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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione XIII
28.
Mercoledì 25 luglio 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Russo Paolo, Presidente ... 3

Audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, su questioni di competenza del suo Dicastero, con particolare riferimento a quelle concernenti la riforma della politica agricola comune (PAC), la riforma della politica comune della pesca (PCP), il riordino degli enti vigilati, il settore ippico e alcune iniziative legislative avviate dalla Commissione (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Russo Paolo, Presidente ... 3 7 9 15 18 22 27
Agostini Luciano (PD) ... 14
Beccalossi Viviana (PdL) ... 21
Brandolini Sandro (PD) ... 15
Callegari Corrado (LNP) ... 9
Catania Mario, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ... 4 7 22 25 27
Catanoso Basilio (PdL) ... 13
Cenni Susanna (PD) ... 19
Dal Moro Gian Pietro (PD) ... 16
Delfino Teresio (UdCpTP) ... 17
Di Giuseppe Anita (IdV) ... 12
Fogliato Sebastiano (LNP) ... 18
Marrocu Siro (PD) ... 19
Mastromauro Margherita Angela (PD) ... 19
Negro Giovanna (LNP) ... 14 25
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD) ... 20 27
Rainieri Fabio (LNP) ... 18
Ruvolo Giuseppe (PT) ... 11
Servodio Giuseppina (PD) ... 10
Trappolino Carlo Emanuele (PD) ... 15
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 25 luglio 2012


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO

La seduta comincia alle 13,35.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, su questioni di competenza del suo Dicastero, con particolare riferimento a quelle concernenti la riforma della politica agricola comune (PAC), la riforma della politica comune della pesca (PCP), il riordino degli enti vigilati, il settore ippico e alcune iniziative legislative avviate dalla Commissione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, su questioni di competenza del suo Dicastero, con particolare riferimento a quelle concernenti la riforma della politica agricola comune (PAC), la riforma della politica comune della pesca (PCP), il riordino degli enti vigilati, il settore ippico e alcune iniziative legislative avviate dalla Commissione.
Ringrazio il Ministro per aver accolto la nostra sollecitazione a svolgere un confronto su una pluralità di temi che, in questi ultimi tempi, vedono particolarmente impegnata la Commissione.
In particolare, ricordo che stiamo per portare a conclusione l'esame dei due pacchetti di proposte della Commissione europea relativi alla riforma della politica agricola comune e alla riforma della politica comune della pesca. Prima di giungere alla deliberazione dei documenti finali, che saranno trasmessi al Governo e alle Istituzioni europee, riterremmo utile un aggiornamento da parte sua sull'andamento dei negoziati e sulla posizione che, in tale ambito, sta sostenendo il nostro Paese.
Abbiamo ritenuto inoltre necessario inserire, tra i temi dell'odierna audizione, le linee di intervento che il Ministro intende seguire nel riassetto degli enti vigilati, tema sul quale già sono state assunte alcune iniziative da parte del Governo, in particolare con i decreti-legge n. 87 del 2012, sulla dismissione del patrimonio pubblico e la razionalizzazione dell'amministrazione economico-finanziaria, e n. 95 del 2012, sulla revisione della spesa pubblica. In connessione con tale questione, è stato sollecitato un confronto specifico sui temi riguardanti il settore ippico.
Infine, abbiamo ritenuto necessario fare il punto con il Ministro sull'iter di alcuni provvedimenti legislativi che la Commissione intende portare avanti e, in particolare, quello sulla tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria e quello sulle bevande analcoliche a base di frutta.
Come il Ministro sa, sul testo unificato sulla biodiversità agraria la Ragioneria generale dello Stato ha verificato negativamente


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anche la seconda relazione tecnica, riferita al testo riformulato dalla Commissione.
Sul testo unificato sulle bevande a base di frutta, invece, la Commissione ha provveduto a una rielaborazione che ha tenuto conto dei rilievi formulati dalla Ragioneria generale dello Stato, che ha verificato negativamente la relazione tecnica. Il testo riformulato ha ricevuto un parere favorevole dalla Commissione bilancio con un'osservazione: «in considerazione delle difficoltà sinora incontrate, riterremmo utile verificare l'orientamento del Ministro competente circa l'ulteriore iter dei provvedimenti».
Ricordando che, come di consueto, al suo intervento faranno seguito le domande dei deputati e, quindi, la sua replica, do subito la parola al Ministro Catania.

MARIO CATANIA, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, presidente. Comincerò secondo l'ordine da lei indicato, quindi partirò dal negoziato sulla riforma della politica agricola comune (PAC), che sta entrando - anzi direi che è entrato - nel vivo, nel senso che è stata superata quella lunga fase di guerra di posizione in cui normalmente gli Stati membri si attestano sulle affermazioni di principio, dunque la situazione è già diventata più dialettica.
Partendo dal generale e scendendo poi nelle questioni più specifiche, il quadro generale è relativo al negoziato sulle prospettive finanziarie, che si colloca, in una sequenza gerarchica ideale, al di sopra del negoziato sulla PAC. Sapete, infatti, che l'Unione europea deve pervenire a una decisione relativa al quadro di bilancio 2014-2020 (le cosiddette «prospettive finanziarie»), che, a sua volta, è elemento condizionante le singole politiche perché nel quadro complessivo di bilancio ci sono, in primo luogo, la dotazione di spesa delle singole politiche, quindi anche quella della PAC, e poi anche, in molti casi e per molti aspetti, elementi che condizionano la ripartizione del sostegno fra i Paesi membri.
Dall'inizio dell'anno, il Governo ha avviato un lavoro congiunto del piccolo gruppo di Ministri che sono più direttamente interessati a questo negoziato sulle prospettive finanziarie, a partire dal Ministro Moavero, che è portaparola nel Consiglio dell'Unione europea competente in materia di prospettive finanziarie. Questo piccolo gruppo comprende anche tutti gli altri Ministri interessati, tra cui il sottoscritto, e ha svolto un lavoro molto importante perché ha consentito di definire un approccio comune. In particolare, per quanto riguarda l'agricoltura, ha consentito di assumere a livello complessivo di governo l'obiettivo, fondamentale per il nostro Paese, di arrivare a una correzione del dare e dell'avere nell'ambito della politica agricola comune, quindi a una modifica di segno positivo del flusso di spesa potenzialmente destinabile all'Italia in questa politica, in modo da pervenire a una significativa riduzione dello scarto oggi esistente, di cui già in passato abbiamo avuto modo di parlare, tra la contribuzione italiana al bilancio comunitario e la spesa dell'Unione europea destinata al nostro Paese.
Oggi, tale divario ammonta globalmente - non a livello di singola politica, ma per l'intero bilancio - a circa 5 miliardi di euro annui ed è obiettivo del Governo ridurlo in modo apprezzabile. Il Governo, quindi, assume il principio che per raggiungere questo obiettivo è necessario conseguire dei risultati concreti nell'ambito del capitolo della spesa agricola, che comunque resta di rilievo particolare nell'ambito della spesa complessiva dell'Unione. Questa valutazione collegiale del Governo fa sì che il Ministro dell'agricoltura possa contare sul supporto dell'intero Esecutivo, a partire dal Ministro Moavero, che è, come dicevo, portaparola in questo negoziato, nel perseguire il raggiungimento di questo obiettivo.
Pertanto, i negoziati al riguardo proseguono. Ci sono stati diversi incontri sia del Ministro Moavero con il commissario Lewandowski, sia del sottoscritto con il Commissario Ciolos, nei quali è stata ripetutamente sottolineata la necessità del riequilibrio finanziario, quindi della salvaguardia del volume di spesa agricola


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destinato all'Italia. Sono ragionevolmente fiducioso al riguardo perché ormai, a livello di Commissione europea, è maturato il convincimento che esista obiettivamente un «problema Italia», al quale occorre dare delle risposte concrete, anche sul tavolo agricolo.
Nel frattempo, abbiamo molto lavorato anche per tenerci in contatto e coordinarci adeguatamente con i membri italiani del Parlamento europeo. Sapete, infatti, che il Parlamento europeo deciderà, secondo la procedura di codecisione insieme al Consiglio, sia il negoziato sulle prospettive finanziarie sia quello sulla politica agricola comune, quindi, a differenza del passato, diventa inderogabile un quadro negoziale di coordinamento tra le due istituzioni. Abbiamo instaurato, dunque, un rapporto sistematico di contatto con i nostri parlamentari, in particolare quelli della Commissione agricoltura del Parlamento europeo e anche su questo versante stiamo raccogliendo dei riscontri concreti rispetto all'andamento del negoziato stesso.
Nel merito dei punti principali della riforma della politica agricola comune, senza entrare in una descrizione di dettaglio, che sarebbe necessariamente troppo lunga, vi segnalo che vi sono già chiari elementi di evoluzione nel dossier per quanto riguarda il capitolo assai sensibile del cosiddetto greening, che aveva sollevato molte preoccupazioni a livello nazionale.
È un tema su cui ci siamo spesi in questi mesi di negoziato e abbiamo già ottenuto dei risultati concreti perché la Commissione ha accettato di rivedere alcune posizioni della proposta, rimuovendo o modificando alcuni elementi che avevamo segnalato come negativi. In particolare, volendovi indicare l'elemento più percepibile, la Commissione ha accettato di alzare da 3 a 10 ettari la soglia al di sotto della quale il meccanismo di diversificazione del greening non si applicherà. Questo consentirà a un importante numero di aziende agricole del nostro Paese, che, malauguratamente, sono di taglia piccola, di rimanere fuori dai vincoli di questo meccanismo giuridico. Non è un risultato che considero esaustivo del tema, ma lo cito a titolo esemplificativo per evidenziare che c'è una trattativa che sta avendo un'evoluzione concreta.
Il resto del dossier vede altri elementi salienti per noi, ma sarebbe difficile trattarli adesso in modo esaustivo. A parte il problema della ripartizione della spesa, siamo comunque particolarmente attenti al tema della convergenza interna degli aiuti, per la quale vogliamo un processo il più diluito possibile nel tempo, al fine di evitare strappi nella distribuzione attuale degli aiuti. Inoltre, siamo particolarmente attenti anche alla questione della definizione dell'agricoltore attivo perché, giustamente, ci viene indicata, da parte del mondo della produzione, l'esigenza di riposizionare il sostegno maggiormente sul soggetto sociale prevalente, che è l'agricoltore a tutto tondo, evitando dispersioni di risorse su figure di carattere diverso, pur presenti nel microcosmo agricolo.
Ci sono, poi, elementi importanti anche nel secondo pilastro, sui quali stiamo lavorando. Sarebbe, per esempio, molto importante ottenere uno schema normativo che consenta a un Paese come il nostro, che ha una strutturazione regionale, la possibilità di avere, accanto ai programmi di sviluppo rurale (PSR) fatti dalle regioni, anche una programmazione nazionale per alcune specifiche misure che mal si prestano a una gestione regionale. Questo è un elemento tecnico molto importante e pensiamo di arrivare a un risultato positivo.
Credo che i tempi di questa audizione non mi consentano di entrare in ulteriori dettagli, ma, se lo vorrete, sarò a disposizione per ogni chiarimento che riteniate di chiedermi. Ho sorvolato, per esempio, su temi settoriali, ma importanti, come il problema dei diritti di impianto nel settore vitivinicolo o altro. Se volete, però, li riprendiamo più avanti.
Per quanto riguarda il negoziato sulla politica comune della pesca, i lavori sono in una fase leggermente più avanzata, nel senso che c'è già stato quel dibattito di Consiglio che prelude alla procedura del cosiddetto «trilogo» con il Parlamento. Dunque, c'è già stato quel dibattito in cui


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il Consiglio definisce l'ossatura della propria posizione complessiva. Registro con grandissima soddisfazione che abbiamo avuto risposte ottimali rispetto alle nostre richieste, per cui abbiamo ottenuto modifiche alla proposta di partenza della Commissione.
Certo, ciò riguarda solo la posizione del Consiglio; non è la fine del negoziato perché, appunto, siamo nella fase che prelude al trilogo. Comunque, il Consiglio ha concordato alcune modifiche nella sua linea negoziale che vanno nel senso da noi auspicato. Mi limito a citarne alcune.
In primo luogo, la regolamentazione sui rigetti è stata sensibilmente modificata rispetto all'impianto attuale e nella formulazione indicata dal Consiglio non desta alcuna preoccupazione rispetto allo status quo, cioè alla pratica già attualmente seguita dalle nostre imprese, quindi non porterà obblighi o limitazioni di carattere nuovo. Siamo riusciti, invece, a inserire nell'impianto regolamentare una base giuridica, che mancava nella proposta, per continuare a operare una pratica di fermo pesca retribuito, come quella che utilizziamo ormai da diversi anni. È un elemento sul quale la Commissione aveva forti perplessità, infatti non lo aveva inserito nella proposta. Siamo riusciti, però, a farlo rientrare.
Per il resto, il testo contiene alcune modifiche - sempre nella posizione del Consiglio - che vanno nella nostra direzione o sono neutre, pertanto esprimo una valutazione complessivamente molto positiva. Mi aspetto un'interlocuzione con il Parlamento, che voglio sperare non abbia dinamiche impreviste. Resta, però, sullo sfondo in questa partita, e quindi tutta da giocare, la questione della ripartizione degli stanziamenti tra i Paesi membri per la politica della pesca, che viaggia in parallelo a quella dell'agricoltura e che, comunque, fa capo al negoziato più complessivo sulle prospettive finanziarie.
Sul tema comunitario, termino dicendo che ci aspettiamo una chiusura dei lavori l'inverno prossimo, se non ci saranno eccessive fibrillazioni a turbare il quadro comunitario complessivo. Dovremmo arrivare, quindi, a un esito sulle prospettive finanziarie tra dicembre e febbraio e subito dopo alla chiusura del negoziato sulla politica agricola. Se questi tempi non fossero rispettati, potrebbe diventare problematica l'entrata in vigore del nuovo quadro giuridico dal 1o gennaio 2014, ma avremo modo di tornare sul punto più avanti perché, a questo stadio, sarebbero solo elucubrazioni di carattere teorico.
Secondo l'ordine indicato, passerei alla questione degli enti. Avete piena informazione dei due decreti-legge che sono stati varati in materia. Vi ricordo che, nella sfera del mio Dicastero era già stato soppresso, all'inizio dell'anno, l'Ente irriguo pugliese-lucano. Adesso abbiamo previsto, da un lato, la soppressione dell'Agenzia per lo sviluppo del settore ippico (ASSI), con assorbimento delle funzioni da parte dei due Ministeri delle politiche agricole alimentari e forestali e dell'economia e delle finanze, e, dall'altro, nel decreto sulla spending review, la soppressione dell'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (INRAN) e la risistemazione delle competenze e della governance dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA).
Per quanto riguarda l'ASSI, il tema della soppressione di questo ente era largamente condiviso anche dalle Camere e, sullo sfondo, dai soggetti sociali e dagli operatori del settore, nel senso che era maturata da tempo una valutazione non positiva della sua operatività, quindi credo che abbiamo fatto un'operazione che rispecchia doverosamente l'intendimento comune, che poi si inquadra, ovviamente, nell'ambito della politica di attenzione alla spesa pubblica che deve caratterizzare l'operato del nostro Paese.
È chiaro che la soppressione dell'ASSI, che sarà poi declinata più in dettaglio con il decreto o i decreti che verranno adottati di concerto dai due Ministeri, visto che si tratterà di ripartire le competenze in modo razionale tra le due amministrazioni, non è che un elemento molto parziale rispetto al tema più complessivo della crisi del comparto, che perdura e che nell'arco degli ultimi sei mesi non ha


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manifestato alcun segno di inversione. Credo che questo renda tuttora necessaria una riflessione collettiva da parte del Governo e del Parlamento sugli indirizzi da dare a questo settore.
Dal lavoro svolto su questa materia in questi mesi, devo purtroppo rilevare che la maturazione di una posizione condivisa è resa più difficile dalla forte disomogeneità di opinioni che si manifestano all'interno delle categorie interessate, poiché non c'è una visione comune del tipo di riforma che bisognerebbe fare. Penso perciò che su questo tema sia necessario un approfondimento ulteriore, che dovrebbe essere, però, rapido, altrimenti difficilmente nel corso della legislatura riusciremmo a maturare una svolta.
In assenza di questa svolta, la sola soppressione dell'ASSI non porterà benefici risolutivi rispetto alla crisi del settore. Il quadro, quindi, tenderà a rimanere abbastanza pessimistico. È evidente che la situazione del comparto va vista in un'ottica in cui, alla luce dell'evoluzione della storia generale del nostro Paese - mi riferisco al momento storico che stiamo attraversando - è difficile pensare a soluzioni che passino attraverso la strutturazione di forti trasferimenti di risorse pubbliche al settore come garanzia di esistenza per il medio e lungo periodo.
Non credo che ci siano le condizioni per immaginare qualcosa del genere, per cui è fondamentale riuscire a trovare delle formule che possano assicurare un rilancio al comparto, senza passare attraverso la strutturazione e la pianificazione pluriennale di forti trasferimenti pubblici, che non sarebbero compatibili con il quadro di spesa pubblica generale. Il tema - ripeto - resta critico. La soppressione dell'ASSI è soltanto un primo parziale elemento, dopodiché bisognerà completare il quadro in questione.
Per quanto concerne l'AGEA, la situazione dell'ente si è andata deteriorando negli ultimi dodici mesi in modo palese. Credo che abbiate avuto una percezione di questo nelle audizioni abbastanza illuminanti che avete svolto sul tema. Non mi pronuncio, però, perché non ero presente, anche se ho potuto leggerle.

PRESIDENTE. Talvolta, sono state anche imbarazzanti.

MARIO CATANIA, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Sono, quindi, arrivato alla conclusione che non fosse più posponibile un intervento di riassetto, che poggia sull'operazione che a breve descriverò.
Fino a oggi l'AGEA cumulava in sé due funzioni, ambedue previste dall'ordinamento comunitario, da un lato, quella di coordinamento di tutti i flussi finanziari agricoli destinati al nostro Paese, che è una funzione - ripeto - espressamente richiesta dalla regolamentazione comunitaria e, dall'altro, quella di organismo pagatore per quelle regioni in cui non esiste un organismo pagatore «regionale».
Abbiamo scisso queste funzioni, riposizionando in modo più razionale il coordinamento all'interno del Ministero e lasciando all'AGEA la funzione di pagatore per le regioni non coperte da un organismo pagatore, non pervenendo, tuttavia, per i limiti del quadro giuridico, a un riassetto più compiuto, che avrebbe dovuto coinvolgere anche l'identità e la posizione relativa all'azionariato del sistema informativo nazionale (SIN), questo perché, in effetti, l'analisi del quadro giuridico esistente fa sì che sia difficilmente ipotizzabile un intervento anche del legislatore - non sto parlando, quindi, di interventi amministrativi - su un assetto giuridico che vede posizioni consolidate, in cui operatori privati, in base all'ordinamento, hanno delle situazioni di diritto che devono essere giuridicamente tutelate.
Anche su questo, potrei soffermarmi nel prosieguo, se lo riteneste necessario. Credo che, comunque, l'operazione svolta crei i presupposti per un miglior assetto complessivo del settore. D'altra parte, l'intervento sull'AGEA ha riguardato anche la governance, per cui siamo passati da una governance di tipo classico degli enti (cioè consiglio d'amministrazione e presidente)


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ad una monocratica, più assimilabile agli schemi delle agenzie del Ministero dell'economia, con un direttore generale, che ha una funzione di «governo» dell'ente stesso.
Ritengo e auspico che questo, insieme agli assetti maturati al vertice del SIN, crei, se non altro, i presupposti per una migliore gestione della situazione attuale, fermo restando che il quadro complessivo e i rapporti tra l'AGEA e il SIN andranno ripensati in un'ottica di medio e lungo periodo, cioè alla scadenza dei rapporti giuridici attualmente esistenti.
Per quanto riguarda l'INRAN, abbiamo ritenuto di fare una razionalizzazione importante. L'ente si trovava a cumulare tre tipologie di funzioni totalmente diverse: una era quella storica, di ricerca nel settore dell'alimentazione; la seconda era quella relativa alle funzioni un tempo svolte dall'Ente sementi elette, che erano state riportate in capo all'INRAN con un intervento normativo relativamente recente (non ricordo la data, ma è di pochi anni fa), con una scelta che non mi sentirei, però, di condividere del tutto perché l'Ente sementi elette aveva una sua individualità e una sua logica; la terza comprendeva le prerogative dell'Istituto nazionale conserve alimentari (INCA), ovvero funzioni di controllo relative all'industria conserviera.
Abbiamo fatto un intervento che ha cercato di razionalizzare, nella filosofia della spending review, e che, al tempo stesso, ha risposto ad alcune aspettative manifestate dalle imprese. In sostanza, abbiamo soppresso le funzioni dell'INCA, nella considerazione che queste funzioni di controllo non avessero più quella valenza che le aveva giustificate all'origine ed erano soltanto un intralcio per l'attività di impresa, cosa che ha ricevuto ampio consenso nel settore.
Abbiamo trasferito, poi, le attività di ricerca dell'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN) al Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA), che è il troncone principale della ricerca in agricoltura e che, quindi, assorbe anche l'attività di ricerca dell'INRAN, in un'ottica che razionalizza e tende al risparmio.
Infine, abbiamo riportato all'Ente Risi le funzioni relative alle sementi, svolte finora dall'INRAN. Questo è l'elemento più dibattuto perché, in effetti, è un'assimilazione che lascia alcuni elementi di incertezza e di riflessione, ma siamo arrivati a questa conclusione perché ogni altra alternativa appariva uguale, se non peggiore, nella sua problematicità, perché le funzioni dell'Ente sementi elette erano molto tipiche e individuali, quindi difficilmente assimilabili in altri schemi normativi.
Passo ora ai due provvedimenti su cui questa Commissione sta lavorando.
Sottolineo, innanzitutto, la grande unità di intenti e di visione che ha caratterizzato la mia attività personale e quella del Ministero rispetto all'attività della Commissione su questi due testi, dal momento che il posizionamento della mia amministrazione su questi progetti è stato sempre di estremo favore, com'è stato manifestato nelle opportune sedi.
Rilevo con piacere che, per la questione delle aranciate, siete arrivati a sbloccare la situazione, rimuovendo l'elemento ostativo che la Ragioneria aveva rilevato. Senza possibilità di essere frainteso, dico che questo ha anche messo a tacere alcune voci malevole che si muovevano fuori delle istituzioni sul blocco di questo testo. Se non altro, abbiamo avuto prova e certezza che il blocco era dovuto esclusivamente a una valutazione tecnica, inerente alla spesa. Mi auguro ora che vi sia un iter rapidissimo, rispetto al quale mi dichiaro disponibile a fare tutto ciò che è nelle mie possibilità.
Nonostante il nostro impegno e l'interlocuzione che abbiamo avuto anche in questo caso, come sulle arance, con la Ragioneria, mi dispiace che la situazione relativa all'altro progetto non si sia ancora sbloccata. Credo che - come diceva il presidente - dovremmo lavorare ulteriormente per arrivare finalmente a un testo che la Ragioneria possa condividere.


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Penso di aver affrontato tutti i temi proposti. Resto a vostra disposizione per rispondere alle eventuali domande che vorrete rivolgermi. Grazie.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai deputati che intendano intervenire per formulare quesiti o osservazioni.

CORRADO CALLEGARI. Grazie, presidente. Ringrazio il signor Ministro della sua presenza in audizione. Devo dire che, soprattutto per quanto riguarda l'esposizione sulle trattative della PAC e della PCP - ma in particolare della PAC -, sono abbastanza deluso perché il Ministro ha svolto un intervento in linea con l'attuale Governo, la cui posizione rispetto all'Europa non è chiara.
Parto da un discorso che è stato fatto a fine novembre dell'anno scorso dal Commissario Ciolos, in occasione di un incontro qui in Italia. Quando sono state esposte le diverse problematiche, Ciolos ha risposto che sarebbero stati anche disponibili ad accettare le modifiche volute dall'Italia, se fossero state richieste nei momenti opportuni. Siccome i momenti opportuni non sono questi, non riesco a capire l'incidenza che possiamo avere nella parte negoziale. D'altra parte, lei dovrebbe conoscerla molto bene perché al tempo del negoziato era capo dipartimento a Bruxelles, là dove c'era anche l'ex Ministro De Castro.
In sostanza, riteniamo che, per come è stata impostata all'inizio, questa riforma della PAC potrebbe essere anche dichiarata - con una parola forte - «lesiva» dell'interesse nazionale. Lei ci dice che ci sono delle trattative e delle modifiche in atto e che dovrebbe esserci anche un riequilibrio finanziario, ma le domando, se questo riequilibrio non dovesse avvenire secondo le nostre richieste, cosa faremmo? Lei metterà il veto sulla PAC?
Ecco, queste sono valutazioni forti, ma dobbiamo farle. Pertanto, nel contesto dell'appartenenza a un'Unione europea in cui non ci sono garanzie, proprio su un argomento fondamentale per il futuro della nostra agricoltura, mi domando qual è il nostro posizionamento.
Inoltre, sono anche preoccupato riguardo al greening. Giustamente, si diceva di spostare il vincolo sui terreni più grandi, per esempio di 10 ettari. Tuttavia, le chiedo - come ho fatto anche la scorsa volta - perché si continua a parlare di diversificazione delle colture, quando tutti sanno che questa non serve a niente per quanto riguarda l'ambiente. Se si dovesse parlare di ambiente, dovremmo parlare di rotazione delle colture, non di diversificazione.
Insomma, non riesco a capire perché vogliamo condizionare la nostra agricoltura. Se i norvegesi, i tedeschi o i rumeni vogliono fare diversamente, noi non dobbiamo condizionare la nostra agricoltura a un'operatività che, come sanno tutti, non serve. Qualcuno mi ha anche spiegato questo aspetto, dicendo che con il greening non è possibile verificare il sistema della rotazione, per cui è più semplice farlo con la diversificazione. Se, però, la diversificazione non serve, vincoliamo inutilmente i nostri agricoltori. Insomma, qualcuno mi deve spiegare questo punto. I nostri tecnici che vanno lì a parlare si sono fatti spiegare la motivazione? Mi sembra, piuttosto, che questa sia la motivazione di qualcuno che si è svegliato una mattina e ha parlato di diversificazione.
Per quanto riguarda, invece, la PCP, in base a quello che ci ha illustrato, ho una nota che riguarda un accordo che avete raggiunto il 12 giugno, in cui si parla del ripristino dell'arresto temporaneo della pesca, di una modifica sui rigetti e della libertà per il nostro Paese - almeno stando alla nota - di applicare solo su base volontaria le concessioni di pesca trasferibili. Siccome prossimamente dobbiamo formulare un nostro parere, come Commissione, mi chiedo se c'è un documento scritto. Insomma, in base a che cosa ci possiamo orientare riguardo a questo accordo? È stato concluso a parole o sulla carta? Lei, peraltro, sa benissimo che alcune di queste tematiche, come quelle del rigetto e delle concessioni di pesca trasferibili, sono importantissime


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per questo settore. Vorrei, quindi, che su questo argomento ci fosse detto qualcosa in più.
Ci sarebbero altre questioni, ma mi fermo qui.

GIUSEPPINA SERVODIO. Ringrazio il Ministro della disponibilità a interloquire su alcuni aspetti della nostra attività legislativa. Mentre lei parlava, ho fatto mente locale sulla grande operazione che nel 1977 fu portata avanti in questo Paese in maniera unitaria, ma erano altri tempi, completamente diversi da quelli che stanno vivendo oggi. In quell'anno fu fatta una grande legge - la legge 24 luglio 1977, n. 616, che lei certamente ricorderà, signor Ministro, perché ha sempre avuto responsabilità di altissimo livello - che riuscì in poco tempo a trasformare l'assetto istituzionale del nostro Paese con un'operazione di scioglimento di enti, anche positivi perché svolgevano servizi con grande qualità.
Ricordo, per esempio, che furono sciolti tutti gli enti assistenziali - peraltro, io lavoravo in uno di essi - che non avevo problemi di finanziamento, né di qualità dei servizi agli utenti. Tuttavia, furono completamente spazzati via, riconsiderando competenze, funzioni e sedi di intervento.
Apro una parentesi per dire che ho ascoltato con molto interesse il suo intervento e per sottolineare che vi sono stati piccoli segnali riguardo all'assetto degli enti vigilati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Sono, però, piccoli segnali molto insufficienti, specialmente per quanto riguarda l'ENSE, che si trasferisce all'interno dell'Ente Risi. Sotto questo aspetto, siccome abbiamo un CRA, cioè un centro di ricerca, perché non accorpiamo tutto lì? Perché non individuando un'area di ricerca nella quale ricomporre tutte le ricerche che venivano fatte in maniera specialistica e settoriale?
Le faccio questa domanda perché sa benissimo che sia alla Camera che al Senato molti gruppi hanno presentato delle proposte di legge a questo proposito. A differenza di altri ministri di altre epoche, con il «salva Italia» e con la volontà espressa dalle proposte di legge di quasi tutti i gruppi politici alla Camera e al Senato, lei si trova di fronte al fatto che il legislatore si è già espresso nel dirle che questo è il momento in cui dobbiamo fare una grande operazione di riordino e di soppressione. Ciò non va fatto solo per limitare la spesa e per ridurre gli sprechi, ma soprattutto per garantire alle imprese agricole una qualità dei servizi che oggi, da questa moltitudine di enti o di società controllate, non riescono ad avere.
Il legislatore - ripeto - si è già espresso. Peraltro, non si tratta di un'operazione complessa perché in campo non c'è tutto quel personale che, per esempio, c'era all'epoca della legge n. 616. Qui si tratta di poche persone, per cui non c'è il problema di come ricollocare il personale. Il problema, invece, è capire in modo strategico quali servizi offrire alle imprese e con quale qualità.
Oggi, rispetto a questi enti che hanno avuto la loro storia, hanno svolto la loro funzione e hanno avuto la loro possibilità di esprimersi in tempi diversi, siamo in una situazione di emergenza. Trovandoci, quindi, in una situazione di grande cambiamento, dobbiamo dare un grande segnale, non solo partecipando al risanamento della spesa pubblica, a cui l'agricoltura ha già contribuito molto in questi anni, ma soprattutto lavorando per il mondo agricolo, che si aspetta una modernizzazione dei servizi alle imprese.
Noi abbiamo presentato delle proposte di legge molto semplici. Lei ha la forza politica e riteniamo che con il «salva Italia» abbia anche la delega. Quindi, dobbiamo capire quali sono le motivazioni per cui non si avvia questa riforma. Non ci basta aver riconsiderato l'assetto dell'AGEA e soprattutto non ci va bene che l'ENSE vada a finire nell'Ente Risi. Resta, poi, la questione delle società controllate dell'AGEA. Ciò vuol dire che sull'AGEA è stata fatta solo una piccola operazione, che riteniamo insufficiente perché rimangono, appunto, le due società controllate, che rappresentano la polpa dell'intero settore.


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Queste sono le domande che le rivolgiamo, ringraziandola nuovamente della sua disponibilità. Siamo convinti che questo sia il momento di intervenire, anche perché la forza politica c'è. D'altronde, in questi mesi abbiamo fatto le riforme delle pensioni e del mercato del lavoro, che hanno messo in difficoltà interi gruppi di cittadini, e sappiamo che sono state riforme che non avremmo nemmeno immaginato di fare, per cui non penso che la riforma degli enti vigilati dal suo Ministero e delle società controllate sia più grande di queste. Vorremmo, quindi, capire le motivazioni per cui non si avvia questa riforma e anche l'aiuto che possiamo darle come Commissione della Camera.

GIUSEPPE RUVOLO. Ringrazio il Ministro di avere svolto la relazione su diversi punti della sua agenda. In ordine alla questione della PAC, vorrei farle una domanda molto semplice. Ho partecipato a un'assemblea (dove, peraltro, c'era anche lei) di un'importante organizzazione professionale agricola, nella quale il presidente ebbe a dire «purché i ministri vadano a Bruxelles ». So che lei è sempre stato tra i protagonisti quando era dirigente e che certamente lo sarà oggi più che mai per sostenere le ragioni del nostro Paese. Tuttavia, rispetto alle relazioni necessarie per potere intavolare anche ragionamenti che possano portare qualche beneficio al nostro Paese, le chiedo se sia opportuna una presenza costante del Ministro nei tavoli europei.
Passo all'altra domanda sugli enti. Signor Ministro, la stimo sinceramente e apprezzo il lavoro che sta svolgendo; ciò nonostante, sulla questione degli enti ho molto da dire, anche se mi limiterò al tempo che mi è stato concesso. Questa Commissione ha fatto un grande lavoro, di cui spero abbia avuto notizia. Peraltro, avevo chiesto, con altri colleghi, di audire il Ministro proprio in rapporto al quadro che ognuno di noi si è fatto dopo aver audito il presidente dell'AGEA. Infatti, in quella occasione è emerso un quadro drammatico. Oggi mi sarei aspettato da lei una maggiore chiarezza, mentre ha detto - purtroppo non ho potuto scriverlo, quindi spero di ricordarlo - che il quadro giuridico non consente di fare operazioni immediate per poter dare un assetto, ma soprattutto una dignità a questi enti.
Parlando dell'AGEA e parlando del SIN, certamente non sono lo specchio del Paese, come ho sostenuto in quell'audizione in maniera molto incisiva. Personalmente, ho denunciato - come tanti colleghi - gli sperperi che ancora continuano in questi enti, ma, signor Ministro, rispetto a quello che questa Commissione e quella del Senato hanno fatto rilevare, non c'è stato un provvedimento adeguato.
Allora, le chiedo, signor Ministro, cosa intende fare entro domani. Non voglio riferirmi al percorso a cui ha accennato, parlando di attività legislative che si inseriscono nel contesto di una riprogrammazione del SIN. Lei ha i poteri, il ruolo e la forza politica, con l'appoggio di gran parte di questa Commissione e di quella del Senato. Difatti, tutti gli interventi dei colleghi che si sono succeduti su questo tema vanno in questa direzione.
Mi consenta di dirle con molta schiettezza e onestà che, da questo punto di vista, resto deluso da queste sue prime affermazioni. Mi auguro, però, che nella risposta ci sia una data precisa della fine di questi sprechi e di questi privilegi, in un momento nel quale - non è demagogia e non è retorica - imponiamo agli agricoltori di pagare estimi fondiari che non possono più sostenere, l'IMU sui fabbricati rurali e quant'altro e poi, dall'altra parte, diamo 30 milioni di euro al SIN, che non sappiamo che cosa sta facendo; per non parlare del fatto di consentire 144 mensilità in caso di scioglimento del contratto. Ovviamente, non sono problemi che ha generato lei, ma coloro che hanno redatto i precedenti contratti. Oggi, però, lei è al Governo e deve dare una risposta concreta, non tanto a noi, ma soprattutto agli agricoltori che stanno pagando con il sangue le tasse per onorare un impegno con il Paese e con il Governo e anche per essere garantiti da uno Stato che finalmente riesce a capire da che parte sta la ragione.


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ANITA DI GIUSEPPE. Il suo è stato un intervento di sintesi. Per fortuna, però, leggo molto le sue dichiarazioni, come anche le dichiarazioni degli agricoltori e degli addetti ai lavori. Lei sicuramente sa che gli agricoltori sono convinti che la proposta di Ciolos sarà penalizzante per l'agricoltura italiana e non renderà competitiva non solo la nostra agricoltura, ma anche quella europea.
Personalmente, sono un'europeista convinta, ma bisogna anche considerare che, in questo momento, il mondo intero e soprattutto gli Stati europei sono in grandissima difficoltà. Pertanto, vedo il futuro della PAC in maniera non molto brillante. Mi auguro, comunque, che lei, per quanto riguarda l'Italia, riesca a fare molto. Ciolos ha sostenuto che senza l'Italia non si può andare avanti, per cui bisogna tener presenti le nostre esigenze.
Lei ha affrontato, anche se in sintesi, tutti i problemi, compresa la questione dell'agricoltore attivo. Tuttavia, lei sa meglio di me che la politica agraria riveste diversi ruoli, non solo quello di rispondere alla domanda e alla sicurezza dei beni alimentari, ma anche alla tutela dell'ambiente. Tutto questo, però, lo si può fare se c'è il sostegno al reddito degli agricoltori. È in questo senso che l'Europa ha sbagliato fortemente. Per questo bisogna lottare affinché il budget non venga diminuito, ma aumentato. Può sembrare un mantra il ripetere in continuazione che i costi di produzione, quelli contributivi, quelli burocratici e del gasolio penalizzano molto l'agricoltura italiana, ma - mi consenta, Ministro - neanche lo Stato fa molto, perché il decreto sviluppo non ha tenuto presente che comunque l'agricoltura dà un contributo fortissimo alla crisi italiana, perché i 224 milioni di euro di IMU che gli agricoltori dovranno pagare entro il 31 dicembre 2012 non possono essere rapportati a quello che lo Stato dà loro.
Lo Stato si comporta un po' da matrigna con il settore dell'agricoltura. D'altra parte, ho presentato anche un ordine del giorno in relazione a quell'articolo 59, che toglie i 20 milioni di euro al settore bieticolo-saccarifero per poi darli a tutti gli altri settori. Bisogna fare attenzione su questo perché si va a innescare una guerra fra poveri, visto che anche il settore bieticolo-saccarifero rimane con le sue fondamentali problematiche. Questa è una parentesi per dire anche che lo Stato fa molto poco per l'agricoltura.
Ha parlato del greening, che per il momento, così com'è, non è certamente favorevole all'agricoltura di qualità. Difatti, noi produciamo olio e frutta di grande qualità, con un'agricoltura che sicuramente tutela l'ambiente. Ecco, anche su questo bisogna insistere un po'.
Non voglio andare avanti con la questione della PAC perché poi ci sarà, magari, qualche sua dichiarazione, che leggerò molto volentieri. Mi auguro che alla fine di queste trattative, che vanno avanti da diversi mesi, l'Italia possa essere veramente tutelata, con molta autorevolezza.
Vorrei dire qualcosa per quanto riguarda il riordino degli enti. Non c'è dubbio che c'è stato un piccolissimo passo avanti rispetto al riordino dell'AGEA. Vedremo poi come funzionerà quest'AGEA, che di certo non è stata molto al servizio delle imprese agricole. Mi ricordo, per esempio, di aver letto che ci sono delle imprese che devono ricevere gli aiuti europei addirittura dal 2007, cosa veramente grave. Mi auguro, quindi, che questa Agenzia cominci a funzionare meglio.
Non ho condiviso - mi auguro che lei legga anche le nostre dichiarazioni - la scelta del signor Tampieri come direttore generale dell'AGEA. Perdonatemi, ho il Ministro qui, quindi ne approfitto per dirlo. D'altronde, ho fatto alcune dichiarazioni in proposito. Lei è un ministro tecnico e sicuramente mi dirà che anche lui è un tecnico. Io non so se è un tecnico, ma so di certo che è un politico.
Mi scusi, presidente, se mi dovrà concedere qualche minuto in più, essendo l'unica del gruppo dell'Italia dei valori...
La spending review vi ha dato una mano. Tuttavia, cosa succederà della Telaer, del Coanan, del SIN e dell'Agecontrol, visto che solo di affitti costano 6 milioni di euro all'anno? Beato, poi, chi ha visto


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volare i due aerei di Telaer, che, in effetti, non hanno mai volato, ma costano un occhio della testa per manutenerli. Vorrei sapere, insomma, cosa succederà.
In una mia interpellanza - mi collego a quello che ha sostenuto l'onorevole Ruvolo - ho fatto presente il caso di Gulinelli. Non ho nulla contro la persona, che poteva chiamarsi Quaquaraquà o Pinco Pallino, ma il signor Gulinelli percepisce troppo. Oltretutto è stato nominato anche commissario delle quote latte, per cui guadagna altri 55.000 euro per questo. Capite, insomma, che il barile del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali non può essere a disposizione di chi ricopre gli incarichi negli enti, per poi far pagare le tasse agli agricoltori.
Vi è un'altra questione che vorrei affrontare. Mi rivolgo direttamente a lei, dopo aver fatto più volte richiesta al presidente della nostra Commissione. Ho chiesto una risposta all'interrogazione del presidente Di Pietro, che mi pare sia addirittura del novembre 2011. Il presidente Russo mi ha detto che avremmo avuto il Ministro in Commissione, quindi rivolgo a lei la domanda. L'AGEA aveva dato compito all'Agecontrol e all'Istituto profilattico di Teramo di verificare dei dati che riguardavano le quote latte. Nel sottolineare che l'Italia dei valori non sta né proteggendo quelli che secondo lo Stato devono pagare le multe, né quelli che non le devono pagare, ma vuole solo arrivare alla verità, le chiedo perché questi dati non vengono fuori. Stiamo facendo questa domanda da tempo, ma purtroppo la risposta non c'è.
Ricapitolando le mie domande, riguardo agli enti inutili, siccome ce ne sono altri, che intenzione ha, Ministro? Poi, vi è il caso Gulinelli, che è uno schiaffo alla miseria. Infine, le rivolgo l'interrogazione che abbiamo presentato e per la quale non abbiamo ottenuto alcuna risposta. Grazie.

BASILIO CATANOSO. Buongiorno al signor Ministro, che anch'io ringrazio. Riguardo alla pesca, vorrei chiedergli se, secondo lui, non fosse arrivato il momento di pensare a una legge-quadro in materia. Stiamo andando avanti da troppo tempo con determinazioni dirigenziali e, siccome tutto il mondo della pesca è in grande crisi, credo che sia giunto il momento di pensare a inquadrare tutti i problemi del settore in una legge-quadro che ci metta nelle condizioni di muoverci con sicurezza.
Rispetto a quanto ha detto sulle controllate e sulle agenzie, anch'io ho visto positivamente l'approccio del Governo nel fare l'agenzia, sperando in una reale svolta. Tuttavia, non credo che questo possa bastare, come ha detto già qualche collega. L'idea di avere controllori e controllati dalla stessa parte mi ha sempre agitato. Ritengo che il controllo anche delle società che fanno capo all'AGEA debba passare nelle mani del Ministero, cosa che certamente ci metterebbe in una condizione di tranquillità. Penso che nessuno possa averne nocumento, né nell'attività che sta svolgendo e nemmeno nel pensiero di ciò che è successo prima.
In questo senso, c'è un mio disegno di legge e abbiamo fatto, con parecchi altri colleghi, un atto di Commissione che è ancora in attesa del parere del Governo, quindi di essere discusso e spero approvato. Ci lasciano molto perplessi le notizie che - come lei stesso ha ricordato - da parecchi mesi purtroppo si rincorrono sulla stampa. Non voglio fare riferimento a nessuna di queste, ma ne abbiamo ormai un fascicolo e ne abbiamo parlato in Commissione, anche se rapidamente, nelle audizioni tenute sul tema specifico dell'AGEA e delle sue collegate. Certamente, però, anche quelle di Dagospia delle ultime ore ci lasciano una preoccupazione che non credo possa trovare una risposta solo nell'agenzia.
Peraltro, ci preoccupa anche che l'agenzia sia governata sempre dagli stessi personaggi. Visto che nelle agenzie e nelle società di cui stiamo parlando c'è stato qualcosa che non è andato, dobbiamo verificare se è vero ciò che dicono Dagospia e gli altri rispetto a questi personaggi. Siccome lei, signor Ministro, ha nominato una Commissione di indagine su queste problematiche, per evitare ripetizioni e


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perdite di tempo da parte della nostra Commissione, le chiedo se è possibile di avere i risultati di questa indagine, cosa di cui le saremmo particolarmente grati.
Per concludere, non mi importa parlare di Gulinelli, di Carbone o di altri, ma, dopo che le persone sono state licenziate e lo Stato ha pagato per contratti che, una volta sciolti, restano per decenni a suo carico - c'è stata una polemica sulle mensilità di buonuscita di uno di questi contratti - l'amministrazione deve individuare il responsabile di questi contratti e valutare, anche in termini di Corte dei conti, se debba essere riconosciuta una sua responsabilità.
Da ultimo, da un Governo tecnico mi sarei aspettato - in questo sono in linea con quanto ha detto la collega prima - delle scelte tecniche, invece quella di nominare una persona che ha fatto l'assessore regionale e che è stata schierata politicamente per molti anni non risponde a quello che è scritto nella legge. La professionalità di cui parla la norma non può essere quella che si matura facendo politica, ma deriva da un altro tipo di attività, quindi non posso essere d'accordo con la scelta che lei ha voluto fare nel nominare il capo dell'agenzia. Se le notizie sono quelle che corrono, ciò vale anche per gli eventuali personaggi di supporto.

LUCIANO AGOSTINI. L'agricoltura e la pesca vivono momenti di particolare crisi, ma sono settori che - come il Ministro sa - non risentono esclusivamente dalla pesante crisi attuale perché erano già marginali, in particolare quello della pesca.
In questa legislatura, signor Ministro, nelle precedenti gestioni del Ministero abbiamo visto questa parola cancellata nei vari provvedimenti. Il Governo Berlusconi, con i vari passaggi dei ministri nel Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, ha, di fatto, nei pochi provvedimenti che ha presentato al Parlamento, cancellato il settore ittico. Invece, attraverso il suo Ministero, la parola è stata reintrodotta. Abbiamo visto con soddisfazione che in alcuni provvedimenti, sebbene non rientrino ancora nel corpo vivo dei problemi che attanagliano il comparto, il settore viene rimesso all'attenzione della politica e del Ministero. Forse, alcuni provvedimenti potevano essere finalizzati meglio rispetto alle poche risorse che sono a disposizione. Comunque, accogliamo con soddisfazione questo dato politico, che voglio mettere in evidenza.
In tutto questo, rientra il ragionamento che lei faceva sulla nuova politica comune della pesca (PCP). Questa Commissione, quando ha audito la Commissaria Damanaki, aveva posto alcune questioni sui rigetti, sulle concessioni trasferibili, sul fermo biologico cancellato. Insomma, avevamo posto alcuni problemi. Lei oggi ci dice formalmente che, in sede di trattativa, sono stati almeno in parte positivamente accolti. Quindi, prendiamo atto dei risultati che lei e il Governo italiano siete riusciti a strappare nella fase di trattativa sulla proposta di nuova politica della pesca.
Un'ultima questione è relativa a quanto diceva l'onorevole Catanoso. Il settore ha urgente bisogno di una riorganizzazione di carattere legislativo. Noi ci stiamo lavorando da qualche mese e siamo riusciti a costruire un testo unico che forse non è ancora esaustivo, per questo vorremmo che anche lei e il Ministero deste un contributo al suo completamento; poi, ovviamente, potremmo discutere e costruire insieme le poche coperture che possiamo concedere per arrivare a dare un segnale importante di riorganizzazione di un settore che è stato da sempre considerato marginale.

GIOVANNA NEGRO. Grazie, Ministro. Faccio due domande precise e puntuali.
In relazione alla questione tabacco, quale futuro vede e quale riconversione propone per le aziende?
Inoltre, ha intenzione di mettere mano all'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), vista la mancata risposta che continua a dare alle nostre regioni quando chiedono aiuto e assistenza in merito alla caccia, che è un'attività che questo ente deve garantire?


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SANDRO BRANDOLINI. Voglio prima di tutto ringraziare il Ministro per l'importante lavoro che sta facendo sui temi dell'agricoltura a livello europeo. Penso, in particolare, al lavoro sulla PAC e sulla PCP. Tuttavia, se tutti riconosciamo - come lei ha detto nel suo intervento - la gravità della crisi dei settori dell'agricoltura, della pesca e dell'ippica, con un'analisi comune, debbo dire con altrettanta franchezza che non vedo in questi mesi della sua attività quella svolta di cui il Paese ha bisogno per ridare futuro e prospettive all'agricoltura, all'ippica e alla pesca.
Ritengo che quando c'è una crisi di questo tipo ci siano delle priorità. Allora, è evidente che dobbiamo cercare di non sottrarre il suolo all'agricoltura, ma prima di tutto dovremmo preoccuparci di garantire un futuro agli agricoltori, che attualmente non ce l'hanno perché non hanno reddito. Non serve la terra, se non ci sono gli agricoltori che la lavorano. Così come non servono gli ippodromi se continuerà la caduta verticale delle nascite. La crisi ha, infatti, prodotto una diminuzione notevole delle fecondazioni quest'anno, che sarà senz'altro maggiore nel prossimo.
Lei viene dall'interno del Ministero e conosce molto bene queste questioni. Pertanto, ritengo che sia giunto il momento di fare alcune scelte di fondo. Una riforma vera degli enti può dare un contributo importante in questa direzione. Occorre, poi, attuare altre riforme essenziali.
Mi limito a parlare dell'ippica, di cui mi sto occupando per incarico del mio gruppo e del mio partito. Ebbene, all'interno del settore c'è la piena consapevolezza che così non si può andare avanti e che è necessaria una riforma. Le ricordo che in questa Commissione ci sono già cinque disegni di legge, quindi ci aspetteremmo che il Ministro si pronunci rapidamente in proposito perché occorre intervenire immediatamente. Sicuramente la soppressione dell'ASSI può dare un aiuto in questa direzione. Su questo tutti siamo d'accordo. Se, però, non interveniamo subito, anche immettendo risorse, il settore muore e non arriva neppure alla fine dell'anno. Penso che lei lo sappia quanto noi.
In conclusione, le rivolgo un appello affinché, insieme alla Commissione agricoltura che ha incardinato questi provvedimenti, mettiamo immediatamente mano alla riforma. Personalmente, anche se sono il primo firmatario di uno dei cinque disegni di legge, non ho nessuna ideologia da difendere, ma voglio trovare, insieme ai colleghi e al Governo, la soluzione migliore per dare un futuro a questo settore. Bisogna passare, però, dalla riflessione all'azione, che richiede un intervento immediato a livello parlamentare con risorse fresche, senza le quali il settore muore. Grazie.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta per consentire al Ministro di intervenire in Assemblea rispondendo ad interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,55, riprende alle 15,15.

PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire.

CARLO EMANUELE TRAPPOLINO. Ringraziando il Ministro per la sua relazione, passo subito alle due domande che volevo porgli. In parte, la prima domanda l'ha già fatta la collega Negro a proposito del settore tabacchicolo in relazione alla nuova politica agricola comunitaria.
Vorrei, in particolare, qualche ulteriore informazione rispetto alla modifica dell'articolo 38 e dell'ex articolo 68 sugli aiuti accoppiati. Credo che nella logica della formulazione della nuova politica comunitaria abbia poco senso il fatto che l'articolo 38 elenchi i diversi prodotti su cui l'Unione europea interviene per sostenere la produzione. Infatti, anche alla luce dell'articolo 9 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea che, in modo orizzontale, per tutti i settori, introduce una clausola che consente all'Unione europea


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di sostenere l'occupazione, quindi il lavoro, ritengo che il nostro Paese sulla partita del tabacco possa mantenere una posizione che miri a salvaguardare i livelli occupazionali nel settore. Si potrebbe, quindi, tenere conto del fatto che il settore tabacchicolo è uno dei comparti con maggiore occupazione femminile, per cui la richiesta potrebbe essere quella di sostituire l'elenco dei vari prodotti con una maggiore flessibilità, dando ai singoli Paesi la possibilità di intervenire in modo autonomo sulle colture e sulle produzioni nazionali, utilizzando, appunto, il criterio della sussidiarietà, dell'autonomia e della flessibilità, anche nella logica degli obiettivi della nuova organizzazione comune di mercato.
L'altro tema riguarda, invece, la direttiva prodotti, e in particolare il tabacco, ma in prospettiva riguarderà sempre più anche altri prodotti della nostra agricoltura. Mi riferisco specialmente alla vitivinicoltura e ai prodotti alcolici, come il vino. Infatti, nella discussione europea si introducono degli elementi che vanno nella direzione della difesa del principio della protezione della salute pubblica, ma che nel nostro caso rischiano di compromettere o di rendere più difficile la competizione dei nostri prodotti agroalimentari sui mercati mondiali in quanto si interviene sull'etichettatura, cioè sull'etichetta anonima, o sugli ingredienti e su vari aspetti delle produzioni che rischiano di compromettere anche la qualità dei prodotti stessi.

GIAN PIETRO DAL MORO. Ringrazio il ministro della presenza. È evidente che in questi anni la PAC rappresenta, nel settore agroalimentare, il tema più centrale per il reddito delle nostre aziende agricole e per la vita politica agricola europea e quindi nazionale. Pertanto, guardo con soddisfazione al lavoro che il Ministero sta svolgendo sul piano europeo perché finalmente, rispetto a qualche anno fa, vediamo una migliore e una maggiore presenza dell'Italia sullo scenario della competizione europea nell'ambito della trattativa della PAC.
Anche gli incontri bilaterali che il Ministro sta tenendo sul piano internazionale credo possano dare dei risvolti positivi rispetto a una proposta del Commissario Ciolos che, nessuno può nasconderlo, nasce insufficiente. Il fatto che al Parlamento europeo siano stati presentati in Commissione quasi 6.000 emendamenti testimonia un'insofferenza generale da parte delle Nazioni rispetto alla proposta del Commissario Ciolos.
A questo punto il rischio di uno spostamento della partenza della PAC potrebbe essere concreto? Visti gli emendamenti, la trilaterale (Parlamento, Commissione, Consiglio), e tutte le attività che ci sono dal punto di vista burocratico, credo che ci siano le possibilità di uno spostamento, in questa fase di interregno. Cosa potrebbe succedere in questo caso?
Sempre sul tema europeo, le chiedo un maggiore aggiornamento sulla questione dei diritti di impianto nel comparto vitivinicolo. So che molte cose sono state fatte, per cui la situazione è sicuramente più positiva di qualche mese fa. Vorrei, però, un aggiornamento più specifico.
Aggiungo due ultime due osservazioni sul piano locale.
Anche come frutto di tutte le mediazioni che ci sono state, considero positivo l'accorpamento dell'INRAN nel CRA, mentre mi rimane qualche perplessità sul trasferimento dell'ENSE all'Ente Risi, come lei ha fatto intendere nella sua relazione, dicendo che probabilmente era il male minore. Tuttavia, siamo di fronte a un evidente conflitto di interessi. Mi sto chiedendo, quindi, se forse non valga la pena, in una fase intermedia, di accorpare eventualmente anche il CRA all'ENSE in attesa di poter costituire anche un ente di certificazione, del quale probabilmente come soggetto terzo si potrebbe ragionare anche in una prospettiva futura.
Per ultimo, riguardo al provvedimento che oggi abbiamo in corso di approvazione, mi riferisco alla questione del nuovo Istituto per il commercio estero (ICE). È evidente che in questi anni, come settore agroalimentare, abbiamo sofferto - ovviamente, non dipende da lei, ma anche dalle


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situazioni precedenti - una sottovalutazione del peso economico del settore agricolo sul mercato sia interno che estero.
Potrei fare due esempi eclatanti. In primo luogo, le interlocuzioni del Governo con le parti sociali al suo insediamento non vedevano la presenza del comparto agricolo, sia nella trattativa generale, sia in quella per la riforma del lavoro con il Ministro Fornero. Questa sensazione di deminutio si percepisce anche nella costituzione del nuovo ICE perché certamente c'è la presenza del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, che è un fatto positivo, ma non c'è quella del settore agricolo e agroalimentare, che è rilevante perché quando oggi parliamo di made in Italy il peso dell'agroalimentare è fondamentale. D'altra parte, proprio su questo tema, oggi in Assemblea si voterà un ordine del giorno a firma dell'onorevole Zucchi, sul quale le chiederemmo, se fosse possibile, un assenso da parte sua. Poi, starà alle organizzazioni agricole trovare fra di loro le intese. A ogni modo, una presenza potrebbe essere significativa.
Registro, peraltro, l'assenza del reparto fieristico nazionale, a favore delle Camere di commercio con l'estero, di cui tutti conoscono - io faccio l'imprenditore, quindi lo so bene - la grande difficoltà e l'inefficienza. Per contro, oggi le fiere non sono più solo manifestazioni locali, ma asset che accompagnano nel mondo le aziende agricole - soprattutto quelle piccole, che sono in difficoltà - nel mondo. Non aver previsto nella cabina di regia la presenza di questo comparto ne diminuisce il peso.
Sempre a proposito di questo argomento, c'è la questione di Buonitalia, di cui non ho sentito parlare nella sua relazione. Non voglio entrare nel merito, di cui molto si è discusso con emendamenti, ordini del giorno e proposte varie. So che c'è stato il parere positivo da parte del Ministero sui vari emendamenti che sono stati presentati. A oggi, però, il Tesoro e la Ragioneria creano ancora degli ostacoli da questo punto di vista. Siccome Buonitalia aveva delle funzioni e si occupava di alcune attività e il nuovo ICE nasce a fianco di queste stesse attività, potremmo dare un segnale in questo senso quando tra poco voteremo in Assemblea un ordine del giorno del collega Delfino sull'argomento dell'assorbimento del personale di Buonitalia nel nuovo ICE, che io caldeggio. Anche su questo ci piacerebbe conoscere il parere del ministro.

TERESIO DELFINO. Voglio salutare e ringraziare il Ministro per tutto quello che fa, non ultima l'iniziativa di ieri sulla questione del consumo del suolo agricolo. Dico questo perché abbiamo bisogno di una guida sempre più decisa nel valorizzare il settore agricolo e agroalimentare in tutte le sedi.
Negli interventi dei colleghi, non avendo potuto sentire il suo perché ero impegnato in altra Commissione, ho sentito qualche accenno alla sua relazione sulla PAC. Voglio solo ricordare che, essendo noi contributori netti, dobbiamo e vogliamo contare di più. Non c'è dubbio che sul tema della PAC sconteremo anche gli episodi meno brillanti del passato nei rapporti con la Commissione europea, ma è anche vero che, oggi come oggi, tra il dare e l'avere, abbiamo alcuni miliardi di euro di scarto - forse 5 - e che queste risorse sono messe a disposizione di una politica che non può subire, anche in questo caso, quello che subisce nel rapporto con la Comunità europea in generale. Soprattutto, non può essere penalizzata l'Italia, che sta facendo grandi sforzi per mettersi in linea con le direttive della Comunità europea.
Il secondo tema riguarda i soggetti vigilati. Convengo sulle osservazioni che sono state fatte. Vorrei soltanto che ci fosse la possibilità, per quanto rimane da fare, di avviare un'iniziativa di riforma complessiva dei soggetti vigilati perché questa è una partita che va affrontata non con passaggi e inserimenti nei decreti-legge, ma magari attraverso un disegno di legge che abbia una corsia preferenziale, in modo da dare un assetto compiuto ai soggetti vigilati del Ministero dell'agricoltura.


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Su Buonitalia, ha già detto tutto il collega, quindi faccio mio il suo intervento, attendendo una sua risposta.
Da ultimo - non ce l'abbiano gli amici della Lega - vorrei dire che ho in animo di presentare, signor Ministro, un'ulteriore interrogazione o risoluzione (non ho ancora scelto lo strumento ispettivo) per capire qual è l'impatto, sotto il profilo dei conti pubblici, del mancato pagamento delle multe legate alle quote latte. Voglio sapere questo dato dal Governo e dal Ministero dell'economia e delle finanze. È chiaro, infatti, che la legalità è un valore che intendiamo affermare.
Credo che su questa vicenda ci sia stato un lungo processo e si siano superati, anche con oneri rilevanti a carico della collettività, errori fatti. Siccome, però, vi sono due leggi - la n. 119 del 2003 e la n. 33 del 2009 - che impegnano il Governo nazionale, e in questo caso il Ministro, e una risoluzione che abbiamo approvato a larga maggioranza, vorrei che su questo si camminasse in modo molto spedito. In questo senso, dalla sua replica vorrei un conforto su questo tema.

PRESIDENTE. Siccome vedo molti colleghi che scuotono la testa, voglio precisare che non c'è alcun problema a far parlare tutti voi per quanto tempo volete. C'è un solo limite: non avremo la risposta del Ministro. D'altronde, i tempi concitati dei lavori in Assemblea, delle fiducie e delle prossime settimane, non credo che ci consentiranno altro. Allora, mi permetto di suggerire una possibile soluzione: si potrebbe concedere un minuto per fare una domanda anche a colleghi di gruppi che hanno già avuto la possibilità di intervenire. Io non sottraggo la parola a nessuno. Peraltro, quando vado a Bruxelles, parliamo in quaranta presidenti di Commissione per 3 minuti a testa. Abbiamo, pertanto, anche la possibilità di fare una domanda secca in un minuto. Ci sono ancora due capigruppo che devono intervenire, quindi darei loro i 4 minuti, in modo tale che riusciamo a parlare tutti.
Dico questo non per limitare i vostri spazi, ma per avere le risposte.

SEBASTIANO FOGLIATO. Rinuncio ad intervenire considerati i tempi ristretti.

FABIO RAINIERI. Ho due osservazioni molto veloci da fare. Non sto qui a parlare di quote latte o altro. Mi riferisco alla dichiarazione che ieri il Ministro ha fatto dopo l'incontro. Sono assolutamente d'accordo con lui quando afferma che l'Italia è deficitaria di prodotti agricoli. Si è forse dimenticato delle quote latte, ma è stata, appunto, una dimenticanza.
A ogni modo, vi parlo da agricoltore, ancor prima che da parlamentare. Agli agricoltori che vanno nei campi o nella stalla non importa nulla di sapere se l'AGEA viene accorpata e cose del genere. La gente vuol sapere se riuscirà ad andare avanti con l'azienda agricola. Il Ministro dell'agricoltura deve dare le risposte agli agricoltori. Oltre a fare tutte queste cose di cui stiamo parlando - che ben vengano - il Ministro deve chiedere agli agricoltori quello che vogliono e oggi essi vogliono sapere se il gasolio continuerà ad aumentare e se riusciranno ancora ad acquistarlo per irrigare i campi, per lavorare nelle serre e per dare da mangiare agli animali; se avranno il contributo sulle barbabietole per continuare a produrle, visto che sono stati tagliati; se riusciranno ad avere i soldi per le Associazione provinciale allevatori (APA) per continuare a fare genetica; se dovranno continuare a pagare l'IMU e quindi non riusciranno a far quadrare i bilanci alla fine dell'anno; se continuerà a diminuire il prezzo del latte, della frutta e di tutti i generi che oggi produciamo sottocosto; infine, se, una volta per tutte, le banche vogliono dare una mano al settore primario o vogliono affossarlo completamente.
Oggi, le aziende agricole non riescono più a trovare non dico centinaia di migliaia di euro per acquistare terreni, ma neanche nemmeno quel poco denaro per i prestiti di conduzione. Occorre forse riproporre la Sabatini o la rottamazione. Insomma, questi strumenti che servivano agli agricoltori per andare avanti nella propria attività. Questo chiede il settore.


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Per chiudere, il Ministro ha ragione sulla cementificazione. Faccio l'esempio, però, della mia azienda agricola che è circondata dalle case, ma non perché io ho messo l'area edificabile nel mio terreno agricolo, ma perché gli altri terreni e le case sono venute vicino a me, per cui, a questo punto, oggi, non posso più fare stalle, capannoni o altro poiché ci sono dei limiti di distanza da rispettare dalle case. Allora, o l'uno o l'altro.
Insomma, decidiamo cosa vogliamo fare dell'agricoltura. Grazie.

SUSANNA CENNI. Mi limito a una domanda che riguarda la biodiversità, a cui lei, Ministro, ha fatto cenno, anche se non ha citato il tema. Questa era una delle ragioni per cui abbiamo chiesto la sua audizione. Francamente mi sento di rinnovare la richiesta di un suo impegno per sciogliere i nodi che ancora non sono districati. Stiamo parlando di un progetto su cui questa Commissione ha lavorato per oltre due anni, raggiungendo l'accordo su un testo unificato che è stato licenziato all'unanimità e che è condiviso dalle regioni, di cui abbiamo raccolto molte indicazioni, sul quale le obiezioni sollevate da parte della Ragioneria sono da respingere al mittente. Signor ministro, lei deve aiutarci a far comprendere alla Ragioneria che non ci sono costi perché li abbiamo tolti tutti, a partire dal fondo.
Ieri sono venuta ad ascoltarla con grande attenzione. Credo moltissimo in alcune delle cose che ha detto e ritengo che, in una fase drammatica come quella che questo Paese sta vivendo, invertire alcune scelte e ridare centralità all'agricoltura sia una delle opportunità che abbiamo. Siccome anche ieri molti hanno parlato di biodiversità, con parole splendide, affascinanti e anche molto toccanti, penso che qualche volta, oltre ad ascoltare parole toccanti, bisogna provare anche a fare qualcosa di concreto, altrimenti non riusciremo ad arrivare in fondo.
Le chiedo, quindi, di «aiutarci» a far sì che non ci sia complicità con l'atteggiamento della Ragioneria su questo testo perché vorremmo arrivare in fondo, visto che non possiamo fare altre cose che provocano spesa.
Sugli enti non dico altro perché è già intervenuta la collega Servodio. Tuttavia, la invito davvero a riflettere su questo tema dell'ENSE. Siamo stati profondamente contrari al suo inserimento dentro l'INRAN quando è avvenuto. Ora, il trasferimento all'Ente Risi ci sembra altrettanto sbagliato perché ci sono professionalità importanti e forse potrebbe essere l'occasione per dare un segnale di riorganizzazione verso la ricerca, mentre l'Ente Risi fa un altro mestiere.

SIRO MARROCU. Vorrei porre una domanda e una richiesta di impegno al Ministro. Quattro mesi fa, noi parlamentari sardi avevamo inoltrato una nota a cui non abbiamo avuto riscontro su un tema che non riguarda, però, solo i parlamentari sardi, ma la produzione di energia rinnovabile da parte degli imprenditori agricoli.
In pratica, avevamo chiesto il suo intervento, insieme ad altri ministri che ne hanno la competenza, affinché la produzione di energia rinnovabile da parte degli imprenditori agricoli, qualsiasi sia la fonte rinnovabile, fosse considerata attività connessa, ai sensi dell'articolo 2135 del Codice civile e quindi non si applicassero le disposizioni sulla prevalenza che farebbero perdere la natura di azienda agricola all'agricoltore che investe in energie rinnovabili per abbattere i propri costi e avere un'integrazione di reddito. Su questo tema, le abbiamo inviato una nota quattro mesi fa e c'è stato anche un ordine del giorno approvato alla Camera che non ha avuto nessun riscontro, per cui le vorrei chiedere se c'è stato da parte sua un impegno in quella direzione.

MARGHERITA ANGELA MASTROMAURO. Pongo velocemente al Ministro un tema che mi sta particolarmente a cuore, cioè quello della speculazione che avviene da qualche anno a questa parte sul mercato delle commodity alimentari. Dal 2007 abbiamo sperimentato delle oscillazioni dei prezzi delle materie prime


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molto forti, soprattutto rapide e imprevedibili. Io vengo dalla Puglia, il granaio d'Italia, e ricordo che tra il 2007 e il 2008 ci sono stati degli aumenti del grano duro intorno al 300 per cento. Le vittime di questi aumenti e di queste oscillazioni sono stati gli agricoltori, ma anche e soprattutto le industrie agroalimentari e i consumatori.
Credo che questo sia un tema importante. Peraltro, se ne sta discutendo in sede internazionale ed europea. Non ci sono, però, regolamentazioni in atto. Solo negli Stati Uniti si stanno conducendo i primi tentativi di introdurre tali regolamentazioni.. Signor Ministro, visto che lei ha avuto la lungimiranza, non appena ha iniziato la sua attività, di prestare attenzione, per esempio, al tema nell'articolo 62, riguardo ai rapporti con la grande distribuzione organizzata (GDO), che è molto caro all'industria alimentare, le domando se pensa che ci si possa impegnare per affrontare questo problema con una regolamentazione dei mercati e dei controlli, che oggi le industrie agroalimentari chiedono fortemente, tenuto conto che le segnalazioni che hanno fatto all'Antitrust, ad oggi, non hanno prodotto alcun risultato. Grazie.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Vorrei ringraziare il presidente dell'occasione di riflessione ulteriore che ci ha fornito con questa audizione del Ministro. La collega Cenni ci invitava a passare dalle parole ai fatti ed è questa occasione che bisogna cogliere oggi. Prima di formulare pochissime domande, vorrei fare un una premessa.
È inutile dire che - come ha evidenziato anche l'audizione odierna - l'attività del Parlamento e quella del suo Dicastero non hanno mai trovato l'occasione di un costruttivo dialogo. Si è camminato su due rette parallele, che non sono mai incontrate. Da una parte, vi è stata l'attività parlamentare, che spesso ha rincorso i provvedimenti che venivano dal Governo; dall'altra, c'era il Governo, che è andato avanti, senza prestare particolare attenzione all'attività parlamentare che abbiamo svolto tutti assieme.
Credo che oggi dobbiamo cogliere quest'occasione per agire e dare continuità a un'azione politica parlamentare e di Governo, per poi capire anche come muoverci su questo tema, altrimenti i pochi mesi della legislatura che ancora ci rimangono saranno sterili. Noi, come Parlamento, non produrremo alcuna attività legislativa, ma ritengo che anche il Governo avrà difficoltà in proposito. Allora, signor presidente, questa deve essere l'occasione per capire come muoverci e cosa possiamo fare in questo scorcio finale della legislatura; questo anche per dare una maggiore efficacia all'azione del Governo perché se la Commissione agricoltura presta attenzione ai problemi emersi e aiuta e supporta il Ministro, fa un lavoro utile per tutto il settore agricolo. Il mio è solo un invito. D'altra parte, in questi anni abbiamo fatto soltanto pochissimi provvedimenti legislativi - si contano sulle dita di una mano - e abbiamo cambiato quattro ministri. Ecco, penso che questi sei mesi debbano essere utilizzati per promuovere un'azione politica.
Tra l'altro, abbiamo dei progetti di legge che sono quasi pronti e definiti. Per esempio, abbiamo parlato della biodiversità, che è un tema che spesso riscontriamo nei ragionamenti di chi fa politica; poi abbiamo discusso del problema della filiera ittica, della bibita, dell'agricoltura sociale e dell'ippica. Ecco, signor Ministro, tutti questi problemi vanno risolti a livello legislativo.
Comprendo che c'è una ristrettezza economica e finanziaria, per cui ci sono pochissime risorse, ma vogliamo chiedere al Ministro, oggi, come possiamo fare per avere le pochissime risorse per affrontare questi temi a livello normativo. Poi, nella prossima legislatura, se ci saranno le condizioni, si tenterà di dare una copertura sufficiente. Oggi, è necessario avanzare una proposta. Il Ministero dice che non ci sono fondi. Allora vediamo assieme -


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attività parlamentare e Governo - come muoverci anche nei confronti del Ministero dell'economia e delle finanze.
Prendo atto di quello che ha fatto sull'articolo 62 e del decreto che ha firmato qualche giorno fa. Personalmente, non sono per una politica interventistica dello Stato, ma comprendo che quello è un punto di partenza per organizzare la filiera. Del resto, l'organizzazione della filiera serve anche per dare la possibilità all'agricoltura di fare un passo avanti. Poi, diranno che la filiera agricola non si migliora con un decreto, ma è comunque un importante passo avanti che dobbiamo compiere. Pertanto, le do atto, signor Ministro, di questa azione.
Sugli enti di ricerca si è detto tanto. Avevamo due strade. Potevamo cambiarli direttamente noi, secondo la proposta del Partito Democratico al Senato, oppure utilizzare la delega che ha il Ministero per capire come migliorare e riordinare questi enti. Non possiamo, quindi, stare fermi perché credo che non sia solo un problema di tempi. Questo Governo, che noi appoggiamo convintamente, modifica tutto l'assetto territoriale, dai tribunali, alle province. Quindi, non credo sia un problema di tempi perché in pochi mesi si può fare tanto anche su questo aspetto.
Ritengo che occorra dare un segnale anche ai fini della revisione della spesa: gli enti vigilati sono troppi e in tanti fanno la stessa cosa. Ecco, signor Ministro, questo non può essere più tollerato. Non possiamo chiedere che la periferia e il territorio facciano altri gesti di contrizione. Dobbiamo farla anche noi, in base a quello che spetta fare al legislatore e al Governo per tentare di dare centralità all'agricoltura e per dare un segnale che qualcosa si può cambiare anche riguardo a questi enti.

VIVIANA BECCALOSSI. Innanzitutto, ringrazio il Ministro. Per quanto riguarda la PAC, dal momento che lei, Ministro, ha seguito diverse trattative in nome e per conto dell'Italia a Bruxelles in qualità di altissimo funzionario del Ministero e ha perfettamente consapevolezza che ci sono Paesi, come la Francia, ma anche la Germania e la Spagna, per i quali alle trattative, anche per la PAC, siedono i Ministri e a volte addirittura i Primi Ministri, le chiedo se non sarebbe più opportuno che questa trattativa sia seguita direttamente da lei o dal Presidente Monti, che, peraltro, mi sembra abbia frequentazioni europee più assidue di quelle italiane. Dico questo proprio per dare autorevolezza a questa trattativa, che, se va male, rischia di mettere in ginocchio, in momento di crisi economica come questo, il futuro della nostra agricoltura.
Riguardo alla riforma degli enti, ben venga, ma insieme - non mi piacciono in termini di questo Governo, sempre inglesi - alla spending review, cioè alla revisione della spesa e al taglio di tutto ciò che è in più. Noi non condividiamo, però, il fatto che il Ministero dell'agricoltura venga chiamato a rapporto solo quando si tratta di dare. Un esempio su tutti è l'IMU agricola, ma anche il taglio degli enti, con il rischio, da un lato, di tassare sempre di più un mondo agricolo che già è a rischio perché - com'è stato osservato - viene remunerato sempre meno per quello che coltiva o che alleva e, dall'altro, di avere meno risorse dall'Europa. Inoltre, come autorevolmente ha detto il Ministro ieri durante quella presentazione, si rischia di avere sempre meno terreni a disposizione.
Insomma, se questo settore viene chiamato sempre e solo quando si tratta di dare, ben venga il taglio dagli enti, signor Ministro. Tuttavia, taglio degli enti non significa nominare una persona che tutto è tranne che un tecnico. Stiamo parlando di un amico, Guido Tampieri, che è una persona preparata e capace, che ha mi ha insegnato molto, anche perché siamo stati seduti vicini per otto anni e mezzo nella Conferenza Stato-Regioni. Io rappresentavo la Giunta Formigoni di centrodestra e Guido Tampieri rappresentava, da ben prima di me, il centrosinistra. Quindi, da persona che ha avuto modo di conoscerlo e di approfittare della sua conoscenza e della sua generosità, grazie alla quale mi ha insegnato molto, ribadisco che tutto si può dire tranne che Guido Tampieri sia un


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tecnico e non un politico. Dico questo in un momento in cui i politici non sono di moda, ma i tecnici sì. Guido Tampieri, proprio perché è un bravo politico, aveva tutta la mia stima e il mio rispetto. Credo, dunque, che questa sia una nomina fatta nel momento sbagliato, certamente nel modo peggiore e comunque con un intento che non si è riusciti a raggiungere perché si tratta di tutto tranne che di un tecnico.
Vengo ora al terremoto, che si collega anche con la questione di Buonitalia. Anche su questa materia, la Commissione agricoltura - io ho avuto l'onere e l'onore di svolgere le funzioni di relatore sul relativo provvedimento - si è data come obiettivo quello di non presentare emendamenti di parte, ma solo proposte condivise dall'intera Commissione, che sono state puntualmente bocciate tutte. Alcuni di queste proposte emendative sono state ripresentate da alcuni colleghi di tutto l'arco parlamentare, anche nei provvedimenti successivi, a partire dal decreto sviluppo. Anche in questo caso, sono state tutte puntualmente bocciate.
Mi sembra di capire che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rischi di essere - o forse lo è già - un Ministero senza portafoglio. Signor Ministro, non basta dire nei convegni che non dobbiamo far mangiare la terra dall'urbanistica e dalle aziende, ma dobbiamo dedicarla all'agricoltura, se poi neanche davanti a una cosa grave come il terremoto si trovano anche pochi significativi milioni di euro per aiutare il made in Italy, come nel caso dei produttori dei consorzi del Parmigiano Reggiano, dell'Aceto balsamico di Modena o del Grana Padano.
Alcuni rappresentanti di tutti i partiti domani andranno in Emilia-Romagna e in Lombardia a rappresentare questa Commissione e a parlare con gli agricoltori. Ecco, io ho paura che ci prenderemo i pomodori in faccia perché non abbiamo saputo dare una risposta. Gli intenti sono assolutamente condivisibili; mancano, però, le risorse. Purtroppo, piaccia o non piaccia, senza risorse i sogni non diventano realtà.

PRESIDENTE. Nel ringraziare i colleghi che hanno voluto partecipare al dibattito, do la parola al Ministro per la replica.

MARIO CATANIA, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Cercherò di rispondere a tutti, sia pure telegraficamente.
Comincio da uno spunto offerto dall'onorevole Beccalossi, ma anche richiamato precedentemente. Mi riferisco all'accenno sull'opportunità che il Ministro segua il negoziato sulla PAC. È ovvio che la risposta è sì. Tuttavia, mi spiazza il fatto che mi venga posta questa domanda. Cosa vi fa pensare che il Ministro non segua il negoziato sulla PAC? È ovvio che lo seguo. Forse eravate abituati ad altre esperienze, ma io sono impegnato sul negoziato sulla PAC in prima persona sempre e a tempo pieno, questo va da sé.
Riprendendo un ordine logico, parliamo prima di Europa.
Onorevole Callegari, rispetto alla riforma della PAC, il veto è una possibilità. Le dico che tecnicamente non va posto, nella fattispecie, al tavolo dell'agricoltura, ma a quello che negozia le prospettive finanziarie perché le decisioni nel Consiglio agricolo non si prendono all'unanimità, bensì a maggioranza qualificata, quindi non si può opporre il veto, ragion per cui bisogna lavorare diversamente. Invece, nella sede di Consiglio che tratta il negoziato sulle prospettive finanziarie è possibile farlo. Non escludo che verrà fatto, anche se è molto prematuro parlarne adesso.
Sulla diversificazione, è chiaro che è una cattiva scelta tecnica. Si è detto e ridetto. La Commissione continua a difenderla con diversi argomenti, trovando sponda anche da parte del mondo ambientalista. Questo va detto, con tutto il rispetto al riguardo. Quindi, oggi il tema è, nella pratica concreta e nella dinamica reale di un negoziato, superare lo sbarramento della contrapposizione di principio su questo punto e lavorare per fare uscire un sistema totalmente diverso da quello che ha proposto la Commissione, in modo che sia accettabile. In parte, ci siamo già,


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ma credo che ci arriveremo ancora meglio. Sicuramente, ci rivedremo l'autunno prossimo e vi darò ulteriori aggiornamenti, magari in un tipo di discussione in cui ci sia più spazio per entrare nel merito dei singoli temi perché, in questa occasione, sono stati citati talmente tanti argomenti che, francamente, mi pare difficile poter approfondire.
Rispondendo sempre all'onorevole Callegari, l'accordo sulla pesca è stato redatto, quindi c'è una versione scritta, che è di competenza della presidenza di turno, che mi pare fosse quella danese. In ogni caso, sono documenti che sono agli atti, quindi se ne volete copia sappiate che sono disponibili.
Ancora sulla PAC, dico all'onorevole Di Giuseppe che la proposta Ciolos non era stupenda, quindi va sensibilmente migliorata. C'è un approccio nella distribuzione delle risorse sul quale stiamo negoziando seriamente. Per esperienza, so che un buon negoziato si valuta verso la fine, ma sono positivo. Non vedo diversità di analisi rispetto a lei. Vorrei solo sottolineare che il modello presentato da Ciolos non era e non è quello che meglio poteva rispondere alle esigenze dell'agricoltura italiana e, quindi, bisogna incidervi sensibilmente.
Sempre nel quadro comunitario, sulla questione del tabacco vorrei dire che stiamo lavorando. La mia percezione è che siamo in condizione di stabilizzare sufficientemente le produzioni attuali. Il settore ha perso quello che doveva perdere. Abbiamo lavorato molto con le multinazionali per riattivare la contrattazione e per far chiudere dei contratti importanti di fornitura. Per esempio, ne è stato fatto uno che incide particolarmente sulla produzione umbra, anche a seguito della nostra impegnata mediazione.
Sul tema degli aiuti accoppiati per il tabacco, pur facendone una battaglia, visto che stiamo chiedendo esattamente quello che lei suggeriva, onorevole, ho impressione che ci sia una maggioranza schiacciante contraria in sede comunitaria, quindi non mi sento di dire parole di ottimismo rispetto all'esito finale del negoziato. Se, però, riusciamo a far funzionare meglio la filiera - peraltro, stiamo facendo uno sforzo di razionalizzazione importante e, infatti, si sono ridotte e concentrate sia le associazioni dei produttori sia le industrie di prima trasformazione - possiamo tenere i volumi attuali in modo remunerativo per i produttori. Poi, si dovrà lavorare nello sviluppo rurale per vedere se si possono dare dei sostegni al settore per fiancheggiare l'evoluzione del comparto.
Sul settore ittico, ringrazio per gli apprezzamenti che mi sono stati rivolti relativamente all'accordo di cui già parlavamo. Sono disponibilissimo a dare il massimo della collaborazione - ditemi in quale forma - per arrivare alla redazione di un testo normativo, anche una legge-quadro, come è stato detto, che il Parlamento potrebbe varare in merito. Concordo sul fatto che ce ne sarebbero le condizioni, la convenienza e l'opportunità. Ditemi, quindi, come ritenete di voler procedere al riguardo, cioè cosa posso fare opportunamente per questo.
Sulla questione degli enti, in generale - poi vedremo nello specifico alcuni altri aspetti - sottolineo che nell'ambito di un decreto-legge o di decreti-legge, come mi sono trovato a operare, non era proponibile un intervento organico di riforma per motivi di legittimità costituzionale. In questo contesto, ho parlato anche con il collega Giarda dell'opportunità di intervenire in altra sede, ma tutti gli interventi sul sistema degli enti pubblici, a livello di Governo, sono stati spostati all'autunno prossimo, quindi non ho una percezione sicura di quello che si farà a riguardo. Per questo, mi sono preoccupato di fare alcune cose subito, per le quali non si poteva perdere il treno. Avete convenuto anche voi che vi era una situazione semiemergenziale nell'AGEA, per cui ho fatto l'intervento che ritenevo possibile. Sulla situazione dell'ASSI vi era un elemento di condivisione generale, quindi siamo intervenuti. Ugualmente, vi era l'idea che la ricerca si concentrasse in un unico ente, per cui abbiamo fatto anche questo.
Accetto i vostri rilievi. D'altronde, come dicevo nell'introduzione, non è del tutto


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convincente la situazione per le sementi. Là dove ci fossero iniziative parlamentari - e mi pare che ce ne fossero - l'indicazione del Ministro e del Ministero è di accettare emendamenti che portino il troncone sementi nel CRA, anche se doverosamente sottolineo che il settore sementi non è una branca di ricerca, ma sono funzioni diverse. Insomma, sarebbe, comunque, una soluzione rabberciata. Tuttavia, proprio perché sono perfettamente consapevole che lo è anche quella nell'Ente Risi, non mi oppongo, in linea di principio, a soluzioni che vadano in quel senso. Quindi, se dal Parlamento vengono queste iniziative, ho già dato indicazione di esprimere questa posizione ministeriale.
Sempre sul discorso della riforma generale, dovremmo superare gli annunci di principio perché, se andiamo a vedere, la fotografia di quello che c'è dopo questi interventi non è lontanissima da un punto d'arrivo ragionevole. Che cos'altro abbiamo su cui intervenire? Ci sono delle situazioni di diritto privato, cioè c'è un gruppo di società che dipendono dal Ministero o dall'AGEA, su cui rapidamente torneremo, visto che avete evocato le partecipazioni dell'AGEA.
Come enti pubblici, però, siamo in una situazione che corrisponde a un punto d'arrivo finale, dal momento che altri accorpamenti o soppressioni di enti pubblici non ne vedo. Che ci possano essere degli interventi migliorativi nel funzionamento, nelle finalità e nel modo in cui si rapportano al contesto economico, è un altro discorso, sul quale sono pure d'accordo. Tuttavia, non credo che ci sia altro da tagliare o da accorpare - ripeto, parlo gli enti pubblici - a meno che non cadiamo nello stesso errore che si è fatto per l'Ente sementi elette, cioè accorpiamo tanto per accorpare anche ambiti che non devono essere confusi.
Pertanto, come si presenta adesso dopo gli interventi dei due decreti-legge, il panorama degli enti è molto vicino a un punto d'arrivo abbastanza razionale, con un grande ente di ricerca; un ente, l'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA), che interviene sul credito, sul sistema assicurativo e quant'altro, a vantaggio delle imprese e un ente, l'Istituto nazionale di economia agraria (INEA), di analisi economica che fa anche da supporto alle regioni per l'elaborazione dei piani di sviluppo rurale.
Ecco, credo che questi tre enti non siano affatto accorpabili. Sono ambiti totalmente diversi, per cui mi sembrerebbe sbagliato fare un'operazione di accorpamento a riguardo. Lo stesso vale per l'Ente Risi, che funziona molto bene, quindi non vedo perché debba essere accorpato. Diciamo, dunque, che il panorama attuale degli enti è sostanzialmente al suo punto di arrivo. Vanno migliorate, semmai, le norme che regolano questi enti e il modo in cui si rapportano con gli altri. Mi riferisco, per esempio, alla permeabilità del CRA con la società, con il mondo economico, con gli enti locali o con le regioni.
Viceversa, diversa è la situazione delle società, per le quali, obiettivamente, occorre fare qualcosa. Avevo tentato di farlo perché nell'ultimo decreto-legge avrei voluto inserire anche un'altra cosa, ma ci arriveremo. Non vorrei entrare nel dettaglio, comunque il Coanan e la Telaer non hanno ragion d'essere in prospettiva, quindi si tratta solo di vedere come intervenire. Per la Telaer non è nemmeno necessario l'intervento del legislatore, quindi vedremo come affrontare la questione; mentre, per il Coanan sarebbe necessario, per cui bisogna vedere dove e come.
La situazione del SIN è invece totalmente diversa. Come ho accennato nell'introduzione, siamo in presenza di un quadro giuridico che è sostanzialmente bloccato, in cui c'è una normativa che ha generato una soluzione, quella del SIN, cui il privato detiene il 49 per cento dell'azionariato a seguito di una gara e per la durata di 9 anni. Pertanto, non è pensabile di agire normativamente con leggerezza. Non dico amministrativamente, ma nemmeno il legislatore può entrare con leggerezza, a piedi pari, su una situazione di questo tipo. Dunque, in primis, occorre cercare di riportare l'azienda a uno standard


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corretto di funzionamento e di efficienza in funzione di quello che svolge, facendo, poi, maturare soluzioni di lungo periodo da applicare dopo il 2016, quando scadrà quel rapporto contrattuale.
Riguardo alle considerazioni espresse su singole persone, sinceramente mi trovo a disagio. Rivendico, però, la nomina di Tampieri con piena convinzione. Lo conosco da moltissimo tempo e so che è estremamente capace, quindi per me è la persona giusta in quel posto, là dove bisogna anche interfacciarsi con le regioni e con gli assessori regionali, per cui è uno snodo delicato perché si è al vertice di un management, ma al tempo stesso si interagisce anche con un sistema di istituzioni. Insomma, Tampieri è la persona migliore di cui avevo conoscenza da mettere in quella posizione.
Si sono anche evocati i contratti di un dirigente del SIN. Si tratta, però, di contratti di diritto privato che non ho fatto io, ma la società. Vi segnalo, tuttavia, che il cambiamento di segno sotto l'aspetto del rigore già c'è, nella misura in cui il SIN, per effetto delle recenti nuove nomine e delle decisioni di razionalizzazione adottate, è passato da una spesa annua riferita al consiglio d'amministrazione di oltre 600 mila euro a 150 mila euro, che non è poco.
Peraltro, stiamo seguendo questo metro dappertutto. È chiaro, però, che ci sono posizioni giuridiche su cui si può arrivare prima e altre su cui si può arrivare soltanto dopo.
L'onorevole Di Giuseppe e altri hanno citato quattro realtà di diritto privato che gravitano intorno all'AGEA. Sul Coanan e sulla Telaer ho già detto il mio pensiero. Sul SIN, vi ho detto che non si può intervenire a piedi pari, anzi, aggiungo che ci sono anche motivi sostanziali perché il SIN è lo snodo attraverso cui passano 5,5 miliardi di aiuti agli agricoltori ogni anno, per cui dobbiamo avere anche il senso di responsabilità - che a voi sicuramente non manca; lo dico per me stesso - di muoverci in modo da non mettere in cortocircuito questo meccanismo. Non oso nemmeno evocare la possibilità che improvvisamente ci troviamo con un apparato che non eroga più, visto che il SIN è il cuore del sistema tecnico-amministrativo che porta questi soldi da Bruxelles agli agricoltori. Insomma, occorre grande attenzione.
Purtroppo, onorevoli, l'errore è stato fatto qualche anno fa nel partorire un sistema, quello, appunto, AGEA-SIN, con la gara, il contratto, i 9 anni e il 51 per cento e il 49 per cento, che è un mostriciattolo. Lo dico sinceramente. Tuttavia, il mostriciattolo è lì e non potete mettermi la croce addosso di una responsabilità che non ho. Devo riuscire a ottenere il massimo possibile, come vertice dell'amministrazione, in termini di funzionalità e di rispetto delle norme, ma senza creare cortocircuiti, a meno che questi non si rendano necessari. Nel momento in cui il SIN e tutto il sistema di rapporti sottostanti raggiungessero un livello configurabile come di adempienza rispetto a norme e a dettati contrattuali, allora il discorso cambierebbe. Questo, però, non sta al Ministro valutarlo. Non vorrei fare una discussione troppo nel dettaglio di una tematica complessa.
All'onorevole Negro dico che l'ISPRA non dipende da me, ma dal Ministro dell'ambiente. Non ho nessuna relazione con l'Ispra, quindi la sua richiesta va posta al Ministro all'ambiente.

GIOVANNA NEGRO. L'ho chiesto solo per i danni della selvaggina sull'agricoltura, visto che è un problema che ci interessa e che ci ha impegnato per un lungo periodo. Sollecitavo, quindi, che ci fosse un'interazione più attiva dello stesso organo.

MARIO CATANIA, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Posto più in generale il tema, sottolineo che lei ha ragione. L'interazione c'è perché l'ho messa in essere attraverso soprattutto il Ministro dell'ambiente e ho anche avuto un primo riscontro concreto perché per quanto riguarda il problema degli storni, che è uno dei più eclatanti, il Ministro Clini ha recentemente scritto pochi giorni fa una lettera molto ferma a Bruxelles,


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chiedendo di rimuovere il sistema attuale, cioè di potere intervenire sulla caccia allo storno.
Sulla PAC, ho dimenticato di rispondere alla questione sul rischio di uno slittamento, posta dall'onorevole Dal Moro. Il tema è sul tavolo. Direi che la cosa più saggia è tornarci su in autunno, quando avremo le idee più chiare. Per darle una percezione, le dico subito che, secondo Ciolos e i tecnici della Commissione, la data limite oltre la quale si pone un problema è intorno ad aprile-maggio dell'anno prossimo. Detto diversamente, se si riesce a chiudere il negoziato entro aprile-maggio si fa ancora in tempo a partire per il 1 gennaio 2014, altrimenti bisognerà cercare una soluzione ponte. Torneremo sul tema quando ci rivediamo in autunno. Per ora non c'è molto altro da dire.
Sui diritti di impianto, la situazione è molto buona, nel senso che il lavoro fatto ha portato a esiti positivi, di cui sono soddisfatto. Tra l'altro, vi è stata anche l'iniziativa, che ha anch'essa una sua valenza, di svolgere la prossima riunione in Sicilia, mentre tutte le riunioni del gruppo ad hoc si fanno normalmente a Bruxelles. Quindi, portiamo l'Unione europea su questo tema a Palermo a settembre. Anche queste circostanze - ripeto - hanno la loro valenza. Comunque, sono molto ottimista sull'evoluzione del negoziato.
Riguardo alla questione dell'internazionalizzazione, condivido largamente le vostre considerazioni. Alcune di queste le riporterò al collega Passera; invece, su altre vedremo di lavorare diversamente.
Su Buonitalia, come sapete, la società è in liquidazione. Per quello che ci riguarda, abbiamo dato parere favorevole alle soluzioni da voi evocate. C'è, però, un problema evidente con il Ministero dell'economia, che sicuramente non vi sfugge.
Sulle quote latte, onorevole Di Giuseppe, se vuole possiamo approfondire bilateralmente il problema, ma non so a cosa si riferisca quando evoca dubbi o questioni sui dati. Per l'amministrazione i dati sono quelli e sono corretti. Tutti i riscontri fatti hanno confermato il dato. Bisognerebbe entrare, poi, nel tecnico, ma se lei lo desidera ci torniamo.
Per quanto riguarda la domanda dell'onorevole Delfino, egli conosce la posizione dell'amministrazione su questo punto, ma anche sul resto. Noi desideriamo ancorarci a una linea di legalità, però, al tempo stesso, siamo molto attenti alla sopravvivenza economica delle imprese, per cui, come dico dal primo giorno, le imprese che non sono ancora in regola con i pagamenti dovrebbero auspicabilmente accedere alla rateizzazione. L'amministrazione ha tuttora le porte aperte, al di là di ogni dato formale o altro. I produttori che vogliono possono rateizzate, con l'AGEA, il pagamento perché hanno tutte le condizioni per farlo. Ecco, spero che lo facciano.
Onorevole Beccalossi, non so se finiremo per essere un Ministero senza portafoglio, ma questo dipende dal Parlamento e non dal Governo. Per ora non lo siamo ancora e spero che non lo saremo mai.
Sul terremoto, lei è forse eccessiva perché il contenitore da 2,5 miliardi messo in pista dal Governo riguarda anche l'agricoltura e l'agroalimentare. In più, c'è l'operazione fatta sullo sviluppo rurale, che non tocca la provincia di Mantova. A ogni modo, le situazioni erano molto diverse, quindi la concentrazione di risorse che è stata data all'Emilia sullo sviluppo rurale è importante. Inoltre, sto cercando di avere - anzi ho già avuto un primo assenso da Bruxelles - l'approvazione per l'anticipo dei pagamenti della PAC, quindi faremo anche questo. Certo, avremmo voluto fare di più.
La speculazione finanziaria sulle commodity è un tema delicatissimo, direi stratosferico. Il G8 dell'anno scorso ci ha lavorato a lungo - tra l'altro sono stato impegnato personalmente su questo in quella fase - ma abbiamo perso la battaglia in quella sede perché, con la Francia, abbiamo cercato di far passare l'idea di una regolamentazione a livello internazionale, ma non ci siamo riusciti. D'altronde, il problema è reale e sono convintissimo


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che è un fatto gravissimo, di cui abbiamo cominciato a sentire le conseguenze negli ultimi anni, che saranno ancora più amplificate nel futuro a breve, medio e lungo termine. La questione è che non è pensabile una regolamentazione regionale, cioè italiana o europea.
Il mercato delle commodity e tutto il sistema dei derivati va necessariamente regolato a livello internazionale perché non è isolabile il mercato europeo. Difatti, quando, per esempio, Chicago che si muove in un certo modo, qualsiasi cosa si faccia, riflesso ciò si riflette sui prezzi praticati sul mercato europeo. Anche su questo, però, dovremmo parlare molto più lungo.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. È anche un problema regionale.

MARIO CATANIA, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Le speculazioni locali hanno un altro segno perché fanno parte di dinamiche di mercato. Se un operatore utilizza l'andamento dei prezzi o le disponibilità momentanee per spuntare o non spuntare e quant'altro, fa parte di dinamiche che, nei limiti della legittimità, sono quelle di mercato e che, nei limiti dell'illegittimità, devono essere perseguite nelle sedi opportune. Io mi riferivo, invece, al mercato dei derivati e al problema della speculazione poiché oggi abbiamo un mercato dei derivati sulle commodity che è nell'ordine - se ricordo bene - di 80-100 volte il valore del mercato reale, il che determina delle perversioni spaventose nel sistema.
Sull'ippica, mi dispiace che l'onorevole Brandolini sia così critico e duro nei miei confronti. Ne prendo atto. Peraltro, fa parte del Governo ascoltare le critiche del Parlamento. Non so, però, quanto sia generoso mettermi addosso la croce di una situazione che ha una gestazione pluriennale e rispetto alla quale sono l'ultimo arrivato. Questo Parlamento sta dibattendo di tale questione da molto prima di me. Difatti, l'ippica è in decadenza non da ieri o dall'altro ieri, ma attraversa una crisi profonda che si snoda nell'arco degli anni; basta guardare l'andamento delle scommesse. Sono disponibilissimo a lavorare con voi per tutte le soluzioni possibili che siano condivise. Lo dico anche all'onorevole Oliverio. Ricordate però che non sono io il Ministro che tiene la cassa. Vorrei darvi tutte le risposte in termini economici. Mi posso fare latore di quello che mi chiedete nei confronti del Ministero dell'economia, ma no ho le disponibilità finanziarie dirette per risolvere certi problemi.
Un'ultima annotazione sulla biodiversità, di cui ho parlato nell'introduzione per dire che fin dalla prima stesura siamo con voi per interloquire non contro, ma nel tentativo di convincere la Ragioneria - qui c'è il vice capo dell'ufficio legislativo, che ci ha lavorato personalmente a lungo - e lo faremo ancora. Il Ministro e il Ministero sono dalla vostra parte, per cui faremo il possibile.
Grazie a tutti.

PRESIDENTE. Nel ringraziare il Ministro Catania del contributo, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16,25.

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