - la percentuale delle fonti rinnovabili a copertura dei consumi di energia primaria. L'obiettivo del 17 per cento resterebbe, quindi, in larga parte inattuato. In questo modo, si sottolinea il peso, il valore, la rilevanza delle biomasse.
A fronte di tale modesto contributo per la parte relativa all'energia elettrica, i costi che i clienti finali del sistema elettrico italiano potrebbero dover sostenere per raggiungere questo obiettivo parziale sono assai elevati. In particolare, anche ipotizzando che gli attuali livelli di incentivazione vengano progressivamente ridotti


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fino al 50 per cento per gli impianti che entrino in esercizio nel 2020, già scontando questo percorso, gli oneri che i clienti finali del sistema elettrico italiano potrebbero dover sostenere passerebbero dagli attuali 1,6 miliardi di euro l'anno - quelli del 2008 - che, peraltro, escludono l'incentivo alle fonti assimilate del CIP6, a circa 3 miliardi di euro nel 2010, a più di 5 miliardi di euro nel 2015, per raggiungere nel 2020 i 7 miliardi. È evidente che si tratta di un onere rilevante in bolletta, che pone, pertanto, problemi di sostenibilità economica dal lato dei consumatori.
Con questa memoria abbiamo anche cercato di sintetizzare alcuni elementi che abbiamo già avuto modo di evidenziare durante due audizioni nel mese di febbraio - una in X Commissione della Camera e una in 10a Commissione del Senato - in materia di fonti rinnovabili. Tali audizioni sono state supportate da due documenti che trattano in modo molto più esteso la complessità del sistema delle sorgenti rinnovabili. Li cito perché possono essere una documentazione utile per eventuali approfondimenti.
Per quanto riguarda i meccanismi di incentivazione, in Italia ne convivono di fatto diversi. Fra questi vi sono meccanismi di mercato come il feed-in tariff, sistemi misti (di mercato ma anche con elementi di tariffe amministrate) e fondi perduti a livello locale. Li abbiamo riassunti in modo più esteso nel testo scritto.
Per quanto riguarda la promozione della produzione di energia elettrica diffusa da biomasse, nell'ambito dell'incentivazione di questo settore, per impianti di taglia non superiore a un megawatt si evidenzia come l'articolo 3 del disegno di legge C. 2260, quello all'esame di questa Commissione, miri a completare le disposizioni già adottate con la finanziaria 2008, rimuovendo il concetto di filiera per la produzione di energia elettrica da biomasse di potenza fino a un megawatt.
In particolare, la norma si appresterebbe a fissare una tariffa onnicomprensiva pari a 0,28 euro a chilowattora in luogo dello 0,30 inizialmente definito dalla medesima finanziaria per la filiera e dello 0,22 per le altre biomasse.
Occorre considerare che le disposizioni contenute nell'articolo 3 del disegno di legge C. 2260 sono oggi già vigenti. Difatti, l'articolo 42, in particolare i commi da 5 a 8 della legge n. 99 del 2009, ha già tradotto in legge la norma in questione, introducendo al testo un'unica modifica migliorativa. Al comma 8 è stato, infatti, precisato che la nuova tariffa onnicomprensiva unica di 0,28 euro a chilowattora deve essere riconosciuta agli impianti di proprietà di aziende agricole, o gestiti in connessione con aziende agricole, agroalimentari, di allevamento e forestali, che a tale tariffa hanno diritto sin dal giorno dell'entrata in esercizio commerciale dell'impianto stesso, e non da quello dell'entrata in vigore della legge 15 agosto 2009, n. 99. In questo modo, è stata sanata l'incertezza normativa relativa al periodo intercorrente tra le entrate in esercizio commerciale dell'impianto e il 15 agosto del 2009.
Una considerazione a sé merita il fatto che la norma ammetta la cumulabilità della tariffa onnicomprensiva con altri incentivi pubblici. Essa è già prevista dalla legge n. 296 del 2006 con riferimento agli impianti alimentati da biomasse e biogas derivanti da prodotti agricoli, di allevamento e forestali, ottenuti nell'ambito di intese di filiera o contratti-quadro, oppure di filiere corte.
Sebbene la scelta di introdurre ulteriori regimi di sostegno attenga a orientamenti di politica fiscale, su cui ovviamente questa autorità non ha alcuna competenza, ci sentiamo comunque di suggerire una riflessione al riguardo: un trattamento incentivante particolarmente vantaggioso può finire per introdurre anche alcune distorsioni nella competizione tra le fonti, o addirittura tra iniziative simili allocate in ambiti territoriali diversi. Tali distorsioni potrebbero, da un lato, non premiare l'efficienza e, dall'altro, provocare fenomeni di commercio improprio di diritti e


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di autorizzazioni già evidenti per altre fonti rinnovabili, quali il fotovoltaico o l'eolico.
I principali vantaggi della produzione energetica da biomasse in Italia sono, come accennato, il potenziale di produzione significativamente superiore alle altre fonti rinnovabili e il possibile forte contributo, in termini di valore aggiunto, ancora una volta significativamente superiore a quello delle altre fonti rinnovabili. Tuttavia, per garantire il conseguimento di tali vantaggi, la legislazione ha intrapreso un percorso basato sulle intese di filiera o contratti-quadro, ovvero sulle cosiddette filiere corte, che si è rivelato di complessa attuazione a causa dei problematici profili inerenti alla concorrenza, evidenziati, peraltro, anche dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato con la sua segnalazione del 31 ottobre del 2006, sia pure con riferimento specifico ai biocarburanti.
In effetti, il solo riferimento territoriale, comune sia alle intese di filiera o contratti-quadro, sia alle filiere corte, non è sufficiente a giustificare, anche in una visione di diritto comunitario, un privilegio o, comunque, una disparità di trattamento. Sarebbe, invece, ben più giustificato un riferimento all'efficienza energetica dell'utilizzo di biomasse.
È noto, infatti, che la produzione di energia da biomassa in funzione dei processi utilizzati nelle fasi di concimazione, coltivazione, trasformazione, trasporto e utilizzo induce consumi energetici di fonti convenzionali anche molto rilevanti. Alcune analisi svolte da istituti di ricerca portano a stimare che tali consumi possano variare da pochi punti percentuali fino a valori prossimi al 100 per cento dell'energia prodotta dalle stesse biomasse. È evidente che la prossimità territoriale è uno dei fattori che concorre a tale efficienza, ma non è certamente l'unico.
Il sistema integrato di gestione e di controllo previsto dal regolamento della Commissione europea n. 73 del 2009 ben si presterebbe, con gli opportuni interventi aggiuntivi, al monitoraggio dei consumi indotti da iniziative di produzione di energia da biomasse, secondo parametri predefiniti standardizzati. La qualificazione di progetti più meritevoli dal punto di vista energetico potrebbe ben giustificare un sistema premiale, sia rispetto alla normativa comunitaria, sia ai princìpi della concorrenza, garantendo, inoltre, l'effettivo conseguimento dei vantaggi della produzione energetica da biomasse.
Un tale schema di incentivazione avrebbe, inoltre, il pregio di stimolare una progettualità di sistema non limitata alle fasi finali dell'utilizzo della biomassa, con ricadute anche in termini di innovazione tecnologica e organizzativa.
A tali progetti, in particolare a quelli finalizzati non solo alla produzione elettrica, ma anche o solo a quella termica, si potrebbero applicare schemi di finanziamento diversi da quelli già in essere per le iniziative di efficienza energetica - per esempio, i certificati bianchi, pur gravanti anch'essi sulle tariffe elettriche e del gas naturale - fino a nuovi schemi basati sulla fiscalità, ovvero sul bilancio dello Stato.
L'Italia, oltre a tener conto degli impegni assunti nell'ambito dell'Unione europea, ha certamente motivazioni specifiche aggiuntive per confermare l'orientamento favorevole per le rinnovabili, tra cui le opportunità di investimento e la possibilità di sviluppare filiere industriali per le fonti rinnovabili. Il caso in esame, le biomasse, può rappresentare effettivamente un incentivo all'efficienza, all'innovazione, e contribuire allo sviluppo delle aziende agricole. Tuttavia, tra gli aspetti da curare con particolare attenzione, ci permettiamo di attirare l'attenzione sull'instabilità normativa che si è prodotta fino a oggi, e che certamente non favorisce il settore, e sul sistema autorizzativo locale, frammentato, spesso burocratizzato e ostacolo per lo sviluppo e il sostegno delle rinnovabili.
Esiste, infine, l'eventualità che emergano, nel medio termine - come dicevo poco fa - problemi di sostenibilità economica dei livelli di incentivazione. Già attualmente l'incentivazione delle rinnovabili pesa per oltre 3 miliardi di euro l'anno sulle bollette, inclusi gli oneri connessi al


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sistema di incentivazione del CIP6, pari al 6 per cento della spesa totale annua di una famiglia tipo al netto delle imposte. Nel perseguire gli obiettivi fissati dall'Europa, tali oneri potrebbero facilmente raddoppiare o triplicare, e ciò potrebbe generare un'instabilità dei modelli e dei livelli di incentivazione nel medio termine.
Occorre, infine, sottolineare che l'efficacia complessiva per il Paese dei sistemi di incentivazione non è correlata solo al livello di incentivazione, e va perseguita garantendo la massima trasparenza, semplicità e accessibilità degli strumenti, soprattutto indirizzando le risorse su progetti che consentano di massimizzare anche le ricadute delle attività realizzative sul sistema produttivo e occupazionale del Paese, assicurandone, in tal modo, la sostenibilità.
Vi ringrazio per l'attenzione. Naturalmente, possiamo fornire ogni eventuale ulteriore approfondimento che il presidente, o la Commissione, volesse ottenere.

PRESIDENTE. Grazie. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

GAETANO NASTRI. Ringrazio l'ingegner Ortis per la relazione.
Dalla sua relazione si evince che l'obiettivo che si è prefissato è molto importante, e vorrei sapere se non sia il caso che a livello nazionale, e poi anche provinciale, le province italiane abbiano le deleghe per lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Questa è la prima domanda, perché tutto dovrebbe passare anche dagli enti locali.
È stato, inoltre, affermato che nel 2011 non ci saranno più i fondi. Vorrei sapere se ciò creerà problemi e se bisognerà, eventualmente, prevedere nuovi incentivi.

LUCA BELLOTTI. Vorrei porre alcune domande di carattere generale.
La prima parte da una constatazione, quando lei sostiene che il 17 per cento è un'asticella troppo alta per il nostro Paese. La seconda riguarda il fatto che, come istituto, l'Authority dell'energia dovrebbe aiutarci anche a risolvere i problemi relativi all'applicazione pratica di un impianto - mi riferisco al settore agricolo - per la produzione di energia da biomasse.
Un problema serio che incontra chi nel mondo agricolo vuole effettuare un investimento in questa direzione sono gli allacciamenti nella rete. Come lei ha accennato, esiste una burocrazia che ostacola, vi sono norme poco chiare, ma corriamo il rischio che si creino disparità nell'espletamento della certificazione a livello locale, per cui in una zona magari può funzionare meglio che in un'altra, e che si creino a volte assurdi impedimenti. Credo che delegare sia bello, se ciò rende snello e fruibile il servizio al cittadino e all'agricoltore, mentre vi sono interpretazioni che non solo variano da provincia a provincia, ma addirittura da comune a comune, sia nel settore delle biomasse agricole, ma anche, per esempio, del fotovoltaico, sul quale ci sono norme interpretative veramente poco autentiche.
Sempre dall'Autorità dell'energia vorrei tentare anche di capire la congruenza delle tariffe. Noi siamo la Commissione agricoltura, e io penso di essere stato forse il primo, con l'onorevole Alemanno, a presentare una proposta di legge sulle bioenergie di origine agricola. L'obiettivo dell'epoca, che ritengo ancora attuale, era quello di offrire un'opportunità in più al mondo agricolo, e non al mondo industriale e dei produttori di energia. Dovendo guardare alla produzione delle bioenergie da biomasse agricole, vorremmo sapere dall'Autorità quali possono essere i suggerimenti e le correzioni in questa direzione.

PRESIDENTE. Do la parola all'ingegner Ortis per la replica.

ALESSANDRO ORTIS, Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas. Presidente, se me lo consente, chiederei un primo giro di risposte da parte del mio collega Fanelli, in modo da essere tutti coinvolti.

PRESIDENTE. Do la parola al commissario Fanelli.


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TULLIO FANELLI, Commissario dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas. Per quanto riguarda le incentivazioni, non c'è nessuna scadenza al 2011, se non quella riguardante il fotovoltaico, su cui sta provvedendo il Ministero competente, che è quello dello sviluppo economico. Abbiamo notizia che presto saranno ridefinite le relative tariffe.
Tuttavia, quello che abbiamo cercato anche di significare con la nostra relazione non è, come sosteneva l'onorevole Bellotti, che il 17 per cento è troppo alto. Rappresenta certamente una sfida, ma si tratta in larga parte non di elettricità, ma di energia termica - riscaldamento per capirci - e, nel caso dell'agricoltura, serra.
Viceversa, vediamo anche il mondo agricolo molto concentrato sul settore fotovoltaico, che oggi certamente non può essere in grado di offrire un contributo davvero significativo al raggiungimento del 17 per cento.
Capiamo il perché: le tariffe attuali sul fotovoltaico - vengo alla loro congruenza - sono straordinariamente elevate, e garantiscono, quindi, oggi rendimenti agli investitori talmente rilevanti, che sul territorio si è prodotta quasi una gara alle realizzazioni, tale da comportare una congestione, prima di tutto, fisica. Penso a richieste per decine di migliaia di megawatt, molto difficili da gestire anche a livello di soggetti locali. Si tratta di una congestione che arriva persino alla fisicità dei diritti sulle cabine primarie per gli allacciamenti.
Quando vi è un eccesso di incentivazione - questo era il messaggio - non si semplifica la vita, ma la si complica, perché, di fatto, si mette insieme l'investitore corretto, che vuole davvero effettuare gli investimenti e ha interesse a sviluppare il settore, con personaggi che invece tendono solo a lucrare, magari attraverso passaggi di titolarità, autorizzazioni, diritti e via elencando, e che purtroppo sono molto diffusi attualmente nel settore fotovoltaico e anche dell'eolico.
Noi crediamo che nel settore delle biomasse, più che valorizzare le pur nobili energie rinnovabili elettriche, come il fotovoltaico e l'eolico, ci siano moltissime occasioni per poter valorizzare il prodotto dell'agricoltura, cioè la biomassa, senza la quale il famoso 17 per cento sarebbe comunque lontanissimo. Abbiamo cercato di affermare che agendo solo con il settore elettrico si raggiunge al massimo un terzo dell'obiettivo, mentre i due terzi si possono raggiungere solo attraverso un utilizzo intelligente delle biomasse.
Sugli allacciamenti noi stiamo cercando, anche attraverso un sistema di premialità, di ottimizzare il lavoro dei distributori elettrici. Possiamo fare poco, perché non è nostra competenza, per ottimizzare quello delle amministrazioni.
Concludo rispondendo alla domanda iniziale dell'onorevole Nastri sulla delega alle province. Francamente, credo che l'Autorità non debba esprimersi su questi aspetti. Noi notiamo solo il fatto che oggi c'è un'anomala differenziazione sul territorio di procedure e di tempi per ottenere le autorizzazioni, e che ciò ostacola oggettivamente il settore.

PRESIDENTE. Raccogliamo le domande dell'onorevole Servodio e poi lasciamo spazio alla replica.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor presidente, rivolgo un apprezzamento per questo contributo molto interessante in un momento in cui la Commissione si sta occupando in maniera più organica di tale materia.
In che senso la cumulabilità della tariffa con altri incentivi, che mi sembra non sia vietata dall'Unione europea - di fatto non abbiamo avuto alcuna infrazione, oltre alla distorsione nella competizione, che comprendo e capisco - può, sulla base della vostra esperienza, disincentivare la qualità? In fondo è questo l'aspetto che mi interessa.
Mi sembra che questo sia un settore nel quale gli investimenti sono economicamente rilevanti, e che un soggetto che voglia affrontare tali attività abbia incombenze tali per cui mi sembrerebbe che la cumulabilità sia, anzi, un elemento per favorire la qualità.


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Riguardo a un'affermazione che ho ascoltato, vorrei capire se dietro di essa ci sono elementi e conoscenze da parte vostra, e soprattutto esempi per capire bene la considerazione per cui più soldi si danno minore è la qualità.
Tutti ci rendiamo conto che vi è un'instabilità della normativa. Quali suggerimenti potreste dare, rispetto a una materia concorrente tra Stato ed enti locali, e non esclusiva? Da questo punto di vista non possiamo escludere che, nella concorrenza, lo Stato possa determinare alcune linee-guida e paletti importanti entro i quali le regioni devono avere competenza.
È vero che bisogna calarsi sul territorio in una materia fortemente territoriale, ma è altrettanto vero che sta emergendo un affollamento, un'invasione in alcune zone del territorio. Io sono pugliese e mi accorgo che tra Puglia e Basilicata esistono strategie di sviluppo di questo settore, che tra qualche tempo scoppierà.
Dal momento che si tratta di materia concorrente, e non esclusiva delle regioni, credo che sia possibile realizzare una programmazione generale e fissare alcuni paletti, entro cui le regioni possano programmare, ma all'interno di un quadro di piano energetico nazionale, dove le quote devono essere assegnate. Spetta poi alla regione calare il piano a livello territoriale, dal momento che mi sembra che essa sia l'ente più vicino a comprendere la compatibilità del proprio territorio.
Mi inquieta molto, inoltre, presidente, che, alla fine, a pagare tale svolta di qualità - del resto parliamo di energie alternative e, quindi, di utilizzazione delle biomasse non solo come momento di aiuto al sistema agricolo; dobbiamo essere sempre meno dipendenti dai combustibili fossili e preoccuparci dell'ambiente - costa di più ai cittadini. È vero che con questa politica delle rinnovabili e dell'utilizzazione delle biomasse renderemo il pianeta più pulito, e che abbiamo bisogno di liberarci dalla dipendenza dal fossile e andare verso un pianeta sicuro e compatibile con la salute e la tutela dell'ambiente stesso, ma se fate affermazioni di questo tipo vuol dire che avete alcuni elementi a sostegno.
Come non far costare questo processo? Noi abbiamo guasti per la dipendenza dal petrolio, dal carbone, dal gas, inquinamenti che i cittadini pagano.
C'è un sistema attraverso il quale la politica che l'Unione europea e che tutto il mondo ci invita a portare avanti, utilizzando l'energia alternativa, possa costare anche, di fatto, di meno, oltre che garantire più salute e salubrità al territorio? Perché c'è questo meccanismo perverso?
Lei, peraltro, afferma che, laddove dovessimo raggiungere gli obiettivi fissati dall'Europa, tali oneri potrebbero facilmente raddoppiare o triplicare. Vorrei capire di più su quest'affermazione, sempre chiedendo gentilmente qualche semplificazione.

PRESIDENTE. Ho ascoltato, da parte del commissario Fanelli e del presidente Ortis, la preoccupazione sulla frammentazione delle autorizzazioni sul territorio. In realtà, a mio giudizio, è una benedizione dal cielo che ci sia il potere concorrente della regione e degli enti locali. Diversamente, una delle salvaguardie di bellezza del paesaggio italiano sarebbe andata persa.
Nella mia provincia di Vercelli, vi è un panorama unico, a livello europeo, di terre d'acqua a riso, e vi sono richieste per la quasi totale conversione in fotovoltaico di tutto il territorio oggi coltivato a riso. Per fortuna vi è un'amministrazione provinciale che ha bloccato tale tentativo, riducendo al massimo la possibilità di posa in terreno del fotovoltaico e limitandola alla copertura dei terreni degradati, oppure alle superfici coperte. Immagino che cosa succederebbe se una sensibilità un po' più limitata prevalesse a livello nazionale rispetto a quello che gli enti locali possono far valere dal loro punto di vista.

TULLIO FANELLI, Commissario dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas. Anche io sono pugliese, e quindi conosco quello che sta succedendo nella nostra regione, dove non tutto fila liscio.


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Vorrei cercare di spiegare, però, perché noi siamo così preoccupati della qualità degli investimenti, e mi rifaccio all'esempio del presidente. Vercelli è un posto dove sicuramente c'è sole, ma altrettanto sicuramente ce n'è molto meno che in Sicilia o in Puglia. Oggi, l'incentivazione del fotovoltaico è talmente rilevante che conviene anche a Vercelli.
Nel caso delle biomasse, il fatto che si sovrapponga un incentivo in conto capitale, gestito a livello locale, per cui la località A lo dà e la località B non lo dà, vuol dire che se si deve scegliere un'iniziativa, probabilmente non si sceglie quella della località B, dove però si hanno produzioni agricole che consentono un buon investimento con una buona redditività, mentre la località A magari non è altrettanto brillante, ma ha il 40 per cento di incentivo. Si procede dunque nella zona A e non nella B, il che vuol dire, comunque, dal punto di vista dell'efficienza, fare meno bene.
È un po' come l'eolico, che oggi in Italia si realizza in posti dove il vento quasi non c'è, perché l'incentivo è talmente elevato, che è redditivo persino realizzato in posti dove non è molto efficiente. Esso, quindi, deve essere tale da selezionare i progetti migliori. Solo così si riesce a minimizzarne i costi e a ottimizzare anche l'intelligenza progettuale.
Vengo ora proprio ai costi. Abbiamo appena affermato che alle biomasse, per la produzione elettrica, è riconosciuta una tariffa di 28 centesimi, che è già quattro volte superiore al prezzo dell'energia elettrica all'ingrosso, che oggi è di 7 centesimi. Chi mette gli altri 21? Li mettono i consumatori attraverso un onere aggiuntivo in bolletta, che viene ripartito tra tutti.
Queste energie costano inevitabilmente di più, perché sono tecnologie che hanno le loro complessità e costi unitari più elevati. Giustamente, l'onorevole Servodio osserva che le altre inquinano. È vero, ma è anche vero che pagano. Pensi alla benzina, sulla quale oggi c'è un'imposta che vale molto più del suo prezzo in quanto prodotto commerciale.
Tale fiscalità, però, non va sul settore energetico, non si compensano con essa i maggiori oneri delle rinnovabili. Non è così. Essa va sul bilancio dello Stato. D'altra parte, quando c'è da incentivare, pagano i consumatori elettrici. Se si vuol svolgere un discorso più generale, ma che spetta solo al Parlamento e non a un'Autorità, occorrerebbe vedere dove prendere sulle fonti fossili che inquinano, e come dare.
Oggi il sistema è, purtroppo, il seguente: quando si dà un incentivo alle fonti rinnovabili, sono gli stessi consumatori a pagarlo, e non lo Stato; anzi, come il presidente giustamente evidenziava, su tali recuperi si applica anche l'IVA: si recuperano dieci euro per pagare le fonti rinnovabili da un consumatore, il quale pagherà allo Stato anche l'IVA su di essi. Si tratta, quindi, di un sistema che, se esasperato e portato a cifre importanti, rischia di essere poco equilibrato nei confronti dei consumatori stessi, i quali, peraltro, a livello di associazioni, conoscono già bene il fenomeno e non ne sono affatto felici.
Noi richiamiamo - lo abbiamo fatto più volte - a una riflessione, perché è molto importante l'equilibrio distributivo tra chi beneficia e chi paga queste iniziative che, altrimenti, a valori elevati, rischiano di diventare insostenibili.

ALESSANDRO ORTIS, Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas. Apporto solo alcune integrazioni a complemento delle risposte già fornite, fermandomi un istante sulla questione dell'IVA e dell'onere fiscale in capo alla bolletta di noi consumatori.
Abbiamo introdotto il bonus elettrico, per esempio, per le famiglie in stato di disagio economico o molto numerose; fra poco, alla fine di quest'anno, introdurremo anche il bonus gas, molto atteso, perché la famiglia media italiana spende per due terzi in gas e per un terzo in elettricità. Talvolta si pensa che sia l'elettricità la spesa più significativa, mentre invece è il gas. Introdurremo il bonus proprio per venire in soccorso, soprattutto in questo


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periodo, alle famiglie più bisognose, come atto di solidarietà tra consumatori.
In altri termini, noi riusciamo, al momento, a dare un bonus che equivale, grosso modo, a un 15 per cento di sconto sulla bolletta del gas e a un 20 per cento sulla bolletta elettrica a 1 milione e 300 mila famiglie. Forniamo, quindi, un contributo che ha un senso significativo, del 20-15 per cento, addebitando a noi una quota piccolissima in più sulla nostra bolletta. L'IVA, però, viene applicata anche su tale contributo. Noi facciamo la somma in bolletta e poi si tira la riga sul totale e su tutto viene applicata l'IVA. Ecco perché più volte ci siamo impegnati a segnalare la questione, alla quale guardano le associazioni dei consumatori, peraltro con molta attenzione, senza contare che quando parliamo di oneri di sistema non parliamo solo di quello che stiamo rappresentando oggi, cioè dell'onere per il sostegno delle fonti rinnovabili. All'interno degli oneri di sistema, che rappresentano grosso modo il 7,5 per cento della bolletta, abbiamo anche il decommissioning degli impianti nucleari, la perequazione e la copertura dei costi delle piccole isole, che necessariamente ne hanno di superiori, ma che devono applicare bollette uguali al continente, e via dicendo. Ci sono alcune voci su cui, in questo momento, la famiglia più numerosa, che consuma necessariamente di più, essendo tale concorso proporzionale al consumo di chilowattora, finisce per contribuire di più che non un benestante single, che invece dovrebbe pagare di più in ragione dell'equità fiscale.
Questo è un punto di riferimento. Il problema potrebbe essere, soprattutto di questi tempi, la questione delle coperture da bilancio, ma magari si può studiare un sistema a parità di onere per il bilancio dello Stato, senza ulteriori aggravamenti.
Permettetemi una battuta simpatica al presidente, che peraltro conosco da molto tempo: volando sopra le risaie, va a finire che, invece di avere il bellissimo effetto specchio che si ha quando c'è il sole e si guarda dall'aereo, si vedono soltanto pannelli fotovoltaici. È una questione molto seria, e credo che l'ingegner Fanelli abbia ben risposto.
Rispondo all'onorevole Bellotti, tornando sulla questione dell'asticella. È vero, è un'asticella ambiziosa. Quello che abbiamo voluto anche evidenziare nella memoria da noi preparata - è un passaggio che non ho letto - è una scansione del 17 per cento citato per diversi settori, dove si può notare che non tutto va sulla produzione di energia elettrica, ma anche su quella termica da biomasse, da solare o di biocarburanti. Segmentando l'obiettivo complessivo per diversi settori, si può rilevare che effettivamente ci sono posizioni dell'asticella ancor più significative in alcuni di essi e meno in altri.

PRESIDENTE. Nelle fonti rinnovabili c'è anche il nucleare?

ALESSANDRO ORTIS, Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas. No. Sono un ingegnere nucleare e non sono rinnovabile.
Potrebbe essere di particolare interesse per la Commissione - mi permetto di avanzare un suggerimento - un incontro con il Ministero su questo specifico tema delle rinnovabili, in quanto coinvolge pienamente le biomasse. Si sa, infatti, che il Ministero sta guardando con particolare attenzione a questo settore; mi riferisco, in particolare, al lavoro che hanno inteso avviare anche l'onorevole Saglia, sottosegretario delegato per questa materia, e il dipartimento per l'energia. Sui temi riguardanti la programmazione, le linee guida, la ripartizione e i sistemi incentivanti esiste un progetto di riordino complessivo, e credo che, in questa fase, potrebbe essere interessante un colloquio su questo tema.
L'ultima questione, posta dall'onorevole Bellotti, riguarda gli allacciamenti. Per quanto ci riguarda, abbiamo attivato, dal 1o gennaio di quest'anno, un Testo unico che, in materia di allacciamenti con i distributori, introducendo premi, penali, ma soprattutto norme standard da rispettare con la capacità di intervento dell'autorità


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in caso di inerzia, dovrebbe portare un aiuto.
C'è, però, dell'altro: vi è la necessità di sviluppare la rete elettrica. L'utilizzo di fonti rinnovabili senza rete elettrica, a parte per gli usi termici, è impossibile. Non ci sarebbe fotovoltaico o idroelettrico che tenga perché, senza linee elettriche, non sarebbe nemmeno possibile sfruttare tali energie. Il punto è riuscire a sviluppare tale rete senza eccessivi intoppi o rallentamenti e con la dovuta attenzione all'ambiente da parte di Terna e dei distributori.
Sotto questo aspetto, e guardando sempre ai consumatori, a tutti noi e ai nostri concittadini, va rilevato che nella bolletta c'è anche un onere necessario che riguarda i servizi di trasporto, distribuzione e misura. Come tariffa, noi abbiamo inserito un incentivo particolare per i nuovi investimenti e, quindi, per lo sviluppo della rete.
Pensiamo anche a uno sviluppo innovativo, dal lato della distribuzione, con le famose smart grid: ormai con questa generazione molto diffusa - pensiamo al fotovoltaico - dobbiamo pensare alle reti elettriche non solo come a uno strumento per portare l'energia ai nostri contatori, ma, in crescenti circostanze, per portarla dal punto di produzione (il tetto di casa) fino al sistema. Dobbiamo, dunque, introdurre un elemento di grande innovazione, che chiama investimenti e che vale per tutta l'Europa. Con un piccola punta d'orgoglio possiamo anche affermare che, in fondo, l'Italia sotto questo aspetto è tra i primi Paesi. Difatti, siamo i primi ad avere introdotto, per esempio, i contatori intelligenti, che rappresentano un elemento significativo per rendere intelligente anche la rete.
Mi permetto soprattutto di insistere, proprio in questa sede, sulla necessità di aiutare Terna a ottenere le autorizzazioni necessarie anche sulla rete di alta tensione, compresi i collegamenti transfrontalieri, che sono di grande rilievo. Come Autorità, abbiamo cercato, anche su questo fronte, di fare la nostra parte, inserendo incentivi particolari per nuovi investimenti. Adesso abbiamo all'esame addirittura l'ipotesi di non riconoscere comunque gli investimenti per nuove iniziative, ma di cercare di individuare alcune carature, alcuni indicatori di merito, per poter erogare l'investimento modulato secondo la sua specifica efficacia.
In questo quadro, evidentemente, conterà anche la logica di valutare positivamente di più o di meno gli investimenti di sviluppo in rete dedicati alla promozione e alla facilitazione dell'utilizzo delle sorgenti rinnovabili, richiamando alla necessità che tutto questo lavoro - e torno all'intervento dell'onorevole Servodio - previsto a livello di Ministero ci porti anche a uno sviluppo delle rinnovabili un po' più prevedibile e non erratico, come può succedere in questo caso, anche in virtù delle diverse normative e soluzioni per i processi autorizzativi, di cui si è tanto parlato.

LUCA BELLOTTI. L'appetito vien mangiando. Vorrei innanzitutto sapere se la rete è adeguata rispetto al potenziale produttivo.
Inoltre, sull'autoconsumo, per esempio nel settore dell'agricoltura, quali possono essere i vincoli? Noi offriamo incentivi sulla produzione per chilowattora. Ebbene, a un'azienda, a una cooperativa agricola, a una struttura che abbia la capacità di assorbire la stessa energia elettrica che produce manca lo strumento per poter prendere il beneficio e utilizzarlo al proprio interno.

TULLIO FANELLI, Commissario dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas. Bisogna andare nella direzione di applicare l'incentivazione anche alla produzione termica. Con la sola produzione elettrica applicata al mondo agricolo si possono realizzare certamente obiettivi interessanti, ma non sufficienti. Non basta una produzione di solo fotovoltaico, o elettrica da biomasse, ma bisogna immaginare anche una produzione di combustibili, e non solo carburanti, da biomasse, a cui applicare incentivazioni diverse. Potremmo, così, riuscire davvero ad arrivare a valori rilevanti nel settore agricolo.


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ALESSANDRO ORTIS, Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas. Una battuta sulla rete. Ha ragione lei: non siamo esattamente ancora al punto in cui dovremmo essere. Ci sono congestioni che danneggiano il mercato, linee che devono essere realizzate in modo più accelerato, perché ci sono ritardi che non possiamo imputare né al sistema tariffario, né alla voglia di investire di Terna, per esempio, ma a rallentamenti nei processi autorizzativi, che stanno pesando sullo sviluppo dei cantieri.
Apro e chiudo brevemente una parentesi. In questa situazione di crisi, dove in realtà ci sono società, che sono proprio quelle che hanno in mano la gestione delle reti e che sono, quindi, pagate con soldi veri, provenienti dalle tariffe, e che non hanno sofferto in questa fase, proprio perché sono «protette» in questo modo, sarebbe veramente il momento d'oro per effettuare tali investimenti, in primo luogo perché si aprono cantieri e si crea occupazione oggi, e in secondo luogo perché ci si prepara anche, in questa caduta della domanda, a sostenere la ripresa, che tutti auspicano essere il più possibile rapida.

PRESIDENTE. Nel ringraziare gli auditi, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,30.

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